Colpa delle stelle Colpa delle stelle

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GioPat Opinione inserita da GioPat    29 Novembre, 2018
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La colpa non è nelle stelle, ma in noi stessi

Hazel Grace Lancaster, una diciassettenne affetta da cancro diagnosticatole all'età di tredici anni, è obbligata dai genitori a frequentare un gruppo di supporto. Qui un giorno incontra Augustus Waters, un ex giocatore di basket con una gamba amputata a causa di un osteosarcoma con il quale non sembra avere alcun interesse in comune. I due ragazzi lentamente si frequentano e arriveranno ad innamorarsi reciprocamente nonostante la consapevolezza dell’imprevedibilità della vita, che ha in serbo per loro non poche sorprese, positive e negative.

Autore del romanzo è John Green, a mio parere un genio. Trecento pagine di racconto che scorrono leggere e veloci, facendosi leggere volentieri. Sicuramente trattare un tema sensibile come il cancro non è facile, poiché vi può essere disinformazione in merito da parte del lettore e si potrebbe scendere nella commiserazione, ma non in questo caso. Personalmente ritengo che in questo libro il tema sia stato trattato in maniera egregia: viene spiegato al lettore quanto basta e poi sta alla sua personale interpretazione comprendere quanto accade.

La storia è raccontata da Hazel in prima persona. Questa scelta aiuta il lettore ad entrare maggiormente all’interno del racconto perché consente di avere una visione chiara degli eventi in corso e di scendere in profondità negli stati d’animo di una persona affetta da cancro. Dopo le prime pagine in cui viene trattata la visione della vita da parte della giovane ragazza, l’autore è stato in grado di tenermi con gli occhi incollati alle pagine fino alla fine. Nelle descrizioni effettuate, nulla è lasciato al caso ed ogni frase ha un proprio significato all’interno del racconto: vi sono enunciati ricorrenti usati per descrivere contesti differenti, il che rende il racconto maggiormente versatile e scorrevole.

Il fiore all’occhiello del racconto a parer mio sono i dialoghi, nei quali non vi è mai parvenza di superfluità. Tutti i dialoghi presenti contribuiscono a delineare i personaggi ed il loro modo di essere e di ragionare. I personaggi non sono molti, ma sono di spessore e ad ognuno di loro è stato attribuito un ruolo fondamentale all’interno della storia. Questa può essere suddivisa in tre parti e tale scelta ha contribuito a scandire bene i tempi del racconto; in ogni parte sono presenti determinati personaggi che, contrariamente a quanto si possa pensare, si riveleranno utili al fine della buona riuscita del racconto.

In generale sono rimasto molto soddisfatto da questo libro, sia dal punto di vista della trama che da quello dello stile, nonostante siano presenti sporadici momenti in cui, spostandosi il focus della narrazione, si rischia di perdersi nel seguire il racconto. E’ un libro che consiglio vivamente, mi ha lasciato davvero colpito riuscendo a farmi andare di pari passo con i personaggi e ridere, piangere, emozionare e sperare insieme a loro.

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Phoenix25 Opinione inserita da Phoenix25    21 Febbraio, 2016
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Come una granata

E va bene, ho pianto. In più punti. Soprattutto alla metafora della granata. Niente di più azzeccato.

Nonostante il tema e la storia narrata, ho trovato questo romanzo davvero piacevole. Non sono d'accordo con chi "accusa" l'autore di sfruttare un tema sensibile per accaparrarsi lettori dalla lacrima facile e dal sentimentalismo in affitto.

Ci sono diversi modi di affrontare la malattia, come ci sono diversi modi per raccontarla. Non starò qui ad elencare frasi retoriche del tipo "se uno non lo prova sulla propria pelle, non può capire.."

Augustus e Hazel non sono due eroi né due paladini del cancro, sono due ragazzi: con sogni da ragazzi, speranze da adolescenti, ma una malattia che ridimensiona ogni piccola quotidianità.
Ho apprezzato tantissimo l'ironia e la pungente malinconia dei dialoghi tra i protagonisti e mi é piaciuto come "un'imperiale afflizione" sia stato un filo conduttore..un romanzo nel romanzo.

Avrei osato inserendo qualche altro personaggio "negativo" oltre a Monica, che più che negativo, rappresenta la maggior parte delle persone di fronte a questo tipo di situazioni.

Non so se guarderò il film, perché in questo caso, credo che il libro possa restare di più.

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valepd Opinione inserita da valepd    17 Febbraio, 2016
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Non mi ha proprio fatto innamorare..

Partiamo dal fatto che, stranamente, non ho amato poi così tanto il libro rispetto al film.
In realtà quest'ultimo l'ho visto un po' malino, lo seguivo e non lo seguivo, quindi mi sono evidentemente persa qualcosa.
Nonostante ciò, però, sono sicura che alcune cose ci siano solo nel libro, rendendolo, come sempre, una perla lavorata rispetto a quella grezza del film che ha sempre meno campo d'azione.
Sappiamo tutti come va a finire questa storia, se n'è parlato tanto, no?
Ecco, devo ammettere che forse è anche questo che non mi ha lasciato apprezzare fino in fondo il libro, il fatto che fosse stato per molto tempo sulla bocca di tempo. Forse un po' sopravvalutato.
Diciamo che sì, l'impressione che ne ho avuto, alla fine è stata questa.

Mi aspettavo una storia molto travolgente, che mi facesse anche cadere qualche lacrima visto i fatti che caratterizzano lo scritto, ma no, nulla.
Nonostante ciò, però, è un libro leggero, molto ironico, senza rasentare il limite, vista la sua natura.
Hazel Grace è molto sveglia e intelligente e questo mi ha portato ad amarla, ad apprezzare ogni sua battutina che, con acutezza, ogni tanto riferiva a qualcuno.
E' quando trova pane per i suoi denti che tutto si fa più interessante. Augustus Waters è un ragazzo intelligente a sua volta e nonostante siano due tipi differenti di intelletto riescono a scontrarsi e ad incontrarsi. Augustus, o Gus, è una di quelle persone che riuscirebbe a mettere tutti a loro agio, senza sforzi, e questo mi è piaciuto davvero tanto.
Due caratteri tranquilli ma non banali creano una bella coppia, a mio parere.
Mi sarei aspettata, però, un po' più di reattività dai personaggi che, alle volte, sembravano subire tutto un po' passivamente, nonostante le loro note condizioni. Cioè, hanno di certo fatto una mezza pazzia durante il racconto, un dubbio che volevano assolutamente risolvere ma alle volte (prima degli ultimi colpi di scena) sembra che si siano rassegnati, o almeno Hazel. Questo è ciò che è parso a me.
E forse è stato il fatto di sapere già tutto ciò che succedeva che, alla fine, non mi ha fatto connettere davvero con i personaggi.
Sfortunatamente non ho percepito poi così tanto l'amore che legava i due. Sì, bella la lettera, belli i gesti ma non mi sentivo dentro il libro, per nulla. E questo mi è dispiaciuto, tanto.
La scrittura di Green, come già avevo avuto modo di constatare con 'Will ti presento Will' è abbastanza scorrevole, capace di far volare trecento e più pagine, ma come ho detto, speravo volassero legandomi a loro, e invece.

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Morena_ Opinione inserita da Morena_    03 Novembre, 2015
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"Okay?....Okay..."

Inizialmente non ero propensa a leggere questo libro, pensavo si trattasse del solito romanzo per ragazzi, traboccante di amore e povero di contenuti. Spinta dalla imminente uscita al cinema del film ed incuriosita dai trailer visti in televisione, ho deciso di acquistare il libro e di leggerlo senza avere nessuna aspettativa.

Mi sono dovuta ricrede, fin dalle prime pagine sono stata catturata da questa storia e mi sono commossa al suo termine.

Hazel è una ragazza di sedici anni affetta da un grave tumore polmonare con il quale combatte fin dall'infanzia, questa malattia l'ha resa un po' tetra e poco incline ai rapporti sociali. Lei stessa si definisce una bomba, per questo motivo non vuole avere amici, per evitare gli effetti collaterali il giorno in cui morirà.
Spinta dalla madre si reca, controvoglia, a degli incontri in cui giovani ragazzi raccontano la loro malattia ed il percorso lungo e doloroso verso la guarigione.
è proprio qui che incontra Augustus, un giovane ragazzo guarito da un cancro ma per colpa del quale ha perso un arto.
Augustus riesce con il suo carattere spiritoso ed accattivante a catturare l'attenzione e l'amicizia di Hazel, il loro rapporto cresce giorno dopo giorno fino a sbocciare in un grande amore.
Purtroppo le stelle hanno in serbo altro per loro, gli effetti collaterali stanno facendo la loro comparsa.

Non si tratta di una semplice storia d'amore, l'autore ci porta in un viaggio attraverso la malattia ed il dolore. Presi dalla vita di tutti i giorni non pensiamo a quanto succede intorno a noi, storie del genere succedono tutti i giorni. John Green ci trascina alla scoperta di sentimenti autentici, che superano i confini della Terra.

Sarà impossibile non affezionarsi all'irriverente Augustus e alla dolce Hazel, sognare e lottare insieme a loro e per loro.
Preparate i fazzoletti e ad affrontare la rabbia per un destino crudele, tutta colpa delle stelle.

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"Qualcosa di buono" di Michelle Wildgen
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sottibus Opinione inserita da sottibus    22 Marzo, 2015
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Un Capolavoro con la "c" maiuscola

Uno stile unico, scorrevole, un contenuto forte, coinvolgente. E' molto difficile riuscire a trascrivere le emozioni che ho provato leggendo questo romanzo, apparentemente così semplice ma molto profondo e toccante. E pensare che inizialmente non volevo nemmeno acquistare questo libro! Ho letto e riletto la trama più volte, incuriosita dagli elogi di amici e colleghe, ma mi sembrava un racconto povero, quasi volesse sfruttare la malattia per vendere una storia banale. Oggi posso affermare con assoluta certezza che sarebbe stato un gravissimo errore lasciarlo in libreria!! Ho riso e pianto, ho gioito e mi son lasciata prendere dallo sconforto, mi sono arrabbiata con una natura che può essere tanto crudele e mi son stupita di quanto possa essere forte un'adolescente. Insomma, leggere questo libro è stata una grande emozione! Lo suggerirei come lettura scolastica, uno strumento per conoscere le diversità, accettarle e conviverci! Una chiave di lettura per tornare ad apprezzare le piccole cose e i piccoli gesti oltre che per riscoprire valori che oggi sembrano tanto lontani.

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ELEONORA FRACCARO Opinione inserita da ELEONORA FRACCARO    13 Febbraio, 2015
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L’amore è una malattia

Colpa delle stelle è un vero e proprio capolavoro, un romanzo che affronta un tema molto delicato come quello di tumori giovanili.
La storia viene narrata in prima persona dalla protagonista Hazel, la quale dopo la scoperta di un tumore in tenera età, grazie a una cura sperimentale, riesce a resistere altri 3 anni di vita, anche se dovrà cimentarsi a vivere la quotidianità attaccata ad una bombola di ossigeno.
Hazel è costretta dai genitori a partecipare ad un gruppo di supporto contro la depressione per ragazzi malati di tumore, gruppo dove stringe nuove amicizie, e dove conosce Isaac e Augustus.
Tra i vari impegni di Hazel trova spazio la sua passione per il libro “Un’imperiale afflizione” dell’autore Van Houten, libro che tuttavia lascia un finale incompiuto.
Hazel spera di ottenere delle risposte dall’autore del libro e Gus cerca in ogni modo di assecondarla, organizzandole anche un viaggio.
Il libro è scritto davvero bene, scorrevole, piacevole, ti fa piangere e ti fa ridere.
Nonostante non sia facile trattare questo tema, Green ci riesce alla grande, descrive la malattia con un tono leggero e a tratti umoristico senza però essere banale o indelicato.
Questo romanzo mi ha letteralmente conquistata anche se devo ammettere che è stato straziante per il mio cuore.
«Sono innamorato di te, e non sono il tipo da negare a me stesso il semplice piacere di dire cose vere. Sono innamorato di te, e so che l’amore non è che un grido nel vuoto, e che l’oblio è inevitabile, e che siamo tutti dannati e che verrà un giorno in cui tutti i nostri sforzi saranno ridotti in polvere, e so che il sole inghiottirà l’unica terra che avremo mai, e sono innamorato di te.»

