Opinione scritta da SaRA8993

19 risultati - visualizzati 1 - 19
 
Gialli, Thriller, Horror
 
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
SaRA8993 Opinione inserita da SaRA8993    21 Gennaio, 2021
Top 500 Opinionisti  -  

LA VERTITA' DEL SANTO GRAAL

Nel museo del Louvre a Parigi, è stato trovato morto il custode, in una posizione particolare che ricorda “L’uomo Vitruviano” di Leonardo Da Vinci. Ad indagare sulla faccenda viene chiamato il professore dell’Università di Harvard, Robert Langdon accompagnato da una figura femminile che si rivelerà una testimone molto preziosa nella ricostruzione dei fatti soprattutto per ciò che riguarda il collegamento tra quest’uomo, il pittore italiano del 400 e una società segreta, il Priorato di Sion.
Ed è proprio di segreti che si parla: attraverso la decodificazione di codici, di simboli e preziosi manoscritti, indizi dissipati in importanti opere d’arte, Robert Langdon si abbandona in un viaggio pieno di misteri e importanti verità taciute nel tempo che lo portano sino alla scoperta del Santo Graal, fulcro della più grande leggenda della storia che sarebbe stato protetto proprio da quella società segreta e che rivelerebbe una verità che se scoperta farebbe sprofondare la Chiesa e l’intero Cristianesimo nella rovina più totale, andando ad intaccare i principi fondamentali su cui si fonda questa religione.
Indubbiamente uno dei best steller più famosi e avvincenti degli ultimi anni, un thriller che ti lascia senza fiato, un turbinio di emozioni che non vengono tradite dal finale inaspettato.
C’è una precisazione da fare: questo è un romanzo, non un saggio storico per cui va letto pensando a questo fatto, senza credere a tutto quello che c’è scritto come verità assoluta anche perché l’argomento principale è la leggenda e in quanto tale, una leggenda, ha sì un fondamento di verità ma anche una buona dose di mistero. Dan Brown in questo è stato un maestro di furbizia; scrivere una storia affondando il coltello nella curiosità della gente, da sempre affascinata da argomenti come questi, segreti della Chiesa, scandali, misteri, templari, sette e società segrete e simbolismi vari nei dipinti e nelle sculture.
E così “Il Codice da Vinci” si fa strada tra mito, arte, storia e religione, in uno scenario ricco di colpi di scena, descrizioni minuziose di luoghi e di personaggi, con particolare attenzione alle opere d’arte di Leonardo e di atri artisti, dividendo la storia in varie storie che si svolgono contemporaneamente, passando da una all’altra, raccontandole insieme, sino a giungere al finale che riunisce tutti i personaggi, antagonisti e principali.
Consigliato.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
60
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi
 
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
SaRA8993 Opinione inserita da SaRA8993    15 Gennaio, 2021
Top 500 Opinionisti  -  

LA BIBLIOTECA DEL MISTERO

E’ Medioevo e nell’abbazia di Melk, in Austria, succedono fatti indicibili: in una settimana, quattro omicidi di quattro monaci fanno sprofondare l’ordine Francescano in un clima di disagio, di paura e di grave danno.
Il monaco Guglielmo, arrivato in abbazia insieme al suo novizio Adso, è incaricato di indagare sulla questione e con la sua arguzia, astuzia, perspicacia, furbizia e dottrina, ricostruendo fatti, indizi, indagando su cause, interrogando sospetti come un perfetto detective, riesce ad arrivare al colpevole di questi omicidi, a capire le intenzioni e le motivazioni che sembra girino tutte intorno a delle informazioni contenute nella biblioteca dell’abazia, opportunamente protetta dal bibliotecario e dall’abate stesso.
Romanzo storico cult della letteratura italiana del 900 molto potente ed interessante in cui immergersi nelle nozioni storiche più pure, nei ragionamenti filosofici sulla vita e sulla morte, sulla miseria e la povertà, in cui il lettore può appassionarsi alla narrazione e nel contempo immagazzinare nozioni di teologia, storia, storia delle religioni, nozioni sulle principali eresie sorte in quel tempo che causarono atti di contrasto alla vita monastica che fecero sprofondare molti religiosi, sui rapporti tra papato e impero in quel periodo.
Gli argomenti che riguardano il romanzo possiamo altresì dire che si concentrano sulla mancanza di rispetto dei principi e dogmi della cristianità e dell’ordine stesso che avrebbe causato azioni impure, tra cui anche la lussuria fisica e di sapere, perpetrate da parte di chi avrebbe dovuto assumere un atteggiamento austero e non peccaminoso come scelta personale.
Le citazioni in latino che si possono notare nella lettura di questa opera dimostrano l’immensa cultura e acume dell’autore che inserisce all’interno del romanzo elementi di svariata natura oltre quelli citati prima, tra cui anche nozioni di erboristeria (nella misura di proprietà benefiche e malefiche delle piante), di architettura (nella descrizione dei luoghi e dell’abbazia) e di biblioteconomia.
Sicuramente d’ispirazione per tanti autori di best seller thriller, per l’alta tensione di mistero e avventura, imprescindibile la lettura almeno una volta nella vita.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
120
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi
 
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
SaRA8993 Opinione inserita da SaRA8993    04 Gennaio, 2021
Top 500 Opinionisti  -  

