Cercando Alaska
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Barriera fra il lettore e l'autore, per me
Un libro di cui tanti parlano, ormai. La sua 'fama' lo precede.
Tra questo e 'Colpa delle Stelle' la gente crede di conoscere la biografia di John Green, alle volte, non vi pare?
Diciamo che io John Green abbiamo uno strano rapporto. Mi intrigano le trame dei suoi libri, spesso e volentieri, però tra me e lui c'è come una sorta di barriera.
Sembra non riesca mai ad arrivarmi, non so.
Come se la maggior parte dei fatti narrati nel libro non siano descritti a me come lettrici, sembra una storia, sì, ma senza tanta emozione che arrivi all'altro lato.
La storia in sè ha del potenziale, il mistero che viene creato dall'autore riguardo la ragazza, la testardaggine del protagonista. Sono tutti elementi importanti per ciò che riguarda una storia promettente, secondo il mio parere.
Ma poi manca qualcosa.
Manca un ponte, diciamo. Quello che potrebbe unire me e i personaggi, in questo caso.
Forse l'ho letto troppo lentamente, forse nutrivo troppe aspettative per il libro. Non saprei bene.
Sta di fatto che per la maggior parte della storia ci son state parti dove non ero legata alla narrazione, leggevo sì, capivo ciò che stava succedendo ma quello non mi sfiorava più di tanto.
Non nego, però, che ci siano stati momenti in cui mi sono sentita legata ai personaggi. Questo è successo, ad esempio, alla fine. (Meglio tardi che mai, di nuovo)
Una cosa che mi è piaciuta del romanzo è: alcuni pensieri tanto semplici quanto importanti e di base, per così dire. Inoltre è un libro che credo sia perfetto per un adolescente, mette in luce entrambe le facce di varie medaglie che possono rappresentare alcune situazioni comuni, diciamo.
Per questo, quindi, non sono puntata sulla valutazione negativa, più su una valutazione intermedia.
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Alla ricerca del Grande Forse
Scrivere una recensione su Cercando Alaska non è semplice. Non perché non sappia cosa dire, anzi avrei tanto da dire, ma perché non so come farvi capire cosa sento per ora, dopo averlo finito.
Se vi chiedete se mi sia piaciuto, la risposta è assolutamente sì!
Ma adesso che sono giunta alla fine di questa storia, ci sono tante, troppe domande senza risposta. E credo che questo sia stato l'intento di John Green, lasciare il lettore a riflettere ore ed ore, per non arrivare a nulla. Un po' come succede ai protagonisti, a Ciccio e al Colonnello, che stanno giorni a pensare, a cercare una soluzione alla loro domanda, che rimarrà sempre senza risposta.
L'autore ci racconta un Prima e un Dopo, di cosa non sarò io a dirvelo, un passato e un presente troppo diversi, che destabilizzano chi legge. Infatti il lettore, insieme a Ciccio, la voce narrante, sono portati a patire il dolore, la sofferenza e la tristezza che ne derivano da quel momento.
Analizzando le due parti, troviamo una descrizione differente e una diversa meta. Il Prima è la parte più descrittiva, dove impariamo a conoscere tutti e i luoghi principali. Il Dopo è un insieme di emozioni e riflessioni, è la parte più introspettiva di tutto il racconto, che si pone come scopo quello di arrivare alla verità.
Miles, il Colonnello, Alaska, Lara, Takumi,... sono solo alcuni dei personaggi che troviamo all'interno del libro. Personaggi ben caratterizzati e con una propria personalità, seppur non tutti sono forti e sicuri di sé. John Green ci mostra vari aspetti dell'adolescenza, varie sfaccettature sotto forma di giovani dai caratteri diversi. In molti potrete rivedervi in qualcuno di essi.
Miles ha sedici anni e una grande passione per le ultime parole dei personaggi famosi, arriva a Culver Creek alla ricerca di un Grande Forse e con la speranza di trovare degli amici; Alaska al centro di tutto il romanzo, ha un carattere forte, sempre pronta a organizzare scherzi e ad andare contro le regole della scuola; il Colonnello è il compagno di stanza di Miles e il migliore amico di Alaska, lui è un po' il capo, come si può capire dal suo soprannome.
Tutto ciò che il lettore vede e scopre andando avanti con le pagine, è raccontato da Miles, il vero protagonista. Vedremo tutto dai suoi occhi e ne segue una realtà soggettiva e, talvolta, distorta.
