Opinione scritta da Endlesslybooks
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meravigliosa creatura
SPOILER
Lasciare andare questa storia e i suoi personaggi è difficilissimo, tornare alla propria vita dopo aver letto tutta la dolcezza e la devastazione di queste vite lascia un vuoto nel cuore. Le emozioni che si provano sono forti, intense, emerge tutto il dolore della vita ma anche, nel suo paradosso, tutta la bellezza e la dolcezza infinita. E’ una contrapposizione reale; dura da digerire ma che contraddistingue la nostra esistenza, qualunque cosa essa rappresenti. Ed è da qui il titolo: Jude, seppur con i suoi estremi traumi, rappresenta ognuno di noi, le scelte che possiamo fare, per continuare a vivere nella difficoltà per dare un senso al tutto che ci circonda o lasciarsi sopraffare perchè la vita è pura mostruosità, nonostante gli spiragli di luce, pochi, bellissimi, alternati ad un’oscurità persistente e soffocante. La storia è una linea temporale che ci porta a familiarizzare con 4 amici e le loro vicende: Jude, Willem, Malcom e JB. Diversi, ma ognuno con una storia e una personalità unica, l’amicizia tra Willem e Jude però è più stretta. C’è qualcosa, che pian piano verrà svelato, nella vita di Jude che lo porta a un’enorme sofferenza silenziosa di cui l’amico si accorge cercando di aiutarlo. Il passato del ragazzo è costellato di traumi disumani tra cui numerosi abusi sessuali, prostituzione minorile, cattiverie di ogni genere perpetuate nel corso degli anni da persone malvagie. Eppure Jude è resiliente, resiste, grazie all’autolesionismo, che, è l’unica cosa che può tenerlo in vita. Nel corso degli anni, le persone a lui care, sapendo e non sapendo del suo passato cercheranno in ogni modo di aiutarlo, ma lui persiste nel suo ciclo autodistruttivo. Tagliarsi è l’unica cosa su cui ha il controllo: solo così la disumanità che si sente addosso può uscire. Inutile dire che il lettore è catapultato in un vortice di autodistruzione, pur capendone le ragioni, e assiste, impotente, proprio come tutti gli altri personaggi a un dolore che non ha il potere né il diritto di fermare. Jude è uno di quelle persone che non hanno avuto niente dalla vita, eppure la bontà che ha è disarmante, fino a quando però, non esplode la cattiveria, soprattutto dopo la morte di quello che era diventato il compagno: Willem. Dopo la morte dell’amato, e dopo le difficoltà che questa relazione ha dovuto affrontare, con grandissime rinunce ma legato da sentimenti fortissimi, Jude fatica a stare a galla. Ha perso già troppo nella sua vita e il lutto del suo amore, di quell’unica persona che poteva tenerlo in piedi è troppo difficile da sopportare. La sua vita è alternata da momenti felici, belli, gioiosi, ma le “iene” maledette ritornano, è qualcosa di cui non riesce a liberarsi in modo definitivo. Con il passare degli anni la vita diventa un nascondiglio da cui non uscire mai, e l’unica vera felicità è l’annullamento totale. Così, dopo anni di tentativi e di estremo dolore, Jude si toglie la vita. Nonostante l’amore delle persone attorno a sè, non è riuscito a risalire da quella voragine oscura e infernale del suo trauma, vedeva l’amore e la gentilezza di persone che mai l’avrebbero trattato male di proposito, eppure, non è stato sufficiente. E’ una storia disarmante, che lascia un vuoto nel cuore e sfonda ogni tipo di pregiudizio. La scelta di Jude è stata una scelta giusta o sbagliata? L’amore può davvero salvare e guarire dai traumi? Possiamo davvero cambiare chi siamo e il nostro destino? L’amore è solo un illusione? Che cos’è la vita e cosa ci insegna? Se le persone vicine a lui avessero fatto scelte diverse, Jude sarebbe ancora vivo? Di chi è la responsabilità? Cosa significa davvero lasciare andare qualcuno, anche se questo significa perdere letteralmente una persona?
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Scava Teresa, scava
Ma chi è Teresa Ciabatti? Una donna incompleta, a pezzi, egoista, asociale, incapace di prendersi cura degli altri, di instaurare relazioni sane e di fiducia. Si conosce molto bene e sa come evitare il dolore. Un’inetta, incapace di fare le cose più semplici, come pagare la bolletta, tronca i rapporti perché si sente migliore; collezionista compulsiva di amori non corrisposti. Una donna che all’età di 44 anni decide di fare un viaggio a ritroso per scoprirsi, capirsi. Qual è il seme che ha generato questa donna incompiuta? Scoprire il suo passato; ci deve essere per forza un evento scatenante. Rivolge quindi uno sguardo verso le sue radici, ricordando, collegando, inventando. L’autrice tesse una insieme di eventi che portano all'auto fiction; quindi non tutto ciò che descrive è vero. Ma è senza dubbio il suo modo catartico per trovare il nodo che unisce il tutto. I ricordi si focalizzano sulla figura del padre: Lorenzo Ciabatti: il Professore, e sulla benevolenza che chiunque aveva nei loro confronti al punto da sentirsi “la più amata”. Ma chi era realmente quest’uomo? Il primario dell’Ospedale di Orbetello, un uomo ricco, di potere, un marito anaffettivo e calcolatore? Un benefattore? Un massone? Teresa scava nelle identità dei genitori e degli altri familiari, er scoprire che prima di diventare un padre e una madre erano persone diverse. Ma che poi, per una serie di eventi, hanno portato alla sua nascita e a una vita lussuosa ma piena di segreti, come quel giorno in cui il Professore è stato sequestrato. Il libro ci riporta indietro a quell’innocenza infantile di occhi che vedono la vita e le relazioni umane con una minima comprensione della stessa. E la nostalgia di una vita che non può più tornare e della difficile realtà adulta che si schianta con un forte impatto. Si può solo provare ad andare a ritroso, nel tentativo di trovare qualcosa.