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ALI77 Opinione inserita da ALI77    06 Febbraio, 2015
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SENZA IL DOLORE NON CONOSCEREMO LA GIOIA

Un romanzo che mi ha veramente sorpreso, dopo tutto il clamore che c’è stato dietro questo libro e anche dopo il film omonimo, avevo veramente poca voglia di affrontare questa lettura.
Poi, però, il caso ha voluto che una mia amica me lo prestasse, io ero titubante e lei mi ha detto testuali parole ”Tieni leggilo, non te ne pentirai” e io “non lo so sai” e lei “Lo vuoi?! Se no lo riporto a casa” e io ho pensato non si può rifiutare un libro no?
Così una sera l’ho iniziato e sono stata letteralmente rapita, una scrittura che arriva subito al lettore con un linguaggio semplice, diretto, molto caro a noi giovani lettori.
Non ci credo nemmeno io d’ aver letto un new adult decente, visto le migliaia di proposte di questo genere che non sono all’altezza delle aspettative.
E’ un romanzo che rimane dentro a chi lo legge, non perché si parla di un tema delicato come la malattia, ma perché ti sa coinvolgere e ti affezioni ai personaggi, non solo ai protagonisti ma anche a tutti gli altri.
Abbiamo Hazel Grace, 16 anni affetta dal cancro, e Gus un ragazzo che sembra aver superato il periodo più duro,ma che ha dovuto sacrificare una gamba.
In questa età così difficile due ragazzi si incontrano, si conoscono e si innamorano con un sentimento puro e sincero.
Il loro primo incontro avviene ad una riunione del gruppo di supporto, Hazel non crede che chiacchierare e confrontarsi con altre persone malate le sia d’aiuto per affrontare il suo dolore, ma su suggerimento della madre vi partecipa.
Hazel, affronta la vita, con il sorriso non scoraggiandosi mai e cercando di riuscire a vivere al meglio nonostante le molte limitazioni che incontra tutti i giorni.
E’ ossessionata da un libro che si intitola “Un’imperiale afflizione”, lo rilegge molte volte fino allo svenimento in quanto non si capacita del fatto che non ci sia una fine e che l’autore dopo dieci anni non abbia ancora pubblicato un seguito.
Hazel Grace si sente in colpa per il dolore che provoca sia nei confronti dei suoi genitori ma anche in quelli di Gus che a poco a poco si ritrova innamorata della ragazza.
Il successo del libro, secondo me, non è tanto dovuto al tema che viene trattato che è quello del cancro e della malattia di due adolescenti, ma credo sia perché è scritto in maniera delicata e soprattutto si attiene alla verità dei fatti. Mi spiego questo libro non ci racconta favole, storielle spensierate e felici ma ci fa capire com’è la realtà.
Hazel nonostante le difficoltà e il dolore che prova scherza sugli effetti collaterali che le provoca il decorso della sua malattia, vorrebbe essere una ragazza normale che va a scuola, esce con le amiche, va a ballare e che ha una relazione con un ragazzo.
Vuole una vita “normale” insomma, dove quando esce di casa tutti non si girano a guardarla, per giudicarla, per impietosirsi o semplicemente per curiosità, vorrebbe avere una speranza per il futuro.
Questo romanzo, ti pone davanti degli interrogativi, delle domande sulla vita, sulle relazione, sul poco tempo che abbiamo per amare e farsi amare dagli altri.
Un libro che ti fa pensare, che ti obbliga a fermarti a riflettere sulle cose che si accadano e che basta un attimo perché tutto cambi, un secondo, un soffio e ti ritrovi da solo o non ci sei più.
E’ triste vi chiederete? No è la realtà, e alcune volte i libri oltre a far sognare devono anche raccontare quello che succede nella vita di tutti i giorni, devono parlare di sofferenza e di dolore ma anche di speranza in qualcosa di migliore.
Un romanzo che consiglio a tutti quelli che vogliono leggere qualcosa di diverso dai soliti new adult e che vogliono immergersi in una storia difficile da dimenticare.

“ Il mondo non è un ufficio esaudimento desideri”.

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ci_05 Opinione inserita da ci_05    20 Gennaio, 2015
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NON SI PUÒ SPERARE IN QUALCOSA DI MEGLIO!

All'inizio devo dire,ero molto scettica riguardo alla lettura di questo libro. Ma ne ero incuriosita tanto,forse troppo. E’ stato uno di quei amori a prima vista. Uno di quei libri di cui ti innamori subito al solo sguardo. In realtà non pensavo che l’autore riuscisse ad avvicinarsi così tanto al tema delle malattie terminali. Un tema difficile da affrontare,forse perché sono stati molti i romanzi che hanno cercato-inesorabilmente- di riuscire a centrare l’argomento. Risultato? Pietoso. Forse perché vivere la malattia o stare a contatto con chi ogni giorno cerca di combatterla è diverso dall'immaginarla. Ecco perché sono rimasta stupita quando ho saputo che l’autore non aveva nessun tipo di esperienza né tanto meno l’aveva vissuta in prima persona. E’ riuscito a non rendere questo libro un romanzo strappalacrime ma che alla fine non ti trasmette nulla grazie,soprattutto alla delicatezza (NON SUPERFICIALITA’) con cui ha affrontato l’argomento centrale. In realtà,è molto difficile perché non tutti una mattina possono alzarsi e mettersi a scrivere sulle malattie terminali senza conoscere praticamente nulla. E forse proprio quel nulla ha fatto sì che la storia si avvicinasse alla realtà senza diventare uno di quei romanzi logorroici e monotoni che più che libri sembrano saggi di medicina,nessuno vorrebbe leggerli. Io personalmente,a stento ho trattenuto le lacrime. Non per la storia in sé per sé ma proprio per l’idea di quel tipo di vita. L’idea del fatto che io forse non saprei affrontarla meglio,o forse non saprei affrontarla proprio. Perché non sono così forte. Non forte come Hazel Grace. Chi a sedici anni vorrebbe ritrovarsi con una malattia terminale che sai già in partenza di non poter superare. Perché quando ti capita,purtroppo,di toccare con un dito questo tipo di situazione,l’unica tra le poche consolazioni che hai è quella di poter presto guarire. Io non sarei in grado di reggere. Reggere gli sguardi pietosi che ti rivolgono in giro quando ti guardano perché sei DIVERSA. E al giorno d’oggi essere diversi AMMAZZA. Quando ho finito questo libro,dopo essere stata due minuti in silenzio,la prima cosa che ho fatto è fare una preghiera. Ho pregato al Signore di darmi la forza, la stessa forza che ha avuto Hazel, semmai un giorno mi dovesse capitare una cosa del genere.

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Consigliato a chiunque,trovare libri così "non commerciali" è una fortuna. Non è uno di quei libri in cui l'autore scrive solo per guadagnare,bensì è uno di quei libri scritti con la passione,l'impegno e soprattutto con il CUORE!
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PICCOLO P. Opinione inserita da PICCOLO P.    05 Dicembre, 2014
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QUESTO E' IL PROBLEMA DEL DOLORE...

Questo libro, uno dei successi editoriali del 2014, narra la vicenda di Gus e Hazel, due giovani ragazzi ammalati di cancro. Ma la malattia, tetra e implacabile ricopre solo il ruolo di palcoscenico della storia, al centro del quale domina invece l'amore, come fonte di gioia e forza universale. Pochi attimi di amore profondo giustificano un'intera esistenza, anche se potenzialmente breve come quella dei protagonisti. Non c’è nessuna dignità o coraggio nel morire, “fa schifo e basta” come dice Hazel. E allora conta come si vive, non conta come finisce il libro della nostra vita, conta quello che c'è scritto in mezzo. Per questo , nonostante tanta sofferenza per Gus e Hazel riesco a vedere qualcosa di positivo.Quante altre vacue, lunghe vite possono vantare di aver vissuto attimi simili? Che Green sia bravo o meno a solleticare la commozione altrui, queste sono cose che non possono lasciare indifferenti. Un libro sicuramente doloroso, che fa meditare su quanto la vita sia effimera, su quanto l'oblio assomigli ad un'onda che cancella le orme sulla battigia, al punto che trattenere le lacrime diverrà impossibile, sentendone il gusto amaro sulla propria pelle ma con una sorpresa inaspettata : sebbene all’apparenza amaro e doloroso, il pianto lascerà un retrogusto dolce, perché quello che hanno realizzato Hazel e Gus della loro vita è un capolavoro ed esempio di come tutti vorrebbero condensare una vita in pochi istanti. Possibile solo dopo aver superato certi ostacoli all’apparenza insormontabili, perché , e cito testualmente una delle frasi più significative del libro, “ questo è il problema del dolore, esige di essere vissuto”.

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Chiara Lilith Opinione inserita da Chiara Lilith    28 Ottobre, 2014
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PENSAVO SAREBBE STATO UN MACELLO. INVECE NO.

“Una bomba che quando è esplosa ha lasciato tutti quelli che la circondavano con una scheggia conficcata da qualche parte”.
Mi è piaciuto molto. Per me è stato molto strano leggere un libro del genere, perché sono un’adolescente con il cancro. All’inizio ero un po’ reticente, perché pensavo che sarebbe stata una storia scritta da qualcuno che del cancro non sa nulla, giusto per strappare lacrime a go-go e molte vendite. Invece no. Innanzitutto, sono rimasta molto colpita dallo scoprire che l’autore non ha avuto esperienza diretta con quel tipo di malattia, perché sembra conoscere anche gli elementi più piccoli della vita di un malato oncologico. Coglie in maniera precisa le ansie portate dall’incertezza di una situazione assolutamente precaria: Hazel non pensa che guarirà, sa che è solo una questione di tempo. Lo sa anche la sua famiglia e Green, l’autore, non trascura neanche questo punto. Soprattutto si rende conto che la preoccupazione principale di un malato terminale non è personale, ma rivolta alla famiglia. Con tutti questi elementi negativi (la morte imminente, la rassegnazione, l’esclusione da una vita normale … ) si ha l’idea di imbattersi in una storia fatta di lacrime e autocommiserazione. Invece no. Questo grazie non tanto alla trama, che di per sé non è molto ricca di grandi avvenimenti, ma soprattutto allo stile con cui Hazel, in prima persona, racconta la sua storia: un po’ cinico, ironico, il linguaggio tipico di adolescenti (ovviamente, dato che sono adolescenti i protagonisti, ma non gergale, anzi), riesce a rendere molto leggere anche le scene più toccanti, senza scadere nel lacrimevole. Hazel non si piange addosso.
Per quanto riguarda la storia d’amore, il loro rapporto è bello, molto romantico e ricco di dichiarazioni emozionanti, ma ritengo che sarebbe stato meglio limitarlo ad un’amicizia, magari con molta affinità. Augustus e Hazel si legano molto solidamente in poco tempo, quasi senza conoscersi. Inserire la storia d’amore mi è sembrato un po’ forzato, l’innamoramento mi è parso poco realistico.
A parte ciò la storia resta comunque bellissima, peccato per il finale, anche se in un certo senso c’era da aspettarselo e senza qualcosa del genere probabilmente la storia non avrebbe avuto lo stesso spessore. Fa pensare molto e soprattutto fa apprezzare le piccole cose. Lascia con un sacco di pensieri e la voglia di assaporare ogni attimo della vita.
Molto particolare e da non sottovalutare la figura di Van Hauten, che riesce ad esprimere tutta l’amarezza che la morte e la malattia lasciano. Simpatico anche Isaac, che alleggerisce un tema, quello del cancro, difficile da affrontare in un libro.
Una storia particolare, intensa, vale la pena leggerla.