Cercando Alaska è una storia unica e appassionante, che riesce a tenere alta l'attenzione dei lettori e viva la curiosità. Personalmente ho preferito la parte del Prima, l'ho ritenuta più interessante e avventurosa. Nonostante il Dopo sia quello che mi ha lasciato maggiormente disorientata.
Questo è uno di quei libri che ti rimangono dentro anche dopo molto tempo, uno di quei libri che ti lascia qualcosa. Cercando Alaska fu il primo libro dell'autore, ma riuscì a regalare ai suoi lettori delle emozioni uniche, con una descrizione ben studiata e per nulla banale.
Non do il massimo dei voti, solamente perché purtroppo la sinossi mi aveva già fatto capire quello che sarebbe successo e quindi per me non è stato tanto inaspettato, come avrebbe dovuto essere.
L'edizione speciale per il 10° anniversario dalla prima uscita, contiene dei contenuti extra: Introduzione di John Green, scene eliminate dal manoscritto originale e domande e risposte dell'autore. Sono tutti contenuti che ho apprezzato davvero tanto, perché mi hanno aiutato a capire le intenzioni e le decisioni prese da Green. Oltre a farmi scoprire delle curiosità particolari sulla stesura del romanzo.
Consiglio questo libro a tutti, qualsiasi genere voi amiate, credo che Cercanco Alaska possa essere una bellissima lettura per chiunque. Ha tanto da insegnare e da trasmettere, non perdetevelo!
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Verso il Grande Forse
Non sapevo davvero cosa aspettarmi da questo libro. Non credevo che fosse al livello di “Colpa delle stelle” ma ero certa che non mi avrebbe deluso e, in effetti, non è stato così.
Tutta la prima parte del libro scorre rapida sia per lo stile usato dall’autore, che per ciò che racconta (vita adolescenziale di un mezzo nerd unita a scene davvero comiche); inoltre morivo dalla voglia di scoprire cosa era successo “prima” e quale avvenimento avrebbe determinato il “dopo”. Be’, l’avvenimento non è dei più allegri ma infondo dovevo aspettarmelo. Il “dopo” è decisamente più pregno di significato e lascia più spazio per riflettere (anche se gli spunti non erano mancati nemmeno prima), ma senza che la leggerezza della lettura ne risenta. La conclusione, sicuramente inaspettata, non mi ha però soddisfatto: Green cerca di motivare razionalmente la decisione di Ciccio riguardo uno dei quesiti fondamentali della vita ma, a mio parere, non ci riesce.
Per quanto riguarda i personaggi sono tutti divertenti e delineati abbastanza bene, l’unico che non ha riscontrato particolari simpatie da parte mia (ed ora mi attirerò le ire di tutti) è Alaska. Capisco la sua situazione ma i continui sbalzi d’umore, le provocazioni e l’aura di mistero non le ho apprezzate molto.
Come “Colpa delle stelle” anche qui vengono affrontati importanti temi con lo stile leggero tipico di Green, ma nonostante ciò che scatena il “dopo” ho trovato “Cercando Alaska” meno impegnativo.
Nonostante ciò che scatena il “dopo” e la riflessione sul “labirinto” di dolore che è la vita, da questo libro ho tratto soprattutto un messaggio di speranza ed è proprio questo ciò che mi è più piaciuto. Continuiamo a guardare avanti… verso il Grande Forse.
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Il labirinto del dolore
Sarò sincera. Mi sono decisa a leggere questo romanzo perché volevo togliermi una curiosità: volevo scoprire se ciò che avevo riscontrato in un’altra opera di Green, ovvero la sua scrittura semplice e appetibile a tutti ma talvolta meccanica, rappresentava semplicemente il tratto della sua penna o se l’autore aveva volontariamente scelto di adattare l’opera a tutte le fasce di età, dai più giovani ai più maturi. In suddetto altro romanzo avevo infatti riscontrato un contrasto non indifferente nella sua impostazione stilistica, se da un lato il lettore veniva affascinato dalle vicende dei protagonisti grazie alla “fantasia” del linguaggio, dall’altro proprio quest’ultimo lo poneva in una situazione di difficoltà abbracciando terminologie più volte replicate.
