Opinione scritta da pinucciobello
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Coro greco
Venni in possesso dio questo libro praticamente per caso, anni fa dalla più piccola delle mie figlie che ne aveva viste una trentina di copie sulla scrivania della sua professoressa di italiano che lo voleva far leggere agli studenti dell'ultimo anno. Ricevutone una copia in regalo, appena a casa lo lesse tutto d'un fiato, poi lo passò a me, che solitamente preferisco scegliere da solo i libri da leggere. Ma, come molti padri possono capire, è difficile rifiutare un consiglio di un figlio. Quasi controvoglia iniziai a leggerlo e mi accorsi ben presto che la lettura risulatava piacevolmente scorrevole e non solo per me che ho una diretta conoscenza dei meccanismi comportamentali di un certo tipo di personaggi per "contiguità territoriale". Bei personaggi, bel ritmo e confesso che anche la versione televisiva, vista anni dopo, pur stravolgendo la storia aveva parecchi lati positivi. Nel libro ni era piaciuta la funzione assegnata al circolo del paese con i commenti sugli ultimi accadimenti, mi ha ricordato l'intermezzo dei cori nelle tragedie classiche che aiutano la comprensione o suggeriscono gli avvenimenti che stanno per accadere allo spettatore. Gradevolissimo. Da consigliare.
Comunque da allora ho imparato che non bisogna mai credere che i figli, già da adolescenti, siano ancora degli sprovveduti e privi di autonoma capacità di giudizio.
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Ottimo
Letto perchè era stato assegnato alla prima delle mie figlie alle scuole medie. E poi, anni dopo, alle altre due mie figlie. Un raro caso in cui la mancanza di fantasia degli insegnanti l'ho molto apprezzata. Ottimo libro da leggere, con personaggi ben delineati, con la contrapposizione ben congegneta tra due famiglie del tutte diverse tra loro e con un'amicizia "impossibile", in quel contesto, tra i due ragazzi; e forse per questo ancora più vera, profonda e duratura. Periodo molto angosciante, ma trattato con un lodevole garbo, con eleganza ma senza che mai sparisca dall'occhio del lettore la tragicità della situazione. Fino alla catarsi finale, ben articolata e decisamente apprezzabile. Si legge in meno di due ore e non ci si può concedere alcuna sosta fino all'epilogo. Consigliato a tutti, ma soprattutto ai ragazzi, ai giovani e ai meno giovani che non vogliono dimenticare.
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bah
Per fortuna che è esistita Sandra Mondaini, ma davvero! il commento più adatto alla lettura di questo libro sarebbe: "che noia, che barba, che noia", almeno si riesce a sorridere.
A volte davvero mi viene da sbattere la testa al muro !!!
Ma come fa a piacere un libro così inutile ?
Personaggi così insulsi che più insulsi non si può, per renderli in qualche modo "vivi" ha dovuto inventare dettagli caratterizzanti (il viso butterato, la pipa, ecc.), il pittore pare copiato pari pari da Ashley di "Via col vento" così incapace di manifestare alcunchè; per non parlare della protagonista!!! una "Alice nel paese delle Meraviglie" insopportabilmente saccente, che riesce ad intuire istintivamente i dettagli che potrebbero dare un tocco artistico ad un quadro (uno solo può essere il commento possibile: "Ma mi faccia il piacere!!!" alla Totò) e che (giusto per vendere di più, ovviamente) viene descritta in piena tempesta ormonale.
Scritto in uno stile appena passabile, con un finale del tutto ordinario e prevedibile, l'ho apprezzato per una sola cosa: la copertina.
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Bella esercitazione di spirito
Questa storia si svolge durante il ventennio fascista ed è scritta come un dossier, con un susseguirsi di atti protocollati e non. E' solo un pretesto dell'autore per raccontare, con la solita ironia, i comportamenti miserevoli e spregevoli della provincia italiana di quel periodo. alle prese con la situazione singolare dell'arrivo a Vigata di un nobilissimo principe, però negro e pure mascalzoncello.
