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Gondes Opinione inserita da Gondes    07 Febbraio, 2016
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IL CARTELLO

Questo è uno di quei libri che quando hai finito di leggerlo ti dispiace di averlo divorato in poco tempo, anche se parliamo di un romanzo da quasi 900 pagine. Semplicemente stupendo sotto tutti i punti di vista. Una delle letture più belle fatte negli ultimi tempi.
Anche se il romanzo è un opera di fantasia, i collegamenti con l’attualità e la realtà del mondo degli stupefacenti, sono purtroppo fondati. Lo dimostra il fatto che mentre leggevo questo romanzo i notiziari di tutto il modo davano la notizia dell’arresto di uno dei più grandi trafficanti di droga al mondo; Joaquin Guzman, chiamato per l’appunto “El Chapo” (il capo), protagonista sotto altro nome, proprio di questo romanzo.
La bravura dell’autore è stata quella di far diventare il proprio libro come una sorta di “reportage romanzato”, raccontando nei minimi particolari quali sono le regole che governano il mondo degli stupefacenti; dalla lotta per la supremazia fra i così detti cartelli della droga, fino ad arrivare ai meccanismi di corruzione ed intimidazione delle istituzioni di paesi come il Guatemala e il Messico.
Dalla lettura di questo libro prende vita una Messico diverso da come siamo abituati a considerarlo, fatto cioè di stupende spiagge e meta scelta da molti viaggiatori per scoprire civiltà antiche.
Quello che dipinge l’autore è un paese al limite della legalità, dove la criminalità organizzata colonizza ed invade tutti gli apparati dello stato, che fatica a contrastare lo strapotere economico dei signori della droga. Anche facendo una veloce ricerca su internet ci si può rendere conto di come queste affermazioni sono purtroppo veritiere, confermate anche dalle numerose uccisioni di persone legate a questo mondo. Poliziotti, giornalisti ma anche comuni cittadini che cercano di fare il proprio mestiere o che contrastano in qualche modo questa piaga , sono fra le vittime preferite dai narcos.
Come nella cruda realtà anche nelle pagine di questo romanzo la lotta fra il bene e il male ha dei protagonisti che ogni giorno si devono sfidare per non capitolare. L’agente speciale della Dea, Art Keller, ha come obiettivo la cattura del più grande narcos del Messico, Adan Barrera, per far questo dovrà però fare i conti con la propria coscienza e decidere quale sarà il male minore per arrivare al proprio scopo.
Lo stile di Don Winslow è molto coinvolgente e mantiene sempre il lettore al centro dell’azione, come facesse parte lui stesso degli eventi. La tensione che si respira durante la descrizione di una tentata cattura o di una qualsiasi situazione di pericolo è quasi palpabile e rende il libro veramente unico nel suo genere.
Una lettura piacevole, ma nello stesso tempo capace intristire per una situazione veramente difficile da risolvere, anche perché ancor prima di contrastare la produzione, bisognerebbe iniziare a combatterne in maniera decisa l’utilizzo nei così detti “paesi consumatori” come gli Stati Uniti e l'Europa.
Anche in questo caso la famosa legge della domanda e dell’offerta la fa sempre da padrona…..

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Gondes Opinione inserita da Gondes    09 Gennaio, 2016
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LA MONTAGNA DI FUOCO

Appena ho saputo che Vesuvius era stato scritto da una ricercatrice ed archeologa, non ho avuto più dubbi, questo era il mio libro.
Leggendo il libro, sembra quasi di assistere alla cronaca di una tragedia annunciata, un pò come succede ai giorni nostri, ma prontamente ignorata. Con l’attenuante però che all’epoca non c’erano certo gli strumenti e la conoscenza che abbiamo oggi per prevenire questo tipo di tragedie.
Il libro parte dalla fine, e cioè dall’eruzione del Vesuvio avvenuta nel 79 d.c, per poi ritornare indietro di quindi anni e raccontare le vicende antecedenti a questo spaventoso avvenimento.
Per farci entrare nell’atmosfera che si respirata nei vicoli di Pompei e di Roma, l’autrice ci farà conoscere un serie di personaggi con i quali imbastirà una storia fatta di invidie e tradimenti coniugali che ci faranno avvicinare gradualmente alla fatidica giornata dell’eruzione.
La storia raccontata non è di quelle che tengono il lettore con il fiato sospeso, ma comunque l’ho trovata molto interessante in quanto allacciata anche alle vicende degli imperatori del periodo (Nerone, Vespasiano e Tito). La cosa che mi ha colpito maggiormente è il fatto che la popolazione considerava il Vesuvio non come un vulcano, ma come una normale montagna molto fertile e produttiva . I terremoti che interessarono la zona, non erano in alcun modo collegati alla montagna di fuoco, ma alla volontà degli Dei. All’epoca si considerava invece come vulcano l’Etna.
La vita di tutti i giorni è raccontata molto bene e traspare nettamente la piena conoscenza dell’autrice dei temi trattati, con il risultato, non da poco, di aver l’impressione di passeggiare fra i vicoli delle lussuose case di Pompei e di partecipare ai numerosi banchetti a fianco dei protagonisti.
Grazie a questo libro posso dire di aver appreso nuove nozioni, che diversamente non avrei avuto modo di conoscere ed è proprio quello che cercavo in questo libro.

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Gondes Opinione inserita da Gondes    05 Gennaio, 2016
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IL RESPIRO DELA CENERE

Ho letto molto giudizi negativi su questo libro, che però non condivido perché Grange anche questa volta ha dimostrato di essere un autore di valore. Probabilmente il finale ha fatto arrabbiare qualche lettore in quanto diverso da come se lo sarebbero aspettato.
Senza svelare nulla a chi lo vuole leggere direi che è uno di quei thriller che una volta finiti devono essere valutati attentamente. La mancanza di certi collegamenti può essere proprio una caratteristica di questo thriller e non un difetto del libro o considerato una mancanza dovuta alla fretta di finire il romanzo. Ci mancherebbe altro che un autore come Grange cadesse in un errore del genere.
L’ispettore di polizia Passan, descritto in maniera splendida dall’autore, è alle prese con un serial-killer chiamato dalla stampa “l’ostetrico”, poiché le sue vittime sono donne in gravidanza. L’accusato principale è l’ermafrodito Patrick Guillard che però l’ispettore stenta ad incastrare in quanto molto scaltro ed abile a non lasciare indizi. Pur non avendo la prova definitiva l’ispettore capisce che il vero responsabile è proprio lui, ma purtroppo ha bisogno della prova schiacciante che però non arriva. Diventa quindi una lotta a due, dove entrambi sperano in un errore dell’altro …..
La situazione si complica quando l’ispettore si rende conto che anche la propria casa e la propria famiglia sono diventati bersaglio di tutta questa vicenda. Il rapporto già difficile con la moglie di origine giapponese si complica ancora di più fino ad arrivare alla fuga di lei con i bambini nel suo paese d’origine. L’ispettore cercherà di raggiungere la famiglia perché inizia a comprendere che la vicenda gli sta scappando di mano e i propri cari sono in grave pericolo.
Bello ed interessante il parallelo fra la cultura europea e quella giapponese che Grange ci regala grazie al personaggio di Naoko, la moglie dell’ispettore Passan. Un piccolo spaccato di comportamenti ed usanze che ci avvicinano ad un mondo per noi sconosciuto come il Giappone.

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Gondes Opinione inserita da Gondes    29 Dicembre, 2015
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LA SCACCHIERA DI AUSCHWITZ

Emil Clèment è un ebreo francese che viene deportato con la famiglia nel campo di concentramento di Auschwitz. Dopo essere stato separato dai propri cari, cerca di sopravvivere aggrappandosi alle poche cose che ancora la sua mente considera vita; semplici gesti o pensieri che fanno in modo che la voglia di vivere prevalga sul desiderio di morire e porre fine alle proprie sofferenze. La vita nel campo è ogni giorno più difficile con il peggiore delle condizione di salute, quello che però non viene mai a meno è la passione per il gioco degli scacchi. Inizia così una sorta di torneo clandestino con gli altri prigionieri nei pochi momenti di riposo dopo una giornata di duro lavoro.
Nel frattempo la guerra, specialmente sul fronte russo, non sta andando molto bene per l’esercito tedesco, così dai livelli alti dei Reich viene deciso di alzare il morale dei soldati con iniziative ricreative e ludiche.
Paul Meissner è invece un ufficiale della SS che viene mandato ad Auschwitz come amministrativo dopo essere stato ferito ad una gamba. Insieme al comandante del campo decide di indire un torneo di scacchi per ufficiali tedeschi.
Nel frattempo nel campo si diffonde la voce che fra i prigionieri c’è un uomo chiamato l’orologiaio invincibile con gli scacchi. La voce arriverà presto anche a Meissner che avrà l’idea di coinvolgere l'ormai famoso prigioniero nel torneo degli ufficiali. L'idea è quella di certificare che la razza ariana è superiore a quella ebrea e nello stesso tempo dimostrare a tutti che quest’uomo non è poi così invincibile.

Per Clèment inizieranno i veri problemi in quanto non saprà come comportarsi; giocare per vincere, rischiando di umiliare e fare arrabbiare gli avversari tedeschi, oppure perdere e dare così soddisfazione all’ufficiale di turno. Presto però il torneo si farà spietato perché dalle sue vittorie o dalle sue sconfitte dipenderà la vita di altri prigionieri del campo.

Un romanzo che mi ha sorpreso in positivo in quanto spazia su diversi fronti non ultimo quello del perdono e della redenzione. Si può un giorno perdonare una tale mostruosità a cui si è stati testimoni in prima persona?. I due protagonisti si incontreranno infatti a distanza di vent’anni non più nel ruolo di vittima e carnefice ma come comuni cittadini e si sveleranno particolari che per tanti anni erano rimasti nascosti.
Il libro è molto scorrevole in quanto la storia viene raccontata su due diverse linee temporali; il 1944 all’interno del campo di concentramento di Auschwitz e il 1962 durante un torneo di scacchi ad Amsterdam.
Un ottima lettura con molti spunti che ci farà riflettere e capire che a volte il male non è dentro ogni persona o nel dna di un popolo ma che può essere esaltato od indotto da pochi ed amplificato secondo uno schema ben definito: la propaganda.