I LUPI: UNA SECONDA FAMIGLIA

Luke Warren è un uomo che grazie al suo lavoro è sempre in contatto con i lupi selvatici e li ama così tanto da decidere di seguire per due anni interi un branco nei boschi del Quebec, integrandosi talmente tanto da prendere le loro abitudini, comportarsi come loro, vivere, mangiare, combattere, sino a diventare letteralmente uno di loro, essere accettato del branco.
Poco gli importa di avere una moglie che ha abbandonato per questo folle gesto e un figlio, Edward, che a causa dell’incostanza e dell’assenza se n’è andato all’età di diciotto anni.
Luke ora, con il divorzio alle spalle, vive con sua figlia Cara in una roulotte e i lupi, nelle montagne del New York Hampshire sino a quando una catastrofe cambia per sempre le loro vite: un incidente stradale li colpisce e ad averne la peggio è proprio il padre che sul letto di ospedale ora è in uno stato vegetativo, in coma cerebrale irreversibile non in grado si riprendersi più.
Inizia così una battaglia legale per diventare il tutore definitivo di Luke, a colpi di accuse, risentimenti, ripicche, vendette, sogni, speranze , bugie e segreti taciuti che vede protagonisti sia Cara che Edward: se per Edward, il risentimento e l’odio nei confronti del padre, viene messo da parte quando è tempo di decidere se interrompere il mantenimento artificiale della vita, come Luke stesso avrebbe voluto, per Cara l’idea di abbandonare per sempre quel padre con cui ha avuto sempre un bel rapporto e che considera un eroe, un combattente, un vero lupo, è inconcepibile, al limite di accusare il fratello di volerlo uccidere.
D’altronde la giovane età di Cara influisce sul suo rifiuto della morte e dell’evidenza dei fatti, tanto che si aggrappa a qualunque appiglio pur di affermare che non tutto è perduto; la speranza che suo padre possa risvegliarsi come è successo ad altre persone nella sua stessa condizione, è l’unica cosa che le dà la forza di combattere.
Tematica molto bella e seria, quella dell’eutanasia. L’autrice riesce con maestria creare un romanzo avvincente, ricco di colpi di scena e finale commuovente, con spunti di riflessione interessanti e descrizioni intelligenti, senza cadere nell’aggressività od opinioni personali sulla questione. L’interruzione di una vita, la contemplazione della morte e i sensi di colpa che inevitabilmente riaffiorano quando ci si accorge che si sta perdendo una persona cara; tutti elementi che fanno di questo romanzo una lettura molto toccante, puro, verosimile.
La storia è suddivisa in capitoli e ognuno di questi porta il nome del personaggio che in quel momento sta parlando, come titolo.
Significativi i racconti di Luke sulla sua vita (che risultano essere passaggi della sua autobiografia perfettamente inerenti se rapportati metaforicamente ai fatti reali che succedono in quel momento)con i lupi con particolare attenzione alla descrizione delle abitudini e comportamenti del branco nei suoi confronti; di certo da questo libro, si possono imparare tante nozioni su questi bellissimi animali.
Finale struggente ma atteso che rispetta le aspettative, la lettura scorre veloce, sicuramente una lettura da fare.
Un particolare accenno va fatto alla personalità sprezzante e combattiva del personaggio di Cara, una piccola donna di diciassette anni, non legalmente importante per questioni così delicate ma che ricorda proprio nel suo modo di fare la protagonista di un’altra storia scritta proprio da Jodi Picoult “La custode di mia sorella”.
Splendido, consigliato.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
"La custode di mia sorella" di Jodi Picoult.
Trovi utile questa opinione? 
70
Segnala questa recensione ad un moderatore
Classici
 
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
SaRA8993 Opinione inserita da SaRA8993    15 Dicembre, 2020
Top 500 Opinionisti  -  

DOPPIA IDENTITA'

Grande classico italiano della corrente verista del ‘900.
Pirandello con la sua magistrale bravura, ci trasporta in una storia che al tempo la critica aveva giudicato come inverosimile a dimostrazione che a volte la realtà a volte supera la fantasia. Questo fatto viene spiegato dallo stesso Pirandello alla fine, rivendicando il suo diritto di abbandonarsi nella fantasia della scrittura senza tralasciare però alcuni particolari presi d'ispirazione nella vita reale.
Mattia Pascal è il personaggio perfetto di questo romanzo introspettivo che tratta argomenti come la morte, la religione, lo spiritismo, la solitudine, il dolore, la follia, l’ingegno e l’astuzia, la disperazione; un uomo, Mattia Pascal appunto, che scopre della sua morte da un giornale sul treno, in viaggio di ritorno a casa e profondamente amareggiato e arrabbiato perché né sua moglie, ne nessun altro, si è accorto che il cadavere suicida non era lui, decide di assecondare la notizia e di cambiare identità, uccidendo Mattia Pascal e diventando Adriano Meis.
Costruendosi una nuova identità era necessario non solo cambiare il suo aspetto ma anche ricostruire quella vita passata farlocca cercando di rispondere a quelle ipotetiche domande che gli avrebbero potuto fare, senza tralasciare nessun particolare. Ma ben presto quella vita fittizia che si era costruito si dimostrò soffocante e non riuscendo più a sopportare quella condizione di anonimato che lo incatenava, decide di inscenare il suo suicidio. E’ la sua seconda morte. Questa volta però di Adriano Meis.
Tornato nel suo paese da Roma dove si era stabilito presso una famiglia affittacamere, si riappropria dell’identità di Mattia Pascal, vivo di nuovo dopo due anni, rancoroso e pieno di rabbia verso la moglie, la suocera e gli amici tutti che lo credettero morto ma pronto a rincominciare, non prima aver fatto visita alla sua tomba che recava il suo nome affibbiato a qualche altro sciagurato a cui è stata rubata l’identità. Dopo lo smarrimento di non sapere più chi fosse egli stesso, ora si riconobbe.
Magistrale, potente e divertente, irriverente con tantissimi punti di riflessione.
Adorabile la metafora del lanternino della speranza spiegata nel tredicesimo capitolo, che se acceso costantemente dentro di noi, illumina tutto il buio intorno.
Diciotto capitoli di pura maestria. Consigliato.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
120
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi storici
 
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
SaRA8993 Opinione inserita da SaRA8993    03 Dicembre, 2020
Top 500 Opinionisti  -  