Chiaramente ci suggerisce che in fondo, secondo lui, ancora adesso è cambiato molto poco in questa Italia zeppa di furbi di basso livello. Però ce lo dice con il solito garbo, facendoci quantomeno sorridere lungo tutto il romanzo e in qualche passo si ride con pieno gusto. Sicuramente non tra i migliori libri di Camilleri, ma sempre di ottimo livello.
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Non entusiasmante
Mi spiace dissociarmi dalla folta schiera entusiastica dei lettori, ma questo libro non mi ha tanto coinvolto; l’assurdo è che nemmeno io stesso mi so spiegare il perché non mi sia piaciuto, del resto la trama è ben congeniata e c’è un accattivante dosaggio tra tragico e comico. Il romanzo, infatti, è ambientato in una periferia degradata del Nord-Est con personaggi ben assemblati tra loro: un trio di balordi senza lavoro regolare, un patetico e quasi comico assistente sociale, due adolescenti stupide e insulse da sembrare stereotipi ed infine il protagonista, Cristiano Zena, il figlio di uno dei tre balordi e che cresce in quest’ambiente ostile avendo come unico riferimento il padre, Rino, un maschilista enormemente sicuro di sé, terribilmente ignorante, gran bevitore e pure picchiatore nazista. E proprio il rapporto padre-figlio è il filo conduttore del racconto, un legame che. pur nell’atipicità del personaggio del padre, è veramente forte e condiziona l’evoluzione e l’epilogo del racconto stesso. I personaggi si lasciano vivere come se fossero trasportati dalla corrente di un fiume, trascinati incontro ad una cascata senza scampo (e ben si avverte nel libro che si sta procedendo verso un epilogo tragico). Arriva la svolta decisiva: Il trio di balordi decide di fare una rapina, l’assistente sociale si butta a capofitto in una relazione con la moglie del suo migliore amico (ed entrambe le situazioni hanno del parossistico), e per finire una delle due ragazzine è involontariamente, e per sua sfortuna, la causa del tragico epilogo. Senza entrare in dettagli eccessivi (altrimenti la redazione mi picchia!!) si può dire che la forza del rapporto con suo padre sia l’unica risorsa di Cristiano, ed a questo sentimento lui si attacca morbosamente, ma che nello stesso tempo ne sia anche il suo limite, e per emanciparsi completamente e vivere finalmente libero Cristiano abbia come “bisogno di uccidere il proprio padre”. Lo stile è asciutto e molto crudo, l’intreccio è decisamente cinematografico (infatti sono molto curioso di vedere quanto prima il film che ne ha tratto Salvatores), però, non so perché, continuo a non essere entusiasta del risultato finale, come se avvertissi che manca qualcosa, forse l’ambientazione della scena finale in “una notte buia e tempestosa” (sembra di leggere una strisca di Charlie Brown) ci suggerisce che Ammaniti qui gioca a fare il romanziere e ci rileva quanto sia, in effetti, artificiosamente costruito il romanzo, così come sono decisamente finti i compagni di scuola di Cristiano, tratti dai tanti luoghi comuni che definiscono i ragazzi tutti ossessionati dal consumismo e da falsi valori, con genitori egoisti e menefreghisti, insomma affiora un po’ di qualunquismo. Comunque, pur con qualche personalissima (sicuramente errata) riserva, alla fin fine un buon libro, ma non un capolavoro.