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Gondes Opinione inserita da Gondes    24 Dicembre, 2015
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LA VESPA NELL'AMBRA

Sono un grande estimatore di questa scrittrice che considero un vero talento e una grande storica. I suoi libri mi arricchiscono, regalandomi sempre nuove conoscenze di una civiltà che ha cambiato il mondo; ROMA.
Con questo nuovo lavoro Emma Pomilio ha cercato di superare se stessa, cimentandosi in una nuovo genere, scrivendo un romanzo sull’antica Roma, che si tinge di “giallo”.
Non è facile trovare scrittori affermati che esco dal loro seminato per avventurarsi in nuovi e rischiosi esperimenti. Direi però che in questo caso l’autrice ne è uscita molto bene, peccando forse, solamente sul ritmo del romanzo che risulta a volte troppo lento per descrivere scene dove il mistero deve essere il protagonista. Il resto è fantastico come sempre e riesce a farci una fotografia della società del tempo in tutte le sue sfaccettature, dalle descrizione della vita dei così detti “potenti”, fino ad arrivare al popolo o alle persone al margine della società.
Molto interessante mi è sembrata anche la descrizione della figura femminile del periodo storico in cui è ambientata la storia, a partire dalle influenti matrone romane, alle prostitute d’alto rango, per finire ad una figura molto enigmatica come la medica Priscilla, protagonista incontrastata del libro.
Insieme a Silio, ex gladiatore, dovranno scoprire se Valerio, un nobile che può minare la convivenza fra Cesare e Marco Antonio, è veramente l’assassino di due omicidi che stanno turbando l’Urbe. La risoluzione del caso non sarà facile anche perché la politica e il potere avranno un ruolo importante.
Tutti i personaggi presenti nel romanzo danno l’impressione che abbiamo un valore determinante nell’economia del romanzo e questa secondo il mio parare è una delle caratteristiche di questa autrice; riuscire ad ottimizzare al meglio tutti gli “attori” che sceglie di mettere in campo

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Romanzi storici
 
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Gondes Opinione inserita da Gondes    18 Dicembre, 2015
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TUTTA LA LUCE CHE NON VEDIAMO

Mi trovo in difficoltà a commentare un romanzo, vincitore del premio Pulizer 2015, che purtroppo non mi ha soddisfatto in pieno.
Probabilmente le mie aspettative erano ancora maggiori per il semplice fatto che stiamo parlando di un libro che è stato premiato con uno dei riconoscimenti più importanti della narrativa.
La storia raccontata nel libro è sicuramente molto originale e ben ancorata al periodo storico in cui è ambientata e cioè alla seconda guerra mondiale.
Anche sotto l’aspetto storico-ideologico, l’autore non lascia trasparire nessuna opinione personale, lasciando quindi spazio alla pura narrazione; bravo anche ha non fare prevaricare gli eventi storici sulla trama del libro.
La storia è quella di due ragazzi che vivono la loro vita a qualche migliaio di chilometri di distanza, ma che il destino e la guerra li faranno incontrare, quasi per caso nel 1945 a Sant-Malo in Francia a pochi mesi dal D-day.
Marie Laure è una ragazzina non vedente, che vive con il padre, custode di un museo parigino che sarà costretta a lasciare la sua città per mettersi al riparo dalle persecuzioni naziste.
Werner invece è un ragazzo tedesco, con la passione per la radio, cresciuto insieme alla sorellina in un orfanotrofio in Germania che grazie ad una serie di circostanze diventerà partecipe e complice di una guerra che non capisce.
Proprio la radio sarà il comune denominatore che unirà le vite di questi due ragazzi, che si troveranno a combattere la stessa guerra, ma su due sponde opposte. Quella dei partigiani francesi per Marie Laure e quella dell’esercito Tedesco per Werner. Ad entrambi verrà chiesto il proprio contributo per aiutare il proprio paese in uno dei conflitti più sanguinosi della storia.
E’ normale che quando ci si avvicina ad un nuovo autore serve qualche pagina di “rodaggio” per adeguarsi allo stile di scrittura, ma in questo caso non sono riuscito, anche dopo aver terminato la lettura, ad entrare in sintonia con questo autore.
La lettura mi è risultata difficile e spezzettata con capitoli esageratamente brevi che non mi hanno dato la possibilità di “gustare” in pieno la narrazione. Molte situazioni raccontate mancano del giusto spazio per sviluppare nel migliore dei modi la storia.
Questo non è sicuramente uno di quei libri dove lo stile di scrittura risulta subito fruibile, ma comunque l’originalità della storia raccontata è un componente molto importante e da valore alla lettura.

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Avventura
 
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Gondes Opinione inserita da Gondes    23 Ottobre, 2015
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IL SEGNO DELL'AQUILA

Il nuovo lavoro di Marco Buticchi non è un semplice romanzo d’avventura, come magari sarebbe facile catalogarlo. E’ un romanzo ad ampio raggio che grazie allo stile inconfondibile di questo autore, spazia su più fronti e ci porta prima all’epoca degli Etruschi, uno dei popoli più misteriosi della nostra storia, e poi a toccare temi molto attuali come l’ormai tristemente famoso Stato Islamico (ISIS) e il commercio degli organi.
Buticchi, conferma la sua straordinaria capacità di fondere tante cose insieme e creare una storia a dir poco avvincente ed interessante. E’ il caso anche del “IL SEGNO DELL’AQUILA”, dove racconta la storia di un ragazzino di una nobile famiglia Etrusca che si vede portar via in una sola notte tutto quello che ha di più caro, dal crudele figlio del re di Roma, Tarquinio il Superbo. La sua vita sarà una continua fuga, ma anche un’instancabile ricerca della madre, tenuta in ostaggio dal re di Roma. Anche grazie alla sua affezionata aquila, sinonimo di forza e determinazione, diventerà prima l’architetto del re persiano Dario il Grande, per poi finire al servizio di Porsenna, per il quale progetterà il suo misterioso sepolcro che ancora oggi si pensa possa diventare una delle scoperte più importanti del millennio, per tutto quello che potrebbe celare.
E’ proprio sfruttando questa possibile scoperta archeologica, che Buticchi collega magistralmente il così detto “racconto storico” con quello “moderno”, legandolo all’attualità e rendendolo avventuroso grazie ai suoi personaggi più amati e cioè Oswald Breil e Sara Terracini.
Come ormai ci ha abituati da tempo, Buticchi riesce a fornirci un’interessante interpretazione di avvenimenti o temi sociali che senza nessuna paura presenta in maniera molto chiara e netta, lasciando però libertà al lettore di avere la propria opinione.

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Romanzi storici
 
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Gondes Opinione inserita da Gondes    27 Settembre, 2015
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LA CATTEDRALE DEL MARE

Ho rimandato la lettura di questo libro per diverso tempo, forse un po’ influenzato dal fatto che viene considerato il fratello minore dei “Pilastri della Terra”. Effettivamente il fatto che tutto scorre attorno alla costruzione di una Cattedrale, può dar luogo a una sorta di dualismo e quindi il parallelo può venire spontaneo.
Leggendo però il libro non ho avuto la sensazione di avere fra le mani un qualcosa di già scritto. D’altro canto sarebbe stato un vero suicidio letterario per Falcones competere con tale mostro sacro, che ha dato il via al genere storico.
L’autore ha invece dimostrato di avere le capacità per sviluppare una bella storia orchestrata nei migliori dei modi. Il rischio, in questi tipi di romanzi, è quello di non riuscire ad incastonare la propria storia di fantasia, all’interno di in un’epoca storica ben definita. Il risultato invece mi è sembrato molto buono, facendoci anche conoscere una Barcellona che pur raccogliendo anime di diverso credo religioso, era in realtà schiava del potere dall’inquisizione, come gran parte delle città dell’epoca.
I personaggi sono tutti ben caratterizzati e riescono a dare sostanza e vivacità alla storia, che per forza di cose porta il lettore dalla parte del protagonista Arnau. Durante la sua vita, soffrirà, cadrà e riproverà ad alzarsi per contrastare tutte le ingiustizie che dovrà sopportare, perché questo è uno di quei libri che il lettore diventa parte integrante del romanzo e parteciperà con passione e trepidazione alle sventure dei suoi protagonisti.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Gondes Opinione inserita da Gondes    11 Settembre, 2015
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L'ANALISTA

Chiunque durante lo svolgimento della propria professione, può essere vittima ogni tanto di una sorta di superficialità o di calo di tensione, dovuta alla ripetitività del proprio lavoro. Quando però ci sono di mezzo le vite delle persone, l’attenzione dovrebbe essere al massimo e garantire la massima professionalità.
Il libro racconta proprio le vicende di un analista psicologo, accusato di aver distrutto la vita di una persona, a causa del suo comportamento negligente.
Nel giorno del suo compleanno gli viene recapitato una lettera anonima, dove gli viene ricordato che fra due settimane morirà suicida se non scoprirà chi si nasconde dietro questo ricatto.
Anche se gli verranno dati diversi indizi, il “gioco” si farà sempre più difficile e la vita del medico diventerà un vero inferno, in un escalation di avvenimenti che metteranno a dura prova la sua mente. Abituato a essere colui che aiuta le altre persone a trovare la “retta via”, dovrà questa volta controllare la sua mente per non rischiare di impazzire e tentare il suicidio come il misterioso mister “R” vorrebbe.
La prima parte del libro è a dir poco avvincente e non lascia un attimo di tregua con un ritmo incalzante che permette di “divorare” il libro in poco tempo. La parte finale è quella forse che l’autore poteva curare maggiormente, rendendo l’epilogo ancora più avvincente. L’impressione è stata quella che quasi fosse stato scritto da un’altra persona, con un stile di scrittura diverso e meno incisivo. Comunque questo autore mi ha soddisfatto pienamente e leggerò sicuramente altri sui lavori.

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Romanzi
 
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Gondes Opinione inserita da Gondes    02 Settembre, 2015
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SI PUO PERDONARE?

“Intenso come un ricordo” è uno di quei libri che ti lasciano sempre qualcosa, che poi cerchi di metabolizzare anche nei giorni successi alla fine della lettura. Da subito mi sono chiesto se la storia che mi apprestavo a leggere era realmente accaduta, ma proseguendo con la lettura mi sono reso conto che era del tutto ininfluente, perché quello che la Picoult ci racconta pagina dopo pagina è purtroppo molto simile alle vere storie dei sopravvissuti ai campi di sterminio.
La narrazione scorre molto bene perché intercalata fra passato e presente, con continui collegamenti per non fare dimenticare al lettore la struttura del libro. Naturalmente la parte del racconto che “sostiene” tutto il romanzo è il racconto della vita prima all’interno dei ghetti ebraici, e poi la successiva deportazione con tutte le mostruosità che tutti conosciamo.
Il senso del libro si può sintetizzare cercando di capire se coloro che hanno aiutato Hitler in questo folle progetto fossero veramente consapevoli di quello che stavano facevano. Più volte l’autrice ci mette di fronte alla domanda: se fossimo nati nella Germania nazista, saremo stati anche noi nazisti? Il male viene da dentro oppure è una conseguenza dell’ambiente in cui viviamo o dalle persone che frequentiamo?
All’interno della storia troviamo infatti un ex nazista che dopo essersi trasferito in gran segreto negli Stati Uniti dopo la fine della seconda guerra mondiale, vive per 70 anni una vita da pensionato modello, ricevendo la stima e l’ammirazione di tutti i suoi nuovi concittadini. Solo dopo i suoi sensi di colpa verrà fuori a piccole dosi il suo passato, quando cioè sentirà il bisogno di chiedere perdono alle persone a cui decenni prima a fatto del male. Nella religione ebraica però il perdono può essere concesso solo dalla persona che ha subito il torto e non da altri, come invece succede nella religione cattolica.
Non ho dato il massimo punteggio perché il finale mi è sembrato un po’ troppo teatrale con un colpo di scena da libro giallo, comunque ciò non toglie che è un bellissimo libro.

