Opinione scritta da giovanna.nosarti

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Gialli, Thriller, Horror
 
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giovanna.nosarti Opinione inserita da giovanna.nosarti    25 Settembre, 2022
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Contaminazioni e rinascite

Appassionante Quella notte a Valdez, l’ultimo romanzo di Cinzia Tani: un thriller intenso, adrenalinico, che tiene il lettore incollato alla pagina fino all’ultimo rigo – per i colpi di scena che scandiscono il ritmo dell’incalzante narrazione fino all’epilogo inaspettato.
Man mano che si procede nella lettura si è conquistati oltre che dall’intreccio anche dall’affresco vivido e tangibile della natura selvaggia dell’Alaska, che sembra descritta da una nativa e che fa da sfondo alle vicende dei personaggi con una ricchezza di particolari quasi fisicamente tangibile. Colori sorprendenti, paesaggi affascinanti, atmosfere uniche, un caleidoscopio di elementi che fanno viaggiare col pensiero e venir voglia di trovarsi lì ad ammirare i ghiacciai, l’aurora boreale, i grandi parchi naturali, le foreste, la tundra e gli animali che popolano quegli scenari. Con maestria – e realismo fotografico – la Tani fa sì che si metta piede – in luoghi autosufficienti per bellezza e purezza, che tendono a dominare e a conquistare la mente.
Molto avvincente e interessante anche la ricostruzione storica, politica e sociale degli avvenimenti e dei fatti reali da cui la Tani ha preso spunto e che dona profondità alle vicende personali dei protagonisti.
Il romanzo è infatti il frutto di un attento e approfondito lavoro di documentazione e ricerca del contesto sociale, economico e politico di quel Paese alla fine degli anni ottanta del Novecento, quando viene realizzata la Trans – Alaska Pipeline, uno degli oleodotti più grandi del mondo ( 1288 km), che va da Prudhoe a Valdez (da cui sarebbero partite le petroliere), per lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi scoperti negli anni sessanta. Il libro, che vede la luce dopo un sopralluogo dell’autrice in Alaska prima della pandemia, racconta il disastro della Exxon Valdez del 1989 – con lo sversamento in mare di circa 41.000 milioni di litri di greggio e l’inquinamento di 1.900 km di coste –, ultimo atto di una tragedia annunciata che sconvolse l’equilibrio di uno Stato che si reggeva su un rapporto mirabile fra nativi e ambiente, con conseguenze irreversibili su flora, fauna e vita degli inuit.
Tra i personaggi del romanzo spicca Malaya Bennet, figlia di Lawrence, un antropologo di Boston, studioso delle tradizioni degli indigeni, e di Anik, una inuit che si oppone da subito alla costruzione del mega oleodotto che sconvolgerà drammaticamente la vita in Alaska, impegnandosi in prima fila nelle manifestazioni di protesta. Intrepida e fiera delle proprie origini, si porta dentro il trauma di uno stupro subito a diciotto anni da cui è nato Koko, un figlio non voluto, che diventa un adolescente ribelle e aggressivo, ma molto legato alla sorellastra. Malaya oltre ad essere bellissima e ardimentosa, è sicura di sé e brillante, ama studiare e leggere, e conosce profondamente la storia dell’Alaska. Ama lo sport e la vita a contatto con la natura, di cui conosce e rispetta ritmi e necessità sin da piccola – conscia di vivere in un ambiente naturale unico al mondo.
L’estate del 1988 segna la vita di tutti i personaggi e spariglia le carte: arrivano a Valdez, con le loro famiglie, i petrolieri Brendon Peterson e Desmond Morris, incaricati di portare a compimento i lavori e gestire il terminal dell’oleodotto. I giovani figli dei petrolieri, cresciuti negli agi e nella ricchezza, sono sfrontati e arroganti e si muovono nel nuovo ambiente senza cautele.
Il contrasto fra la bellezza del paesaggio, i valori degli inuit, il rispetto per la vita della famiglia Bennet e il male che irrompe e contamina si fa doloroso e angosciante. Sullo sfondo di una natura che afferma il bene della bellezza, come valore assoluto e imprescindibile per l'uomo, esplodono le contraddizioni legate al consumismo, al potere, al denaro e alla logica dell'egoismo e dell'edonismo. E trovano spiegazione anche fatti del passato hanno segnato la vita dei protagonisti. Malaya scoprirà l’amore ma anche il dolore, in un confronto tormentato con un mondo distante anni luce dalla sua esperienza e dalla saggezza che l’ha plasmata.
L’epilogo – sorprendentemente – giunge a suggellare l’attesa creata dal climax ascendente, mentre l’accelerazione dei battiti del cuore per gli sviluppi imprevisti accompagna la conclusione di un’esperienza dalla quale si fatica a uscire.





