Opinione scritta da Teresa
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Inferiore alle aspettative
Un bambino autistico, conteso tra due famiglie. A cosa può arrivare un genitore per riappropriarsi del proprio bambino? Molto spesso si agisce, senza pensare alle conseguenze dei gesti, senza dare la priorità alle esigenze di un bambino, ma solo per un egoistico diritto.
Ecco di cosa parla questo libro, ma proprio non riesco a farlo rientrare nella categoria dei thriller..mi spiazza e mi confonde. Sembra più un drammone, di quelli che riempiono i telegiornali. La solita diatriba dei figli contesi, anche se in questo caso non è fra due genitori separati, ma tra due famiglie.
Pur continuando ad apprezzare la capacità di Beckett di creare la suspence giusta, di condurre ad una volontà affannosa di arrivare alla fine del libro, non mi ha coinvolta in modo particolare.
Non posso dire certo che non meriti di essere letto, ma chi pensa di trovare il “solito” Beckett ne resterà deluso.
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Queste sono le generazioni future?
Tema più che mai attuale. Due famiglie benestanti, senza particolari problemi, scoprono all'improvviso che i figli hanno commesso un omicidio ai danni di una senzatetto, senza assolutamente alcun motivo, ma solo per il gusto di perseguitare una persona già malridotta dalla vita stessa.
Agli ignari genitori crolla il mondo addosso, convinti di non aver mai fatto mancare nulla ai figli, nè a livello economico che educativo.
E' come risvegliarsi dopo un brutto sogno e accorgersi che l'incubo è appena cominciato..in che cosa hanno sbagliato? Come possono dei ragazzi appena adoloscenti arrivare a simili efferatezze?
E' così che inizia questo romanzo ed è da questo punto che chi pensa ancora che la Famiglia del Mulino Bianco esista è un illuso..o semplicemente pazzo!
Dietro ogni nucleo apparentemente normale, esistono drammi familiari, segreti, problemi di ogni genere. E' NORMALE che lo sia. Non è altrettanto normale cercare di nasconderli. O, peggio, non vederli.
Questi figli..gioie e dolori! Quante volte avete sentito dire (o detto): "Certo, mi danno preoccupazioni, ma anche tanta soddisfazione!".
Ma quante volte avete abbassato la soglia di attenzione, controllandoli meno, fidandovi di loro? Sapete veramente dove vanno quando escono?
E quante volte li avete sgridati, ma in realtà non puniti?
Quanto devono ancora fare per attirare la vostra attenzione? I figli, inconsapevolmente, lanciano segnali di allarme e bisogna saperli cogliere, prima che sia troppo tardi..prima che avvenga l'irreparabile..
Prima che appaiano su Youtube immagini di ragazzi minorenni che rubano un furgone e lo guidano, distruggendo un sacco di auto in sosta. Prima che lancino un sasso dal cavalcavia perchè si annoiano.
Prima che picchino un clochard che non ha altra difesa se non le parole.
I figli non vanno solo difesi, ma anche puniti, al momento giusto e nel modo giusto. Non significa per questo essere cattivi genitori. Soprattutto, non bisogna essere loro complici nel giustificare il loro comportamento. Perchè altrimenti non distingueranno più il bene dal male.
Herman Koch, con questo romanzo, ci trasmette un messaggio molto importante, un monito a tenere sempre alta la guardia, accorgersi degli sbalzi d'umore, degli sguardi bassi, delle risposte evasive. Per non chiedersi mai: "Dove abbiamo sbagliato?"
Finale davvero sorprendente, che lascia un fastidioso senso di inadeguatezza, oltre a numerosi dubbi su quelle che saranno le generazioni future. Cosa sarà la priorità?
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Questo libro ti inchioda alla sedia!
Riprendo una recensione di Michael Connelly: Jo Nesbo è il mio nuovo autore di thriller preferito e Harry Hole è decisamente il mio eroe. Questo libro mi ha tenuto inchiodato alle pagine dall'inizio alla fine.
Partendo dal fatto che è la stessa sensazione che ho avuto io, continuo a pensare che gli scrittori del nord abbiano tutti gli stessi argomenti e li sviscerino poi in modo diverso.