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IL FILO ROSSO DEL DESTINO
SPOILER
Edimburgo, 15.07.1988 durante la festa di laurea Emma e Dexter si incontrano per caso. Quella stessa notte, al posto di fare sesso, nella stanza di lei si mettono a parlare del proprio futuro, dei loro sogni, di chi sono e chi vogliono diventare. Così inizia la loro amicizia che dura 20 lunghi anni. Em vuole cambiare il mondo, Dex sembra più interessato alla bella vita e alla fama. Per un giorno all’anno, esattamente il 15 Luglio, vengono descritte le vite dei due ragazzi, che rimangono in contatto nonostante le esperienze di vita diverse, crescendo in qualche modo insieme seppur come due linee parallele. Dex diventa un presentatore tv, nemmeno poi tanto bravo; ma è un ambiente di donne, droghe e di sballo, Emma rimane più umile, prova a sfondare in una piccola compagnia teatrale, per poi arrendersi a lavorare in un ristorante messicano. Loro sentono di provare qualcosa per l’altra ma questo legame, per varie circostanze della vita, non si riesce né a creare, né a recidere. Dopo un viaggio in Grecia, le cose vengono semplicemente dette ad alta voce, ma non cambiano. Em inizia una relazione con Ian, un ragazzo che non ama come vorrebbe. Gli anni passano, la madre di Dex muore, lui entra in un circolo vizioso distruttivo e un giorno Em, stanca di vedere Dex in questo stato, senza rispetto per se stesso né per gli altri, decide di troncare l’amicizia. Inizia per Em la realizzazione del fatto che tutta la vita che si era costruita, non era la vita che voleva. Altri anni passano e molte cose succedono nel frattempo fino a quando, dopo essersi incontrati nuovamente ad un matrimonio Dex annuncia il suo matrimonio e la nascita di sua figlia. In quell’occasione i due si baciano. Dopo il divorzio di lui, arriva a Parigi ma lei, ormai stufa di essere usata da lui gli parla del nuovo compagno. I ruoli si ribaltano, è Dex che sente, per la prima volta di provare qualcosa per lei, e lei ha rinunciato. E’ l’inizio della loro relazione, degli anni felici insieme, prima della morte di Em per un’incidente. Dopo diversi anni immerso nel dolore, Dex decide di tornare nei luoghi del loro primo giorno insieme. Rendendosi forse conto, di quanto tempo ci ha messo per realizzare che l’amore della sua vita era proprio lì davanti a lui, ma per la tragicità della vita stessa, per molte ragioni, non era il momento giusto. E quel momento non è stato altro che una lunghissima attesa per avere così poco tempo per la vera felicità.
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L'ossessione della vendetta
SPOILER:
Con questo libro Dorn, inizia a unire i puntini delle storie precedenti che erano rimaste in sospeso. Ritroviamo l’ex psichiatra Mark Behrendt ormai diviso tra la sua vita passata e il suo presente da ormai ex alcolista grazie al supporto dell’amica Doreen e dei gruppi di aiuto. Nonostante ciò, il tarlo del passato è ancora lì: Tanja, il suo amore è stata uccisa da un folle e ancora non è riuscito a mettere un punto sulla questione che lo dilania ormai da troppo tempo; ma nonostante tutto la vita continua ad andare avanti finchè non accade qualcosa di totalmente folle e inaspettato. Durante una cena, Doreen scompare, Mark si risveglia dopo essere stato narcotizzato; una chiamata gli spiegherà le prossime mosse che deve fare: se vuole rivedere l’amica, lui deve trovare qualcuno, senza indizi, e ha 2 giorni, 9 ore, 23 minuti per risolvere il rebus. Ed è qui che ricompare la figura di Ellen Roth, protagonista de “La psichiatra”, una donna che ormai non esiste più perché frutto di una crisi dissociativa in conseguenza e un trauma enorme che la donna (Lara Baumann) ha subito da bambina e che poi ha portato a un’escalation di eventi tragici. Ed è proprio così che i due si ritroveranno, ma solo perchè Mark ha il compito di ucciderla. Passo a passo i pezzi del puzzle iniziano ad incastrarsi e si scopre che il folle responsabile della morte di Tanja è esattamente lo stesso psicopatico che sta minacciando di uccidere Doreen. Ma qual è la ragione? Bisogna risalire al passato, a una concatenazione di sfortunati eventi di cui Ellen sembra essere responsabile. Come al solito Dorn, è in grado di raccontare storie in cui la follia è davvero all’estremo e di come, un trauma irrisolto e davvero tragico, possa poi sfociare in un’ossessione estrema e la vendetta una missione macabra dove non importa il male fatto, ma solo il narcisistico risultato, senza pietà. Di Dorn, amo la capacità di descrivere con accuratezza i traumi e la malattia mentale di ogni personaggio con una estrema veridicità. Le sue storie sono sempre ben costruite e piene di colpi di scena e le connessioni tra i dettagli per poi risolvere il “dilemma” sono sempre ben riuscite.
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Quando il materialismo si impossessa di noi
Nella tranquilla cittadina di Castle Rock, c'è una novità che desta la curiosità dei cittadini: "Cose preziose" verrà inaugurato a breve. Pare un normale negozio d'antiquariato e invece, grazie alle doti del proprietario Leland Gaunt, i clienti riescono ad ottenere pezzi unici e rarissimi che sembrano in qualche modo toccare i loro desideri più nascosti o i loro ricordi più felici. Con una particolare merce di scambio: una cifra irrisoria ed alcuni piccoli scherzi da fare a qualche abitante della città. Il signor Gaunt, l'uomo dalle dita lunghe e dagli occhi che cambiano colore, ha per le mani un grosso giro di affari che però finirà in tragedia. Infatti, per via di moltissime incomprensioni tra gli abitanti, si darà il via a una vera e propria mattanza. Ma nessuno vuole rinunciare al suo oggetto speciale che pare dare la felicità immediata ai proprietari e pur di tenerselo stretto, tutti sono disposti a fare qualunque cosa. È una storia in cui viene mostrato il male dell'essere umano che arriva a non farsi più nessuno scrupolo pur di possedere qualcosa che per lui/lei ha valore. Dove la materialità ha preso posto dell' empatia e della comprensione. È stato il mio primo libro di King e mi è piaciuta molto la capacità di dipingere l'aspetto psicologico di così tanti personaggi, il suo linguaggio metaforico e la capacità di intrecciare così tante vicende in una sola storia
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E se…
SPOILER!!
E se avessimo fatto scelte diverse? E’ un po’ questo il filone narrativo che percorre tutta la storia. Sin da subito siamo contornati da una voce narrante femminile che si rivolge a un “Tu” specifico. Questa donna sta raccontando una storia a qualcuno, a qualcuno che conosce bene; che in un lontano passato ha amato. E’ uno straziante, intenso, romantico, dolcissimo monologo di una donna innamorata. Perché quel sentimento, sentito per la prima volta tanti anni prima, non si è mai spento.
Tutto inizia in un giorno che rimarrà per sempre nella memoria collettiva: è l’11 Settembre! L’inferno è fuori per le strade, solo macerie, fuoco, morte. La vita dell’intera società occidentale sta cambiando per sempre, le persone sono ancora ignare di quel che sarà... Eppure, in un giorno così tragico due persone si incontrano: Lucy e Gabe a una normale lezione universitaria. In un pomeriggio si rendono conto di avere la stessa visione del mondo: di renderlo un posto migliore, in qualche modo, grazie al loro talento, la loro essenza. Sono tuttavia due giovani studenti che si interrogano ancora sul proprio futuro, sul loro posto in questo vasto spazio chiamato mondo.
Da quelle profonde condivisioni nasce anche una piccola scintilla di sentimento che nei mesi successivi si sviluppa in una dolcissima e unica storia d’amore. Capirsi in tutto, essere due pezzi del puzzle che combaciano senza troppi perchè… Anime gemelle che bruciano l’una per l’altra, fino a quando, una delle due si spegne… La realtà dei fatti porta a unimportante realizzazione per Gabe, che la sua vita non gli basta più. E’ un fotografo amatoriale, con talento eppure sente di dover raccontare qualcosa con la sua macchina fotografica. Qualcosa che possa far prendere coscienza della realtà della vita e dei suoi problemi. Sente un richiamo fortissimo, istintivo di seguire il suo sogno tanto messo da parte precedentemente; deve fare la sua parte per cambiare le cose!