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giovanna.nosarti Opinione inserita da giovanna.nosarti    05 Mag, 2021
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Storie di donne fra talento e banalità del male

La lettura di Angeli e carnefici è stata appassionante, stimolante e formativa. Per le mille piste aperte da queste superbe biografie tutte tarate con lo stesso equilibrio, la stessa profondità – dietro la quale s'intuisce una grande accurato originale lavoro di ricerca. Sono ritratti veri, affascinanti, mai piattamente ricostruttivi. Il merito di questo lavoro è quello di lasciare al lettore il gusto della scoperta fornendo tutti gli elementi utili per inquadrare e comprendere le varie personalità, suscitando la curiosità di approfondire storie di donne in carne e ossa con le loro grandezze e loro miserie. Undici biografie di donne che hanno percorso la strada del male, undici quella del bene: ogni coppia ha in comune l’anno di nascita. E' stata una lettura che a tratti ho fatto in apnea. Dopo ogni donna angelo, quasi trattenendo il respiro, ho affrontato la storia di una carnefice, seguendo i percorsi di un’attenta analisi del male che mette al centro il modo in cui tutto è cominciato. Con particolare attenzione all'interazione fra geni e ambiente – ma al di fuori di ogni logica piattamente deterministica. Le donne carnefici lasciano senza fiato, come nel caso di Ilse Koch, perchè sono la conferma del teorema della banalità del male, per la lucida ossessione con cui realizzano progetti criminali come fondanti progetti di vita.
Le donne angeli sono state boccate di ossigeno perchè riescono comunque ad affermare il bene grazie alla loro forza e creatività. E sono angeli che riescono a convivere con il buio, a riconoscerlo e ad attraversarlo per trasformarlo in luce – quando il dolore non prende il sopravvento. Reclamando solo la libertà della solitudine, come accade a Greta Garbo nell'ultima fase della sua vita. Sono angeli che hanno saputo convivere con le loro ambiguità e hanno posseduto quello che si potrebbe definire il talento del dolore, che ha consentito loro di regalare bellezza nell'arte o nella politica. Rosa Luxemburg, Dolores Ibàrruri, Tina Modotti mi hanno particolarmente colpita per la passione politica. Mi sono identificata con loro al ricordo delle mie battaglie giovanili sui temi del progresso delle classi sociali e in difesa dei diritti umani. Ma nello stesso tempo mi sono sentita piccola piccola in confronto a donne che hanno davvero sollevato il mondo solo con le leve della loro volontà e della coscienza politica – in epoche molto più difficili per le donne e pur provenendo da contesti di deprivazione. Fuori da ogni ottica apologetica le biografie ci restituiscono la loro umanità, fragilità e complessità, dipingendo la perfezione della loro imperfezione. Attraverso la ricostruzione appassionata e documentata del loro percorso umano e politico.
Nella galleria degli angeli colpisce il ritratto di Hannah Arendt: l'intelligenza al servizio della comprensione della realtà e della storia per sondare lucidamente le radici del male. Un esperimento epocale, rivoluzionario per dimostrare che non bisogna arrestarsi di fronte al pericolo di pensare, e che solo una donna, forse, poteva realizzare con tale coraggio e determinazione.
Quella di Billie Holiday è un'altra storia affascinante, a tinte forti, per tutte le fragilità e i dolori che hanno nutrito la forza della sua voce. Ho ascoltato più volte Strange fruit mentre si materializzava con la forza del ritratto dipinto dall’autrice: in quel canto in versi c'è tutto il dolore della sua anima, tutto il dolore dei neri, di tutti gli esclusi del mondo. La Tani fa brillare la fragilità della stella di Billie Holiday in tutta la magia della sua luce venata di ombre. Come fa per tutte le altre donne di cui ha messo in risalto l'anticonformismo, il coraggio, la passione, il talento creando una galleria di ritratti che offre al lettore con onestà intellettuale la storia di donne che non sono a una sola dimensione.
Sono tante le considerazioni da fare, le riflessioni suscitate anche perché per giorni la lettura mi ha spinto ad approfondire per un’insaziabile sete di saperne di più.
Un bellissimo e importantissimo lavoro. Da proporre alle giovani donne, e non solo, ovviamente.
Consigliato a chi ama le biografie che rifuggono da gossip e pruderie, ma che dipingono ritratti veri con spunti per la riflessione e la comprensione del contesto socio-politico-culturale in cui i vari personaggi hanno preso corpo.
Giovanna Nosarti




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