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Gialli, Thriller, Horror
 
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oscar Opinione inserita da oscar    08 Mag, 2020
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Interessante

In una cittadina di confine alsaziana, svanisce nel nulla Adele Bedeau, una cameriera del ristorante “de la Cloche”. Partendo da questo “evento”, si sviluppa una trama i cui protagonisti sono gli avventori abituali della trattoria, abbarbicati alle loro vite segnate dalla più assoluta monotonia. Ogni rito ed abitudine si ripete nel tempo senza la minima variazione di tonalità: il menù “a rotazione settimanale”, le serate trascorse in compagnia di un bicchiere di vino e di un mazzo di carte, le battute ed i gesti del titolare. Il ruolo principale è affidato dall'autore del libro a Manfred, un impiegato di banca che vive da solo e consuma i suoi pasti e le sue serate al restaurant, senza mai sentirsi veramente a suo agio tra gli altri clienti abituali del locale. Il personaggio, molto ben tipizzato, è un carattere solitario, introverso e perennemente a disagio nei rapporti con gli altri. Rimasto precocemente orfano, è cresciuto con i nonni materni in un contesto ambivalente; la nonna nutre dell’affetto nei suoi confronti, mentre il nonno, uno stimato e facoltoso cittadino, nutre nei suoi confronti lo stesso disprezzo che ha avuto nei confronti del genero mai accettato come tale. Manfred trascorre le sue giornate chiedendosi cosa succederebbe se decidesse di deviare dal canone quotidiano che si è imposto (se cambiassi posto a tavola, se oggi ordinassi un piatto diverso, ……..), ma il timore paranoico delle reazioni altrui gli impedisce ogni presa di posizione diversa dal rituale. Le relazioni con l’altro sesso come facilmente intuibile per un siffatto carattere sono problematiche ed inconcludenti. Si concede con cadenza fissa una visita a Strasburgo alla ricerca di quell'effimero piacere difficilmente condivisibile. La scomparsa della cameriera fa entrare nel romanzo un secondo personaggio, un investigatore di polizia che viene anch'esso ben caratterizzato nella sua infelicità coniugale. Capitolo dopo capitolo la trama si dipana attraverso anche una serie di flashback e con spunti molto originali. Altrettanto interessante è la postfazione dell’autore.

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oscar Opinione inserita da oscar    21 Aprile, 2018
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Di chi è stata la colpa?

Il libro è abbastanza scorrevole, schematizza in maniera chiara le fasi che hanno portato l'Europa in guerra ed analizza dettagliatamente le relazioni internazionali vigenti nel periodo precedente al 1914. Ho trovato molto interessante la parte relativa alla "crisi di luglio", che l'autore descrive nella sua complessità e negli incontri e telegrammi che si sono freneticamente susseguiti, senza approdare a quella agognata soluzione diplomatica che tante sventure avrebbe evitato. Per quanto riguarda le responsabilità del conflitto, l'autore credo che sia propenso ad attribuirle principalmente agli esponenti politici francesi, che garantendo un appoggio incondizionato agli alleati russi hanno indirizzato gli eventi verso una soluzione militare della questione balcanica.

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oscar Opinione inserita da oscar    21 Aprile, 2018
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Inascoltato visionario

Il libro è un amaro sfogo di un intellettuale estremamente lungimirante, che in esso, scarica tutta la sua frustrazione per l’ottusità dimostrata dai delegati che hanno partecipato alla conferenza di Versailles del 1919. L’autore dimostra, con la forza incontrovertibile dei numeri, l’impossibilità per la Germania di far fronte alle dure condizioni di pace impostele dai “vincitori”. La sua convinzione era che la Germania dovesse risarcire gli stati danneggiati nel corso delle operazioni militari, ma tali indennizzi, non dovessero avere come conseguenza quella di “affamare” il popolo tedesco. Purtroppo le sue argomentazioni erano minoritarie, e non venne ascoltato neanche quando suggerì di “annullare” tutti i debiti di guerra, a favore di una politica economica basata sull’accensione di prestiti internazionali verso i paesi maggiormente indeboliti dagli eventi bellici. Anche questo fu un errore commesso dai leader politici del tempo, i quali si preoccuparono di ottenere qualche illusorio ed effimero risultato da “spendere” in patria piuttosto che di costruire le basi per un percorso di pacificazione stabile e duraturo. Keynes che partecipò alle fasi iniziali della conferenza come membro della delegazione britannica, rinunciò al proprio incarico appena si rese conto che ormai “il dado era tratto” e nulla poteva essere fatto per impedire la severa e (ahime!!!) controproducente “punizione dell’Unno”.



