Opinione scritta da Dilo
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Passione
Ci sono libri a cui devi approcciarti più volte per terminarli e comprenderli, a volte è la tua vita a non essere pronta per quel libro. Questo mi è successo con "Seta" di Baricco, cominciai a leggerlo qualche anno fa, in aeroporto dovevo viaggiare da sola e mi serviva un libro carino da leggere in 3-4 ore giusto per coprire andata e ritorno PA-MI. Lo posai e dimenticai per 2 anni di possedere questo libro. La settimana scorsa ho portato questo libro alla persona che me lo aveva prestato e lei mi ha pregato di finirlo e adesso la ringrazio pubblicamente per avermi convinta. Ambientato negli ultimi anni del 1800, questo libro parla della vita di un paesino francese, un paesino la cui attività commerciale principale è la produzione di seta, parla soprattuto di un uomo che viaggia per portare bachi da seta dal medio oriente o dal giappone alla francia. Ma questo è soprattutto un libro che parla di amore e di passione. L'amore di Hervé Joncour per sua moglie e per la sua amante, l'incredibile amore della moglie, Hélène, per questo marito. In un modo o nell'altro per amore quest'uomo continua ad attraversa il mondo per amore. Il tutto condito da personaggi più o meno bizzari, come l'uomo come l'uomo che "inizia" Hervé a questo lavoro che continua a sfidare se stesso al gioco del biliardo, o meglio se stesso contro il se stesso monco, con una mano dietro la schiena "il giorno in cui vincerà il monco farò le valige e me ne andrò". Poi c'è una prostituta (o forse al giorno d'oggi è meglio dire escort) giapponese che viva in un piccolissimo paese della Francia e sullo sfondo di tutto questo c'è la seta, la creazione e la produzione della seta. Consiglio vivamente questo libro perché raramente capita di imbattersi in un libro così intenso, davvero. Il modo in cui è narrato questo libro è strano, il narratora sceglie di accendere la luce su un fatto, poi la spegne e riprende da un po' dopo rispetto a dove ha lasciato, dei piccoli flash e a ogni flash si cambia pagina, possono anche essere due righe, non importa. Il problema è che durante gli spostamenti dal giappone alla francia e viceversa, Baricco ama ripetere con le stesse parole il viaggio percorso da Hervé, il che può essere interessante e carino le prime due volte, poi un po' mi ha annoiata, a volte l'ho trovato decisamente eccessivo e mi sono vista costretta a saltare il pezzo scritto, tanto già lo conoscevo.
Detto ciò vi consiglio di leggerlo, ne vale davvero la pena e se per la persona che avete accanto non provate una passione simile a quella narrata da Baricco vi consiglio di riflettere
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Intrecci di amori e di tipi bizzarri
-"Com'è che non mostrate la faccia al vostro re?"
-"Perché io non esisto sire"
- "E com'é che fate a prestar servizio, se non ci siete?"
- "Con la forza di volontà"
Pensate di essere in un campo di battaglia insieme a Carlo Magno e come se non bastasse, provate a immaginare di avere come compagno di battaglia uno che c'è solo grazie alla sua forza di volontà, pensate alla tenacia che deve avere questo paladino di Francia che c'è pur non essendoci! E pensate a quando deve essere così rompi scatole questo Cavaliere. Il campo di battaglia è pieno di personaggi bizzarri, Agilulfo a parte, troviamo anche Gurdulù il suo scudiero, il quale "c'è ma non sa d'esserci", poi c'è Bradamante, Cavaliere ineccepibile ma donna...unica donna dell'accampamento poi abbiamo il giovane Rambaldo e Torrismondo. Tutto va bene, fin quando la pignoleria di Agilulfo non fa incrinare gli equilibri e per difendere la sua carica di Paladino non si ritrova a dover lasciare l'accampamento e con lui, per varie vicissitudini amorose e non, lasciano l'accampamento anche Bradamante, Rambaldo, Torrismondo e Gurdulù. Così la storia continua tra momenti davvero esilaranti, demistificazione di "mostri sacri" come l'ordine dei cavalieri del santo gral e un Carlo Magno più simile a quello cantanto da De Andrè che a quello dei libri di storia. Nonostante il romanzo sia ambientato nel medioevo, non è difficile trasportare certe situazioni al presente e così farlo diventare un libro attualissimo, Dalla figuara del religioso, al politico fini ad arrivare a quella dell'uomo e alla donna.
