Opinione scritta da michele87
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L'indifferenza verso il mondo
Il romanzo di Camus ha come protagonista il signor Meursault, anonimo individuo residente ad Algeri e dipendente presso uno degli uffici della città. Il suo atteggiamento completamente distaccato rispetto a tutte le circostanze che lo coinvolgono, dalla morte della madre all’amore per una donna, risulta del tutto incomprensibile se non viene inquadrato nel periodo di pubblicazione del libro. Quando Camus scrive questo romanzo, infatti, imperversa in Europa la Seconda Guerra Mondiale e l’autore vuole rappresentare il distacco tra il singolo individuo e il mondo. L’atteggiamento di Meursault deriva dunque da quel particolare periodo storico che ha portato l’autore a riflettere sull’inutilità di appassionarsi alle vicende della vita, dato che l’epilogo – la morte – è scontato ed è certo per tutti. Se leggiamo il libro con la mentalità di oggi che ci porta ad intravedere un futuro e a concorrere per il raggiungimento di obiettivi, appare incomprensibile e scioccante l’atteggiamento del protagonista perfino di fronte alla condanna capitale che subirà. Se però ci caliamo nello scenario del 1942 in cui gli uomini non vedevano futuro e l’unica certezza era la morte che prima o poi sarebbe giunta, il modo di fare di Meursault non ci apparirà più così oscuro.
L'epilogo del commissario Balistreri
Ultimo libro dell’autore avente come protagonista il commissario Balistreri. Come di consueto la narrazione si articola su due piani temporali: nel 1990 il commissario è chiamato ad indagare sulla scomparsa e sull’omicidio di due giovani, ma la sua superficialità gli impedirà di scoprire il vero colpevole; la verità verrà a galla nel 2018, quando un Balistreri più maturo avrà fatto tesoro degli insegnamenti della vita e riuscirà a comprendere profondamente le personalità coinvolte, che 28 anni prima aveva liquidato troppo velocemente. Il romanzo si pone come punto finale della saga legata al commissario Balistreri e dunque rappresenta l’epilogo di una vita segnata profondamente da eventi molto drammatici ai quali il protagonista reagisce a modo suo. I 6 libri sono davvero molto ben scritti e riescono ad unire la spettacolarità della trama all’analisi introspettiva del protagonista, senza mai annoiare il lettore.
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Gli ideali fanno i conti con la realtà
Nel quinto libro con protagonista il commissario Balistreri, Costantini scava nel passato del protagonista, raccontando la sua esperienza nel gruppo extraparlamentare di estrema destra Ordine Nuovo e la successiva trasformazione in commissario di polizia. Come sempre Balistreri dovrà fare i conti con il suo passato, indagando sull’omicidio di un parlamentare conosciuto dieci anni prima quando entrambi appartenevano alla formazione extraparlamentare. L’autore approfondisce sempre di più la personalità del protagonista, i cui ideali vanno man mano sgretolandosi di fronte al cinismo di coloro che usano quegli stessi ideali come pretesto per fare carriera, acquisire potere o guadagnare soldi.
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Le apparenze di una coppia perfetta
E’ il quarto libro dell’autore che ha come protagonista il commissario Balistreri, dopo la trilogia del male. Anche questo romanzo si articola in due finestre temporali (i primi anni duemila e il 2011) ed è caratterizzato da una storia principale in cui il protagonista dovrà risolvere un caso di omicidio, a cui fanno sfondo le vicende personali del commissario che fa costantemente i conti con il suo passato. Il pubblico ministero Bianca Benigni e il marito Nanni sono una coppia con un figlio undicenne, la cui solidità sarà messa a repentaglio dalla conoscenza di un’altra coppia, quella del professor Bonocore e della moglie Nicole Steele, e della sorella Scarlett. L’omicidio del professor Bonocore e le conseguenti indagini portate avanti da Bianca porteranno alla luce segreti che condurranno al progressivo disfacimento della coppia. Tra tutti questi personaggi, si inserisce Michele Balistreri che riuscirà a risolvere il caso soltanto dopo dieci anni accorgendosi che il suo atteggiamento superficiale e tronfio del 2001 gli ha impedito di capire a fondo le personalità e i fatti.