Questo inizia subito con un pugno allo stomaco, davvero..e nello stesso momento, decidi che non puoi interrompere.
Harry Hole è un poliziotto fuori dalle righe, come piacciono a me. Poco ligi agli ordini, molto sensibili ai particolari, poco avvezzi alla vita ordinaria.
Una grande capacità di immaginazione. Questo è il personaggio che ci conduce fino alla fine e ti da l'impressione di averlo conosciuto veramente, di avergli dato una pacca sulla spalla e di avergli detto: "Bravo, anch'io avrei agito come te!"
Si legge veloce tanto quanto un battito d'ali..
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Anzichè vestirla di tenebre, è luce
All'improvviso, il niente. Anzichè il buio, uno schermo bianco compare davanti agli occhi, lasciando interdetta un'intera popolazione. Un'epidemia che sembra non avere fine e la paura che scaturisce in chi ancora ci vede, imprigionando i meno fortunati, per non esserne contagiati.Come se il dover vivere vicini non fosse possibile. Perchè cecità è malattia, è incapacità di gestire il proprio corpo, nei pensieri e nei movimenti.Ma cosa succede in un mondo dove non ci sono differenze? Dove non ci sono vedenti e non vedenti, ma dove sono tutti uguali? In teoria, si dovrebbe cercare di far fronte comune, aiutarsi vicendevolmente. O almeno, dovrebbe essere così...Ma quanto ci facciamo condizionare dai nostri occhi? Quanto ci hanno spesso ingannati nel "leggere" le persone? Saramago da una visione terrificante di un ipotetico mondo sommerso dal bianco. Cecità, oserei dire, originale.Anzichè vestirla di tenebre, è luce. Ammiro la capacità di questo scrittore di scrivere frasi lunghissime, parole divise da poche virgole, eppure capaci di comprendere i dialoghi fra più persone. Mi soffermo spesso, durante la lettura, a segnarmi delle pagine in cui mi sembra ci siano passi importanti, da memorizzare e portare con me. Una, in particolare, mi ha colpita: "I buoni e i cattivi risultati delle nostre parole e delle nostre azioni si vanno distribuendo, presumibilmente in modo alquanto uniforme ed equilibrato, in tutti i giorni del futuro, compresi quelli, infiniti, in cui non saremo più qui per poterlo confermare, per congratularci o chiedere perdono." Ed è con questa frase che chiudo dando un giudizio estremamente positivo allo scrittore e al libro, uno tra i più belli che abbia letto.
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Che brutalità..
Dopo vari tentennamenti, sono riuscita a finire in questi giorni il libro di Bunker che, più degli altri, mi ha profondamente colpita, quasi disgustata, dal sistema carcerario americano.
Più degli altri libri, questo riporta per filo e per segno la vita di Bunker, da quando, ragazzino, entrava e usciva da case di correzione, riformatori, fino alle peggiori carceri della California, San Quintino.
Aveva un'intelligenza spiccata, ma non tollerava le imposizioni e le regole. Spesso si è trovato in situazioni create da altri, ma la verità è che non riusciva a rientrare nei binari di una vita "regolare".
E' riuscito anche a spacciarsi per pazzo, a inventarsi aggressioni mai avvenute, ad acquisire così una forma di rispetto dagli altri detenuti.
Ha provato anche la droga, dagli spinelli ai buchi, ma il contrasto fortissimo che permea dalla sua storia, è che leggeva tantissimo e aveva una cultura ben al di sopra dei suoi compagni di cella.
Picchiato a sangue dai secondini, scampato alle attenzioni di detenuti gay, ha cercato di sopravvivere in qualche modo ai 17 anni di reclusione che ha scontato, leggendo e scrivendo.
Difficile condensare 500 pagine di violenza e di brutalità, difficile non accennare al fenomeno di razzismo e alle guerre tra detenuti solo per il colore della pelle, difficile non essere nauseati da tanta crudeltà.
Difficile non amare questo personaggio, che è riuscito ad emergere e a condurre l'ultimo periodo della sua vita come una persona "normale".