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Più western di John Ford
Una sera, di una dozzina di anni fa, alla tv (credo che la trasmissione di chiamasse “Tandem”, ma non vorrei sbagliarmi) ascoltavo Alessandro Baricco leggere un brano tratto dal romanzo “Oltre il Confine” di un autore americano: Cormack McCarthy. Parlava di una lupa legata ad un palo che fissava negli occhi l’uomo che le stava dando la caccia. Mi piacque così tanto quella breve lettura (e l’entusiasmo di Baricco) che il giorno dopo comprai il libro e per non sbagliare ne presi anche un altro dello stesso autore: “Cavalli Selvaggi”. Lessi il primo che già mi piacque tantissimo, ma soprattutto lessi, subito dopo e per mia fortuna, il secondo: che meraviglia !!! Assolutamente uno dei libri più belli che abbia mai letto, in vita mia. Romanzo che è scritto con un linguaggio talmente asciutto da prescindere da segni di punteggiatura, non vi si trovano, infatti, le virgolette per i dialoghi, e fortuna che i personaggi parlano poco, anzi pochissimo! E’ ambientato nell’immediato dopoguerra (1949) ma sembra di trovarsi in un’epopea ottocentesca dei miti del western, dove regnano i grandi spazi e gli infiniti silenzi, con il giovanissimo protagonista, John Grady Cole, che fugge da un mondo che non sente più suo e, per inseguire un sogno, si reca in Messico dove viene a contatto con l’amore e la morte. Deve rinunciare all’amore per la bella Alejandra e deve soffrire per l’assurda morte di chi gli sta accanto. Come in ogni western che si rispetti l’eroe resta solo a cavalcare nel sole che tramonta, ma forse il nostro John Grady sta cercando ancora un mondo che ormai non esiste più. Davvero splendido ed anche gli altri due romanzi della trilogia, il già citato “Oltre il confine” e l’altro “Città della pianura” sono molto belli.
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Forzato
Purtroppo questa volta il nostro caro Baricco ha toppato, e lo dico unendomi, senza dubbio, alla folta schiera di fans che ha l'autore ... oddio anche la schiera di suoi denigratori è, forse, altrettanto nutrita. Comunque per raccontare una storiella banalotta su quattro ragazzi che vivono una giovinezza intrisa di cattolicesimo in una città di provincia l'autore si scomoda (nientepopodimeno che !! ) a raccontare un episodio della vita di Gesù; sembra proprio che tenti di darsi una veste colta, dotta, come se lui stesso avesse intuito la fragilità della storia che lui stesso stava scrivendo.
Io ho avvertito un senso di forzatura in tutto il romanzo, come se avessero quasi "costretto" Baricco a scrivere qualcosa e, non essendo arrivata la scintilla l'autore si stesse arrabbattando con la tecnica che, indubbiamente, possiede ed in gran misura. Sinceramente passati pochi giorni dalla lettura si dimentica tutto: nome dei personaggi, intreccio, epilogo e questo indubbiamente qualcosa vorrà dire.
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La seconda è sempre la migliore
Concordo con chi ritiene questo come il romanzo più bello tra quelli di Carofiglio con l'avvocato Guerrieri per protagonista. Molto belli tutti i numerosi personaggi, anche se, personalmente, ritengo Claudia un po' sopra la righe, nel senso che la sento un po' irreale, pur apprezzando molto il modo come le sia stata data piano piano forma e comprendendo come possa poi risultare irresistibile per Guerrieri, o meglio per Carofiglio stesso. Ripeto belli i personaggi e bello l'intreccio che li fa vivere, rendendo tutto scorrevole e molto piacevole. Assolutamente da leggere.
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L'ottimo Guerrieri
Primo romanzo che ha per protagonista l'avvocato Guerrieri, che introduce il lettore nel sistema giudiziario italiano facendone comprendere a tutti i meccanismi, solitamente ritenuti incomprensibili. E già questo sarebbe di per sè un gran pregio, ma c'è invece da salutare l'apparire di un personaggio del tutto nuovo nella letteratura italiana, un eroe che tutte vuole essere meno che un eroe, un uomo abbandonato dalla moglie che cerca di trovare una nuova dimensione interiore, e la trova, forse, proprio nella precarietà affettiva e nel piacere di lavorare. Se proprio dobbiamo trovare qualche difetto, la svolta investigativa è un po' banale e tutto il romanzo è, forse, troppo poticamente corretto da perdere in spontaneità. Comunque da assaporare con gusto.
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L'irragionevole Guerrieri
Terzo romanzo di Carofiglio con protagonista l'avvocato Guerrieri. che riesce, anche peggio del solito, ad impantanarsi in una situazione apparentemente senza uscita e dove c'è solo da perdere. Si trova, infatti, a dover difendere, lui decisamente di sinistra, un ex picchiatore fascista dei tempi in cui erano entrambi giovanissimi. Un poco di buono finito in carcere perchè trafficante internazionale di droga, preso con le mani nel sacco e che aveva, in un primo tempo, per di più confessato. Anche a costo di mettersi contro un collega affermato, però Guerriei inizia a scavare e piano piano ....