Lucy impazzisce, vive nel dolore, cerca di accettarlo come può: com’è possibile che l’amore della sua vita sia così egoista da andarsene? Il compromesso non può essere applicato. Era finita, nonostante le promesse di rimanere in contatto. Le strade si separano; messaggi sporadici, monosillabici a distanza di molti mesi. Poi il tempo passa e il dolore di lei inizia ad assopirsi e conosce Darren: un ragazzo gentile, visibilmente interessato. E’ una perfetta distrazione per un cuore rotto, poi i mesi passano e Gabe diventa solo un punto lontano nella galassia. L’amore per l’altro inizia a nascere, farsi concreto… A cosa si dovrebbe pensare quando si ha vicino un uomo buono, comprensivo, attento e gentile?! Questo è il suo presente, il passato è qualcosa che non esiste più: sono solo ricordi chiusi a chiave in uno scrigno della mente.
Darren ha tutto quello che si possa desiderare, tranne il fatto di non dare la giusta importanza al lavoro di Lucy, al fatto che lei abbia una missione: di rendere il mondo un posto migliore tramite la sua manodopera. Gabe l’avrebbe capito, come avrebbe capito di non poter prendere decisioni importanti senza di lei, senza farle continuamente enormi sorprese.
I mesi, gli anni corrono nella linea del tempo e arrivano le classiche fasi della vita di una coppia: il fidanzamente, il matrimonio, i figli… Nonostante lo scorrere della vita, del presente, c’è sempre un pensiero fisso che si solidificava durante quelle sporadiche telefonate o a quegli incontri così rari ma così indimenticabili. Lei aveva costruito la stabilità familiare, lui era diventato un famoso reporter di guerra. Il suo sogno di poter parlare al mondo si era totalmente materializzato. Entrambi però, in tempi e in momenti diversi, iniziano a rendersi conto del concetto di rimpianto. Cosa sarebbe successo se non si fossero separati? Se lui fosse stato meno egoista con le sue scelte? Se avesse incluso lei concretamente nei suoi progetti? Se lei avesse fatto le valigie per seguirlo? E se… E se… tante domande senza ormai una risposta. Un ipotetico futuro che potrà solo compiersi nell’immaginazione, nelle parole strazianti di questo monologo; parole intrappolate su una tela di un ragno.
Come si riesce ad amare due persone? Una che ti ha dato tutto a livello concreto ma con una scarsa considerazione nel coinvolgerti in scelte importanti?! E una che ti ha abbandonato per seguire i suoi sogni ma che avrebbe capito, supportato qualsiasi scelta?! E che ti ha dedicato una mostra d’arte, concretizzando così il non averti mai dimenticata nonostante quelle scelte egoriferite, la distanza, il tempo?! Come si capisce cos’è il vero amore? Perché non si può mai stare con la persona che ami davvero? E perchè questo amore assente è sempre più forte di quello che si ha? Ma c’è amore se c’è egoismo? E quanto bisogna essere egoisti in amore?
Lucy arriva a un punto in cui sospetta del tradimento del marito; inizia a diventare paranoica ma non riesce ad affrontare la questione. Cosa succederebbe ai loro figli? Nel momento in cui capita di rivedersi con Gabe, avviene l’esplosione incontrollabile di sentimenti sepolti da ormai troppo tempo: niente era mai cambiato davvero, nonostante gli anni. Si amavano ancora; era forse arrivato quel agognato momento per ricongiungersi?!
Mesi dopo Lucy si rende conto di essere incinta, che il marito non la tradiva. Una chiamata improvvisa da Israele informa che Gabe è stato ferito a Gaza. Lei gli aveva detto di non tornare a New York, dopo quell’ultimo incontro per non metterla nella condizione di dover fare una scelta: l’egoismo al contrario… E poi il destino sceglie per lei. Esiste il libero arbitrio o fa tutto parte di un disegno più alto? Tutto questo aspettare, soffrire, per arrivare a questo risultato? Per essere al capezzale dell’amore della sua vita, incinta di suo figlio, con la beffa di dover fare una scelta importantissima?! E’ seriamente questa la vita? Ucciderlo o mantenerlo in uno stato vegetativo?! Ed è davvero questo l’amore? Esserci anche nel peggiore dei casi, dicendo addio per sempre alla persona che ti ha reso più triste ma che ti ha dato anche amore, seppur dilazionato. Lasciarlo andare pur di non farlo soffrire?! Ed è quello che si troverà a fare, di nuovo: dargli la luce quando la luce non c’è più.
E’ una storia strappalacrime, profonda che pone l’accento sul rimpianto, sulle scelte giuste o sbagliate, sui possibili scenari e sulle strade che abbiamo o non abbiamo percorso. Sogni e speranze disattese e di quelli che si sono realizzati. Rinunce fatte per ottenere altro che vale la pena. Ma come si capisce cosa è giusto e cos'è sbagliato? E’ difficile capire un tipo di amore che ti lega a catene così forti da poter durare anni: un’attesa estenuante per una felicità effimera ma che custodisce in sé l'eterno.
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L’essenza del nichilismo
Bukowski è così: o lo si ama alla follia o si prova un forte senso di disgusto. Lui disturba, è scomodo, è dissacrante. Ed è proprio qui che sta tutta la sua genialità. Uno stile di scrittura semplice, fuori dagli schemi per forma e contenuto. Ed è proprio il contenuto che lascia un sapore dolceamaro addosso. Le sue storie sono brutali come uno schianto causato da un incidente d’auto. Ti entra nelle ossa, ti scuote, ti danneggia. Ti dilania dalla brutalità delle azioni umane di quei personaggi descritti, appartenenti a una folle quotidianità. Alcune storie sono puramente inventate e in altre vi è un fondo di verità.
Rimane il fatto che i protagonisti sono gli inetti, gli emarginati della società: i pazzi, gli alcolizzati, coloro che vivono di eccessi come l’abuso di alcool, droghe, sesso, malvagità… Sono in tutto e per tutto persone morte dentro, che sopravvivono cercando di sentirsi vivi con certi estremismi. La vita al limite dovrebbe condurli all’estasi o è solo un modo per una precoce autodistruzione? Qui, vi è solo nichilismo. Non c’è spazio per altro; non c’è speranza, solo la piattezza più evidente dell’umanità.
Le persone parlano di un mondo crudele nel quale vivono: automi privi di empatia. Solo il proprio narcisismo è importante: il proprio dolore antico in cui è facile affogare, la rabbia contro il mondo portata all’estremizzazione: assassinii, stupri, violenza fisica e psicologica… Questo è quello che gli occhi dello scrittore probabilmente vedevano o percepivano su larga scala, poi lui lo riportava su carta. Un lavoro sporco che raccoglie una raccolta di racconti osceni, a tratti può arrivare ad aggiungere tratti distopici e surrealisti.
