Opinione scritta da alessandrabrac
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storia al femminile?
Dopo aver letto La canzone di Achille e Circe di Madeline Miller ho pensato di restare in ambiente omerico leggendo L'Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre di Marilù Oliva che da un po’ aspettava nella libreria.
Pur riconoscendone la buona scrittura e la profonda conoscenza dell’opera omerica, mi dispiace dire che il libro mi ha veramente deluso; non si tratta infatti di una odissea vista veramente dalla parte delle donne ma il racconto effettuato da voci narranti femminili, che ripropone pari pari vicende e caratteristiche dell’uomo Odisseo.
Si dice di questo libro che dietro un grande uomo ci sono grandi donne……… ma sempre dietro!
Si dice che senza le sue donne Odisseo non sarebbe mai tornato ad Itaca. Ma è tornato veramente? Per restare? Non mi sembra.
Si dice che narra le vicende da un punto di vista femminile ma non femminista, ma mi sembra che solo la voce sia femminile ed il punto di vista rimane quello maschile!
Ben altro fuoco ha la figura della Circe Milleriana!
Insomma mi dispiace ma devo dire che è un libro che avrei potuto risparmiarmi di leggere.
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Il fascino del deserto
La NNE si conferma una casa editrice con autori e titoli veramente interessanti; dopo Ken Haruf con la sua Trilogia della pianura e Jesmin Ward con la Trilogia di Bois Sauvage ecco qua James Anderson con il primo libro della Serie del deserto.
Una storia veramente interessante ambientata nel deserto dello Utah lungo strada statale 117 con protagonista Ben Jones, un camionista in proprio che ha scelto di fare delle persone che hanno deciso di vivere in quel deserto i propri clienti privilegiati. Ed in un paesaggio brullo e crudo si possono fare incontri interessanti, dal vecchio Walt, proprietario ed ex gestore del diner che dà il titolo al libro, con una storia tragica nel suo passato, a John il predicatore che si trascina lungo la statale una croce, ai fratelli Lacey che vivono quasi in simbiosi e nascondono il loro passato. Ma soprattutto Claire, la violoncellista figlia della defunta moglie di Walt, e Ginny, un’adolescente incinta figlia di una ex di Ben. E, sotto sotto, un mistero o addirittura più misteri che piano piano avvolgono il lettore.
Insomma questo libro mi ha affascinato e tiene bene il punto anche rispetto ai meravigliosi libri di Kent Haruf. Infine, come al solito per i libri editi da NNE, una interessante nota della traduttrice Chiara Baffa.
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Un uomo di pace
Dopo la morte di Gino Strada e la tragedia in corso in Afganistan ho ripreso in mano, dopo vari anni, il libro Buskashì – Viaggio dentro la guerra, in cui il fondatore di Emergency racconta il suo viaggio verso Kabul all’indomani dell’undici settembre 2001, andando al contrario rispetto a tutti gli occidentali che, in previsione dell’attacco statunitense al paese, da esso stanno evacuando.
Perché Strada ha capito che da quel momento in Afganistan c’è ancora più bisogno di Emergency, perché “non si conosce atto di guerra senza rifugiati, senza sfollati, senza gente che fugge”, senza gente che ha fame. Guerra vuol dire “morti e feriti, mutilati e malattie ed epidemie”. Mentre tutti, ONU, WHO, WFP, UHNCR, evacuano Gino Strada cerca disperatamente di entrare in Afganistan ed infine ci riesce, un po’ in aereo, un po’ attraverso strade e sentieri di montagna. Arriva finalmente nel Panshir, dove qualche giorno prima dell’undici settembre è stato ucciso in un attentato Ahmad Shah Massud, il leader dell’opposizione afgana ai talebani. Arriva nell’ospedale di Emergency di Anabah dove cominciano ad arrivare anche le prime vittime, specie bambini, dei bombardamenti americani; da qui fa di tutto per riaprire l’ospedale di Kabul, chiuso per conflitti con il mullah Abbas, capo della polizia religiosa talebana, che non sopportava che Emergency curasse tutti i bisognosi, uomini e donne, talebani, mujaiddin e civili.
E’ la storia del viaggio verso la guerra di un uomo intrepido che la guerra la odia. Perché non esistono guerre giuste. “Il giusto altro non è che l’utile del più forte” In Afganistan molti esseri umani sono morti perché a molti è stato utile e perché molti si sono sentiti nel giusto, dice Strada in una parte del libro. E continua.... “mentre tutti agiscono nel giusto, i cittadini afgani vengono uccisi, molti mutilati e resi invalidi, molti sono i fuggitivi”.