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Romanzi
 
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oscar Opinione inserita da oscar    13 Gennaio, 2018
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Un ritmo molto alto dall'inizio sino all'ultima pa

Come ho letto da qualche parte, Furnes rappresenta quel mondo di provincia n cui gli abitanti sono prigionieri del più assoluto conformismo. Figura centrale del romanzo è il borgomastro un personaggio austero ed inflessibile che si muove con convinzione nel solco del “si fa cosi perché è cosi che va fatto”. La sua quotidianità (cosi come quella degli altri abitanti del luogo), è scandita da tempi e rituali ben precisi che tutti conoscono ed è vissuta più con gli sguardi che con le parole, soprattutto nei rapporti con la moglie e la serva - amante.
Nonostante sia una persona poco gradevole e malvista dai notabili del paese riesce ad assurgere alla carica di sindaco con la forza dell’ostinazione. Disprezza i qualunquisti e i voltagabbana ed in politica dimostra ideali di tipo socialista costruendo un ospedale moderno e rivelandosi impeccabile nella faccenda del gasometro. In quella stessa occasione rifiuta in maniera plateale una mazzetta che gli veniva subdolamente offerta.
La condotta personale è senza altro meno apprezzabile soprattutto per quanto riguarda i tradimenti, vissuti con una totale assenza di scrupoli e nella certezza di non commettere alcuna riprovevole atto. Il suo vocabolario non comprende la parola dubbio sino a quando egli respinge una richiesta di aiuto ad un suo dipendente che per questo si suiciderà. Nonostante non provi troppi sensi di colpa perché “a lui nessuno aveva mai regalato nulla”, questo evento gli causa comunque un inspiegabile corto circuito e dal quel momento si reca tutti i giorni ad Ostenda per andare a trovare la fidanzata incinta del dipendente suicida.
Perché va a trovare Lina?
Simenon non chiarisce i motivi che spingono Terlinck a recarsi tutti i giorni ad Ostenta, incurante come da far suo dei pettegolezzi dei suoi concittadini; Joris è mosso da sentimento di paterna pietà verso quella ragazza che è stata volutamente abbandonata dal suo borghese ed opportunista padre? È assalito dal rimorso e dai sensi di colpa e si sente responsabile per quello che è successo? Quel che è certo è che dal quel momento il borgomastro inizia ad avere uno sguardo più distaccato verso gli altri e perdendo un pò della sua combattività e determinazione e diventa un po’ più remissivo. Nel frattempo sua moglie si ammala gravemente ed entra in scena la di lei sorella arrivata apposta da Bruxelles per assisterla e confortarla. Inoltre, sua figlia affetta da una malattia psichiatrica, viene prelevata dai medici e portata in una struttura pubblica. Il padre che si era sempre opposto a questa soluzione preferendo prendersi cura personalmente della figlia, stavolta è piuttosto remissivo e lascia che gli infermieri sconcertati da quello che trovano nella stanza della ragazza, la portino via.
Attorno al borgomastro si muovono alcuni personaggi borghesi opportunisti, meschini e privi di scrupoli, in alcuni casi disposti a sacrificare gli affetti più cari pur di non perdere la loro fetta di reputazione e di privilegio. La falsità di questi ultimi, finisce con il rivalutare la figura del borgomastro che nonostante mille contraddizioni, porta dentro di se l’autenticità delle sue umili origini.

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la camera azzurra, gli intrusi
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