Opinione scritta da Jaeger

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Jaeger Opinione inserita da Jaeger    28 Aprile, 2024
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Una nostalgica ma moderna indagine sul treno

Ernest Cunningham, già protagonista del romanzo precedente "Tutti nella mia famiglia hanno ucciso qualcuno" ha il blocco dello scrittore, ha già intascato l'anticipo del suo prossimo libro ma non ha scritto neppure una riga.
Ecco dunque che accetta di partecipare a una convention cui è stato invitato con alcuni affermati scrittori di gialli, nella speranza che arrivi l'ispirazione. La particolarità è che l'evento si svolge appunto su un treno che attraversa parte dell'Australia.

La scena è pronta: omicidio e numero ristretto di sospetti tra cui gli "esperti del mestiere".
Tutti hanno un movente, ma chi è l'assassino?
Tra i giallisti c'è chi è esperto di autopsie, chi di psicologia, e dunque si indaga un po' sotto tutti i punti di vista, ma "alla vecchia maniera". Si susseguono gli interrogatori e si raccolgono indizi.

Si tratta di un giallo classico, scritto con uno stile frizzante, ironico e moderno.
Capolavoro? Sconvolgente o originalissimo? No, tant'è che l'assassino è piuttosto facile da individuare per un lettore esperto e appassionato del genere.
Resta però una lettura molto piacevole, leggera e scorrevole che non scimmiotta in alcun modo "Assassinio sull'Orient Express", altro punto a favore.
La risoluzione del caso non è campata per aria o improbabile, alla fine tutto torna e quello è l'importante.

Da menzionare che lo scrittore si rivolge direttamente al lettore, una particolarità di questo autore che gioca anticipando fra quante pagine ci sarà un omicidio o quante volte verrà scritto il nome del colpevole.
Trovata che può piacere come no, a me non ha disturbato.

Lettura veloce, un po' "da ombrellone" se vogliamo, ma senza grossi difetti. Per i nostalgici dei gialli inarrivabili della Christie.




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Jaeger Opinione inserita da Jaeger    28 Aprile, 2024
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Animale selvaggio o casalinga disperata?

Attenzione: la recensione contiene spoiler.

Avendo già letto quattro romanzi di Joel Dicker sapevo già cosa aspettarmi a livello di stile, ma devo dire che in questo caso l'ho trovato talmente esasperato da aver reso "Un animale selvaggio" il suo romanzo che ho apprezzato di meno.
Probabilmente anche il fatto che manchi la componente di indagine pesa, infatti in questo libro non c'è alcun mistero da svelare. C'è qualche colpo di scena, quello sì, ma nulla che renda la lettura particolarmente entusiasmante.

La trama ruota attorno a due coppie con vite apparentemente tranquille (una persino invidiabile) che celano parecchi torbidi segreti: problemi economici, di lavoro, tradimenti...

Ecco dunque il cast:
- Sophie, che tradisce il marito e partecipa a delle rapine con l'amante per puro divertimento
- Arpad, il marito tradito da vent'anni che viene licenziato dalla banca ma non lo confessa alla moglie, continuando a sottrarre soldi di nascosto. Pur scoprendo di avere le corna da due decenni non farà quasi una piega, perché lei "ama entrambi" e lui ama lei. Ok.
- Greg, poliziotto che tradisce la moglie e spia la vicina di cui si invaghisce con una telecamera rubata al lavoro.
- Karine: la moglie tradita da Greg che invidia i vicini per il loto status e la loro apparente perfezione
- Fauve: il rapinatore ossessionato da Sophie che si fa vivo di tanto in tanto per weekend di passione e furto

Secondo l'interpretazione di alcuni Fauve dovrebbe essere "l'animale selvaggio", in realtà a dispetto del nomignolo per me il titolo si riferisce a Sophie che in modo abbastanza ridicolo viene continuamente accostata a una pantera.
Personalmente i personaggi li ho detestati dal primo all'ultimo, con menzione speciale per Sophie che è una manipolatrice egocentrica tale da avermi causato una vera repulsione. Ancor più di Greg che è un personaggio parecchio negativo pure lui. Arpad e Karine sono le vittime dei rispettivi compagni, più che altro patetici per via del loro complessi di inferiorità.