Calvino ci fa conoscere anche l'amanuense che narra la storia, una suora la quale ci fa conoscere tutti i suoi dubbi e tutta la fatica che mette nello scrivere, il tutto alternato da una classica narrazione in terza persona. Calvino e pochissimi altri, nella letteratura italiana, riescono ad usare così magistralmente il narratore e la prima persona. Si entra e si esce dalla storia continuamente, c'è un continuo cambio di narratore ma nonostante ciò, e in questo sta la bravura di Calvino, il lettore non si perde neanche una volta, la lettura continua ad essere molto scorrevole. Nonostante ciò della trilogia è il libro che mi è piaciuto meno, quindi vi consiglio di leggerlo ma consiglio di leggere prima gli altri due, o almeno di leggere anche quelli
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Un quaderno di impressioni
Immaginate di sedervi ad un tavolino di un bar, durante una giornata di sole in pieno inverno, con un quaderno e una matita in mano, ecco adesso cominciate a scrivere tutte le cose piacevoli e belle che vi vengono in mente. Secondo me questo libro è stato scritto così, senza pretendere nulla di diverso da ciò che è. E' un libro fatto di emozioni e sensazioni, alcune universali, come la prima sorsata di birra, e altre che hanno un taglio prettamente Francese, quindi noi lettori italiani non possiamo capire come, il tapis roulant della stazione del metrò di montparnasse. Sono piccoli racconti o meglio descrizioni di due o tre pagine al massimo, in cui l'autore si racconta e ci racconta la sua piacevolezza il suo piccolo piacere irrinunciabile.E' un libro veramente molto carino, lo consiglio, Ma consiglio anche di non leggerlo tutto d'un fiato, ma a poco a poco, un racconto ogni settimana al massimo, perché altrimenti rischia di annoiarvi e non è giusto. La missione di questo libro è quella di metterci di buon umore una volta al giorno, questo libro e il suo autore vogliono regalarci piacevolezza solo quando ne abbiamo bisogno. Non c'è una vera e propria storia quindi il narratore risulta essere soltanto una voce che parla e ci racconta la piacevolezza delle cose. L'edizione che ho io è la Sperling Paperback, e devo dire che è una buona edizione, non ho trovato alcun errore di stampa e i traduttori sono stati ineccepibili. Che dire? Buona Lettura!!
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STORIA DI TRE GENERAZIONI
Se dovessi, con una parola, descrivere la casa degli spiriti direi che è una STORIA. Si, la casa degli spiriti mi da la sensazione di essere seduta sulle ginocchia di mia nonna e sentire la storia della mia famiglia, a causa del tono usato, non perché la mia famiglia sia smile a quella raccontata. Il romanzo parla di una famiglia, o meglio, parla della storia di tre Donne Clara, Blanca e Alba (Madre, Figlia e nipote), anche se il vero fulcro di tutta la stora è Clara, personaggio bellssimo e affascinante, una di quelle persone che mi sarebbe piaciuto conoscere davvero. Clara è una donna che riesce ad attirare a se moltissime persone e tutte molto interessanti. Clara che vive in un mondo tutto suo e nonostante ciò è totalmente presente è lei da un senso alla casa e a coloro che la vivono e lo fa senza volerlo, riesce ad essere così travolgente, soltanto perché è un essere travolgente. Blanca invece si divide in pura passione per il suo uomo e praticità della vita e infine c'è Alba che è un po' la sintesi fra le due donne. Un altro personaggio fondamentale è Esteban Trueba, marito di Clara, Padre di Blanca e nonno di Alba quindi il capo famiglia è lui quello che vive in pieno questi 50 e più anni di cambiamenti della sua famiglia e del suo Paese, è anche il personaggio che cambia di più pur mantendendosi coerente con se stesso. A lui sono concesse delle parti da narratore, anche se in realtà questo non è propramente un bene, perché il cambio tra narratore onniscente in terza persona e narratore in prima persona, nonché personaggio nella storia, è spesso confusionario e costringe noi letteori a tornare indietro o andare avanti repentinamente per capire cosa sta succedendo e chi sta parlando. Sinceramente avrei preferito che il cambio di narratore fosse stato ben delineato in modo tale da non dovermi costringere a interrompere la lettura. Resta che questo libro è davvero un capolavoro, in cui le vcende personali e familiari s'intrecciano con un Paese che cambia e si stravolge. I temi trattati sono: l'amore, la lotta di classe, la libertà, l'uguaglianza, il comunismo,la relgione, la religiosità, il sovrannaturale, ma soprattutto lo sposare una di queste cause ed essere disposti a morire per esse. Un libro davvero ottimo, che consiglio a tutti.