Sotto questo punto di vista “Cercando Alaska” mi ha soddisfatto. L’ambientazione, la costruzione dei personaggi e perfino i loro dialoghi sono gradevoli e mixati con una scrittura semplice ma scorrevole, senza troppi giri di parole e/o ripetizioni. Le locuzioni “poi” o i termini quali “tipo” danno tregua al lettore reduce dallo sfiancamento determinato dalla loro ripetitività nell’altra opera, quasi come se Green amasse indiscutibilmente ed incondizionatamente tali espressioni abbandonandovisi indicibilmente.
Apprezzata questa prima “boccata d’ossigeno” – cosa che di per sé è quasi un paradosso visto l’alto consumo di tabagismo presente in “Cercando Alaska”, dove tratto comune di tutti (e sottolineo tutti) gli studenti del campus è il consumo abusivo di sostanze alcoliche, (appunto) sigarette e in alcuni casi anche droghe leggere – il romanzo si presenta suddiviso in due parti: il prima e il dopo. Mentre “il prima” narra le vicende di questi giovani alle prese con le difficoltà della loro età, scherzi, piccole rivendicazioni, gesti considerati audaci; la seconda parte è quella più incisiva dove Green vuole trasmettere il suo messaggio.
Ma… c’è sempre un ma. E nel mio caso questo è proprio “il lascito” di questo, la ricerca del “Grande forse” in ognuno di noi, “l’uscita dal labirinto di dolore”. La parte conclusiva dell’opera tenta di offrire una risposta al lettore, di proporre una soluzione ai grandi problemi esistenziali che ognuno di noi affronta, a cui ognuno ha il suo “per me è”. Per farlo coibenta elementi di vita e dogmi della religione, idea che se pur positiva considerando chi sono i veri destinatari delle sue parole, non soddisfa il lettore, alcune domande restano in sospeso. A mio modesto parere non è riuscito ad essere adeguatamente incisivo.
Resta comunque un romanzo piacevole, non di quelli indimenticabili da dire “devo assolutamente leggerlo” ma nemmeno da buttar via. Un libro non troppo impegnativo da con cui dilettarsi tra un’opera succosa e l’altra in modo da dar tempo al cervello di assimilare la prima e prepararsi alla nuova entusiasmante lettura.
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Ricerca di sé
E' vero, Green riesce a far riflettere in ogni pagina del libro e a metterci davanti la vita che non ti aspetti e / o non sai di avere!
Colpa delle Stelle mi ha completata di più. Da Cercando Alaska sinceramente mi aspettavo qualcosa di più. La storia è abbastanza banale: il campus, la scuola. L'amicizia è sincera, ma il contorno non mi è piaciuto. Non mi piacciono sempre sti ragazzi pieni di alcool e che non dormono mai.
Alaska è particolare e diversa. Ma solo dopo la metà il libro prende le ali e si ritrova il Green di sempre. Si capiscono i comportamenti dei ragazzi e si comprendono le loro paure.
Riflessivo, angosciante in alcune parti, ma non eccelle.
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"Immaginare il futuro sa di rimpianto"
Il capolavoro di John Green, dico con estrema fermezza che, a mio parere, Cercando Alaska è la sua opera più bella, appassionante, romanticamente tragida.
Un misto di azione, controllo e stravolgimento.
Leggendo il personaggio di Alaska, figurandoti nella mente un tale soggetto, vieni travolto, davvero, è come se fossi una barchetta in mezzo alle onde, in una tempesta.
Alaska è un personaggio così dolcemente complicato, un rebus vivente, avrei voluto conoscerla per il semplice fatto di poter apprezzare il suo essere a tutto tondo.
Miles Halter è un ragazzo comune, forse con qualche passione un po' meno comune degli altri, è un genuino ammiratore delle Ultime Parole Famose, e parte per la Culver Creek in cerca del suo grande forse; e chissà se questo ha un nome, ma se ce l'ha, non può che essere Alaska Young.
Le peripezie di Miles e Colonnello fanno di tutto il libro un'opera avvincente, e la costante presenza di Alaska fa quasi rabbrividire, potrei paragonarla ad un gigante che si estende sul mondo con il suo sguardo forte.
Ma in realtà Alaska non è ciò che vuol apparire, è molto debole, e la sua debolezza le costerà molto; il suo passato ha segnato in lei delle bruciature irrimediabili, e leggere di lei, del suo passato e del suo futuro, ti fa sentire parte di un animo forte e debole, di un'amara cioccolata che non puoi fare a meno di gustare.