L'ARTE E LA BELLEZZA

Una semplice ragazza, raffigurata con una cuffia azzurra e un drappo color oro a coprire la testa, il viso leggermente rivolto di lato, intenta a guardare qualcuno alle sue spalle, con un orecchino di perla ad illuminarle il viso, già intriso di una luce proveniente da destra della tela.
Chissà se il quadro sarebbe venuto così bello se a posare per Vermeer fosse stata un’altra fanciulla e non Griet, la domestica venuta a prestare servizio presso la sua famiglia qualche mese prima. Probabilmente sì ma la leggiadria, la semplicità e la raffinatezza che fuoriescono da questa tela ci fanno capire che tra i due c’è stata una complicità tale che il pittore sia riuscito a rendere preziosa e speciale una semplice fanciulla, merito anche del modo di fare di lei, timido e a volte impacciato con il quale riesce a conquistare la fiducia del padrone diventando sua assistente, aiutandolo nella macina dei colori, nella sistemazione degli oggetti, nella rifinizione dei particolari. d'altronde solo lei riesce a comprendere il significato profondo dei quadri del suo padrone. E’ l’unica donna della casa ad essere ammessa nel suo atelier, nemmeno la moglie Catharina ne ha il permesso.
Ed è proprio lei a sentirsi offesa quando scopre il quadro del marito: avrebbe voluto essere ritratta lei e non la domestica che per giunta indossa i suoi preziosi orecchini e peraltro sospetta che sia stata lei a rubarglieli. Nonostante il quadro non fosse che una commissione quasi da esibire come un trofeo per il ricco mecenate Van Ruijven che rimase incantato dal fascino gentile e fresco della giovane ragazza con cui aveva spesso tentato di approcciarsi fisicamente con i suoi modi viscidi e untuosi.
Sentendosi in colpa per aver creato c scompiglio, Griet scappa, sicura di voler cambiare vita. Chissà se c'è spazio nel suo cuore per Pieter, quel ragazzo che si è dimostrato sin da subito attento e premuroso nei suoi confronti.
La scrittura è talmente scorrevole che la storia si legge facilmente tutta d’un fiato, senza sosta.
Si può affermare che siamo di fronte ad un romanzo che ricostruisce un probabile retroscena di uno dei dipinti più famosi al mondo (Olio su tela – Jan Veermer, 1665. “Ragazza con il turbante conosciuta anche come “Ragazza con l’orecchino di perla”, conservato in un museo nei Paesi Bassi.) di cui non si conosce l’identità reale della ragazza dipinta ma Tracy Chevalier ne immagina la storia, contornandola di personaggi immaginari che avrebbero potuto sicuramente esistere e creare uno scenario perfetto di un pittore del 1600 con una passione per i ritratti, soprattutto femminili; un genio a volte incompreso ma estremamente attaccato al suo lavoro che non si lascia consigliare da nessuno se non in questo caso da Griet su cui esercita un fascino ammaliante tanto da convincerla a posare per lui più volte, in vesti non consone alla sua posizione, in atteggiamenti non adatti ad una donna di basso ceto sociale, ad indossare orecchini preziosi.
Decisamente abile nella scrittura, l’autrice riesce a catturare l’attenzione del lettore.
Lettura leggera, consigliata a tutti.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
120
Segnala questa recensione ad un moderatore
Gialli, Thriller, Horror
 
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
SaRA8993 Opinione inserita da SaRA8993    24 Novembre, 2020
Top 500 Opinionisti  -  

I TEMPLARI HANNO UN SEGRETO

Cotton Malone è un ex agente del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, trasferitosi definitivamente a Copenaghen per gestire una libreria antiquata. Stephanie Nelle, suo ex capo approda in città e Cotton si rende subito conto la sua visita ha un secondo fine: partecipare ad un’asta per comprare un libro apparentemente inutile sulla cittadina Renne le Chateau in Francia, il pezzo mancante del puzzle a cui stava lavorando il marito Lars, studioso e appassionato di Templari, autore di best seller di successo.
Ma Stephanie non è l’unica ad essere interessata al libro e ben presto la scena scena si infiamma con un intreccio tra i personaggi a suon di inseguimenti, complotti e sabotaggi per arrivare ad un unico scopo: scoprire la Grande Eredità dei Templari, per tantissimi anni celata ai Templari stessi.
Romanzo interessante per l’argomento, avvincente ma troppo carico di personaggi, sia nelle digressioni storiche, sia all’interno della trama in sé e questo potrebbe confondere il lettore, anche perché i personaggi citati devono essere ricordati tutti perché vengono poi ripresi nelle pagine successive e appaiono fondamentali nella comprensione della storia. Più che altro sembra un tentativo di “allungare il brodo e arrivare a cinquecento pagine di romanzo.
Pur non conoscendo i rapporti e la conoscenza di Steve Berry e Dan Brown, il romanzo appare come un brutta copia de “Il codice da Vinci”, per quanto riguarda stile e struttura della storia nonché ovviamente l’argomento: lo stile descrittivo, l’attenzione ai particolari, la struttura della trama organizzata con lo sviluppo di due/tre storie che si svolgono in parallelo, intrecciate una con l’altra da elementi comuni, e che solo verso la fine si uniscono insieme, la scelta di un uomo e una donna come protagonisti principali (Cotton prende il posto del prof. Robert Langdon), la leggenda che si mischia a fatti storici, misteri e complotti, sono praticamente uguali. Unica differenza appare la modalità con cui i protagonisti ricercano la verità (la ricerca degli indizi nei dipinti è quasi nulla) e il mistero da risolvere in sé: niente Santo Graal ma la ricerca per l’appropriazione della Grande Eredità lasciata ai Templari dall’ultimo dei maestri, che avrebbe rivelato segreti che avrebbero cambiato la visione del mondo occidentale e contribuito ad una rivoluzione religiosa sensazionale.
La descrizione minuziosa della tortura subita dal Maestro Jacques de Molay proprio all’inizio è una scelta stilistica che potrebbe far impantanare un lettore che si approccia al genere per la prima volta, indisponendolo un po’.
Romanzo consigliato a chi piace il genere e a chi non ha letto “Il codice Da Vinci” . Per chi invece l’ha letto; è opportuno che sappia che sono presenti tante similitudini con quest’ultimo per riuscire ad apprezzare o meno la storia.
Apprezzabile la precisazione dell’autore nelle pagine finali sulla veridicità o meno di alcuni punti scritti, al fine di chiarire che si tratta di un romanzo e non di un libro di storia.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
50
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi storici
 
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
SaRA8993 Opinione inserita da SaRA8993    22 Novembre, 2020
Top 500 Opinionisti  -  