Ma il mondo descritto è un mondo in competizione, basato sull’istinto di sopravvivenza e sull’idea di avere il diritto di esercitare il proprio dolore per il trauma subito, sugli altri. Personalmente amo l’enorme sensibilità di Bukowski che racconta di una realtà priva di filtri e lo fa andando a ricercare l’orrore del mondo senza aver paura di esibirlo al pubblico. E’ una missione, che può suscitare una valanga di critiche, ma è un compito arduo: per i più coraggiosi e i più straordinari. Ed è impattante la sua ricettività che sbuca in tutto questo deserto arido; come un miraggio. Un po’ qui e un po’ lì, in mezzo al caos e alla monotonia dell’esistenza. Il lieto fine è impensabile: anime vuote continuano a ripetere i propri schemi senza da possibilità di uscire dal marcio esistenziale in cui sono impantanati. Condannati a priori. Vivere da morti, morire da vivi.
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Ricominciare a vivere
SPOILER
La storia delle sorelle Donguri e’ una breve novella che racconta di un piccolo business nato per avere un senso di utilità nella comunità, in un modo o nell’altro, su vasta scala, dopo la morte del nonno che tanto le aveva accolte con amore nella sua grande casa. Ed e’ da qui che inizia a delinearsi la storia delle due protagoniste. Dedicarsi alla posta del cuore, aiutare le persone con dei dubbi esistenziali sulla vita, sulle relazioni, sull’amore da carica alle due giovani per andare avanti. Il passato delle ragazze non e’ di per se’ digeribile: dopo la morte dei genitori in un incidente, si vedono costrette ad andare a vivere dalla zia dove, inizialmente trovano accoglienza e calore, fino a quando non diventano grandi e sono più viste come un problema che una risorsa. Ed e’ qui che Donko, decide di andarsene da casa, per poter poi tornare a riprendere Guriko e finalmente andarsene a vivere sole. Il nonno poi le salverà, offrendogli un tetto e tanta comprensione. Grazie a quest’uomo testardo apprendono cosa voglia dire l’amore e la cura delle altre persone. Qualità che appunto poi estenderanno nel loro business senza fini di lucro.
Sono agli antipodi: Donko e’ indipendente, si innamora molto spesso, e quando questo succede, inizia ad avere una routine di cose che la rendono ancora più attiva e innamorata. E’ ribelle, trova uomini difficili ma sa che non aspira al matrimonio e le va bene vivere tra un giro di giostra e l’altro. Tutto al contrario e’ la solitaria Guriko, introversa, ormai ridotta a una condizione eremitica: passa per lo più il suo tempo in casa a riflettere e a vivere di piccole gioie che le colmano l’esistenza quotidianamente. L’amore? Raro per lei. Due personalità diverse che appunto, aiutano nel portare avanti il loro vaso di Pandora di email...
Poi succede qualcosa, qualcosa di raro, qualcosa di strano che mostra che forse, in un piano superiore al nostro, tutto e’ collegato, in qualche folle modo. Un ricordo dell’adolescenza, l’amore spensierato, innocente, che solo gli anni delle scuole medie possono regalare. L’introversa Guriko ricorda l’unica persona che l’abbia vista per davvero: Mugi-kun. Un amore fatto di nulla, eppure fatto di tutto. Un filo sospeso tra la realtà e l’illusione del primo amore. Palpitazioni intense, rossore alle guance, cosa c’e’ di più romantico nel ricordare un amore innocente e quasi mai sbocciato? La vita la riporta alla realtà: era solo un sogno. Poi una mail di una giovane donna che piange una perdita dell’uomo che amava. Qualcosa si risveglia in lei: deve andare a cercare il suo vecchio amore. Un ritorno nei luoghi in cui lui ha vissuto, e’ cresciuto, senza di lei. La dolceamara verità, già predetta in un sogno: la scoperta della morte del suo amato. Era quella donna la moglie di Mugi-kun? Era solo una casualità? Perché tutte le premonizioni e i sogni si sono rivelati veritieri? La vita e’ di certo imprevedibile, a volte si connettono a un livello più altro alcune forze che ci portano in un determinato momento nella nostra vita e quel momento deve insegnarci qualcosa. Nel caso di questa giovane ragazza e’ stato quello di lasciare andare un amore mai vissuto veramente, e continuare a vivere. Uscendo da casa, esplorando la vita, assaporandola, senza rimanere ferma a vecchi fantasmi del passato. La perdita e’ sicuramente dolorosa, ma fa parte dell’esistenza, e dovrebbe forse, paradossalmente generare più slancio per la vita.
La scrittura della Yoshimoto mi e’ piaciuta molto, soprattutto nel delineare la profondità di Guriko. La storia e’ molto profonda, ma avrei preferito se fosse più lunga e se si fosse delineata un poco di più la trama.
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La difficoltà dell'essere adulti
Siamo al penultimo libro dell’ autobiografia di Knausgard dove ricorda, in modo romanzato, alcuni degli avvenimenti più importanti della sua vita. In questo volume incontriamo un giovane adulto in procinto di lottare per prendersi il suo spazio nel mondo e per capire la sua identità. Una fase del tutto necessaria e fondamentale nella vita di ragazzi che stanno diventando grandi per affacciarsi in un mondo difficile, competitivo che non lascia spazio alle fragilità del protagonista, che, in un modo o nell’altro, rappresenta anche le nostre.
Appena ventenne Karl Ove si dirige a Bergen per iniziare la sua avventura tanto agognata in una famosa accademia di scrittura. Essere lì è un sogno che si avvera: poter imparare dai migliori, coronare il suo desiderio più essenziale… Essere il più giovane aspirante all’ interno del gruppo, collaborare e confrontarsi con famosi scrittori-insegnanti non gli basta. Il talento non è poi così tanto; gli altri sono decisamente migliori, con più idee, con più dimestichezza con la penna. Le aspirazioni e l’eccitazione iniziale svaniscono: era tutta un’ utopia. La realtà dei fatti è che viveva si sole illusioni e che la verità è un’altra: tutto è difficile e faticoso.
Il tempo passa ed egli decide di iscriversi all’università; la sua vita va avanti. La brama di diventare scrittore è sempre ben nascosta nel cassetto, ma scrivere diventa difficile, è un gioco sadico e man mano la dedizione e l’ispirazione vengono sommersi da molti strati di polvere. Perché non concentrarsi su altre cose? In fondo cosa dovrebbe fare un giovane se non vivere le sue esperienze con spensieratezza? E’ proprio quello che il protagonista fa. Insieme all’invidiato fratello Yngve, anche lui residente in città, si dà alla musica, alla batteria. Le amicizie in quel nuovo ambiente non sono troppe, Karl in parte soffre la solitudine che poi va scemando grazie a nuovi incontri. Il rapporto con l’alcool si fa a sua volta più intenso, dato che con le donne non riesce ad avere nessun tipo di successo. Non è una vita piena, ma nemmeno tra le più vuote: eppure, qualcosa rimane sospeso…
Dopo molti insuccessi arriva l’amore, quello vero, quello che dà il sogno di un futuro: un amore giovane ma stabile. Arriva però il primo tradimento e poi un altro e un altro ancora… Il senso di colpa del giovane, la rottura, una nuova relazione, il matrimonio e l’idea che sia “per sempre” per davvero. Ma la dipendenza del tradimento è dura a morire. Quali sono le ragioni? Oscure e misteriose. E’ un giovane senza bussola, solo incline ai suoi istinti. Dopo mesi, anni di bugie, arriva il conto salato da pagare. La conseguenza è un allontanamento e un viaggio lungo miglia per ritrovare la rotta…
E’ una vita disregolata la sua: tipico di un’età in cui la personalità deve consolidarsi in vista della più prossima età adulta. I dubbi sul proprio futuro, sulla propria identità e bisogni sono i disturbanti elementi del suo quotidiano. Tra una sbronza e l’altra però, arriva la consapevolezza della forza di un desiderio che non riesce a morire: la scrittura. Essere uno scrittore di qualsiasi tipo è ciò che dà un senso alla vita. La sua vena artistica e il suo blocco dello scrittore però si alimentano a vicenda. Karl Ove scoprirà però di avere un talento per quel che riguarda il recensire le opere altrui. Approfittando dell’opportunità si inserisce in un ambiente favorevole per lui e il suo possibile sblocco: il lavoro in radio apre le porte verso importanti mansioni e contatti.