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Giovani nichilisti contro vecchi romantici nella R
E’ probabilmente il romanzo più celebre dell’autore russo, che affronta il tema del divario generazionale tra la vecchia aristocrazia e la nuova gioventù russa. Il protagonista Bazarov è un giovane che incarna la filosofia del nichilismo, in stretta contrapposizione con gli ideali della vecchia aristocrazia russa ancora basati su concetti come il romanticismo. Nel suo peregrinare tra la residenza dell’amico Arkadij, quella dei suoi genitori e quella della giovane e affascinante Anna Odincova, Bazarov sperimenterà il contrasto tra la sua concezione nichilista della vita e i sentimentalismi che inevitabilmente pervadono l’animo umano. In tal senso è emblematico l’amore che Bazarov inizia a nutrire verso l’Odincova, che metterà a dura prova le sue convinzioni nichiliste. Con questo romanzo, Turgenev entra di diritto nell’elite degli scrittori russi dell’Ottocento, affrontando il tema della modernità nel rapporto genitoriale, particolarmente innovativo e discusso nella Russia dell’epoca.
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Un'attesa infinita che fa perdere tutto.
Giovanni Drogo viene nominato ufficiale ed assegnato a una fortezza remota, avamposto di una guerra che appare imminente. Ogni giorno trascorre nell’attesa del nemico, con la consapevolezza che prima o poi egli si paleserà e la battaglia, con la conseguente gloria per i vincitori, sarà inevitabile. L’entusiasmo giovanile del giovane Drogo illuso dalla speranza di una carriera militare eccezionale lascia spazio pagina dopo pagina alla presa d’atto che il protagonista ha sacrificato gli anni migliori della propria vita nell’attesa di qualcosa che probabilmente non accadrà mai. Questo libro è una metafora della vita che spesso ci porta a credere in obiettivi superflui, figli di situazioni che verosimilmente non si concretizzeranno. Rinunciare alle gioie che la vita ci può offrire non cogliendo le opportunità che ci si presentano, in virtù dell’inseguimento di obiettivi evanescenti e fini a loro stessi, è quanto di più sbagliato si possa fare.
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La solitudine delle donne
Cosa vuol dire per una donna il concepimento di un figlio e la gravidanza che ne consegue? Che impatto ha sulla vita personale e professionale di una persona che da un giorno all’altro passa dalla completa spensieratezza alla consapevolezza che un altro essere vivente sta prendendo forma dentro di lei? Oriana Fallaci descrive le difficoltà di una donna che si trova da sola a gestire una gravidanza, combattuta tra la possibilità di abortire e quell’inspiegabile amore che porta una mamma a sacrificare la propria vita per i figli. La protagonista attraversa diversi stati d’animo, tutti contrastanti tra loro, e spesso viene osteggiata nelle sue scelte proprio da coloro che dovrebbero sostenerla, come il marito, il ginecologo o i genitori. Si tratta di un romanzo breve ma molto intenso dal quale traspaiono tutte le preoccupazioni, le ansie e le paure di una neo mamma e con il quale l’autrice ha voluto denunciare la solitudine alla quale spesso vanno incontro le donne in un momento così delicato della loro esistenza. Vengono toccati temi molto delicati per il periodo in cui il libro fu pubblicato, come l’aborto, ma l’intento dell’autrice è quello di mettere il lettore davanti alle difficoltà talvolta insormontabili che le donne devono affrontare, senza esprimere giudizi morali sulle decisioni che alla fine vengono prese.
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Un intreccio magistrale
Tre libri avvincenti nei quali l’autore ha la grande capacità di costruire una trama molto intricata, la cui soluzione si costruisce riga dopo riga rivelandosi in tutta la sua ingegnosità soltanto leggendo fino all’ultima pagina. Sullo sfondo ci sono gli ultimi sessant’anni di storia d’Italia: gli italiani in Libia, gli anni di piombo, i mondiali di calcio e la mala politica. Il protagonista è Michele Balistreri, un brillante commissario di polizia con un passato burrascoso. Nato in Libia, è costretto a trasferirsi a Roma a seguito della presa di potere di Gheddafi e a mettersi al servizio di uno Stato che odia profondamente in quanto pieno di voltagabbana e affaristi pronti a vendere l’onore per i propri interessi. I tre libri sono caratterizzati da diversi casi di omicidi che Balistreri risolverà brillantemente, ma soltanto alla fine della trilogia il commissario riuscirà a svelare l’unico mistero che ha veramente a cuore e che lo ha perseguitato sin da quando era ragazzo. Il filo conduttore dei romanzi è sempre la vita privata del commissario che viene raccontata dall’adolescenza fino alla piena maturità, descrivendo magistralmente l’evoluzione del suo atteggiamento nei confronti dei fatti della vita. Qualunque lettore si può immedesimare in Michele Balistrieri, non tanto per la vita avventurosa, quanto per l’evoluzione caratteriale, caratterizzata da grandi ideali in fase adolescenziale che con il passare del tempo si piegano alle esigenze concrete della vita.