KITTY,CARA AMICA MIA


Non si può pensare di non leggere questa testimonianza nel corso della propria vita.
Nel 1942 Anna Frank era solo una ragazzina di tredici anni che voleva raccontare le vicende dell’’alloggio segreto” di Amsterdam alla sua migliore amica immaginaria Kitty attraverso lettere nel suo diario segreto che giorno per giorno, riportano i momenti più salienti della sua vita da prigioniera ebrea costretta a nascondersi con la sua famiglia e altri ebrei in un nascondiglio segreto per non essere deportati nei campi di concentramento.
All’interno di questo diario non troveremo scritto niente che riguarda i campi di sterminio per il semplice fatto che Anna non è sopravvissuta, non ha fatto in tempo a raccontarci un’esperienza seppur brutale a testimoniare la malvagità dell’animo umano in grado di annientare corpo e mente di un altro essere vivente, poiché Anna e la sua famiglia furono condotti a morire in Germania nel 1944, tre giorni dopo dalla sua ultima lettera del diario.
All’interno di questo diario, trovato dopo la guerra in soffitta della sua casa, troveremo una ragazzina che subisce una trasformazione fisica e mentale nei due anni di permanenza nell’alloggio; cresce,matura,diventa più saggia, forse grazie al suo carattere riflessivo o forse anche la guerra che in un certo senso la sprona a pensare positivamente in una sorta di difesa personale subconscia. I suoi genitori la trovano impertinente, molto spesso irrispettosa e arrogante ma lei è solo una ragazzina che vuole spezzare la convenzionalità, vuole affermare i suoi pensieri, non si vergogna di comportarsi come la sua coscienza e il suo buonsenso comandano e non come gli altri vorrebbero che si comportasse; per questo spesso assume un atteggiamento di chiusura nei confronti di chi non capirebbe a pieno i suoi stati d’animo.
C’è anche tempo per l’amore in quegli anni: Anna per la prima volta, a quindici anni, prova dei sentimenti per Peter, il figlio della famiglia Van Daan che vive con loro e non se ne vergogna nonostante ne sia piacevolmente stupita. Ma tutte quelle emozioni che la rendono felice molto spesso vengono taciute dalla paura di essere scoperti (quando i ladri entrano in casa), dalla paura scatenata da bombe,razzi e guerriglie là fuori, in un’Olanda in mano a tedeschi che aspetta la liberazione degli inglesi e dall’intima consapevolezza di essere ancora viva e fortunata rispetto ad altri ebrei: Anna vede un futuro davanti a sé, ha dei sogni, progetti,speranze, vuole diventare cittadina Olandese e chissà magari un giorno diventare una scrittrice famosa. In fondo, legge tanti libri nel suo rifugio, le tengono compagnia e scrive tanto, guarda fuori dalla finestra del solaio e sogna ad occhi aperti ammirando il cielo che le dona quel sapore di libertà che sa di non poter ottenere. Nell’ultimo periodo diventa molto saggia, riesce ad affrontare le liti con i suoi, i problemi in casa, argomenti politici in maniera più consapevole; Anna è una donna bella che fatta nel corpo da ragazzina.
E allora la domanda che viene da chiedersi è: che donna sarebbe stata Anna se avesse avuto la possibilità di realizzare i suoi sogni? Che grande apporto avrebbe dato all’umanità se avesse avuto la possibilità di sopravvivere e condurre una vita coi princioi morali che aveva?
Non lo sapremo mai ma c’era del grande potenziale. Ci accontentiamo di questo suo diario che non avrebbe mai pensato che potesse essere poi conosciuto e letto in tutto il mondo.
E ci immaginiamo un po’ quel suo primo libro intitolato “Het Achterhius” , “ Il Retrocasa” che sarebbe stato sicuramente uno dei libri di maggiore successo degli ultimi tempi.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
120
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi
 
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
SaRA8993 Opinione inserita da SaRA8993    18 Novembre, 2020
Top 500 Opinionisti  -  

QUANTO E' FORTE L'AMORE PLATONICO? UNPOPOLAR OPINI

Ci troviamo negli ultimi anni dell’Ottocento.
Florentino Ariza è innamorato della giovane colombiana Fermina Daza con cui ha un rapporto solo epistolare per un breve tempo poiché lei è promessa sposa ad un uomo molto importante,sicuramente di un ceto sociale maggiore di quello di Florentino, Juvenal Urbino. Piano piano i due si conoscono e vivono una vita abbastanza felice, nonostante le liti
Intanto Florentino per essere degno della sua amata e guadagnarsi una posizione di più alto e rispettabile livello sociale, decide di lavorare nella Compagnia Fluviale dei Caraibi, sotto le ali di suo zio e alla morte di Juvenal, prende la palla al balzo: non resiste e rincomincia il feroce corteggiamento epistolare verso Fermina, la donna che ha sempre amato, nonostante le innumerevoli donne conquistate durante la vita e innumerevoli passioni effimere consumate nel tempo. Nessuna donna è come lei e dopo cinquantatrè anni riescono finalmente a coronare il loro sogno d’amore, vissuto sino a quel tempo in maniera platonica ma costante.
Gabriel Garcia Marquez è riuscito a trascrivere in un libro una storia dal sapore di soap opera: un amore complicato, speranze tradimenti, gioie e dolori.
Si potrebbe definire il personaggio di Florentino, in un’analisi in linea con la storia di cui è protagonista, come un uomo solo forse un po’ debole che affoga i suoi dispiaceri di non poter vivere il suo unico vero amore per Fermina, lasciandosi trasportare dai piaceri della carne con donne dissolute, a volte prostitute a volte semplicemente vogliose. Nessuna però lo coinvolge emotivamente poiché il suo cuore rimane incatenato ad una sola donna.
Ma c’è da chiedersi: quanto è potente un amore platonico? Così tanto da poter giustificare l’atteggiamento di Florentino? Dice la verità un uomo che afferma di amare una ed una sola donna e poi si lascia ammaliare dalle passioni terrene travolgenti e effimere con altre donne?
L’unica cosa certa è che a Fermina sembra non importare molto. D’altronde è stata lei a rifiutarlo parecchie volte, a rimarcargli quanto non fosse più innamorata di lui e ad essere inizialmente dubbiosa e riluttante al suo rinnovato corteggiamento epistolare dopo la morte del marito ma alla fine cede alle lusinghe per abbandonarsi a quell’uomo che con ostinata pazienza l’ha aspettata per cinquantatrè lunghissimi anni,segno di un amore forte che lo ha incastrato prima nell’anima e poi nel fisico.
A differenza di altre storie sentimentali in cui i due amanti lottano contro i giudizi, i pregiudizi, le discordie nelle famiglie, solo per affermare il loro unico, sincero e strabiliante amore (Romeo e Giulietta docet) in questa, l’amore platonico la fa da padrone: i due amanti si aspettano a vicenda per vivere davvero gli ultimi anni della loro vita insieme, concretizzando anche quella che è la parte fisica del rapporto, che è quello che hanno sempre desiderato.
Un capolavoro dello scrittore, diventato uno dei libri inseriti nella classifica di quelli da leggere prima di morire, per alcuni sopravvalutato, per altri superbo.
Tradotto in varie lingue del mondo è sicuramente consigliato da leggere per le ragioni scritte sopra.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
90
Segnala questa recensione ad un moderatore
Classici
 
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
SaRA8993 Opinione inserita da SaRA8993    12 Novembre, 2020
Top 500 Opinionisti  -  