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Gondes Opinione inserita da Gondes    28 Agosto, 2015
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WATERLOO: SCONFITTA O VITTORIA?

Berbard Cornwell ci ha abituati da sempre alla narrazione di avvenimenti storici, con l’aggiunta però della parte romanzata di cui lui è maestro. In questa occasione invece ha scelto di presentare un libro diverso, “limitandosi” a raccontare i fatti non come romanziere ma come semplice storico. Ne è venuto fuori un opera di alto valore, che raccoglie tutte le testimonianze per spiegare la sconfitta di Napoleone. Waterloo è ormai diventato un termine utilizzato come sinonimo di sconfitta, ma a parti invertite, e cioè dal versante anglo-prussiano Waterloo, può essere considerato come l’essenza della strategia e del massimo risultato.
Il libro è particolarmente interessante perché riporta documenti e citazioni originali che fanno capire lo stato d’animo di entrambi gli schieramenti. Una vera partita a scacchi fra Napoleone e il Duca di Wellington che si risolve a favore dell’inglese quasi per caso. Sono molti infatti gli eventi casuali che possono determinare le sorti di uno scontro, ma forse questo principio è valido per tante altre cose nella vita di ogni persona. Quante volte un evento qualsiasi può cambiare il futuro e l’esistenza? Come sarebbe andata a finire se quella cosa fosse………
Il libro si legge molto bene, ma potrebbe essere “pesante” per qualcuno che non è portato per questo genere di contenuti, ma d’altronde chi prende in mando un libro con questo titolo non può certo sperare di trovare altri argomenti.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Gondes Opinione inserita da Gondes    15 Dicembre, 2014
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IL CACCIATORE DEL BUIO

Il rischio per chi inizia questo romanzo è quello di leggerlo tutto d’un fiato, perché Carrisi è riuscito a raccontare una storia che ti entra dentro e diventa quasi una corsa contro il tempo per riuscire a scoprire il volto del mostro di Roma. In realtà un’ aspetto che non mi ha convinto del tutto è il doppio binario su cui si svolge il libro. Da una parte il brutale omicidio della suora all’interno del Vaticano, con cui si apre il romanzo, dall’altra invece i pluriomicidi di coppie che avvengono nei dintorni di Roma. Non ho trovato sinceramente una grossa sinergia fra questi due eventi, tanto da dimenticare quasi l’omicidio della suora per poi ritrovarlo solamente verso la fine del libro, con una spiegazioni che non mi ha convinto più di tanto. Secondo il mio modesto parere il libro poteva e doveva “vivere” solamente sviluppando il tema principale, perché Carrisi è stato bravo ad creare la giusta dose di mistero attorno alle morte di queste coppie. Anche i personaggi che ci accompagnano alla scoperta della verità hanno un qualcosa in più rispetto al solito commissario che si ritrova in molti libri del genere.

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Romanzi storici
 
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Gondes Opinione inserita da Gondes    11 Dicembre, 2014
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LA LADRA DI LIBRI

Questo libro non è stato per me un amore a prima vista, come invece mi è capitato con altre letture, ma comunque lo considero nel complesso positivamente.
Mi aspettavo un romanzo con una normale architettura narrativa, invece mi sono trovato di fronte ad un libro completamente diverso, anche dal punto di vista grafico, con l’inserimento di disegni sottotitolati, glossario e quant’altro. Ma la cosa che forse mi ha spiazzato maggiormente è stata la voce narrante del romanzo, che per molte pagine ho faticato ad accettare, considerando anche la tipologia del romanzo. Non voglio però rivelarne l’identità per non rovinare la sorpresa a chi ancora lo deve leggere. Comunque dopo poche pagine ci si rende conto!
I contenuti del romanzo sono sicuramente importanti, anche se raccontati in modo abbastanza superficiale. Quello che invece bisogna riconoscere a questo libro è la scelta da parte dell’autore di raccontarci la seconda guerra dalla parte del popolo tedesco, con una prospettiva interessante e poco sfruttata. Troppo spesso etichettato come complice e fedele sostenitore delle idee del loro leader Hitler, in realtà una parte del popolo tedesco era vittima del nazismo. La protagonista di questo libro “la ladra di libri” e la sua famiglia fanno parte di quei tanti tedeschi che erano costretti ad accettare tutto quello che il regime decideva, senza aver potuto esprimere le proprie opinioni. Il passaggio degli ebrei, diretti verso il campo di concentramento di Dachau erano per alcuni tedeschi una vera sofferenza, senza poter però intervenire in loro soccorso per non correre il rischio di essere considerati al loro pari. La coscienza e la pietà non hanno bandiere e confini, come invece i regimi autoritari vogliono imporre.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Gondes Opinione inserita da Gondes    30 Novembre, 2014
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IL COMMISSARIO RUBACUORI IN VISTA AL CONVENTO SUL

Una lettura molto leggera da apprezzare unicamente per il suo ritmo blando che si addice forse al modo di vivere raccontato nel libro del lago di Orta e dell’isola di San Giulio. Tutto scorre con una apparente calma anche dopo la seconda morte nel giro di pochi giorni. Gli omicidi vengono trattati come se facenti parte della normalità. In un paese di poche anime, come quello descritto nel libro, il tasso di criminalità con due morti ammazzati nel giro di pochi giorni, schizzerebbe alle stelle, quasi da fare impallidire città ben più pericolose. Tutto invece sembra nella norma , tanto che il simpatico vicecommissario Enea, venuto dalla vicina Milano, per dare una mano allo “Sherlock Holmes” locale, si preoccupa più di mettere ordine ai suoi amori e scegliere quali fra Enza, Chicca, Serena e Giulia possa diventare la sua donna ideale. Il mio timore era quello che potesse flirtare anche con la madre superiore del Convento, visto il taglio “amoroso-sentimentale” dato al libro, ma per fortuna questo c’è stato risparmiato. Altro aspetto che mi ha fatto sorridere leggendo un thriller poliziesco, sono le estemporanee del gatto del commissario, che ha un certo punto della storia, non si sa per quale motivo, inizia a pensare ed interpretare la sua esistenza, cambiata da quando il commissario si è separato dalla moglie. Non ho ben capito il collegamento con la storia, ma comunque essendo un amante degli animali sono stato ben contento di conoscere il pensiero del gatto!. Non parliamo poi del titolo del libro che non mi sembra tanto a fuoco, in quanto nessun omicidio o avvenimento importante avviene dentro le mura del convento. Forse era più logico intitolarlo “IL COMMISSARIO RUBACUORI IN VISTA AL CONVENTO SULL’ISOLA”.

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LE VICENDE DI CASANOVA
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Gondes Opinione inserita da Gondes    24 Novembre, 2014
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DRACO L'OMBRA DELL'IMPERATORE

Un’altra ottima prova di bravura di Massimiliano Colombo. Anche questa volta mi ha convinto pienamente, con una storia tra l’atro molto originale, un po’ fuori dai soliti soggetti storici presentati da altri autori. Questa volta “l’interprete principale” è uno degli imperatori romani forse meno conosciuti; sia per il breve periodo del suo regno (circa 3 anni), sia per l’opera di denigraggio scatenata nei sui confronti da parte dei suoi contemporanei.
Questo giovane imperatore, Flavio Claudio Giuliano, vissuto fino al 363 d.c, parente del grande imperatore Costantino, ha infatti avuto la bella idea, una volta diventato Imperatore, di mettere la “nuova” religione cristiana al pari delle altre religioni dell’impero. La restaurazione del paganesimo ha indispettito non poco i poteri forti del cristianesimo, che nel frattempo erano diventati importanti ed influenti. La sua morte, avvenuta in giovane età, è stata una riconquista della sovranità in termini religiosi per il clero e per tutti i funzionari statali che trovavano giovamento da questa nuova egemonica cristiana. Alla sua morte si è infatti cercato di eliminare il suo nome dalla storia, accreditandolo di persecuzioni e gravi comportamenti che studi approfonditi non solo non hanno confermato, ma addirittura hanno smentito categoricamente, presentandoci un personaggio di grande spessore, amante della cultura ellenica e grande filosofo.
Massimiliano Colombo, con questo libro, è stato capace di riportato alla luce, dandogli il giusto valore e farlo conoscere al grande pubblico. La storia raccontata nel libro è molto avvincente anche dal punto di vista strettamente narrativo, dove l’avventura e l’azione la fanno da protagoniste.

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Gondes Opinione inserita da Gondes    09 Novembre, 2014
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L'ARTE DI ASCOLARE I BATTITI DEL CUORE

Ero molto curioso di leggere questo libro, fuori da quello che è il mio genere preferito, ma le belle recensioni degli amici di QLibri mi hanno attratto verso questo romanzo; tanto da averlo messo fra le mie priorità di lettura. Per questo devo dire grazie per avermi “regalato” uno stupendo libro, che diversamente non avrei preso in considerazione.
Lo considero un bella favola d’amore, dai tratti apparentemente un po’ tristi, ma che alla fine lascia il posto alla felicità e al senso di pace interiore. Tutto questo grazie alla capacità di questo autore di esprimere concetti profondi con un linguaggio semplice e diretto. Non ha bisogno di molti giri di parole per arrivare direttamente al cuore del lettore, facendolo riflette su aspetti negativi della nostra esistenza, come per esempio la morte o qualche altro problema fisico come la cecità, trasformandoli in qualcosa di accettabile e sopportabile. E’ la maniera di come vengono vissuti questi aspetti negativi che cambiano l’esistenza e la qualità di vita di ogni persona. Grazie ai suoi personaggi, a cui ci si affeziona in maniera incredibile, ci regala un semplice concetto che racchiude però la filosofia di tutto il libro:
“La vita, qualsiasi vita, senza eccezioni, è legata al dolore, le malattie sono inevitabili, tutti invecchiano e non possiamo sfuggire alla morte. Sono le leggi dell’esistenza umana. Leggi che valgono per chiunque, in qualunque parte del mondo, indipendentemente dal mutare dei tempi”
Queste poche righe lette fuori dal contesto del romanzo potrebbero sembrare tristi e pessimistiche, ma contestualizzandole diventano magicamente qualcosa di positivo, come in una bella favola. E’ qui sta la secondo il mio parere, la bellezza di questo libro; vedere oltre le apparenza e trovare in ogni cosa un qualcosa di positivo. Bravo!!

