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saby Opinione inserita da saby    04 Aprile, 2023
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Resilienza

E se la a tua paura più grande diventasse l’unica via di salvezza?

Questa è la storia di Doaa giovane siriana costretta a scappare dal proprio paese d’origine, martoriato dalla guerra, ma è la storia di tanti migranti che sfidano il destino spinti dal desiderio di una vita migliore.” Come la musica nei film horror, rendeva le scene di morte davanti a lei ancora più terrificanti, come se l’annegamento delle persone seguisse il ritmo delle onde”.

Una donna con una grande forza d’animo, che cerca in tutti i modi di non arrendersi agli eventi, ma lottare per la vita. “Doaa non sopportava più il rumore del mare. “Non sentiva più i piedi dal freddo, e la sete le aveva gonfiato la lingua. Era così annientata dal dolore che, se non fosse stato per le due bambine in fin di vita che aveva fra le braccia, avrebbe lasciato che il mare la consumasse.”
Queste pagine, sono raccontate magistralmente da Melissa Fleming capo delle Comunicazioni per l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite, spesso impegnata in zone di guerra. Un romanzo dei nostri tempi, scritto con la testimonianza diretta della protagonista. La riuscita sta proprio in questo, dare voce a chi ha vissuto sulla propria pelle quel dramma. Spesso ci poniamo delle domande, perché sfidare la morte? Perché mettere la propria vita e quella dei propri figli nelle mani di scafisti senza scrupoli, affrontare giorni in mare in condizioni disumane senza alcuna certezza di arrivare sani e salvi? Chi siamo noi per giudicare queste scelte, viviamo in un paese democratico, siamo dei privilegiati, abbiamo ogni libertà decisionale, e non siamo costretti a scappare. Immaginiamo la disperazione, l’incertezza e la paura che spingono queste persone a lasciare contrariamente il proprio paese, nel caso di Doaa superare anche la paura dell’acqua, e non sapere cosa riservirà il futuro. Nella nostra costituzione l’artico 10 afferma: Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge. Se c’è una legge perché viene applicata solo per alcuni e non per tutti i profughi che richiedo asilo? Esistono migranti di serie A e di serie B? Adulti e bambini perdono la vita in mare, ci si sente impotenti difronte a queste tragedie, e la soluzione non è chiudere i confini, ma creare corridoi umanitari, rendere legali e sicure le partenze. Non facciamo ancora abbastanza.

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saby Opinione inserita da saby    28 Marzo, 2023
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La vida en un instante

Lo stile Allende non delude mai, nei suoi romanzi le donne sono protagoniste assolute coraggiose ribelli e passionali che non si arrendo difronte alle difficoltà della vita.
Cile primi del novecento, l’influenza spagnola mieterà migliaia di vittime, e la grande depressione farà il resto. In una notte tempestosa nasce Violeta, unica femmina dopo la nascita di cinque maschi. Da bambina capricciosa Violeta diventerà una donna tenace, la sua lunga vita sarà piena di passioni, dolori e arricchimento emotivo, grazie alle persone che incontrerà sul suo cammino.
Un affascinante affresco del Sud America, tra paesaggi incantati, folclore indigeno e avvenimenti politici. Una trama ricca di episodi che insegnano e commuovono. Una tecnica fluida, incalzante e suggestiva, quel realismo magico che troviamo nei romanzi di Gabriel Garcia Marquez riesce a trasportarti nella storia, isolandoti da tutto per qualche ora.
Molte delle sue opere prendono vita da ricordi più generati dalla fantasia che dal ricordo stesso, la figura femminile né è il fulcro, esaltandone non solo la forza ma anche le fragilità di essere donna in un paese ed in un contesto storico prettamente maschilista e autoritario. Scrivere per Isabel Allende significa tenere la memoria viva ed esorcizzare il dolore. In “Paula” ripercorre la straziante perdita di sua figlia morta per una malattia rara, scritto durante la sua degenza in ospedale. In “Violeta” la figura di sua madre né ispira il racconto, mettendo in risalto tutte le sfumature dell’essere donna. Storie di vita e di dolore dove è facile riconoscersi, la capacità di raccontare rendendo i suoi romanzi semplici ma di grande effetto.