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DieLuft Opinione inserita da DieLuft    09 Ottobre, 2014
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Okay? Mah...

“Romanzo” carino ma decisamente sopravvalutato. L’argomento cancro è un tema estremamente delicato da maneggiare e Green ha decisamente oltrepassato il limite tra l’accettabile e la prostituzione letteraria. Se c’è una cosa che credo un po’ tutti abbiano sicuramente capito quest’anno, è che se un libro produce un film, vuol dire che quel romanzo è anche interessante ma i suoi temi sono trattati in modo superficiale; che contiene della profondità ma quella profondità è sovrastata da degli elementi del tutto inutili, aggiunti solo per farlo diventare un momentaneo best-seller. Mi spiace sottolineare la cosa, ma la “letteratura” americana scade di anno in anno con questa continua produzione di sceneggiature che fanno la gioia solamente di chi il denaro se lo intasca. Qui in realtà c’è solo da mettersi le mani sui capelli. E con questo pensiero in sordina e il fatto che al fine di mantenere una relazione di buon vicinato (sennò manco lo avrei comprato) ho fatto lo sforzo di leggerlo, dono anch'io il mio “contributo”.
Innanzitutto questo è un libro falsamente verosimile ed ampiamente surreale. Si vede lontano un miglio che Green ha avuto pochissimo a che fare col cancro e conosca la malattia solo in generale. Come ci si può permettere di parlare di un tema così delicato e di inserirci dentro un farmaco sperimentale (proveniente dalle improbabili Green Pharmaceutical Industries) che permette ad un malato terminale di sopravvivere così a lungo? Voglio dire, andatelo a raccontare ai malati in oncologia, vorrei proprio vedere le reazioni. Ma sorvoliamo sul fatto che Green fa lo scrittore, non è un medico, non ha mai trascorso notti in bianco in ospedale affianco di un parente morente e passiamo poi alla storia d’amore adolescenziale. No, decisamente no. Sarà perché sono una persona fondamentalmente cinica, ma questo è l’elemento che maggiormente ha rovinato il libro. Perché affiancare l’amore a due personaggi che sono stupendi solo quando NON si incontrano?
Gus è decisamente un ragazzo provato dalla sua situazione ma che comunque ha fatto del suo difficile e delicato passato il proprio punto di forza. Con un’estrema ed invidiabile forza di volontà, si comporta come un giovanissimo vero supporter, capace di contagiare col suo ottimismo chiunque stia con lui. Hazel non sarebbe da meno, se non fosse la protagonista e se solo si fosse perduta nella storiella. Dalla sua presentazione nelle prime pagine, al termine del romanzo, Hazel semplicemente regredisce di pagina in pagina ed ogni sua singola elucubrazione mentale degna di nota, viene puntualmente stroncata dalla presenza del suo grande amore. Per non parlare del fatto che la sua condizione di figlio unico -per di più malato-, la spinge a comportamenti decisamente sgarbati ed decisamente egocentrici. Nonostante abbia l’onore di essere colei che detiene il focus del romanzo, è proprio il motivo per cui esso si allontana dall’essere un Bildungsroman (cosa del resto che non è nemmeno lontanamente).
Per un certo verso, avrei veramente preferito che la storia si fosse concentrata solamente su Augustus e sul decorso della sua malattia, anche a costo di far sembrare il tutto una cartella clinica. Un Augustus puro, con le sue sensazioni, le sue sofferenze, le sue piccole gioie quotidiane ma senza Hazel e senza lo sdolcinato inutile contorno. Quello allora sarebbe stato un vero libro sul cancro e il bagaglio di emozioni che esso comporta. Questo a confronto ha un effetto placebo. Domanda retorica: sarebbe diventato un best-seller così? Avrebbe prodotto un film? Retorica domanda per ironica risposta.
Ma la mia proposta forse è un po' troppo fondamentalista, quindi diamo una chance e allora perché non invecchiare il tutto? Mutare la storiella adolescenziale in una d'amore adulto tra due adulti malati? Forse Gus sarebbe rimasto fedele a se stesso ed Hazel sarebbe stata un po' meno ragazzina in tutto, le emozioni sarebbero state più profonde e il tutto sarebbe stato più reale. Magari sarebbero pure morti insieme, tenendosi la mano, visto che non si è mai sentito di qualcuno che sopravviva ad un quarto stadio di tumore alla tiroide. Ma è pur sempre vero che due adolescenti in queste condizioni fanno più scalpore di una coppia di ottantenni, voi cosa dite? Chi di noi non sarebbe andato al cinema a vedere due vecchietti canuti che si spengono lentamente?
Passiamo infine allo stile. Non so come sia in italiano ma in inglese è anche eccessivamente semplice, fa da specchio al suo contenuto, buono solo per fare un po’ di esercizio.

Detesto essere così aggressivamente ed eccessivamente critica nei confronti delle novità ma detesto ancora di più che temi del genere vengano trattati così alla leggera. Inconcepibile che vengano proposte solo determinate soluzioni letterarie in nome del vile denaro.

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ChiaraNirta Opinione inserita da ChiaraNirta    08 Ottobre, 2014
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L'infinito dai giorni contati

E' la storia di un Amore speciale. Un Amore che dovrebbe essere tragico e invece è vita. Questa è la storia di Augustus Waters (Augustus dal nome fiero e immortale come l'imperatore romano), e della dolcissima, impacciata ma arguta Hazel, Hazel Grace Lancaster. Hazel è una sedicenne ammalata di cancro alla tiroide dall'età di tredici anni, con varie "colonie tumorali" anche nei polmoni. Quando glielo diagnosticarono l'avevano data per spacciata, ma grazie a un farmaco in via di sperimentazione era riuscita a sopravvivere, una miracolata -anche se a tempo determinato-. Augustus aveva subìto un'amputazione alla gamba per via di un osteosarcoma, ovvero un tumore maligno che intacca le ossa. Però era riuscito a venirne fuori, non avendo avuto più ricadute per più di quattordici mesi, la sua probabilità di sopravvivenza raggiungeva già teoricamente l'otta per cento circa di possibilità. Prima di incontrare Gus, Hazel sopravviveva convivendo con una spola di andirivieni tra l'ospedale e un gruppo di sostegno abilitato a infondere fiducia ai ragazzi ammalati come lei, un gruppo che trovava ridicolo e opprimente, che frequentava malvolentieri. Eppure è lì che incontra Augustus, è lì che Gus (per accompagnare il suo amico Isaac) si reca il giorno che incontra una Hazel seccata di dovervi partecipare sotto richiesta -quasi forzata- dei genitori. Mentre Hazel fa per entrare imboccando le scale, si scontra sbadatamente con lui, poi è un attimo e paff! i loro occhi s'incontrano, e da quel momento non avrebbero più smesso di incontrarsi. Lei si sente avvampare, il cuore tamburella e non lo trattiene, il pallore della malattia che diventa rossore di passione e imbarazzo, le gambe tremule e la vita che scoppia poi tutta in un sol colpo, come se l'esistere triste e gravido d'inerzia del passato fosse stato solo l'anticamera d'attesa di quel rimbombo pauroso che le era esploso fin dentro ogni periferica del cervello. Uno sguardo, ecco cosa può contenere, ecco quanta vita può inglobare. Questo ci fa capire come la nozione di tempo sia soggettiva, quanto possa essere abolita o dilata, come a significare che la vita è fatta, alla fine, di tre o quattro attimi come quello, la vita che VALE, s'intende. La maestria di John Green, autore del romanzo, edito in Italia da Rizzoli, arriva a farci scoppiare il cuore d'emozione, ma non un'emozione violenta, il cuore sbotta riempendosi a mano a mano di emozioni svisceranti, molto lentamente, fino a sciogliersi nelle stesse pagine di questo meraviglioso capolavoro. Hazel è subito attratta da Gus e lui se ne innamora perdutamente a sua volta. Nonostante lei abbia paura. Lei che si definisce una "granata", pronta a esplodere da un momento all'altro. E allora ecco che subentra il terrore della morte, ma non un panico egoisticamente corretto che si prova verso se stessi, la paura di Hazel è così altruistica da commuoverci, da spintonare dall'interno fino a massacrarci di tenerezza, ha timore andandosene di ferire coloro che più ama e vuole risparmiare a Gus la tragica sofferenza della sua inevitabile morte. Il tempo di Hazel è molto determinato in fin dei conti. Ma Gus non cede, Gus ha diciassette anni e mezzo ma è già un uomo forte, la malattia l'ha indurito e l'Amore l'ha maturato, come se per i condannati a morte "troppo acerbi" per la Grande Mietitrice, ci fosse il privilegio di saltare le tappe proprie dell'età adolescenziale fino a quella adulta, perché non c'è abbastanza tempo per viverle al tempo giusto. E Gus non smette, Gus che insiste, Gus testardo che insiste e non lo tieni!, Gus che glielo dice "Cercare di evitarmi non diminuirà il mio affetto verso di te", perché Augustus sa quello che vuole e quello che vuole è lei e niente e nessuno potrà mettersi in mezzo, non la testardaggine di Hazel, né la morte, non ancora. E lei si scioglie, perché lo ama e non può sottrarsi all'Amore, all'Amore nessuno si sottrae, chi è così forte? Chi ha un coraggio così grande? L'Amore Quello Vero le gambe te le spezza, e ti porta via la testa e con essa i ragionamenti e tutte le tue intenzioni e i buoni propositi e le difese, abbandoni tutto per seguire l'Amore. E altra scelta non c'è anche per lei. I giorni trascorrono e Augustus Waters le prende il viso tra le mani e le fa capire che il tempo è prezioso e che anche se loro ne dovessero avere poco, be' quello basterebbe, perché come dice una frase del libro, la più rappresentativa: "La vita non dev'essere perfetta perché l'Amore sia straordinario". E Hazel riprende a vivere, con quei suoi occhi grandi che parlano e dicono tanto a chi sa leggerli, Hazel lo abbraccia e sente i muscoli di lui contrarsi e il cuore disfarsi, e quel profumo: il suo, quello del suo Gus che l'inebria e la protegge, così la malattia svanisce per un po'. Perché c'è Gus, Gus che sorride di sbieco con la sigaretta in bocca, la sigaretta che tiene di lato e dice a Hezel "Non ne ho mai accesa una in verità. E' una metafora: tengo fra i denti ciò che potrebbe uccidermi ma non glielo lascio fare". Hazel sorride, con quelle labbra sincere, quel viso pulito senza trucco e la cannula infilata nel naso perché i sui polmoni "fanno schifo" e respirare assomiglia a morire e il petto avvampa, ma è bella lo stesso, è bella con quei capelli corti, è bella quando va ad Amsterdam in compagnia di Gus per conoscere il suo scrittore preferito e la prima sera che arrivano vanno a cena fuori e Gus per la prima volta si dichiara apertamente e le dice con due occhi grandi così, comprensivi di quel sorriso che ti bombarda le difese e le gambe diventano un omogenizzato "Hazel Grace, io ti amo. E non importa se ci sarà l'oblio e tutte le nostre fatiche e pure quelle di tutti gli altri un giorno saranno solo polvere, Hazel Grace, io ti amo lo stesso." E mentre lo dice il cameriere serve loro dello champagne quando l'assaggiano pensano che quello sia il sapore delle stelle e fuori gli alberi fanno cadere i loro petali sul canale che costeggia il panorama fuori dal ristorante. Eppure lì ad Amsterdam accade qualcosa che cambia radicalmente le carte in tavola, ma io non vi dirò cosa. Narrare la fine di un libro è ucciderlo e io, credo che leggere sia più che altro Vita. Il piacere della scoperta che non sia mai negato nemmeno al più infido! Leggendo questo romanzo in una sola notte tutta ad un fiato posso dirvi però di aver pianto come poche volte mi era successo. Non tanto per la tristezza, no, quanto per la bellezza. Perché amici miei? Perché L'Amore vero è una cosa troppo grande, così immensa da farci sentire vivi anche quando siamo morti dentro, o come in questo caso, quando stiamo letteralmente per morire. Credere questo non è assolutamente un luogo comune da adolescente lontana dalla disillusione. L'Amore è una cosa grande grande, è infinito, così potente da sparpagliarci i brividi nelle vene, è onnipotenza senza vanagloria, è una pagina della nostra vita che dà senso a tutti i capitoli. E' il filo conduttore della grazia e della bellezza, dell'altruismo disinteressato verso l'alto. L'Amore vero non è guardare un tramonto perfetto ma riuscire a stare insieme quando la vita s'impegna a spezzarci le ossa, quando il caso trasforma in macerie i sogni che avevamo, ma noi abbiamo da parte l'Amore ed è quella la fonte da cui sugge forza l'assetato. L'Amore è quando ti svegli al mattino non svogliato ma felice di aver aperto gli occhi, è quando ti addormenti con in testa l'ansia e la speranza di quello che accadrà, qualunque cosa sia. Il papà di Hazel Grace è un papà che piange tanto e sempre, perché "c'è solo una cosa peggiore degli ammalati di cancro, essere genitori degli ammalati di cancro", ma è anche un papà intelligente perché ha capito che nel breve vivere di sua figlia l'Amore si è comunque prodigato a donarle in risarcimento "un piccolo infinito nei suoi giorni contati". Questa è la storia di Augustus Waters e "Hazel, Hazel Grace Lancaster!". Come finisce? Scopritelo! Se l'avete già scoperto per vie traverse? Rivivetelo! Non ve ne pentirete. "In questa vita non puoi scegliere le tue ferite, vecchio mio, ma puoi scegliere da chi farti ferire! Okay Hazel Grace?" "Alla Vita!, Hazel Grace!" -di Chiara Nirta-