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Molto più di un romanzo autobiografico...
Il romanzo di Conrad, scritto alla fine del 1916, si caratterizza come un racconto avventuroso dai tratti profondamente autobiografici. La storia, infatti, viene narrata in prima persona da un uomo di mare che in giovane età viene chiamato a comandare una nave nei mari del sud est asiatico. Siamo nell’ultimo ventennio del 1800 e, dunque, le navi sono trasportate dalla sola forza del vento, in assenza del quale l’equipaggio rischia di trovarsi immobile circondato da un’infinità di acqua in ogni direzione. Alla nave comandata dal protagonista accade proprio questo e il giovane capitano dovrà confrontarsi con enormi difficoltà per tenere unito l’equipaggio martoriato dalla febbre tropicale, conducendo finalmente la nave in porto. La narrazione ricalca appieno un episodio dell’avventurosa vita di Conrad, il quale fu effettivamente nominato capitano in giovane età di una nave quando era nella marina britannica impiegata nelle isole del sud est asiatico. Tuttavia, il romanzo ha un significato molto più profondo che una mera narrazione di un episodio biografico. Infatti, l’autore ci fa riflettere sull’incoscienza della gioventù che spesso porta ad assumere ruoli e ad assolvere responsabilità molto più grandi delle proprie capacità. Si entra quindi in quella linea d’ombra in cui si reagisce alle difficoltà del ruolo assunto assumendo le proprie responsabilità e diventando man mano consapevoli della gravità della situazione. In questo contesto si inserisce un altro episodio significativo della vita di Conrad: l’arruolamento di suo figlio Borys nell’esercito britannico per combattere la Prima Guerra Mondiale. Il libro viene scritto da Conrad nel pieno del conflitto mondiale e può essere visto come una chiara metafora della scelta del figlio: anche lui ha dovuto attraversare la propria linea d’ombra dopo aver deciso in modo avventato di arruolarsi nell’esercito.
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Alla ricerca della pace
Il libro ritrae la figura immaginaria di Emile Maugin, un immaginario attore teatrale celebre in tutto il mondo che dopo una vita dedicata al lavoro, scopre di essere affetto da una malformazione cardiaca. Maugin è un uomo che si è costruito da solo e che vive il suo successo senza sosta e con tutti gli eccessi che ne conseguono. Quando si accorge di non avere più tempo, inconsciamente la sua mente va a ciò che ha sempre desiderato, ma mai avuto: la pace dell’anima, simboleggiata da una casa con le persiane verdi.
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La felicità è nella fanciullezza
Il libro è strutturato come un insieme di racconti, intervallati da capitoli interamente dedicati a digressioni filosofiche. Sono tre le parti principali del testo, corrispondenti alle tre fasi della vita: il mare, in cui viene rappresentata la spensieratezza della fanciullezza; la città, i cui racconti fanno riferimento ai conflitti di gioventù ed infine la vigna, in cui la maturità porta l’uomo alla consapevolezza di ciò che è veramente importante. Come in tutta la letteratura pavesiana, predomina il tema del ritorno a casa e dei bei giorni della fanciullezza ormai svaniti. La maggior parte dei racconti è pervasa da quel senso di impossibilità nel raggiungere ciò che si desidera, che può essere la vista del mare da fanciullo o l’amore da ventenni. E allora ecco che l’uomo maturo prende coscienza del fatto che l’unico modo per essere felici è chiudersi nel ricordo dei luoghi natii e dell’infanzia spensierata ormai perduta. Pur essendo caratterizzato dalla quasi totalità delle tematiche cardine del pensiero pavesiano, con le quali si può essere d’accordo o meno, il romanzo ha una struttura poco ordinata e l’alternanza di racconti a digressioni filosofiche molto ampie spesso disorienta il lettore.
Diventare parte di un sistema
In alcuni paesi non ben identificati, ma presumibilmente siciliani, avviene una serie di delitti le cui vittime sono giudici e magistrati. L’ispettore Rogas si mette sulle tracce del killer e, dopo svariate indagini, ritiene di averlo individuato in un farmacista recentemente accusato di tentato uxoricidio e sparito dalla circolazione dopo aver scontato la propria pena detentiva. Mentre l’ispettore tenta di rintracciare il presunto killer, accadranno episodi che sembrerebbero distoglierlo dalla via maestra. Il finale lascia spazio a svariate interpretazioni da parte del lettore ed il romanzo tratta il tema particolarmente scomodo dell’adeguatezza della giustizia di stato, di eventuali errori giudiziari e di un contesto tutto italiano in cui trovare il colpevole non sempre è la soluzione migliore da perseguire.