Il filo conduttore della trama è una rapina che il lettore sa già che avverrà in quanto il tempo nel libro è scandito da una indicazione ricorrente a inizio capitolo "-x giorni alla rapina". Ridondante.

E dunque si salta continuamente, ogni poche pagine, avanti e indietro nel tempo, un po' in Svizzera, un po' in Francia, in un susseguirsi di scarne informazioni che il lettore deve ordinare nella sua testa come i tasselli di un puzzle. E si salta sempre anche dal punto di vista di un personaggio a quello di un altro.

È un libro in cui non si percepisce una emozione positiva dall'inizio alla fine, in cui non c'è mai un barlume di giustizia o buon senso. Dovrebbe essere un thriller di quelli che lasciano col fiato sospeso, invece io l'ho trovato piuttosto noioso e lento, non vedevo l'ora che si arrivasse al dunque e il libro finisse.

L"intrigo diabolico", che viene promesso altro non è che la ricca borghese Sophie (avvocato) madre di due figli che per noia di tanto in tanto partecipa a delle rapine con l'aiuto dell'amante, che il rapinatore lo fa a tempo pieno.
Per chi avesse visto la serie tv posso dire che il romanzo è un po' "Desperate Housewives" a cui manca però qualsiasi personaggio positivo o componente ironica.

Probabilmente è tutto volutamente grottesco, ma non fa per me.

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Jaeger Opinione inserita da Jaeger    15 Marzo, 2024
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Indagare all'interno di una setta

Nuovo libro della saga dei detective Cormoran Strike e Robin Ellacott in cui tutto ruota attorno ad una setta.
Le indagini si svolgono parallelamente all'esterno e all'interno, tramite un infiltrato (Robin). L'obiettivo inizialmente è sottrarre uno degli adepti a questa setta, ma man mano che si procede si inizierà ad indagare su diversi fronti: omicidi, incidenti sospetti, tentati suicidi e sparizioni.

Romanzo scritto divinamente come i precedenti, su questo non c'è il minimo dubbio. L'autrice è una garanzia. Molto lungo, ma a differenza del precedente la lunghezza non si avverte granché. Anzi, nonostante tutto alcune sottotrame non sono particolarmente approfondite.

L'unico difetto che ho percepito, da persona non preparata su psicologia e tecniche di manipolazione, è la velocità con cui avviene l'indottrinamento degli adepti nel libro.
Davvero in una sola settimana si può convincere qualcuno a rinunciare per sempre a libertà, amici, parenti, comodità, qualsiasi tipo di tecnologia o bene di lusso, mettergli una tuta e farlo lavorare nei campi o nelle stalle dall'alba al tramonto? O fargli raccogliere offerte per strada con una lattina appesa al collo? Il tutto dormendo in camerate comuni e pressoché digiunando?
Probabilmente non ci si poteva dilungare troppo su questo aspetto, non so... Sicuramente una ricerca sarà stata fatta, e con fonti autorevoli.
Senza dubbio i capitoli in cui si legge della quotidianità di Robin all'interno della setta sono molto angoscianti, quindi su quello nulla da dire. Il rischio di cadere nel ridicolo per l'assurdità di certe situazioni poteva esserci, se non scritte abilmente. Invece si percepisce il suo terrore pienamente.

La parte più intrigante del libro è senza dubbio l'indagine sulla sparizione della figlia dei capi della setta, annegata misteriosamente in mare da bambina ed il cui corpo non è mai stato ritrovato, trasformata poi in un mito al centro del culto; ricca di colpi di scena e indizi seminati abilmente che personalmente non avevo colto. Tanti interrogatori che aggiungono piccoli pezzi al puzzle generale. Finale totalmente inaspettato, almeno per me, ed è una cosa che mi fa sempre piacere.

