Opinione scritta da sergiopaoli
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Delizioso
Delizioso il libretto pubblicato da Archinto nel luglio 2007, "Dei gatti e degli uomini", di Patricia Highsmith.Una dimostrazione di come la grande letteratura appaia spesso semplice, anche quando dietro c'è un lavoro di disciplina, dedizione, umiltà e studio. Tre piccoli racconti-capolavoro. Da gustare quando fuori nevica (e anche se c'è il sole)
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Un gran libro
Se si vuole tentare di capire cosa significa cultura mafiosa (o camorristica o simili) non si può non leggere Sciascia e soprattutto questo libretto. quando si parla di "cultura" non se ne da una accezione positiva o negativa, in questo caso, ma si cerca di descrivere un modo quotidiano di vivere, di comportarsi, di chiaccherare, di guardare gli altri, di suggerire, di cucinare, di prendere il caffè, di andare dal barbiere. ci sono luoghi comuni sulla mafia, sulle cupole, che in tanti assumiamo come verosimili, ma in pochi comprendiamo il radicamento di questa "cultura" nel vivere delle persone. a pensarci bene è estremamente tragico, perchè si comincia a immaginare che non bastano (quando ci sono) magistrati perbene, eroi che si sacrificano come falcone, borsellino e tantissimi altri, poliziotti in gamba e uno stato presente. perchè è un modo di essere sedimentato nei secoli, e viene quasi da pensare che il sacrificio e la morte di tante persone oneste siano inutili. un gran libro.
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Di cosa parliamo quando parliamo di felicità
Credo che sia un libro fondamentale per chi vuole provare a comprendere l'oggi e a immaginare il domani. De Biase ci porta per mano, lungo pagine impegnative, a volte complesse, ma non eccede mai in tecnicismi. Si sforza, e riesce, di essere divulgativo e chiaro, quando ci racconta di teorie economiche, quando si addentra nel penseiro moderno e nella teoria della complessità. Riesce ad affascinare il lettore medio come me.
Ci parla del tempo, come risorsa scarsa e come ricchezza, quando lo si dedica gratis alle relazioni con le persone.
Ci racconta dei nuovi media, di quello che succede in internet, nella blogosfera e nei social network, nei media orizzontali in genere, senza neointegralismi tecnologici e senza nascondere il male che ci si può trovare.
Articola con razionalità i motivi che conducono alla insufficienza delle tradizionali teorie economiche, portandoci sempre dal punto di vista dell'uomo e del suo essere persona.
E' un libro umanista, nel suo senso migliore e più sano. Perchè dice con chiarezza che la felicità non sta nella crescita economica infinita, tra l'altro assurda e insostenibile. Ma sta nella conoscenza, nello scambio, reciproco e gratuito, di informazioni, nella qualità e nel tempo che si dedica alla relazione tra le persone (non consumatori, non clienti, ma persone).
Insiste, e a ragione, sul ruolo dei media tradizionali, e offre prospettive di integrazione proficua e positiva, tra media verticali, media orizzontali. Sulla generazione di senso.
La felicità sta, potenzialmente, in una cultura "che sappia valorizzare l'elemento qualitativo nell'attività umana...Ci vuole senso. Ci vuole una direzione verso la quale andare. Ci vogliono valori. Senza valori non si può essere felici"
Nel mio piccolo, ho sempre pensato che la felicità sia il tempo che dedico alle cose che amo: fare il lavoro che mi piace (scrivere), i figli, gli amici, e le persone che conosco e che arricchiscono la mia vita, gli argomenti di discussione che mi stimolano, la fotografia. Ho studiato economia, ma i numeri, e i soldi, non mi hanno mai entusiasmato.
Ora ho capito qualcosa di più, di quel che pensavo. Spero di poter vedere, e vivere, dentro una repubblica delle idee.
Un difetto? Beh, è veramente impegnativo, quasi da addetti ai lavori. Ma non facciamoci spaventare: la conoscenza, il progredire, richiedono impegno.
Per approfondire? Werner Sombart "Il Borghese. Lo sviluppo e le fonti dello spirito capitalistico". Longanesi
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Caos calmo
Un pò schiacciato dal gran parlare che se ne fa, anche grazie al film (non lo ho visto, e non ne posso dire, ma sta andando bene), ho preso Caos calmo di Sandro Veronesi (in ritardo di due-tre anni, certo)
Ero stanco la sera che lo ho aperto per iniziarlo. E anche un pò prevenuto (a volte, sulle cose di cui si parla parecchio, mi succede).
Bè, le prime cinquanta pagine sono filate via in un attimo, e questo mi avviene raramente.
La storia di un uomo cui capita un evento traumatico come la morte della compagna, tra pochi giorni moglie. Il giorno in cui si sarebbero dovuti sposare, c'è il suo funerale. L'evento porta il protagonista a riflettere sulla vita, sui rapporti con gli altri, con la sua bambina soprattutto.
Di queste prime cinquanta pagine l'inizio è folgorante, con il salvataggio di una sconosciuta dall'affogamento e trovo bellissima la scena in cui descrive l'uscita da scuola dei bambini.
Non sono certo io che devo far scoprire Sandro Veronesi, che è un grande autore, ma se a qualcuno fosse sfuggito il libro, come a me, mi sento di consigliarlo.
Per chi ama scrivere, mi piace citare questa sua frase:
“ La ragione per cui scrivo la conosco.
Scrivo perché mi è necessario, è una cosa mia, una funzione ormai obbligatoria del mio cervello e del mio corpo, come dormire, come sognare.
La ragione per cui scrivo quello che scrivo, invece, di volta in volta mi è ignota: ma arrivare ad affermare questo, per me, è stata una conquista. ” ( Sandro Veronesi )
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L'autopompa fantasma
Sjowall e Wahloo sono stati due indiscussi maestri del poliziesco. Moglie e marito, scrivevano in coppia, un capitolo a testa, a mano e sempre di notte.
Hanno realizzato il decalogo sul commissario svedese Martin Beck, come un "romanzo sul crimine" in dieci parti. Con la scusa, o l'intento, di analizzare la società del benessere, e di guardare alla criminalità in rapporto alle dottrine politiche o ideologiche della società. Sono dieci romanzi scritti tra gli anni '60 e '70 (Wahloo è morto nel 1975), che Sellerio sta ripubblicando interamente in Italia.
L'autopompa fantasma è stato autopompa fantasmapubblicato originariamente nel 1969, ed è il quinto della serie. E' un romanzo scritto in modo assolutamente moderno, che si fa leggere senza alcuna difficoltà. Ci sono scene potenti (come quella dell'incendio) ed una attenzione particolare alle relazioni tra le persone, all'individuo come parte di un gruppo, alla criminalità come espressione della società su un piano negativo. E' triste constatare come oggi, da noi, l'attenzione alla criminalità da parte del pubblico, sia sotto molti aspetti, indirizzata verso aspetti vouyeristici e spettacolartelevisivi (vedi cogne, erba e altri e ad es. Porta a porta), piuttosto che verso l'analisi, ed il tentativo di comprensione dei motivi dei gesti criminali.
In questo ottimo romanzo non ci sono effetti speciali, non c'è voglia di stupire, o di colpire, o di disgustare con scene forti. C'è una tensione narrativa "classica", interesse umano per i personaggi e realismo dei caratteri e degli scenari sociali. I due autori scolpiscono, psicologicamente e somaticamente i personaggi.
E' un gran bel libro.
Moderno e classico al tempo stesso, e scritto con passione e grande, grandissima preparazione tecnica.
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