Lasciamo il piacere della lettura a chi conosce ed apprezza il bel personaggio creato da Carofiglio, autore italiano raffinato come pochi. Consigliatissimo
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city
Baricco è un autore mai banale, alcuni lavori sono molti interessanti, altri meno, a mio avviso, questo insieme a "Castelli di rabbia", "Oceano mare", "Novecento" ed "I barbari" è tra i più interessanti.
Ne lessi le prime pagine su Repubblica, all'epoca, quando uscì, e corsi subito ad acquistarlo in libreria. Poi l'ho riletto due anni fa. Per quasi metà libro è intriso di umorismo davvero originale, e godibilissimo, personalmente ho riso di gusto, ed ho amato i suoi personaggi davvero improbabili, magari qualcuno non originalissimo, comunque tutti accattivanti. Assolutamente da consigliare.
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L'avvocato Guerrieri sta invecchiando
Ambientazione raffinata, stile scorrevole e garbato, come sempre, anche la trama è accattivante, ma, forse, sotto sotto un minimo prevedibile, tuttavia questo romanzo, per me, è un leggero passo indietro rispetto alla precedente produzione di Carofiglio, Sarà perchè pigia troppo sul tasto della sopraggiunta "maturità" del protagonista, (nemmeno avesse 70 anni!!!), sarà perchè alcuni comportamenti dei personaggi, per noi suoi lettori affezionati, risultano prevedibili, sarà per il fatto che un uomo di successo poco oltre i quaranta dovrebbe continuare a guardare avanti e non troppo indietro come invece fa il protagonista, comunque sia il romanzo lascia un sapore di nostalgia che suona leggermente falso. Aspettando, peraltro fiduciosi, una nuova "impresa" dell'avvocato Guerrieri riponiamo questo romanzo accanto agli altri di un autore italiano tra i più interessanti degli ultimi anni.
Da leggere
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Amore per la propria città
Bel titolo, come al solito, e bel gesto di amore di Carofiglio verso la sua città, Bari. Per caso si ritrovano alcuni compagni di liceo per una cena e da lì partono ricordi, sensazioni, confessioni. Il libro ha qualche parte un po' lenta, direi volutamente lenta, che tutto sommato non appesantisce.
La considerazione finale è che spesso sono le storie d'amore giovanili a condizionare il corso della nostra vita futura, nel bene o nel male, così come può accadere che i sentimenti di amicizia o di odio dell'adolescenza restano scolpiti dentro di noi per tutta la vita.
Da leggere
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Approssimativo
La storia dei due autori parte da un incontro casuale per strada tra i due personaggi e con la conseguente nascita improvvisa di un rapporto coinvolgente in senso totale da parte di entrambi, che però prelude ad una svolta tragica. L'io narrante, Alice, donna manager, conduce una vita apparentemente felice a Londra con un compagno, Jake, dolce, garbatissimo e premuroso, ma abbandona tutto, per Adam, un uomo misterioso, magnetico e bellissimo. Se ne invaghisce follemente, lo sposa, ma piano piano cominciando a conoscere il passato del marito inizia ad essere combattuta tra l'immagine pubblica di alpinista "eroe" ed il sospetto che ci siano parecchie ombre da rivelare.
Il libro è scritto bene ma la situazione appare poco verosimile, sia perchè il rapporto sentimentale è troppo coinvolgente, tanto che Alice praticamente smette di lavorare senza che nessuno se ne accorga, anzi raccoglie un elogio dopo l'altro, e sopporta anche delle situazioni da sesso estremo che sconfinano nella violenza pura, sia perchè non si capisce come si mantiene Adam: non lavora mai, non si sa cosa faccia tutto il tempo se non aspettare tenero e affettuoso la sua Alice in tutti gli angoli di Londra.