Per quanto riguarda l'evoluzione della relazione tra i due protagonisti Cormoran e Robin ormai ho smesso di aspettarmi sviluppi. Il punto debole della Rowling sono proprio le romance a mio parere. 7 libri di "a me piace lui/lei ma non so se lui/lei ricambia e non voglio rovinare amicizia e rapporto lavorativo, quindi trovo un altro uomo/donna per non pensarci" sono troppi.

Nel complesso libro eccellente, consigliatissimo e godibile anche come romanzo a sé, ma meglio leggere la saga in ordine cronologico.

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I romanzi precedenti della serie
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Jaeger Opinione inserita da Jaeger    06 Luglio, 2023
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L'indagine è un sì, l'investigatore un no.

Primo libro di Antonio Manzini che abbia mai letto, e nel complesso l'ho apprezzato. Indagine interessante, un cold case da manuale che appassiona molto con l'aggiunta di una tematica a dir poco delicata.

L'inizio è un pochino lento, ma il ritrovamento di ossa umane nel bosco intriga e dal momento in cui inizia l'indagine vera e propria con interrogatori, analisi dei filmati delle telecamere etc. diventa difficile staccarsi dalle pagine. Tutto è curato nei dettagli: i riferimenti letterari, l'orchidea che ritorna...
Manca un po' l'indagine dal punto di vista psicologico: ad esempio nessuno menziona mai che l'aver seppellito il corpo prono anziché supino può significare rimorso, ma per me quello è stato il primo indizio verso l'identità del colpevole.

Com'è giusto che sia il colpevole era sotto il naso del lettore sin dall'inizio, gli indizi c'erano tutti ed molto gratificante riuscire a coglierli prima di vedere tutto scritto nero su bianco. Livello di difficoltà giusto a mio parere: capisci di chi si tratta ma non troppo presto né troppo facilmente.
A livello stilistico tutto risulta molto scorrevole, non appesantito da descrizioni superflue.

Quello che ho apprezzato un pochino meno sono le vicende personali di Rocco Schiavone e i continui rimandi a eventi avvenuti in precedenza. Per me il punto debole è proprio il suo personaggio.
Ero consapevole di leggere un libro appartenente a una lunga serie senza partire in ordine cronologico, ma in tanti altri casi questo non mi ha minimamente impedito di godere appieno del romanzo (ad esempio i romanzi di Fred Vargas che hanno come protagonista il commissario Adamsberg)...
I dialoghi con la moglie defunta e quelli con gli amici di Roma circa il fuggiasco in Sud America disorientano un po'.
E i continui riferimenti alla qualità dei caffé (stereotipo dell'italiano medio), alle canne, alle clarks e al loden dopo un po' onestamente stufano... Si può caratterizzare bene un personaggio anche con molte meno ripetizioni.
Il rapporto di Schiavone con amanti ed ex amanti non aggiunge nulla alla lettura, purtroppo.
C'è anche la volontà di fare qualche battuta qua e là, ma una risata vera questo libro non me l'ha mai strappata. Così come trovo onestamente poco credibile un vicequestore che assieme ai suoi agenti ruba cose, porta via oggetti di nascosto dalle case dei sospetti e scassina serrature.

Come riassunto nel titolo della recensione per me la trama del romanzo è ben delineata e l'indagine appassionante, Rocco Schiavone invece è un po' il prezzo da pagare per accedervi...

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Jaeger Opinione inserita da Jaeger    25 Aprile, 2023
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Immaginate di leggere una chat lunga 500 e più pag

La descrizione di questo libro attrae molto, e se ha vinto premi letterari forse sono io a non capire niente...
Avendo letto la versione digitale senza sfogliare il cartaceo non avevo capito a cosa andavo incontro: l'intero libro è costituito dalla trascrizione di email (e in minima parte messaggi) tra numerosi, numerosissimi personaggi.
Tutti tranne uno, guarda caso, ma non viene mai spiegato perché le email della protagonista della vicenda siano le uniche a mancare del tutto. Leggiamo solo le risposte.
Avete già indovinato perché?