Un libro per certi aspetti...noioso, nella descrizione di quanto il male possa fare parte di noi e di quanto i ruoli possano invertirsi, e l'ambiguità regna tra carcerieri e carcerati.
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Si soffre pur non avendolo vissuto
Nonostante siano passati tanti anni dalla Seconda Guerra Mondiale, nonostante sia un ricordo sfocato raccontato dai padri o dai nonni, questo romanzo è l'ennesimo viaggio verso l'efferatezza e la crudeltà di quel periodo.
E' un libro che si legge in un soffio. Sono solo 200 pagine, ma hanno la pesantezza di un macigno.
Credo che neanche con una fervida immaginazione, si possa minimamente immedesimarsi in quelle persone, alla loro sofferenza, al loro strazio, solo per essere ebrei.
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Ogni vita è una storia
Un libro che inizia quasi in sordina, la descrizione di vite familiari, all’apparenza mediocri, nascondono un fuoco tra le braci.
Il fuoco nasce da ricordi di giovinezza passata, quando l’entusiasmo nasceva per qualsiasi cosa e per amore ci si sarebbe buttati in mezzo alle fiamme.
Con il passare del tempo, la saggezza e la pacatezza date dall’età, fanno assopire questi ardori, lasciando però una nostalgia di fondo e, forse, qualche rimpianto di gesti mai attuati.
Ma d’altronde, come descrive abilmente la Nemirosky, chi mai seminerebbe il proprio campo, se si conoscesse in anticipo il raccolto?
A mio avviso, traspare dal racconto una visione troppo pessimistica della vecchiaia, descrivendola come attesa alla morte e come terreno malato. Come se la passione fosse solo preclusa ai giovani e si annientasse con gli anni. Sono convinta, invece, che la passione aumenti con l’età, perché si capisce l’importanza di ogni azione, di ogni momento, di ogni storia.
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Tenete stretti i vostri bambini..
Romanzo agghiacciante, che agisce su una delle paure primarie nei genitori, che succeda qualcosa di male ai propri figli. Ed è forse questo il motivo per cui sono riuscita ad arrivare alla fine del libro. Non ho figli e non ne sono rimasta coinvolta. Perché chi è genitore non può non restare coinvolto da una storia di disperazione, di dolore, di rabbia. Un uomo che diventa giudice supremo della vita degli altri, un uomo che si erge a giustiziere, sottoponendo i genitori ad una scelta, che deciderà il destino dei loro figli.
La domanda che forse si sentono fare tutti i bambini: “Ami di più la mamma o il papà?”. Così come i genitori stessi, alla presenza di più figli all’interno della famiglia, “scelgono” inconsciamente il bambino che preferiscono, quello più bravo, più rispettoso. La dote fondamentale che un genitore deve avere è l’imparzialità. I figli sono tutti uguali. Ma in realtà non è così. Perché di fronte ad una scelta, la più estrema, ci sarà sempre un bambino che emergerà rispetto all’altro.
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Ma è un thriller?
A mio avviso, questo libro più che essere un thriller, può essere classificato come una grande storia d’amore che si è protratta nei secoli, seguendo un albero genealogico che ha riportato in vita Romeo e Giulietta. Anzi, è come se non avessero mai cessato di vivere. Per quanto riguarda il thriller e il mistero, non ci sono grandi colpi di scena, o momenti di suspence particolari. Il libro scorre velocemente, a tratti più faticoso. Nel complesso, forse la storia poteva essere sviluppata diversamente per creare maggiore interesse nella vicenda. Cosa che, almeno per me, non è avvenuto.
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Imperdibile
Credo che Camilotto in questo romanzo abbia ben rappresentato ciò che di più doloroso ci possa essere nella vita, la morte di un figlio. Si parla sempre del perdono che i genitori devono avere nei confronti degli assassini, ma l'odio è talmente accecante, che l'unica cosa che vuoi fare è rendergli giustizia. Ma non attraverso il giudizio divino, non attraverso il castigo degli uomini, ma trovare e uccidere con le proprie mani chi ti priva del sangue del tuo sangue. Da vittime, ci si trasforma in carnefici e non c'è razionalità, non c'è ragione che ti illumini e che ti fermi nel tuo proposito.
