Opinione scritta da Almaier

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Almaier Opinione inserita da Almaier    13 Agosto, 2020
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Avvicinarsi ad una violeza sociale oggi meta di (d

Propedeutico ad un viaggio in loco, volevo immergermi nell'atmosfera degli allevatori spazzati via dalle loro terre per assaporare anche il dramma storico-politico oltre allo spettacolo turistico che il Lago di Resia offre. Sebbene la costruzione della diga e la realizzazione dell'invaso siano presenti sullo sfondo fin dall'inizio, è solo verso la fine che la piccola epopea della famiglia protagonista si fa un po' da parte e viene affrontata la questione politico-ambientale della diga. È probabile che le mie aspettative fossero orientate in modo diverso rispetto alla prospettiva scelta dall'autore. Forse cercavo un livello didascalico che sarebbe stato incompatibile con un romanzo...ma non mi è piaciuto molto né la didascalia mancata né molto il romanzo che descrive le vicende e i sentimenti di quel popolo cacciato dalle proprie case e dal verde dei propri campi, e i cui ricordi sono stati sommersi in uno dei laghi più fotografati del nostro paese. Ci sono l'autoritarismo fascista, il fascino salvifico del nazismo, l'integralismo violento della Guerra, il classico steroetipo delle barriere linguistiche, la difficoltà dei rapporti famigliari e, ovunque, l'incomprensione. Romanzo dell'incomprensione potrebbe esserne una efficace didascalia. Nel mio caso forse anche la mia non perfetta comprensione del lavoro dell'autore.
Se il contenuto del libro non era collimato con le mie aspettative, devo ammettere che anhce lo stile della scrittura non mi ha entusiasmato, il che lo ha reso alla fine un romanzo che ritengo non particolarmente interessante salvo per chi voglia specificatamente avvvicinarsi a quella vicenda o a quei luoghi.
Richbar A.

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Lo consiglierei (forse) solo a chi vuole avvicinarsi a quei luoghi, quei tempi e quelle vicende... questo è uno dei modi per farlo.
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Gialli, Thriller, Horror
 
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Almaier Opinione inserita da Almaier    13 Agosto, 2020
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Brevissimo viaggio nella mente dell'autrice

Il primo approccio alla molto discussa autrice.
Libretto piccolo, breve.
Piccolo anche il setting e il cast: un corto cortometraggio. Al centro dell'obbiettivo un ritmico sc [!!! ]. Nonostante il meccanismo narrativo di fondo che disvela il giallo non sia una novità assoluta e si faccia intuibile relativamente presto, i botta e risposta tra i due personaggi sono ben congeniati e la tragedia che si consuma in un surreale palcoscenico ultra tempore è affascinante e trascina velocemente il lettore alle ultime righe (complice appunto l'esiguo numero di pagine). Sofisticata e ricercata, la vanitosa scrittura ammicca al lettore: può piacere oppure no, ma è difficile non affascini o intrighi almeno in po'. "Ma che problemai ha questo seccatore? Dove vuole arrivare? Cosa vuole da me? Ma chi e?!?!".
Per quanto mi riguarda, una piacevole scoperta, un piccolo prelibato assaggio da approfondire con qualche altro lavoro.
Richbar A.

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Almaier Opinione inserita da Almaier    26 Mag, 2020
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Scosse elettriche

Una storia sugli improvvisi "punti di contatto". Questa è la sintesi a caldo di After Dark, romanzo di Murakami pubblicato in Italia nel 2008. Tutto succede a Tokyo, in una sola notte, ma sarebbe limitativo attenersi giornalisticamente ai fatti narrati.
Volendoli comunque riassumere, possiamo dire che essi raccontano quello che succede ai protagonisti in una notte (lo si comprende presto leggendo i titoli dei capitoli, che scandiscono le ore post e antimeridiane che si susseguono), che inizia in un bar per studenti dove Mari e Takahashi si rivedono dopo molti anni. Takanashi conosce Eri, la bellissima sorella di Mari, per cui ha quasi inevitabilmente provato attrazione anni prima, e questo diviene uno dei primi argomenti di conversazione tra i due. E proprio da qui muove questo strano gioco di incastri, di vite molto diverse, che coinvolge i tre personaggi di cui sopra, e non solo, durante quella che si rivela una notte piuttosto turbolenta. Sicuramente, il "punto di contatto" con la maggior carica elettrica sprigionata è quello tra le vite così diverse delle due sorelle. Il modo stesso di raccontarlo, da parte dell'autore, alterna uno stile molto realistico ad uno molto più onirico, quasi a rimarcare quanto diverse possano essere le traiettorie prese dalle nostre esistenze. Solo la spiegazione che Mari offre ad un certo punto a Takahashi di quello che è successo ad Eri può ricucire con maestria questa tela che sembra strapparsi. Nel racconto, poi, altri universi si sfiorano in modo intenso ed inaspettato. Come dimensioni che avrebbero potuto seguire traiettorie per sempre parallele e invece sterzano improvvisamente venendo a contatto. Come fili elettrici scoperti che non ti aspettavi si toccassero. In sintesi, la riflessione più ricorrente durante la lettura è sulle cose che potrebbero non accadere mai ma invece accadono. Anche le coincidenze hanno importanza nel racconto, ma è bene che chi vorrà leggere questo libro le scopra da solo.
Per quanto riguarda lo stile, l'autore ti catapulta dalla prima "scena" in un modo di raccontare che sa essere molto cinematografico. Non a caso, il lettore, in alcuni capitoli, viene esplicitamente invitato ad usare un punto di vista da spettatore. Molto ben condotti i dialoghi tra i protagonisti, sempre molto credibili.