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Opinione inserita da Luana    23 Settembre, 2014

Non mi è piaciuto per niente.

Scritto in modo banale, inserite qua e là frasi ad effetto (senza alcun senso), certi discorsi davvero inutili che nemmeno nella realtà si fanno.
Surreale a dir poco.
Hazel e Gus semplicemente scrivendo una e-mail all'assistente (ah! se fosse cosi facile lo farei anch'io!) riescono ad incontrare Peter Van Houten l'autore di "un imperiale afflizione" (metalibro dal titolo impronunciabile del quale si parla dall'inizio alla fine senza tregua) che poi si scopre un ubriacone.
Ma poi abbiamo un altro genio! La fantastica Lidewij assistente di Peter Van Houten che fa salire le scale,nonostante ci sia un ascensore, ad una malata di cancro ai polomoni con la bombola di ossigeno attaccata(Il senso?) Ad un certo punto, Gus chiede al suo amico Isaac se la ragazza gli aveva almeno mandato un sms.
Interessante, se non fosse che Isaac è cieco.
Personaggi che compaiono e scompaiono senza un apparente motivo.
La storia a mio parere è copiata da "La custode di mia sorella" di Jodi Picoult, un libro che tra l'altro consiglio.

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Mian88 Opinione inserita da Mian88    16 Settembre, 2014
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Il significato di una sigaretta spenta.

Dopo aver involontariamente ascoltato una conversazione tra madre e figlia quattordicenne, dopo aver constatato che nessuna delle due, come i tanti non lettori che si fanno trasportare dall’uscita del film al cinema, si è minimamente fermata a riflettere su cosa Green voglia trasmettere, su quale sia il significato del romanzo ed essersi documentate su questo, mi sono decisa a dire la mia anche se come opinione può contare quanto un “ago in un pagliaio” visto il fenomeno mediatico che questo romanzo è diventato.
L’universo in cui vivono Hazel Grace e Augustus è un mondo parallelo: è quello della malattia. I due giovani si trovano vuoi per le circostanze, vuoi per necessità a vivere attimi di una vita già precaria insieme. Hazel ha un tumore tiroidale al quarto stadio metastatizzato ai polmoni e Gus un osteosarcoma che lo ha portato a perdere una gamba. Unica certezza? La morte. Il giovane ha una personalità effervescente, carismatica, intelligente e riflessiva; la giovane una mente arguta e realistica; ha chiara l’entità della sua patologia ed è consapevole che la cura a cui è sottoposta non è altro che un espediente per allungarle la vita ma nulla più. Non può guarire. Inutile dire che tra i due il personaggio meglio delineato è Augustus che con una teatrale ironia diventa ambasciatore della malattia, un diciassettenne portavoce indiscusso della vita che ti viene strappata via.
Il romanzo è scritto con un linguaggio semplice; narrato in prima persona e ricco di dialoghi. Questo lo rende adatto a tutte le età; dai più giovani ai più adulti. Green non si risparmia nel trattare il cancro, non lo ovatta, questo non è una cornice alla narrazione bensì una costante; il vero protagonista reso cosciente dall’amore di due giovani accomunati dal medesimo destino di morte. Quando anche solo respirare diventa un compito arduo; quando anche soltanto sedersi è doloroso e difficoltoso possiamo renderci conto di quanto siamo fortunati a stare bene e a conservare la nostra identità. Augustus e Hazel ci insegnano questo: il valore delle piccole cose. La nostra è una società dove mille sono i bisogni; perennemente insoddisfatti anche se in realtà una soddisfazione c’è. Non si fa in tempo a rendersene conto che subito subentra un nuovo desiderio e quasi non si è consapevoli di quello che è appena stato soddisfatto. Hazel e August ci ricordano il piacere della lettura, sono l’emblema dell’andare avanti senza mugugnare su ciò che è stato ieri perché la loro vita è ora; è il presente; il futuro è una incognita ma il passato è passato. I simbolici Hazel e August sono la voce di chi voce non ha, sono gli oratori di chi ogni giorno convive con il male [direttamente o indirettamente (vedi famiglie)]
La parte centro-finale del romanzo si concentra sulla malattia, sulla trasformazione del corpo e dello spirito umano. Come ci spiega August alla fin fine il cancro non vuole altro che quello che tutti vogliamo: vivere, crescere. Non conta se per farlo ha bisogno dell’incubazione nel nostro corpo e della conseguente nostra vita. A mio modesto parere è la parte più riflessiva e viva dell’opera.
Se siete indecisi sul leggerlo o meno; non fatevi influenzare dalla eccessiva mediaticità che questo ha assunto. E’ un libro semplice ma pieno di significati serviti con maestria; è un testo scritto sulla falsariga di Esther Earl fonte indiscussa di ispirazione per Green (che specifica che i fatti narrati sono frutto di genuina immaginazione), le cui similitudini con Hazel Grace sono volutamente tante. Visitate anche il sito tswgo.org dedicato ad Esther, richiede solo 5 minuti del vostro tempo ma ne vale la perdita.
Vi lascio con un incipit:

[..] ha detto lui, sconfortato.«contro che cosa sono in guerra? Col mio cancro. E che cos’è il mio cancro? Il mio cancro sono io. I miei tumori sono fatti di me. Sono fatti di me tanto quanto il mio cervello e il mio cuore. E’ una guerra civile Hazel Grace, con un vincitore predeterminato.» [..] «Se vai al Rijksmuseum, [… ma chi stiamo prendendo in giro? Nessuno di noi due può girare a piedi un intero museo. Comunque sia, prima di partire sono andato sul loro sito a dare un’occhiata alla collezione. Se tu dovessi andare, e si spera che un giorno tu possa farlo, vedresti un sacco di dipinti con gente morta. Vedresti Gesù sulla croce, e vedresti un tipo che viene accoltellato nel collo, e vedresti gente che muore in mare e in battaglia e una parata di martiri. Ma non. Un solo. Bambino. Malato. Di cancro. Nessuno è stato immortalato mentre sta morendo di peste o di morbillo o febbre gialla o che so io, perché non c’è gloria nella malattia. Non c’è alcun senso in essa. Non c’è alcun onore nell’essere morti di.»

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Nicolò Bonato Opinione inserita da Nicolò Bonato    11 Settembre, 2014
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Un romanzo non rosa

Ho conosciuto questo libro tramite una canzone prodotta per l'adattamento cinematografico.
La canzone era piacevole, ma il trailer sembrava promettere la solita storia d'amore adolescenziale decisamente stucchevole e ripetitiva, così ho rapidamente accantonato l'idea di leggere il libro.

Poi ci ho ripensato, anche in seguito al consiglio di un amico, e per fortuna l'ho letto, in Inglese, cosa che mi sento di consigliare a tutti.

La cosa che mi ha stupito di più è stata scoprire l'autore del libro, John Green, una piccola celebrità di YouTube, insieme al fratello Hank.
Sono rimasto stupito appunto dal fatto che l'autore fosse un uomo, in più impegnato in qualcosa di piuttosto distante dalla produzione di melensi best-seller alla Nicholas Sparks.

Ho letto quindi con curiosità il libro e lo ho molto apprezzato.
La storia d'amore che fa da cardine al romanzo e che temo sia stata esagerata nel film, è in realtà la storia di un'amore che nasce un po'per necessità, la necessità di sentire vicino qualcuno che possa più o meno capire lo stato della protagonista, affetta da cancro.
Come da copione la ragazza detesta chiunque si abbandoni a qualunque forma di pietismo nei suoi confronti e trova in Augustus un compagno ideale.

Augustus Water è probabilmente il personaggio meglio caratterizzato del libro, sebbene la protagonista e narratrice in prima persona sia la sedicenne Hazel.
Augustus è un ragazzo che ha subito l'amputazione di una gamba in seguito ad un osteosarcoma; il diciassettenne ex giocatore di basket decide così di sopperire alla carenza di un arto riempiendo quel vuoto con un'espansione del suo istrionico ego, diventando di fatto un personaggio teatrale, inverosimile ma reso credibile proprio dalla vicinanza con personaggi estremamente credibili.

John Green aggira il tentativo di trattare con leggerezza la malattia delegando questo compito ad Augustus che diventa quindi non un'incarnazione di un'adolescenziale incoscienza e convinzione di immortalità, bensì di un ironia sottile benché sbandierata.

--Questi due ultimi brevi paragrafi svelano in qualche modo dei punti salienti del romanzo, in modo velato ma comunque comprensibile, ne sconsiglio quindi la lettura a chi vuole farsi sorprendere dal libro.--

Vorrei inoltre sottolineare un secondo tema del libro che mi sembra sia eccessivamente sottovalutato mentre io lo ritengo importante quanto la malattia e la storia d'amore, ovvero il viaggio alla ricerca dell'autore di “Un'imperiale afflizione”, libro che ha stregato Hazel portandola ad idealizzarne l'autore che ha deciso di isolarsi nei Paesi Bassi.

La ricerca e l'incontro con questo autore distruggerà le illusioni di Hazel, come anche quelle del lettore, facendoci definitivamente capire che questo non è un romanzo leggero ed idealista permettendoci di prevedere il tragico epilogo che avrà la vicenda, epilogo che non è possibile credere evitabile una volta capito lo stile leggero e allo stesso tempo serio dell'autore.

Un libro fortemente consigliato, fosse solo per capire perché qualcuno dovrebbe tenere in bocca una sigaretta senza aver mai fumato né aver avuto intenzione di farlo.