Lo scrittore ci conduce per mano in un percorso che fa riflettere sui motivi per cui, in teoria, siamo tutti dei potenziali psicopatici, se pensiamo al nostro bagaglio di vita e a ciò che diventiamo. Mi fermo qui, non voglio togliere alcuna suspence al libro. Alla fine, c'è un passaggio toccante dello scrittore, che descrive le ragioni del suo ritardo nella pubblicazione del romanzo. Imperdibile.
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Senza grandi pretese
Per tutti gli appassionati di Lansdale, ho finito ieri sera il tanto atteso libro "Carro magico" ed è il primo libro western che io abbia mai letto..
In realtà, chi si aspetta di leggere uno dei suoi thriller, ne rimarrà deluso. Al contrario, se ci si aspetta una storia del classico vecchio west, potrà godersi questo racconto..
Vi posto intanto la presentazione che troverete all'interno della copertina:
"Il XX ecolo è appena iniziato: nel Texas fanno la loro comparsa i primi venditori ambulanti miracolosi, mentre i vecchi cowboy sorvegliano le linee di frontiera e gli sceriffi mantengono l'ordine nele piccole città, dove l'odio razziale fatica a spegnersi, nonostante la liberazione degli schiavi appartenga al passato. La famiglia del giovanissimo Buster Fogg, voce narrante di questo romanzo, viene spazzata via da un tornado insieme alla sua casa, e il ragazzo si unisce - per caso o per volontà del destino - alla compagnia itinerante di Billy Bob Daniels, inventore di medicine prodigiose e tiratore eccezionale, che si proclama figlio illegittimo del leggendario pistolero Wild Bill Hickock.
Insieme all'ex schiavo Albert e ad Alluce Marcio, una scimmia lottatrice, il gruppo di memorabili personaggi viaggia in lungo e in largo per il Texas, inseguito da una tempesta che incmbe su di loro come una maledizione indiana, e trascinando il lettore in una spirale di emozioni continue, esilaranti e a tratti tragicomiche.
Scritto da Joe Lansdale nel 1986, prima di conoscere l'enorme successo che lo attendeva, il Carro magico è un'ironica e nostalgica elegia dedicata al selvaggio West, oggi riscoperta da Fanucci Editore e pubblicata in Italia per la prima volta."
Lo scrittore, di origini texane, trova spesso modo di descrivere il proprio paese nei suoi libri e ne parla in un modo che ti fa immaginare di esserci, di entrare nei saloon e di vedere il pianista che suona..di trovarti in mezzo ad una sparatoria tra sceriffo e banditi, alla "Mezzogiorno di fuoco", o tra gli indiani mentre fumano il kalumet.
Nel mezzo di questa storia mischia, come sempre, un bel racconto dove il personaggio di colore ha la sua rivincita, in un mondo razzista ieri come oggi e oggi come ieri.
Beh, la storia regge, con un pò di mistero per questo "carro magico", che ci accompagna per quasi tutto il libro.
Libro scorrevole, senza grandissime pretese..forse per me che non amo i western e che mi aspetto da questo scrittore sempre il massimo..
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Senza verve
Di tutti i libri di Lansdale che ho letto, questo è l'unico che non mi è piaciuto, primo per la lentezza nel descrivere i fatti, secondo per la totale mancanza di suspence e di tensione che caratterizza lo stile di questo scrittore. Nessuna notte con la luce accesa sul comodino con la frase di rito "Ancora una pagina e poi spengo..". Sembra addirittura non scritto da lui.
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Il profumo
Difficile non restare colpiti e non provare compassione per questo personaggio emblematico, che per farsi amare arriva a gesti estremi, in un periodo storico in cui gli odori sono fortemente presenti, spesso in modo negativo.
Colpisce l'innocenza che in lui traspare nel commettere degli omicidi, solo per preservare la purezza di ragazze bellissime, trasformandola in aromi inebrianti.
Consiglio molto anche il film, che dopo tanti anni un regista - Tom Tykwer - ha avuto il coraggio di portare in scena, in cui recita anche un intramontabile Dustin Hoffman.
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