La cosa che mi è piaciuta meno di questo libro è la fattura del libro. A volte caratteri erano troppo chiari e questo rendeva meno scorrevole e meno piacevole la lettura, immaginate di dover interrompere la lettura e lo scorrere degli eventi per decifrare se quella lettera è una c, una o, una e. Davvero fastidioso. Un'altra cosa che davvero non concepisco è: se la feltrinelli ha preso DUE traduttori per questo libro, mi spiegate come mai a pag 67 troviamo questa frase "sotto lo sguardo vigile DELLA Sofia" trovo che sia un errore gravissimo, anche perché il libro usa l'Italiano standard e non l'Italiano regionale, quindi cosa ci fa una preposizione articolata davanti ad un nome proprio di persona se chi parla non è settentrionale? Per me è intollerabile. A pagine 333, del mio libro, ho trovato un grandissimo errore di stampa, ovvero un numero di appendice al posto delle prime tre lettere della parola. Per farla breve, il merito è tutto della scrittrice e un po' anche dei traduttori (nonostante il grave errore), ma la feltrinelli questa volta mi ha proprio delusa.
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Buona (?) la quarta
Questo libro mi perseguita da quando per gli esami di maturità decisi di portare "il viaggio" come filo conduttore del mio percorso interdisciplinare, mi hanno consigliato di leggerlo in molti, tre me lo hanno prestato e un quarto qualche mese fa ha deciso di regalarmelo a quel punto ho deciso che era il momento di ricominciare a leggerlo e chissà, magari anche di finirlo. Questa volta il libro l'ho finito ma è stata una faticaccia! E' il romanzo simbolo della beat generation, il racconto di Sal, giovane ragazzo di new york che vive ancora con la zia e gira il mondo, inizialmente è impaurito dall'idea di girare l'america da solo e con pochi soldi in tasca ma successivamente diventa un vero e proprio stile di vita e da qui che si snoda tutto il movimento beat e il successivo movimento hippie.Durante i suoi viaggi, succede di tutto, dagli amori ai problemi con la giustizia, vari lavoretti saltuari, alcool e divertimento, ma soprattutto l'amicizia. Diviso in cinque parti che corrispondono più o meno ai viaggi di Sal e Dean, inizialmente è un bel libro, scorrevole, interessante, nuovo pieno di quelle frasi che i ragazzini scrivono nei diari di scuola o ancora meglio come "stato" su facebook, ma via via che si prosegue nella lettura ci si chiede: "e quindi? ma dove vuole arrivare", arrivati a metà libro il romanzo diventa monotono e lungo, incredibilmente lungo e noioso, ogni parte diversa segue sempre lo stesso schema. Il narratore è in prima persona, è lui che racconta tutta la storia e a volte sembra che lo scrittore sia quel vostro carissimo amico che ha deciso di farvi vedere TUTTE le foto del viaggio di nozze e ad ogni foto corrisponde un aneddoto di dieci minuti, all'inizio è piacevole e seguite interessati, divertiti e un po' stupiti, dopo due ore di racconti cominciate a chiedere pietà e volete solo che finisca. Meglio un narratore in terza persona che sappia fare un riassunto e raccontare solo le cose più importanti.
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L'anno della Lepre
Narrazione schietta e diretta, senza termini ricercati o fronzoli di qualche tipo e si capisce fin dalla prima frase del libro: "Sull'automobile viaggiavano due uomini annoiati.". Non so se il merito sia più dell'autore o del traduttore, molto probabilmente di entrambi. Se mettiamo insieme frasi schiette e brevi e un narratore in terza persona che non perdona nulla ai suoi personaggi, abbiamo come risultato una lettura veramente divertente.
Siamo in Norevegia e un uomo scende dalla macchina per vedere se l'autista ha investito una lepre. L'uomo nel bel mezzo di una crisi di mezza età comincia a viaggiare per il paese insieme alla sua piccola amica servatica. Il protagonista che prima faceva il giornalista per un'importante testata nazionale, comincia a fare i lavori più disparati e incontra individui sempre più strani e di ogni livello sociale, così l'uomo comincia a fare esperienze che prima non aveva neanche osato immaginare. Come sfondo i fantastici paesaggi Norvergesi, descritti così bene che scorrono davanti agli occhi del lettore e fanno venir voglia di prendere un aereo e partire. L'unico lato un po' negativo, giusto a voler essere pignoli è il fatto che spesso lo scrittore faccia ubriacare il protagonista per tirarlo fuori da situazioni poco chiare (un po' come quando Dante sviene durante la Divina Commedia) e quindi ci ritroviamo con dei buchi temporali. Un viaggio interessante e divertente, vale la pena leggerlo dall'inizio alla fine
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Lunghissimo, come lo scorrere della vita
Un libro sulle donne, un libro sull'amore che gli uomini non capirebbero e che poco perdona a quest'ultimi, ma qualcosa la perdona.