Per di più la parte che avrebbe dovuto essere la più interessante, la parte veramente da thriller è solo accennata ed ancora meno verosimile, non si capisce il quando, il come ed il perchè di alcune morti o scomparse; la chiave della soluzione viene data dalla moglie di un alpinista scomparso in un modo che definire approssimativo è fargli un complimento: infatti, racconta il particolare decisivo (peraltro prevedibilissimo) come se fosse stata presente alla morte del marito stesso; l'amica avvocato, Sylvie, si comporta in un modo deontologicamente assurdo e non parliamo di Deborah che tutto sembra meno che un medico. Insomma un libro che si inserisce nel filone di moda negli ultimi anni, frullando un po' di sesso ed un po' di thriller, ma il risultato ottenuto non è granchè interessante.
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Più documentario che romanzo
Mi spiace dover essere una voce fuori dal coro (quasi umanime) degli entusiasti di questo romanzo. Confesso che intorno alla centesima pagina sono stato tentato di lasciarlo perdere, per noia.
Interessantissima la descrizione delle condizioni di vita delle donne in Afghanistan. Il libro, a parte qualche lungaggine qui e là, si fa leggere agevolmente, la storia è sicuramente commovente, ben riuscita, ma, a mio modestissimo e personale avviso, manca il pathos, come se fosse ststa costruita a freddo, più per scrivere una denuncia, assolutamente da condividere peraltro, su trent'anni di vita afghana. Del resto le minuzie di dettagli sull'evoluzione politica degli avvenimenti sta proprio ad indicare l'aspetto giornalistico, quasi da documentario storico del romanzo stesso; come se all'autore premesse soprattutto privilegiare questo aspetto (ed ovviamente non è assolutamente un difetto, ma non lo rende un romanzo capolavoro). Sempre secondo me, è un racconto quasi holliwoodiano, alla fine arrivano i "nostri" (le forze della NATO) che sistemano tutto e la protagonista imita Rossella O'Hara in "Via col vento" con il suo bisogno di tornare a Tara .... Comunque un libro da leggere, ma non entusiasmante
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IL miglior Montalbano
A mio modesto avviso, si tratta del migliore romanzo con il commissario Montalbano, e non è poco !!! Si apprezza tutto: lo stile personalissimo, la dotta citazione biblica, anche la maturità del personaggio che è più malinconico del solito. Come nella "Forma dell'acqua" la verità non è come appare ai più, ma è nascosta da qualche parte ed è lì che Montalbano va a cercarla. Bellissima la discussione quasi farsesca con il questore e godibilissime le strizzate d'occhio dell'autore che ci comunica celatamente il suo giudizio sarcastico sulle vicende dell'Italia di oggi.
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Il primo Montalbano
E' il primo romanzo in cui Camilleri inserisce il personaggio del commissario Montalbano che tanta fortuna porterà a lui ed a tutti noi che siamo suoi reverenti estimatori (suoi di Camilleri, ma anche di Montalbano e, mi voglio rovinare, anche di Zingaretti). L'ironia personalissima dell'autore colpisce già dalle prime pagine rendendo la lettura del romanzo una autentica gioia. La trama è un po' complessa ma si riesce a seguirla con facilità fino alla fine. Da leggere
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Buono, ma poteva essere meglio
Tutti commenti positivi: piacevole, scorrevole, forse un po' troppo politically correct da sembrare forzato, comunque cattura il lettore nel suo gioco narrativo, ma ..... e il finale ?
Non ci siamo proprio !!!
E' come se l'autore si fosse stancato dei suoi personaggi ed abbia deciso di dargli un taglio netto. Finale arruffato, descritto in maniera sommaria e, tutto sommato, abbastanza improbabile. Davvero un peccato per noi lettori che, a quel punto, avremmo meritato di più.
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Deludente
Mi ostino a continuare a leggere i libri di Coelho, anche se so che è sempre la stessa storia: il protagonista solo guardando dentro di sè riesce a dare un senso alla propria vita ed a trovare la forza per raggiungere una qual forma di serenità e gioia ... e già a metà libro si riesca a capire in che modo si realizzerà l'inevitabile catarsi liberatoria. In questo caso si aggiunge il riferimento autobiografico dell'autore che ha passato qualche anno in un manicomio, come fa accadere alla protagonista del romanzo. Tranquilli entrambi ne sono usciti fortificati. E siamo tutti contenti !
