Opinione scritta da Tommaso Praloran

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Tommaso Praloran Opinione inserita da Tommaso Praloran    03 Agosto, 2022
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Disordine controllato

Ho affrontato la lettura di questo romanzo di Italo Calvino in una sola giornata e, benchè nel corso della lettura le emozioni da me provate siano state contrastanti, una volta chiuso il libro mi sono ritenuto complessivamente soddisfatto.
Alcuni cenni sulla trama sono già stati riportati in altre recensioni, pertanto li tralascio onde evitare di ripetere quanto è già stato scritto.
Ho deciso di leggere Il castello dei destini incrociati perchè lo spunto mi sembrava parecchio intrigante e, conoscendo Calvino, mi sarei aspettato un capolavoro che mi avrebbe lasciato a bocca aperta. Un po' a malincuore, tuttavia, devo dire che, pur avendolo apprezzato, non mi ha restituito le emozioni di altre opere più conosciute dello stesso autore.
Il primo capitolo del primo testo (ossia, quello pubblicato originariamente nel 1969 e che reca il titolo dell'intero volume) mi è piaciuto moltissimo. Seppur breve, in esso Calvino tratteggia un quadretto piacevolissimo e che invoglia a proseguire la lettura e a cominciare questo viaggio nel mondo dei tarocchi. Ho trovato godibili le varie storie proposte, seppure nessuna di esse mi abbia fatto gridare al miracolo, ma, soprattutto nell'ultimo capitolo ("Tutte le altre storie"), l'intreccio studiato da Calvino a volte mi ha fatto perdere il filo del discorso e mi ha un po' scombussolato. Certo, nulla è lasciato al caso e tutto, se analizzato con calma, trova la sua giusta conclusione (non a caso la recensione si chiama "disordine controllato"), ma alcuni passaggi non sono piacevolissimi e lasciano l'amaro in bocca.
Intendiamoci, non che non mi sia piaciuto, ma si arriva all'ultima pagina con la sensazione che ci sia qualcosa di acerbo e non perfettamente oliato.
Il secondo testo proposto, ovvero "La taverna dei destini incrociati", comincia delineando una situazione meno particolareggiata e a tratti senza grossi elementi di novità rispetto alla precedente, ma comunque ricca di potenziale.
Anche qui, ho trovato piacevoli i racconti proposti (ad esempio, considero molto riuscito "Storia della foresta che si vendica"), ma arrivando verso la fine, il rischio è quello di perdere un po' dell'entusiasmo iniziale della lettura per via delle vicende che si mescolano, a volte lasciando un po' spiazzato il lettore. In questo senso, non ho apprezzato molto il capitolo "Anch'io cerco di dire la mia" (penultimo), e mi ha un po' stancato l'ultimo, "Tre storie di folla e distruzione".
Come scrivevo all'inizio, la lettura di questo libro è comunque stata senz'altro piacevole e difatti lo consiglio (magari a chi ha già letto qualcosa di Calvino...se lo si leggesse come prima opera dell'autore potrebbe non entusiasmare e quindi allontanare dalla lettura di altri libri meravigliosi di questo importante scrittore), ma è mancata quella scintilla che mi abbia fatto emozionare veramente e che, da un autore come Calvino, credo sia lecito aspettarsi (eccezion fatta per il primo capitolo, che sembra il preludio ad un capolavoro).
In ogni caso, avendo comprato il libro, non escludo, fra un po' di tempo, di riprenderlo in mano, per vedere se ad una seconda lettura la scintilla scoppierà.

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Tommaso Praloran Opinione inserita da Tommaso Praloran    12 Marzo, 2022
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Il testamento di un grande uomo