E' un libro scritto in prima persona, per cui abbiamo un unico punto di vista e nonostante la protagonista dica di essere oggettiva, in realtà noi conosciamo e conosceremo soltanto il suo punto di vista, le sue emozioni e le sue ragioni, senza conoscere quelle di tutte le persone che entrano ed escono dalla sua vita. Chissà come sarebbe stato questo libro con un narratore onniscente. Secondo me sarebbe stato molto meno intenso, perché da un certo punto di vista la forza di questo romanzo sta proprio nel linguaggio che usa la scrittrice e nelle emozioni che può trasmettere SOLO se chi racconta è il protagonista. Un libro vero, dove credo che qualunque donna si possa riconoscere, basta aver amato nel senso più largo della parola. Un unico neo, è un libro infinito e a volte ti chiedi dove voglia arrivare e ti chiedi se non sia il caso di girare pagina senza leggerla. Ma vale la pena di leggerlo tutto dall'inizio alla fine, peccato che non sia più edito ma si trova ancora in vendita su internet e recentemente è stata pubblicata tutta l'opera della scrittrice nella collana I meridiani
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Incredibile
Una Famiglia ligure, nobile, alla fine del 1700. Potrebbe essere un racconto come altri, ma qui chi scrive è Italo Calvino, e quindi un nobile di 12 anni che per un litigio con la sorella ma soprattutto con il padre, decide di salire su un albero e di non scendere mai più. Cosa chiarissima fin dalla prime righe e raccontata con una naturalezza incredibile e in pochissime parole "ti farò vedere io appena scendi!" -"E io non scenderò mai più". E mantenne la parola. Chiaro, limpido, cosa c'è di strano?!
Chi narra è il fratello minore di Cosimo e questo ci aiuta ad affezionarci al barone un po' di più, a conoscerlo un po' meglio e a non sapere mai se ciò che ci viene raccontato è la verità oggettiva, oppure una verità aggiustata qua e là con aggiunta o omissioni di particolari. Cosa che non accadrebbe con il classico narratore onniscente estraneo alla storia che quindi tutto sa e tutto vede, questa scelta, inoltre rende il libro, a mio modesto avviso, ancora più spassoso.
Calvino, racconta racconta, ma non si capisce dove vuole arrivare, ma non si può fare a meno di leggerlo, proprio perché il suo modo di scrivere è geniale, divertente, pieno di particolari e si ha, soprattutto all'inizio, l'impressione che lo scrittore si sia messo davanti la macchina da scrivere, durante un pomeriggio uggioso e abbia semplicemente cominciato a raccontare la storia, così, come gli veniva in mente, senza fare troppi progetti sul futuro del suo libro e di Cosimo, il Barone Rampante. Ma piano piano, in mezzo a stranissimi personaggi, comincia a delinearsi una storia ben precisa, la nostra storia. La Storia, quella che solitamente si studia sui libri di scuola, si intreccia incredibilmente con la storia di Cosimo. IIl barone diventa il protagonista della storia, quest'uomo pur vivendo sugli alberi e con gli alberi, ha una vita ricchissima, non fugge dalle persone, anzi le cerca e tenta di migliorarne la vita. Come vi chiederete, voi, questo lo scoprirete leggendolo. Perché chi non vorrebbe sapere come si fa a parlare per circa 250 pagine di un Barone che vive sugli alberi, ma continua le sue relazioni sociali con chi sta con i piedi ben piantati per terra?
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quasi nulla da salvare
Non sono solita a stroncare del tutto i libri ma questo libro è veramente brutto, l'unica cosa da salvare è il titolo. Titolo che mi aveva fatto immaginare un libro dai risvolti esilaranti ma così non è. Dovrebbe essere un triller dalle atmosfere orwelliane, detto così sembra un romanzo geniale, ma per riuscire in tale intento bisogna essere veramente bravi e, forse, l'autore deve esercitarsi ancora un po'. Se questo libro fosse un colore sarebbe un grigio pieno. Il romanzo è ambientato ad Amsterdam ed è di una confusione pazzesca, non si capisce nulla! E in vita mia non ho mai messo così tanto tempo per leggere un libro di circa 300 pagine...più volte sono stata sul punto di mollarlo senza finirlo. Pessimo e basta. Fortunatamente per l'autore questa è solo la mia opinione
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Luna
Un libro con delle potezialità incredibili, solo quelle però.
Potrebbe essere ironico, ma ci sono soltanto degli accenni di ironia.
