Opinione scritta da VinnieTheKid
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Godibile ma non entusiasmante
La storia è godibile, soprattutto nella prima parte, quando si dipinge un affresco della prima Roma imperiale fino alla fuga di Vespasiano; diventa poi noiosa nella seconda parte, quella dedicata alla campagna militare di Tracia.
Detestabile il finale "sospeso", in attesa di un secondo libro che non leggerò mail...
Ne consiglio la lettura solo perché sono un amante della storia romana e, ripeto, la prima parte può risultare interessante.
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Le luci non splendono...
Ruiz Zafon è sempre Ruiz Zafon, ha uno stile di scrittura unico, coinvolgente, capace di sbalordire anche il lettore più esigente con le sue aggettivazioni, le sue descrizioni, le sue battute argute. Tuttavia le cose positive di questo libro si fermano qui: si tratta di un'opera del primo Zafon, antecedente il capolavoro assoluto de L'ombra del vento e ciò che ne è seguito, un romanzo per ragazzi (come dichiarato, onestamente, dallo stesso Autore) seppur indirizzato anche ad un pubblico adulto. Consigliato agli adolescenti che volessero (come dovrebbero!) avvicinarsi a Zafon, in attesa di passare alle opere d'arte del Maestro.
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Un libro attualissimo
Ho letto questo libro nel 2013, cioè a quasi 30 anni di distanza dalla sua pubblicazione e oltre un secolo dopo le vicende create dall'immaginazione di Follett e, nonostante ciò, l'ho trovato terribilmente attuale: la facilità con cui qualsiasi fortuna (anche in senso economico) possa diventare pericolosa, la denuncia della spregiudicatezza di un certo ceto bancario, la lontananza tra chi regge le redini del gioco e chi ne subisce le conseguenze funeste, finendo in mezzo a una strada mentre i primi discutono di privilegi e status, sono tutti argomenti che coinvolgono emotivamente il lettore e lo portano a parteggiare, qui più che altrove, per un personaggio piuttosto che per l'altro, pur non essendo mai così precisa la distinzione tra "buoni" e "cattivi". Insomma, un libro da leggere!
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Un passaggio a vuoto sull'Himalaya
Si tratta di un libro interessante e ben scritto, che per tre quarti procede con buon ritmo e mantenendo il lettore legato alla trama ma che poi si perde clamorosamente nel finale, quando i credibili personaggi della storia iniziano ad assumere decisioni assurde, inverosimili, illogiche e si sconfina, a mio modo di vedere, nel fantasy! Ironia a parte, se siete tra quelli che amano Follett per l'accuratezza delle sue descrizioni e delle sue caratterizzazioni dei personaggi e per il realismo dei suoi romanzi (per quanto di realismo si possa parlare, in riferimento a un romanzo), non leggete questo libro. Se siete più per i finali alla Clive Cussler allora correte a comprarlo!
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L'ombra del vento è un'altra cosa...
Ruiz Zafon è sempre Ruiz Zafon ma con questo libro siamo distanti anni luce da capolavori assoluti come Il gioco dell'angelo o, soprattutto, L'ombra del vento, che reputo il miglior libro che abbia mai letto. Gli elementi latamente fantasy in quest'opera assumono il comando, fino a soffocare la tinteggiatura dei personaggi che, a mio avviso, è la vera marcia in più dell'autore spagnolo.
In breve: Il palazzo della mezzanotte è un libro che consiglierei a un lettore adolescente, gli altri sopra citati sono per un pubblico universale.