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Opinione inserita da Fohemmer    09 Settembre, 2014

Un Libro con la L maiuscola

Solamente due giorni. Ho impiegato solo due giorni per leggere tutte le 347 pagine. A qualcuno potrà sembrare un tempo infinito, ma come Van Houten ci insegna (o forse dovrei dire Cantor), alcuni infiniti sono più grandi di altri infiniti e questo libro vale i suoi due giorni. All’inizio mi è sembrato piacevole, poi commovente, anche se mai eccessivo, poi straziante…per quanto straziante non sia in nessun momento la parola adatta per descriverlo. E’ semplicemente un libro che reca dolore, un lento dolore, che matura nel corso della storia e diventa un pezzetto di te.
Una cosa mi preme dire più di altre: per quanto Augustus sia ossessionato dal bisogno vero e proprio di lasciare un segno in questo mondo e per quanto Hezel ne sia straordinariamente disinteressata, penso che non potrò mai più scordarmi di loro. Quindi, caro Augustus, mi preoccuperò di far vivere il tuo ricordo, almeno per un altro po’ di tempo.
"Colpa delle stelle" ha il sapore di un libro che DEVE essere riletto mille volte per poterlo capire almeno una, un libro che permette di cogliere sempre qualcosa di nuovo ed esige di essere vissuto in modo diverso a seconda della diverse percezioni della propria vita. Estremamente intelligente, brillante e ispiratore. Ha tutte le carte in regola per concorrere con i classici senza tempo.

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»мσяgαиα« Opinione inserita da »мσяgαиα«    03 Settembre, 2014
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Okay? Okay.

Dopo averne tanto sentito parlare, dopo che la casa di produzione ha rilasciato il trailer della trasposizione (in uscita da noi proprio qui a settembre), mi sono decisa a leggere questo romanzo. Premetto che mi sono lasciata spoilerare qualcosina (non tutto eh, ma buona parte) ma, pur così facendo, i sentimenti che mi hanno pervasa durante la lettura non sono stati poi così diversi da quelli che avrei ugualmente provato se mi fossi astenuta dal farmi raccontare alcuni pezzi qui e là. Ad ogni modo, andiamo con ordine e vediamo le mie impressioni in merito a trama, personaggi e stile narrativo.

"Mentre leggeva, mi sono innamorata così come ci si addormenta: piano piano, e poi tutto in una volta."

Prima di quella domenica, non avevo mai letto nulla di John Green pur conoscendolo di nome (e fama) per il romanzo "Cercando Alaska"; quindi non sapevo che stile avesse e, ammetto, ero un po' preoccupata per come avrebbe trattato il tema del cancro. Non è di certo tematica semplice da affrontare, eppure è stato davvero molto bravo; essenzialmente perché, pur trattando una malattia così grave, ha tessuto una storia d'amore e forza talmente genuina da far scordare al lettore, seppur per un breve lasso di tempo, l'ombra della morte che aleggia lì sospesa come la ben nota Spada si Damocle.

Hazel è una sedicenne che, grazie ad un farmaco sperimentale di cui pare essere una dei pochi - se non l'unica - ad avere dei riscontri positivi, si trova ora in regressione da un cancro ai polmoni. Un giorno viene costretta dai genitori - preoccupati che possa essere vicina alla depressione - a partecipare ad un gruppo di sostegno organizzato dalla comunità della cittadina in cui abita. E' ad uno degli incontri che fa la conoscenza di Augustus che, di poco più grande della protagonista, la porta alla "vita" contagiandola con la sua voglia di reagire e riprendere il controllo della propria esistenza.

"Non ti uccidono, se non le accendi" (...) "E non ne ho mai accesa una. E' una metafora, sai: ti metti la cosa che uccide fra i denti, ma non le dai il potere di farlo"

Ogni singolo personaggio, principe o meno, è caratterizzato talmente bene da riuscire a farsi spazio e colpire il lettore. Ognuno con la propria identità ed il proprio carattere, Green traccia una mappa pressoché completa della natura umana a tu per tu con una malattia. Abbiamo, tra i malati e i guariti, chi è realista come Hazel, positivo e che non s'arrende come Augustus, chi si butta giù.. e poi abbiamo anche i parenti e coloro che vivono accanto a coloro che hanno un cancro; troviamo così i genitori che infondono, a modo loro, messaggi positivi sparsi per casa, quelli che decidono di accantonare i propri interessi per sostenere i figli e chi, come la ragazza di Isaac, decide di allontanarsi pur avendo promesso di rimanere accanto ad una persona per sempre. L'autore non ha mancato di descrivere anche i lati più brutti della malattia, facendo arrivare davvero con chiarezza disarmante (che si è tradotta, a livello pratico, con un riversamento di lacrime non indifferente da parte mia) i sentimenti che pervadono le persone durante una ricaduta. Rimanendo nell'argomento personaggi, ho amato Gus per il suo modo di reagire e spronare gli altri, così come ho trovato molto veritieri i tratti conferiti a tutti gli altri; una particolare menzione la faccio per Van Houten, Isaac ed il padre di Hazel, tutti davvero fantastici nel loro rapportarsi.

La storia viene narrata in prima persona dalla protagonista ed ha lo stile fresco e genuino tipico di un'adolescente, cresciuto in fretta, che tiene un proprio diario. Chiaro e scorrevole, il romanzo risulta piacevole con quel dolce/amaro capace di rimanerti dentro per molto tempo dopo averne terminato la lettura. Direi quasi che ci sono dei veri e propri pugni nello stomaco, alternati a momenti più leggeri, capaci tuttavia di lasciare una traccia profonda e a spingere il lettore a delle riflessioni.

In conclusione, un libro che consiglio davvero a tutti senza alcuna distinzione perché, anche se non spesso, ci sono delle storie capaci di scatenare non solo forte emozioni ma anche di dare delle piccole lezioni di vita.

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Vanellope Von Schweetz Opinione inserita da Vanellope Von Schweetz    02 Settembre, 2014
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Mentre leggeva, mi sono innamorata così come ci si

John Green è un grande narratore e questo è il suo capolavoro.
Ecco, potrei chiudere così questi pensieri su "Colpa delle stelle" perché non ci sono molte altre parole per descrivere un libro che fa piangere e ridere insieme, che ti lacera l'animo e diverte al tempo stesso. Un libro che tratta un argomento tabù, doloroso e lacerante con il sorriso sulle labbra e un contagioso buonumore.

"Stringi i denti. Guardi in alto. Ti dici che se ti vedono piangere resteranno feriti e tu non sarai altro che una Tristezza nelle loro vite, e non devi essere solo una tristezza, quindi non piangi, e ti ripeti tutte queste cose mentre guardi in alto, verso il soffitto, e poi mandi giù anche se la gola non vuole,saperne di deglutire e guardi la persona che ti ama e sorridi."

La storia ormai è arcinota a tutti: Hazel e Augustus sono adolescenti malati di cancro, lei è costretta a portarsi sempre dietro la bombola dell'ossigeno che le permette di respirare, lui a causa di un osteosarcoma ha perso una gamba. Si conoscono ad un incontro per ragazzi malati di cancro, uno di quei gruppi tipicamente americani simili agli alcolisti anonimi, e si innamorano.
La storia è semplice e sembrerebbe banale e già vista. Una storiella strappalacrime alla "Love Story" per intenderci. Ma qui c'è molto di più... Ci sono due ragazzi, ammalati, due persone con le quali la vita è crudele, che hanno più vitalità e gioia di stare insieme di tanti altri loro coetanei in salute che danno ogni cosa per scontato. E poi c'è tanta ironia, nel loro modo di vedere la malattia, la morte, la vita: il modo che ha Hazel di parlare della sua bombola dell'ossigeno, che ha perfino un nome, gli scherzi tra loro che prendono a calci il dolore nel quale dovrebbero invece sprofondare.
Questo è un libro che fa piangere e ridere, che fa riflette e che rende indimenticabili questi due ragazzi dal destino già segnato.
E' solo per un caso fortuito che io abbia letto il romanzo solo ora, a pochi giorni dall'uscita del film che ne è stato tratto, perché John Green mi ha affascinato da quando l'ho conosciuto attraverso le pagine di "Cercando Alaska" e da tempo volevo leggere questo suo romanzo, oltre agli altri che ha scritto!
Uno dei miei preferiti dell'anno fino a questo momento!!
Leggetelo e non ve ne pentirete!

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Cercando Alaska, Norwegian Wood, Dio di Illusioni
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Francesca2213 Opinione inserita da Francesca2213    02 Settembre, 2014
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Il mondo non è un ufficio esaudimento desideri

Finalmente,e dico rullo di tamburi.... Anche io ho letto "Colpa delle stelle" non ne potevo più di sentirne parlare da tutti,di vederlo in ogni singolo video che parli di libri,di vederlo in tv e adesso al cinema. Ho ceduto alla pressione mediatica che si è fatta largo nella mia mente e l'ho letto. Un "yeaaa" per me!
"Okay"
Bando alle ciance...
Il libro non posso definirlo stupendo,ne orribile è una via di mezzo tra il "fra poco piango di dolore" e il "fra poco piango di gioia". Dirvi di cosa parla sarebbe scontato perchè penso che tutti ormai sappiano di cosa parla e qual'è l'argomento principale ovvero Cancro- Vita- Amore.
Lo stile devo dire che non mi è dispiaciuto moltissimo,ma ho odiato i "io ho detto" "lui ha detto" "allora io ho detto"...queste piccole locuzioni sono ripetute all'infinito,tanto da straziarmi. Le frasi clou del romanzo sono ripetute tantissime volte e forse è per questo che sono diventate famose,a volte il linguaggio è molto ricercato,altre volte è molto semplice diciamo che è come il tema del cancro un'infinita montagna russa dove scendi e sali.
Ammetto di aver pianto,il mio cuscino si è bagnato perchè ovviamente la storia è straziante. Ti prende il cuore e te lo accartoccia per poi buttarlo via,tutti quelli che entrano a far parte del club " Ho letto Colpa dell stelle" si preparino a questa cosa.
Mi sono ricreduta sul fatto che credevo che fosse la solita storia d'amore melensa,che fa piangere e con una buona pubblicità. Perchè questo libro ci mostra come dovrebbe essere vissuto veramente l'amore. L'amore con A maiuscola,quell'amore che c'è nonostante la malattia anche quando non sei più quella persona di cui l'altro si è innamorato e questo si può racchiudere in due parole L'AMORE VERO.
E' incredibile vedere come una malattia,ti possa far crescere e far diventare adulta prima del tempo ed è quello che è successo alla protagonista. E' DIVENTATA ADULTA.
Mentre leggerai questo libro ti sentirai pervadere dalla sensazione di vedere come finisce questo amore che in realtà non finisce,fantasticherai sulle romanticherie che Gus farà ad Hazel,ti ritroverai senza fiato quando Hazel è senza cannula e poi piangerai,piangerai a singhiozzi,ma alla fine ti rimarrà un ricordo felice. Come un sorrido dopo le lacrime e capirai tante cose...
Per finire vi lascio la frase che in questo momento si addice a me,per il mio percorso di vita e per quello che sto vivendo.

"Non puoi scegliere di essere ferito in questo mondo,vecchio mio,ma hai qualche possibilità di scegliere da chi farti ferire."

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chiara19 Opinione inserita da chiara19    02 Settembre, 2014
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alcuni infiniti sono più grandi di altri infiniti

Ho scoperto questo libro perché tutti ne parlavano e continuavano a dirmi che faceva sciogliere dalle lacrime, così io che adoro leggere bei libri e piangerci sopra ho deciso di leggerlo, anche perché volevo farlo prima di vedere il film. Lo stile è semplice e molto scorrevole e si legge in breve tempo e senza problemi, i personaggi nei loro strani aspetti fisici e del carattere sono ben caratterizzati. Nonostante fin dall'inizio davo per scontato che o Hazel o Gus sarebbero morti non mi sono fatta troppi problemi e nonostante il libro tratti anche i problemi e le condizioni del morire riesce in alcuni punti ad essere anche divertente. La storia d'amore, data la situazione in cui si svolge e che entrambi i ragazzi sono malati, è particolare e per questo più interessante rispetto alle solite tutte uguali.
Mi è piaciuto ma ci sono però rimasta molto male. Pensavo infatti che avrei pianto come una fontana come nella fine di Allegiant e invece non sono riuscita a versare nemmeno una minuscola lacrima, ma non perché sono senza cuore o perché non mi sia minimamente commossa, penso che sia perché sai già che moriranno e che quindi è inevitabile. Questa rimarrà comunque l'unica nota diversa a la maggioranza di altra gente che ha letto questo libro e l'unica nota stonata della lettura.