Potrebbe essere un romanzo sociale ma non lo è, perché non aggiunge nulla di nuovo alla solita italietta dei raccomandati e lo fa in modo che non riesce neanche a farti arrabbiare, accetti la cosa così come il protagonista accetta la sua condizione. Non ci sono sentimenti veri, e lo scrittore non riesce a trasmettere al lettore alcuna sensazione. Potrebbe essere un libro fantascientifico, ma non ci riesce per nulla...e quello che dovrebbe essere il colpo di scena, non è nulla di che...viene capito dal lettore molto prima che lo scrittore lo spieghi.
Il romanzo è abientato a Roma e quella che ne viene fuori è una città grigia in ogni senso, come tutto il libro d'altronde. La vita dei personaggi è appena accennata e nessuno di questi risulta ben caratterizzato. L'unica cosa che riesce bene, sono i dialoghi iniziali tra il protagonista e la moglie, e il fastidio del protagonista per un tic del collega...che francamente è riuscito a infastidire anche me. Lo scrittore,spesso, si dilunga in descrizioni e trascrizioni di documenti, totalmente inutili che nulla aggiungono al romanzo e dimentica di approfondire e toccare cose fondamentali, tanto da chiedersi: Perché hai voluto raccontarmi questa storia?...Nonostante tutto non è scritto male, ho letto libri peggiori, ma anche moltissimi libri migliori di questo. Per non parlare di qualche piccolo errore ortografico fastidiosissimo. Una buona prima bozza niente di più e niente di meno
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In Bilico...
Il racconto è in prima persona, il che porta lo scrittore ad usare una lingua che è un misto fra Italiano e dialetto. Effettivamente tutto il libro resta in bilico, tra bene e male, tra detto e non detto, tra miseria e ricchezza, fra cultura e miseria, fra amore e sesso, tra vista e morte. Siamo nella Napoli dell'immediato dopoguerra e il protagonista, nonché voce narrante, è un ragazzino che vediamo crescere giorno dopo giorno, pagina dopo pagina. Lo "smilzo" (questo è l'unico nome che conosciamo e conosceremo), cresce grazie all'aiuto di don Gaetano, il portiere di un palazzo, orfano anche lui. Sullo sfondo vediamo una Napoli ferita, ma viva, con tanta voglia di riscatto e di essere ancora una volta popolo, come durante la liberazione dai tedeschi, una Napoli bellissima, ma a volte crudele con i suoi figli.
I personaggi non sono particolarmente caratterizzati e le descrizioni fisiche sono poco dettagliate, o meglio, conosciamo solo qualche dettaglio dei personaggi, ma non ne abbiamo una visione globale, ma non da fastidio, anzi aiuta l'immaginazione.
Fin dall'inizio, c'è la figura di una bambina, che poi rincontreremo da adulta, ma anche lì non sapremo mai se è amore o meno, anche qui resta in bilico. L'unica cosa che non è in bilico è l'amore incondizionato per Napoli.
Per quanto riguarda la fine....che dire la fine di un libro non è mai facile, ma sicuramente si può fare di meglio, infatti questo libro finisce con un inizio, così dopo aver accompagnato il ragazzo fino alla maggiore età non ci è dato sapere più o meno come finirà.
E' un libro piacevole,ma non fa ridere e non fa piangere, ti lascia IN BILICO.
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il sorriso del conte
E' un libro che parla d'Italia, dalla prima guerra modiale al 1988. La storia di una famiglia di nobili, costretti a lavorare, gli esperimenti pedagogici del padre sul suo unico figlio. Padre che prende come sua unica fonte di ispirazione Rousseau e che proprio per questo non solo cresce suo figlio come l'Emile ma addirittura lo chiamerà Gian Giacomo. Il giovane odia il suo nome e l'inadeguatezza del programma educativo lo porterà ad essere fuori posto in ogni occasione, fin quando non si sposerà e poi incontrerà un cugino che sembrava disperso. Esilarati e interessanti sono i parallelismi, tra la guerra che l'Italia stava combattendo e la "guerra" che Gian Giacomo si trova ad affrontare con una moglie che per amor di patria decide di non assolvere più i suoi doveri coniugali.
Poi l'autore ci fa fare un salto di 50 anni e finalmente si comincia a parlare del Conte, ovvero il figlio di Gian Giacomo, e lo fa a partire dalla morte del conte Angelo, ciò che ne viene fuori è un uomo-bambino sempre sorridente, con una vita piena di segreti. Interessantissima è la figura del prete amico di Angelo, che nonostante abbia una vita completamente diversa da quella dell'amico e nonostante l'abito talare dovrebbe imporgli di disprezzare lo stile di vita di Angelo, il Don non può fare a meno di volergli bene.
E' una storia piacevole, scritta in tono ironico, potrebbe essere anche una bella storia, se non fosse che il finale è inconcludente, alla fine vorresti chiedere all'autore: "scusa potresti dirmi, se non ti disturba troppo, per quale motivo mi hai raccontato tutta sta cosa?"
