Opinione scritta da exeter64

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exeter64 Opinione inserita da exeter64    03 Mag, 2014
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La vita bizzarra di Tony Pagoda

Iniziamo subito col dire che se non si focalizza il personaggio protagonista del romanzo, Tony Pagoda, la lettura del libro può risultare noiosa, ripetitiva, senza capo ne coda.
L'autore del romanzo, Paolo Sorrentino è certamente noto ormai al grande pubblico per essere il regista de "La grande bellezza", il film vincitore del premio oscar come miglior film straniero nel 2014. Sorrentino ha diretto, una decina di anni fa, un film intitolato "L'uomo in più", con protagonista Toni Servillo che interpreta un cantante neomelodico napoletano, Tony Pisapia.....ecco questo personaggio è alla base del personaggio di Tony Pagoda, anzi oserei dire che è lo stesso personaggio; stesso nome e cognome con la medesima iniziale. Infatti nelle pagine finali di questo romanzo ci sono i ringraziamenti di Sorrentino che scrive letteralmente "...Toni Servillo. Il suo viso, sormontato da una parrucca rossiccia e da Ray-Ban azzurrati, ha guidato la creazione di Tony Pagoda."
Ora leggete il libro immaginando questo personaggio, i suoi pensieri, il suo stile di vita fatto di concerti, donne, sesso, musica, amici più o meno bizzarri, soldi sperperati per cocaina e bella vita, amante della buona cucina, il suo disincanto, la sua furbizia ed ecco che il lungo quasi monologo che rappresenta il suo giudizio sul mondo, assume un aspetto molto diverso.
Brani divertentissimi, come il capitolo sulla "Lezione nr. uno sulla seduzione", e brani pieni di tristezza per un vissuto che si subisce e sembra difficile da sopportare. Un romanzo che va letto senza fretta, dove personaggi al limite del credibile, assurdi e bizzarri, permettono a Sorrentino di mettere in scena situazioni surreali. Come rimanere indifferenti alle imprese di Alberto Ratto? O l'incredibile momento del più grande cantante lirico Karl Hermann Schumann al teatro dell'Opera di Manaus in Brasile...
Insomma, non si deve giudicare questo romanzo per gli eventi narrati ma per chi li narra. E se volete un piccolo aiuto che vi consentirà di entrare maggiormente in sintonia con questo libro, provate ad ascoltare su youtube qualche brano del libro letto proprio da Toni Servillo. vedrete materializzarsi il personaggio di Tony Pagoda immediatamente davanti ai vostri occhi.....

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exeter64 Opinione inserita da exeter64    29 Dicembre, 2013
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La verità sul caso Harry Quebert? E' troppo lungo.

Ho notato questo libro tempo fa a causa della sua copertina, dove c'è una foto di Gregory Crewdson, (al quale è stata dedicata qualche anno fa una mostra personale a Roma, al Palazzo delle esposizioni), un fotografo americano contemporanea che spesso ritrae, costruendole con dovizia di particolari, scene ambientate nelle città di provincia americane, ricche di pathos e drammaticità, raccontando una storia con una sola immagine, come se fosse un film di un solo fotogramma.
Qui potete vedere la foto della copertina
http://recordinglivefromsomewhere.files.wordpress.com/2012/09/gregory-crewdson-1251.jpeg
Ecco il contrasto tra una copertina sintetica, che racconta la "storia" di una donna ritratta scalza, in sottoveste appena uscita da un taxi ed assorta nei suoi pensieri in una strada deserta di una cittadina americana e la monumentale quantità di pagine, 770 per l'esattezza, che svelano il mistero dell'amore tra Nola e Harry Quebert. Il romanzo è scritto bene, scorrevole e ricco di colpi di scena, ma i personaggi sembrano piuttosto "granitici" nella loro convenzionalità ( lo scrittore che per trovare l'ispirazione si rinchiude nella villa con vista stupenda davanti al mare, le donne tutte spasmodicamente in cerca di marito, la cittadina di provincia americana che nasconde segreti terribili...). In alcuni momenti poi si rasenta il ridicolo, con affermazioni o battute da parte dei personaggi assolutamente improbabili, ed anche l'azione di alcuni di loro risulta poco plausibile. Troppo "costruito", ridondante nel ripetere alcuni concetti, ed allungato. Ovviamente è un libro che ha anche molti lati positivi, ben sviluppato su più livelli temporali che, se non correttamente raccordati tra loro, rischiavano di confondere il lettore. E' un libro che ha come reale protagonista un libro, anzi più di uno e si percepisce chiaramente come l'autore deve avere inserito molto di se in questo racconto che parla principalmente della difficoltà di scrivere, della mancanza di ispirazione che corrode uno scrittore e come, a volte, la realtà è molto più imprevedibile di qualsiasi storia di fantasia.

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exeter64 Opinione inserita da exeter64    17 Marzo, 2012
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Ritorno al Cimitero dei libri dimenticati

Dopo circa tre anni d'attesa ecco finalmente che viene pubblicato il nuovo romanzo di Zafòn. E' il terzo episodio di una tetralogia iniziata con "L'ombra del vento", continuata con "Il gioco dell'angelo" ed alla quale manca ormai solo il quarto capitolo. E' ormai conosciuta come la serie del "Cimitero dei libri dimenticati", questa misteriosa, esoterica libreria di Barcellona dove sono custoditi libri famosi, classici della letteratura e scritti di autori sconosciuti, che convivono in un edificio dove, dalla descrizione che viene fatta dall'autore, sembra che le regole della fisica e del tempo sono violate in ragione di un'architettura irreale ed affascinante, come un tempio che ospita volumi dove sono contenute storie misteriose ed irreali ed il rapporto tra un lettore ed il libro che sceglie di leggere si stringono tenacemente, mescolandosi insieme. Le vicende personali degli autori dei libri ed i loro racconti si avvinghiano in un apparentemente inestricabile intreccio di eventi che condizionano coloro che ne vengono a conoscenza.
La memoria ed il ricordo sono un elemento sempre presente nei romanzi di questo autore ed Il passato che ritorna prepotente, muta il destino dei personaggi e mina le loro certezze.
Ne "Il prigioniero del cielo" ritroviamo i personaggi principali de "L'ombra del vento", da Daniel Sempere a Fermin Romero de Torres, ma, in aggiunta questo romanzo lega le loro storie a quelle dei personaggi de "Il gioco dell'angelo", che cronologicamente si svolgeva precedentemente. Ecco quindi che si delinea un affresco narrativo complesso ed articolato, dove storie apparentemente distanti nel tempo sono unite dal filo di eventi drammatici e dolorosi, le passioni ed i sentimenti si scontrano con i contorti meandri mentali di personaggi malvagi ed assetati di potere e vendetta, sullo sfondo della dittatura franchista e degli eventi storici della Spagna tra gli anni '30 e '50. Barcellona torna ad essere protagonista silenziosa ma evocativa, come una muta testimone dei fatti, grazie alla potentissima capacità descrittiva dell'autore.
Il romanzo possiede un centro narrativo che ha come protagonista Fermin Romero de Torres ed il suo passato. La sua storia si intreccia con quella di David Martin, personaggio principale de "Il gioco dell'angelo", gettando un solido ponte di eventi che uniscono i tre libri della serie. La complessità delle storie che si allacciano le une con le altre creano una spirale di avvenimenti che è simboleggiata dal logo presente nelle pagine del libro, la schematizzazione di una scala a spirale ripresa da una scalinata della chiesa de la Sagrada Famiglia di Barcellona. Vera spirale logaritmica ed espressione geometrica di un rapporto matematico, la sezione aurea, che rappresenta l'ideale "rapporto perfetto" tra le varie parti di una composizione più articolata, difficile da afferare se osservata nel dettaglio, ma armoniosamente espressa se colta nel suo insieme. Forse la tetralogia del "Cimitero dei libri dimenticati", quando sarà completata, si potebbe sintetizzare con questa immagine a spirale, ipnotica e ridondante, ma formalmente perfetta, dove non c'è un inizio ed una fine e, in effetti, si può cominciare a percorrerla in un qualunque punto dirigendosi in un verso o nell'altro, come sembrano svolgersi gli avvenimenti narrati in questi libri, con la loro mescolanza di passato, presente e futuro.
Forse più lineare e meno complesso dei due episodi precedenti, questo romanzo però chiarisce molti punti oscuri lasciati in sospeso dagli altri due libri, ma nel contempo, ne crea di nuovi.
Il lettore riesce a "sentire" chiaramente le sensazioni provate dai personaggi. Le loro passioni, i loro timori, i legami d'amore e d'amicizia, il desiderio di vendetta e l'incapacità di dimenticare illuminano un romanzo che si legge tutto d'un fiato, dove, ancora una volta, il sotteraneo protagonista della storia è un libro "maledetto". Il Cimitero dei libri dimenticati ed il suo custode sono come i depositari di un passato che non può e non deve svanire nel nulla poichè, come afferma l'autore in un'intervista, "..siamo ciò che ricordiamo."