Cercando Alaska è il perfetto mix di movimento e calma, è un dramma moderno, il mio libro preferito di John Green perché mi ha segnato completamente, e, a distanza di mesi, sento ancora la voce figuratami di Alaska che dice "Voialtri fumate per il gusto. Io fumo per morire."
Potrei scegliere qualsiasi modo per terminare la mia recensione, ma credo che far parlare Miles sarebbe lo stesso, perché mi sento parte di quella mandria di ragazzi della Culver Creek.
“L'uomo vuole avere delle certezze. Non riesce a sopportare l'idea che la morte sia un nero e immenso nulla, il pensiero che i suoi cari non esistano più, e tanto meno può immaginare se stesso come non esistente. Conclusi affermando che l'uomo crede nell'aldilà perchè non ha la forza di non crederci."
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LE ULTIME PAROLE
Ho sentito parlare molto di questo autore, vedendo poi le recensioni positive che si trovavano in giro, e vedendo il trailer del film "Colpa delle stelle" l'autore mi ha incuriosito ancora di più. Il suo romanzo d'esordio è una proiezione del mondo adolescenziale di oggi. MIles Halter è un sedicenne che sente di non avere vissuto veramente e decide di andare in un college per fare nuove esperienze: lì conoscerà nuove persone, e in particolare legherà con Chip "Il colonnello" Martin e Alaska Young. E ovviamente inizieranno subito le tipiche vicende adolescenziali, riportate con giusto equilibrio tra divertimento e momenti di riflessioni: in un capitolo la prima cotta, le prime esperienze, nell'altro ragionamenti piuttosto profondi sul senso della vita. In particolare la storia è incentrata sulla concezione che prima o poi nella vita si entri in un labirinto dal quale è difficile uscire. E cosa c'è nel labirinto, quale sia il metodo per uscirne, si scoprirà passo passo con l'avanzare della storia, scandita da capitoli che preannunciano un evento facendo un conto alla rovescia: 130 giorni prima, 100 giorni prima, una settimana prima...
Le riflessioni dei protagonisti, seppur a livello adolescenziale, rimangono impresse leggendole, le personalità di Miles, Chip e Alaska colpiscono facilmente. Una lezione di vita ben curata e ben espressa, frutto di uno stile diretto e magnetico ma anche di ricerche appassionate. Green è un autore che merita attenzione, specie se si è ragazzi.
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Esordio di Green
E' il primo romanzo di John Green che leggo e devo dire che come prima impressione ed esordio (suo) abbia passata la prova egregiamente.
Il protagonista, Miles, con la passione per le ultime parole dei personaggi famosi e alla ricerca del suo Grande Forse, sta subito simpatico. Privo di amici e cosciente di ciò decide di spostarsi dalla Florida in Alabama per frequentare il college. Qui entrerà a far parte di un gruppo di amici: il Colonnello, Takumi ed Alaska, ragazzi amanti degli scherzi, delle sigarette e dell'alcol, tutte cose proibite all'interno del campus.
Trovo entusiasmante il modo in cui fanno amicizia, semplice e reale, come se anche tu, lettore, facessi parte del loro gruppo tra le ore di scuola che sembrano interminabili.
Solo che non è tutto rose e fiori: c'è un prima ed un dopo che divide il libro in due, nel mezzo di questo accade un fatto che cambierà completamente le sorti del libro e dei personaggi.
Non faccio spoiler sull'avvenimento ma credo sia stato un po' ingiusto, o almeno questa è la sensazione che mi ha dato. Soprattutto mi ha fatto riflettere su quanto si possa essere crudeli con i personaggi inventati; è vero che questi avvenimenti accadono anche in realtà ma è una realtà che seppur vera spiazza sempre e ti fa domandare se è uno scherzo oppure no.
Ho trovato molto interessante tutte quelle aggiunte che riguardano la letteratura (passione di Alaska) o la religione, grazie al professor Hyde.
Una cosa però non l'ho ancora capita e spero che qualcuno mi possa dare una mano.
Il libro verte intorno ad un grande interrogativo: come poter uscire dal labirinto che è la durezza della vita e le crudeltà che ogni giorno ci accadono. Io non ho ancora capito se l'autore volesse far riflettere ognuno di noi su qual'è per noi l'uscita, sicuramente si, ma ho trovato che con l'andare avanti del romanzo nessuno dei protagonista abbia chiarito questa domanda.