Nessuna descrizione di personaggi, ambienti, dialoghi. Nessun interrogatorio né investigatore che interagisca con gli indiziati, ponga le domande giuste ecc. La polizia? Non pervenuta, non si parla mai di impronte o altri dettagli così "concreti". Chi scomoda la Christie per un paragone chissà se ha mai letto uno dei suoi capolavori.
L' omicidio avviene a tre quarti di libro, quando ormai il lettore è allo stremo e rischia di morire lui per la noia.
Nessun colpo di scena fino all'ultimo, tutto estremamente banale e telefonato, altro che ingegnoso. Impossibile indovinare l'assassino, potrebbe essere uno come l'altro, ma la cosa sorprendente è che arrivati alla fine non te ne importa davvero niente, sei talmente scocciato che nemmeno ci provi a indovinare. Probabilmente è l'omicidio peggio architettato della storia, talmente improvvisato, banale e insulso da non crederci quasi. Con le tecnologie moderne, telecamere, impronte ecc. ci metti un attimo a capire chi è stato senza sorbirti le email sulle torte e i gadget. E il punto è proprio questo: una indagine psicologica "vecchio stile" può avere senso se me la ambienti nel passato, non ad oggi. E non può fare a meno di elementi portanti come il ragionamento, i dialoghi, le sfumature.

Ovviamente qualche informazione però bisogna darla al lettore, ecco dunque che le email sono a dir poco prolisse, infinite.
La cosa più assurda? Che questi scambi di dettagliatissime email avvengano per lo più tra parenti stretti: mogli e mariti, madri/padri/figli, persone che convivono, si vedono di continuo ma sentono la necessità di scriversi ogni più singolo e insignificante dettaglio via email. Anche con email consecutive. Nessuno si parla né si telefona a quanto pare. Verso il finale scopriamo che WhatsApp esiste ma anche quello nessuno lo usa. Figurarsi aspettare di arrivare a casa per raccontare tutto al proprio consorte, o aspettare l'indomani e raccontare di persona le cose a una collega di lavoro.
Ad un certo punto un personaggio riceve una di queste email e risponde: "ma perché non me lo dici di persona se eravamo vicine fino a poco fa?". Ebbene, io questa cosa me la sono chiesta praticamente da pagina 1 a pagina 552.
Nessun altro lo ha trovato a dir poco forzato e surreale? Possibile?

Non esagero se dico che non c'è niente: non c'è ironia, non c'è atmosfera, non c'è mistero... Solo infiniti scambi di email che descrivono gli eventi di questa raccolta fondi: la serata di gala, la mezza maratona, la serata di yoga, la gara di torte... e a fare da filo conduttore lo spettacolo teatrale di questa compagnia amatoriale di cui fanno parte quasi tutti i personaggi, che recitano in parrocchia ma si credono gli eredi della compagnia teatrale di Shakespeare tanto si prendono sul serio.

La lettura di questa raccolta di email che fatico a definire un romanzo non la augurerei al mio peggior nemico. Parere ovviamente personalissimo perché di commenti entusiasti a questo libro ce ne sono molti, beato chi lo ha trovato anche solo gradevole.
Finito per dovere, perché non amo lasciare letture a metà, ma c'è da pentirsene ugualmente. Perché sprecare ore e ore a leggere una chat con tutti i bei romanzi gialli che esistono.