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saby Opinione inserita da saby    01 Agosto, 2022
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Railway for Freedom

“Tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Libertà, e il perseguimento della Felicità; che per garantire questi diritti sono istituiti tra gli uomini governi che derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati; che ogni qualvolta una qualsiasi forma di governo tende a negare questi fini, il popolo ha diritto di mutarla o abolirla e di istituire un nuovo governo fondato su tali principi e di organizzarne i poteri nella forma che sembri al popolo meglio atta a procurare la sua Sicurezza e la sua Felicità.” Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America 4 luglio 1776

Per più di un secolo nel profondo sud degli Stati Uniti la parola libertà era soltanto un’utopia, Flotte di navi “negriere” dall’Africa in America cancellavano ogni diritto e libertà individuale, la dignità di un uomo era merce di scambio. Martirizzare un popolo strappandolo dalle sue radici per essere utilizzato come servitori domestici o raccoglitori nelle piantagioni di cotone, era lo scopo dei cosiddetti mercanti di schiavi. Nelle piantagioni i soprusi, le punizioni strazianti erano all’ordine del giorno, alcune volte era il fisico a cedere altre era la mente, molti impazzirono per le violenze subite. Tentare la fuga equivaleva ad una morte lunga e dolorosa. Nessun diritto era concesso neanche imparare a leggere “Il padrone diceva che l'unica cosa più pericolosa di un negro con la pistola è un negro con un libro in mano.” Per troppo tempo il dolore dell’anima ha accompagnato il lavoro nei campi, tramutato in canti di ribellione delle comunità di schiavi, è da qui che è nato il Blues.

In questo romanzo pubblicato 2016, vincitore del Premio Pulitzer e del National Book Award, Colson Whitehead attraverso la storia di Cora, giovane schiava nera, che tenta il riscatto per la libertà, una fuga verso il nord degli Stati Uniti attraverso una misteriosa ferrovia sotterranea, fa emergere vicende e atti disumani che vi si consumarono nelle proprietà di bianchi convinti sostenitori di una teoria che prende origine da un passaggio del libro della genesi: Quando Noè si fu risvegliato dall'ebbrezza, seppe quanto gli aveva fatto il figlio minore; allora disse: "Sia maledetto Canaan! Schiavo degli schiavi sarà per i suoi fratelli!". E aggiunse: "Benedetto il Signore, Dio di Sem, Canaan sia suo schiavo! Dio dilati Iafet ed egli dimori nelle tende di Sem, Canaan sia suo schiavo!". Molti crederono che fosse il destino dell’uomo bianco, sottomettere le razze inferiori o sterminarle in nome di Dio. In quegli anni gli stati del sud erano il peggior posto sulla terra.
Trovo questa storia interessante nella sua brutalità, peccato che non si sia creata quell’empatia che avrebbe dovuto esserci con una storia del genere. Il racconto a mio avviso resta in superfici non entra nel profondo. Leggendo il romanzo ho provato vergogna, frustrazione e sbigottimento, indignazione, ho avvertito la rabbia della protagonista ma non il suo dolore, non mi sono arrivate le sue emozioni, quello che provava, forse una scelta dell’autore stesso non far emergere la parte più recondita di Cora, molti come lei non conoscevano nient’altro che la schiavitù, la frusta le catene, l’unico sentimento era il dolore, la rassegnazione che quello fosse il loro destino, essere proprietà di qualcuno. Resta comunque un romanzo da leggere almeno una volta nella vita. Non potremmo mai comprendere quanta sofferenza si è consumata in quei campi, la costrizione mentale e fisica di un individuo che comporta un annientamento della personalità e della libertà decisionale, ma possiamo venirne a conoscenza attraverso alcune parole di questa canzone.

Oh freedom, oh freedom over me!
And before I’ll be a slave
I’ll be buried in my grave
and go home to my Lord and be free!

Oh Freedom! - The Golden Gospel Singers

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saby Opinione inserita da saby    26 Giugno, 2022
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Per gli Dei

Ogni solstizio d’estate, quando il sole sorge dietro la Heel Stone, prende vita uno spettacolo magnifico.

