Opinione scritta da Gemma Pontini
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Amore? Morte? Segreti? Un romanzo da leggere assol
Purtroppo ho finito ieri sera il romanzo di Inoue Yasushi “Il fucile da caccia”. Dico purtroppo perché è durato troppo poco, appena 100 pagine di pura letteratura. Scritto benissimo, traduzione perfetta (l’editore, neanche a dirlo, è Adelphi, secondo me l’unica casa editrice in grado di far tradurre molto bene i libri che pubblica – nel caso specifico la traduzione è affidata a Giorgio Amitrano).
I temi del romanzo sono l’amore, il tradimento, la fiducia/sfiducia, la morte. Le vite dei quattro personaggi, più una voce esterna che “innesca” il meccanismo del romanzo attraverso una sua poesia, ruotano attorno a questi argomenti.
Ma forse su tutto prevale l’amore. Un tema caro all’autore: un altro libro che raccoglie tre racconti, anch'essi meravigliosi, e anch'essi dedicati all'amore, è stato pubblicato sempre da Adelphi con il titolo italiano “Amore”. Un sentimento che in Inoue Yasushi percorre vie diverse, mai banali, mai scontate, e allo stesso tempo un sentimento che l’autore lega spesso a quello della Morte.
Amare o essere amata? Si chiede una delle protagoniste de “Il fucile da caccia”: “A chi Dio vorrà concedere il tranquillo riposo? Ed esiste, in questo mondo, una donna che possa dire davanti a Dio: io ho amato?”. Leggetelo e avrete la risposta.
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UNA LETTURA CHE MI SAREI VOLENTIERI RISPARMIATA
Avrei fatto un favore a me stessa se non avessi prima comprato e poi letto il libro di Hanya Yanagihara “Una vita come tante”, Sellerio 2020 (arrivato già alla XIX edizione), € 22,00: avrei risparmiato oltre 20 euro, non avrei buttato il mio tempo per leggere tutte le 1094 pagine di cui è composto, non avrei sofferto veramente tanto al racconto delle violenze subite dal protagonista.
Sono voluta arrivare fino alla fine non perché non abbia mai abbandonato a metà altri libri che non mi piacevano (ma solo dopo aver letto i 10 diritti del Lettore di Pennac), ma per vedere dove la scrittrice voleva portarmi, dove voleva far arrivare il lettore, fino a dove si sarebbe spinta con le sue banalità.
Infatti vi sono pagine di una violenza inaudita e gratuita e vi sono pagine di una banalità smisurata che i lettori non possono non aver notato. Sono d’accordo con l’opinione espressa da blunote76, quando adombra il sospetto che nel caso di questo libro sia prevalso un pre-giudizio di tipo politico: è il romanzo gay che NY aspettava; mentre un romanzo deve essere “solo” un buon romanzo, dal punto di vista della costruzione di una storia, dal punto di vista stilistico, da quello estetico.
Ha ragione anche DannySanny quando scrive che la consecutio temporum barcolla, si passa con noncuranza da un ricordo d’infanzia a una situazione attuale senza mettere in grado il lettore di “capire” che si sta andando avanti e indietro nel tempo da una riga all’altra e per scoprire tutta la storia del protagonista, Jude, occorre arrivare fino alla fine, quasi si trattasse di un thriller (e questo libro di sicuro non lo è).
Ma i due punti critici più importanti del romanzo li ravviso nel fatto che per prima cosa si tratta di una storia scontata: coloro che leggono abitualmente, leggendo questo libro si aspettano un minuto prima quello che l’autrice scrive un momento dopo. Non posso scrivere come va a finire, ma posso dire che quanto accade a Jude con Willem, con Harold, con Caleb si riesce a prevedere già nella prima parte del libro; e soprattutto si capisce come evolverà la vita del protagonista Jude.
Il secondo punto critico è la VIOLENZA: mi piacerebbe che gli editori sui libri che trattano argomenti violenti e con una tale violenza, perpetrata poi sui bambini, mettessero una fascetta in cui si indicasse che il libro tratta anche di questi argomenti. Le persone sensibili non possono trovarsi davanti a una storia del genere senza sapere che nella maggior parte delle pagine predomina la violenza. Invece nella quarta di copertina viene definito come “un romanzo ottocentesco, brutale e modernissimo per i suoi temi (…) un libro avvincente e ipnotico che ha trascinato lettori e critica per la sua forza narrativa”.
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