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exeter64 Opinione inserita da exeter64    10 Marzo, 2012
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Elegante e raffinato

Un racconto stupendo ed inconsueto, questo di Kawabata. Si narra di un luogo dove anziani ospiti hanno il permesso e privilegio di dormire accanto a belle donne addormentate in un sonno dal quale sembra impossibile svegliarle. E' qui che il protagonista, il sessantasettenne Eguchi, inizia il suo "viaggio" attraverso un mondo sottile ed impalpabile fatto di piccoli gesti e sensazioni (il tè consumato al mattino al risveglio, l'arredamento delle stanze dove si dorme accanto alle ragazze, la scoperta visiva ed il contatto con i giovani corpi femminili e così via...). Ogni serata trascorsa accanto alle "belle addormentate" è un momento per riscoprire l'immensa carica di vitalità che emana un corpo femminile, morbido, caldo, accogliente, pur nella semplice vicinanza durante la notte, senza alcun contatto se non una delicata carezza o l'analisi attenta del loro corpo, dei loro movimenti durante il sonno, del ritmo del loro respiro. Eguchi ritrova quindi vecchi ricordi e sensazioni ormai passati. Le donne conosciute ed amate anni addietro, sono rievocate con nostalgia e malinconia, poichè Eguchi ha la memoria di ciò che è stato e che non potrà tornare. Gli anni che sono inesorabilmente trascorsi, la paura di invecchiare ed il desiderio di non arrendersi al passare del tempo, rendono il racconto intriso di una triste malinconia. Tra sogni e ricordi, il "viaggio" di Eguchi è il medesimo che tutti, prima o poi, dovremo affrontare quando si comincia a considerare il tempo che passa non più come un alleato che ci permetterà di ideare nuovi progetti o nuove aspettative, ma si utilizzerà in funzione di ciò che ricordiamo, di ciò che è stato e di ciò che poteva essere.
Un racconto profondamente erotico e sensuale, descritto con una delicatezza ed eleganza ineccepibili. Il rapporto tra la vita e la morte, il tempo che scorre, i ricordi ed il desiderio di sentirsi ancora vivo ora ed adesso animano la mente di Eguchi che confessa a se stesso debolezze e desideri di un uomo ormai non più giovane ma che non vuole rassegnarsi ancora all'inesorabile scorrere degli anni.

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exeter64 Opinione inserita da exeter64    11 Febbraio, 2012
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Ricordi di Erri

Difficile commentare questo libro-testimonianza dell'autore, che ci racconta i suoi anni giovanili, dai cinque ai trent'anni circa.
Si viene proiettati immediatamente nel fiume di ricordi che vengono descritti con immagini e similitudini che generano un effetto di intenso coinvolgimento emotivo, come se si riuscisse a "toccare" attraverso la lettura, le sensazioni dell'autore.
La madre, ricordata attraverso momenti quotidiani vissuti insieme, ma sempre descritta mediante sottili metafore ed impalpabili sensazioni. I ricordi di 30 anni prima narrati non in maniera "descrittiva" ma piuttosto attraverso le emozioni, i dubbi ed i timori che tali esperienze provocarono.
La balbuzie come ostacolo alla comunicazione, il rapporto con i compagni di classe, la difficoltà di trovare una "strada" da percorrere quando si diventa adulti, il difficile rapporto con le donne. Il legame con il padre, con la sorella minore e con le case abitate ed i vicoli popolari di Napoli. La particolare unione con la moglie e le intense pagine (forse le più intense)che descrivono il rapporto con lei e con la sua malattia, la difficoltà di amare...è tutto un susseguirsi di immagini della mente e del cuore narrate con uno stile non lineare ed a volte difficile da seguire, ma che necessitano di un'attenzione ed un'immersione nella lettura di queste pagine affinchè si riesca ad entrare in "sintonia" con lo spirito attraverso il quale De Luca ha voluto mostrarci questa suo intensa testimonianza personale che, in molti tratti, somiglia molto ad un "regolamento di conti" con un passato che ci genera e ci plasma in una forma che a volte non è sempre quella che desideriamo.

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Romanzi storici
 
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exeter64 Opinione inserita da exeter64    19 Gennaio, 2012
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Ignazio, mercante di libri e non solo

Il titolo è accattivante e la copertina anche, ma in effetti sembra di assistere ad un'operazione costruita a tavolino con un successo editoriale probabilmente legato anche ad una buona campagna pubblicitaria. Premesso questo, il libro è definito come un "Thriller storico" enigmatico ed avvincente. Onestamente non credo di poterlo definire un thriller, termine questo molto più adatto per un romanzo come "Il suggeritore", che veramente in alcuni tratti ti gela il sangue. Qui ci troviamo davanti ad un'onesto e ben costruito romanzo ad enigmi, sullo stile del "Codice Da Vinci", ma ambientato nel medioevo. La lettura è effettivamente scorrevole, anche se il viaggio dei protagonisti alla caccia del misterioso libro che dovrebbe svelare misteri perduti ed antica sapienza, sembra un pretesto per risolvere indovinelli e giochi di parole che forniscono indizi per la successiva tappa della caccia al tesoro. Tra intrighi, inseguimenti, tradimenti ed antiche abbazie cariche di misteri la lettura procede spedita ed i colpi di scena non mancano. Ma nell'insieme nulla di veramente nuovo o sorprendente.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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exeter64 Opinione inserita da exeter64    11 Gennaio, 2012
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Nei meandri oscuri della mente....

Un vero e proprio susseguirsi di emozioni forti e colpi di scena a ripetizione. E' questo, insieme ad una narrazione incalzante, il miglior pregio del romanzo di Carrisi che ci conduce in una intricata trama di delitti e serial killer. L'ispirazione sembra essere il romanzo di Thomas Harris "Il silenzio degli innocenti" e l'omonimo film. Il personaggio di Mila ricorda la Clarice Starling del libro di Harris ed anche l'intera vicenda rimanda in molti momenti a questo romanzo. Nonostante ciò "Il suggeritore" si legge tutto d'un fiato per il ritmo travolgente che cattura il lettore fin dalle prime pagine. Siamo davanti alla rappresentazione del lato buio, oscuro dell'uomo, alle debolezze ed ai contorti meandri della mente. Le paure più nascoste e la possibilità per l'uomo di compiere il male viene esposta in maniera chiara, diabolica, come una condanna alla quale è difficile sottrarsi. "Dio è silenzioso" mentre "Il diavolo sussurra". Si racchiude tutto in queste due frasi il senso della lotta interiore che ogni individuo deve compiere con se stesso per non farsi dominare dai suoi istinti più sordidi e dalle sue paure e follie, per impedire di esprimere quella capacità di compiere atti orribili. Un libro che turba realmente perchè si percepisce chiaramente la malvagità del "Suggeritore", archetipo dell'orribile abisso che si cela in una mente mostruosa ed affascinante al tempo stesso. Il romanzo ha alcune momenti piuttosto illogici (Mila che si reca di notte in un vecchio orfanotrofio buio illuminata solo dal display del telefonino, la suora medium....) ma a parte alcuni passaggi un pò forzati ed alcuni colpi di scena forse troppo ad effetto,la lettura è coinvolgente e ben strutturata. I misteri vengono risolti con diabolica abilità narrativa e l'ambientazione indefinita (non viene mai specificato il luogo dei fatti) risulta suggestiva perchè rende la vicenda ubiquitaria. Siamo in un curioso "dovunque"... I personaggi infine sono ben descritti ed anche se rappresentano gli stereotipi del genere (l'agente speciale, il criminologo, il poliziotto anziano e saggio, l'ispettore capo arrivista e via dicendo) hanno tutti una loro intensa ed a tratti dolorosa umanità che li rende "vivi" agli occhi del lettore.