Arriva anche il momento agognato per molti anni: la prima pubblicazione. Dopo anni di discontinuità ed incertezze, arriva un dono; nasce il frutto di mille sacrifici, sogni e idee nascoste. Ricomincia subito l’incubo, la produzione si ferma nuovamente, è come un circolo vizioso… Come se partorire una sola opera fosse già abbastanza… Riprende il girone infernale quando il padre muore.
La perdita del genitore è descritta più in dettaglio nel primo volume dell’autobiografia. Ne emerge di nuovo la difficoltà dell’amare un uomo crudele ma a volte capace di tratti di normalità. I sentimenti sono confusi: amore, odio, rabbia, insensibilità. Questo è probabilmente l’evento che spingerà il ragazzo a imbattersi, per la prima volta nel mondo adulto proprio perchè quando un padre muore, si smette di essere figli.
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Essere un bambino sperduto
Col terzo volume ci inoltriamo nei piacevoli ricordi dell’infanzia di Karl Ove e l’atmosfera degli anni 70 aleggia nell’aria, colorando la sua storia. Essi scorrono come immagini su uno schermo; rievocazioni felici di quel tempo speso sull’isola norvegese di Tromoya, isolati, sperduti, liberi.
L’autore parte descrivendo il trasloco da parte della sua famiglia, quando lui era ancora in fasce, si focalizza sul fatto di non ricordare (chiaramente) nulla di quei primissimi anni di vita, eppure, anche quei ricordi inconsci e raccontati da fonti esterne fanno parte di quest’uomo, che in un dato momento del suo presente, sta scrivendo della sua esistenza col fine di diventare immortale. Si interroga quindi sull’importanza degli antenati, delle nostre storie personali che formano il nostro albero genealogico e si mescolano in rami pieni di ricordi, di eventi trasmessi, in qualche modo, insieme alla genetica.
In un certo senso è il libro che per ora ho trovato più lento, forse perchè l’intento dello scrittore era proprio quello di perdersi in un tempo irrecuperabile, fatto di innocenza ma anche di comprensione, seppur incompleta, del mondo circostante, degli adulti. Viene riproposto il rapporto con un padre asettico, a tratti crudele, che bullizza il figlio per via di quell’ “R moscia”che pare una maledizione. L’educazione rigida, a volte spaventosa, di una generazione che ha vissuto dei rapporti di parentela, ambigui, pieni di freddezza alternati a rari momenti di affetto. Vivere un’ambiguità affettiva di questo tipo lascia segni profondi nell’infanzia: scava solchi che poi si riempiranno di dolore con il passare degli anni.
In ogni caso il volume ha come tema centrale l’infanzia e il rapporto con la famiglia. Forse proprio per la tematica,leggiamo molte più descrizioni di quello che è successo, piuttosto che i voli pindarici contenuti negli altri volumi, che più si plasmano alla personalità dell’adulto; è un libro più semplice ed essenziale: come quegli anni raccontati.
Le vicende descritte riportano chiunque a quei gesti, vicissitudini, pensieri che solo i bambini vivono. È un nostalgico viaggio nel tempo in un mondo che ormai è troppo lontano e dimenticato. La scuola, i compagni di classe, le prime cotte coi primi baci, l’amicizia, quella forte, i giochi pericolosi, la fantasia, i soliti posti di ritrovo per giocare o i soliti negozi per comprare i dolciumi… i genitori, i nonni e le loro visite e i loro racconti, i sogni, i primi libri e la lettura, la passione per la musica, le ore passate in mezzo alla natura di un’isola sperduta.
Apprezzo molto l’idea cardine di costruire un’ antologia della propria esistenza. La sua realizzazione è complessa e non tutti sono in grado di portarla a termine. Knausgard è un talento e non posso fare altro che sottolinearlo. La sua capacità di scrivere 6 volumi con una logica, una profondità e una prosa così piacevole mostrano chiaramente che è uno scrittore che sa fare il proprio mestiere.
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odi et amo
Il secondo volume dell'autobiografia dell'autore ha come tema centrale l'amore e tutto ciò che ne consegue. Come nel primo volume, ci troviamo guidati in un mare di ricordi (in parte romanzati) ma pur sempre intimi che Knausgard sente l'esigenza di condividere con i suoi lettori.
Vi è la solita alternanza di descrizione del quotidiano mescolata alle fitte descrizioni paesaggistiche e il tema principale viene affrontato tra un ricordo e l'altro.
Ancora una volta Karl Ove vuota il sacco: parla della vita amorosa con la prima moglie Tonje e poi dell'infelicità di quel rapporto, probabilmente causato dalle nozze in giovane età. La decisione di distaccarsi da lei trasferendosi a Stoccolma all'improvviso. Il ricordo di una donna incontrata a un evento letterario: Linda. Lei era uno dei pochi contatti in quella città così diversa da quelle norvegesi; così sconosciuta. Poi arriva il destino o forse un insieme di casualità nel piano dell'universo: lo scrittore trova un appartamento nello stesso edificio della donna. Decide di non prenderlo, la vergogna sarebbe troppa. Ma forse è un segno... Trova il modo di contattarla, si innamorano, tutto questo mentre Tonje è in attesa di una risposta. Arriva poi il tradimento, il divorzio, il nuovo matrimonio con Linda.
In questi eventi non c'è una storia con una morale che deve far riflettere qualcuno. Sono episodi di vita vissuta; nudi e crudi, portati alla luce della profondità del proprio cuore per poter trovare una catarsi nella scrittura per via dell'imperfezione umana e del mondo.
All'inizio l'amore da carica, aria fresca, si prova persino paura all'idea di contaminare quella possibile felicità, c'è speranza e allo stesso tempo vi è il terrore del rifiuto. Quando l'amore è corrisposto si vive in una continua luna di miele: le difficoltà e i problemi non ci sono, tutto è perfetto. Poi il tempo arriva a dare una strigliata all' inconsapevolezza degli amanti e anche un primo figlio.