Il sito preistorico di Stonehenge domina il paesaggio della piana di Salisbury nel Wiltshire siamo nel sud dell’Inghilterra, da sempre al centro di molte leggende, si dice che sia frutto di un incantesimo di mago Merlino, e che la sua origine sia sovrannaturale, un luogo che dal III millennio a.C. pone delle domande che ancora oggi non hanno trovato risposte ma soprattutto perché è stato costruito?

Il mistero che si cela dietro a questi megaliti ha ispirato l’autore Sam Christer che decide di ambientarci un thriller enigmatico, con una trama ingarbugliata e densa di suspense e colpi di scena. Una storia macabra, una corsa contro il tempo prima del solstizio d’estate. Gideon Chase, brillante archeologo, a seguito del suicidio del padre scopre come questi sia coinvolto nell’attività di una setta devota ai divini di Stonehenge che praticano sacrifici umani in favore degli dei. Una misteriosa lettere lasciata dal padre prima di morire lo porterà sulle tracce della setta e dei suoi membri, scoprendo un mondo al quale è già predestinato. Un romanzo che riesce a tenerti incollato alle pagine, trascinandoti in un vortice di sensazioni di angoscia, claustrofobia, indignandoti per come sia banale e scontata una vita umana per alcuni, il fascino dell’ambientazione gioca a suo favore, incuriosisce il lettore già dalla copertina. Peccato però per quel finale poco adrenalinico rispetto allo svolgimento della trama, non mi ha fatto saltare dalla sedia.

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saby Opinione inserita da saby    13 Giugno, 2022
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Letale

La psiche umana e i suoi misteri, una storia raccapricciante.

Nell’apparente tranquillità della campagna inglese il dottor Peter Cleave ci espone il caso clinico della folle e pericolosa storia d’amore tra l’uxoricida Edgard Stark suo paziente e Stella Raphael, sua amica non che moglie del vicedirettore del manicomio criminale Max Raphael.
Stella è una donna profondamente frustrata, e sessualmente insoddisfatta, conosce Edgard Stark artista psicologicamente disturbato, in regime di semilibertà, che si occupa della restaurazione di una serra nella villa dove abita Stella. Durante un ballo organizzato per i pazienti dell’istituto tra i due scoppia una forte passione al limite dell’ossessivo, facendo cadere a pezzi la fragile psiche di una donna rispettabile, con conseguenze disastrose.

Patrick McGrath con una prosa eccezionale fa entrare nella mente dei personaggi, con le loro debolezze emotive, da una parte abbiamo una donna con un forte ascendente sugli uomini ma soggiogata da un squilibrato manipolatore, che annienta la sua preda servendosi della sua anima per soddisfare la propria arte. Dall’altra un marito debole, e apatico, incurante di un matrimonio scontato e dell’insoddisfazione che ne comporta, intento a salvaguardare il buon nome anche difronte l'adulterio della moglie. Una storia maledetta narrata dal punto di vista psichiatrico, ripercorrendo la vicenda con la testimonianza diretta e distaccata di Stella, spiegando il concetto di alienazione mentale che implica un cambiamento profondo della personalità con gesti innaturali e difficili da controllare. La riuscita di questo romanzo sta proprio nella tensione narrativa che tiene incollati alle pagine fino alla fine, con passaggi agghiaccianti, descritti attraverso uno stato mentale alterato.

Incalza il lettore a porsi una domanda “il seme della follia nasce spinto da qualcosa o qualcuno o semplicemente alberga nell'animo e aspetta solo di venir fuori?”

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saby Opinione inserita da saby    11 Giugno, 2022
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Realmente Surreale

“Le stirpi condannate a cent’anni di solitudine non avevano una seconda opportunità sulla terra.”

Nel Caribe colombiano si respira un’atmosfera soprannaturale, un mondo impregnato di tradizioni, creato da leggende e reso magico da accadimenti miracolosi raccontati attraverso la chiaroveggenza.

In Cent’anni di solitudine le vicende di sette generazioni di una famiglia i Buendìa, dal capostipite Jòse Arcadio che fonda il villaggio di Macondo, sua moglie Ursula Iguaràn nonché sua cugina di primo grado, ossessionata dal mettere al mondo un figlio con la coda di maiale, si intrecciano con la storia della Colombia, dal periodo colombiano 1830 alla depressione economica post bandiera 1930.