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Ottimo libro
Premesso che non raggiunge le vette di complessità e erudizione de "Il nome della rosa" (e che quindi non ha fruttato nè frutterà a Ken Follett alcun premio Nobel), devo dire che si tratta di un'opera robusta, frutto di studio e di lavoro, approfondita, apparentemente abbastanza accurata, con poche sbavature; mi ha colpito positivamente il susseguirsi delle vicende dei personaggi attraverso più generazioni, tutte attorcigliate intorno alla costruzione della cattedrale di Kingsbridge e alla posizione dei "pilastri" della loro vita e della vita di tutti noi, quasi a voler ricordare che certi temi si ripetono da secoli, nonostante il mutare delle epoche storiche. In verità, sotto questo aspetto forse l'Autore esagera (e in questo devo dare ragione a qualche opinione critica spressa da altri lettori) e si lascia andare a scene (in particolare quelle di sesso) e a dialoghi (in primis, alcuni dialoghi tra gli amanti Jack e Aliena) oggettivamente troppo "moderni" e per questo davvero poco credibili, dimenticando che i rapporti sociali, familiari e sentimentali, nell'epoca in cui il romanzo è ambientato, erano distanti anni luce dalla attuale mentalità e cultura anglosassoni, essendo molto più vicine a quelle latine e mediterrane: da questo punto di vista, Follett dimostra una ingenuità (o scarsa conoscenza dell'argomento...) che a volte fa ridere, quando fa pronunciare ai suoi personaggi frasi da XX secolo o descrive scene amorose troppo soft-porno attuale.
Ma nel complesso non si può non riconoscere il valore del libro e consigliarne la lettura; di certo non è un libro per tutti, può risultare noioso, date anche le oltre mille pagine, ma se amate la buona letteratura attuale non fatevelo scappare!
Ultima notazione: è uno dei pochi libri che abbia letto in cui non si riesce ad individuare il protagonista e la cosa non indebilisce affatto il tutto!
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Da leggere ugualmente
Non si tratta di uno dei migliori libri di Grisham: lo stile è buono, forse più di altri romanzi, ma la trama non mantiene le promesse, a spunti "importanti" non fanno seguito sviluppi convincenti. Il finale, poi, è più che deludente.
Ho deciso, tuttavia, di segnalarlo come libro da leggere per un preciso motivo: quando Grisham parla dell'Italia, seppur attraverso qualche luogo comune e qualche ingenua incomprensione della nostra realtà e dell'Italian life-style, mi fa morire! La storia portante, infatti, è ambientata quasi esclusivamente nel nostro Paese (Bologna, ma anche Treviso, Padova, Milano e Aviano) e quando un Autore dichiara:"Questa storia avrei potuta ambientarla in qualsiasi Paese straniero per cui ho chiuso gli occhi e tirato la penna sulla carta geografica ed è uscita l'Italia... però tutti sanno che adoro l'Italia, per cui diciamo che gli occhi non li ho tenuti completamente chiusi" non si può che sorridere compiaciuti e promuovere sulla fiducia!
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Un libro favoloso
In genere diffido dei libri e degli autori che godono dei favori del passaparola e dei media... quante delusioni mi hanno dato?!? Innumerevoli....
Ma Ruiz Zafon mi ha letteralmente stregato e, in particolare, l'Ombra del vento è probabilmente il libro più bello che io abbia mai letto: una scrittura non semplice ma sempre comprensibile, personaggi stupendi, ben definiti, intelligenti, spiritosi, ironici, credibili anche quando la storia si avvolge in una serie di intrecci e coincidenze improbabili ma che il lettore accetta tranquillamente, senza esclamare: "Ma daaaaiiii!... Che scemenza...!".... anzi, quello che mi ha lasciato esterrefatto è che, contrariamente alla mia sensibilità "solita", divoravo le pagine nella spasmodica attesa di un nuovo colpo di scena, di una nuova rivelazione, di un nuovo incastro.
E se possibile, il finale mi ha anche commosso...
Un capolavoro!
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Un Grisham più umano
Si tratta di un romanzo scritto da Grisham agli inizi della sua carriera e poi pubblicato in epoca successiva. Ovviamente è un'opera diversa rispetto ai legal thriller e alle ambientazioni sfarzose delle metropoli alle quali ci ha abituato.
Tuttavia, per chi volesse fare un salto in un'America più vicina agli scenari nostrani, fatta di famiglie unite di lavoratori, di persone timorate di Dio ma al contempo di abiezioni insospettate, della voglia di difendere la propria terra ma anche di fuggire da essa, verso le fabbriche di automobili del Nord, verso la paga facile, verso un mondo in cui le case sono dipinte... beh allora questo libro è da leggere e rileggere.