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exeter64 Opinione inserita da exeter64    11 Settembre, 2011
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Le "ombre" delle "Luci di settembre"

Finalmente è arrivato "Luci di settembre", che, come i precedenti volumi "Marina" ed "Il palazzo della mezzanotte", appartengono alla produzione di Zafòn dedicata esplicitamente ad un lettore molto giovane. Anche questo è un libro originariamente pubblicato in Spagna molti anni fa, nel 1995, e solo ora tradotto e distribuito in Italia.
Avendo letto tutti gli altri libri di questo autore, è chiaro che l'impianto narrativo, lo svolgimento della vicenda ed anche molti personaggi, sono strutturati nel medesimo modo in ognuno dei suoi romanzi. Qui, come in "Marina", nel "Palazzo della mezzanotte" e nel "Principe delle nebbie" i protagonisti sono degli adolescenti, ragazzi che si affacciano alla vita, all'amore ed alla vera amicizia ma che vengono coinvolti in storie che li segneranno per sempre.
Gli elementi ricorrenti nei vari romanzi di questo autore sono moltissimi e si afferra chiaramente come questa tipologia di elementi venga portata alla loro massima, perfetta ed anche più credibile ed avvincente epressione nel suo indiscusso capolavoro "L'ombra del vento". E di ombre in questo romanzo ce ne sono veramente molte, ombre minacciose che si materializzano ed incutono terrore nella gigantesca villa di Cravenmoore, ombre che uccidono e bramano solo una folle vendetta. Ombre che esprimono il lato più oscuro che esiste in ognuno di noi e che se lasciate libere di agire fuori dal nostro controllo mostrano tutta la feroce cieca bestialità dell'essere umano. Un'atmosfera gotica, vero marchio di fabbrica nell'ambientazione dei romanzi di Zafòn, una capacità descrittiva che ha il potere di rendere vividi e suggestivi i luoghi dove si svolge una vicenda a sfondo fantastico ed un senso di ineluttabilità nel destino di alcuni personaggi segnati da scelte che dovranno pagare a caro prezzo. Questi elementi si trovano praticamente in tutti i libri di Zafòn.
Una differenza sostanziale è però la qualità dell'intreccio, qui chiaramente destinato ad un lettore giovane, mentre ne "L'ombra del vento" e nel "Gioco dell'angelo" l'architettura della storia, le complessità psicologica dei personaggi e lo stesso svolgimento dei fatti risulta certamente molto più complesso e strutturato.
In definitiva "Luci di settembre" non aggiunge nulla di nuovo a chi ha già letto tutti gli altri romanzi dell'autore, ma comunque risulta pur sempre una gradevole ed avvincente lettura che certamente non annoia.
Da segnalare infine le presenza, anche se appena accennata, di un personaggio, Andreas Corelli, che rivestirà invece una notevole importanza nell'ultimo romanzo scritto da Zafòn "Il gioco dell'angelo", aneddoto che getta quindi un ponte ideale tra queste storie per ragazzi ed i suoi romanzi più "adulti.

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I libri di Zafòn
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exeter64 Opinione inserita da exeter64    11 Agosto, 2011
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Il delitto perfetto

Dieci persone sole su di un'isola, uno deve essere l'assassino, tutti sono sospettati. Questo in due parole il concetto di base che l'autrice ha voluto sviluppare in questo romanzo che lei definisce "...sul piano tecnico, sia la migliore cosa che ho scritto."
In effetti il gioco dei tempi e gli snodi narrativi sono tali da catturare inevitabilmente l'attenzione del lettore. Ogni personaggio ha il suo passato ed il suo scheletro nell'armadio, rendendo tutti dei potenziali assassini.
Non rivelerò ovviamente il finale del libro, sarebbe un vero...delitto!!!
Però bisogna ammettere che il lettore non ha praticamente nessuna possibilità di comprendere chi possa essere l'autore degli omicidi. Quando viene poi svelato li mistero, ripensando a come si sono svolti i fatti ed a come siano stati compiuti alcuni delitti, si può restare scettici sulla loro reale fattibilità. Questo comunque conta poco.
Quello che resta è un gioiello della letteratura, non solo gialla, con un'intreccio accattivante che si legge rapidamente e con grande piacere, anche se però, alla fine, si ha un pò la sensazione di aver assistito ad una specie di "esercizio accademico del delitto perfetto".

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Gialli, Thriller, Horror
 
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exeter64 Opinione inserita da exeter64    07 Agosto, 2011
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...la fine del libero arbitrio...

Lettura estiva questa di Glenn Cooper, anche se bisogna ammettere che nell'insieme il libro non annoia.
Il romanzo mescola insieme più generi ( romanzo storico, thriller, fantastico, poliziesco ), raccontando una vicenda che si svolge su più livelli temporali, spaziando tra il 700, gli anni'40 a ridosso della II guerra mondiale ed il presente. La storia inizia ai giorni nostri come un classico giallo poliziesco con serial killer all'opera, ma poi lentamente la vicenda si articola in maniera più complessa. L'idea di fondo è veramente suggestiva e probabilmente i capitoli ambientati negli anni medievali sono i più riusciti, per capacità descrittiva e senso del mistero. Antichi manoscritti perduti, cattedrali in costruzione, inesplicabile disegno di Dio ed un destino che lega l'intero genere umano fin dall'inizio dei tempi.. Detta così sembra banale e scontato, ma lo stile narrativo incalzante crea un puzzle che lentamente il lettore ricostruisce, anche se, in effetti, alcuni colpi di scena sono piuttosto prevedibili, primo fra tutti l'intuire l'autore delle morti violente.
Infine, anche se ha un pò il sapore di una filosofia da "best sellers", si riflette sul concetto di libero arbitrio e di scelta personale delle nostre azioni, che ognuno di noi tenta di esprimere per dimostrare di essere, almeno in parte, l'artefice della propria esistenza, ma che, forse a ragione, risulta essere una falsa libertà.

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Romanzi
 
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exeter64 Opinione inserita da exeter64    06 Agosto, 2011
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Calcutta di fuoco....

Premesso che sono un'ammiratore dei romanzi di questo autore, ho letto con molto piacere questo suo vecchio libro, scritto nel 1994 ma pubblicato in Italia l'anno scorso. E' noto che Zafon inizialmente è stato classificato come uno scrittore di romanzi per ragazzi e questo libro ne è l'evidente dimostrazione. Lo stile narrativo, la capacità descrittiva di luoghi ed emozioni dei personaggi ed il ritmo incalzante che tiene incollato il lettore alle pagine è il medesimo del suo romanzo più famoso, "L'ombra del vento", ma il "filo" che tiene unite le vicende e le azioni dei protagonisti è effettivamente esile...ovvero è un filo adatto per un lettore meno smaliziato, appunto per dei ragazzi. Questo non toglie quasi nulla al piacere della lettura, che scorre rapida per chiarire il mistero che lega il destino di Ben, della sorella Sheere e dei loro genitori ad un inesorabile tragico destino che sembra inevitabile. Lo schema della vicenda è stata ripresa e perfezionata nei suoi romanzi successivi (il passato che inesorabilmente ritorna a tormentare i protagonisti, i profondi legami di amicizia come unica e vera ancora di salvezza al dolore ed al male che viene provocato, elementi fantastici che rendono irreale ma affascinante la storia e via dicendo), ma qui alcuni passaggi risultano un pò forzati ed a volte privi di logica. Va benissimo come lettura sia per ragazzi che per adulti, se però questi ultimi lasciano correre alcuni snodi narrativi e ci si fa catturare invece dalla notevole capacità descrittiva dell'autore.