L'autore quindi apre la parentesi delle difficoltà vissute sia in coppia, sia legate alla sua partner che personali. La coppia è un agglomerato di fragilità che in certe situazioni emergono spaventosamente con crisi, litigi, pianti, voglia di isolamento. La parte difficile e reale dello stare insieme emerge così come l'odio versi l'altro: un ladro del proprio tempo. Knausgard vive il dilemma della sua vena artistica continuamente minata dalle incombenze quotidiane di una vita famigliare appena sbocciata. Così ciò che era una favola, a volte diventa un incubo e poi ritorna una favola e così via... L'autore come sempre non si fa scrupoli a mostrarci la duplice essenza delle cose: lo Yin e lo Yang, uniti, inseparabili, seppur con mille contraddizioni.
Arrivano altri due figli, i momenti di vicinanza e allontanamento si alternano alla vita che egli cerca di comprendere nel suo mistero, con i suoi "scavi archeologici" nelle profondità del mondo
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quando non è rimasto più nulla
SPOILER
Knausgard è uno di quei "signori scrittori" del nostro tempo. La sua impresa è stata quella di scrivere la propria storia in sei volumi, chiaramente, in parte romanzata. Questo è il primo volume della serie, è un inizio che parla di una fine: della morte del padre. Il testo si apre subito con una descrizione minuziosa, dettagliata e geniale su cosa sia la morte. E' scomodo, profondo, esistenzialista; è così che parte tutto: con un concetto così tanto temuto dall'uomo.
Per tutto il romanzo l'argomento centrale rimane la scomparsa di quella figura genitoriale ambivalente, assente, fredda, autodistruttiva (come si vedrà negli ultimi anni). Vengono rivissuti tanti ricordi che rendevano protagonisti padre e figlio: la solitudine di Karl Ove quando la madre si era trasferita per studiare, la vita vissuta in isolamento negli anni dell'adolescenza, la poca considerazione ricevuta, a volte toccando anche l'insulto, il divorzio dei genitori e l'apparente rinascita di un uomo che non ha fatto altro che autodistruggersi portandosi all'estremo della dipendenza da alcoolici. Sono pagine strazianti, profonde, con una forte verità seppur romanzata. L'autore mostra una forte sensibilità che riesce a trasparire solo sulle pagine e forse meno nelle vita reale.
Quando descrive un evento/ricordo di vita, si perde nei meandri della sua coscienza facendo dei "voli pindarici" che sviscerano l'esistenza, raggiungendo l'osso. Lui scava, scava, scava. Il linguaggio si fa più ricercato, cambia registri narrativi come un cantante fa con i registri vocali. Può a tratti risultare complesso, perché non vi è una narrazione precisa, un percorso stabilito, dritto, lui va per vie traverse, quelle strade poco battute e sconosciute. E' un labirinto dei suoi pensieri, ricordi che si rincorrono e si alternano. E' un flusso di coscienza, è una vita raccontata e donata al lettore. Knausgard si spoglia, fa vedere la crudezza degli atti, dei pensieri (come quello di aver pensato più volte di volere la morte di suo padre).
Poi però, scatta qualcosa in lui quando si ritrova davanti a quel "qualcosa che una volta era suo padre". Sgorgano le lacrime, tenute nascoste per un'eternità angosciante, il dolore della perdita emerge nonostante tutto il dolore provato. La morte di un genitore segna sempre fortemente la vita di un figlio in quanto si vive la perdita di un punto di riferimento, un'autorità: si smette di essere figli e si diventa genitori a propria volta. Questo è un episodio con un forte impatto e che mostra la cruda e problematica realtà di un uomo talmente dipendente che si è spinto fino a livelli estremi di disumanità fino ad arrivare alla sua fine. Questo lutto non è stato segnato dal tempo, ma da un bambino rinchiuso in un corpo di adulto che non sapeva darsi pace.
Si intervallano episodi della famiglia e dell'adolescenza di Karl Ove: la musica, i compagni di scuola, i libri, le ragazze, la neve e i paesaggi norvegesi. Le descrizioni sono fitte, rigorose, studiate nel dettaglio fino a toccare l'iperrealismo. Pare davvero di essere tra le pagine, come se fossimo spettatori invisibili.
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Ai limiti del nichilismo
SPOILER
Due individui privi di identità: un uomo e un bambino. Due persone come tante al'apparenza, eppure speciali. Non sappiamo molto del loro passato né quello del mondo circostante, ma siamo consapevoli di quel duro presente che ci viene sbattuto in faccia dall'autore. Lo scenario è post apocalittico, spettrale: la natura e i suoi animali sono ormai morti da un pezzo; l'aria è grigia, piena di smog; la cenere si posa ovunque; il freddo; il silenzio; la morte e la strada. Non vi è nient' altro che una strada infinita, simbolo del destino a cui i due vanno incontro.
Riusciranno a sopravvivere anche solo un altro giorno? Ha senso continuare a percorrere passi senza una vera meta? Ha senso patire la fame al punto da non avere più forze? O non è forse meglio morire abbandonandosi all'oblio? Dov'è Dio in tutto questo?
Questi due essere umani, i cosiddetti buoni, si ritrovano a combattere per la propria sopravvivenza armati di qualche straccio, un telo di plastica, un carrello con scarse provviste. Un ritorno al primordiale, all'essenziale. Si ritorna animali, arrampicandosi a quel poco di umano che ancora c'è. Ma tutt'intorno vi è una brutalità shockante: cadaveri ovunque, cannibalismo: sono gli estremi di una generazione appartenente a un mondo pazzo, isterico, psicotico dove non vi è più nessuna cura.
La scrittura di McCarthy ipnotizza; parla di tutto pur parlando dell'essenziale, fa toccare picchi emotivi estremi, disturbanti con un linguaggio che sfocia nel poetico, seppure triste e disruttivo. I dialoghi scarni, come l'ambiente, eppure essenziali, non c'è molto da spiegare, c'è solo da vivere e proseguire la strada verso l'oceano, verso un clima più mite, verso un po' di pace, dove ancora la natura sembra essere viva.
Che mese è? Che anno è? Il tempo si è fermato, gli astri si alternano con i loro giochi di luce per illuminare o oscurare il cammino. La morte è sempre più vicina, eppure riescono a scappare da lei. Hanno dei colpi di fortuna in quell'inferno: cibo nascosto e mai trovato da altri, un rifugio in cui nascondersi nel sottosuolo e per avere una breve illusione di stabilità. Ma la strada si straglia infinita, all'orizzonte e si deve proseguire: i cattivi prima o poi arriveranno .
Incontri, pochi, pericolosi, innocui ma sempre sofferti. Il bambino è colui che tiene ben salda l'umanità, quel fuoco che portano. Sono le parole tristi del piccolo empatico a tenere il padre con i piedi per terra, affinché non si trasformi in un'oscura bestia. Dopotutto, è il padre che ha la responsabilità di guidare, di dare ogni strumento possibile al figlio per superare la vita. Egli si è dovuto sostituire a una madre che ha preferito la morte. Il bambino e il viaggio esistono perché vi è lui come guida, ma egli vi è spinto dalla speranza rappresentata dall'ingenuità, dalla purezza, dalla fragilità del piccolo.
Per questo, quando il padre morirà, lo spingerà a "portare il fuoco" da solo, sopravvivendo grazie a tutto ciò che ha imparato durante quel lasso di tempo confuso. La figura paterna prepara il figlio alla brutalità della vita, cerca di ammorbidire il trauma con tutto ciò che ha a disposizione nelle sue mani.