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Coinvolgente ricostruzione di un errore giudiziari
Il caso giudiziario di Ron Williamson è un paradigma di mille episodi comuni ai più disparati sistemi giudiziari. Al di là del caso particolare, però, colpisce l'interrogativo inquietante che aleggia nell'aria durante la lettura: e se un giorno capitasse a me? Già, perchè il povero Ron si ritrova invischiato in un'accusa di omicidio e stupro per il solo fatto di essere stato visto in certi luoghi e in certe circostanze o, più semplicemente, per il fatto di avere una certa nomea in paese. E di là, la sete di sangue dell'opinione pubblica e il desiderio di aver al più presto un colpevole (a tutti i costi?) conduce il protagonista sempre più giù, verso l'inferno. A questo punto, dopo aver letto il libro, viene da pensare a personaggi dell'attualità, assassini mediatici poi dichiarati innocenti: molti li considereranno sempre colpevoli, anche a dispetto di sentenze assolutorie: se Ron Williamson fosse finito a Porta a Porta in quanti avrebbero creduto ad una sua innocenza?
E se capitasse a noi?
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Buonissimo libro
A differenza degli altri lettori intervenuti in questo spazio, ritengo che L'Avvocato di Strada rappresenti una delle migliori opere di John Grisham: sicuramente non fa leva sui colpi di scena ma offre una serie di spunti notevole, dall'episodio iniziale del sequestro di persona in poi, attraverso il travaglio interiore del protagonista successivo a tale shock e la progressiva scoperta del mondo dei senzatetto. Un romanzo che caratterizza bene i personaggi e le situazioni, in cui ci sono pochi tecnicismi (rispetto ad altri libri dello stesso Autore) e in cui anche la vicenda personalee sentimentale dell'avvocato di strada è perfettamente funzionale alla comprensione della vicenda letteraria. Da leggere.
Ultima notazione: impagabili le battute sarcastiche sulla categoria degli avvocati, contenute soprattutto nella prima parte!
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Una storia ancora non del tutto raccontata
L'opera ripercorre le tappe della lunga inchiesta sui delitti del cosiddetto "Mostro di Firenze", in cui l'Autore ebbe un ruolo fondamentale, in qualità di dirigente della DIGOS di Firenze oltre che dei pools specializzati che, negli anni, furono istituiti per ricercare i responsabili della serie di atroci omicidii che terrorizzarono l'opinione pubblica italiana negli anni '80 (e chi c'era, può ricordare bene!). Si parte dalle descrizione dei fatti, per passare all'individuazione della figura di Pietro Pacciani e, successivamente, dei suoi "compagni di merende", per finire con il troncone dell'indagine riguardante i possibili mandanti di tali delitti, persone probabilmente di ben diversa estrazione sociale rispetto ai rozzi, squallidi e depravati campagnoli fiorentini che, ad oggi, sono stati gli unici a pagare. Una storia che, probabilmente, è ancora tutta di raccontare.
Lo stile è semplice, essenziale, i tecnicismi giuridici sono relegati nelle note a fine capitoli e riservate ai più curiosi; ciò che colpisce pesantemente di questo libro sono proprio i contenuti: la realtà stomachevole e cruda dei protagonisti, narrata senza troppi giri di parole, una realtà che, talvolta, supera la fantasia.
Un libro da leggere, principalmente per chi ha una certa età per rammentare i fatti. Vivamente sconsigliato ai più sensibili: potrebbe seriamente turbarli.
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Un libro da leggere
Il libro si sviluppa lungo la doppia dimensione della grande città nordamericana, dove uno stuolo di figli ed ex mogli avidi di denaro si azzannano per spartirsi la torta multimiliardaria che credono sia stata lasciata loro in eredità dal vecchio e bizzarro Troy Phelan, accompagnati dai loro cinici avvocati, e della foresta pluviale sudamericana, in cui si inoltra l'avvocato Nate O'Riley, alla ricerca della sconosciuta figlia illegittima del defunto, istituita a sorpresa unica erede.
Sono rimasto molto colpito dalla differenza di ritmo e tono tra le due dimensioni: dalla vita frenetica, scandita dal tempo e dagli impegni della parte settentrionale del mondo, alla vita placida, lenta, rilassata del Pantanal,i cui abitanti non portano mai l'orologio al polso, come constata Nate, dato che per loro il tempo non ha importanza; da un lato, la fame di denaro che arriva al punto di mettere fratelli contro fratelli, avvocato contro avvocato, dall'altro la risposta che l'erede fornisce al protagonista ed al lettore.