Ciò che sinceramente non capisco e non tollero è l'uso dell'articolo determinativo prima dei nomi propri di persona, non è Italiano e risulta anche particolarmente fastidioso, l'articolo prima del nome viene usato soltanto dal narratore e non dai personaggi e ciò rende questa scelta (perché voglio sperare che sia una scelta) totalmente priva di senso, anche perché la narrazione è in terza persona e il narratore è fuori dalla storia. Se fossero stati i personaggi ad usare l'articolo prima del nome, allora, avrei potuto giustificare la scelta, visto che il romanzo è ambientato a Bergamo, avrebbe addirittura contribuito a dare veridicità ai personaggi. Quante volte ci hanno detto che leggere è importante,perché impariamo parole nuove e anche perché ci aiuta a capire come si scrive in italiano?
Sotto questo punto di vista bocciato lo scrittore e la casa editrice che avrebbe dovuto fare un minimo di editing
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Il visconte dimezzato
Calvino è un genio! esordisco così perché ogni libro che leggo di Calvino non stanca mai e riesce a rinnovare il suo stile geniale, sì perché ciò che mi piace di più di questo scrittore non sono tanto le trame ma il modo in cui scrive, che è sempre nuovo e mai banale.
In questo piccolo racconto Calvino ci narra le vicende di un cavaliere o come dice il titolo di un visconte, che per una seria coincidenze riesce a vivere con metà corpo e nonostante dei passaggi veramente esilaranti, lo scrittore riesce ad inserirci anche una morale esplicita e una implicita. Per tutto il libro il lettore è accompagnato da un bambino, lontano parente del visconte, questo particolare punto di vista ci porta ad osservare quasi sempre da lontano senza far realmente parte del libro.
Promosso a pieni voti!
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il libraio
Prima di tutto questo libro è un libro sui libri.
Sull'amore per la lettura e sulla piacevolezza che tale atto può dare a un qualunque lettore.
Il titolo è azzeccatissimo perché effettivamente c'è un solo personaggio all'interno del romanzo, il libraio, gli altri, chi più chi meno, sono semplicemente delle comparse, pur essendo delle comparse bizzarre e se proprio dovesse esserci un personaggio secondario, sceglierei i libri in generale. Si, perché in questa storia anche i libri hanno una loro caratterizzazione. Il libraio è un amante dei libri, una persona che vive solo di libri e per i libri e un po' anche per i suoi clienti, ma solo per quelli che gli stanno simpatici, che in realtà sono più spesso dei pazienti, delle persone da guidare, educare, accogliere e ascoltare. Non mancano delle scene veramente esilarati e delle pagine un po' più riflessive. l'intreccio non è dei migliori, in realtà l'unica cosa che porta un lettore qualunque ad arrivare alla fine del romanzo è la piacevolezza e la dolcezza del romanzo stesso. Proprio per la presenza di un intreccio debole che comunque ti porta ad arrivare alla fine del libro senza alcun tipo di stanchezza o noia direi che è un libro fuori dall'ordinario
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Amaranto
Tutto sommato è un bel libro, con una bella trama, un intreccio di personaggi ben costruito e ben caratterizzati.
Potrebbe essere un classico e banale intreccio amoroso del tipo: Lui, lei e l'altra e invece non lo è.
La scrittrice riesce bene ad evitare i cliché e costruisce una storia ben articolata, con molti colpi di scena. C'è un trauma psicologico che tormenta uno dei personaggi principali e fortunatamente non è la, seppur tragica, violenza sessuale subita nell'infanzia che va tanto di moda adesso. L'ossesione più che l'amore fa da padrona in questo libro, c'è più sesso che voglia di fare l'amore. Il romanzo è piacevole e continui a sfogliare, pagina dopo pagina il libro, osservando i personaggi evolversi e viaggiare in mondi lontani, senza sentire pesantezza o noia, pur non avendo la smania di sapere "come va a finire". Le parti dialogiche spesso sono confusionarie e si è costretti a tornare indietro per capire a quale personaggio appartiene la frase, la scrittrice usa troppo i pronomi personali e poco i nomi dei personaggi e anche questo crea confusione nel lettore. Il finale è decisamente precipitoso, lascia troppe questioni in sospeso e tanti perché, oserei dire che questo romanzo non finisce, se l'autrice avesse speso due parole in più sarebbe stato davvero un ottimo libro.