Oltre a un racconto con un forte simbolismo, vi è una componente psicoanalitica, come Massimo Recalcati descrive in un suo testo: "Una vita e i suoi libri".
E' stato un viaggio duro, devastante, importante, fondamentale, necessario per un'epoca come questa in cui tutto si sta perdendo.
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Non siamo altro che nevrotici
Questo è un bellissimo ed arrivabilissimo trattato di psicologia evolutiva. Lo reputo il classico libro da tenere sul comodino per capire ogni volta i nostri errori e come funzioniamo. Lo stile è ironico, all'avanguardia, in molte pagine non può non nascere un sorriso. Il linguaggio è colloquiale, semplice e riesce a spiegare concetti non alla portata di tutti: è un saggio di psicologia ma al tempo stesso è una spiegazione che un amico preparato in materia ti può dare. Tutto è sviluppato secondo concetti logici, è impossibile perdersi tra le pagine.
In sostanza viene spiegato il perché siamo nevrotici e qual è la causa delle nevrosi ansioso-depressive (di cui il mondo è pieno). La società ricca, tecnologica, avanzata causa un rallentamento nel processo di crescita psichica dell'individuo. Differentemente dalle società povere (dove i bambini diventano adulti anche forse troppo presto), gli adulti delle società capitalistiche, rimangono bambini fino ai trenta-quaranta anni perché non riescono a mettere in atto quelle caratteristiche utili alla sopravvivenza.
Giacobbe descrive tre personalità (più una quarta: l'apice, che verrà approfondita in un testo a parte): bambino, adulto, genitore. E' un processo naturale; gli stessi animali subiscono questa evoluzione. In un individuo sano, le tre personalità si alternano in base alla situazione ambientale che si presenta. L'individuo nevrotico, invece non è in grado di attivare questo meccanismo: o è bloccato in una delle personalità o non riesce ad attivare le altre. Il passaggio tra le fasi è fondamentale e non può essere con un ordine diverso. Non esiste il passaggio bambino-genitore. Questo perché è solo l'adulto colui che è in grado di amare, le altre due personalità non lo sanno fare.
Ma chi sono queste tre figure?
BAMBINO: è colui che è umile, sa chiedere scusa, aiuto, perdono, sa giocare con la vita non prendendola troppo sul serio. Per contro però, vive in un costante stato di paura perché d solo è incapace di dominare l'ambiente. Quindi usa il genitore surrogato come stampella data la sua insicurezza, frustrazione, gelosia, a non accettazione della realtà: pretende assistenza e amore continui.
ADULTO: domina l'ambiente, convive con la propria solitudine e gli altri li cerca per piacere non per bisogno. La libertà è per lui sacrosanta, ha autostima, è sicuro di sé non dipende dall'altro, ha delle paure più reali, si adatta all'ambiente e alle difficoltà dato che ha i mezzi per poterle superare. Non gli interessa possedere ma usare, l'amicizia è un valore importante Eppure non è capace di essere umile, chiedere scusa, non sa giocare, è egoista perché non si dedica agli altri.
GENITORE: si dedica agli altri senza aspettative, è capace anche di un amore universale, dettato dal superamento della paura dell'altro. E' il punto d'arrivo dell'evoluzione.
Le tre personalità ovviamente possono essere nevrotiche tant'è che i loro aspetti più negativi sono accentuati e vanno a impedire la normale alternanza. Il genitore normale non sembra avere lati negativi ma può diventare un nevrotico se punisce o è estremamente autoritario.
Vengono poi esposte le descrizioni delle coppie nevrotiche combinate mostrando la varietà (e l'impossibilità) di avere una relazione. La coppia sana è una contro le sei malate: ecco perché l'amore e le relazioni amorose non possono stare in piedi. Il punto è che l'amore sano è una rarità e le persone che riescono a vivere questo sentimento possono diventare il bambino, l'adulto, il genitore dell-per l'altro a seconda della situazione. Per questo motivo i matrimoni falliscono e la società è nel caos.
BUDDHA: è l'ultima personalità, quella spirituale e consapevole che si attiva solamente dopo essere stato un genitore. E' la fase della saggezza, la paura della vita on esiste più e si è completamente salvi dalla nevrosi: la sofferenza è qualcosa che non si teme più. E' quindi la parte finale del bellissimo viaggio all'interno di sé stessi.
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La vita della donna in un fumetto
Questo fumetto illustra la vita quotidiana della maggior parte delle donne mostrando scenari comuni. Alcuni possono pensare: “I soliti stereotipi”, purtroppo però, a parte qualche fortunata eccezione, gran parte delle “femmine” ha vissuto almeno una volta gli eventi qui mostrati. E’ difficile non provare empatia per noi stesse e per le altre.
Qui una sintesi degli episodi:
Il carico mentale: è ciò che le donne si prendono sulle spalle, molto spesso da sole, per far girare gli ingranaggi della casa-famiglia, sapendo che senza di lei tutto questo potrebbe fermarsi. Le conseguenze sono dannose quando si arriva a tirare la corda: non solo c’è il lavoro che è faticoso ma anche il carico mentale nel privato accresce lo stress. Quindi: perché le donne non chiedono aiuto? Perchè molti uomini non accettano di prendersi la metà del carico mentale? Perchè si delega? Perchè c’è ancora un’ arretrata concezione che le donne sono “le custodi della casa”?
La rabbia repressa e la difficoltà nell’esprimerla: quando ci mancano di rispetto, quando ci fanno complimenti sgraditi… La paura è quella di risultare “una rompipalle-una musona-l’isterica” solo perché si esprime la propria frustrazione. Una donna arrabbiata non fa bella figura e questo viene insegnato alle bambine. Questa passività può portare a molti pericoli perché non si prende posizione. Si arriva poi a un punto in cui tutta la rabbia repressa esplode improvvisamente.
Il lavoro emozionale: si fa di tutto pur di assecondare gli altri e il loro benessere emotivo. Ci è stato insegnato che per farci amare dobbiamo guadagnarcelo-meritarcelo. In ambito relazionale significa occuparsi in toto del partner e di compiacerlo anche controvoglia con attività, sessualità, cura. Ai bambini questo non è stato insegnato. Il lavoro emozionale è anche fondamento di moltissime professioni relazionate col pubblico ed è slegato dal genere.
La sessualità: molte donne sono all’oscuro dei loro organi genitali e questo mostra una certa inibizione e un forte disagio nel vivere la propria sessualità come se fosse qualcosa di anomalo.
Lavoro produttivo e lavoro riproduttivo: in tante famiglie la catena di montaggio è composta dal padre di famiglia che lavora, ha contatti fuori dalle mura domestiche, ha un reddito. La seconda tipologia è legata alla moglie-madre: molte mettono da parte la carriera, prediligono il part-time per gestire la casa e la famiglia. Questo tipo di lavoro non da una pensione, né uno stipendio: è gratuito e invisibile. In caso di divorzio non c’è tutela. Se le incombenze invece sono troppe, si affida il lavoro (baby sitter, pulizie) e la gestione ad altre donne sottopagate e a volte immigrate.