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Giudicato con distacco
Mi ricordo che quando iniziai a leggere questo romanzo, due anni fa, alle prime pagine ero euforico, catturato dall'originalità del raccontare "a due voci" le vicende del palazzo parigino, il tutto intessuto con numerosi dotti riferimenti letterari.... che delizia !!!
Poi però è rimasto un senso di smarrimento, come se la struttura narrativa, obiettivamente originale ed accattivante, si sia arenata per la mancanza di una trama se non solida quantomeno plausibile. A mio avviso nemmeno l'autrice, che sembra compiacersi ad ogni pagina della sua cultura, crede nella storia da lei stessa inventata cercando così la via più veloce e più facile per giungerne alla conclusione. Il risultato è lo svilimento totale del romanzo che, bisogna ammetterlo, alle prime pagine lasciava presagire una lettura godibilissima e assolutamente non banale. Occasione sprecata, peccato!
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Capolavoro assoluto
Romanzo straordinario, capolavoro assoluto di cui è impossibile dimenticare nè i dettagli nè l'ambientazione. La povertà è vera e palpabile miseria, l'amore è sentimento puro ed imperituro. Modernissimo (ed in seguito imitatissimo, in letteratura e cinematografia) nella struttura narrativa, personalmente lo considero un romanzo-rifugio di cui rileggere qualche pagina per purificarsi quando si resta delusi da letture contemporanee super osannate ma risultate poi deludentissime.
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Sognando Macondo
Primo romanzo della letteratura sudamericana ad arrivare ad un successo esplosivo e planetario. Romanzo cult degli anni settanta che ha codificato un vero e proprio genere letterario dove si mischiano realtà e fantasia. Personaggi come Aureliano Buendìa si stagliano possenti ed inarrivabili come modelli per generazioni di scrittori. Letto, all'epoca, tutto d'un fiato in una notte perchè mi era impossibile smetterne la lettura prima di arrivare all'ultima pagina. Da rileggere, come ho fatto, una decina di anni dopo, per apprezzarne ancora di più la bellezza poetica di alcuni passaggi. Capolavoro
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Da leggere con sommo piacere
Terzo (e purtroppo ultimo!) romanzo della trilogia Millennium. Molta azione giudiziaria, molto intreccio dei servizi segreti, molta giustizia fuori dalle regole (secondo l'autore il fine giustifica ampiamente i mezzi... scopriremo, per caso, che Machiavelli è di origini svedesi? non suona male in fondo... Niccololssom Machiavelli, scherzo), comunque il tutto sapientemente dosato per rendere il romanzo avvincente, ed il risultato è oltremodo soddisfacente. Da leggere con sommo piacere.
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Affinità .... distruttive ?
Avevo letto che questo romanzo faceva parte, insieme a "Guerra e Pace" di Tolstoj e le "Illusioni perdute" di Balzac, della triade dei romanzi più belli dell'ottocento. Secondo me dei tre è il meno affascinante, anche se indubbiamnete molto ben fatto, ma il lettore non viene completamente catturato come avviene, invece, per il testo di Tolstoj (è da considerare che ci sono anche una settantina di anni di differenza tra le date di pubblicazione dei due testi, e settanta anni di scrittura romantica hanno un indubbio peso). La storia si basa sull'intreccio delle vicende sentimentali di quattro personaggi, (struttura copiata, tra gli altri, anche da Henry James ne "La Coppa d'oro" o Milan Kundera in "L'insostenibile leggerezza dell'essere") fino all'epilogo inevitabilmente tragico. Ovviamente, trattandosi di un capolavoro assoluto, ci sono pagine meravigliose ed incredibilmente moderne, i personaggi sono descritti alla perfezione (personalmente parteggio per il Capitano), ma ci siamo abituati a questi livelli. Assolutamente da leggere
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Anna Karenina
Ho letto questo romanzo due volte, la prima volte ero adolescente ed avevo negli occhi l'immagine splendida di Lea Massari che ne era l'interprete, come sempre affascinante, nello sceneggiato televisivo della RAI. Ovviamente da ragazzo rimasi invaghito dalla protagonista che trascina il lettore a seguirla nella sua vita romantica, costringedolo a gioire od a soffrire con lei, fino all'epilogo tragico. Nella seconda lettura, invece, ho apprezzato di più (forse perchè conoscevo già la storia) il dettaglio degli altri personaggi così mirabilmente costruiti, anche quando sono personaggi negativi (almeno secondo me) come Karenin e Vronky stesso. Bellissima, tra l'altro, la storia d'amore parallela, contrastante ed a lieto fine tra Levin e Kitty. Per finire una domanda a tutti coloro che, come me, adorano Tolstoj; secondo voi, l'autore creando un personaggio così moderno, rivoluzionario e sconvolgente rispetto alla consuetudine dei tempi, non avrebbe potuto evitarci l'inevitabile epilogo tragico ? o ci dobbiamo accontentare del lieto fine nella storia tra Levin e Kitty ?