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Gondes Opinione inserita da Gondes    23 Ottobre, 2014
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LA CONGIURA

Molte volte quando finisco di leggere un libro mi chiedo se avrei perso qualcosa se non avessi scelto di leggerlo; in questo caso la risposta sarebbe stata: no.
Un libro che potrebbe anche essere interessante per i contenuti, in quanto ripercorre in sottofondo, la storia di vent’anni, dal 1950 al 1970, degli Stati Uniti d’America. Purtroppo questo tentativo non è stato impostato nel migliore dei modi, finendo per diventare in alcune parti un romanzo noioso. L’impressione è stata quella di voler toccare troppi avvenimenti, senza riuscire ad integrarli all’interno della narrazione. Un pò come avere a disposizione molti ingredienti e non riuscire a fare un buon piatto, come invece ci si sarebbe aspettato.
Anche lo stile di scrittura non mi è sembrato irresistibile, non ho colto la capacità di tenere il lettore incollato al libro, con un ritmo incalzante, man mano che la storia si dipana, come invece il genere spy-story richiede. Mancano i così detti “colpi di scena” che tengono vivo un romanzo. Si arriva al finale, scoprendo che fine a fatto la sorella del protagonista, sparita misteriosamente per circa 20 anni, ma anche questa volta senza “fuochi d’artificio”.

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Gondes Opinione inserita da Gondes    05 Ottobre, 2014
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Manca qualcosa

Parigi 1356. Allo scrivano e provetto alchimista Nicolas Flamel viene consegnato in circostanze molto tragiche un testo antico appartenente all’antica comunità ebraica. Subito collegherà questo fatto ad uno strano sogno fatto qualche anno prima, dove un angelo gli anticipava proprio questo evento. Con l’aiuto della moglie proverà ad interpretare l’occulto contenuto del testo, ma dopo innumerevoli tentativi capiranno che per decifrare il testo dovranno avvalersi di alchimisti più esperti. Dopo circa vent’anni, non tenendo conto delle raccomandazioni di tenere tutto segreto, decide di mettere al corrente altre persone della suo ritrovamento. Inizierà per lui e per le persone che le saranno acconto una scia di morte ed eventi, che lo porteranno ad intraprendere un lungo e rischioso viaggio fino a Santiago di Compostela per trovare qualche risposta. Durante questo pellegrinaggio avrà modo di conoscere figure molto particolari ed ambigue, che in qualche modo cercheranno rispondere al suo interrogativo principale: qual è il segreto che nasconde il libro; quello di trasformare il metallo in oro? o qualche cos’altro? . Sulla sua strada dovrà però vedersela anche coloro che faranno di tutto perché questo non avvenga, e nel frattempo capirà quanto sia rischioso avere fra le mani un libro del genere.
Il romanzo non eccelle in nulla, in quanto scritto con poca incisività. La trama scivola dolcemente verso il finale ma l’impressione è quella che arrivato ad un certo punto non migliora di intensità. Non si può certo dire che sia un libro da denigrare, ma gli manca quel qualcosa che lo faccia in qualche modo decollare e paragonarlo ad altri romanzi del genere storico.

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Gondes Opinione inserita da Gondes    29 Settembre, 2014
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ALLE RADICI DEL MALE

Non si può certo dire che questo autore non sia originale. Anche in questo secondo lavoro Costantini è riuscito a regalarci un thriller di alto livello con uno stile molto personale, facilmente distinguibile. Personalmente amo questa interpretazione del genere poliziesco, con una cura molto attenta del contesto socio-politico, per poi cucirci sopra una storia di fantasia come un abito su misura.
Questo romanzo può aiutare a far chiarezza su avvenimenti realmente accaduti, che sono stati in qualche modo distorti dai servizi segreti del tempo. Stiamo parlando dei difficili anni 70/80, dove ancora l’opinione pubblica poteva essere facilmente pilotata e deviata dalla verità. Costantini ci propone una sua interpretazione, molto credibile, di avvenimenti come l’uccisione di Mattei, l’ascesa di Gheddafi e di altri fatti altrettanto significativi, che nel contesto della storia sono sapientemente incastonati.
La storia che ci propone non è altro che il sequel del precedente libro, anche se in realtà si tratta di un “ritorno al passato” della vicenda raccontata nel primo lavoro. La mole del libro potrebbe spaventare qualche lettore, ma posso assicurare che questo romanzo necessita di tutte le 700 pagine, in quanto la vicenda ha innumerevoli collegamenti che hanno bisogno dei dovuti chiarimenti. Le prime cento pagine possono risultare per qualcuno un tantino pesanti, ma poi tutto prende il giusto ritmo e non si vede l’ora di arrivare alla fine. Ora aspettiamo l’ultimo capitolo, che nel frattempo è già uscito in libreria! Il male non dimentica.

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Gondes Opinione inserita da Gondes    25 Settembre, 2014
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Affascinante

Ho scoperto questa scrittrice turca grazie al mio viaggio ad Istanbul. Una megalopoli di quasi 14 milioni di persone che mi ha affascinato a tal punto da sentire il bisogno di ritornarci. Grazie però a questo romanzo sono riuscito, in un certo senso, a farci ritorno, e passeggiare così nei suoi quartieri polietnici e visitare i suoi bazar.
Anche se il romanzo è ambientato nel 1500 all’epoca del Sultano Suleiman, ho ritrovato certe peculiarità che ancora oggi questa città ha mantenuto. Come per esempio le religioni che si “mescolano” tra di loro e le persone sono libere di esprimere il proprio credo senza problemi. E’ stato bello vedere cristiani, ortodossi, ebrei e mussulmani, sullo stesso tram o allo stesso bar senza che nessuno si sentisse fuori luogo; una dimostrazione lampante di come la diversità possa aprire la mente e il cuore.
Il romanzo ripercorre la vita di Jahan un ragazzino indiano che ad un certo punto della sua vita, decide di fuggire dal proprio paese ed imbarcarsi su di una nave diretta proprio ad Istanbul. Qui diventa il “domatore ufficiale” di un giovane elefante bianco, donato dallo Scià Indiano al Sultano Turco. Grazie a Chota, queste è il nome di questo splendido elefante, il ragazzo potrà vivere all’interno del palazzo reale, in una sorta di zoo privato del sultano. Durante un campagna militare Jahan conosce il famoso architetto Sinan e diventerà per lui come un padre. Ne farà il suo apprendista e avrà modo di vedere nascere e contribuire alla costruzione di importanti edifici che ancora oggi rappresentano Istanbul nel mondo. Grazie a questo romanzo potremmo conoscere l’importanza e l’ingegno di Sinan, che potrebbe essere paragonato per certi aspetti al nostro Michelangelo. Anche nel libro si racconta di un possibile incontro fra i due, ma che purtroppo alcune circostanze non l’hanno permesso.
Un libro che mi ha affascinato dal primo momento sia per come è stato scritto ma anche come pura conoscenza di avvenimenti e circostanze storiche. In realtà non sembra che debba succedere nulla di particolare, ma la lettura scorre piacevole fino al finale, decisamente a sorpresa.

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Gondes Opinione inserita da Gondes    31 Agosto, 2014
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Ottima lettura

“Immediato, arrivò anche il segnale di attacco. Le trombe squillarono, i cavalli nitrirono, le ruote della torre cigolarono, gli scudi cozzarono gli uni contro gli altri, gli uomini proruppero in un corale DIO LO VUOLE”
Questa poche righe tratte dal romanzo “Jerusalem”, ci fanno subito entrare nel vivo dell’atmosfera che si respira in questo libro di Andrea Frediani.
L’autore è riuscito a fondere in maniera credibile un avvenimento storico, come la prima crociata, con personaggi di fantasia creati appositamente per rendere più appetibile il romanzo. Il risultato è di altissimo livello, tanto che le storie dei personaggi scorrono parallele ed in modo naturale a quelli degli avvenimenti che hanno segnato la storia. Non mi stupisce la capacità di Frediani di raccontare di scontri e di battaglie per conquistare Gerusalemme, ma la chiarezza con cui l’autore è riuscito ad entrare nei difficili meandri delle tre religioni che si contendono la Città Santa. Nel romanzo, sempre grazie ai sui personaggi, appartenenti a tre religioni diverse, vengono spiegati alcuni principi su cui si fondono il credo cristiano, mussulmano ed ebraico, aprendo un spiraglio per approfondire certi temi che a volte vengono conosciuti solo per linee generali. Non mi aspettavo questa caratteristica del libro e ne sono rimasto molto soddisfatto, tanto da rileggermi più volte diverse pagine per memorizzare meglio certi aspetti a me sconosciuti.
Quello che se ne ricava è che tutte le religioni sono fondate sugli stessi buoni principi, ma purtroppo l’ignoranza e l’interesse hanno reso queste differenze incolmabili.

P.S – Un ringraziamento a “Rondinella”, che più volte mi ha esortato alla lettura di questo libro. Ho aspettato a leggero perché non volevo giocarmi subito una carta vincente. Certi libri è un peccato finirli!!

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Gondes Opinione inserita da Gondes    24 Agosto, 2014
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IRA DOMINI

Da uno dei miei autori preferiti mi sarei aspettato sinceramente qualcosa di più di questo “Ira Domini”. Dopo il precedente titolo, dove aveva fatto il suo positivo esordio il notaio criminale Nicolò Taverna, attendevo con curiosità di leggere il secondo lavoro, ma purtroppo sono rimasto deluso. La storia proposta mi è sembrata poco incisiva per poter catturare l’attenzione del lettore. Molti passaggi sembrano troppo superficiali e le situazioni descritte non riescono a creare quelle atmosfere a cui Franco Forte ci ha abituati. La sensazione è quello di leggere una bella “storiella” che scorre perfettamente ma che alla fine non lascia il segno. Tutto rimane nel primo livello, senza scendere nello specifico, con approfondimenti e storie parallele. Anche le risoluzioni dei due casi a cui Nicolò Taverna dovrà dare delle risposte, mi sono sembrate del tutto frettolose, senza quel senso di mistero che in tutti i thriller, anche se storici, necessita.
Le poche pagine del libro (276) testimoniamo comunque che la storia poteva essere sviluppata in modo più ampio e forse la fretta di finire questo romanzo ha giocato un brutto scherzo al mio autore preferito. Naturalmente il mio è solamente un giudizio personale che spero venga smentito dal successo che merita questo bravissimo autore. Aspetterò di leggere il prossimo, perché “il talento” non è acqua!