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Potrebbe essere un a chi ha visto Sliding Doors
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Almaier Opinione inserita da Almaier    22 Mag, 2020
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Intelligente e spassosa leggerezza

ecco un libro leggero e spassoso.
L'autrice italiana racconta la storia di una maestra/allevatrice un po' naif, e descrive storie di ordinaria quotidianità facendo risaltare gli aspetti ironici e divertenti di piccoli accadimenti quotidiani. Il rapporto con la scuola, con gli alunni, con il marito e con i colleghi sono i punti cardinali della storia che ruota attorno al sogno/progetto sconclusionato della maestra, votata alla missione di insegnare a volare alle sue galline.
Una maestra inadeguata alle rigidità dei tempi e al conformismo della società, del gruppo di insegnanti, della visione ordinaria delle cose, ma innamorata degli alunni, della lettura e della scrittura.
Con riguardo allo stile dell’autrice poi, essa scivola via veloce e snella, buffa a tratti. Si rivela infatti “onomatopeica” e autoironica, particolare nella sua schiettezza e nella sua gaiezza: gioca spesso con allitterazioni, ipotassi e assonanze.
Anche sui temi affrontati con umanità e sensibilità sincera e profonda, l'autrice riesce a danzare con grazia, senza ferire o appesantire, anche laddove le problematiche possono nascondere risvolti più severi. Lei passa sopra, accarezza con comprensiva dolcezza.. Il rapporto particolare che si instaura con un'alunna, povera, sensibile e sfortunata, rivela l'umana empatia della protagonista.
Un libro che dona gioia e solare spensieratezza, scritto da un'abile mano è pensato da un'autrice sensibile e delicata.
(Richbar A.)

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Autori quali: Nick Hornby, A.G. Pinketts, ... O libri come: L'eleganza del riccio, Tre uomini in barca, ...
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Almaier Opinione inserita da Almaier    15 Mag, 2020
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Ben scritto

Il piccolo romanzo di Houllebecq mi aveva attirato per il titolo: impegnativo e sofisticato. In questo racconto l'autore descrive un pezzo di ordinaria vita di un informatico a metà carriera, spesso in visita presso i clienti dell'azienda per cui lavora, al fine di tenere corsi formativi e implementare i software commercializzati. Lo accompagnano colleghi sfigati ed emarginati cui lui riserva una vana ma tenera compassione. E’ un individuo disilluso, amareggiato, arreso, portato alla depressione da un'intelligenza cinica che non riesce a trovare un senso nella vita, anche dopo averne sezionato i pezzi con precisione chirurgica. Per questo la affronta in modo sfacciato, senza deferenza. Gli occhi del protagonista hanno una capacità di analisi profonda, soggiogata dalla banalità della vita che lo circonda in cui "*soprattutto resta l'amarezza; un'immensa, inconcepibile amarezza. Nessuna civiltà, nessuna epoca è stata in grado di sviluppare nell'individuo una simile mole di amarezza. Se occorresse riassumere in una parola sola lo stato mentale del nostro tempo*" e del racconto (ndr) "*senza dubbio sceglierei questa: amarezza*". Il capitolo 3 è una bussola che dà delle coordinate per la comprensione del titolo e del libro in cui si descrive il progressivo estendersi di una norma di sopravvivenza imperniata sulla lotta, la selezione sociale, economica e sessuale. Molto homo homini lupus hobbesiano. Nel breve passo delle 150 pagine si articola una struttura narrativa non banale: il libro a volte parla direttamente al lettore, per poi narrare la vita del protagonista e alternare la lettura di estratti di scritti socio-filosofico-zoologici redatti dal protagonista stesso. Il tutto tessuto con una scrittura molto curata: a volte asciutta, spesso ricca e sempre, sempre, cinica e disillusa; tanto da trascinare anche i diversi momenti di ilarità verso il baratro di un teso sarcasmo rassegnato. Una critica alla società liberista, alla legge del libero mercato, alla competizione spietata quale tessuto connettivo della nostra società che ha immolato alla sua causa le relazioni tra gli individui. E che lascia l'amaro in bocca. L'unico esito possibile, per una mente non banale e analitica, sembra la depressione e, l'unica alternativa al suicidio, se dotati di sufficiente modestia, una clinica per alienati. In cui anche scrivere è un'ulteriore motivo di sofferenza e condanna: "*Le pagine che seguono costituiscono un romanzo; cioè, chiarisco: una successione di aneddoti di cui io sono il protagonista. Questa scelta autobiografica non è effettivamente tale, e comunque non ho alternative. [...] La scrittura è tutt'altro che un sollievo. La scrittura rievoca, precisa. Introduce un sospetto di coerenza, l'idea di un realismo. Si sguazza sempre in una caligine sanguinolenta, ma un po’ si riesce a raccapezzarsi. Il caos è rinviato di qualche metro. Misero successo, in verità*". Come dicevo: ben scritto.
Richbar A.