SUPERBAMENTE BELLO


Dorian è un giovane e aitante ragazzo che accetta di posare come modello per il famoso pittore Basil Hallward che gli fa un ritratto magistrale, sontuoso, bellissimo. Ad opera finita, Dorian, s’innamora follemente della sua immagine riflessa sulla tela talmente tanto che decide di fare un patto con il diavolo per rimanere giovane per sempre e conservare la sua avvenenza ed eleganza mentre ad invecchiare sarebbe stato il quadro.
Resosi conto di quanto bella sia la sua giovinezza decide di viverla appieno assaporando tutti i piaceri di un vita sregolata, passionale e anche illegale, tanto che arriva persino a commettere degli omicidi.
A farne le spese, il quadro, che diventa sempre più cupo, triste, scavato e sopratutto brutto come la sua coscienza sporca e Dorian di questo ne è consapevole.
Grande classico di Oscar Wilde,sicuramente la più grande opera dell’Estetismo inglese dell’epoca ottocentesca.
Il fascino delle cose e delle persone, il piacere effimero delle emozioni sfuggenti ed estreme, la bellezza dell’esteriorità, l’attrazione per tutto ciò che è bello, superbo, frivolo, labile ma terribilmente affascinante, grandioso, stupefacente, l’osservazione meticolosa del motto “carpe diem” e “ricordati di osare sempre” nel modus operandi di chi è più attratto dal vivere il presente piuttosto che rimanere ancorati al passato pensando al futuro claudicante ed incerto ma che dimostra una superficialità di fondo della visione del mondo: queste sono le tematiche principali del romanzo,inserito nella corrente più spinta e mondana di quel tempo.
Certamente d’ispirazione per gli esteti di tutto il mondo tra cui l’italiano Gabriele D’Annunzio che con “Il Piacere” creò una pietra miliare della letteratura.
Analizzando l’opera possiamo ritrovarci anche ad affermare una similitudine artistica: il personaggio di Dorian Grey che si innamora della sua immagine ricorda il mito di Narciso,che guardandosi nello specchio di acqua trasparente di una pozzanghera si invaghisce di se stesso sino a morire di disperazione; da qui il termine “narcisista”, entrato nel linguaggio comune di tutti i giorni.
Grande classico da leggere assolutamente almeno una volta nella vita non dimenticando di conoscerne il contesto storico, politico e culturale in cui è stato scritto e in cui ha vissuto l’autore per riuscire a comprendere appieno la storia in sé.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
120
Segnala questa recensione ad un moderatore
Gialli, Thriller, Horror
 
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
SaRA8993 Opinione inserita da SaRA8993    10 Novembre, 2020
Top 500 Opinionisti  -  

QUEL MATTO DI POIROT

A Styles Court, in Inghilterra, si è commesso un omicidio: Emily Inglethorp è stata avvelenata nella sua casa nel cuore della notte o almeno così sembra. Ad indagare viene chiamato Poirot, l’investigatore belga molto stimato dai suoi colleghi, contattato niente di meno che da John, il figlio della defunta, per risolvere il caso. Il principale indiziato è il giovane marito della donna, Alfred Inglethorp, sospetto sia per la sua fama non troppo apprezzata, sia per le accuse decise che gli vengono rivolte dalla segretaria di Emily che dice di sapere chi è l’assassino e il perché avrebbe avuto interesse nell’uccidere la signora. Solo Poirot riuscirà a scoprire la verità con la sua proverbiale capacità intuitiva
districando ogni minimo particolare in una scena famigliare complicata, colma di personaggi, sospetti, indizi, congetture e alibi.
A narrare la storia è il capitano Hartur Astings, amico di Poirot, che era andato proprio in quei giorni a fare visita al suo amico John
a Styles Court.
Primo romanzo giallo di Agatha Cristhie in cui compare per la prima volta in assoluto la figura di Poirot, l’eccentrico, sagace, intelligente e un po’ pazzoide investigatore privato di origini belghe che con il suo accento francese ha conquistato milioni di persone con le sue indagini ricche di ricostruzioni minuziose, precise e mai scontate, perché niente è come sembra e tutto va analizzato, niente escluso, anche i particolari che sembrano più insignificanti ma che danno un margine di chiarezza sullo sfondo della scena.
Un giallo appassionante e avvincente in cui il lettore viene trascinato completamente nelle vicende di quello che è un delitto perfetto e per chi non conoscesse il personaggio di Poirot è sicuramente il romanzo giusto per approcciarsi a questa nuova scoperta.
Da leggere assolutamente. Consigliato anche come audiolibro, sicuramente una bella esperienza.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
I libri di Agatha Cristhie.
La trama con un delitto famigliare a tema di eredità mi ha ricordato "Assassinio in villa" di Fiona Grace che sicuramente ha preso ispirazione da questo.
Trovi utile questa opinione? 
70
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi
 
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
SaRA8993 Opinione inserita da SaRA8993    02 Novembre, 2020
Top 500 Opinionisti  -  

IL RICORDO EVANESCENTE DI UNA PIUMA

Pari e suo fratello Abdullah sono sulla strada per Kabul con il loro padre Sabur, per raggiungere la casa di una coppia di benestanti signori per cui Nabi, il loro zio, presta servizio come cuoco personale.
Nabi, segretamente innamorato della padrona di casa, decide di compiere un’azione di cui rimarrà profondamente scosso per tutta la vita: chiede a Sabur di poter affidare Pari alla famiglia. E così Pari cresce, con un padre che si ammala ben presto e una madre che scappa dalle proprie responsabilità fuggendo con lei a Parigi dove Pari scopre che quest’ultima, persa nei deliri dell’alcool la considera un fallimento e una delusione. Ed è a quel punto che dentro di sè nasce una crescente sensazione di non appartenere veramente a quella famiglia e avverte la sensazione di mancanza di una persona nella sua vita, un vuoto inconscio colmabile solo grazie ad una telefonata ricevuta da una persona che conosce i segreti della sua famiglia da lei dimenticati e che le farà rincontrare una delle persone più care che avesse al mondo.
Terzo capolavoro di Khaled Hosseini, non struggente come i primi due ma sicuramente anch’esso molto appassionante e commuovente, un viaggio attraverso i sentimenti e all’interno della storia ci sono tutti quanti: sofferenza, gioia, dolore, gratitudine, pazienza, codardia, coraggio e sino a circa metà del libro la sensazione che si prova è quella che può essere racchiusa nella frase “non c’è niente di giusto in questa storia” perché le sofferenze inferte a certi personaggi potevano essere sicuramente risparmiate.
Sul finale commuovente ricompare la piuma, comparsa all’inizio del libro, simbolo della giovinezza di Pari e suo fratello, di certo l’elemento simbolo di quel ricordo evanescente che inconsciamente rimane vivo in loro anche se loro non lo sanno, offuscato da una memoria cancellata e in bilico tra una consapevolezza di un qualcosa che è accaduto e una memoria affaticata.
Lo stile adottato dall’autore in questo libro è quello in cui la storia si colora di tanti personaggi, alcuni marginali ma a cui vengono dedicate tante pagine con il racconto della loro vita, che per la comprensione della trama risultano informazioni poco utili; perciò per alleggerire di più il romanzo non era necessario inserire così tanti nomi, tanto più che il lettore è costretto a ritornare indietro nelle pagine per ricordarsi di chi fosse, perché esso viene rinominato nelle pagine successive.
Lo stile descrittivo minuzioso del paesaggio, dei luoghi, costumi, usanze,cibi, vestiario che in altri libri può sembrare noioso, in questo romanzo rafforzano di più la storia, complice anche il fascino dei paesi dell’Est e di una cultura estremamente diversa dalla nostra ma che Khaled Hosseini riesce a farci immaginare tantissimo.








Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
"Mille splendidi soli" e "Il cacciatore di aquiloni"
Trovi utile questa opinione? 
100
Segnala questa recensione ad un moderatore
Classici
 
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
SaRA8993 Opinione inserita da SaRA8993    23 Ottobre, 2020
Top 500 Opinionisti  -  

DIECI PICCOLI OMICIDI

Capolavoro della giallista per eccellenza Agatha Christie.
Dieci persone con dieci modi diversi vengono rintracciate dal misterioso signor Owen che li invita a presentarsi a Nigger Island, un’isola la cui forma ricorda quella di un uomo di origine africana. Un giudice, una donna timorata di Dio, un ex generale, un giovane e avvenente ragazzo, una governante, un maggiordomo e sua moglie, un medico, un ex capitano e un investigatore privato. tutti accusati di essere responsabili in un modo o nell’altro di omicidi.
Nessuno ha mai visto quest’uomo e la sua signora, nemmeno i maggiordomi e tutti i presenti si domandano il perché siano lì tutti insieme, in una casa gigantesca, in un’isola in cui del signor Orwen non c’è traccia.
Sulla parete sopra il caminetto nelle loro stanze c’è una pergamena con scritta una piccola filastrocca con un incipit: “Dieci piccoli negretti…” che narra di piccoli bambini che ad uno ad uno assaporavano la morte, tutti per cause diverse una dell’altra. Tutto incomincia a prendere senso quando piano piano, uno dopo l’altro, tutti gli ospiti di quella casa cominciano a morire esattamente come nella filastrocca, con le stesse modalità.
Era chiaro che qualcuno aveva architettato quella messa in scena per farli fuori tutti per chissà quale ragione ed escluso che fosse il signor Owen di cui iniziavano pure a dubitarne l'esistenza, tutti si convinsero che l’assassino era uno di loro e cominciarono a dubitare, a guardarsi come sospetti, a cercare di scovare da soli il traditore, a incolparsi a vicenda.
La filastrocca finì con l’ultimo piccolo negretto che si suicidò e così successe davvero anche per l’ultimo superstite di questa carneficina. Il finale chiarisce ogni dubbio.
Come per qualsiasi giallo che si rispetti la tensione rimane alta per tutta la durata della storia e come sempre tutto quello che può sembrare non lo è affatto in una crescente voglia di sapere come si sarebbe conclusa la storia che si insinua nell’animo del lettore, che potrebbe finire con il complimentarsi con l’assassino per la grandissima astuzia nel compiere quei dieci piccoli assassini che rientravano tutti nel suo piano malvagio architettato in ogni minimo particolare, senza che nessuno potesse sospettare nulla per tutta la durata del tempo.
Consigliato agli amanti del genere e di sicuro accanto al nome Agatha Christie la parola garanzia è la più giusta.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
80
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi
 
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
SaRA8993 Opinione inserita da SaRA8993    21 Ottobre, 2020
Top 500 Opinionisti  -  

LETTERE A CUORE APERTO

Capolavoro assoluto della grande scrittrice Oriana Fallaci.
Una storia struggente, una madre combattuta tra la scelta di abortire e quella di continuare la gravidanza, tra giudizi, pregiudizi, paure e consapevolezze, attraverso un rapporto epistolare tra lei e il feto che porta in grembo. Lettere indirizzate a quel bambino che vorrebbe nascere ed esplorare il mondo ma ha una madre che il mondo lo conosce già e vuole proteggerlo;dalla cattiveria, dall’invidia, dalle ingiustizie, dai pregiudizi e delle prese in giro. Oriana in veste di madre, si chiede se è realmente caso di far nascere una creatura ed esporla a tutti questi pericoli, se il bambino una volta cresciuto le volterà le spalle e la accuserà di essere venuto al mondo senza permesso alternando questi pensieri a momenti di speranza e dolcezza a momenti in cui ha addirittura quasi un astio nei suoi confronti perché questa gravidanza le porta solo problemi con i medici che la accusano, la gente che spettegola e la addita come poco di buono perché non sposata e un compagno assente a cui non interessa un fico secco né di lei, né della situazione né tanto meno del bambino, lasciandola sola in una decisione che è di per sé dolorosa e intensa.
Solo le menti più aperte,acute e preparate come quella della Fallaci possono parlare di questo argomento senza cadere nel volgare, nel banale o nell’accusatore tipico di chi non sa di cosa sta parlando e chi meglio di una donna può trascrivere in un foglio le sensazioni che si provano in questo particolare frangente di vita, così delicato e fragile.
Il finale struggente è la conferma che questo libro è da leggere assolutamente almeno una volta nella vita.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
100
Segnala questa recensione ad un moderatore
Gialli, Thriller, Horror
 
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
SaRA8993 Opinione inserita da SaRA8993    05 Ottobre, 2020
Top 500 Opinionisti  -  

NON TUTTO QUELLO CHE SEMBRA E'

Olanda, Conrad Poppinga, professore universitario, viene assassinato. Il Faro che si trova non molto lontano dalla sua abitazione, illumina perfettamente la scena: Conrad cade sotto il colpo di una pistola mentre stava tornando a casa dopo essersi trattenuto con Bettjie, sua giovane e provocante amante, che abita nella fattoria lì vicino. Ad indagare sul caso viene chiamato il Commissario Maigret che con la sua sagacia e perspicacia riesce a scoprire l’assassino e il movente, in uno scenario ricco di personaggi e personalità diverse.
Ottavo libro di George Simeon con protagonista Maigret, è senza dubbio un bel giallo poliziesco coinvolgente e avvincente e come sempre accade per questo tipo di storie , nulla è come sembra. Nel momento stesso in cui sembra che abbiamo capito tutto della storia, ecco che c’è un colpo di scena, un nuovo indizio, un nuovo sospettato che non avevamo calcolato.
Che dire, per chi non conoscesse le avventure del commissario Maigret, è un ottimo libro per iniziare a conoscerlo e non essendo una saga, non importa con quale libro si incominci.
Per chi invece conosce già il personaggio, è sicuramente una garanzia.
Promosso.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
90
Segnala questa recensione ad un moderatore
Classici
 