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Occasione persa
Buonissima l'idea di base della storia, ma non di buon livello il dipanarsi del racconto. Poco credibile il personaggio del Presidente degli Stati Uniti, poco attraenti gli altri personaggi; l'unico che presenta un certo fascino ed è ben raffigurato è il principe saudita. Aleggia sempre un certo sapore di approssimazione. Ma il serial killer della Oslo bene che fine ha fatto ? mistero !!! Tutto sommato la storia ha ritmo ed è ben scritta, il romanzo si fa leggere senza alcun intoppo e con un certo piacere. Peccato però, forse con un buon lavoro di limatura e di messa a fuoco su alcuni dettagli e dando un po' di personalità ad alcuni protagonosti poteva diventare davvero di notevole livello.
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Da rileggere
Romanzo romantico come pochi, l'amore può durare anche dopo la morte, l'odio è intenso e imperituro. Scontro violento tra passioni contrapposte che si protrae anche nella seconda generazione, ma con ruoli contrapposti. Personalmente ho iniziato ad amarlo alla terza lettura .... Da leggere assolutamente
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Noioso, noiosissimo
Raramente mi è capitato di leggere un romanzo in più di un giorno, per "L'ombra del vento ho dovuto resistere più volte alla tentazione di lasciarlo perdere e non mi è successo in decine di anni di letture. L'inizio, obiettivamente, ha un suo fascino, fa intravedere una storia interessante. Poi però si perde in una pasta informe senza sapore. Coma struttura narrativa è una scadente scopiazzatura di romanzi ottocenteschi, il luogo in cui si svolge è anch'esso indefinito, una città bella come Barcellona nel romanzo non mostra alcun fascino, tutto è artificiosamente buio come se il buio fosse di per sè "artistico". Decisamente un libro non ispirato, ma di mestiere, per lettori di facili entusiasmi, ovviamente enorme successo letterario. Amici, grandi appassionati di narrativa come me, mi hanno detto che gli altri suoi romanzi sono anche peggio, grazie ma ho già dato.
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Primo passo di un bellissimo cammino
Contrariamente a quanto ho letto e sentito da più parti sull'inizio lento e noioso, a me è piaciuto dalle prime pagine tanto da leggere tutta la trilogia in una settimana, ed a rileggere gli altri due libri, che a mio modesto avviso sono anche migliori di questo, dopo sei mesi (in due giorni). Siccome a casa mia non mancano certo i libri, il fatto stesso che mi sia messo a rileggere due volumi di oltre 700 pagine fa capire quanto mi sia risultata godibile la lettura di questi tre romanzi.
A proposito ma il fantomatico quarto episodio esiste? Perchè mai Lisbeth aveva una gemella di cui non si sa nulla? Speriamo che, risolte le beghe sull'eredità di Larsson, da qualche parti salti fuori questo romanzo di sui ogni tanto si sente parlare ....
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Angosciante ma da leggere
Letto tutto d'un fiato ma con un profondo senso d'inquietudine, tuttavia è rimasto dentro di me per mesi, sia per l'angoscia che inevitabilmente ti prende sia per la profonda tenerezza che emana ill rapporto padre-figlio in una situazione limite. Avevo già letto altri romanzi dello stesso autore e li avevo molto apprezzati, questo forse risulta meno godibile, ma sicuramente più profondo.
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