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Romanzi
 
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Jaeger Opinione inserita da Jaeger    13 Gennaio, 2023
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Insipido, per il mio palato di lettore occidentale

E se un giorno scoprissi all’improvviso che il tuo fidanzato, e pure collega di lavoro, sta per sposare un’altra donna, la sua fidanzata ufficiale, mentre tu eri solo una distrazione, l’amante?
È ciò che succede alla protagonista di questo romanzo, Takako, che in un colpo solo perde fidanzato e lavoro. Non riuscendo più a sopportare la costante presenza dell’ex nella sua vita, talmente insensibile da voler proseguire la loro relazione anche dopo il fidanzamento ufficiale e in futuro il matrimonio, darà le dimissioni e si dedicherà ad un’unica attività: dormire.

Non potendosi permettere di continuare a vivere dei risparmi messi da parte, finirà per trasferirsi nella stanzetta sopra la libreria del suo eccentrico zio, scoprendo il piacere della lettura che la aiuterà a riprendere in mano la sua vita.
Nel farlo aiuterà anche lo zio e la ancor più eccentrica zia fuggitiva a capirsi e riallacciare il loro strano rapporto.

L’inizio è promettente, ma l’impressione è che del libro ci sia appunto solo l’inizio. Non c’è un vero sviluppo e sicuramente non c’è un finale.
Pur sapendo di non avere per le mani un libro della Kinsella e non aspettandomi certo un romance credevo che Takako avrebbe a un certo punto trovato l’amore, che avrei saputo che ne sarebbe stato della sua vita futura... Invece no. Quando pensi che stia per nascere qualcosa scopri che invece avevi frainteso, così come Takako stessa.

È una lettura veloce, fresca, scorrevole... che però non lascia nulla se non la sensazione di qualcosa di incompiuto. Forse bisogna essere abituati alla scrittura giapponese, non so, ma l’ho trovato un libro talmente delicato e impalpabile da essermi scivolato addosso come acqua. Il punto forte è l’atmosfera, l’ambientazione, ma non basta a emozionare, complici forse i personaggi: così caricaturali e appartenenti a una cultura talmente lontana dalla nostra che rendono difficile immedesimarsi.
Basti pensare che la reazione di Takako alle rivelazioni del fidanzato è... non fare nulla. Medesima reazione quella dello zio la cui moglie sparisce dall’oggi al domani con un semplice biglietto: non fare nulla. Non che sia nella cultura giapponese fare scenate, urlare, tirare pizze in faccia... però insomma... alla fine non si va a parare da nessuna parte. Con questo libro non ridi, non piangi, non lascia davvero nessuna sensazione.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Jaeger Opinione inserita da Jaeger    13 Gennaio, 2023
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Cyber giallo

Parto con il consigliare a tutti di leggere la versione cartacea perché quella digitale ha molti problemi. Le chat tra alcuni personaggi (i moderatori del gioco online al centro della vicenda) che costituiscono una parte consistente del libro sono scritte con un carattere diverso su un background grigio, e sono disposte su più colonne; questo fa sì che ci si debba spostare verticalmente e orizzontalmente nella stessa pagina, alcune parti risultino tagliate e l’Ebook reader spesso si blocchi del tutto.
La copertina della versione cartacea è a mio parere talmente brutta da respingere il potenziale acquirente, ma fatevi coraggio.

Fatta questa premessa devo dire che da amante della serie su Cormoran Strike ho apprezzato molto “Un cuore nero inchiostro” pur ritenendolo il più debole della serie.
Come sempre la Rowling scrive divinamente e ti tiene incollato alle pagine, sei talmente intrigato dallo scoprire la vera identità di Anomia da non voler mai smettere di leggere.
Il romanzo è molto lungo (quasi 1200 pagine) e colmo di personaggi, ma nonostante questo scorrevole.

La trama ruota attorno a un gioco online (poco più di una chat animata in realtà) ispirata a una popolare serie animata su Youtube i cui creatori, Edie e Josh, poco prima di firmare per un adattamento cinematografico vengono brutalmente accoltellati nello stesso cimitero in cui avevano avuto l’idea della serie.
Tutti sono convinti che il colpevole sia il misterioso Anomia, uno dei due creatori del gioco, che da anni tormentava Edie online e sembrava la conoscesse molto bene, riuscendo a diffondere sempre informazioni riservate sul suo conto prima di chiunque.
Da qui partono le indagini che si sviluppano contemporaneamente sue due fronti: online (all’interno del gioco e su Twitter) e nel mondo reale, tra coloro che erano vicini a Edie e Josh ed avevano lavorato alla serie animata.