Un libro da leggere, mio avviso: Grisham ai massimi livelli.
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L'amara realtà
Un interessante spaccato della pericolosa commistione tra potere economico e politico che impera negli USA, laddove persino il potere giudiziario è, spesso, privo di reale indipendenza non tanto dagli altri poteri dello Stato quanto delle stesse lobbies affaristiche e finanziarie. Chi per lavoro o per passione si interessa di questi argomenti non può non trovare stimolante la lettura di questo libro, con tutte le riflessioni che ne possono derivare; tutti gli altri potrebbero trovare un po' di difficoltà a procedere.
Più che la trama, insomma, va promosso il fatto di aver gettato un po' di luce su una tematica spesso sconosciuta alle nostre latitudini.
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Tutto sommato lo si può leggere...
In questo romanzo troviamo un Grisham molto diverso da quello che eravamo abituati a conoscere: messi da parte le trame intricate e i nodi "legal", l'Autore si dedica nuovamente, dopo "L'allenatore", ad un'immersione nel mondo del football americano, alla scoperta soprattutto di quello "di retrovia": stavolta non abbiamo a che fare con una promessa mancata del football collegiale bensì con un professionista che, dopo una serie di pessime esperienze nell'NFL, è costretto a ripiegare sul più abbordabile campionato italiano.
La trama è estremamente semplice, persino scontata in alcuni passaggi ma, ciononostante, il libro risulta piacevole alla lettura, in un tour tra le bellezze storico-artistiche e culinarie del nostro Paese, una volta tanto elogiato più che bistrattato (e la cosa acquista maggior pregio se a farlo è un Autore straniero...).
Luoghi comuni? Qualcuno, inevitabilmente....
Inesattezze, imprecisioni, incomprensioni nella realtà italiana e del nostro modo di essere, vivere e pensare? Alcune, ma che ci volete fare?!?
Nel complesso, comunque, l'opera lascia una piacevole sensazione e i piccoli nei che ho citato non lasciano traccia.
Unica raccomandazione: il libro è pieno di tecnicismi legati al football... se riuscirete a astrarvi da essi, troverete la lettura persino leggera... altrimenti, potrebbe risultare noiosa.
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Un Grisham che non conoscevo
Un ottima prova del grande John Grisham. Il romanzo in questione è incentrato sugli ultimi giorni di vita di Eddie Rake, ex allenatore della squadra di football del liceo della sconosciuta cittadina statunitense di Messina; tuttavia, nonostante i vari personaggi che il lettore incontra non facciano altro che parlare di lui, delle sue gesta, di ciò che ha rappresentato per ognuno di loro, il vecchio e burbero Rake, ormai nella fase terminale della sua malattia incurabile, non compare mai sulla “scena”: è il protagonista invisibile di questa rapida (la vicenda attuale si consuma in soli quattro giorni) e al tempo stesso pluridecennale storia (il nostro è stato allenatore di intere generazioni di giovani del paese), narrata attraverso la rievocazione dei tanti aneddoti memorabili che hanno visto coinvolti gli ex allievi di Rake (L'Allenatore, per l'appunto), i quali spesso non hanno mai giocato assieme, date le differenze anagrafiche, né si sono mai conosciuti ma sono oggi tutti accomunati dall'averlo avuto come Maestro di vita e di sport; essi ritornano in città per vegliarlo durante i suoi ultimi giorni di vita e, allo scopo, si ritrovano più o meno spontanemente sugli spalti dello stadio, in attesa della ferale notizia, e lì si scambiano ricordi belli o spiacevoli, incrociando le loro esperienze passate con ciò che la vita ha riservato loro in seguito.