Gabriel García Márquez riesce magistralmente a raccontare tutti gli aspetti della vera storia della Colombia, creando un’opera d’arte, un quadro variopinto dal folclore dei personaggi con sventurati amori e passioni maledette al limite del grottesco, superstizioni alimentate dall’ignoranza, ma profondamente radicate nella cultura, dove il mondo dei vivi si intreccia con il regno dei morti, in un connubio surreale, la solitudine che si instaura inevitabile in ognuno dei componenti della stirpe, e l’arretratezza che suscita stupore nel scoprire cose nuove come il ghiaccio. Con una prosa intricata molto elaborata e ricca, fa letteralmente cadere in questo mondo grazie anche a quel realismo con un pizzico di fiabesco e stravaganza, anticipando gli eventi senza comportare disturbo, ma ingolosendo il lettore, e la sconfinata immaginazione dell’autore rendono questo romanzo un capolavoro.

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saby Opinione inserita da saby    07 Giugno, 2022
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Horror troppo raffinato


È proprio vero non si giudica un libro dalla copertina o in questo caso dal titolo

Il professore Montague antropologo, appassionato di fenomeni paranormali, decide di studiare più da vicino, una casa considerata infestata “Hill House” in apparenza “normale”. Al suo fianco tre giovani ragazzi, protagonisti di eventi paranormali, secondo il professore la loro presenza può favorire il manifestarsi delle presenze soprannaturali.

Shirley Jackson ci propone un romanzo gotico-horror. L’idea di una storia con protagonisti i fantasmi, l’ambientazione enigmatica, l’analisi psichica dei personaggi, la loro ambiguità potevano essere buoni elementi per un romanzo avvincente ma purtroppo a mio avviso con uno stile lento, noioso e facilmente prevedibile, non riesce a decollare. Quando mi imbattei in questo romanzo lessi la trama, catturandomi comincia a leggerlo, le storie horror hanno da sempre attirato la mia attenzione, suscitandomi un brivido di paura, l’ansia di qualcuno alle spalle, i colpi di scena che non potresti mai immaginare, e la capacità di tenermi in sospeso fino alla fine, d'altronde è ciò che cerco quando decido di leggere questo genere, ma purtroppo L’incubo di Hill House non è riuscito a trasmettermi. Forse mi feci condizionare dal maestro del brivido Stephen King, mi dissi “chi meglio di lui può giudicare un horror” nel suo saggio Danse Macabre dichiara che una delle sue maggiori influenze è proprio questo romanzo, (non ho ben capito come sia possibile, ma le sensazioni che un romanzo trasmette per fortuna di chi scrive sono estremamente soggettive). Horror? Direi proprio di no. Lo classificherei tra i romanzi psicologici, perché emergono lati oscuri dei personaggi, il quadro di vita che conducono e i loro rapporti sociali, e gli eventi che li hanno caratterizzati, mentre sono assenti passaggi davvero inquietanti, con un finale che lascia diverse interpretazioni.

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saby Opinione inserita da saby    01 Giugno, 2022
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Mashallah

“Non si possono contare le lune che brillano sui suoi tetti né i mille splendidi soli che si nascondono dietro i suoi muri” con queste parole il poeta persiano Saib Tabrizi, esprime il fascino di Kabul.