Quello che personalmente non mi ha convinto affatto è la risoluzione finale del caso, così come l’identità del colpevole. E purtroppo un finale così “buttato via” che ti delude va a inficiare un po’ tutta l’esperienza di lettura.
Il misterioso Anomia appare molto intelligente e accorto per tutta la durata delle indagini, pianifica gli omicidi con cura senza lasciare tracce, riesce ad essere sempre un passo avanti a investigatori e polizia, ad ingannare persino quello considerato da tutti “una mente geniale”, eppure sul finale sembra emotivo, insulso, istintivo. Il movente? Nebuloso a voler essere generosi.
Speravo che almeno per una volta la risoluzione del caso sarebbe stata meno “cruenta”, perché questa cosa che puntualmente Strike, Robin o entrambi alla fine vengano aggrediti/accoltellati dal colpevole francamente mi ha stufato (così come l’inconcludente attrazione fra i due), e invece no, si segue il solito copione che stavolta però risulta davvero una forzatura.

Nonostante il gran numero di pagine restano molti elementi oscuri, cose non chiare oppure decisamente poco credibili (la spiegazione data alle telefonate con la voce contraffatta che chiedevano di esumare la vittima, per citarne una). Alcuni elementi sembrano persino venire dimenticati e non analizzati (come il dipinto/collage di Nils).
Come Anomia si sia procurato armi e attrezzatura speciale viene liquidato con un vago “tizio gli ha spiegato tutto a proposito di criptovalute e darkweb”.
Come si sono conosciuti i due creatori del gioco Anomia e Morehouse? Non lo sapremo mai.
E una cosa che non apprezzo mai sono gli aperti depistaggi: Morehouse che definisce Anomia “come sua sorella” ne è un esempio.
Altra cosa non soddisfacente è che l’esclusione dei sospetti avviene solo verificando l’attività online di Anomia mentre questi sono sotto sorveglianza. Il tema del cyberbullismo è interessante, ma mi sono mancate le indagini appassionanti del volume precedente della serie, che era un “classico” cold case da manuale.

Rispetto ai primi volumi della serie sembra che i ruoli tra i due investigatori siano invertiti: Robin è brillante e in pratica risolve il 90% del caso, Strike da investigatore eccezionale si è trasformato nell’ombra di sé stesso: va in giro bevendo birra, fumando sigarette elettroniche e non, soffrendo per la gamba dolorante ma concludendo poco. Si riscatterà alla fine, con l’intuizione che sbriglierà la matassa seppur molto in ritardo.

Le chat tra moderatori tanto bistrattate e ritenute da alcuni noiose sono state per me molto interessanti, ed è lì che hanno origine i due dettagli più geniali del piano di Anomia (e della trama). Alla fine una rivelazione in particolare ti fa pensare "come ho fatto a non accorgermi per tutte le quasi 1200 pagine che questa particolare interazione non c'è mai stata?". Eppure è così, non te ne accorgi.

Nel complesso è un romanzo avvincente, particolare, che ti cattura, ma c'è la percezione che non sia "perfetto" come i precedenti ma anzi abbia parecchie stonature. Troppo prolisso in certi punti e troppo frettoloso in altri. Se si sono apprezzati gli altri volumi va assolutamente letto (dovrebbe essere il penultimo, quindi manca solo il gran finale) ma pur essendo comprensibile anche a sé stante non lo consiglierei per iniziare ad approcciarsi alla serie.

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I volumi precedenti della serie su Cormoran Strike.
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Gialli, Thriller, Horror
 
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Jaeger Opinione inserita da Jaeger    19 Settembre, 2022
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Lettura da evitare

Primo romanzo che leggo di questa serie e di questa autrice in generale, senza alcun dubbio anche l'ultimo.