Ritorno a scrivere su Qlibri dopo parecchi mesi di assenza (non perché non abbia letto, anzi, ma perchè, molto semplicemente, mi ero dimenticato di inserire nuove opinoni), e lo faccio parlando di questa raccolta di racconti di Mario Rigoni Stern, della quale ho appena terminato la lettura.
Nel libro sono presenti entrambi i grandi temi che caratterizzano l'opera dello scrittore, ossia la guerra e la natura, che a volte convergono sapientemente, altre rimangono separati.
Da grande appassionato dello scrittore di Asiago, posso affermare che questo sia uno dei suoi libri più riusciti. Mi ha tenuto molta compagnia e, a mio parere, queste pagine dense di ricordi costituiscono un grande testamento artistico e, soprattutto, umano (anche se l'ultimo libro di Rigoni Stern è Stagioni, pubblicato nel 2006).
Non riesco a trovare un solo racconto che non mi abbia lasciato qualcosa. Tutti i diciannove che compongono questo libro hanno un'anima profonda, che riflette il grande codice etico e civile di Rigoni Stern, diventato, giustamente, un grande punto di riferimento in questo senso.
Sono una lettura leggera e piacevole, anche quando si concentra su temi molto ostici, come la guerra e la prigionia. Vorrei citare soprattutto il commovente racconto Ritorno nel Lager 1|B, che ci regala alcune delle più belle pagine scritte da Rigoni Stern, e la struggente lettera a Primo Levi, scritta all'indomani della sua morte. Anche le pagine dedicate alla caccia sono memorabili, in particolare le ultime righe di Il cane che vidi piangere.
Insomma, non vorrei dilungarmi troppo, prima di tutto perché non ho sicuramente le capacità per scrivere una recensione adeguata all'opera di un grande scrittore, e poi perché credo che sia molto difficile descrivere a parole quello che un'opera come questa può trasmettere.
Posso solo consigliare di leggerlo, perché non ve ne pentirete.

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Tommaso Praloran Opinione inserita da Tommaso Praloran    08 Luglio, 2021
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Romanzo eccellente

Le stagioni di Giacomo è un romanzo di Mario Rigoni Stern che approfondisce il periodo fra le due guerre mondiali e il mestiere di recuperante. Mestiere che consiste nel recuperare, appunto, i residui bellici lasciati sull'Altipiano nella Prima Guerra Mondiale, in modo da guadagnare qualcosa per mantenere la famiglia.
E' un romanzo breve che si legge molto velocemente. Come tutti i libri di Rigoni Stern, ciò che colpisce è la sua scrittura limpida e scorrevole, che rende piacevolissimo il tempo trascorso fra le sue pagine.
E' un libro pervaso di tristezza, ma Rigoni Stern racconta questa storia con amore.
La storia del suo amico Giacomo, che diventerà esperto recuperante come il padre, viene narrata con una rarissima sensibilità.
Pagina dopo pagina, Giacomo cresce e l'inizio della Seconda Guerra Mondiale si fa sempre più vicino.
Questo è uno di quei libri che ti dispiace veramente avere finito, ed è una caratteristica che si incontra in tutto ciò che ha scritto Rigoni Stern.
Perciò, consiglio caldamente di leggerlo e di apprezzarlo. Si concluderà la lettura con molta tristezza per l'orrore di quegli anni, ma anche con tanta soddisfazione per avere letto un'opera eccellente.

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Tommaso Praloran Opinione inserita da Tommaso Praloran    08 Luglio, 2021
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Romanzo piacevole, merita di essere letto

La canzone di Achille è un libro di Madeline Miller, docente di lettere classiche. Apprezzo molto l'epica e, non appena sono venuto a conoscenza dell'esistenza di questo romanzo, ho deciso di leggerlo. Premetto che ero anche leggermente dubbioso, per via del fatto che ha avuto un grande successo commerciale e perciò temevo, appunto, che non fosse altro che un libro commerciale adatto esclusivamente al grande pubblico. Tuttavia, mi sono dovuto ricredere.
Ho apprezzato molto la scrittura di Madeline Miller, poiché è molto scorrevole e piacevolissima. L'ho letto in pochi giorni e i capitoli scivolavano via uno dietro l'altro.
La storia d'amore fra Achille e Patroclo è raccontata in modo avvincente, senza mai annoiare, e, dato che conosco i poemi omerici, mi ha fatto molto piacere osservare come i personaggi di essi (e, ovviamente, prevalentemente dell'Iiade), siano stati descritti dall'autrice.
Non trovo affatto che questo romanzo sia uno stravolgimento dell'epica, anzi, l'autrice è docente di lettere classiche, e ha voluto ispirarsi a essa arricchendola poi con le sue idee, ma alla base di tutto questo c'è una sapiente conoscenza dei poemi omerici.
Quindi, a mio parere si tratta di un romanzo molto gradevole e ne consiglio la lettura. Ovviamente è perfettamente fruibile anche senza conoscere i poemi omerici, ma se ne gode appieno quando si hanno ben chiari i vari personaggi e le loro caratteristiche. Comunque, alla fine del libro c'è un glossario dei personaggi e ne consiglio caldamente la lettura a chi non conosce l'epica, prima di iniziare il romanzo (anche se un po' di ripasso non fa mai male a nessuno...).
Nella lettura del libro non ho trovato difetti talmente gravi da essere segnalati, anche se mi avrebbe fatto piacere che venisse citata anche la fine di Chirone), dato che ha avuto un ruolo molto importante nella vita di Achille e Patroclo. Comunque, sono scelte dell'autrice e non le discuto.
Infine, faccio una piccola considerazione sulla parte "pratica": fra il formato grande (il libro che ho preso in prestito in biblioteca) e quello piccolo (il libro che alla fine ho deciso di comprare), è decisamente meglio il formato piccolo. Più maneggevole, più comodo.