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Romanzi storici
 
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Gondes Opinione inserita da Gondes    11 Agosto, 2014
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LA BATTAGLIA DI SALAMINA

Dopo gli splendidi romanzi sulle battaglie delle Termopili e di Maratona , Andrea Frediani ci regala il “seguito” con questo “300 Nascita di un impero, La Battaglia di Salamina”.
Non poteva certo mancare anche la ricostruzione di quest’ altra mitica battaglia fra l’impero Persiano e l’alleanza Ellenica.
Siamo attorno al 480 a.c e i due schieramenti sono pronti per affrontarsi in quella che a detta di tutti dovrebbe essere la battaglia decisiva. Molto probabilmente questa volta uno schieramento prevarrà sull’altro e cambierà la storia.
Da un parte un esercito con una quantità di uomini e navi impressionante, capitanata da Serse, figlio di Ciro il Grande; dall’altra l’alleanza Ellenica formata da molti popoli della Grecia da sempre in lotta fra di loro. Questa volta però dovranno unire le forze anche Ateniesi e Spartani per interrompere l’avanzata Persiana. Non sarà facile mettere d’accordo “gli alleati” e decidere chi sarà il capo supremo dello schieramento. Temistocle per gli Ateniesi ed Euribiade per gli Spartani, saranno perennemente in contrasto per decidere quale strategia utilizzare per sconfiggere i Persiani, sulla carta avvantaggiati. Nello schieramento Persiano giocherà invece un ruolo importante la regina di Alicarnasso, Artemisia che riuscirà ad influenzare non poco Serse..... Non proseguo perché non vorrei togliere il gusto della lettura a tutti coloro che non sanno quale sarà il risultato dello scontro.
Anche questa volta Andrea Frediani riesce a dare il massimo di se nella descrizione della battaglia finale come pochi sanno fare. L’ impressione è sempre quella di assistere come spettatore ad un serie di eventi concitati che danno veramente il senso della realtà.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Gondes Opinione inserita da Gondes    07 Agosto, 2014
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L’erba del vicino non è sempre la più verde

Un libro che ti prende già dalla prima pagina. Il personaggio Harry Hole è sempre dipinto come un eroe invincibile, anche se questa volta la situazione si farà per lui veramente difficile. La scrittura di Jo Nesbo è ormai testata a tal punto che è impossibile rimanere delusi. Quando apri questo genere di libro devi però già sapere che quello che leggerai è da “prendere con le molle”, ma nello stesso tempo da accettare senza farsi grossi problemi. E’ naturale che certe situazioni siano un attimino surreali, ma altrettanto “normali” per collane che hanno come denominatore comune un determinato personaggio.
La cosa che mi ha stupito di questo titolo è invece la scoperta che anche in paesi con la Norvegia il problema droga, o comunque stupefacenti, sia così grave e radicato. Nel mio immaginario, mai avrei pensato che i cosi detti Paesi Nordici, dove il benessere e la qualità della vita sono all’ordine del giorno, potesse essere presente una piaga di tale portata. Nel libro viene infatti presentata una situazione tutt’altro che rosea. Non credo che l’autore abbia preso spunto da questa circostanza se veramente la situazione non fosse come la descrive nel libro. Della serie “l’erba del vicino non è sempre la più verde”!

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Romanzi
 
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Gondes Opinione inserita da Gondes    04 Agosto, 2014
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CORRENTE ALTERNATA

Fra tutti i libri di Khaled Hosseini forse è quello che alla fine mi è piaciuto di meno. Questo non vuol dire che è un brutto romanzo, ma forse non è all’altezza dei precedenti. L’impressione avuta è stata quella di un romanzo a corrente alternata. Quando la narrazione iniziava a catturarmi ecco che c’era qualche capitolo che “rovinava” l’intensità del momento. Questa sensazione mi ha purtroppo accompagnato per tutta la durata del libro, disturbandomi non poco. La storia forse è stata riempita di molti personaggi che a loro volta hanno appesantito il romanzo.
Quello che invece non mi ha deluso sono i contenuti, che confermano ancora una volta la profondità di pensiero di questo autore nel descrivere i sentimenti. Anche questa volta è riuscito a toccare corde che difficilmente sanno raggiungere altri interpreti di questo genere di romanzo.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Gondes Opinione inserita da Gondes    27 Luglio, 2014
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IMMAGINA I CORVI

Finalmente un giallo all’Italiana! Basta con i thriller “stranieri” e “pluri-stellati”, dove tutto è preconfezionato per un pubblico internazionale. Questo libro mi ha fatto assaporare i nostri bellissimi paesini; scenari e realtà veramente unici, dove ancora tutto scorre come un volta. Tutti si conoscono fin dall’infanzia, mettendo a nudo vizi e virtù; solo i segreti a volte riescono a resistere, ma poi verrà un giorno che “i corvi faranno la loro comparsa e allora tutto sarà portato alla luce”. Verità che saranno difficili da accettare anche se……….
Tutta la vicenda si svolge in un ipotetico paesino tra la Puglia e la Calabria, che viene dipinto a meraviglia dalla penna di Luigi Sorrenti. I personaggi sono veri, quasi tangibili, i loro volti sembrano quelli di persone già conosciute; rispecchiano in pieno il classico abitante di queste piccole comunità sparse per l’Italia. La storia scorre piacevolmente verso il finale che riserva una sorpresa degna dei migliori autori gialli. Ho apprezzato la particolarità da parte dell’autore di inserire alcuni riferimenti al futuro prossimo, in modo da rendersi conto che la vicenda andrà in una certa direzione, ma nello stesso tempo senza rivelare le esatte dinamite. Un libro veramente interessante che può tranquillamente competere con i big del thriller.

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Romanzi storici
 
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Gondes Opinione inserita da Gondes    24 Luglio, 2014
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VETRO

Prima di cimentarmi in questo breve commento sulle mie impressioni dopo aver letto “Vetro”, devo ammettere che, leggendo lo scambio di battute avvenute dopo il commento di Mephixto, mi sono ancor più reso conto che i nostri semplici e personali “giudizi”, possono a volte ferire la sensibilità di qualcuno o addirittura sminuire il lavoro di altri. Nello stesso tempo però e giusto esprimere le proprie opinioni, anche se a volte posso essere contro-corrente o considerate negative. La diversità è sempre bella!!
Tornando al romanzo in questione, devo fare una specie di mia culpa, nel senso che ho letto questo romanzo in modo distratto. Non siamo di fronte ad un semplice romanzo storico, che si limita ad allietarci con qualche nozione storica e una bella storia. Questo è un libro che come obiettivo ha quello di allargare l’orizzonte sull’epoca storica, ma anche quello di trattare temi importanti. Il classico libro che si dovrebbe leggero tutto d’un fiato, senza spezzettare la letture; come ho dovuto fare purtroppo io, per problemi di tempo. In questa maniera non ho colto l’essenza del libro, perdendomi il vero valore del romanzo. L’impressione è stata comunque di un ottimo libro, che si legge molto bene e che merita il successo che ha avuto. E’ impensabile che si tratti del primo libro di questo autore; chiunque farebbe carte false per fare un esordio del genere! Non oso immaginare il seguito o comunque la seconda opera. Complimenti!

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Gondes Opinione inserita da Gondes    28 Giugno, 2014
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OMICDIO ALLO SPECCHIO

Ho trovato questo thriller particolare per due aspetti fondamentali. Uno per la sua versione minimal in fatto di pagine (246) e l’altro come conseguenza del primo, per lo stile di scrittura, molto concreto ed efficace. Pur avendo pochissimi pagine ho avuto la sensazione che effettivamente il lavoro fosse stato concepito da subito con questo criterio e di conseguenza la lettura risulta sempre soddisfacente e mai povera di contenuti e descrizioni. Metterei questo thriller nella categoria “psicologico”, anche se effettivamente è difficile dare una collocazione ben precisa, per la varietà di situazioni. La storia narrata è subito coinvolgente, anche se a volte il protagonista compie azioni a dir poco avventate che lasciano qualche dubbio. I colpi di scena sono posizionati attentamente all’interno della storia e lasciano il lettore sempre con la curiosità di girare la pagina successiva. Il finale è interessante, ma forse potrebbe scontentare qualcuno.

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Romanzi storici
 
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Gondes Opinione inserita da Gondes    08 Mag, 2014
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LA BATTAGLIA DELLA VENDETTA

Leggere un libro di Andrea Frediani è come aprire un libro di storia e rivivere gli avvenimenti come se fossi presente in quell’esatto momento. Anche in questa occasione l’impressione è stata questa. Se qualcuno odiava seguire le lezioni di storia sui banchi di scuola, perché le trovava noiose, può finalmente riconsiderarle, grazie a questo bravo autore. Un modo nuovo di raccontare importanti avvenimenti storici, rendendoli più fruibili ed avvincenti.
In questa occasione non siamo di fronte alla conquista o alla difesa di qualche territorio, ma alla contrapposizione fra romani.
Da un parte le legioni di Ottaviano Augusto e Marco Antonio che vogliono vendicare l’uccisione di Giulio Cesare e dall’altra parte invece l’esercito dei cosi detti “cesarecidi”, comandati da Bruto e Cassio Longino. La battaglia decisiva si svolgerà in Macedonia, dove erano fuggiti coloro che avevo contribuito in qualche modo alla morte di Giulio Cesare.
Forse questo romanzo ripercorre una delle prime vere “guerre civili” che la storia dell’uomo ha dovuto sopportare, che si sono purtroppo riproposte fino ai giorni nostri.
Un ottimo libro che racconta con attenzione le strategie politiche e militari di uno degli eserciti più potenti mai esistiti; gli antichi romani.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Gondes Opinione inserita da Gondes    02 Mag, 2014
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Potenziale non sfruttato

Ho trovato questa lettura molto interessante per l’argomento trattato è cioè la scomparsa di giovani donne. Le cronache di ogni giorno ci raccontano realtà purtroppo molto simili a quelle narrate in questo romanzo. L’impostazione di come l’autrice ha voluto raccontare la storia è molto interessante, e cioè partendo dalla fine. Quello che invece sembra più carente è la modalità di stesura.
La sensazione che ho avuto è stata quella di un libro con un grande potenziale, che però è stato sfruttato solamente in parte. Forse per l’inesperienza di questa scrittrice americana o forse per una scelta editoriale. Così come è confezionato, è un libro adatto ad un vasto pubblico essendo una lettura particolarmente “facile e diretta”. Qualche approfondimento in più, su aspetti psicologici ed investigativi avrebbe sicuramente giovato al libro e dato spessore alla storia.
Dopo pochi capitoli si può già intuire il finale, in quanto pur mascherati all’interno della storia, ci sono elementi che portano sulla strada giusta. Quello di anticipare il finale è un gioco che faccio spesso quando leggo i così detti thriller, anche se questo non si può certo classificare in questa categoria.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Gondes Opinione inserita da Gondes    24 Aprile, 2014
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NON PRENDETE QUEL PENNELLO!

Mi aspettavo molto di più da questo libro, visto i giudizi favorevoli ricevuti da più parti. Le mie aspettative era quindi ben spalleggiate, ma purtroppo si sono rivelate per me troppo benevole.
La gran parte del libro l’ho trovata troppo attendista, priva di quel ritmo e curiosità che spinge a divorare pagina dopo pagina.
La storia non decolla fino verso la fine del libro, quando gli eventi iniziano finalmente a susseguirsi in maniera più incalzante e ha catturare l’attenzione. Si percepisce che questi dipinti, scaturiti quasi dal nulla dalla mano del protagonista, abbiamo un ruolo inquietante, ma la situazione viene continuamente rimandata e sembra quasi di assistere ad un corso di pittura.
Avrei sicuramente gradito qualche pagina in meno nella parte iniziale e qualche pagina in più nel finale. Ci sarebbe da ridire anche su certe scelte propria nella parte conclusiva del libro; dove alcune situazioni mi sono apparse troppo facili e scontate per uno scrittore del calibro di Stephen King. Forse aveva fretta di finire il romanzo oppure era a secco di idee

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Gondes Opinione inserita da Gondes    09 Marzo, 2014
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L'OMBRA DEL SICOMORO

Incredibile come John Grisham riesca a tenere alta la tensione per tutta la durata del romanzo, avendo come obbiettivo finale solo quello di far scoprire al lettore il motivo per cui un ricco uomo d’affari lascia il 90% del sul patrimonio alla “badante”; in pratica la donna che lo ha assistito prima della sua morte. Una morte non avvenuta per motivi naturali, ma in seguito ad un suicidio, per porre fine in modo anticipato ad una malattia che non avrebbe dato comunque via di scampo a Seth Hubbard.