A ben vedere, tuttavia, Rake non è altro che la personificazione dell'adolescenza, della gioventù, di ciò che siamo stati, dei momenti in cui lanciavamo e raccoglievamo continuamente sfide con gli altri e con noi stessi, convinti che ci sarebbe stato un futuro in cui essere “altro”, in cui avremmo raccolto i frutti di quanto seminato, in cui saremmo diventati “qualcuno”. Poi, però, un giorno Rake muore, inesorabilmente, e con lui muore la lunga età dell'ingenuità e dei sogni (nostri e) dei suoi ragazzi e, in particolare, di Neely Crenshaw, l'allievo prediletto del Maestro, colui che più di tutti aveva fatto promesse, sostenute da un talento unico, e più di tutti non le aveva mantenute, stroncato da un grave infortunio appena passato al college e finito lontano dal football, a vendere immobili, l'ex Spartan (questo il nome della squadra di Messina) che per rabbia o per vergogna non aveva mai più messo piede in città, che a quei luoghi e a quella gente legava ricordi che ancora non lo lasciavano vivere serenamente. Ma arriva il giorno per tutti, Neely compreso, di fare i conti col tempo, il giorno in cui i propri fantasmi vanno affrontati e chiusi in un baule: i rimpianti d'amore, che egli rischiava di portarsi dietro per una vita intera (la sua ex ragazza, più volte tradita per immaturità), i legami di amicizia, che persistevano a tenerlo vincolato a ciò che avrebbe voluto essere e non era diventato, e il football, splendida ed efficace metafora (persino per chi di questo sport non capisca un'acca) della nostra vita giovanile, delle prospettive da sogno che essa offre e delle improvvise disillusioni che provoca. Finchè un giorno, l'Allenatore se ne va, per tutti...
E allora Neely compie un giro in auto della città, guarda per l'ultima volta i suoi luoghi d'infanzia, sale sulla collina a vedere la partita e, quando lo sente, decide che per lui il match è finito: sale in auto e vola via.
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Un giallo accettabile
Aspetti positivi: uno stile di scrittura abbastanza essenziale, fatto di periodi brevi e agili, privo di noiose descrizioni e caratterizzazioni; la scelta, inusuale, di narrare usando il presente anzichè il classico passato remoto, può piacere o no (io, personalmente, non l'ho apprezzata molto); c'è un po' di violenza, un po' di paura, un po' di mistero, un po' di invito alla riflessione, un po' di morbosità, un po' di sesso... insomma, gli ingredienti del buon giallo/thriller paiono esserci tutti, seppur in maniera dosata.
Ciò che, al contrario, non ho gradito è stato il lunghissimo flash back centrale (a occhio, un 20% dell'intero volume) concentrato in un unico interminabile capitolo e il finale "fesso"... voglio dire, un romanzo che inizia così bene, con una strage misteriosa, con l'urgenza di trovare una persona per evitare che possa finir vittima anch'essa della furia dell'assassino, con il retroscena incestuoso e stomachevole che la storia nasconde, non può finire con un "colpevole" così insipido, mosso da motivazioni così poco "entusiasmanti", con una piega così lontana dall'inizio... insomma, il finale è deludente, sappiatelo!
Tuttavia, mi sento di segnalare e consigliare questo libro a quanti volessero leggere un buon giallo, senza pretese di trovare il capolavoro del secolo.
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Innovativo (ma troppo televisivo)
L'aspetto più originale di questo thriller è la multimedialità, cioè l'intreccio tra narrazione scritta e contenuti da visualizzare sul sito internet creato ad hoc, i quali aiutano la comprensione del libro e "guidano" la fantasia del lettore ma non sono necessari ai fini della trama. Questo, però, rappresenta anche un punto debole: ogni venti pagine circa si è invitati ad andare sul sito per vedere un filmato e per chi, come me e credo molti, si dedica alla lettura di sera, prima di andare a dormire, doversi schiodare dal divano per andare a prendere il computer è uno strazio! Insomma, alla lunga quasta soluzione appesantisce di molto la lettura e la rallenta troppo. Per il resto, l'Autore è il creatore di CSI e si vede: la narrazione è costruita in modo molto televisivo, ci sono continui cambi di "inquadratura", più che di uno scrittore sembra essere, insomma, opera di un regista. La cosa la rende scattante... ma ha il suo rovescio nel finale: un po' moscio e deludente, in verità, forse scritto male... magari l'Autore lo ho "pensato" cinematograficamente, senza riuscire a renderlo bene a parole; inoltre paga il brutto vizio degli sceneggiatori tv di far terminare le puntate o le serie con un finale in sospeso, così da far pensare:"Non vedo l'ora che arrivi la prossima serie, sono curioso (di sapere cosa c'era dentri la valigetta)!"... dal punto di vista commerciale è una trovata che può funzionare (e certamente funziona) in tv ma non credo che il pubblico (decisamente più elevato) dei lettori abbocchi con la stessa facilità.