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Gli altri romanzi di Zafon
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Religione e spiritualità
 
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exeter64 Opinione inserita da exeter64    12 Mag, 2011
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Fede e Ragione

La lettura di questo saggio è indispensabile per chi vuole vivere la fede Cattolica in maniera adulta e, oltre che sentita con il cuore, elaborata anche con la mente e la ragione. Mancuso è un teologo laico, docente di Teologia moderna e contemporanea presso la Facoltà di Filosofia dell'Università San Raffaele di Milano. E' quindi una voce competente riguardo i temi affrontati da questo libro.
Si parla di anima principalmente, da dove viene, come definirla e soprattutto qual'è il suo destino quando inevitabilmente il corpo che la ospitava giunge al termine della sua vita terrena. Ma si parla anche di tutta una serie di dogmi e principi dettati dall'ortodossia Cattolica che a volte accettiamo passivamente, senza rifletterci sopra per comprenderne il vero significato. Cosa si intende per "resurrezione", esiste il Paradiso o l'Inferno? Cosa sono il peccato ed il Male? La Bibbia come deve essere interpretata? A questi ed a molti altri quesiti si rivolge l'attenzione dell'autore che, in maniera chiara e con un'esposizione che fa riferimento ai passi del Vangelo, ma anche alle scoperte scientifiche, ad alcuni principi filosofici od a citazioni dai "I fratelli Karamàzov", tenta di gettare una luce nuova e diversa a quell'esigenza intrinseca dell'uomo, di credere in qualcosa di superiore a lui e che dia un senso al creato. Se è vero che siamo stati creati ad immagine e somiglianza di Dio, riflettere profondamente sulla nostra vita di uomini in questo universo che spesso appare privo di risposte certe, equivale a ricercare quella scintilla divina di "perfezione" che sentiamo essere in noi e che, a volte, è la sola guida che indirizza le azioni della nostra esistenza terrena.

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Religione e spiritualità
 
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exeter64 Opinione inserita da exeter64    13 Febbraio, 2011
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...per pensare e ripensare!

Una disputa d'altri tempi tra il non credente Augias e Vito Mancuso, teologo laico dalle idee a volte scomode per l'ortodossia cattolica.
Si affrontano temi veramente fondamentali su ciò che dona un senso profondo al nostro vivere. Dal senso e l'origine della vita al concetto di morte "naturale" ed ai casi particolari di Piergiorgio Welby ed Eluana Englaro. Dalla definizione di Chiesa come organizzazione gerarchica e strutturata e la Chiesa "Celeste" che dovrebbe curarsi solo delle anime degli uomini. E poi il concetto stesso di anima, da dove proviene, quale sarà il suo destino (a tale proposito Mancuso ha scritto un libro intitolato proprio "L'anima ed il suo destino"). Da dove proviene il male ed li tanto dolore che da sempre affligge il genere umano e via discorrendo. Se da una parte le risposte e le provocazioni di Augias, in quanto ateo, sono abbastanza prevedibili, pur se sempre argomentate con rigore e lucidità dal noto giornalista, più sorprendenti ed a volte spiazzanti sono le risposte e le prese di posizione di Mancuso che, pur se cristiano dichiarato, spesso critica aspramente alcuni dogmi della Fede. Dogmi che non vanno accettati così in quanto tali, ma che devono essere il punto di partenza di una profonda riflessione sul loro valore e significato. Gli spunti di discussione del libro sono veramente infiniti ed a volte i concetti espressi necessitano di una rilettura per una migliore comprensione. Si citano grandi filosofi e pensatori, episodi storici e di attualità, scienziati e scrittori. Ovviamente i passi dei Vangeli e la storia di quell'uomo immenso che è stato Gesù sono spesso citati per questa disputa che oltrepassa il semplice tentativo dei due autori di dimostrare le loro tesi.
E se il principio di "giustizia" sembra essere un pò il faro che guida la morale del non credente Augias, più sottile ed articolata sembra essere la posizione di Mancuso, che, tra i tanti stupendi passi di questo libro, afferma che "...si tratterebbe di approfondire il discorso, distinguendo fra piacere, felicità e gioia, e mostrando che il piacere attiene alla vita animale,la felicità alla vita psichica e la gioia alla vita spirituale; e poi facendo vedere in base a quale argomento io possa affermare che per attingere quest'ultimo più profondo livello sia essenziale la giustizia." Credo che questo breve passo sia in grado di dare un'idea del livello dei concetti esposti in questo meraviglioso volume.
Da leggere, possibilmente dopo aver letto anche gli altri 2 libri di Augias, "Inchiesta su Gesù" ed "Inchiesta sul Crisitanesimo", in modo da avere maggiori strumenti per la sua comprensione

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exeter64 Opinione inserita da exeter64    17 Gennaio, 2011
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interessante e ben scritto

Ho letto questo libro lo scorso anno, naturalmente sull'onda del successo che ha riscosso. Mi sembrava superfluo scrivere l'ennesima recensione, visto che si può dire che hanno già scritto di tutto.
Volevo solo aggiungere che, personalmente, ho trovato interessante come un autore così giovane ed alla sua opera prima, sia stato capace di esprimere l'interiorità dei 2 protagonisti, Alice e Mattia, con la profondità e sensibilità di una persona più "adulta e vissuta". E' questo già un grande merito per un giovane scrittore che non si esprime in modo banale e che ha raccontato una semplice ma toccante storia sulla difficoltà di diventare adulti.

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exeter64 Opinione inserita da exeter64    13 Gennaio, 2011
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Semplicemente...bello

Ho chiesto un consiglio per un romanzo giapponese di un autore contemporaneo e mi è stato detto "...Leggi 'Norwegian Wood', tanto per cominciare." E credo che non potevo cominciare meglio....Le emozioni che mi ha suscitato sono state veramente molte ed intense.
Storie di ragazzi, perlopiù studenti universitari nel Giappone del 1968, sullo sfondo di rivolte studentesche, appena accennate per dire il vero, e vicende personali. Storia di Toru, un ragazzo che, nella sua difficoltà di crescere e scoprire il valore delle cose vere della vita, di scoprire l'amore o l'amicizia, si troverà a doversi confrontare, giovanissimo, con il dramma ed il mistero della morte di persone care. Amici o ragazzi che crescono insieme, si confrontano, si scontrano,, ognuno alla ricerca della propria strada personale, di quel "senso della vita" che è poi la ricerca di tutte le persone che sanno guardare il mondo e guardarsi dentro con coraggio e senza superficialità.
Un romanzo dove i ricordi bruciano come ferite mai guarite e che mai smetteranno di sanguinare completamente, perchè sono ricordi di persone incontrate e poi mai più riviste, perse o scomparse per sempre, in una girandola di incontri casuali,o desiderati. Di viaggi alla ricerca di Naoko, la ragazza amata ma che non può contraccambiare l'amore di Toru perchè altrimenti si "sgretolerebbe" come dice lei stessa. O i momenti vissuti con la vulcanica Midori, vera forza femminile quasi animalesca, nella sua esuberanza e voglia di sentirsi viva. Il confronto tra l'amore carnale, il sesso e l'amore spirituale, profondo e viscerale poi è un tema che assilla Toru ed al quale, in fin dei conti, non riesce a dare risposta.
Un senso di profonda nostalgia pervade tutto il racconto e fin dalle primissime pagine, l'autore ci comunica che, attraverso un pensiero di Toru ormai maturo, "...la mia mente andò a tutte le cose che avevo perduto nel corso della vita. Il tempo passato, le persone morte o mai più riviste, le emozioni che non possono rivivere."
Ogni lettore, con un pò di vissuto alle spalle, "sentirà" riaccendersi in sè le nostalgia dei propri ricordi, delle persone ormai perdute ma che continuano a "vivere" in noi come tracce indelebili di un passato che ci costituisce e ci plasma, dove, in fin dei conti, la nostra "vera identità", come quella di Toru, è forse la somma, certo non matematica ma emotiva, delle tracce che le persone importanti che abbiamo incontrato e poi perduto, hanno lasciato in noi.
Un romanzo da leggere, per incontrare personaggi indimenticabili, per ricordarci di romanzi eterni come "La montagna incantata", "Il grande Gatsby", letti dal protagonista, per riscoprire la musica dei Beatles, per fare lunghe passeggiate a Tokyo o nei boschi della clinica dove si impara a guarire dai mali della mente da soli, con le proprie forze e scoprire che il "viaggio" dentro noi stessi dobbiamo necessariamente affrontarlo sempre da soli.....