Il testamento viene impugnato dai figli, esclusi completamente dalla successione, che inizieranno una dura lotta per dimostrare che il padre non era nelle condizioni di salute per poter decidere in modo razionale a chi destinare il suo ingente patrimonio. Verrà messa in discussione la beneficiaria del testamento, una donna di colore che improvvisamente potrebbe diventare la persona più ricca della contea. Sullo sfondo anche la questione razziale fra bianchi e neri, in un’ America ancora non del tutto integrata, stiamo infatti parlando degli anni 80.

La trama si svolge in un susseguirsi di colpi di scena e strategia legali al limite della correttezza. I testimoni si susseguono in modo frenetico e faranno pendere l’ago della bilancia prima da una e poi dall’altra parte; fino a scoprire il vero motivo per cui il ricco uomo d’affari Seth Hubbard ha deciso di lasciare 20 milioni di dollari ad un presunta sconosciuta.

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Romanzi storici
 
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Gondes Opinione inserita da Gondes    11 Febbraio, 2014
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IL VESSILLO DI PORPORA

Rispetto al precedente titolo “La legione degli immortali”, questo romanzo di Massimiliano Colombo l’ho trovato molto più orientato verso la ricostruzione storica e meno attento a soddisfare anche i lettori che cercano altri contenuti. Questo non vuol dire che sia un libro a senso unico, ma sicuramente più adatto ad appassionati di storia, con la voglia di rivivere avvenimenti che hanno lasciato il segno. La vicenda raccontata in questo romanzo è quella della rivolta della Regina Boudicca (60 d.c), che stufa dell’oppressione di Roma sulla popolazione Britanna, decide di sfidare Roma con un poderoso esercito.

Ho apprezzato molto la scelta dell’autore di iniziare il romanzo dalla fine. Il primo capitolo è infatti dedicato agli attimini che precedono la famosa battaglia, per poi passare al secondo capitolo, dove invece di proseguire con l’esito della battaglia, vengono spiegare le motivazioni che hanno portato a questo scontro finale. Questa attesa di conoscere l’esito della battaglia, contribuisce a dare vigore al romanzo, è stato come leggere un thriller e non veder l’ora di scoprire l’assassino. Arrivati poi all’ultimo capitolo, il ritmo diventa ancora più frenetico ed incalzante, sentendo quasi la fatica dei legionari romani nel contrastare l’innumerevole massa di “barbari” assetati di vendetta. Non vi dirò l’esito, anche se non è certo un segreto, ma vale veramente la pena cimentarsi in questa lettura solamente per sapere il risultato finale.

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Gondes Opinione inserita da Gondes    04 Febbraio, 2014
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IL LEOPARDO

Ho scoperto Jo Nesbo proprio con questo libro. Da mesi ormai ne rimandavo la lettura, scoraggiato forse dalla mole, per me, troppo eccessiva per un thriller.

Devo però ammettere che le 750 pagine non mi hanno assolutamente annoiato, in quanto strutturate in maniera tale da rendere la lettura piacevole e coinvolgente. Per me è stata anche l’occasione per conoscere il famoso Harry Hole, di cui avevo tanto sentito parlare; una figura che mi ha ricordato altri personaggi, che comunque rispecchia la fattispecie del poliziotto senza regole, ma con un forte senso del dovere e della giustizia. Il classico personaggio che non si vuole bene per se, ma che rischia la propria vita per gli altri.
Questo è un thriller alla vecchia maniera, dove il caso è risolto da intuizioni date più dall’esperienza, piuttosto che dalla scientifica. La peculiarità di questo thriller è data dal fatto che quando ormai tutto sembra chiaro e risolto, ecco che salta fuori un elemento che mette tutto in discussione, rendendo di conseguenza il libro ancora più bello. Ho avuto la netta sensazione di dover ripartire ancora da capo, accantonando le certezza ormai acquisite. Un ottimo libro che sicuramente mi ha dato la voglia di scoprire altre avventure di questo bravo autore.

P.S – Se non l’avete già fatto, prima di leggere questo libro, leggete il precedente titolo “L’uomo di neve”; perché sono presenti moltissimi collegamenti e senza conoscere la vicenda precedente avrete qualche difficoltà in più a comprendere certe situazioni.

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Fantascienza
 
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Gondes Opinione inserita da Gondes    27 Gennaio, 2014
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IL SILOS

Il nostro pianeta è diventato ormai un luogo invivibile, l’aria non è più respirabile e quindi l’unico modo per poter sopravvivere è quello di creare un ambiente chiuso e protetto. Questo è in sintesi il preambolo di questo fantasy.
Sono ormai decenni che gli uomini vivono “rinchiusi” in un silos sotterraneo; in pratica una sorta di immenso grattacielo, sviluppato non in altezza, ma nel sottosuolo. Centinaia di piani, ognuno dedicato ad ruolo diverso, tutti amministrati da un sindaco e da uno sceriffo addetto alla sicurezza.

Lo scopo è quello di far funzionare tutto alla perfezione, per poter mantenere questa mega struttura in efficienza. Anche le nascite vengono infatti monitorate in stretto rapporto con i decessi, mantenendo così una sorta di auto-sostenibilità.
.
I problemi iniziano però a manifestarsi quando qualcuno inizia ad interrogarsi su cosa c’è fuori dal silos: E’ vero che l’aria che si respira fuori è tossica?; ma specialmente ci sono altre comunità che sopravvivono nelle stesse condizioni? sono gli unici umani rimasti?
Tutti questi dubbi culmineranno con una sorta di ribellione che porterà ad una verità inaspettata.

Un romanzo con molte potenzialità che però non è riesce, per quanto mi riguarda, a fare il salto di qualità.
La trama mi è sembrata abbastanza originale con idee molto interessanti, capaci di catturare la curiosità del lettore. Poi, come sempre avviene, le aspettative possono essere confermate o purtroppo deluse. In questo caso direi che dopo un buonissimo inizio, non sono riuscito a ritrovare l’entusiasmo che deve spingere a “divorare” pagina dopo pagina un romanzo ben scritto. Mi sono infatti perso fra gli innumerevoli scale e gradini che collegano i vari piani del silos, perdendo un po' il senso della storia!

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Romanzi storici
 
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Gondes Opinione inserita da Gondes    18 Gennaio, 2014
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LA RAGAZZA CHE TOCCAVA IL CIELO

Ho già avuto modo di apprezzare questo autore con “La gang dei sogni” e quindi non mi sono stupito di quanto sia stato entusiasmante ed emozionante leggere anche questo suo nuovo lavoro. Anche in questo titolo mi sono subito appassionato alla storia, a tal punto di pensare al momento in cui avrei purtroppo letto l’ultima pagina e terminato il romanzo. E’ come quando si trascorre una splendida giornata e si cerca in tutte le maniera di “allungarla” il più possibile. Ma sai che prima o poi finirà!

La storia raccontata è ambientate nel 1500 in una Venezia piena di contraddizioni, dove la chiesa stenta ad avere quel peso politico-religioso che in altre parti d’Europa gli è riconosciuto. La comunità ebraica, pur essendo vista in modo diffidente, ha forse qualche problema in meno ad integrarsi con la città rispetto ad altre realtà. La storia raccontata prendere in considerazione l’aspetto della convivenza fra cattolici e ebrei, ma trae spunto anche dalla situazione di disuguaglianza tra nobili e povera gente. E’ proprio da quest’ultima categoria che Mercurio, il protagonista indiscusso di questo romanzo, dovrà riuscire con l’inganno a guadagnarsi da vivere. La sua indole da “Robin Hood” lo porterà spesso a situazioni a dir poco complicate. Questo romanzo storico è fuori da ogni schema, le situazioni non sono scontate, come spesso succede nel genere storico. Ogni capitolo è avventuroso, ma anche capace di approfondire tematiche importati che ci possono far riflettere. La scelta e la caratterizzazione dei personaggi è superba, dando ad ognuno di essi, dal primo all’ultimo, un ruolo determinante per la storia. Alla fine del libro mi sono affezionato ad alcuni personaggi che all’inizio non avrei mai immaginato di apprezzare.
Luca di Fulvio ha fatto, con questo libro un lavoro straordinario e meriterebbe quel successo di pubblico che invece gli viene attribuito in altri paesi. Forse anche nell’editoria, come nello sport, avere un cognome anglosassone farebbe più effetto!


P.S – La scelta del titolo è l’unica cosa che ho trovato stonata in questo libro. Mi sembra più un titolo da romanzo strappalacrime-sentimentale o un film di Giuseppe Tornatore!! Ma è’ solo una mia modesta opinione.

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Gondes Opinione inserita da Gondes    05 Gennaio, 2014
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IL MIO CUORE CATTIVO

Questo è uno degli scrittori che posso permettermi di acquistare ad occhi chiusi, senza bisogno di farmi convincere da una copertina ben caratterizzata o da un trama accattivante. Ritengo però che questo nuovo romanzo sia leggermente inferiore come intensità al precedente titolo “Follia profonda”.
Comunque lo standard a cui ci ha abituato Wulf Dorn è di altissimo livello e le aspettative sono di conseguenza sempre maggiori. Anche in questa occasione la protagonista principale è la mente umana; fatta di delicati automatismi che a volte possono incepparsi e far diventare la vita un vero inferno.
Questa volta i riflettori sono puntati su una ragazzina che sta attraversando un momento molto difficile. Il fratellino viene trovato morto nel suo letto, proprio quando la sorella ne aveva la custodia mentre i genitori erano fuori casa. Dopo la tragedia, come spesso accade, la famiglia si sfalda e la ragazzina rimane sola con la madre. Da subito inizia a manifestare gravi disturbi psichici che la portano nel giro di poco ad essere ricoverata in una clinica per malati mentali. Per cercare di dimenticare questa brutta esperienza, la madre decide di trasferirsi con la figlia in un piccolo paesino, dove però le cose non vanno come sperato in quanto la ragazza non riesce a migliorare la propria condizione mentale. Sembra addirittura che questo trasferimento abbia addirittura peggiorato la situazione. La giovane “Doro”, è infatti convinta di aver visto in una notte di tempesta un ragazzo nei dintorni della propria casa che chiedeva aiuto perché inseguito da un demone.
Da questo momento inizierà una serie di eventi che porteranno il lettore nella massima incertezza; credere alla ragazza, convinta di vedere e sentire determinate cose, oppure essere più razionali e credere alle persone che ritengono Doro vittima della propria mente? Sarà una decisione difficile da prendere fino all’ultima pagina perché l’autore si è divertito a farci cambiare opinione in più occasioni