Questa è una storia piena di dolore ma anche di coraggio e di rivalsa, due donne legate dal destino in una Kabul martoriata dai conflitti bellici e dalla supremazia dei Talebani. Mariam e Laila hanno età ed estrazione sociale diverse. Mariam è una “harami” una bastarda, sua mamma non tarda mai a ricordaglielo, figlia illegittima di un uomo benestante, fin da piccola sa cosa significhi la sopportazione e la privazione non solo materiale ma affettiva. Al contrario Laila cresce in una famiglia privilegiata che cerca di darle un’istruzione e la circonda d’amore. Due vite parallele che per un tragico evento dovranno incontrarsi.
Possiamo considerarlo un romanzo di denuncia. In quegli anni, a cavallo tra il 1970 e il 2000 i diritti alle donne venivano negati. Sottomesse ad uomini che le considerano solo un mezzo per procreare, una donna che non riesce a mette al mondo un figlio maschio veniva ripudiata, nella maggior parte dei casi spose-bambine vendute dalla famiglia stessa. Con l’escalation del regime Talebano le privazioni aumentarono, furono costrette ad indossare il burqa, ed uscire di casa solo accompagnate da figure maschili, non era ammessa loro nessuna istruzione perché una donna istruita è pericolosa, non avevano diritto al lavoro e alla sanità, molti ospedali non accettavano pazienti donne, l’adulterio era punito con l’esecuzione in pubblico, da parte dei Talebani, o dalla famiglia stessa, in molti casi è proprio il padre, che secondo una tradizione scellerata, doveva lavare l’onore con il sangue. Per l’emancipazione femminile bisognerà attendere ancora molto, perché la storia si ripete, dopo l’accordo di Doha nel 2020 che sanciva la pace tra il regime talebano e gli Stati Uniti, con il ritiro delle forze armate statunitensi dal paese, il 15 agosto 2021 i Talebani hanno ripreso il controllo dell’Afghanistan, facendo ripiombare nell’oscurità la città di Kabul, con milioni di profughi in fuga, ma promettendo alle donne che questa volta sarà diverso, che i loro diritti non saranno calpestati, come? Facendo ritornare di moda il burqa, con l’obbligo di indossarlo ogni volta che escono di casa.

Khaled Hosseini è nato a Kabul, conosce bene questa terra, e nei suoi romanzi ne racconta le mille sfaccettature, descrivendone la storia e le origini, le antiche tradizioni, conflitti interni, governi filo-sovietici fino l'ascesa dei Talebani. Offre la possibilità a noi occidentali di capire cosa significa nasce in Afghanistan, lo fa con una prosa semplice, diretta, non si limita a raccontare e basta, sbatte in faccia la realtà. Il primo romanzo che lessi di questo autore fu Il cacciatore di aquiloni” è stato un pugno nello stomaco, così decisi di leggere anche Mille splendidi soli, beh sono rimasta letteralmente senza parole, c’è un passaggio nel libro che ho fatto fatica a leggere, non nascondo di aver pianto, pensando alla forza di coraggio di una donna, che mette al mondo il proprio figlio, in un ospedale fatiscente dove non c’erano attrezzature e medicinali adeguati, subendo un parto cesareo senza anestesia. Consiglio questo romanzo perché tutti sappiano, perché è una storia che fa male, tocca le corde più profonde dell’animo e perché fa riflettere, quando crediamo di aver subito un torno, allora ricordiamoci di questa storia.

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saby Opinione inserita da saby    29 Mag, 2022
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la legge NON è uguale per tutti

Il pregiudizio dove nasce… da qualcosa che conosciamo realmente o è solo un idea indiretta che crediamo di conoscere?
Nel profondo sud degli Stati Uniti, a cavallo tra gli anni cinquanta e sessanta, campagne di resistenza civile da parte della popolazione afroamericana, diedero inizio al “movimento dei diritti civili degli afroamericani” con il boicottaggio degli autobus a Montgomery nato grazie a Rosa Parks che si rifiutò di lasciare il posto ad un bianco, e le Marce per i diritti di voto da Selma a Montgomery in Alabama ed è proprio in Alabama a Maycomb che Harper Lee ci racconta la dolorosa vicenda di Tom Robinson, afroamericano accusato di aver stuprato una ragazza bianca. La storia è raccontata attraverso gli occhi della piccola Scout, una bambina tutto pepe, estremamente curiosa che si diverte con giochi avventurosi insieme al fratello Jem più grande di lei, rifiutando di comportarsi come una fanciulla di buona famiglia, figlia dell’avvocato Atticus Finch, uomo onesto e caparbio, che cerca di crescere i suoi figli con affetto, cercando di colmare il vuoto della perdita della loro mamma, ma soprattutto facendo capire loro il diritto all’uguaglianza, insegnando a non arrendersi mai e battersi sempre per una giusta causa. Sarà nominato dal giudice come difensore, farà di tutto per dimostrare l’innocenza e l’estraneità dei fatti di Robinson, ma dovrà scontrarsi con una comunità fortemente razzista e piena di pregiudizi, che lo disprezza e lo considera “Negrofilo”. Vincitore del premio Pulitzer nel 1960, con un rifacimento cinematografico con Gregory Peck, pellicola di grande successo e vincitore di tre premi Oscar, è un romanzo che coinvolge e trascina nella vicenda come il lungo passaggio che narra il processo a carico di Tom Robinson, l’incalzante arringa dell’avvocato Finch, che cerca di far emergere dal buio dell’ignoranza una giuria intollerante con prove lampanti sull’integrità del suo assistito, ma soprattutto le sensazioni descritte da Jem di solo dieci anni, che insieme a Scout decidono contro il volere del padre di assistere in tribunale, scoprendo un mondo ingiusto e pieno di inganni, si ha la sensazione di partecipare realmente al quel processo, tenendo il lettore con il fiato sospeso fino alla fine. In queste pagine è impossibile non indignarsi, per come è considerata “razza inferiore” dove la legge non è uguale per tutti, dove il colore della pelle è visto come colpevolezza. Lasciando una lezione di vita, si teme solo qualcosa che non conosciamo, l’ignoto e la paura generano il pregiudizio.