In ogni caso, tra tante opere mediocri uscite in questi ultimi anni, questa è una delle più accettabili, quindi la consiglio!
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Un thrilleruccio....
Se siete dei lettori (appassionati o meno del genere) esigenti non acquistate questo libro: lo stile è semplice, onestamente troppo per chi è un vorace divoratore di libri, la caratterizzazione dei personaggi è pressochè nulla, i ritratti di luoghi e persone inesistenti (tanto che l'autore ha dovuto creare un sito internet ad hoc per mostrare un po' di foto dell'ambientazione della storia); dal punto di vista dei contenuti è un libro che non arricchisce: gira intorno al mondo virtuale di internet ma lo fa come se l'autore stesse parlando ad un pubblico di vecchi (il suo pubblico?) che non sanno cosa siano i social network, i giochi di ruolo ecc... e quindi si perde in spiegazioni noiose; personalmente ho trovato spunti di interesse unicamente nell'illustrazione della cinesica...il finale mi ha sorpreso ma, a conti fatti, non costituisce certamente un'intuizione originalissima... comunque è un libro che può andare per un lettore senza troppe pretese: Dan Brown (quando ha preso farina dal suo sacco) ha fatto certamente di peggio!!!
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Un colpo rimasto in canna
L'esplorazione del mondo dei sessodipendenti e dei maniaci sessuali in generale è interessante, almeno per chi ha la capacità di accostarsi freddamente a questo tema. La trama è ben sviluppata, la suspense sull'identità dell'assassino dura a lungo, a differenza di altri romanzi, ma il finale mi ha deluso: in poche pagine si dà conclusione a una vicenda alquanto articolata, sparando in faccia una gran quantità di informazioni e rivelazioni difficili da assimilare e raccordare alle vicende precedenti ad una prima lettura: alla fine resta l'interrogativo:«Sì, ma come è andata a finire?!?», arrestandosi la narrazione sul più bello e non provando a dare una chiusura anche alle numerose parentesi (giudiziarie) lasciate aperte. L'impressione è che ad un certo punto l'Autore non sapesse nemmeno come far finire la storia...
Al di là di questo è un libro che colpisce per trama (non per il finale, quindi)) , contenuti forti e stile apprezzabile. Rivedibile la copertina morbida ma si può leggere.
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Una americanata
Abbiamo capito che Dan Brown non sa scrivere: il libro è un'americanata commerciale con troppe pretese e malriuscita. Inferiore a «Il Codice da Vinci» sotto tutti i punti di vista, rappresenta l'unico caso (a mia memoria) di opera letteraria inferiore persino rispetto al film che ne è stato tratto. Consiglio: non acquistate più nulla vergato dalla mano di quest'uomo.
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Non per tutti
E' un libro molto interessante, anche se non al livello di «Perchè non possiamo essere cristiani»; in ogni caso, è vivamente sconsigliato a chi non ha un livello culturale di una certa solidità e conoscenze vive nel campo della filosofia, della letteratura, delle scienze, della matematica, della fisica... insomma, non è un libro per tutti.
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Triste
Una spiegazione approfondita degli scandali politico-sessuali legati a Berlusconi di questi ultimi anni: gli Autori mettono in ordine logico e cronologico fatti che i media hanno spesso trattato alla rinfusa e senza spiegazioni ulteriori, da Vallettopoli alla vicenda Mora&Corona, da Noemi alla D'Addario. A prescindere da quanto si ami il personaggio, dall'opera esce uno spaccato deprimente dell'Italia di oggi, soprattutto di quella che dovrebbe dare l'esempio. Il "solito" Travaglio, anche se la polemica, nell'occasione, ha meno forza che in altri libri precedenti
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