Opinione scritta da mariagrazia.vanola

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mariagrazia.vanola Opinione inserita da mariagrazia.vanola    31 Ottobre, 2019
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Rivivere nel freddo

Premetto che questo è il primo libro di Isabel Allende che leggo. Quindi non conosco il contesto letterario, anche se ho conoscenza della storia personale della scrittrice. La trama in breve: Robert, un maturo e metodico docente universitario, durante una tempesta di neve viene tamponato da un'altra auto. Il banale incidente causa in realtà problemi ben più gravi a Robert perché la donna al volante è una giovane donna guatemalteca, Evelyn, immigrata irregolare, che sta viaggiando con un cadavere nel bagagliaio. E si rivolge a Robert per chiedere aiuto. Il quale Robert non può far altro che chiedere aiuto a Lucia la sua inquilina cilena. Nei giorni a venire le tre persone di racconteranno le loro storie che si intrecciano con la politica e gli avvenimenti che hanno segnato la storia del '900. C'è un tentativo di un giallo e c'è spazio anche per l'amore. Il romanzo è bello e la parte migliore è proprio l'intrecciarsi delle storie dei personaggi, anche di contorno, come il padre di Robert o la nonna di Evelyn. Il limite è che racconto si ferma alla superficie e lascia molto nodi irrisolti. Non sapremo mai ad esemplo che cosa ha fatto Gregorio, il fratello di Evelyn per avere una punizione tanto terribile. Comunque il romanzo è bello, consigliato e molto godibile. E l'amore maturo lascia il passo alla speranza....

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mariagrazia.vanola Opinione inserita da mariagrazia.vanola    21 Ottobre, 2019
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La ricerca di Shemuel

Shemuel Hesch, uno studente di dottorato, a causa di problemi economici, lascia gli studi e si trasferisce in una casa per fare compagnia ad un uomo anziano e invalido. Siamo negli anni 1959-60, in Israele, all'indomani della dichiarazione della nascita dello Stato di Israele. E politicamente domina la figura del padre fondatore, Ben Gurion. Il romanzo è complesso e ha vari piani di lettura. Shemuel sta facendo una tesi per indagare la visione che gli ebrei hanno avuto di Gesù Cristo nel corso dei secoli. In particolare, Shemuel vuole rileggere la figura di Giuda Iscariota, visto non più come non più figura del traditore, ma del vero credente. E' una ricerca inconcludente perchè non è possibile andare alle radici dell'odio, capire le dinamiche esistenti tra ebrei e cristiani. Come è inconcludente cercare di capire e sanare la questione arabo israeliana. A un certo punto nel libro lo dice, che gli ebrei sono andati ad invadere le terre arabe, armati di un libro antico, della loro preghiera e delle loro tradizioni. Nella casa vivono il vecchio Gershom Wald e la di lui nuora, Atalia. Sullo sfondo, le figure di due morti, Abrabanel, il padre di Atalia e di Micah, figlio di Wald e marito di Atalia, ucciso crudelmente nella guerra con gli arabi. Le due figure sono come murate, fisse nei loro ruoli, legati senza via d'uscita a chi è andato via, nella vecchia casa dove manca l'aria, tra mansarde e stanze chiuse. Ma non è solo la ricerca ad essere inconcludente, nè la questione arabo ebraica ad essere irrisolvibile, è la figura di Shemuel che è lui stesso inconcludente. Perso insieme alla sua questione religiosa, non sa vivere la storia d'amore con Atalia, si lascia portare alla fine senza mai avere un moto di attività. Tutto quello in cui riesce è fare barchette di carta da far navigare sulla tovaglia di Atalia. Non so, ma alla fine del libro ho pensato che se Amos Oz avesse scritto un seguito, trent'anni dopo, su Shemuel, avrebbe scritto una storia con protagonista l'irrealizzazione di una vita . Un bel romanzo, da leggere e che merita sicuramente per chi ama Amos Oz, la letteratura israeliana in particolare, i libri in generale.

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La scatola nera di Amos Oz
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