Mi aspettavo un giallo "classico" in cui si indaga sugli omicidi avvenuti; invece, a sorpresa, in questo romanzo non si indaga mai, neppure un minuto.
La presunta investigatrice, Agatha Raisin, è quanto di più sgradevole possa esistere: rozza, maleducata, volgare, vanitosa, sciocca, una donna di mezza età che si professa investigatrice privata ma che in realtà è interessata solo a trovare l'uomo della sua vita. Mai che si cerchi un indizio, che si interroghi un testimone o un sospetto: nulla. Lei stessa nel corso del romanzo dice cose del tipo "dovrei mettermi a indagare, mi hanno pagata e non ho lavorato sul caso neppure un minuto, ma non ne ho voglia, ho la testa altrove..." Se non altro ne è consapevole.
È attentissima solo al suo aspetto e al suo abbigliamento, e nel corso dello stesso romanzo ha appuntamenti con un uomo, una relazione puramente fisica con un secondo e decide di chiedere di sposarla ad un terzo. Nel mentre gli omicidi si susseguono.

Non so se le espressioni particolarmente volgari e le parolacce siano presenti anche nella versione originale ma presumo di sì, che gli scatti d'ira di Agatha siano stati tradotti fedelmente.

È stato un vero sforzo arrivare in fondo a romanzo così brutto e scritto male, ma volevo capire dove si andasse a parare e come si sarebbe trovato il colpevole, dal momento che nessuno lo stava cercando.
Ebbene, col trucco più vecchio del mondo: fingere di sapere di chi si tratti e aspettare che il colpevole tenti di ucciderti. Originalissimo.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Jaeger Opinione inserita da Jaeger    19 Settembre, 2022
Top 500 Opinionisti  -  

Specchietto per le allodole

Agatha Christie è la mia scrittrice preferita, dunque questo romanzo che ipotizza cosa possa essere accaduto durante la sua scomparsa di 10 giorni realmente avvenuta mi incuriosiva molto.
Purtroppo quello che più mi ha deluso a conti fatti è proprio il personaggio della scrittrice. Non so quanto di vero ci sia nel suo carattere e nella sua personalità e quanto sia stato romanzato ai fini della trama, ma mi sembra impossibile che la donna capace di ideare trame così articolate e geniali fosse così approssimativa, svampita e a tratti "sciocca".
E nondimeno anche il colonnello e diversi altri personaggi sembrano cambiare spesso idea in modo repentino, innamorandosi e disamorandosi all'improvviso.

Il romanzo si sviluppa su due linee temporali, il presente (ovvero i giorni in cui Agatha è scomparsa) e i flashback del passato della vera protagonista del romanzo, Naan, l'amante e futura moglie del colonnello Christie. Questi ultimi per me in assoluto la parte più interessante della trama.
Le due linee temporali ovviamente finiranno per intrecciarsi fino a spiegare il perché delle azioni di Naan ed anche il movente degli omicidi avvenuti, a cui però viene dedicato uno spazio quasi nullo. Non mi aspettavo un giallo con indagine in piena regola chiaramente, ma la scarsissima professionalità del poliziotto unita al menefreghismo generale di tutti di fronte a omicidi e assassino mi ha comunque stupito.
In ultimo il finale lascia con l'amaro in bocca, l'ho trovato un po' inconcludente.

Probabilmente avevo aspettative troppo alte perché anche solo leggere il nome "Agatha Christie" in copertina alza l'asticella, è un libro tutto sommato gradevole che si legge in modo scorrevole, ma nel complesso non l'ho apprezzato perché ho trovato tutto davvero poco credibile. Peccato.