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saby Opinione inserita da saby    26 Mag, 2022
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Una Storia Vera

Cosa può spingere una persona ad abbandonare tutto ed immergersi nella natura più selvaggia?
Christopher McCandless, giovane ragazzo promettente con un forte idealismo, infastidito una vita agiata, dal consumismo, dalla considerazione smisurata che diamo ai soldi, e da un segreto di famiglia, decide di lasciare da parte la sua vita e partire in autostop verso il grande nord per raggiungere l’Alaska. Il territorio dello Yukon selvaggio ed immenso descritto nei romanzi di Jack London ha da sempre suscitato nel protagonista un forte senso di libertà. Vivere nella solitudine assoluta, di ciò che la natura offre, esponendosi anche a dei rischi, è per Chris un mezzo per dare senso alla vita. Questa è una storia vera, dove l’autore Jon Krakauer, venuto a conoscenza della storia di McCandless e pubblicato un articolo su Outside, rivista per la quale lavora come giornalista, decide di scriverne un romanzo, ricostruendo il viaggio, grazie al diario personale di Chris e alle testimonianze di persone che lo hanno incontrato durante il suo viaggio. Ogni lettore avrà un metro di giudizio diverso riguardo la scelta di Chris, alcuni potranno considerarlo un folle che disprezza la sua stessa vita, altri apprezzeranno il suo coraggio. Io personalmente ho ammirato l’idea di abbandonare tutto e fuggire via, ma la domanda è… sareste disposti a farlo realmente? Il romanzo si presenta come un’espansione di un articolo di giornale, con inserimenti di episodi di vita dell’autore stesso, riscontrando episodi molto famigliari tra le due storie. È un romanzo che tiene incollati alle pagine, anche se fin da subito si conosce il finale, porta il lettore a capire le dinamiche di quella scelta, la vita che Chris ha condotto in 2 anni di nomadismo. Avrei evitato una postfazione prolissa e noiosissima sulle tipologie di semi di patata selvatica, mentre ho amato che ad ogni inizio di capitolo siano stati inseriti passaggi evidenziati ed incipit di libri che hanno accompagnato il viaggio di Chris autori di forte ispirazione per lui, tra cui il passaggio del romanzo di Lev Tolstoj, la Felicità Familiare. “Volevo il movimento, non un’esistenza quieta. Volevo l’emozione, il pericolo, la possibilità di sacrificare qualcosa al mio amore. Avvertivo dentro di me una sovrabbondanza di energia che non trovava sfogo in una vita tranquilla”. È tra queste righe il senso di vivere per il protagonista e chi sa se per qualcuno non sia lo stesso.

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saby Opinione inserita da saby    19 Mag, 2022
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Un desierto del alma

Fino a che punto siete disposti a spingervi per salvare la vostra vita e quella di vostro figlio?