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Politica e attualità
 
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exeter64 Opinione inserita da exeter64    06 Gennaio, 2011
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Il potere della parola

E' veramente difficile inquadrare questo libro di Carofiglio. E' un saggio sulla politica e la giustizia italiana attuale? O una riflessione sul lessico della nostra lingua? O ancora, un'analisi di concetti astratti, di ideali "perfetti" che però hanno difficile applicazione pratica nella quotidiana vita civile, sociale e politica umana?
Forse tutto questo e molto di più si trova nelle pagine di questo libro, dove l'autore, con una metodologia "chirurgica", analizza lo scollamento esistente tra il significato più profondo, etimologico, di cinque parole chiave ( Vergogna, Giustizia, Ribellione, Bellezza e Scelta) e l'uso che ne viene fatto comunemente, piegando il loro senso ad interessi e particolarismi dettati da egoismi personali o forse anche semplicemente dall'ignorare il concetto che dietro quella parola si nasconde.
Moltissime le citazioni di altri autori o anche frasi di canzoni famose, che aiutano ad illustrare come, probabilmente non ci siamo dimenticati, ma ancora peggio, non abbiamo mai saputo cogliere il vero valore del potere che hanno le parole che, quotidianamente leggiamo, ascoltiamo o pronunciamo.
La capacità di parlare e pronunciare o scrivere parole, che distingue l'Essere Umano dal resto degli esseri viventi. Capacità che abbiamo o dovremmo avere, per permetterci di comunicare meglio e più chiaramente tra noi e che invece spesso è scudo o barriera per incomprensioni reciproche.
Profondamente toccante è poi l'analisi della parola "Scelta", l'unica, come scrive Carofiglio, che "...ha numerosi sinonimi, ma nessun contrario."
Quella che più ci lega alla nostra natura di uomini e che, prendendo a prestito una frase di Fernando Savater dal suo libro "Il coraggio di scegliere", recita: "Se è vero che ciò che ci definisce come esseri umani è la nostra capacità di scegliere, allora questa capacità è ciò su cui più di tutto vale la pena riflettere."
In definitiva, un libro ricchissimo di contenuti, spunti di riflessione e discussione, che, se pure in alcuni tratti denuncia storture ed anomalie del sistema politico e legislativo italiano, può permettersi di farlo semplicemente per mostrare quanta differenza esista tra l'uso che viene fatto di alcune parole "manomesse" ed il loro reale, profondo significato.

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Racconti
 
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exeter64 Opinione inserita da exeter64    27 Dicembre, 2010
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Pensieri e parole

Se la felicità è inafferrabile e sfuggente, allora per poterne godere quando si mostra a noi è necessario coglierla in quei momenti dove si manifesta inattesa ed a volte anche nascosta. Ecco allora un libro dove l'autore ci mostra i, probabilmente, suoi momenti di trascurabile felicità, colti nei gesti, nei pensieri e nelle piccole emozioni del quotidiano. Un elenco di "situazioni" veramente comuni e banali, descritti però con uno sguardo acuto ed indagatore, a volte con cinismo ed un pò di cattiveria, ma che, a ben pensarci, hanno in effetti una loro "grazia" nascosta. Un viaggio, sopratutto "mentale", alla scoperta di quella sostanza che si cela dietro l'apparenza della banalità quotidiana, del gesto scontato, della "frase fatta", dei luoghi comuni che ogni giorno costellano l'esistenza di tutti noi e che, visti con lo sguardo dell'autore, non sono più solo noiosa ripetitività, ma momenti vissuti e quindi degni di essere considerati tali.
Si ride, a volte con un pò vergogna, perchè in molte situazioni descritte potremmo ritrovare scene della nostra vita di tutti i giorni, del nostro falso moralismo e delle nostre piccolezze.
Una lettura scorrevole, una capacità descrittiva acutissima e la sensazione di un "malessere" di fondo che costella il nostro vivere quotidiano se non siamo in grado di cogliere ciò che di bello ci viene offerto anche dai gesti e dalle situazioni più scontate.
Tra i tanti "Momenti" descritti da Piccolo, non posso che condividere insieme a lui la felicità provata per "La prima e l'ultima pagina di un libro."

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Religione e spiritualità
 
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exeter64 Opinione inserita da exeter64    20 Dicembre, 2010
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Gesù, tra Fede e storia

E' innegabile che, prima o poi nella vita di ciascuno di noi, che siamo nati e cresciuti in questa realtà dove la religione Cattolica ci viene insegnata fin da piccolissimi e che ci "permea" in una maniera talmente profonda che neanche ce ne rendiamo più conto, possa venirci la curiosità di saperne un pò di più riguardo quei dogmi che da sempre ci hanno detto tali.
Il libro di Augias si presenta come un dialogo, dove alle domande di Augias, seguono le risposte di Pesce, professore Universitario di Storia del Cristianesimo. Le domande tentano di svelare quei dubbi che ogni persona, anche se religiosa e credente, può legittimamente porsi per tentare di comprendere meglio quell'esigenza che ognuno di noi ha riguardo la necessità di trovare una risposta a quella sete di spiritualità che dobbiamo soddisfare.
Il libro non è di facilissima lettura e d'altra parte, vista la delicatezza dei temi affrontati, non potrebbe essere altrimenti. Le risposte di Pesce tentano di illustrare nella maniera più obiettiva possibile, da storico appunto, i fatti accaduti durante gli anni di vita di Gesù, fatti certo non semplici da ricostruire, dovendo utilizzare ampiamente quei Vangeli che non vengono definiti propriamente come documenti storici, ma attestati di Fede. Il lettore scoprirà inoltre l'esistenza di Vangeli "dimenticati" o scartati dall'ortodossia cristiana dei primordi, spesso in contrasto tra loro e con i Vangeli canonici riconosciuti.
Insomma, una lettura indispensabile per chi vuole comprendere meglio un argomento delicato e sicuramente molto personale.
Terminata questo libro, vi consiglio anche "Inchiesta sul Cristianesimo" sempre di Augias, che continua questo viaggio spirituale, storico, religioso e di Fede.

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Inchiesta sul Cristianesimo
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exeter64 Opinione inserita da exeter64    15 Novembre, 2010
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Un pò di delusione, ma è sempre a leggere

Ho reinserito questa recensione che avevo scritto nel 2008, ma all'epoca ancora non avevo il profilo sulla community. Visto che è stato aperto una discussione dedicata a Zafòn su un gruppo che frequento appassionatamente, ci tenevo a replicare la mia opinione su questo autore.
E' inevitabile il confronto con "L'ombra del vento",che adoro, ma credo sia veramente difficile ripetere un romanzo come quest'ultimo,che ha una galleria di personaggi indimenticabili, un'ambientazione perfetta, delle idee affascinanti ( come il Cimitero dei Libri Dimenticati)ed uno stile narrativo talmente avvincente da impedirti di smettere di leggere un capitolo dopo l'altro.