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Uno spaccato di Sardegna del primo 900
Nel suo romanzo forse più noto, l’autrice descrive uno spaccato della Sardegna dei primi del 900, in cui i personaggi sono immersi in una cultura isolana estremamente distante da quella odierna. Il protagonista è Efix, un servo fedele alle sue 3 padrone cadute in disgrazia dopo la morte del padre e costrette ad abbassare il livello del proprio status sociale. La situazione peggiorerà ulteriormente quando Giacinto, il figlio di una quarta sorella emigrata a Roma, decide di trasferirsi in Sardegna. Atteso come un giovane brillante proveniente da una grande città, Giacinto si rivelerà invece un ragazzo immaturo ed inconcludente, che finirà per mettere a rischio i pochi averi restati alle 3 zie. Sullo sfondo di questa storia, descritto come un mero osservatore ma in realtà capace di indirizzare le scelte di tutti, c’è Efix che, seppur dubitando in taluni momenti della sua condizione e del senso della sua vita, riuscirà a trovare la giusta via d’uscita restando fedele al suo ruolo fino alla fine. Il tema principale del romanzo è la condizione di vita del singolo, che ognuno ovviamente cerca di migliorare, talvolta anche a discapito del prossimo. Non sempre però questo è possibile e, dunque, occorre accettare l’esistenza che siamo chiamati a vivere cercando di fare del nostro meglio, per noi stessi e per coloro che ci circondano.
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Padre e figlio si riscoprono
Si tratta di un romanzo di formazione, che narra del rapporto distante tra un padre e un figlio adolescente, che si avvicinano e si ritrovano grazie ad un viaggio di pochi giorni a Marsiglia. Costretti a passare insieme due giorni e due notti insonni nella città francese, i due si confronteranno e riusciranno a confidarsi segreti reciproci che li faranno riscoprire più affini di quanto non pensassero. L’autore ha l’abilità di far percepire distintamente al lettore i sentimenti dei due personaggi, le emozioni che traspaiono dalle parole dette ma soprattutto da quelle non dette, in un crescendo di contrasti che si trasformano via via in complicità. E’ un romanzo toccante, in cui Carofiglio dà il meglio di sé nel rappresentare le dinamiche complesse di uno dei rapporti sociali più conflittuali ma allo stesso tempo più solidi che esistano, quello tra un padre e suo figlio.
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Un incrocio di relazioni d'amore che genera odio r
L’autore, famoso per la serie di romanzi con protagonista il commissario Montalbano, si cimenta in nella scrittura di quello che lui stesso definisce un “giallo”. Un auto viene ritrovata in una scarpata al km 123 dell’Aurelia con a bordo Giulio Davoli, noto imprenditore edile, rimasto gravemente ferito nell’incidente. Il racconto si concentra sulla descrizione dei vari personaggi che ruotano intorno alla figura di Davoli e che con lo stesso intrattengono relazioni di diverso tipo. L’intento dell’autore è quello di accompagnare il lettore alla soluzione del caso, fornendo il minimo indispensabile di indizi per intuire il colpevole. Tuttavia, a mio avviso Camilleri non è riuscito nell’intento: la soluzione del mistero appare chiara ben prima della rivelazione finale ed inoltre la trama nel suo complesso risulta decisamente poco originale. E’ un libro distante anni luce dagli strepitosi romanzi del commissario Montalbano, a cui Camilleri ci ha abituato.
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L'Assurdo si combatte con la solidarietà
L’autore narra la storia di Orano, una piccola città algerina, che dopo essere stata travolta da un’epidemia di peste è costretta a chiudersi al mondo esterno combattendo senza tregua contro il morbo. Camus descrive in modo introspettivo i personaggi, dando una rappresentazione dei vari modi con cui la psiche umana può reagire ad un evento del tutto inaspettato. C’è chi si rifugia nella fede, chi si dà da fare per contrastare gli eventi, chi prova a fuggire e chi lucra sulle disgrazie altrui. Tuttavia, col passare del tempo, apparirà evidente che l’unico modo per salvarsi è unire le forze per combattere insieme un nemico invisibile, figlio di quella rappresentazione dell’Assurdo alla base del pensiero filosofico dell’autore. Il messaggio che vuole dare Camus con il suo romanzo è chiaro: soltanto attraverso la solidarietà gli uomini riusciranno a vincere le sfide assurde, in quanto inaspettate, che la vita mette loro davanti; il conseguimento della felicità del singolo anche a discapito degli altri porterà soltanto ad una sconfitta di tutti.