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Opinione inserita da Annarita    23 Agosto, 2014

La vita è un dono prezioso. 'OKAY? OKAY.'

Colpa delle stelle,di John Green. Dalla trama potrebbe sembrare uno di quei soliti libri smielati che una volta letti vengono abbandonati e dimenticati. Invece no. Colpa delle stelle è stato uno dei pochi libri in grado di avermi fatto provare qualcosa; ma non perchè racchiude pensieri filosofici così complessi che neanche lo stesso autore comprende a pieno. Questo libro mi ha rapita perchè ti pone davanti la pura realtà. La realtà da cui ci sentiamo così distanti per non affrontarla. La realtà secondo cui non tutto è rose e fiori come ci piace pensare. La realtà secondo cui ciò che conta è qualcosa di più grande che l'apparenza. Tutti noi siamo così presi da modelli da seguire imposti dalla società, legati all'aspetto esteriore, e nel frattempo non ci rendiamo conto che la vita è breve. E' un soffio effimero, pronto a scomparire da un momento all'altro,senza preavviso. Siamo così presi dalla cose futili da trascurare la grandezza di ciò che di più grande abbiamo: la vita. E' scontata per noi, crediamo sia infinita, fin quando non incontriamo lungo la nostra strada ciò che per un attimo ci apre gli occhi. Colpa di stelle ha rappresentato questo per me. Mi ha fatto realizzare che non bisogna disprezzare ciò che abbiamo; dobbiamo imparere a pensare che qualcosa come la vista, l'udito o la salute è un vero e proprio miracolo per persone come Hazel, Augustus o Isaac. Io vi consiglio vivamente di leggerlo. Non solo per sperare e per fantisticare sulla storia d'amore raccontata, ma per soffermarsi sulla realtà cruda e spietata che ci circonda. Vivete oggi la vostra vita migliore, e ringraziate per ciò che vi è stato donato. Ricordate, la vita Sana non è un privilegio di tutti.
Annarita, 16 anni

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JoeGreen Opinione inserita da JoeGreen    21 Agosto, 2014
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"E' una metafora"

"Sono innamorato di te, e so che l'amore è solo un grido nel vuoto, e che l'oblio è inevitabile, e che siamo tutti condannati,e che verrà un giorno in cui tutto il nostro lavoro sarà restituito alla polvere , e so che il sole inghiottirà solo la terra che non avremo mai, e io sono innamorato di te"

Trovarmi a recensire un libro letto qualche mesetto fa, ma che per me rappresenta un vero e proprio evergreen, è una gioia. Colpa delle stelle è un libro davvero fantastico. Semplice nella stesura del testo, ottima capacità stilistica, critica arguta e descrizioni ampiamente espresse fanno da capolinea ad un romanzo davvero bello. Mi sono innamorato di questo libro, parola dopo parola, quando lo lessi non volevo staccarmi da esso, perché sì, è questo che ha destato in me Colpa delle stelle. Leggere questo libro è come essere travolto da una scarica di emozioni incontrollabili, che ti mangiano, ti rendono un essere piccolo in mano a lettere con una potenza nettamente superiore alla tua.

La tematica della morte, trattata sotto la narrazione di un amore giovanile, per certi versi verosimile e per altri versi totalmente inusuale; è celata perfettamente. Quasi non si avverte come l'argomento più forte, ossia quello del cancro, della malattia, sia preponderante. Il viaggio di Hazel è avvincente e ti senti sittanto parte viva della storia che arrivi a condividere i sentimenti della protagonista, perfino ad odiare con tutto te stesso una persona che prima, insieme alla Lancaster stessa, amavi; e sì, mi sto riferendo all'amatamente odiato Peter Van Houten.

Dopo aver terminato il libro le naturali riserve idriche di cui disponeva il mio corpo si sono eliminate completamente, per non parlare della dolce tristezza e malinconia avuta nei giorni a seguire.
Un libro davvero eccezionale, consigliato a chiunque, perché con semplicità riesce a prenderti ed a renderti schiavo senza mai dirti cosa fare.

"A me piacciono le mie scelte, spero che a lei piacciono le sue.
Mi piacciono, Augustus, Mi piacciono".

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Altri libri di John Green o vuole semplicemente sperimentare una lettura epica.
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alxeimon Opinione inserita da alxeimon    05 Agosto, 2014
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"Okay? Okay." Spontaneità e semplicità.

Spinta dalla curiosità che mi aveva infuso il trailer del film in uscita a settembre, chiesi ad una mia amica di prestarmi il libro di "Colpa delle stelle", essendo oltretutto attirata da un argomento per me molto toccante.

Sfortunatamente, credo che le altissime aspettative, date dalle più che positive recensioni che avevo letto sulla profonda e quasi crudele tristezza (che si diceva pervadesse "ogni angolo del libro"), mi abbiano inevitabilmente portato a concludere la lettura con la sensazione di non essere pienamente soddisfatta, sebbene l'avessi divorato in pochi giorni.

Senza ombra di dubbio, il contenuto a mio parere è uno dei migliori che si possa leggere in un libro - la malattia, la convivenza con essa, i profondi cambiamenti che provoca nella famiglia, le sue derivazioni, il tentativo di rinascita, la speranza, la morte -, ma a mio parere credo che, ad un certo punto, non conti più tanto cosa si stia leggendo, quanto piuttosto come ce lo stiano raccontando; mi spiego meglio: ciò che spesso mi è capitato, ultimamente, è proprio il trovarmi in disaccordo con lo scrittore per quanto riguarda le modalità con cui ha deciso di proporre la sua storia, e questo è uno dei casi. "Colpa delle stelle", infatti, sebbene sia un libro molto scorrevole, risulta fin troppo spesso "arido" nello stile, quasi apatico e poco approfondito, soprattutto nell'analisi dei personaggi di Hazel e Augustus, i protagonisti.

La sensazione che si prova è quella di avere per le mani troppi argomenti esageratamente importanti e complessi, i quali non è possibile raccontare tutti quanti con la precisione che ognuno di questi meriterebbe: parliamo naturalmente di cancro ma, piano piano, fanno capolino l'amore e il matrimonio fragile, insieme a tutte le devastanti conseguenze di una storia così pesante da gestire. Credo dunque che lo scrittore avrebbe dovuto fare uno sforzo, cercando di "setacciare" in qualche modo gli argomenti trattati, rendendo in questo modo ai lettori più semplice la schematizzazione e la comprensione totale dei personaggi che ha creato, non attraverso una banalizzazione degli eventi, ma piuttosto attraverso dei piccoli inserti introspettivi che favorissero un accompagnamento del lettore nei meandri della mente di Hazel e di Augustus, la cui storia d'amore è a mio parere una delle più tenere e vere tra quelle raccontate negli ultimi anni.

A questo proposito, mi sento comunque in dovere di consigliare il libro: la storia d'amore dei protagonisti, il rapporto con la cecità da parte del personaggio di Isaac, così come la complessa reazione alla vita - o morte? - dello scrittore Peter Van Houten, forniscono al lettore diversi spunti di riflessione che vale sicuramente la pena intraprendere.

Mi permetto in conclusione di consigliare, a chi ha intenzione di leggerlo, di porre attenzione alla parte centrale del libro, la quale è densa di elementi che forniscono un'ottima opportunità al lettore di estraniarsi per un momento del contesto americano.

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... storie d'amore che non hanno bisogno di molte parole, ma che sono semplici proprio perché spontanee. Lo consiglio inoltre a chi vive o ha visitato l'Olanda e la città di Amsterdam: capirete presto il motivo.
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Opinione inserita da Michela    31 Luglio, 2014

Curiosa come Hazel

Il testo contiene spoiler.
Ieri mattina sono andata in biblioteca per prendere questo libro, che ormai riempiva la mia home di instagram seguito da tanti commenti positivi.
L'ho divorato in un giorno! Inutile dire che il libro sia bellissimo, ma una delle cose più belle di questo libro sono le "lezioni" che l'autore che cercato di trasmetterti. Mi sono accorta di non far caso a tantissime cose, di non capire fino in fondo quanto sia importante la vita, la salute, la famiglia, le persone che amo. Tutte le nostre "abitudini" potrebbero scomparire da un momento all'altro, scombussolando la nostra normalità. Non ci avevo mai pensato, o almeno, non con questa attenzione.
È un libro che ti lascia senza parole e con tanti nuovi pensieri, il primo libro in cui l'ultima pagina non mi fa schifo, ecco.
Ora, però, vorrei mandare io una lettera a John Green, come se io fossi Hazel e lui Van Houten, per chiedergli che cavolo di fine fa Hazel: muore? Vivrà una vita più o meno felice? Si innamorerà di nuovo? E sua madre prenderà il diploma? Isaac troverà una nuova "Monica"? Hazel e l'ex assistente di Van Houten restano in contatto?
So che è una storia inventata (come, purtroppo, anche "Un'imperiale afflizione", ma vorrei che inventasse anche un piccolo seguito per noi che abbiamo la stessa curiosità di Hazel e Gus.
Spero che il film non sia deludente, sono quasi del tutto convinta che non raggiungerà il livello del libro, ma chi lo sa.
Complimenti a John Green.

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I libri di Nicholas Sparks.
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Opinione inserita da Giulia    15 Luglio, 2014

La forza delle stelle.

Circa un mese fa mi trovavo a Bournemouth, una cittadina nel sud dell'Inghilterra, per una vacanza studio organizzata dal liceo che frequento. Un giorno,entrando casualmente in una delle tante librerie locali, notai uno scaffale pieno di copie di un libro di cui non avevo mai sentito parlare fino a quel momento. "The fault in our stars" era il titolo e non so perchè ma mi colpì fin dal primo istante che lo vidi. Sarà stata la copertina o la trama suggestiva ma sta di fatto che lo acquistai subito, senza pensarci più di tanto. Non essendo scritto nella mia lingua, ho impiegato un po' di tempo nel cercare di tradurre le parole che non conoscevo, sforzandomi di capire il senso di ciascuna frase. Nonostante ciò, dopo due settimane avevo completato il libro, consapevole del fatto che tutti i miei sforzi erano stati ripagati appieno. "Colpa delle Stelle " è infatti uno di quei libri che ti lasciano qualcosa nel cuore in quanto capaci di scavare nel profondo e farti piangere,riflettere e sognare in una sola volta. La storia narrata ti avvolge, ti entra nel sangue e poi penetra nelle ossa lasciandoti un senso di tristezza e speranza insieme. Leggendo il libro, infatti, non puoi fare a meno di entrare nelle vite dei due protagonisti, partecipando ai loro dolori e alle loro passioni come se ti appartenessero. Personalmente, penso che ci sia qualcosa di magico in tutto ciò. Non avrei mai pensato infatti che un libro riuscisse a trasmettermi così tanto, inducendomi a riflettere sul senso della vita e l'importanza degli affetti da parte delle persone che ci circondano. Molto spesso, diamo per scontate molte cose senza accorgerci che la vita è di per sè un dono prezioso per cui dobbiamo lottare continuamente. Purtroppo, la sofferenza e le malattie esistono e sono ferite aperte che bruciano e frantumano il cuore in mille pezzi,come sanno bene Hazel e Gus. Forse, in fondo, penso sia proprio questa la cosa che mi ha colpito di più del libro, ovvero la forza e la speranza dei due protagonisti nell'affrontare la malattia e la morte. Sono immensamente grata all'autore per il solo fatto di avere pubblicato questa storia che mi ha aperto gli occhi, e ha cambiato per sempre il mio modo di vedere le cose.