Acapulco nello stato messicano di Guerrero, vive Lydia amante della letteratura e proprietaria di una libreria, dove si divide tra il lavoro e la famiglia, ha un figlio Luca di 8 anni e suo marito Sebastian è un giornalista, sarà proprio a causa di un articolo scritto sul boss che controlla i cartelli della droga, che la vita di Lydia cambia. Durante la “Quinceanera “di sua nipote, festa dei quindici anni di origine latinoamericana, un commando di uomini armati irrompe nel giardino della sua casa sterminando la famiglia, Lydia e Luca si salvano per caso. Sola con un figlio piccolo da proteggere e con una taglia sulla testa, decide che è il momento di fuggire, e raggiungere gli Stati Uniti. Con la paura di poter essere rintracciata si unisce ai migranti che scappano illegalmente dal paese con un treno merci chiamato la “Bestia” dove si sale e si scende al volo, rischiando di poter finire schiacciati dalle rotaie. Inizia così un viaggio estenuante che li porterà ad affrontare la difficile attraversata del deserto con la probabilità di morire o essere catturati dalla polizia di frontiera e rispediti indietro. Jeanine Cummins, ci regala una eroina dei nostri tempi, una madre disposta a tutto per salvare la vita al proprio figlio, con la costante paura di fallire, di metterlo in pericolo, perché non tutti sono disposti ad aiutarli. Ci fa comprendere anche attraverso gli occhi di Luca quanto può essere difficile per un bambino assistere alla morte dei propri cari, conservarne il ricordo, e dover fuggire, costruirsi una nuova vita sempre se quella vita non finisca prima. Una storia che fa riflettere, offre uno spaccato di vita reale sulle condizioni di tanti emigranti costretti a scappare da una terra sempre più controllata dal narcotrafficante, tenendo in sospeso il lettore, con passaggi salienti tra cui l’attraversata del deserto di Sonora a notte fonda, riesce a farlo immedesimare nella storia, perché Lydia è una donna come tante, con una vita semplice che non avrebbe mai immaginato che potesse diventare a suo malgrado una fuggitiva. Deludente sul finale, mi sarei aspettata un colpo di scena che non è arrivato.

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Avventura
 
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saby Opinione inserita da saby    19 Mag, 2022
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Beche-de-mer

Le isole del sud hanno da sempre affascinato, non solo per la loro bellezza, ma per qualcosa di irraggiungibile ed enigmatico, e per le lotte coloniali che ne hanno segnato la storia. Il capitano James Cook fu il primo a scoprire questi paradisi tropicali dove il blu cobalto del mare si scaglia con il bianco delle spiagge incontaminate ma custodi di insidie. Spaventosi uragani, e selvaggi cannibali in lotta con la storica “Compagnia delle Indie Orientali”, una “carta” che conferiva il monopolio del commercio nel oceano indiano alla regina Elisabetta I d’Inghilterra. Jack London ci porta nella più cruda e vera esperienza marinaresca. Dalle selvagge Salomone che lui stesso cita come:” Questa è la parte più primitiva del mondo” alle Marchesi passando per le Hawaii fino a Tahiti. Una serie di racconti basati su esperienze di vita che London nel 1907 fa imbarcandosi insieme alla sua seconda moglie sullo Snark, barca che si era appositamente fatto costruire. La sua penna non delude mai, Estremamente incisiva, cruda, mai banale, trascina il lettore a vivere in prima persona il racconto, descrivendo in maniera estremamente realistica la potenza mostruosa del vento durante un uragano e proponendo una visione ampia del nuovo colonialismo occidentale. Offrendo una visione ogni volta diversa tra chi sia l’usurpatore e chi la vittima, ponendo al lettore il metro di giudizio. La vita primitiva a contatto con la natura, e lo spirito avventuriero ha da sempre caratterizzato la vita e i romanzi di London, basti pensare a “Zanna Bianca e “Il richiamo della foresta” per citarne alcuni. Consiglio questo romanzo a chi non ha pregiudizi tra l’uomo bianco e l’uomo nero, chi non si aspetta storielle fiabesche, o solo banali descrizioni paesaggistiche. Questo è un romanzo che entra a contatto con la vita, la lotta per la sopravvivenza, e le tradizioni anche le più terribili dei popoli che abitavano queste terre meravigliose e ricche di fascino.

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