Forse sono stata distratta io, ho pure riletto, se qualcuno lo sa, mi illumini!
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Parto alla ricerca di un Grande Forse
“Parto alla ricerca di un Grande Forse…”
Queste sono le ultime parole di Francois Rebelais.
Perché aspettare di essere in punto di morte per cercare una grande incognita?
Miles Helter non è ancora morto, ma è come se lo fosse, intrappolato così com’è nella sua vita con il suo studio e le sue “ultime parole”, senza amici, senza passione, senza amore, insomma, senza vita!
Così decide di partire per il suo Grande Forse e lo fa andando a Clover Creek, un prestigioso liceo in Alabama.
E lì, a poco a poco, esce dal suo torpore, diventa “Ciccio” in stanza con il “Colonnello” e inizia a vivere e a compiere esperienze, e poi incontra lei, Alaska.
Alaska è allo stesso tempo una ragazza piena di vita e di dolore, briosa in certi momenti e triste e scocciata in altri.
Una persona, un enigma… E Ciccio riuscirà a risolvere questo enigma? Ma soprattutto riuscirà a dare risposta all’ultima domanda che si è posto Simon Bolivar “Come farò ad uscire da questo labirinto”? La vita è tutta un labirinto, a volte capiti in vicoli ciechi e l’unica cosa ce puoi fare è tornare sui tuoi passi e cambiare strada…
L’ambientazione di questo libro mi ha ricordato un po’ il film “L’attimo fuggente”, un liceo prestigioso, gruppi di amici che si divertono a fare scherzi e a sovvertire (nei limiti) le regole… molto, molto bello..
E i personaggi? John Green riesce a creare personaggi mai banali, che hanno sempre qualcosa da imparare, che sanno commuovere e divertire allo stesso tempo.. sono davvero unici!!
Ho adorato la particolarità del “prima” e del “dopo”. So che questa osservazione potrà sembrare un po’ criptica per chi non ha letto il libro, ma rischio di svelare troppo ed invece questo è un romanzo tutto da scoprire!
Avevo conosciuto lo stile di John Green in “Colpa delle stelle” e me ne ero innamorata, come non amarlo anche qui?
Concludo riportando un pezzo che nella mia edizione cartacea fa da prefazione.
“Quando gli adulti, con lo stupido sorriso di chi crede di saperla lunga, dicono “I giovani si credono invincibili”, non sanno quanto hanno ragione. La disperazione non fa per noi, perché niente può ferirci irreparabilmente. Ci crediamo invincibili perché lo siamo. Non possiamo nascere, e non possiamo morire. Come l’energia possiamo solo cambiare forma, dimensioni, manifestazione. Gli adulti, invecchiando, lo dimenticano. Hanno una gran paura di perdere, di fallire. Ma quella parte di noi che è più grande della somma delle nostre parti non ha un inizio e non ha una fine, e dunque non può fallire.”
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L'esordio di John Green.
L'esordio di John Green, è presentato dal suo romanzo di formazione divenuto un cult nel suo genere. Sto parlando ovviamente di "Cercando Alaska" (Looking For Alaska).
La trama narra le vicende di Miles Halter, un adolescente che ha lasciato casa sua in Florida per frequentare il terzo anno delle superiori in una scuola privata chiamata Culver Creek in Alabama.
Non voglio svelare altro sulla trama, perché è un romanzo tutto da scoprire. Posso dirvi però che nel suo genere, ovvero un romanzo di formazione, è un cult. Un capolavoro.
L'unica cosa che non mi è piaciuta, e non per colpa dell'autore ma dell'editore, è che già sulla copertina del libro dell'edizione che ho comprato ci sono indizi chiari su che piega prenderà la trama arrivati a un certo punto.
Quindi il consiglio che vi posso dare è questo: Se vi piace il genere e volete prendere in considerazione questo romanzo di formazione, evitate di fare ulteriori ricerche su questo libro al fine di non cadere accidentalmente in spoiler indesiderati. Perché è proprio grazie a questi spoiler che non sono riuscito a godere dell'effetto sorpresa, quando sicuramente l'avrei apprezzato moltissimo se fossi stato ignaro di ciò.