Il libro contiene alla fine la dichiarazione universale dei diritti umani , con l’auspicio di Gino che quando si comincerà a metterla in pratica, allora si potrà sperare in un mondo che sta progettando il proprio futuro e non la propria autodistruzione. A distanza di quasi vent’anni dal libro purtroppo questo resta ancora un auspicio!
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E' la prima volta che ritroviamo una nonna!
Tra i libri che periodicamente rileggo questo di Elsa Osorio é forse quello che riesce sempre a commuovermi tanto. Varie voci narranti raccontano la storia della figlia di una ragazza argentina, tra i tanti desaparecidos durante la dittatura militare degli anni settanta, che ricerca la propria identità. La storia si dipana tra i racconti della donna che ha assistito alla morte della vera madre, del padre adottivo e di Luz stessa. É comunque un po' una storia alla rovescia come chiarisce la chiusura del libro:"È la prima volta che ritroviamo una Nonna!"
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Politica e personale
E così si chiude la storia di Melchor Marin, cominciata con Terra alta. Javier Cercas con questo libro, ambientato alcuni anni dopo la conclusione del precedente, riporta Melchor a Barcellona, dove ha vissuto con Cosette dall' amico Vivales e che poi ha lasciato per tornare a Terra alta, per continuare il suo lavoro in polizia ma con l'aspirazione a diventare un bibliotecario come la defunta moglie Olga. A Barcellona si alternano le storie della politica catalana (da qui il titolo del libro) e le vicende di un gruppo di ex giovani ricchi e di successo e di una donna che è diventata la sindaca di Barcellona. Da queste storie emergerà la verità su un dramma che ha segnato la vita di Melchor, la morte della madre, consentendogli di riprendersi la vita. Anche in questo libro ho trovato conferma della bravura di Cercas nel descrivere figure di grande umanità a fianco di individui meschini ed approfittatori, con una profondità che tuttavia riesce a non essere pesante. Anche in questo libro ho amato profondamente Melchor ed i suoi amici
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piccolo gioiello
Altro piccolo gioiellino di Alessandro Robecchi, con protagonista Carlo Monterossi, l’autore della, da lui disconosciuta, trasmissione trash “ Crazy love”. Stavolta troviamo il nostro uomo alle prese con la misteriosa morte di un giovane giapponese, che assomigliava in maniera sorprendente ad un famoso archistar, in una Milano stravolta per l’Expo 2015. E da qui parte tutta una storia che vede Monterossi in fuga nel periferico quartiere del Corvetto, dove entra in contatto con tutta una umanità multietnica, povera ed in molti casi disperata. Robecchi approfitta di questo romanzo per narrare aspetti negativi della nostra società, dallo sviluppo di una architettura dissuasiva nei confronti degli ultimi alla presenza di Servizi , se non deviati, almeno con tendenze oscure, tese a nascondere verità scomode per i potenti ed a perpetuare ingiustizie e latrocini, ma per cogliere anche aspetti positivi, in primis la solidarietà tra le persone, specie se in difficoltà, la perseveranza e l’intelligenza di alcuni personaggi, l’amicizia e, perché no, l’amore. Per certi versi pare una favola moderna con un finale pieno di speranza ma che lascia tuttavia l’amaro in bocca.
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Un'altra storia
Ho deciso di leggere questo libro molto recensito favorevolmente nonostante la mia diffidenza verso i libri che si rifanno a temi trattati da classici, figuriamoci poi dai libri omerici. Devo dire che non mi sono assolutamente pentita e che dovrò rivedere questa mia iniziale resistenza. Ho trovato La canzone di Achille veramente ben scritto e decisamente commovente, molto coinvolgente ed umano. Il sentimento che unisce Patroclo, la voce narrante, ed Achille attraverso le varie vicissitudini, dalla loro vita di giovinetti e dal periodo di formazione presso Chirone alla cruda realtà della guerra di Troia, è descritto con una grazia veramente notevole e ci fa vivere la profonda umanità di questi uomini che abbiamo imparato a conoscere sui libri di scuola. É questa raccontata dalla Miller un'altra storia, che vale davvero la pena di conoscere.
Per conto mio mi propongo di leggere anche Circe della stessa autrice.