Venendo al "Gioco dell'angelo", l'ho trovato estremamente interessante nella prima parte (La città dei maledetti), vibrante ed intenso come speravo che fosse un libro di Zafòn.

La seconda parte (Lux Aeterna)introduce il tema centrale del mistero che permea il resto della vicenda, ma la terza ed ultima parte che conduce alla risoluzione della storia risulta, pur con tutti i colpi di scena e i momenti più drammatici e cruenti, piuttosto forzata e non propriamente coerente. C'è il lato misterioso e fantastico, tra il "Faust" ed "Il ritratto di Dorian Gray", che concorre a dare un'aura di mistero ed ineluttabilità alla storia, ma in fin dei conti molte "trovate" hanno il sapore del già visto.

Sicuramente ritrovare alcuni luoghi e personaggi de "L'ombra del vento", risveglia emozioni e situazioni di fortissimo impatto emotivo che conferiscono la sensazione di leggere un'unico grande romanzo, ambientato in una Barcellona di "Angeli ed Ombre", tanto affascinante e misteriosa, quanto pericolosa.

Ovviamente anche in questo romanzo è evidente tutto l'amore e la passione che l'autore ha per i libri e per le storie che essi contengono, che in fin dei conti è la stessa che possediamo noi lettori.

Scegliere un romanzo quando si entra in una grande libreria è un pò come adottarne uno quando ci si reca nel "Cimitero dei Libri Dimenticati", e con Zafòn sicuramente non ci si annoia!

Per finire, chi non l'avesse ancora letto, colmi la mancanza con la lettura de "Il principe della nebbia", libro snello e veloce di poche pagine, così almeno avrà un'idea ancora più precisa sullo stile di questo autore.

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L'ombra del vento e gli altri romanzi di Zafòn
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exeter64 Opinione inserita da exeter64    13 Novembre, 2010
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Un viaggio da ....favola

Incuriosito dal titolo ( l'ultima riga delle favole è per antonomasia "...e vissero felici e contenti." ), ho letto con piacere, anche se in alcuni tratti il romanzo non è scorrevolissimo, il viaggio di Tomàs attraverso se stesso alla ricerca di un'identità perduta o forse mai trovata. Si tratta di un viaggio simbolico in quelle che l'autore definisce "Le terme dell'anima", dove attraverso un, a volte spietato, confronto con le proprie paure o ricordi rimossi, Tomàs lentamente tenta di riacquistare una coscienza di se, necessaria ed indispensabile per amarsi ed amare e per tentare di percorrere la propria esistenza alla ricerca di quel talento che tutti possediamo ma che spesso non ci è dato esprimere.
Personaggi bizzarri, ricordi, sfide simboliche per superare le paure che ci impediscono di vivere pienamente, riempiono questo insolito racconto che, anche se a momenti non risulta veramente avvincente, ha certamente il merito di "scavare" nel profondo di un personaggio che si pone domande e dubbi che assillano molti di noi. Una minima conoscenza di numerologia, simbologia dei nomi, esoterismo permette inoltre di cogliere con maggiore completezza alcuni dettagli non secondari che arricchiscono questo romanzo che tenta di illustrarci come uscire da quella gabbia invisibile, ottimamente rappresentata in copertina, che ci impedisce di "sentire" liberamente i nostri sentimenti.

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exeter64 Opinione inserita da exeter64    01 Novembre, 2010
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La Fede è necessità spirituale, ma la Religione?

Utile la lettura di questo libro-inchiesta, dove Augias pone domande e dubbi al professor Cacitti, docente universitario di Storia del cristianesimo antico.
Il tentativo è quello di illustrare come è venuta a crearsi la religione cristiana nei suoi primi anni di sviluppo, dalla morte di Gesù Cristo e la sua resurrezione alla fine del IV secolo. Tutto questo attraverso l’analisi di fatti storici, documenti scritti e testimonianze di personaggi dell’epoca.
Quello che ne emerge è un quadro a volte sconcertante, dove molti dei dogmi che ci vengono affermati come principi divini o professati da Gesù in persona, risultano in realtà costruiti a tavolino dagli stessi fedeli che cercano di creare una norma, delle regole e interpretano le scritture, con tutti i limiti che tale attività può avere.
La lettura è scorrevole, anche se a volte le risposte del professor Cacitti risultano piuttosto complesse ed articolate. D’altra parte la materia trattata è estremamente delicata ed il tentativo di questo libro è quello di chiarire, laddove possibile, quel mix di eventi storici, documentazioni, fatti narrati da testimoni di “seconda mano”, leggende ed eventi mitici, scritti apocrifi ed esaltazione mistica, che tutti insieme, hanno concorso a creare questa religione che, se sopravvive tutt’oggi, evidentemente risponde ad un’esigenza intrinseca dell’essere umano che, da sempre, per tentare di soddisfare la sua richiesta di spiritualità, si pone interrogativi e dubbi che nessuna scienza esatta riesce a districare.
Certo, non è un libro che può darci tutte le risposte che chiediamo a riguardo, ma da qualche parte si dovrà pur iniziare…..
Un consiglio per chi si accinge alla leggere questo volume: tenete sotto mano un vocabolario d’italiano, poiché sono molti i termini relativi alla religione che vengono utilizzati. Pur se spiegati una prima volta dagli autori, sono ricorrenti e, se non compresi appieno, rendono meno chiara la lettura.
Un banale esempio su tutti; nella mia infinita ignoranza ho sempre creduto che il termine “Apocalisse” volesse dire “Fine del mondo”, mentre l’etimologia esatta è “Rivelazione”. E' lo scenario in cui questa rivelazione si mostra che è da fine del mondo….
Non finirò mai d’imparare ( e se lo diceva Socrate…). E’ per questo che adoro leggere…………………….

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exeter64 Opinione inserita da exeter64    01 Ottobre, 2010
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Rapporto di coppia virtuale, sentimenti autentici

E' un romanzo veramente insolito questo "Le ho mai raccontato del vento del Nord", tutto basato su una "relazione" sentimentale costruita tramite un'infinita sequela di e-mail. I 2 protagonisti si conoscono, si confidano, litigano e si riappacificano mediante un rapporto epistolare sempre più serrato ed intenso. Non vi svelerò ovviamente se i 2 protagonisti si incontreranno dal vivo o meno, ma il merito incontestabile di questo romanzo risiede nella freschezza dei dialoghi tra i 2, praticamente unici protagonisti, di un'intensa storia d'amore ai tempi di internet.
Non mancano neppure alcuni colpi di scena inaspettati.
Insomma da leggere tutto di un fiato.

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exeter64 Opinione inserita da exeter64    23 Settembre, 2010
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Un libro Fondamentale!

Ci tengo molto a recensire questo meraviglioso volume di Savater. Ho letto questo libro 5 anni fa, ma l'influenza che ha avuto su di me è stata incredibile. La chiarezza di linguaggio, la semplicità nell'esprimere concetti complessi senza sminuirli, ed una piacevolezza nello stile ineguagliabile, fanno di questo libro un esempio perfetto di come poter divulgare in maniera intelligente la filosofia.
Gli spunti di riflessione sono inesauribili e dopo una prima lettura ci si rende conto che è necessario rileggerlo un'altra volta per non farsi sfuggire nulla di quest'opera che accende il nostro cervello riempendolo di stimoli. Una bella bibliografia poi permette al lettore di arricchire gli argomenti toccati, che sono presentati non in modo accademico e formale, ma realmente alla portata di chi vuole capire e capirsi meglio. Savater ci trasporta nel suo mondo e nel suo modo di pensare e, almeno per quanto mi riguarda, non si può che iniziare questo viaggio insieme a lui nell'universo della conoscenza che, una volta cominciato, non si riesce più a fermare perchè ci si rende conto di "...sapere di non sapere."