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il giorno della civetta
Il libro parla di Sicilia e di mafia, c'è un omicidio e il commissario deve trovare il colpevole e fin qui potrebbe essere un libro come tanti altri, ma la differenza tra un libro e un altro è sicuramente il modo in cui è scritto e nello scrivere Sciascia è ovviamente un maestro. L'intreccio è ottimo e le parti descrittive sono il fiore all'occhiello di questo libro, si riesce a vedere la Sicilia di qualche anno fa. L'autore riesce a far sentire il lettore parte integrante del libro, uno spettatore che segue tutte le vicende che via via si vanno snodando, si riesce persino a sentire il sole che scotta la pelle. L'unico neo è che le città vengono identificate con una sola lettera, invece che con nomi veri e propri e questo spesso crea confusione
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Il Gabbiano
E' un libro piccolo e piacevole, si legge in non più di due ore, nonostante tutto si rischia di non arrivare alla fine del libro se non siamo dell'umore giusto, perché se non abbiamo intenzione di riflettere sulla vita, allora è inutile aprire il libro, se non crediamo in queste cose il rischio è che non vi piaccia...ma mai dire mai, potrebbe anche colpirvi in maniera piacevole. E' un libro che, come si capisce dal titolo, parla di un gabbiano, un gabbiano diverso da tutti gli altri. A Jonathan non interessa solo mangiare, come gli altri gabbiani, a lui piace volare, librarsi in aria e superare i suoi limiti, anzi a Jonathan piace spostare sempre il limite un po' più in là, mentre gli altri lo criticano, lui seguendo la sua rotta è felice.
Ad impreziosire ancora di più questo piccolo libro c'è una serie di fotografie sui gabbbiani il che rende il libro veramente strepitoso
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Da bellissimo a non so
E' un caso letterario e come tutti i casi letterari nel bene e nel male, secondo me bisogna leggerli, giusto per saperne parlare e per non rimantere impreparati quando il discorso cade su sull'argomento e devo dire che ultimamente mi è capitato spesso. E' un libro molto scorrevole, io l'ho letto in una notte, nonostante le pagine siano parecchie. Onestamente, pagina dopo pagina aspettavo che succedesse qualcosa di sconvolgente, cosa che non è accaduta, se non nelle primissime pagine. La storia è ben costruita e "fila" alla perfezione, però i personaggi sono incapaci di evolversi veramente, nonostante lo scrittore porti il lettore ad aspettare costantemente che "la fenice risorga dalle proprie ceneri". Insomma lì per lì il libro mi è piaciuto moltissimo, ma lasciando passare qualche giorno mi sono resa conto che lascia l'amaro in bocca e secondo me, alla fine non è questo gran libro...ma questa, ripeto, è solo la mia opinione
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Io e te
Un libro da leggere in un pomeriggio o durante un volo in aereo, un libro breve ma denso di significato. Un tema affrontato da tanti, ma nonostante tutto non è per nulla banale la crescita di un adolescente che vive in una famiglia borghese e incasinata, la scoperta di una sorella. Il classico esempio di come talvolta in un anno non succede nulla e invece in una settimana si può crescere e diventare grandi. Un libro che racconta di rapporti umani in maniera unica e ci fa capire che a volte l'unica barriera tra noi e gli altri siamo proprio noi stessi. Ammaniti scrive sempre in maniera scorrevole e piacevole, senza perdersi in paroloni spesso inutili
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Che la festa cominci
Raramente capita di imbattersi nella lettura di un libro così godibile, è veramente divertente, un ritratto di una società (la nostra) all'apice della sua decadenza. Emblematica la frase di uno dei personaggi VIP che dice "non esistono più le figure di merda", Già perché Ammaniti ci conduce all'interno di uno di quegli eventi veramente esclusivi dove "se sei lì o sei VIP o sei un cameriere", e con i VIP, non è stato sicuramente gentile.
L'intreccio è ben costruito e i personaggi sono ben costruiti, di ognuno di loro c'è una visione a 360°, infatti non si sa fino alla fine per chi tifare: scrittore o satanista?.
LEGGETELO!
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Vento scomposto
Per chi ha letto i libri della Horby comincio con il dire che questo tratta argomenti completamente diversi e anche l'ambiantazione è diversa. Si passa da un'isola all'altra, dalla Sicilia alla Gran Bretagna. E' un bel libro, non bisogna farsi spaventare dalle 400 pagine perché scorrono via che è un piacere.
Il racconto è pieno di particolari e anche le storie che ruotano intorno alla vicenda dei Pitt alla fine hanno un loro perché. Lo consiglio perché invita alla riflessione su problemi che fanno sempre più parte del quotidiano, problemi come la pedofilia, la giustizia, donne picchiate ed epoca del dubbio.