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Gondes Opinione inserita da Gondes    24 Dicembre, 2013
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IL RICATTO

Questo è il mio primo Grisham e credo che non sarà l’ultimo. Un’ ottimo legal-thriller interessante anche dal punto di vista della presentazione e conoscenza della categoria degli avvocati. Il mio timore era quello di imbattermi in un intricato mondo, fatto di norme e regolamenti che avrebbero potuto diventare pesanti, ma invece la storia è molto scorrevole ed appassionante. In questo libro viene presentato la difficile vita di un neo avvocato, ma naturalmente estremizzata, in quanto il protagonista è “costretto” ad iniziare la propria carriere in uno degli studi più grandi degli Stati Uniti. Una sorta di grosso “tritacarne”, dove il cannibalismo in senso figurato la fa da padrone.
La vicenda mi è sembrata molto ben configurata, capace di rendere la lettura avvincente ed interessante. Non ho dato il massimo dei voti perché questo libro avrebbe avuto bisogno di un finale più scoppiettante, senza farsi prendere dalla fretta di concluderlo. Nel complesso un buono libro per trascorrere piacevoli ore in relax

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Romanzi storici
 
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Gondes Opinione inserita da Gondes    13 Dicembre, 2013
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La legione degli Immortali

Senza ombra di dubbio uno dei migliori libri che abbia mai letto sulle gesta degli antichi romani. Un romanzo ottimo sotto tutti i punti di vista. Avvincente e scritto in maniera perfetta senza una pagina di troppo; mai noioso o con cali di tensione. Non è il solito romanzo storico che si limita a descrivere combattimenti e tecniche di guerra, ma è apprezzabile anche dal punto di vista puramente sentimentale. Affronta in maniera approfondita il sentimento d’amore che può nascere, quanto meno te lo aspetti fra uomo e donna, ma anche il sentimento di profonda amicizia fra compagni d’armi, uniti anche dall’attaccamento per la stessa causa.
Un mix veramente ben riuscito che solo un scrittore di talento può scrivere. Lo consiglio anche a chi non ha mai preso in considerazione la lettura di questo genere, perché al suo interno troverete molto di più quello che potreste pensare guardando la prima di copertina. Penso che sia la prima volta, e ne ho letti diversi, che mi commuovo leggendo un libro che ha Giulio Cesare come filo conduttore; anche se in questo caso la sua figura rimane molto in secondo piano, lasciando spazio ad una storia molto ben architettata.
Il finale è un qualcosa di particolare, credo che non sia possibile idearne uno più soddisfacente.
Bravo Massimiliano Colombo!

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Avventura
 
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Gondes Opinione inserita da Gondes    21 Novembre, 2013
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Morale bella ma fuori luogo

Sono rimasto molto deluso da questo libro. L’inizio mi è sembrato molto interessante e coinvolgente, poi proseguendo nella lettura l’ho trovato sempre meno appassionante, fino a diventare noioso. Sono arrivato alla fine con molta difficoltà, cercando di velocizzare il più possibile per poter passare ad altro. Un romanzo secondo il mio parere con molte potenzialità che però sono rimaste inespresse. La narrazione non mi è sembrata molto scorrevole e comprensibile, passando da una situazione all’altra senza i dovuti collegamenti. Se ogni libro deve lasciare qualcosa, questo non mi ha lasciato nulla. Anche “la morale” inserita nelle ultime righe del libro l’ho trovata come un fiore nel deserto; bella ma fuori luogo

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Romanzi storici
 
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Gondes Opinione inserita da Gondes    13 Novembre, 2013
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L'ISOLA DEI MONACI SENZA NOME

Non sono riuscito a capire cosa effettivamente manca a questo libro per soddisfarmi in pieno.
Eppure ha tutti gli elementi per un buon romanzo:

1. un intrigante mistero da scoprire; che dovrà svelare il significato e la natura del “Rex Deus”, e perché tutti lo vogliono.
2. un bello e valoroso protagonista “Cristiano d’Hercole” alias “Sinan”
3. un serie di spietati personaggi, come i corsari ottomani Khayr al-Din Barbarossa, Nizzam e il principe di Piombino, Jacopo V Appiani.
4. una bella e nobile ragazza, rapita dai cattivi di turno, impersonata da “Isabel de Vega”
5. una storia d’amore, forse non corrisposta, ma comunque di difficile attuazione.
6. una parte molto interessante di battaglie e assedi di alcune città ed isole della Toscana.

Detta così sembra quasi di leggere il copione del film “Il pirata dei Caraibi”, ma invece è proprio il libro di Simoni!

Forse quello che manca a questo romanzo sono qualche centinaio di pagine in più; grazie alle quali l’autore aveva modo di presentare i suoi personaggi in maniera più approfondita.
Non sono riuscito infatti ad affezionarmi ai personaggi, come invece mi capita in altre occasioni. Sembra che tutto scorra troppo velocemente, senza avere la possibilità di riflettere e metabolizzare. Anche l’aspetto descrittivo del paesaggio mi è sembrato troppo sbrigativo, non creando quella sensazione di rivivere la scena durante la lettura. Un vero peccato perché poteva essere un ottimo romanzo storico d’avventura e invece si è fermato al discreto.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Gondes Opinione inserita da Gondes    06 Novembre, 2013
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LE PIUME DEI DINOSAURI

Ho letto commenti su questo libro poco entusiasti, che però non condivido. Non si tratta di uno di quei libri che lasciano il segno, ma neppure da buttare via.
Forse dipende molto dalle aspettative che ognuno di noi crede di trovare in una nuova lettura. E’ chiaro che se da questo thriller ci si aspetta un ritmo mozzafiato, pieno di movimento e colpi di scena, ne rimarremmo delusi.

La storia viaggia ad una velocità abbastanza ridotta, soffermandosi molto sulla storia di ogni personaggio, in quanto ognuno di loro ha un passato alquanto difficile, che ha influito sul carattere e sulla condizione di vita attuale. Ho trovato molto interessante la scelta di ambientare la vicenda all’interno di una università, dove per l’appunto, tutto scorre lentamente e con la dovuta attenzione; i particolari possono fare la differenza. Il thriller nasce con questo concetto di base, anche perché l’autrice appartiene proprio a questo ambiente e nel disegnare la protagonista di questo libro si è sicuramente ispirata a se stessa.

Un’ importante ricercatore, viene trovato morto nel suo ufficio all’Università di Copenaghen. Inizialmente sembra trattarsi di morte naturale, ma in seguito si scoprirà che l’uomo è stato volutamente contagiato da un parassita, molto simile alla tenia, che in pochi mesi è in grado di devastare gli organi interni di una persona.
Tutti i personaggi che gravitano attorno al ricercatore hanno in qualche modo un possibile movente.
Quando poi un'altra persona morirà, questa volta in maniera diversa, il mistero diventerà ancora più difficile da risolvere. Una laureanda, prossima ormai alla tesi di laurea, cercherà di far luce su questi delitti, ma sarà a sua volta inclusa nella lista dei sospettati.
L’epilogo è descritto in modo graduale, senza un clamoroso colpo di scena finale, ma comunque meritevole di essere scoperto

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Avventura
 
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Gondes Opinione inserita da Gondes    28 Ottobre, 2013
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LA STELLA DI PIETRA

Anche in questo suo ultimo libro Marco Buticchi è riuscito ad unire il passato remoto con il passato più recente. La vicenda raccontata nel libro si sviluppa in due diverse epoche storiche. La prima particolarmente interessante perché ambientata nell’epoca forse più bella per il nostro paese; il Rinascimento, in compagnia di Michelangelo Buonaroti; la seconda epoca invece è quella più buia e cioè quella degli anni ’70/80, dove il terrorismo mieteva vittime e destabilizzava il nostro paese.

Il contrasto tra le due epoche è molto forte, ma come per magia Buticchi è riuscito ad accumunarle e ha creare una storia molto avvincente, sia dal punto di vista narrativo, che dal punto di vista storico. Non sono naturalmente stupito di questa sua ennesima prova di bravura, perché ormai ci ha abituati ad uno standard molto alto.
Leggendo i suoi romanzi si ha la netta sensazione di fare un viaggio nel passato e vivere le stesse sensazioni vissute in quel determinato periodo. L’emozione di rivivere al fianco di Michelangelo la realizzazione di alcune delle sue opere più famose è veramente grande. Si ha la possibilità di scoprire dettagli ed aneddoti che ci fanno apprezzare ancor di più il suo talento e guardare magari la Cappella Sistina in modo più attento.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Gondes Opinione inserita da Gondes    19 Ottobre, 2013
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UN THRILLER TERAPEUTICO

Credo che questo libro non si possa classificare come un semplice thriller, ma molto di più. La sua lettura mi ha messo di fronte ad interrogativi che vanno oltre la soddisfazione di aver letto un thriller di altissimo livello, con una storia raccontata seguendo tutti i canoni di questo genere; suspence, ritmo ed intrigo.

Carrisi è riuscito a insinuare in me il dubbio se il male è la conseguenza del bene e/o viceversa.
Se al mondo esistesse una sola persona; sarebbe buona o cattiva, senza un metro di paragone? E inoltre ci sono comportamenti classificati “sbagliati”, che si possono in qualche modo giustificare perché hanno un fine nobile. Non mi riferisco alla solita piccola bugia, ma ad atteggiamenti palesemente violenti, che se guardati magari sotto un'altra ottica possono in qualche modo addolcire la gravità del fatto. L’esempio riportato nel libro è emblematico di come possa cambiare il nostro giudizio dopo aver visto una leonessa uccidere piccoli di zebra. Subito ci apparirà come una spietata assassina; ma poi vedendola portare il frutto della sua violenza ai propri cuccioli, capiremo che il suo comportamento era in funzione della sopravvivenza della sua stessa prole e ci apparirà come una mamma premurosa.

L’ipotesi del male è come un tarlo che pagina dopo pagina ti entra dentro ed inizia ha minare le tue convinzioni, non sai più quali sono i metri di valutazione; inizi ad accettare l’ipotesi del male; ma poi ti accorgi che stai cascando nella trappola che Carrisi a preparato per il suo finale.

P.S - Avrei voluto dare un bel "10+10+10", ma mi sono dovuto accontentare di un "5+5+5" - Pazienza!!

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Avventura
 
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Gondes Opinione inserita da Gondes    08 Ottobre, 2013
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IL COLLEZIONISTA DELLE PICCOLE COSE

Un bellissimo viaggio nelle fredde terre artiche a bordo di un brigantino, che nel 1850 partì dall’Inghilterra con l’obiettivo di certificare la definitiva estinzione di un uccello molto simile ad un pinguino dell’Antartico.