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exeter64 Opinione inserita da exeter64    18 Settembre, 2010
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Un libro mitico, ma.......

Mi sono accostato a questo libro mitico,con il rispetto che si deve ad una persona importante che dovrebbe avere molto da insegnarti. Il titolo già da solo è un miracolo di eleganza e quindi ho iniziato la lettura con notevole entusiasmo, ma......é ovvio che non spetta a me giudicare il valore letterario di un'opera così apprezzata di un autore altrettanto famoso. Però devo dire che la saga della famiglia Buendia, sullo sfondo di questa mitica città di Macondo, risulta difficile da seguire a causa di una moltitudine di personaggi che hanno quasi tutti lo stesso nome e dall'incalzante incedere degli avvenimenti che si susseguono incessanti dall'inizio alla fine. E' chiaro che lo stile narrativo così fitto e senza pause è una chiara scelta stilistica dell'autore. Questo però rende il romanzo di non facilissima lettura ed a volte si stenta a ricollegare gli avvenimenti ed i personaggi, che scompaiono per poi riapparire a centinaia di pagine di distanza. Insomma un libro con uno stile sicuramente non convenzionale e dalla complicatissima struttura narrativa, ma a volte non piacevolissimo da leggere.

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exeter64 Opinione inserita da exeter64    18 Settembre, 2010
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Il giorno in più che ti cambia la vita

E' il primo libro di Volo che leggo, ma devo ammettere che ha uno stile piacevolissimo. Momenti di riflessione esistenziale e sentimentali si alternano a scene divertentissime, dove il protagonista, che non riesco ad identificare fisicamente se non con l'autore stesso, sempre in discussione con se stesso, riesce finalmente a vivere un amore incredibile.
L'amore come viaggio ed inseguimento, come attesa e ricerca, sempre in evoluzione e sfuggente.
C'è poi l'ambientazione del Doma cafè,di New York, che dopo questo romanzo sembra sia diventato meta di turisti italiani in vacanza nella grande mela per vedere dal vivo i luoghi di un romanzo che, pur nella semplicità dell'intreccio, ha un notevole valore emotivo per chi lo legge.
Bisognerà leggere quindi anchi gli altri romanzi di questo scrittore poliedrico e dai 1000 talenti.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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exeter64 Opinione inserita da exeter64    11 Settembre, 2010
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Password e segreti

Lettura tipicamente estiva, leggera e scorrevole, ma in molti punti inattendibile ed a volte anche superficiale. La struttura narrativa è analoga a quella degli altri romanzi di Brown, ma questo romanzo è stato scritto prima del "Codice da Vinci", di "Angeli e demoni" ed anche di "La verità del ghiaccio". I misteri ed i colpi di scena si susseguono ed ogni capitolo lascia una situazione in sospeso per invogliare il lettore a proseguire la lettura, ma molti avvenimenti sembrano veramente poco plausibili. Comunque è pur sempre un libro molto attuale, dove il tema di fondo è il diritto alla privacy che ognuno di noi rischia di vedere violata continuamente dalle "diavolerie" tecnologhiche che ormai affollano la nostra vita di tutti i giorni.

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I libri di Dan Brown
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exeter64 Opinione inserita da exeter64    31 Agosto, 2010
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Semplice ma profondo.

Mi sono accostato a questo libro perchè mi hanno incuriosito alcune cose. In primo luogo sono un insegnante di una scuola superiore, poi ho un figlio che si chiama proprio Leonardo che ha ancora 8 anni, ma che presto si affaccerà all'adolescenza, infine, prima di acquistarlo, in libreria ne avevo letto qualche pagina e mi sembrava scorrevole. Devo dire che nel complesso sono rimasto colpito positivamente da un'opera prima di un autore piuttosto giovane, ma che offre molti spunti di riflessione acuti e maturi sul mondo degli adolescenti. A volte si lascia andare a qualche frase "ad effetto", poetica ma forse un pò troppo ricercata, ma i temi affrontati, i personaggi e le situazioni sono sicuramente ben costruiti. Lo trovo un libro perfetto soprattutto per tutti quegli adolescenti che non amano leggere ma che probabilmente si ritroverebbero in molte delle vicissitudini di questo libro e che quindi potrebbero comprendere che con i libri ci si arricchisce e non si perde tempo inutilmente. Credo sarebbe stupendo che molti ragazzi apprendano che una buona lettura ti regala emozioni e spunti di riflessione che difficilmente si possono trovare altrove se non nel dialogo e nel confronto con un'altra persona.

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exeter64 Opinione inserita da exeter64    22 Agosto, 2009
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Topino mangialibri....

Onestamente ho acquistato questo libro non tanto perchè mi ha incuriosito la trama, ma sull'onda delle segnalazioni e del successo riscosso.

Mi piace molto leggere libri che parlano ed hanno come argomento....i libri stessi. L'OMBRA DEL VENTO, IL GIOCO DELL'ANGELO, I LIBRI DI LUCA, L'ELEGANZA DEL RICCIO e tanti altri, sono romanzi che hanno tra i protagonisti, scrittori, libri e librerie.

Da FIRMINO però mi aspettavo qualcosa di diverso. Forse è troppo malinconico ed, in fin dei conti, prevedibile, ed anche lo stile narrativo non mi è sembrato travolgente da giustificare un tale successo...ma in fin dei conti non ho nessuna competenza per giudicarlo come una lettura da evitare, bensì posso dire che ogni libro merita sempre di essere letto, perchè se l'ho scelto, in un modo o nell'altro, mi aspettava, ed aspettava proprio me, sugli scaffali della libreria dove l'ho trovato.

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exeter64 Opinione inserita da exeter64    17 Agosto, 2009
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Il riccio punge per difendersi,ma dentro è tenero

Un romanzo ed un personaggio, quello di Reneè, portinaia squallida, brutta ed appassita, che nascondono entrambi un tesoro inaspettato.

La maschera che Reneè indossa per difendersi dagli attacchi di una vita dura, da un'infanzia dolorosa e povera, cela un animo sensibile, colto, vivo, che, con uno sguardo acuto sul mondo e le persone che la circondano, ci fa riflettere sulla differenza tra "apparenza" e "sostanza".

A volte, quando il confronto con gli altri è troppo difficile da sostenere e la vita è veramente troppo dura, l'unica alternativa per sopravvivere è nascondersi....

Solo il signor Ozu, un ricco, ma intelligente e sensibile giapponese che incontra Reneè, saprà svelare in pochi istanti la vera natura di questa incredibile donna, legando il suo destino a quello di Paloma, una ragazzina di 12 anni che, sentendosi aliena ed incompresa, ha deciso di suicidarsi nel giorno del suo tredicesimo compleanno.

Un libro scritto molto bene, con acute riflessioni sulla sostanza di una realtà che non siamo più capaci di vedere mentre la guardiamo.

Profondo come i sentimenti, le emozioni e l'animo degli Esseri Umani, ma leggero come i petali di una camelia.

Da leggere.

Tra pochi mesi uscirà il film tratto dal libro. Staremo a vedere...

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exeter64 Opinione inserita da exeter64    29 Giugno, 2009
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Il fantastico mondo di Zafòn

Oramai è una certezza. I personaggi dei libri di questo autore non si dimenticano mai più.

Questo libro, appena uscito qui in Italia, ma scritto nel 1997, contiene tutti gli elementi ed i meccanismi narrativi poi sviluppati e perfezionati ne "L'ombra del vento", indiscusso capolavoro di Zafòn.