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Minuscola Opinione inserita da Minuscola    14 Luglio, 2014
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straziante

Mi è stato girato via email, versione pdf questo libro. Ma penso che comprerò il cartaceo perchè devo sottolineare molte parti, molte riflessioni espresse dall'autore che mi sono piaciute.
Devo trascrivere interi brani e imparare alcune poesie citate.
Un libro in sé straziante, toccante e piacevole al tempo stesso. Mi è piaciuta l'idea del "libro nel libro", l'idea di come far vivere i personaggi. Protagonisti sono Hazel e Augustus (Gus) malati di cancro. Altri personaggi e i familiari girano intorno a loro. Alcuni malati come loro, altri no.
Essere madre (come lo sono io) e leggere queste cose fa stringere il cuore. Ho pianto da metà libro fino alla fine... non mi vergogno....ma mi piace piangere e mi piacciono libri di questo genere, certo, avrei preferito il lieto fine, ma....non dico altro.

Lo consiglio sicuramnete, ma preparate un fazzoletto.

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Opinione inserita da Alessandra    11 Luglio, 2014

I miei pensieri sono stelle

“Colpa delle stelle” l’ho acquistato ad occhi chiusi.
Non ho letto la trama, non mi ha affascinato la copertina, non conoscevo l’autore, non ho annusato le pagine, non l’ho trovato dal mio libraio. L’ho ordinato incuriosita dal titolo che sta impazzando il web.
Risultato: mi è esploso addosso.
Mi ha frantumato in mille pezzi.
Mi ha lasciato un segno indelebile.
Vorrei poter spiegare cosa ho provato leggendo questa storia, ma sarebbe davvero riduttivo.
Una storia di cancro, di adolescenti col cancro. Hazel e Gus, due ragazzi molto diversi tra loro, direi agli antipodi: lei pessimista (o realista?) in modo disarmante con la paura di esplodere come una granata lasciando tristezza nel suo piccolo mondo; lui con una voglia di vivere quasi esplosiva e con l’ossessione di lasciare un segno nel mondo. Entrambi alla ricerca di risposte, prima che le loro vite si spengano. Entrambi uniti nella lotta contro “gli effetti collaterali del morire”. Entrambi caratterizzati da una consapevolezza da togliere il fiato.
Ma il mondo non è un “ufficio esaudimento desideri”. Non sempre si può ottenere ciò che si vuole, la determinazione e la forza non ci offrono la ricompensa su un piatto d’argento.
“Colpa delle stelle” è una girandola di emozioni, è una storia forte, carica di significati metaforici. Una storia che ti cambia, che ti spiega, una storia che senti tua. Una storia ricca di citazioni meravigliose e amabili dialoghi, (347 pagine interamente sottolineate).
Una storia che ha il sapore salato delle lacrime e il suono fragoroso di una debole risata.
Una storia che ho molto molto apprezzato e che mi sento vivamente di consigliare.
Unica raccomandazione prima dell’uso: dotarsi di kleenex... confezione risparmio!

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Vivix Opinione inserita da Vivix    06 Luglio, 2014
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Vivere col cancro

La copertina di questo libro è fantastica e avevo sentito osannarlo a destra e a manca così alla fine mi sono decisa a leggerlo.
Sono rimasta molto colpita dalla scelta di affrontare un tema difficile come il cancro (non avevo letto la trama) e ho reputato perfetto lo stile: spesso ironico, a volte amaro, mai troppo serio ma allo stesso tempo profondo. Adatto per trattare un tema importante senza appesantire ma allo stesso tempo, senza essere superficiali.
Mi è piaciuta anche la storia in sé, soprattutto il modo in cui i personaggi reagiscono alla malattia: in modo reale, senza che le situazioni vengano addolcite, e soprattutto il modo in cui si avvertono le difficoltà che sono costretti ad affrontare nella loro vita “normale”, che in realtà per le persone sane di normale ha poco o nulla. Sono caratterizzati molto bene, soprattutto i principali. Credo che certe frasi “filosofiche” Green poteva anche risparmiarsele: alcune avevano un senso ma altre sembravano messe lì per attirare l’attenzione e basta.
Sono rimasta un po’ delusa perché ne avevo sentito parlare da tutti benissimo –e di fatti si tratta di un bel libro- ma non l’ho trovato eccezionale.

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laragazzadaimillepensieri Opinione inserita da laragazzadaimillepensieri    04 Luglio, 2014
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The fault in our stars..

Appena ho letto la trama di questo libro, ho capito che avrei voluto leggerlo immediatamente. Non è il primo libro che leggo che abbia come fulcro centrale la malattia e volevo vedere come l'autore avrebbe affrontato l'argomento.
Triste sì, ma anche ironico in certi punti, la storia è raccontata dal punto di vista di lei, Hazel, ragazza 16enne malata di cancro ai polmoni, che vorrebbe evitare sofferenze alle persone che le stanno intorno e rinchiudersi in un mondo proprio. Finché incontra Augustus, anch'egli in passato malato ma "guarito" e riscopre il senso della vita.
Devo dire che mi è piaciuto molto, è un libro molto scorrevole e porta alla riflessione su questo tema così delicato, quello del cancro, di una madre e un padre sempre in ansia per la figlia, e sulla paura di "perdere".

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A chi di solito non si aspetta un lieto fine e apprezza dei finali non sempre "allegri e rosei"
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fede.book21 Opinione inserita da fede.book21    30 Giugno, 2014
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Colpa dell'amore

Era da tanto tempo che non leggevo un libro in un giorno. Un po perché non avevo tempo per farlo, un po perché non erano libri che mi prendevano così tanto da non voler fare altro che leggerli. Finalmente mi è ricapitato con questo bellissimo capolavoro di John Green.
Ho passato un terzo del libro con gli occhi lucidi ma erano per lo più lacrime di gioia, non perché l'argomento trattato sia gioioso ma perché i punti di vista che l'autore ci espone sono nuovi e interessanti. Infatti l'autore ci tiene a sottolineare che in queste situazioni non c'è solo la malattia , ma anche un contorno fatto di genitori, amici e amori che soffrono e subiscono insieme al malato che non sono da sottovalutare.
John Green, al contrario di altri, non tratta solo il dolore fisico e mentale, ma anche la grande paura che la persona malata ha di perdere le persone care e di lasciarle ad un vuoto fatto solo di ricordi e sofferenza.
Non voglio darvi ulteriori dettagli anche se c'è tantissimo di più in queste pagine, ma questo non è solo un libro sul cancro, è un inno alla vita e ci ricorda quali sono le cose vere e belle per le quali vale veramente la pena vivere ogni giorno.

Aggiungo : mi sono dimenticata della magica Amsterdam, città finalmente descritta e vissuta dai protagonisti per le cose belle che offre e non per i soliti vizi a cui si collega sempre la citta, tipo sesso o droghe. La descrizione dello scrittore mi ha fatto venire voglia di visitarla, cosa che finora non mi era mai successa leggendo della città in altri libri.

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Lisa Genova
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Opinione inserita da Samantha    23 Mag, 2014

L'Amore è per sempre

Scrivere questa recensione oggi, non mi è facile. Augustus e Hazel sono i protagonisti di una storia commuovente e tremendamente romantica. Hazel è una ragazzina di 16 anni, una ragazza normale se solo non fosse una miracolata e con un tumore ai polmoni. Potrei raccontarvi, tutta la trama ma credo che leggere un libro, comporti la possibilità di poter vivere dell'emozioni ognuno nel modo più idoneo. Augustus è l'esempio di coraggio e amore che un cuore vero e limpido può dare. Posso solo dire che questa storia anche se per vie traverse mi ha ricordato una mia cara amica, che purtroppo un incidente la portata via solo a 17 anni, ha vissuto come Hazel la sua prima storia d'amore. Credo che sia tremendo, morire per qualsiasi ragione. Ecco voglio solo raccontarvi che questo libro mi ha fatto solo che riflettere. Amate chi vi ama sempre e non date nulla per scontato. Vivete per davvero anche se questo costa ferite e lacerazioni. Amate la vita.

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A chiunque ami la vita.
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Aurora_ Opinione inserita da Aurora_    17 Marzo, 2014
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Vivere o morire di cancro

"Colpa delle stelle" è, indubbiamente, un bel libro. Racconta la storia di una ragazza affetta da cancro alla tiroide Hazel che s'innamora di un ragazzo che, in passato, è stato colpito dal cancro e adesso si ritrova con una protesi al posto di una gamba: Augustus.. I personaggi, direi, sono affascinanti. E' estremamente interessante la volontà e la capacità di Green di sfatare il mito del malato di cancro che combatte, col sorriso, fino alla morte. No, i personaggi di Green non sono così. I personaggi di Green soffrono, stanno male, odiano la compassione e la pietà altrui, odiano i "Premi Cancro". I personaggi di Green, finchè non muoiono, non desiderano altro che porre fine al loro dolore. Una schiacciante verità che ci fa sentire più vicini a coloro che soffrono di un qualcosa che, rispetto a noi, sembra così lontano. Green, abilmente, ci consente di conoscere la realtà quotidiana di chi, il cancro, lo vive giorno per giorno. E allora la domanda è: sto morendo di cancro o sto vivendo col cancro? Quale delle due condizioni è più terribile e inaccettabile? La sofferenza, la morte, la disperazione, ma anche la speranza, l'amore, la gioia, la condivisione sono tra i temi principali affrontati di Green. L'autore affronta con grande schiettezza e spregiudicatezza l'ipocrisia altrui che vede comparire tanti amici quando, ormai, non si ha più bisogno di loro. Infatti, Green, racconta del gran numero di persone che piangono la morte di uno dei personaggi, le persone che scrivono sul suo profilo su internet, le persone che partecipano al funerale. L'unico aspetto che mi sento di criticare di questo libro è il finale: a mio parere, decisamente troppo prevedibile e scontato. E' troppo ovvio che un libro che racconta la storia di ragazzi affetti da cancro si concluda con una morte. D'altra parte, mi chiedo, in quale altro modo avrebbe potuto concluderlo? Altra scelta che ritengo apprezzabile è quella di far raccontare la storia direttamente alla protagonista. Il che ci fa vivere tutto in prima persona, ci consente di conoscere i pensieri e le emozioni di chi vive una situazione del genere di cui, magari, abbiamo solo sentito parlare a grande linee. Il cancro, purtroppo, non è solo una malattia. Il cancro è sofferenza, paura, speranza. L'unico modo in cui si può veramente vincere il cancro è impedire allo stesso di impossessarsi della tua vita, e questo, John Green, lo spiega bene.

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Waehrend Opinione inserita da Waehrend    15 Dicembre, 2013
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Ti lascia un solco dentro.

Colpa delle Stelle è uno di quei libri che, a prescindere dal fatto che ti sia piaciuto o meno, ti lascia un solco, un segno indelebile dentro.
A tutti coloro cui l'ho consigliato non ho voluto raccontare la trama, in parte per la mia pessima abitudine di spoilerare tutto e la scarsa capacità di sintesi, in parte perché ritengo che sia un libro da assaporare in toto partendo da zero. Niente anticipazioni, niente riassunti a grandi linee per quest'opera di John Green: ci entri dentro e dimentichi te stesso.

Lo stile adottato è molto particolare: vi sono spesso periodi piuttosto lunghi e parecchi incisi; il linguaggio è leggero, ma non superficiale.

I personaggi non sono banali né stereotipati, a parer mio.

Finalmente un autore che parla del dolore come condizione umana e non aliena alla specie, come un qualcosa con cui convivere e non da cui guarire.

STRA CONSIGLIATO!

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eleanor Opinione inserita da eleanor    10 Novembre, 2013
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non posso unirli in costellazioni

'i miei pensieri sono come stelle, non posso unirli in costellazioni'.