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Ancora un libro che ne richiama altri
Premetto che tra i libri di De Giovanni quelli della serie che hanno protagonista Mina Settembre non sono certo i miei preferiti. Premetto anche che non mi è piaciuta la serie televisiva tratta da questi libri. Ed allora vi chiederete perché ho deciso di leggere questo libro? Sadismo forse o necessità di avere una ulteriore conferma? Boh, non saprei. Sta di fatto che questo libro è stato per me una piacevole sorpresa. Sarà un po' perché racconta varie storie dapprima slegate ma che poi vanno a ricomporsi in un disegno unico ma variegato. Sarà perche la figura di Mina non è tanto in primo piano ma è affiancata da vari altri personaggi che nei libri precedenti erano meno caratterizzati e marginali a partire dall'ex marito per finire con Susi, la sua nuova compagna. Sarà perché mi piacciono i libri che mi richiamano alla mente altri libri e questo lo fa con due letture abbastanza recenti. Il primo richiamo è con Flora di Alessandro Robecchi per l'analisi spietata di un certo tipo di programma televisivo e di giornalismo; anche se Flora e Susi si comportano decisamente in maniera opposta riscattando la seconda la sua intenzione di fare del giornalismo serio e correndo anche i rischi di venire emarginata, mentre la prima agisce sotto la paura del rapimento. L'altro richiamo è con L'ottava vita di Nino Haratischwili per la descrizione delle storie come fili di un medesimo tappeto di cui si riesce a capire il disegno solo alla fine, così come per De Giovanni le storie delle stradine dei Quartieri Spagnoli sono, secondo la descrizione della Signora, tutte collegate tra di loro " piene di connessioni invisibili, fili di nylon che legano ogni persona ad un'altra, e camminando a zig zag, salendo e scendendo per queste stradine strette, salendo affannosamente dai piani bassia a quelli alti e poi scendendo a rotta di collo per le scale, diventa tutta una rete di nylon cosi stretta e inestricabile che puoi raccontare tutto quello che vuoi".
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libro indimenticabile
Siamo a Belleville, Parigi, il quartiere periferico che ho conosciuto tramite i libri della serie di Monsieur Malaussene di Daniel Pennac.
Chi racconta è Momo, un ragazzino di 11 o forse 14 anni, che vive, assieme ad altri bimbi, con una vecchia ex puttana, Madame Rosa; racconta la sua vita con tutta la sua ingenuità e semplicità ma anche con un fondo di antica saggezza propria di chi nella vita ha conosciuto difficoltà e problemi.
Narra di un quartiere abitato da tante etnie e culture, in cui si mescola con grande solidarietà una umanità diseredata e marginale fatta da ebrei e arabi, bianchi e neri, bimbi e vecchi.
Narra una infanzia incerta senza sapere niente della sua storia, della sua famiglia, delle sue radici. Unica certezza è l'affetto tra Momo e Madame Rosa e la vicinanza di tanti persone amiche.
Parla di tematiche di grande rilevanza come l'emarginazione, l'eutanasia, la solitudine, il sapersi arrangiare in un mondo difficile, con un linguaggio particolare, per certi versi infantile ma già intriso di parole e temi difficili.
Un libro che tocca le corde del cuore e suscita grandi emozioni.
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Un simpatico terzetto
Ho letto con gusto questo piacevole giallo, ambientato nella Cagliari dei primi del novecento, anni che hanno visto le rivendicazioni delle sigaraie della Manifattura tabacchi affiancate dalle proteste anarchiche di quell'epoca. In questa Cagliari, descritta con amore e grazia, dal Poetto a Giorgino, dall'orto botanico alle saline, avvengono alcune morti di bambini, che stimolano lo spirito di giustizia di alcune persone, in primis la protagonista Clara Simon, una giovane donna che potremmo definire una antesignana del femminismo, con il suo amico d'infanzia Ugo, che lavorano entrambi all'Unione Sarda di cui aspirano a diventare giornalisti di spicco, e con Rodolfo, un giovane tenente dei carabinieri di origine napoletana. Lo sviluppo della storia così come la descrizione della Cagliari dell'epoca, anche sotto il profilo storico, mi hanno veramente intrigato tanto che il finale, che lascia ancora aperto un mistero, mi fa sperare di rincontrare presto questo simpatico terzetto.
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Leggere per viaggiare
Sostiene Jan Brokken, scrittore e giornalista olandese, nel primo racconto di questo libro, che "viaggiare, insieme a leggere ed ascoltare, é sempre la via più breve per arrivare a sé stessi". E questo libro, in un periodo in cui viaggiare é diventato abbastanza difficile, costituisce un modo di visitare i paesi baltici, cercando di capirne l'essenza attraverso la descrizione di itinerari che vanno da Riga a Vilnius ma anche a Kaliningrad ed ai panorami boschivi e costieri. Itinerari non solo geografici ma anche culturali ed umani.... Di una umanità ebraica che passa attraverso personaggi famosi e persone pressoché sconosciute in un quadro storico che attraversa le diverse invasioni, sempre prevaricatrici- dai prussiani, ai nazisti, ai russi-, sino all'indipendenza. È questo libro che mi ha fatto conoscere Romain Gary e il suo La vita davanti a se. Non smetterò mai di ringraziare Jan Brokken di questo. Un occhio di riguardo anche alla casa editrice Iperarborea che pubblica libri decisamente interessanti.
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