Al di la della vicenda misteriosa, ai confini tra horror e fantastico, ai colpi di scena ed alle ambientazioni suggestive di una Barcellona mai così gotica e tenebrosamente affascinante, ci sono i personaggi indimenticabili. Personaggi che attraverso il loro passato, i loro sogni infranti e che, sempre e solo per amore, affrontano prove e sofferenze sconvolgenti.

Marina ed Oscar, Germàn e Kirsten, Kolvenik ed Eva sono coppie legate tra loro da un amore immenso, perfetto, principale fonte di vita. Le loro speranze, i loro progetti dovranno però scontrarsi con un mondo ostile, con un destino implacabile e con la malvagità degli uomini.

Questo produce un vissuto, un passato ed un futuro per ogni singolo personaggio di questo romanzo che li rende assolutamente indimenticabili per il lettore, che non può evitare di commuoversi per il loro destino.

Il valore dei ricordi e dei sentimenti per le persone amate, "custoditi a chiave nella soffitta dell'anima", permette di ritrovare in noi quelle emozioni che Zafòn ci suggerisce attraverso le storie dei suoi stupendi personaggi, creando un'empatia tra ricordi e vissuto dei personaggi e del lettore.

Uno stile veramente unico ed una capacità assolutamente travolgente di creare storie, personaggi ed ambientazioni che trasportano sempre il lettore "dentro" il romanzo.

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L'ombra del vento, Il gioco dell'angelo, Il principe della nebbia
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Gialli, Thriller, Horror
 
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exeter64 Opinione inserita da exeter64    11 Febbraio, 2009
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I LIbri di Luca non convincono

Adoro leggere e la curiosità per questo libro che parla di libri e librerie è stata notevole.

Devo però dire che, dopo un inizio emozionante e misterioso, la vicenda poi vira verso un giallo a sfondo fantastico pieno di luoghi comuni e trovate non proprio convincenti.

A cominciare dal protagonista che nominando il padre lo chiama sempre e solo Luca, calcando l'enfasi sul carisma di quest'ultimo personaggio, ma rendendo i dialoghi a volte falsi e forzati.

Lo vicenda scorre tra un colpo di scena e l'altro, ma sinceramente non c'è nulla che possa effettivamente sorprendere un lettore un pò smaliziato.

Rimane il fascino centrale della storia, ossia la possibilità di influenzare le azioni delle persone attraverso la lettura da parte di personaggi dotati di poteri tali da "convincere" chi ascolta che le azioni ed i pensieri che avrà saranno spontanei e non influenzati...Alla fine è quello che accade realmente leggendo un BUON libro.

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Romanzi erotici
 
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exeter64 Opinione inserita da exeter64    20 Gennaio, 2009
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Per quarantenni (uomini e donne) un pò vissuti

I molti commenti che questo libro può generare sono quasi sempre relativi al suo contenuto scandaloso ed allo sfondo sessuale, così esplicito e morbosamente descritto da suscitare imbarazzo.

Il fatto è che noi quarantenni, uomini e donne senza distinzione, siamo al "giro di boa" di una vita a volte faticosa e difficile, spesso dolorosa e "lo spettro della fine", come scrive Piccolo riflettendo sugli anni che, trascorrendo inesorabilmente, insultano il nostro corpo, anche se lontano e vago, inizia a mostrarsi con tutta la sua oscura potenza devastatrice.

"L'orizzonte vago della decadenza spinge con tutte le forze verso il presente e quindi si compie finalmente la concretezza della vitalità, qui ed ora." Basta questa frase a far comprendere l'apparente immorale ed ossessiva ricerca di amore e sesso da parte del protagonista che, non dimentichiamolo, non ha un nome e quindi si fa portavoce e simbolo di istinti "primordiali" della natura umana.

Questo maschio, a suo modo, ama immensamente le sua donne, che siano amanti, moglie o figlia.

E le sue donne, ricordiamolo, sono stupende perchè "...conservano la loro bellezza nell'imperfezione, nelle tracce di decadimento".

Con uno stile apparentemente semplice ma avvincente, veniamo catapultati sin dall'inizio nel mondo interiore di questo personaggio che sarà anche scandaloso, amorale ed egoista, ma criticare è facile e sopratutto...chi è senza peccato scagli la prima pietra!

Da leggere per i tanti spunti e commenti che fornirà ad uomini e donne che hanno voglia e coraggio di guardarsi dentro

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exeter64 Opinione inserita da exeter64    24 Dicembre, 2008
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Ha fatto epoca!

Anche questo è un romanzo che ho letto nel 2004, quando il libro era appena stato pubblicato e non aveva ancora riscosso lo strepitoso successo che tutti conosciamo. Quindi non ero influenzato dal clamore che ne è poi derivato.

L'ho trovato, nel suo genere, un vero gioiello. Un intrigo diabolico, architettato con una ricchezza di dettagli storici, artistici e di fantasia che ne fanno un capostitpite di quei romanzi che mescolano abilmente personaggi e vicende realmente accaduti ad invenzioni di fantasia.

E' impossibile smettere di leggere un capitolo dopo l'altro, tanto l'intensità della vicenda si snoda con un susseguirsi di colpi di scena, trovate al limite dell'incredibile e rivelazioni di misteri millenari dentro i quali siamo nati e cresciuti ma ai quali non facciamo mai caso.

Un vero tripudio perfettamente miscelato di storia dell'arte, cristianesimo, scienza, esoterismo, denaro, poteri occulti talmente ben costruito da sembrare verosimile e scatenare un putiferio mediatico sulla fondamentale domanda se Cristo avesse avuto dei figli con la Maddalena.

Per essere un "semplice" romanzo non è niente male.....

Insomma deve essere letto!!!

Il film che ne è stato tratto è praticamente incomprensibile a chi non ha letto il libro.

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Angeli e demoni
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exeter64 Opinione inserita da exeter64    24 Dicembre, 2008
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Intenso

Sullo sfondo della storia dell'Afghanistan degli ultimi 30 anni si svolgono le vite di due bambini di etnia ed estrazione sociale completamente diversa che in fin dei conti simboleggiano le sfumature delle vicende umane condizionate dalla situazione politica del loro paese.

Un romanzo scritto benissimo, che riesce a raccontare gli orrori della tirannia talebana e della follia fondamentalista molto meglio di tanti reportage ed articoli giornalistici.

Assolutamente da leggere per la profonda umanità dei personaggi dietro i quali si intuisce esserci una forte presenza autobiografica dell'autore.

Dal romanzo è stato tratto un film sinceramente poco memorabile.

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Mille splendidi soli
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exeter64 Opinione inserita da exeter64    10 Dicembre, 2008
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Travolgente

Ho letto questo libro nel 2006, ma vorrei dire la mia a riguardo.
Non credo che una recensione possa dare giustizia a tutte le emozioni che si possono provare leggendo questo romanzo.
Zafòn non si è inventato nulla, ma ha mescolato con uno stile superbo una storia di amore, amicizia,morte, odio, denaro, tradimento, vendetta e riscatto.
La solita roba, si potrebbe pensare...Il fatto è che i personaggi, sia quelli principali che i comprimari, sono tratteggiati con una maestria da farli "sentire" al lettore come raramente accade in un romanzo. Le loro emozioni arrivano al lettore con una cristallina semplicità da far venire i brividi. L'ambientazione, una Barcellona goticheggiante e misteriosa, crea uno sfondo profondamente vivo e partecipe della vicenda. E poi c'è il Cimitero dei Libri Dimenticati, una trovata nostalgica e romantica per coloro che amano i libri al punto di farti venire la voglia di andare a Barcellona solo per scoprire se esiste realmente un luogo così.
Lo stile narrativo è incalzante fin dall'inizio, e la trama, pur nella sua complessità e ricchezza di personaggi, si snoda con un ritmo che non ammette soste, fino al termine dove tutti i misteri ( e sono molti ) giungono ad una logica spiegazione. Al lettore, chiudendo il libro al termine della lettura, rimane solo il dispiacere di averlo finito.

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