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
SaRA8993 Opinione inserita da SaRA8993    30 Settembre, 2020
Top 500 Opinionisti  -  

SENZA MEMORIA NON SIAMO NIENTE

Chi meglio di un uomo che ha vissuto l’Olocausto può raccontare le atrocità perpetrate da quello che un uomo non lo è mai stato.
Primo Levi racconta nella sua più grande franchezza la sua esperienza terribile nei campi di concentramento di Auschwitz, dove il rispetto non esiste, la dignità viene calpestata, la libertà privata, il dolore sbeffeggiato e l’anima strappata.
Una biografia che è una testimonianza di ciò che è accaduto, vissuto in prima persona da un giovane e forte ebreo che l’unica colpa che aveva era di essere ancora vivo, insieme ai suoi compagni come lui con cui aveva condiviso dolori, speranze, preghiere e paura, il racconto del mito della razza che creò il più grande massacro di tutti i tempi, dove uomini, donne e bambini vennero svuotati della loro essenza stessa si esseri umani e resi numeri, codici, come se fossero oggetti da smistare, spostare, buttare, scartare senza pietà. La speranza persevera nei piccoli brandelli di lucidità di alcuni prigionieri più deboli ma in quelli in cui la ragione è ancora viva, dentro lo sanno che la speranza nei campi di concentramento è la prima a morire.
In fondo la pietà non esiste in quell'inferno, ma nonostante tutto, Primo Levi sopravvive, La guerra è finita e lui è vivo ma non può tacere su quello che è accaduto, perciò decide di raccontare la sua esperienza in un libro che è fonte inestimabile di storia per comprendere che la memoria è la chiave di tutto: se ci dimentichiamo di ciò che è stato e di come è accaduto, perdiamo l’intelligenza di capire che tutto quello scempio non deve più accadere.
Non è un libro da recensire come tutti gli altri, non è possibile giudicare come una persona esprime i suoi pensieri, i suoi sentimenti e le sue emozioni ma è sicuramente una Testimonianza da leggere da chiunque almeno una volta nella vita.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
130
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi
 
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
SaRA8993 Opinione inserita da SaRA8993    21 Settembre, 2020
Top 500 Opinionisti  -  

L'APPARENZA INGANNA

E’ un libro molto introspettivo che ha un messaggio importante al suo interno: vivi come credi, credi in te stesso che prima o poi troverai una persona che ti apprezzerà per quello che sei. Il titolo rimanda proprio a questa frase facendo la similitudine con il comportamento di un riccio: esattamente come il riccio che sotto la sua corazza di spine che lo fa sembrare ostile in realtà nasconde un animale dolce e pacato, bisognerebbe vivere così, accettando i propri difetti, le proprie diversità che ci rendono unici nel nostro genere. Le due protagoniste della storia, Paloma, ragazzina di dodici anni che vuole suicidarsi e Renee, portinaia del palazzo in cui entrambe vivono, nonostante la differenza di età, sono più simili di quello che credono: nascondono entrambe una personalità ben diversa da quella si nota in apparenza, nascosta bene perchè chi è accanto non ne capirebbe il reale valore. In sostanza, il libro ci vuole far capire di non sprecare i pensieri con chiunque; bisogna dagli valore, condividere se stessi solo con chi ci apprezza veramente. Grazie alla scoperta di una nuova amica con cui confidarsi e condividere interessi comuni, Renee cambia completamente la sua visione pessimistica della vita.
Consigliato assolutamente a chi vuole farsi un viaggio introspettivo alla ricerca di se stesso.
Alcune pagine sono un po’ pesanti da leggere perché sono scritte in un linguaggio un po’ filosofico che rischiano di annoiare di tanto in tanto il lettore ma questo risulta del tutto comprensibile in quanto la scrittrice è un’insegnante di filosofia di professione.
Rimane comunque uno dei pochi libri che, attraverso una storia romanzata, riesce a trasmettere un messaggio forte come questo.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
80
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi storici
 
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
SaRA8993 Opinione inserita da SaRA8993    02 Settembre, 2020
Top 500 Opinionisti  -  

QUANDO LA MORTE RACCONTA UNA STORIA

Lo scenario della Germania Nazista rende già l’idea del mood a cui il lettore verrà sottoposto ma a parte la narrazione della storia da parte della morte che con il suo tono saccente e sbeffeggiante a tratti fastidioso racconta di come è costretta dagli eventi a prendere con sé le anime dei malcapitati di turno, quasi come se fosse per lei un lavoro crudele ma doveroso per il suo stesso essere Morte, non risultano altre parti in cui il lettore può infastidirsi o disperarsi all'inverosimile.
In fondo, il personaggio della dolce Liesel che ruba i libri per intrappolarsi nelle storie che la distraggono da tutto quello che sta succedendo attorno a lei, rende la trama piacevole, scorrevole e interessante.
Il concetto che i libri riescano a farti viaggiare nel tempo e nello spazio verso scenari idilliaci è molto bello e intelligente come è bello che sia stato un libro semplice come “il manuale del becchino”, trovato mentre si svolgeva il seppellimento di suo fratello, ad insegnare la protagonista a leggere. Ebbene sì, Leisel non sa leggere quando arriva a casa degli Hubermann, malgrado abbia nove anni: la madre comunista è ricercata dai nazisti e per un senso di protezione, la affida a questa famiglia tedesca e ben presto Liesel impara a leggere grazie alle lezioni a scuola e al padre adottivo che la aiuta con le lezioni di lingua tedesca per imparare a leggere e scrivere sempre meglio. Da quando sa leggere, la ragazzina, non passa giorno che non voglia andare a rubare dei libri da qualche casa, per la strada, a sottrarli dai roghi che i nazisti erano soliti fare.
Un giorno, la visita inaspettata del figlio di un vecchio amico, l’ebreo Max, sconvolge l’equilibrio della famiglia. Bisognava tacere, altrimenti le SS avrebbero fatto pagare questo enorme oltraggio alla nazione a tutti, nessuno escluso;
nel suo nascondiglio segreto della casa, Max inizia a far conoscenza con Liesel sino a diventare migliori amici. E quando lui si ammalò gravemente decisero di creare un compromesso: poiché Max non sarebbe potuto uscire, il compito di Liesel era quello di descrivergli il paesaggio che c’era fuori e tra una risata e un’altra, si trovava il tempo e la voglia di leggere un libro per assaporare una storia che alleggerisse la tensione di un mondo là fuori fatto di guerra, atrocità e campi di sterminio in cui piovono bombe a tutte le ore e vige un clima di odio, nazionalismo e follia. Poi Max è costretto a partire.
Sul finale la Morte si rifà viva con la sua saccenza e racconta il destino che ha riservato a tutti i personaggi.
Amabile anche il personaggio di Rudy, piccolo ragazzino viziato ma curioso che in fondo ha sempre amato Liesel anche nelle sue follie, compagno di giochi e di vita sino alla fine. In fondo, il nomignolo di “ladra di libri” gliel'ha messo proprio lui.
Romanzo molto bello e interessante, alla stessa stregua del film omonimo. Consigliato assolutamente a tutti.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
50
Segnala questa recensione ad un moderatore
Gialli, Thriller, Horror
 
