Opinione scritta da eleonora_galletti
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Delicato, a tratti disarmante
Kitchen è un breve racconto, costituito da due parti: Kitchen e Plenilunio.
Nella prima parte, la protagonista Mikage, che ha da poco perso l’unico membro rimasto della sua famiglia, ovvero la nonna, si trova a dover fare i conti con il disorientamento e la mole di dolore che un lutto di tale portata porta con sé. Guarda caso l’unico luogo che sembra darle pace è proprio la cucina. In cucina Mikage si sente al sicuro, riesce a trovare i suoi attimi di gioia e di essa farà infatti il suo mestiere. Trovatasi completamente sola, Mikage viene invitata da Y?ichi a vivere insieme a lui e sua madre Eriko, che si svela essere una trans.
Ad aggiungersi al bellissimo racconto sul percorso di transizione di questo personaggio, che decide di voler diventare donna dopo la morte della sua compagna -tanto ormai di quale altra donna si potrà mai innamorare- e che rimane sola a crescere il figlio Y?ichi, l’autrice per mezzo di Eriko comunica il senso della vita che sopravvive alla morte: a cosa serve piagnucolare e credersi i più sfigati del mondo, quale più nobile insegnamento si può trarre dal lutto se non far di tutto per godersi la vita fino all’ultima gocciolina?
Nella seconda parte Plenilunio, abbiamo a che fare con un secondo lutto, quello di Eriko, che fa incontrare i due ragazzi, Mikage e Y?ichi, nella comunione della loro solitudine. Mescolando le proprie assenze i due capiscono di voler continuare a camminare insieme. Da qui una flebile luce si avvia ad aprire un tunnel nelle tenebre, ed ecco il plenilunio.
Lo stile del testo è semplice e asciutto e seppure richiami ad ogni pagina l’assenza legata alla morte, riesce a mantenere una piacevole freschezza e leggerezza. Banana Yoshimoto sembra amare le metafore e ci regala dei sottili parallelismi tra gli stati d’animo dei personaggi e i paesaggi che descrive. E così davanti a “L’ aria era color grigio piombo. Le nuvole venivano trascinate via dal vento con una forza incredibile” cogliamo l’imprescindibile allontanarsi di due anime; oppure tramite “la spiaggia fredda dove ero stata fino a poco prima, e il mare nero e agitato. Il rumore delle onde arrivava fin là” sembra di calarci, quasi per osmosi, nell’inquietudine di Mikage che contempla il suo buio.
Delicato nel parlare di temi ad alto carico emotivo come quello della transizione sessuale e dell’orfanità, questo romanzo riesce ad essere disarmante e procurarci il riso nei passi più inaspettati. Molto consigliato.
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