Devo ammettere che mi aspettavo un romanzo dove l’avventura predominava su tutto il resto, invece alla fine della lettura, mi sono ritrovato fra le mani un libro dai contenuti ambientalisti, per la magia dei luoghi e naturalistici per la ricchezza della fauna. Questo è stata sicuramente una nota positiva, grazie alla quale ho potuto conoscere un autore che nelle sue “corde” ha temi più filosofici e riflessivi, rispetto alla capacità di descrivere situazioni dove l’avventura la fa da padrona.

La bellezza di questo libro sta anche nell’immaginarsi fra i passeggeri e scoprire ogni giorno quali pericoli dovevano sopportare chi voleva intraprendere un viaggio di questo genere, fra iceberg, nebbie e freddo. Nella realtà questi viaggi di fine ‘800 avevano scopi prettamente commerciali piuttosto che naturalistici. Nel libro vengono raccontati quali erano le spietate tecniche di uccisione di foche, tricheci, orsi e balene. Un comportamento sconsiderato che ha portato sulla soglia dell’estinzione molte specie animali, solamente per ricavarne profitto.
Il libro oltre ad essere una denuncia di queste azioni, è anche un intreccio di storie di vita dei tre passeggeri e dell’equipaggio della nave. Man mano che il viaggio raggiungerà il suo obiettivo, tutte queste persone metteranno a nudo il proprio carattere ed emergeranno verità fino a prima nascoste.

Il finale è stato molto toccante ed inaspettato ed ha contribuito a farmi apprezzare ancora di più questa lettura.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Gondes Opinione inserita da Gondes    03 Ottobre, 2013
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TU SEI IL MALE

E’ da molto tempo che mi capitava di incrociare questo libro sulle scaffalature delle librerie, ma chissà per quale motivo, alla fine la mia attenzione era catturata da qualche altro titolo. Sono passati così due anni e ancora dovevo decidermi.

Poi un giorno mi è capitato di leggere l’entusiasmante recensione di Michele (Fonta, per gli amici di QLibri) e ho avuto finalmente lo slancio per dire: questa volta lo compro!

Faccio ammenda al mio istinto e dico un grazie a Fonta, perché mi ha fatto scoprire veramente un ottimo thriller poliziesco.
Forse ero ben disposto, ma sono entrato subito in sintonia con lo stile dell’autore; molto generoso nel presentare il tratto caratteriale di tutti i personaggi. Il particolar modo mi è piaciuto il commissario Balistreri; la tipica persona che la ami o la detesti appena la incontri per la prima volta.

Mi sono chiesto perché questo romanzo mi ha particolarmente coinvolto, quasi avendo la sensazione di far parte in qualche modo della storia. Credo che sia dipeso dalla scelta da parte dell’autore di far ruotare tutta la vicenda attorno a due date, che anche a distanza di anni, ci danno la possibilità di ritornare indietro con la memoria in modo abbastanza facile. Mi riferisco alle due magiche notti in occasione delle vittorie dei mondiali di calcio in Spagna ed in Germania.

Grazie al libro possiamo rivivere le sensazioni e le emozioni di quei giorni. Fare un parallelo fra la storia raccontata nel libro e il nostro ricordo. Ci chiederemo dove ci trovavamo la sera in cui fu uccisa Elisa Sordi e cosa facevamo quando sua madre molti anni dopo si suicidò. Quasi tutti sapremo darci probabilmente una risposta ed entrare quindi anche noi nella storia raccontata nel libro. Questo coinvolgimento è stato per me fatale, facendomi apprezzare il libro ancor di più.

Per quanto riguarda invece l’architettura della storia l’ho trovato un tantino complicata; con risvolti molto ampi, mancano gli UFO e poi siamo al completo!. Comunque l’autore, in più occasioni, cerca di aiutare il lettore, facendo il punto sulle indagini, anche perché diversamente si rischia di perdersi nei meandri della vicenda. Le pagine sono un tantino troppe, ma comunque la complessità della vicenda richiede una stesura appropriata.

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Romanzi
 
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Gondes Opinione inserita da Gondes    23 Settembre, 2013
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UN LIBRO PER TUTTI

Una storia apparentemente destinata a piccoli lettori, che invece dopo averla letta ti appare grande ed infinita. Un storia presa come metafora per comunicare in maniera velata ma efficace che la vita è bella, bisogna viverla fino in fondo senza lasciarsi scoraggiare da eventi a volte insormontabili.
La diversità, intesa come la paura dell’altro, in questo romanzo viene demolita in più occasioni. In primis le diversità dei vari credi religiosi, qui trattata, forse in maniera abbastanza superficiale, grazie alla figura di PI, che non riesce a decidere quale sia la fede preferita. In tutte e tre le religioni (indù, cristiana e mussulmana) trova qualcosa di buono, non in contrasto con le altre. Non riuscirà a capire per quale motivo una scelta debba per forza escludere le altre, visto che tutte hanno come obiettivo la salvezza dell’uomo.

La convivenza forzata per sette lunghi mesi, tra un bambino e una tigre in pochissimi metri, ci ricorda che molte volte basta la volontà per trovare compromessi per una pacifica convivenza, anche fra individui apparentemente diversi. Naturalmente in questi casi è necessario il sacrificio di ognuna delle parti per trovare gli equilibri necessari. Mi viene subito in mente la questione Palestinese o la semplice convivenza fra immigrati e le popolazioni locali. Il protagonista di questo libro PI ci ha dimostrato che capendo e rispettando le esigenze del suo “compagno di viaggio”, ha avuto salva la vita, trovando una sorte di equilibrio per entrambi vantaggioso; senza dimenticarci che in questo caso la metafora è molto spinta ma efficace, trattandosi di un animale selvaggio.
Analizzando invece lo stile di scrittura di questo autore, devo dire che in più di un occasione il ritmo mi è sembrato un pò blando, ma sono rimasto piacevolmente sorpreso dalla scelta del finale. Essendo una “bella favola”, mi sarei aspettato un finale del tipo: …… “e vissero felici e contenti”, invece mi ha spiazzato, mettendo altra carne sul fuoco, per una ulteriore riflessione.

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Romanzi storici
 
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Gondes Opinione inserita da Gondes    15 Settembre, 2013
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ATTILINO

Inizia con questo romanzo la trilogia che l’autore William Napier dedicata ad Attila.
In questo primo volume troveremo un Attila ancora bambino, tenuto ostaggio da Roma, come garanzia di lealtà da parte del popolo Unno.
Siamo alla fine dal 4 secolo d.c e l’impero romano inizia a subire pericolosi attacchi da parte della popolazioni barbariche. Quello che è stato per circa 1400 anni un esempio di forza e organizzazione incomincia a sentire gli effetti di un declino quasi inarrestabile. Roma non riesce più a far fronte, con i propri mezzi, agli attacchi provenienti da più parti del suo vasto impero. Per cercare di porre rimedio si cercano alleanze con coloro i quali potrebbe approfittarne di questa debolezza, e fra questi proprio la tribù degli Unni. Un popolo proveniente dall’est Europa, famoso per spietatezza ed efficacia nell’affrontare il nemico.
Per sancire questa alleanza, Roma e gli Unni si scambiano due importanti e piccoli ostaggi. E’ per questo che ha soli otto anni il piccolo Attila, nipote del re Uldin, viene “inviato” a Roma, dove impara il latino. Crescendo si rende conto di quanto si difficile muoversi fra le strategie adottare dalle varie famiglie per mantenere od arrivare al potere.
Col passare del tempo questa figura di “ostaggio di garanzia” è per lui troppo opprimente, fino al punto che decide di fuggire da Roma e tornare nella sua lontana terra d’Asia.

Al libro manca forse un po’ d’azione, garantita solamente verso la parte finale, quando viene descritta la difficile fuga. E’ altresì chiaro che la parte iniziale non poteva che essere più tranquilla e descrittiva in quanto racconta la vita di un bambino, anche se parliamo di un bambino speciale. Con il proseguo della trilogia sono sicuro che questo aspetto sarà risolto nel migliore dei modi, visto che stiamo parlando di un personaggio di spessore, entrato nella storia proprio per la sua irruenza e dinamicità.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Gondes Opinione inserita da Gondes    10 Settembre, 2013
Top 100 Opinionisti  -  

NIENTE DA PERDERE

Fra i libri che ho letto di Lee Child questo è senza ombra di dubbio quello che mi piaciuto di meno. Non sono riuscito ad appassionarmi alla storia. Proseguendo nella lettura speravo pagina dopo pagina che questa sensazione potesse mutare, ma purtroppo sono arrivato alla fine senza aver percepito nessun cambiamento di rotta. La trama mi è sembrata abbastanza piatta, con solo qualche sprazzo di vitalità, ma nulla che possa ricordare gli altri titoli che ho letto di questo autore. Spero che nessuno inizi a conoscere il famoso personaggio Jack Reacher con questo titolo, perché ne sarebbe sicuramente deluso. Posso garantire che il binomio Child-Reacher è molto di più di quanto traspare da questo romanzo, ed è per questo che non abbandonerò questo autore.
Diciamo che non tutte le ciambelle riescono col buco, ma questa è anche poco cotta!!

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Gondes Opinione inserita da Gondes    06 Settembre, 2013
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FIUMI DI PORPORA

Un thriller pubblicato ormai da qualche anno, ma sempre avvincente, tanto che da questo libro venne tratto anche un film di successo.
Ben riuscita mi è sembrata la scelta di ambientare la storia sulle montagne che circondano Grenoble in Francia, regalandoci paesaggi alpini di notevole bellezza.
Il libro entra subito nel vivo già dalle prime pagine, con il ritrovamento di un cadavere collocato in posizione fetale a strapiombo da una parete rocciosa.
Viene incaricato delle indagini un esperto commissario, famoso per i suoi successi, ma anche per la sua particolare irruenza e per la sua difficoltà nel rispettare le regole. Le indagine si indirizzano nella direzione di un probabile esperto di alpinismo, visto la difficile collocazione della vittima, identificato poi come il bibliotecario della vicina università. Alcuni particolari, lasciati volutamente sul corpo della vittima dall’assassino, diventeranno poi un messaggio per altre persone che si sentiranno minacciate e inizieranno a capire che le prossime vittime potrebbero essere proprio loro. Non sarà facile scoprire la causa di questi inspiegabili omicidi. Il mistero inizierà a risolversi solamente quando in un'altra indagine, per la profanazione di una tomba, avvenuta a qualche centinaio di chilometri di distanza, un giovane investigatore capirà che il suo caso potrebbe essere collegato con le morti di Grenoble. Quando i due commissari uniranno le forze, avranno un quadro più completo e potranno finalmente rendersi conto della situazione e trovare il bandolo della matassa.

L’impressione che ho avuto leggendo questo thriller è stata quella che l’autore fosse più interessavo a stupire il lettore con il movente e la macchinazione nascosta dietro a questa scia di sangue, piuttosto che alla rivelazione dell’assassino. Non ho trovato infatti la volontà di nascondere fino all’ultimo il responsabile, come avviene spesso nei thriller. Un finale stupefacente ma, forse un pò troppo esasperato.

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