Opinione scritta da murialdog
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Non facile
Peccato! L'ho trovato tutto sommato deludente: un romanzo "collage", troppo disunito e disarmonico. Però Roth è sempre Roth ed il suo sguardo cinico, graffiante e brutale sulla malattia e sulla caducità umana è veramente unico.
Consiglio: se volete avvicinarvi a Roth non iniziate da qui!
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All'improvviso un cancro
Gran libro: umanamente molto toccante ed estremamente istruttivo per noi medici. La diagnostica ha fatto passi da gigante ma la terapia oncologica (a parte leucemie, linfomi, K mammella) ?
Sì, è ancora un grande punto interrogativo ed in alcuni casi il malato di cancro muore prima per la chemioterapia che di tumore. E poi Pietro Calabrese ci ricorda che le statistiche fornite dagli oncologi sono solo a 5 anni (sopravvivenza a cinque anni!) per cui il malato che muore dopo 5 anni ed un giorno, per loro risulta guarito. Beh, qualche riflessione va fatta.
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Straordinaria testimonianza
Si può leggere questo libro con lo spirito del viaggiatore letterario o con l’occhio dell’etnologo e del naturalista o spinti dalla semplice passione per l’avventura ma in ogni caso non vi deluderà.
Il sottotitolo del volume è sicuramente fuorviante: non si tratta infatti di un “viaggio” nella Terra del Fuoco ma di “vita vissuta” nella Terra del Fuoco.
Don Estebán Lucas Bridges, infatti era nato ad Hushuaia, figlio di Thomas Bridges, missionario protestante inglese, e nella Terra del Fuoco visse per quarant'anni, a fianco degli ultimi indios fuegini.
Per i fuegini Jahgan, Ona, Haush e Alakaluf, Estebán era Lanushwaiwa, ovvero «l’uomo dell’insenatura del picchio», ma anche Khueihei, l’«ostinato» o il «persuasivo», a seconda delle circostanze, oppure, dopo aver perso un dito nel 1908, Gooiyn u Whash terrh kamm, «la volpe dei monti senza un artiglio»...
Una testimonianza unica, un libro straordinario.
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Mauro Corona ha mollato la "stua"
In effetti si esce talmente frastornati dalla lettura di questo strepitoso romanzo di Mauro Corona che diventa difficile darne un giudizio conclusivo.
Leggere Storia di Neve vuol dire entrare in un castello incantato e degli orrori ma comunque indimenticabile.
Corona ha detto: “Gli altri miei libri erano più costruiti ed io ero più frenato. Questo libro l’ho scritto in tredici mesi, sempre di notte, mi è scappato via senza un piano, senza una scaletta. Ho mollato la “stua”, la diga di tronchi, per dar sfogo a me stesso, alla violenza, alla ferocia umana, ma anche alla dolcezza. Mi spaventavo persino delle cose che mi venivano…".
Questo è un romanzo imperdibile , scritto di getto, ispirato dalla natura e dalla vita e che non sarebbe mai uscito da nessuna scuola di scrittura.
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Meraviglioso vagabondaggio nell'isola del tesoro
Il libro su Cuba che ci mancava: da leggere (collegati a Youtube per sentire in contemporanea le canzoni e i ritmi di cui si parla) ,sottolineare, meditare, regalare agli amici più cari...
E' un meraviglioso vagabondaggio geografico, musicale, letterario e storico che solo un profondo ed appassionato malato di "cubanite" come Danilo Manera poteva finalmente darci.
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Un Lansdale picaresco
Come ha ampiamente anticipato Teresa, non è il solito Lansdale: è uno dei suoi primi romanzi in cui si vede un po' di acerbità. L'ambientazione texana mi ha subito ricordato L'ultima caccia, romanzo per me bellissimo e da consigliare ai ragazzi (vero Prufesùr che fate leggere per l'estate le solite vecchie pizze!).
La storia parte magistralmente - la descrizione dell'uragano e della madre rapita in cielo - è folgorante, continua con le vicende picaresche del carro e dei suoi imbonitori ( a quelli della mia generazione fa venire in mente il fumetto di Black Macigno con Doppio Rum etc), poi si siede un po' perchè l'intreccio è fin troppo improbabile riscattandosi poi in un finale spettacolarmente autoironico che in fondo riscatta tutto il romanzo.
Ve lo vorrei citare ma non lo faccio per non togliervi la curiosità.
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memorabile
Gran bel romanzo. Giapponese? Di orientale nel libro c’è solo il cibo mentre il giovane Toru è completamente imbevuto di cultura occidentale, a partire dai Beatles . Watanabe, novello Holden,
percorre la sua giovinezza costantemente in bilico tra incanto e disincanto, vita e morte, azione e rassegnazione , nella sostanza incapace di comunicare con le due donne della sua vita, in una tensione lirica in cui manca completamente il sentimento giovanile della ribellione e della rabbia.
Watanabe, per la sua età, è un atarassico saggio ed il suo stupore è anche quello del lettore.
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Lo scafandro e la farfalla
Dopo averlo letto non saremo più quelli di prima.
Al di là dei problemi etici che vengono proposti rimane la consapevolezza che l'uomo è il suo pensiero e che, anche quando il corpo ci ha fisicamente abbandonato, la sola mente è sufficente a mantenere l'integrità della nostra personalità.
Bello e fedele al libro anche il film omonimo.
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Molto divertente
Alternare la lettura dei romanzi di Andrea Vitali a quelli di Philip Roth è fondamentale per sopravvivere.
La vitalità di Vitali (nomen omen) fa da contrappeso al nihilismo di Roth.
Siccome non possiamo fare a meno di entrambi li mettiamo vicini vicini in libreria e .....che se le diano!
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Vito Mancuso: "L'ufficio escatologico è quasi s
Non faccio commenti diretti ai contenuti del saggio perchè non ne ho i titoli però la riflessione che propongo è questa.
Civiltà Cattolica (oltre ad altri eminenti cattolici) da una parte e dall'altra molti scienziati atei l'hanno stroncato.
Però, e questo vale soprattutto per le autorità ecclesiastiche, più che esercitare la più che legittima critica al libro di Vito Mancuso: L’anima e il suo destino, non sarebbe utile riflettere sui motivi per cui questo volume sia diventato rapidamente un best seller, tra cattolici e non, ma soprattutto tra i primi?
Perché molti lettori ne sono rimasti affascinati? La verità è che, come dice Mancuso, “l’ufficio escatologico della Chiesa è quasi sempre chiuso”.
D’altra parte i preti cattolici sono in tutt’altre faccende affaccendati e ben disposti a fare soprattutto gli assistenti sociali, meno a dare spiegazioni alle spesso confuse ed a tratti contradditorie note dettate dal Catechismo della Chiesa Cattolica.
Quando finalmente qualcuno si degna di spiegare qualcosa, magari in un linguaggio da non addetti ai lavori ed a noi più comprensibile, viene subito linciato .
Non voglio entrare nel merito delle questioni specifiche tuttavia gradirei che anche la Chiesa Ufficiale facesse un punto dottrinale comprensibile e coerente almeno riguardo ai “novissimi”.
Credo che le realtà ultime non debbano essere nascoste ed è sgradevole che comunque se ne parli raramente ed in modo confuso o contradditorio.
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