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Consigliato a chi apprezza il mondo greco antico. Prima della lettura è consigliabile un'infarinatura dei poemi omerici, se non si conoscono.
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Tommaso Praloran Opinione inserita da Tommaso Praloran    18 Giugno, 2021
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Il mondo di Rigoni Stern

Ho letto di recente questa raccolta di racconti di Mario Rigoni Stern.
Quello che più mi colpisce dello scrittore è la sua grandissima capacità di infondere serenità grazie alla sua scrittura scorrevole e piacevole. Anche quando parla di eventi drammatici non rende assolutamente la lettura pesante, anzi, la rende un'esperienza unica.
A mio parere, questo libro è una delle sue opere migliori, e racconta tutto il suo mondo: la fuga dal lager, le radici della sua terra, il ricordo degli amici scomparsi e la natura.
Ogni racconto è qualcosa di cui occorre fare tesoro e che bisogna portare con sé nelle proprie esperienze future.
In questo mondo pieno di scrittori commerciali, la lettura di Rigoni Stern è qualcosa che fa stare bene e la consiglio a chiunque.
Alcuni racconti sono di più ampio respiro, come Che magro che sei, fratello oppure Osteria di confine, ma anche i più brevi sono eccellenti, come Attorno all'orto, un excursus sugli animali che abitualmente vivono presso di esso e che si interessano alle coltivazioni.
Mi ha colpito particolarmente anche l'ultimo, I miei sentieri sotto la neve, che sembra quasi una sorta di testamento.
Ma è impossibile non lodare anche Un pastore di nome Carlo (uno dei miei racconti preferiti in assoluto, non solo di Rigoni Stern ma in generale), oppure Caprioli, che si concentra sulla vita di una famiglia di questi selvatici, molto vicini a Mario.
Da segnalare anche l'omaggio a Primo Levi, nel quale si avverte il rapporto di reale amicizia e stima che avevano i due scrittori (o meglio, "non letterati", come si definivano).
Per il resto, non posso fare altro che ringraziare Mario Rigoni Stern per essersi dedicato alla scrittura. Soprattutto ora che non c'è più, i suoi libri sono un tesoro preziosissimo e lo ringrazio perchè, anche con Sentieri sotto la neve, durante la lettura mi ha regalato attimi indescrivibili.
Inoltre, aggiungo anche un piccolo pensiero sulla parte "materiale": ho apprezzato moltissimo pure la foto di copertina, degna della bellezza di questi racconti.

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Altri libri di Rigoni Stern, ma anche a chi non l'ha mai letto.
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Tommaso Praloran Opinione inserita da Tommaso Praloran    14 Giugno, 2021
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Perchè scriverlo?