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Forse troppo fuori dalla mie preferenze
Parto dicendo che, i romanzi contemporanei, non fanno per me. Cercando Alaska è sicuramente un libro al di fuori del mio genere quotidiano, letto dopo il fantastico "colpa delle stelle". Mi aspettavo, forse, di trovare la stesso fantastico stile di scrittura (cosa non avvenuta), ma, sicuramente, qualcosa è rimasto: la tragedia. Miles è un ragazzo pressoché patetico, innamorato follemente di Alaska (in modo morboso aggiungerei!), un fissato delle "ultime parole famose" e un amante della storia dei personaggi famosi. Forse un libro troppo adolescenziale, con una scrittura troppo "faticosa" da mandare giù, all'insegna dei turbamenti sessuali, del fumo e dell'alcool. Alaska è una ragazza trasgressiva, in cui ho riscontrato un personaggio totalmente diverso dalle solite tematiche. "Cercando Alaska" mi ha rapito, soprattutto, nella parte centrale del libro, ma non è stata la lettura memorabile che mi aspettavo.
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un piccolo romanzo incredibilmente grande
Non vorrei essere scontata, ma devo assolutamente iniziare col dire che “Cercando Alaska” non è un semplice romanzo di formazione, come da molti è stato definito. John Green, infatti, ci regala un mondo nel quale sono presenti in gran quantità gli elementi che ci accompagnano nella vita di tutti i giorni: amicizia, amore, gelosia, sesso, voglia di libertà, divertimento, insoddisfazione, confusione e morte. L’ autore ha il grande dono di parlarne in un modo delicato e forte al tempo stesso, senza essere mai scontato o banale, ma soprattutto nulla viene ingigantito o minimizzato.
Mi riesce davvero difficile parlare di questo romanzo, perché mi ha colpita davvero.
Era tanto tempo che aspettavo di trovare un libro come questo… un libro che ami in modo viscerale, che vorresti non finisse mai e al quale continui a pensare anche una volta terminato. Un libro che ti rimane dentro. Ecco, “cercando Alaska” è proprio questo per me: un libro che ti rimane dentro.
Ma da dove nasce tutta questa passione?
Innanzitutto i personaggi creati da Green sono a dir poco fantastici!
C’è Miles Halter, il protagonista: un sedicenne ordinario, un po’ nerd e un po’ ribelle, si trasferisce a Culver Creek, un collegio dell’ Alabama. “Vado a cercare un Grande Forse”.
Proprio qua Miles incontrerà Chip e Alaska Young, i suoi “compagni di viaggio”.
Il primo è un ragazzo tanto povero quanto intelligente, originale e furbo. Fuori dal comune, insomma. Alaska invece è… Alaska è Alaska. Non può essere definita con semplici parole, non può essere descritta. Miles, tuttavia, ama definirla così: “se gli esseri umani fossero stati precipitazioni, io sarei stato una pioggerellina, lei un ciclone”.
Alaska è il Grande Forse di Miles.
Una ragazza con una personalità ed un carattere tormentati e complessi.
Ama leggere, soprattutto poesie, e sarà proprio lei ad insegnare a Miles che bisogna amare l‘imperfetto tuo prossimo, con l’ imperfetto tuo cuore.
Green disegna perfettamente questi tre personaggi: ognuno di loro possiede delle caratteristiche nelle quali chiunque può facilmente immedesimarsi. Miles, Chip e Alaska sono più umani e più veri di quanto si possa immaginare.
L’ autore ci trascina con lui in un mondo che conosciamo bene, tutti siamo stati a scuola, tutti abbiamo avuto degli amici e almeno una volta nella vita ci siamo presi una cotta.
Green ci narra proprio di questo: della vita di tutti i giorni di alcuni sedicenni.
A chi mi chiede, quindi, da dove nasce tutta questa passione, io rispondo “da un piccolo romanzo incredibilmente grande”.
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Come si esce dal labirinto?
Ammetto di aver iniziato questo libro con un po' di esitazione perché, nonostante mi attirasse, pensavo che non mi sarebbe piaciuto. Probabilmente la copertina inquietante ha fatto la sua parte...
In ogni caso mi sono dovuta ricredere, perché questo libro è davvero un piccolo gioiello, che tutti dovrebbero leggere almeno una volta nella vita, e vi assicuro che è irrilevante se il genere di libri che leggere di solito non si avvicinano a questo romanzo, perché Cercando Alaska troverà un posticino nel vostro cuore, anche a costo di spezzarvelo ed entrarci a forza.
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