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Romanzi
 
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Jaeger Opinione inserita da Jaeger    27 Luglio, 2022
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Lungo, lento e prevedibile

Come molti altri all'inizio la mole del libro mi ha un po' spaventato. L'ho preso per via delle tante recensioni positive ma l'ho messo da parte a lungo prima di iniziarlo.
A differenza di altri però non l'ho trovato così scorrevole, soprattutto la prima metà l'ho letta un po' a fatica. Se non ci fosse stato un personaggio molto divertente (Prabaker) a fare da spalla al protagonista probabilmente avrei persino gettato la spugna. La seconda metà invece scorre più liscia, finalmente si riescono a memorizzare i nomi dei tanti personaggi e si è più dentro la storia. La parte migliore è senza dubbio l'ambientazione, un'India affascinante e assolutamente ben descritta.

Sulla trama ho provato un po' di scetticismo dall'inizio alla fine, dovrebbe essere un libro autobiografico ma trovo impossibile che tutto quello che viene raccontato sia veritiero... è un continuo susseguirsi di sfighe terribili e incredibili colpi di fortuna, e tutti coloro che incontra il protagonista casualmente avranno un ruolo chiave per aiutarlo in futuro.
E comunque bastava la metà delle pagine per raccontare tutto, togliendo i continui discorsi filosofici ripetitivi. La sola "teoria della tendenza alla complessità dell'universo" viene ripetuta svariate volte, potrei recitarla a memoria. Persino un orso e i suoi due domatori sono una piccola saga a puntate all'interno del libro, a dir poco superflua.
Nonostante tutto ciò, quando si arriva alla fine il finale è ben poco conclusivo, quasi un nuovo inizio che lascia un po' sospesi e perplessi.

Il secondo problema per me, oltre alla lunghezza, è che quelli pensati come colpi di scena della trama in realtà sono davvero telefonati, tutti molto prevedibili. In particolar modo quelli riguardanti Karla (personaggio a dir poco insopportabile), Abdel Khader Khan, Madame Zhou e Abdullah.
Mi spiace dirlo ma per me il romanzo non è stato niente di memorabile, è tutto "troppo".
Non è una brutta lettura e non è certamente scritto male ma davvero non mi sentirei di consigliarlo.

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Gialli, Thriller, Horror
 
Voto medio 
 
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Stile 
 
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Contenuto 
 
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Piacevolezza 
 
5.0
Jaeger Opinione inserita da Jaeger    17 Giugno, 2022
Top 500 Opinionisti  -  

Galbraith/Rowling non delude mai!

Ennesimo capolavoro della serie Cormoran Strike, l'indagine è un cold case appassionante (la vittima è scomparsa nel nulla da ben 40 anni) strutturato alla perfezione.
Non si percepisce minimamente la lunghezza del romanzo, tanto è ben scritto; è uno di quei libri dai quali è impossibile staccarsi una volta iniziata la lettura.
Tutti i personaggi sono ben caratterizzati e l'identità dell'assassino non è affatto scontata, pur essendo molto esigente nella lettura di gialli a questo non ho trovato alcun difetto.
È un giallo classico, con molto ragionamento, poca azione, indagini lente ma realistiche e molte piste seguite fino alla risoluzione che andrà a sciogliere tutto l'intreccio e regalare un colpo di scena finale. Il colpevole lo avevi avuto sotto il naso ma non lo avevi riconosciuto, ed il bello è proprio questo.

La coppia Cormoran/Robin è ormai perfettamente collaudata e le pagine dedicate alle vicende personali dei due detective contrariamente a ciò che mi accade di solito in questo genere di romanzi non mi hanno disturbato affatto, sono piacevoli tanto quando quelle legate all'indagine. C'è solo una punta di frustrazione perché si spera sempre che il rapporto tra i due si evolva un po' di più, di romanzo in romanzo.

Ovviamente l'ideale è leggere tutta la serie in ordine cronologico, ma credo resti un ottimo romanzo giallo anche letto a sé.
Credo che chiunque lo legga correrà a recuperare i precedenti, dunque tanto vale iniziare dal primo.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
I precedenti capitoli della serie, dello stesso autore.
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30
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