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
SaRA8993 Opinione inserita da SaRA8993    29 Agosto, 2020
Top 500 Opinionisti  -  

VUOTI DI MEMORIA INGANNEVOLI


Thriller non thriller al sapore di un giallo che si legge tranquillamente poiché lo stile della scrittura appare molto fluido,semplice e comprensibile ma lo stato d’animo che genera non corrisponde perfettamente al genere di romanzo a cui appartiene. Tiene comunque il lettore con il fiato sospeso sino alla fine, incuriosendolo. Come in qualunque romanzo thriller che si rispetti, tutto gira intorno ad un omicidio: nel boschetto di fronte alla casa di Dexter è stato ritrovato il corpo di una ragazza di sedici anni di nome Jessica. Dexter è un alcolizzato con problemi di memoria e, per quanto lui ne può sapere, potrebbe essere stato lui stesso l’assassino. Deciso a scoprire chi è stato e per quale motivo l’ha uccisa,cercando in tutti i modi di escludere se stesso dai principali indiziati, Dexter incomincia a instaurare un rapporto intimo con l’anima di Jessica: lei lo ascolta mentre si confida, lo abbraccia calorosamente nell'innocenza della sua età e addirittura lo sprona alla vendetta in certi casi. Persino uno come lui capisce che sta impazzendo sino a perdere completamente il controllo di se stesso e commettere delle ingiustizie.
Il finale chiarisce tutti i dubbi.
E’ un buono spunto se si vuole comprendere il funzionamento della mente umana con particolare attenzione ai vuoti di memoria e alla frustrazione che la consapevolezza di ciò crea nella persona che ne è affetta. Compiere un’azione e non ricordarla è senza dubbio una faccenda frustrante, in particolare se è un omicidio.
La mente inganna,certe volte.
Libro consigliato a chi è amante delle storie contornate da mistero,omicidi,colpevoli da smascherare ma non consigliato a chi ama il genere thriller.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
50
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi storici
 
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
SaRA8993 Opinione inserita da SaRA8993    14 Agosto, 2020
Top 500 Opinionisti  -  

TRADIZIONI COME MODO DI VIVERE

Attraverso una storia ricca di personaggi e di situazioni, dal romanzo si riescono a capire gli usi, i costumi e le tradizioni dell'India di ora e di allora. I personaggi, passati in rassegna per quattro generazioni, sono molto simili tra loro ma la protagonista, Sivakami, è quella che più si contraddistingue per il suo attaccamento alle tradizioni e alle superstizioni indiane (matrimonio combinato, credenza agli oroscopi, convinzione dell'esistenza diverse caste della loro religione) che non è riuscita però a trasmettere al suo figlio primogenito, che per questo motivo si allontana dalla madre con cui ha frequenti discussioni. Sino agli anni più pesanti della sua vita (la vecchiaia), Sivakami rimane ferma nelle sue convinzioni e nonostante i dispiaceri creati dalla figlia secondogenita, data in sposa ad uno scansafatiche che non la rispetta e le discussioni con il figlio, è rimasta coerente, simbolo di forza e determinazione, in grado addirittura di perdonare.
Nel complesso il libro è interessante con trama affascinante; l'unico difetto è la prolissità del testo e l'inserimento di numerosissimi termini indiani, tra cui i nomi propri dei numerosi personaggi, che posso no creare confusione nel lettore sino ad indurlo, qualche volta, a tornare indietro con le pagine per ricordarsi il grado di parentela di essi stessi. Lo stile è pieno di periodi molto lunghi, ricchi di punteggiatura. Un colpo di scena, quasi al termine e un lieto fine quasi per tutti.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
90
Segnala questa recensione ad un moderatore
19 risultati - visualizzati 1 - 19

Le recensioni delle più recenti novità editoriali

Incastrati
Valutazione Utenti
 
3.8 (1)
Chimere
Valutazione Utenti
 
3.5 (1)
Tatà
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Quando ormai era tardi
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Intermezzo
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Il mio assassino
Valutazione Utenti
 
4.5 (1)
Il carnevale di Nizza e altri racconti
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
La fame del Cigno
Valutazione Utenti
 
4.8 (1)
L'innocenza dell'iguana
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Volver. Ritorno per il commissario Ricciardi
Valutazione Utenti
 
4.1 (2)
Assassinio a Central Park
Valutazione Utenti
 
3.8 (1)
Identità sconosciuta
Valutazione Utenti
 
3.3 (1)
Incastrati
Valutazione Utenti
 
3.8 (1)
Chimere
Valutazione Utenti
 
3.5 (1)
Tatà
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Quando ormai era tardi
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Intermezzo
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Il mio assassino
Valutazione Utenti
 
4.5 (1)
Il carnevale di Nizza e altri racconti
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
La fame del Cigno
Valutazione Utenti
 
4.8 (1)
L'innocenza dell'iguana
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Volver. Ritorno per il commissario Ricciardi
Valutazione Utenti
 
4.1 (2)
Assassinio a Central Park
Valutazione Utenti
 
3.8 (1)
Identità sconosciuta
Valutazione Utenti
 
3.3 (1)

Altri contenuti interessanti su QLibri

Il successore
Le verità spezzate
Il carnevale di Nizza e altri racconti
Delitto in cielo
La fame del Cigno
L'innocenza dell'iguana
Di bestia in bestia
Kairos
Chimere
Quando ormai era tardi
Il principe crudele
La compagnia degli enigmisti
Il mio assassino
L'età sperimentale
Assassinio a Central Park
Incastrati