Avrei un milione di possibilità per rendere speciale questa recensione.
Potrei parlare di come sia stato piacevole e allo stesso tempo straziante leggere questo libro.
Potrei parlarvi di quanto siano amabili i discorsi dei due ragazzi protagonisti, Hazel e Augustus.
Potrei allegarvi altre citazioni degne di nota e altre talmente belle da togliere il fiato e potrei persino riassumervi l'intera trama.
Ma sarebbe riduttivo perchè si perderebbe il vero senso del libro.
Un libro che ti cambia, che ti spiega e ti fa capire molte cose.
Un libro che senti tuo.
Il tutto condito dal poliedrico stile di John Green, chiaramente amante dei periodi ipotattici e padrone di un sano humor all'inglese, nonostante la provenienza statunitense.
Semplice e complesso insieme, trama allo stesso tempo classica ma non scontata.
Un libro che ho veramente apprezzato e che mi sento di consigliare vivamente.

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Opinione inserita da Rox    07 Novembre, 2013

Peccato

ATTENZIONE CONTIENE SPOILER
Ho letto questo libro dopo che molte persone me lo avevano consigliato definendolo un ottimo libro, che ti apriva gli occhi e ti faceva riflettere, ho notato invece (con molto dispiacere) che erano pareri assolutamente infondati.
La storia, in se e per se, non è per nulla male, anzi! Il problema principale di Green è che molte parti le lascia in sospeso, o meglio dire non le sviluppa in maniera appropriata.
Tralasciando il fatto che non appena Augustus incontra questa ragazza uguale alla sua ex, che per altro non lo trattava neanche così bene, se ne innamora follemente.
Subito dopo il loro incontro sembrano "Romeo e Giulietta: cancro version". La storia d'amore è banale, fila tutto troppo liscio perché sia credibile.
Per non parlare della malattia di Augustus! O Hazel è una veggente, oppure Green ha bruciato troppe tappe. Augustus era malato già da un po' quando sono ad Amsterdam, eppure quello era il primo giorno che faceva effettivamente vedere che qualcosa non andava, e neanche in maniera così esplicita, ma Hazel capisce subito che sta male, manco glielo avessero detto.
Da quel momento Augustus da ragazzo forte, divertente, sicuro e maturo, diventa l'immagine sputata del malato di cancro che si vede in televisione: debole, triste, depresso, bisognoso di qualcuno che gli stia sempre intorno.
La trasformazione è così repentina che mi sono chiesta se Green avesse effettivamente idea di quello che stava scrivendo. A questo punto la morte del ragazzo non fa più nessun effetto.
I personaggi principali mi sembrano veramente descritti male, mentre invece il padre di Hazel, Isaac, anche Peter Van Houten (lo scrittore di "Un'imperiale afflizione") sono personaggi ottimi, seguono una loro logica, hanno un loro carattere che spesso viene messo in luce alla fine, quando meno te lo aspetti.
Arrivata a metà libro non sono riuscita ad andare avanti, non mi aveva preso per niente e, a dirla tutta, mi aveva anche annoiato abbastanza.
La casa di Anna Frank è stata veramente una parte orribile, come può una ragazza con il cancro ai polmoni e uno con una gamba finta percorrere tutte quelle scale ripide? Impossibile.
Peccato perché la storia, se sviluppata in maniera diversa, sarebbe stata veramente carina e piacevole.

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resme94 Opinione inserita da resme94    31 Agosto, 2013
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Colpa delle stelle

In questa recensione vorrei poter spiegare cosa ho provato leggendo questo libro.Ma è impossibile.Almeno per me.
Questo romanzo di riempe.Ti rovescia addosso così tanti pensieri che non riesci ad elaborarli tutti in una volta.
Perché tratta della vita,della morte,dell'essere al di là di tutto questo,delle tante forme che l'amore può assumere così come avviene per il dolore.

Hazel ha 16anni ed è affetta da una malattia in regressione.
Passa il tempo a leggere il suo libro preferito,a guardare American's next top model,ad andare alle riunioni del gruppo di supporto e ai corsi del college.
Per quanto si sforzi,Hazel sa che la sua vita non sarà mai come quella di un'adolescente qualunque,ma cerca di fare del suo meglio più per i suoi genitori che per se stessa.
Un giorno incontra Augustus,un ragazzo sexy e brillante,anche lui reduce dalla battaglia contro il cancro.

Questi due ragazzi affrontano il loro "rapporto" con la malattia in modo diverso.
Entrambi consapevoli di quanto la morte faccia parte della vita e di quanto tutto riconduca ad essa.
Ma non sono persone tristi o depresse,sono realisti aggrappi al debole filo di speranza che la vita gli tende.Sorridono e ridono anche se spesso con una leggera amarezza di sottofondo perché prendersi poco sul serio rende tutto po' più sopportabile,come se il cancro fosse qualcosa di sopportabile per qualcuno.

Sono piccoli adulti,cresciuti troppo in fretta,ma pur sempre ragazzi.Leggendo sorriderete spesso anche voi,a volte con quel pizzico di dispiacere che vi farà pensare a quanto sia ingiusta la vita e quanto troppe volte non ce ne rendiamo conto.
Perché Hazel e Augustus non sono liberi di decidere quale strada intraprendere.
Sono guidati dalla malattia e l'unica cosa che possono scegliere è quale "musica" vogliono per questo viaggio.

Alla fine del libro,come mi capita sempre,per un attimo ho desiderato un seguito per sapere che fine avrebbero fatto i personaggi.Ma poi ho capito che in realtà non serviva,per quanto i libri siano opere di esseri imperfetti,dentro di essi è possibile trovare la perfezione nell'imperfezione.
E questa volta è stata una di quelle.

"«Tu lo sai che cercare di tenermi a distanza non diminuirà il mio affetto per te» ha
detto.
«Immagino di sì» ho detto.
«Tutti i tuoi sforzi per salvarmi da te falliranno» ha detto."

"«È vero» ha detto. Mi guardava dritto, e così gli ho visto socchiudere un po’ gli occhi.
«Sono innamorato di te, e non sono il tipo da negare a me stesso il semplice piacere di dire cose vere. Sono innamorato di te, e so che l’amore non è che un grido nel vuoto, e che l’oblio è inevitabile, e che siamo tutti dannati e che verrà un giorno in cui tutti i nostri sforzi saranno ridotti in polvere, e so che il sole inghiottirà l’unica terra che avremo mai, e sono innamorato di te.»"

" Non mi sono sentita arrabbiata con lui nemmeno per un istante e solo ora che amavo una granata capivo veramente l’assurdità di voler salvare gli altri dalla mia esplosione incombente: non potevo non amare Augustus Waters. E non volevo non amarlo."

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Iry Opinione inserita da Iry    28 Giugno, 2013
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Straziante

C'è solo una parola per descrivere questo libro: straziante. Straziante, emozionante ma soprattutto forte. Contenuti così, è difficile sia leggerli che raccontarli, ma, John Green, è riuscito a solcare il mio viso con una lacrima. Hazel ha sedici anni e ha il cancro ai polmoni. Una ragazza, che è ben consapevole, di quello che le spetta nella vita..ovvero la morte. Hazel, al gruppo di sostegno per ammalati di cancro, incontra Augustus, un ragazzo, che spinge Hazel, verso il bellissimo sentimento che è l'amore. Entrambi, combattono contro il cancro, sono pronti a prendere a calci la vita ed, ad amarsi, con tutto il cuore. In questo libro vi aspettano sorrisi ma più che altro lacrime. Tante lacrime da versare, per un destino immutabile ,che non si può cambiare.

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whasting Opinione inserita da whasting    17 Mag, 2013
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BELLO

Stile semplice e chiaro, storia bella, ma veramente bella.
Hazel ed Augustus sono coraggiosi, ma non dimentichiamoci di Isaac, che poveretto, vabbè.
E il coraggio di entrambe le famiglie, io non ce l'avrei fatta.
Lo scrittore che all'apparenza era un ubriacone si è rivelato una persona davvero profonda.
Se io avessi avuto l'occasione che ha avuto Hazel avrei fatto di tutto per ricevere risposte.
Ho pianto tanto per questo libro, ma ne è valsa la pena.
Voglio leggere tutti i libri di Green, cosa che farò molto presto.

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ant Opinione inserita da ant    30 Aprile, 2013
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Dolce Amaro

Partendo da idee e situazioni veramente tristi e angosciose, John Green, incredibile ma vero, regala un romanzo di speranza, vitale e frizzante.
La trama: in una sorta di associazione di adolescenti malati di cancro, che si riuniscono per parlarsi e per confrontarsi sulle proprie, spesso, tristissime esperienze personali, nasce un sentimento fortissimo tra Hazel e Augustin, che sono poi i protagonisti del testo.
Mai autocommiserazione, anzi dialoghi effervescenti e zeppi di battute molto sarcastiche su tanti argomenti, anche sulla loro non proprio felice condizione. Mi è molto piaciuta la caratterizzazione dei personaggi, non solo di quelli principali, ma anche di quelli apparentemente di contorno come uno scrittore olandese di cui Hazel subisce fascino e carisma tanto da desiderare ardentemente di partire dagli Usa x i Paesi Bassi, nonostante le non eccellenti condizioni di salute.
Gradevole direi

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Consigliato a chi ha letto...
libri con storie di base molto tristi ma che regalano speranza e sentimenti
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Speachless Opinione inserita da Speachless    02 Dicembre, 2012
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" la colpa, caro Bruto, non è nelle nostre stelle/


libro ad un forte impatto emotivo, tant'è che ad un certo punto ho dovuto smettere di leggere, a causa della vista annebbiata dalle lacrime.
ogni frase detta arriva dritta al cuore, e li rimane.
non penso di poter riassumere una storia come questa; non è riassumibile, ogni parola, ogni spazio merita di essere letto.
è una storia profondamente triste, ma nella sua tristezza c'è uno spiraglio di speranza. vivere qualcosa di infinito, in una vita destinata a finire.
adolescenti prigionieri del proprio corpo, in bilico tra vita e non vita, ma che in realtà compiono la scelta di essere vivi, di vivere, di amare, di non sprecare quel ,già limitato tempo, a disposizione.
Greene è riuscito a mettere nero su bianco tutto questo, e molto altro.
a libro terminato, non si può far a meno di sentire che una parte di voi è rimasta in quella storia, e questa ,a sua volta,è entrata dentro di noi.

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Elisabetta.N Opinione inserita da Elisabetta.N    01 Dicembre, 2012
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Una fontana di lacrime

Non dovevo leggere questo libro.
Non fraintendetemi, non voglio dire che questo libro non è bello o non appassionante (altrimenti non si spiegherebbe il voto che gli ho dato), ma semplicemente non lo dovevo leggere.
Sono troppo sensibile a certi argomenti e questo libro mi ha angosciato e colpito in ogni modo possibile.
Ecco perché adoro i fantasy o testi ambientati nel passato o in futuri ipotetici, tutti mondi immaginari o troppo distanti, dove nulla ha a che fare con la realtà che mi circonda.
Ma questo libro..
Ogni pagina era una lacrima per una frase, un commento o semplicemente per il senso di malinconia e impotenza che traspariva dalle parole.
"Colpa delle stelle" racconta una realtà troppo concreta e tangibile per essere ignorata o per passare per un semplice romanzo scaturito dalla fantasia e dalla penna dello scrittore.

Non ci son parole per descrivere questo libro.
Come potrei, in poche righe, raccontare la vita di Hazel?
Come potrei anche solo riassumere quello che pensa o che prova?
Semplice, non posso.

Lo stile del libro e semplice e scorrevole.
La storia viene raccontata dal punti di vista di Hazel e questo non fa che amplificare i sentimenti e le emozioni che John Green ha messo sulla pura e semplice carta.

Come parlare dei personaggi se non descrivendoli come forti e coraggiosi?
No, forse ho sbagliato parole, la protagonista Hazel storcerebbe il naso e sbufferebbe a sentirsi definire forte e coraggiosa.
Meglio dire che i personaggi di questo romanzo accettano la loro vita così com'è, corta o lunga, dolorosa o felice, difficile o semplice, banale o straordinaria..

Quante lacrime..

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