Nel muro è l'ultimo libro di Mauro Corona che ho letto.
Dopo diverse pubblicazioni abbastanza brevi (Una lacrima color turchese, favola in bianco e nero ecc...), è evidente un tentativo di ritorno a un libro che ispiri veramente il lettore e lo convinca a comprarlo (cosa che non consiglio di fare per quanto riguarda tutti quelli più recenti. Se proprio c'è una grandissima curiosità di leggerli, la cosa migliore è prenderli in prestito in biblioteca ed eventualmente spendere i soldi per i primi se non li si possiede).
Nel muro, quindi, è un romanzo. Un romanzo da cui mi aspettavo molto perchè, a leggerne la descrizione, sembrava veramente una rinascita artistica di Corona, un ritorno ai suoi capolavori (L'ombra del bastone, Storia di Neve, Il canto delle manere).
Leggendo altre opinioni sparse per il web ho notato come venga criticata molto la misoginia. In effetti è vero, ma anche i libri migliori di Corona trattano temi di questo tipo, perciò, a mio parere, se si decide di approcciarsi a questo scrittore bisogna essere pienamente consapevoli del fatto che i suoi romanzi migliori in certi punti sono molto crudi (anche se qui ha veramente esagerato).
Ho fatto veramente fatica ad arrivare alla fine di questo libro. Oltre alle continue ripetizioni, mi aspettavo qualcosa di completamente diverso. La trama in fin dei conti non presenta uno sviluppo interessante, anzi in certi punti sembra proprio (ed è brutto da dire) che Corona stesse raschiando il fondo del barile. O forse, lo sta già facendo continuando a scrivere. Purtroppo è molto evidente che le idee non c'erano, e mi piacerebbe molto trovare qualcosa di positivo in questo libro, ma non ci riesco proprio. Non so se questo sia dovuto al fatto che doveva scrivere questo romanzo per contratto (che tristezza!) oppure ad una vena creativa ormai esaurita da tempo e irrecuperabile.
Insomma, il libro è noioso, pesante, purtroppo senza senso.
Si fatica veramente ad arrivare alla fine, e ringrazio il cielo che l'ho preso in biblioteca.
Adesso però mi chiedo una cosa: se Corona dovesse scrivere ancora (molto probabile), varrà la pena anche solo prendere in biblioteca i suoi libri?
Ormai non ha più senso che continui, se avesse chiuso la sua carriera con Il canto delle manere sarebbe stato molto meglio.
Delusione totale.

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Tommaso Praloran Opinione inserita da Tommaso Praloran    13 Giugno, 2021
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Libro molto piacevole, da leggere assolutamente

Il volo della martora è il primo libro di Mauro Corona.
Anche se negli ultimi anni abbiamo assistito a un triste calo di qualità delle opere dell'autore ertano, i libri fino a Il canto delle manere sono molto belli e meritano di essere letti e apprezzati.
Il volo della martora, in particolare, rimane una delle sue performance migliori.
I racconti che contiene ruotano intorno al mondo ertano e i rimandi al Vajont sono frequenti.
Il libro si legge in poco tempo, è scorrevole e piacevolissimo. I racconti rimangono nella memoria e, anzi, dopo qualche anno dalla prima lettura una rilettura fa molto piacere.
I primi libri di Corona non erano infarciti di ripetizioni come lo sono gli ultimi, in questo caso rispetto ai più recenti c'è una differenza dal giorno al notte.
Se non lo si possiede, a mio parere è da comprare, apprezzare e riporre nella propria biblioteca.
Ottimo, ottimo, ottimo.

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Tommaso Praloran Opinione inserita da Tommaso Praloran    10 Giugno, 2021
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Indispensabile per chi ama la montagna

Il bosco degli urogalli è il secondo libro di Mario Rigoni Stern, uscito 9 anni dopo Il sergente nella neve.
E' la prima opera dell'autore dedicata alla natura.
Rigoni Stern è tornato nel suo mondo dopo essere uscito dagli orrori della guerra, e il suo amore per l'Altipiano è molto forte, come si può evincere da questo libro.
In totale contiene 12 racconti di lunghezza variabile.
La caccia è il tema trattato maggiormente, ma in alcune parti ci si sofferma anche su altro.
Ho letto questo libro lo scorso autunno dopo aver scoperto Rigoni Stern e dopo averne sentito parlare bene per molto tempo.
Fin dalle prime pagine le parole di Mario ti rapiscono e ti portano in un altro mondo, incomparabile rispetto al nostro.
Sono parole affettuose, che danno vita a dei racconti leggeri e piacevoli, che però lasciano tantissimo.
Rigoni Stern parla sì di caccia, ma di una caccia lontana da quella diffusa al giorno d'oggi.
Nella caccia che racconta è evidenziato un grande rispetto per il selvatico.
Lo considero uno dei migliori libri da me letti, se non il migliore in assoluto, e non posso fare altro che consigliarlo.
Non bastano le parole per descrivere ciò che si prova leggendolo, bisogna prendersi il proprio tempo e goderselo, magari in mezzo alla natura.
Ci si accorgerà subito di quanto sia speciale, quasi commovente.
Non descrivo i singoli racconti poiché vanno scoperti, ma la mia lettura del Bosco degli urogalli è stata qualcosa di unico.
Consiglio di completarlo con Le vite dell'Altipiano, che riprende alcuni racconti di questo libro ma ne propone anche tantissimi altri.

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