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Le contraddizioni di una vita
Il romanzo narra la storia di Julien Sorel, nato a Verrieres, remoto paese della Francia post napoleonica, da un padre che non lo stima perché incapace di rendersi utile nell’azienda di famiglia. Julien, infatti, è affascinato dai libri e dallo studio, dotato di una memoria infallibile finirà per accettare l’offerta del sindaco del paese natio che lo ingaggerà come precettore per i figli. La caratteristica principale del protagonista è la sua voglia di emergere, di affermarsi nella “buona società” e di arrivare il più in alto possibile; egli, infatti, nutre un senso di rivalsa nei confronti del padre che lo fa sentire in obbligo di elevarsi socialmente. Intraprenderà dunque la carriera religiosa, pur essendo attratto da quella militare, nutrendo una stima nostalgica per la figura di Napoleone. Sullo sfondo, ma non troppo, le vicissitudini amorose del giovane Sorel, che si innamorerà di due donne, patendo il divario sociale che gli impedisce di avvicinarsi ad esse. “Il rosso e il nero” è un’opera parzialmente autobiografica – il conflitto con il padre, le simpatie napoleoniche – in cui Stendhal mette in evidenza le contraddizioni della società del tempo, incarnandole nel protagonista e mettendo in evidenza la sua sofferenza di fronte ad un sistema sociale che definisce priorità di vita non sempre condivisibili.
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In 2773 anni ne sono successe di cose a Roma
I vicoli, i monumenti e l’atmosfera di Roma fanno da sfondo alle principali vicende che hanno segnato, nel bene o nel male, questa città. L’autore ripercorre questi eventi con una capacità narrativa eccelsa, riuscendo a far percepire al lettore l’atmosfera legata al periodo storico attraversato e i sentimenti dei personaggi coinvolti, senza limitarsi alla sola cronaca di quanto accaduto. Il libro è molto scorrevole e salta continuamente da un periodo storico all’altro: in un capitolo potremmo trovarci in epoca romana ed assistere all’assassinio di Cesare, analizzandone tutti i risvolti umani e politici; nel capitolo successivo potremmo essere catapultati in epoca contemporanea venendo coinvolti nella storia del delitto di Via Puccini, sorprendentemente collegato all’acquisto della Villa di Arcore da parte di Berlusconi. Ci inoltreremo nei vicoli della Roma papalina per respirare l’ oscurantismo e gli intrighi di corte di quel periodo, saliremo sul Gianicolo per partecipare agli eventi sanguinosi della Repubblica Romana del 1849 e ci sposteremo a Porta Pia per la famosa Breccia del 20 settembre 1870 che sancirà la definitiva formazione del Regno d’Italia con la conseguente sottrazione al papato del potere temporale, che gli sarà restituito parzialmente con i Patti Lateranensi del 1929. L’assenza di un ordine cronologico nella narrazione degli eventi sembrerebbe un difetto del libro, ma in realtà la scelta dell’autore conferisce ulteriore dinamismo al testo rendendolo ancora più intrigante per il lettore. Ritengo che questo sia un libro molto utile sia per chi già conosce Roma e ne voglia approfondire ogni aspetto che per chi vuole visitarla per la prima volta e scoprirne i luoghi che hanno fatto da sfondo agli eventi studiati sui libri di storia.
La realtà non è sempre quella che appare
Il giornalista e conduttore televisivo si cimenta nella scrittura di un romanzo che vuole denunciare il meccanismo odierno della macchina del fango e come alcune notizie create ad arte finiscano per diffamare persone integerrime. I protagonisti del romanzo sono due: Antonio, classico cinquantenne squattrinato di professione giornalista disposto a qualsiasi cosa pur di far svoltare la propria vita e raggiungere il successo e Fausto, faccendiere romano molto ricco che odia la popolarità e rifugge qualsiasi contesto sociale. Antonio ha l’obiettivo di trovare prove di comportamenti immorali da parte di Fausto ed arriva ad utilizzare quei mezzucci assolutamente deprecabili propri di certa stampa moderna: piega la realtà al suo volere, creando fotomontaggi e notizie false che gettano fango sulla propria vittima. Fausto cerca di difendersi, cercando di dimostrare che ciò che viene detto sul suo conto sono solo dicerie. Alla fine si scoprirà che i due non sono poi tanto diversi.
Seppur con una trama non troppo articolata, Floris riesce nel tentativo di denunciare i comportamenti di certa stampa disposta a tutto pur di arrivare allo scoop e, nel contempo, ci fa riflettere sul fatto che spesso basarsi sulla sola conoscenza indiretta delle persone può portare a giudizi affrettati o completamente errati a causa della poca attendibilità della fonte dalla quale attingiamo le nostre informazioni.
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