Opinione scritta da Annalisa64
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Nascosto dietro una piega...
La partenza molto lenta, quasi tediosa, m'aveva convinto d'abbandonare la lettura, ma chi me lo aveva prestato lo aveva fatto ragguagliandomi sulla pesantezza della prima parte, così ho tenuto duro e sono andata avanti nella lettura. Giunta a pagina 80 circa, il romanzo ha fatto un salto di qualità, il ritmo è cambiato e anche la trama ha trovato uno spunto inaspettato. Solo arrivando alla fine del racconto ho compreso che il libro altrro non faceva che seguire il ritmo di vita del protagonista che, all'inizio spento nella sua vecchiaia e nel suo handicap, riscopriva invece come il segreo della felicità in fin dei conti spesso si nasconda dietro la piega di un sorriso... il proprio.
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Un grande romanzo storico
All'interno di un romanzo storico si muovono persone "normali" con le loro debolezze e con i loro punti di forza. Il risultato è un affresco di quelli che restano fissi nel tempo. Scritto senza girare intorno ad argomenti tristi e violenti che dimostrano come il popolo sia la principale vittima di ogni guerra e come l'intolleranza porti solo alla violenza. La debolezza delle democrazie intesa come la debolezza degli esseri umani e la tirannia come l'aspirazione di alcuni di dominare gli altri come egoismo. Chi è il cattivo? Colui che compie il male o anche colui che si volta da un'altra parte? Chi è più intelligente? L'eroe che affronta con coraggio i violenti rimettendoci la vita o il pavido che nascondendosi e fuggendo preserva la propria? Questi gli elementi che rendono questo libro una lettura obbligatoria per capire, più che l'Afghanistan, di che pasta siano fatti gli uomini.
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Qualcosa di cui non sparlare
Dopo una partenza lenta in cui l'autore si scrive addosso quasi per compiacersi della propria cultura, inizia il viaggio che porterà un indagatore e il suo assistente a percorrere in anticipo le strade che percorrerà Conan Doyle. Piacevole a tratti, tedioso in altri, si ammanta di goticismo grazie all'ambientazione medioevale che rende l'atmosfera una specie di "grande fratello" (cito Orwel e non Mediaset) in cui tutti si sentono spiati e passibili di una bolla d'eresia. Aggiungo che è uno dei pochi esempi in cui il film è meglio del libro, grazie alla spigliatezza del ritmo cinematografico, mentre l'autore, come detto, a volte si perde a scrivere per se stesso e non per il lettore.
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