Mi raccomando attenti ai particolari
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Il tempo invecchia in fretta
E' una raccolta di racconti, ben amalgamati tra loro, o meglio il tema trattatto (il tempo che scorre) mantiene la sua centralità per tutto il corso del libro. Il tema è sempre trattato con nostaligia e ogni storia fa riferimento alla morte e questo fa sì che i racconti si assomiglino un po' tutti, è un tema vasto e l'autore avrebbe potuto rendere ugualmente unitario il libro, dandogli però, molte più sfaccettature. Nel complesso comunque non è male, i racconti sono ben scritti e abbastanza scorrevoli.
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la zia marchesa
Inizia lentamente, le prime pagine sono noiose e non si capisce il filo conduttore della storia, ma, pian piano la storia comincia a prendere forma e si rivela bella. Troviamo troppi personaggi e ci si confonde un po'. Il finale è precipitoso e lascia molto amaro in bocca. Ci si riesce a immedesimare e per chi conosce la Palermo di oggi non è difficile immaginarla come era un tempo, i colori, gli odori, l'architettura tutto è ben descritto. La storia, invece, è così tanto amara che non si può far a meno di amarla
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Amore
Avevo già letto "La Mennulara" e forse mi aspettavo lo stesso genere di libro, ma non è stato così, nonostante parlino entrambi di Sicilia. E' un libro che parla di amore e, concedetemi l'uso del termine, di perversioni, ma anche di riunuce per amore, soprattutto parla di ricerca della verità, La ricerca della madre del protagonista. Proprio la ricerca della madre del protagonista, che dovrebbe accompagnarci dall'inizio alla fine del libro, spiendoci a leggere la pagina seguente per "vedere come va a finire" risulta un filo conduttore debole e appena accennato all'inizio del libro. Il romanzo è articolato in tre parti, la prima è troppo lenta e anche un po' noisa, mentre il libro si riprende decisamente nelle due parti successive. Le descrizioni, ci conducono verso gli odori, i sapori e i colori di una sicilia che cambia nel tempo, ma proprio queste descrizioni a volte risultano estremamente lunghe. Comunque sia è un libro da leggere per almeno diversi motivi, la storia d'amore, la storia tra madre e figlio, le storie d'amicizia e il racconto di una Sicilia finalmente un po' diversa dai soliti cliché. Bisogna solo tener duro fino alla seconda parte del romanzo
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la mennulara
E' una storia siciliana, molte delle cose descritte all'interno del libro potrebbero essere accadute realmente. questo libro parla di tante cose: l'antica nobiltà decaduta, i borghesi in decadadenza, la sicilia, la vita di paese, un rapporto servo/padrone non così chiaro e netto, l'ingratitudine, l'invidia, parla anche di mafia.
Ma in realtà parla di quella cosa che noi siciliani chiamiamo "curtigghio" (Altro non è che il pettegolezzo, ma secondo me in siciliano rende di più). E' un continuo curtigghiare (spettegolare)sulla vita di questa Mennulara, di cui in realtà nessuno sa niente, ma sulla cui vita tutti hanno qualcosa da dire. Così con un intrecciarsi curtigghi (pettegolezzi) la mennulara diventa figlia illeggittima di mafiosi, di nobili, di borghesi ma non figlia di suo padre. Amante di chiunque, prostituta, mafiosa e tanto altro ancora. E' la vita di un paesino dell'entroterra siciliano, una storia da leggere, per nulla pesante assume spesso dei tratti esilaranti o tragicomici
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mille splendidi soli
Forse non lo avrei mai comprato, ma visto che mi è stato regalato ho colto l'occasione al volo.
Il libro è bello, scorrevole, io personalemente l'ho letto in due giorni e mi ha costretta a stare sveglia la notte, senza annoiarmi. Parla di 30 di storia afghana, di dolore, di violenza, di sopportazione, ma anche di amore amicizia e vera voglia di vivere. E' scritto molto bene. Secondo me con una delle due protagoniste calca un po' troppo la mano, ad un certo punto anche la vita dall'altra avrebbe potuto prendere una piega migliore e il fatto che non sia così lascia l'amaro in bocca e sembra una sofferenza inutile. Abbiamo già pianto tanto perché farci piangere fino all'ultima pagina?
A parte questo, complimenti ad Hosseini
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Una testa selvatica
Piacevole, un io narrante che si evolve insieme alla storia, una storia che fa riflettere, ma, spesso ci si imbatte in passaggi esilaranti. Personaggi che potrebbero essere defininiti comunemente grotteschi, in questo libro diventano delicati. Arrivati all'ultima pagina ti rendi conto che vorresti continuare a leggere questa strana e bellissima storia. Magico, magia che pochissimi scrittori sanno ricostruire
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