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Almaier Opinione inserita da Almaier    11 Mag, 2020
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Un nuovo punto di riferimento

Partiamo dalla trama, così riassumibile: Charlie, un quarantenne appassionato di informatica e scommesse in borsa, sceglie di investire una somma ricevuta in eredità, anziché in un’auto o in un appartamento, acquistando un androide. Tutto qui? Certo che no.

La presentazione del nuovo romanzo dello scrittore londinese, nel sito della casa editrice Einaudi, conteneva molto di quanto mi servisse per comprendere che tutto il tempo passato a “non” acquistare il libro sarebbe stato tempo speso male. Ho trovato infatti strepitose le premesse che introducevano questo romanzo. La firma di un autore prestigioso era solo la più banale tra queste. Ben più attrattivo il riferimento ad “un altro 1982”, così come l’estratto di una recensione apparsa su The New Yorker, laddove si parla di “un dramma domestico retrofuturista” e di un “monito intenso su temi quali intelligenza artificiale, consenso, giustizia”. La sequenza logica di questi tre aspetti (intelligenza artificiale, consenso, giustizia) non è casuale. Nella prima fase della lettura, infatti, è facile appassionarsi alla grande maestria con cui l’autore fa interagire gli essere umani e l’androide Adam. Ci sono dei passaggi meravigliosi, che non voglio svelare, da questo punto di vista. Mano a mano che si prosegue, tuttavia, prendendo le mosse da quello che si rivela essere un vero e proprio giallo sullo sfondo, l’autore riesce in modo del tutto sorprendente ed affascinante a trasformare la riflessione, a salire al piano etico e morale superiore mettendo al centro di tutto, soprattutto nella parte finale, la necessità per i viventi di trovare nel consenso una ragione per vivere, ed il tema della giustizia. Finisce così per trasformarsi in un romanzo sulla verità, con la V maiuscola, potenziale valore unico e supremo, nel bene e nel male. Dopo aver terminato il romanzo, ho meditato per ore su come Mc Ewan sia riuscito a seguire una traiettoria così appassionante attraverso una narrazione quasi familiare, con pochissimi protagonisti e un’ambientazione domestica, riconducibile essenzialmente all’appartamento di Charlie, uno dei protagonisti. Vi è anche , esplicita e più volte rimarcata, un’ infatuazione dello scrittore verso Alan Turing. In qualche momento, mi è sembrata l’unica nota stonata del libro, perché la voce dello scrittore troppo spesso finisce per sopraffare il racconto al fine di tributare il grande matematico inglese. Per il resto, è probabile che le influenze di Blade Runner, Frankenstein e diversi altri capisaldi del nostro immaginario letterario e cinematografico si faranno sentire, tuttavia sono convinto che da oggi chiunque vorrà cimentarsi con questi temi dovrà necessariamente fare i conti anche con questo libro, che diverrà un ulteriore punto di riferimento del genere. Del resto, l’autorevole Antonio D’Orrico, nel recensirlo si rammarica che a Mc Ewan non sia stato ancora conferito il Premio Nobel. Sull’onda emotiva di questa lettura, difficile dargli torto.

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Ma gli androidi sognano pecore elettriche?
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