Il consenso: molti uomini pensano di potersi prendere certe libertà (anche con sconosciute) pensando di non fare nulla di male. Un esempio è quello degli apprezzamenti per strada, che non sono graditi dalle donne. Si passa poi agli abusi fisici parlando della cultura dello stupro che inizia sin dall’adolescenza con gesti che possono apparire scherzi innocenti: slacciare il reggiseno alla compagna di classe, toccarle il sedere… l’abusatore spesso non è lo sconosciuto per strada, quanto più una persona più vicina che non rispetta il consenso. Il rapporto sessuale senza manipolazioni e insistenze è qualcosa di sano, se avviene il contrario si parla di abuso.
Il ruolo da riempire: la società ci mostra come il ruolo della femmina sia quello di compiacere il maschio. Se le avances non sono accettare, può nascere rabbia o delusione da parte dell’uomo. E questo è spesso legato al fatto che la donna è spesso vista come una “conquista” o un “oggetto da rimorchio”.
La maternità: molte madri rinunciano alle proprie passione per l’accudimento dei figli, perché non c’è spesso un aiuto da parte del partner. E’ come se aspettasse in una sala d’attesa per una quantità di tempo indefinita. E’ noto che i compagni si rifugino nel lavoro per sfuggire alla parte di responsabilità, è una zona di comfort ma che anche aiuta il mantenimento della famiglia a livello economico. L’ideale sarebbe una società dove il valore della famiglia sia uno tra i valori più importanti.
La vacanza: la maternità viene spesso vista come una vacanza dalla vita lavorativa. Peccato che le conseguenze mentali e fisiche di una gravidanza sono incisive. Nonostante questi postumi, c’è un neonato da accudire che rende il sonno impossibile. Tutto questo condito dall’assenza del partner, che dopo qualche giorno riprende a lavorare, lasciando la compagna da sola. Perchè se il figlio si fa in due è la donna che si deve occupare quasi sempre di tutto? Perchè molti padri sono assenti?
Lo sguardo maschile: detta l’aspetto fisico femminile. E lo si nota nelle pubblicità, film, videogiochi: belle, sexy, con parti del corpo precise ben in vista per il puro piacere maschile. I canoni di bellezza dettati dalla società sono artificiali ma per avere considerazione bisogna essere truccate, pettinate, depilate, ben vestite. Questo peso porta a investire tempo e soldi sull’involucro esterno piuttosto che su quello interno. C’è una maggiore competizione estetica tra le donne per prendersi il Principe Azzurro.
Tutto viene rappresentato in modo spiritoso grazie ai fumetti, ma l’opera di sensibilizzazione è riuscita perfettamente. Sono sicura che molti uomini stanno già cambiando il loro modo di vedere certe cose. Credo però che la società sia solo lo sfondo di un quadro in cui i soggetti principali sono le nostre consapevolezze individuali. Chi vogliamo diventare, quali sono i nostri valori, se abbiamo fatto delle scelte (e quindi abbiamo delle responsabilità) perché non le vogliamo rispettare? Ognuno può staccarsi dal proprio contesto sociale, è così che si generano i cambiamenti.
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Cuori in fiamme
Perché le donne si arrabbiano così poco? Perché quando lo fano e mostrano la loro frustrazione vengono considerate isteriche? Perché la rabbia femminile è socialmente inaccettabile? Perché siamo chiuse in una gabbia dalla quale non possiamo uscire? Queste sono solo alcune delle domande che sorgono spontanee dopo la lettura di questo volume di fondamentale importanza per chiunque!
So bene che le tematiche di disparità di genere creano solo tensioni e contrasti data la delicatezza dell'argomento. Forse il problema fondamentale è che si fa fatica ad ascoltare, a porre una vera attenzione sulle persone, sulle cose. Siamo ciechi o ci "conviene" esserlo. Trovo importante essere informati sulla società, su cosa succede, come essa si sviluppa, su come è stata e su come potrebbe essere. E la storia delle donne è una parte che non va dimenticata.
L'autrice porta alla luce alcune tematiche sociali partendo da un ricordo di famiglia per indicare quanto le norme di genere soffochino l'indipendenza della personalità, dell'anima dentro quello specifico corpo. Durante il giorno del matrimonio dei suoi genitori, tra i regali di nozze vi era un prezioso set di piatti e stoviglie, che la madre utilizzava solo in occasioni speciali: i figli non si potevano avvicinare. Soraya ricorda di aver visto la madre, dopo qualche anno, buttare a terra tutto il servizio dando sfogo a una forte emozione: la rabbia! Eppure non vi erano urla non uscivano parole dalla sua bocca, tutto era composto, imprigionato. Dopo aver finito e sorriso alla figlia, la donna tornò alle sue incombenze.
Chiaramente, l'episodio descritto risale a una generazione fa, e ci sono stati già notevoli cambiamenti, anche se molte donne e ragazze delle generazioni attuali, possono riscontrare una certa familiarità nel modo in cui questa signora si era sfogata.
Moltissime donne sono intrappolate nel ruolo di madre, moglie-partner, sorella, amica e devono seguire o fanno molta fatica a staccarsi da questa realtà che è per loro una seconda pelle. Ciò porta a una minore considerazione dei propri bisogni e a un maggior incremento del carco mentale (occuparsi della casa, familiari, amici) facendole diventare invisibili. Da qui si genera una valanga di frustrazione che porta poi a una rabbia repressa.
I temi trattati dal saggio sono molteplici e sono accompagnati da statistiche e studi che spesso (e tristemente) mostrano delle evidenti disparità in ambito domestico, lavorativo, economico, sessuale, legato al senso di sicurezza, libertà di espressione... Non è sempre così in tutti i settori e in tutte le società, ma non si può negare l'evidenza a livello globale. Vengono inoltre trattati temi quali la maternità, violenze e molestie, i pregiudizi e le discriminazioni in un mondo in cui si stanno facendo i primi passi per la parità, ma sono ancora troppo piccoli per portare ad un vero equilibrio tra i generi.
Viene anche aperta una parentesi per fare dei confronti anche con le comunità LGBT e degli afroamericani sia uomini che donne, che molto spesso, hanno meno voce in capitolo rispetto alle donne etero bianche.
Com'è possibile che ci siano ancora così tante difficoltà a staccarsi da una società di vecchio stampo, nonostante tutti i progressi fatti nell'ultimo secolo? Perché qui è più difficile cambiare? Perché gli individui non possono semplicemente essere se stessi senza ruoli da interpretare? Perché le donne non hanno il coraggio di alzare la voce per far valere i propri bisogni e diritti come gli altri? Perché le conseguenze di una tale richiesta spaventano così tanto? Una società equilibrata non porterebbe solo più vantaggi?
Nonostante i dati shockanti che si leggono tra queste pagine, c'è una speranza: che le donne riescano ad entrare a contatto con la rabbia, un'emozione forte, che permette di reagire a ingiustizie, se ben utilizzata in modo sano. Mostrando rabbia, la donna, l'individuo può mostrare di avere un valore e di reagire alle ingiustizie subite, perché anche se la donna è più soggetta a ciò, anche molti uomini vivono le stesse condizioni. E le ingiustizie subite non hanno genere.
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C'e' posta per te
SPOILER
Nel 1740 la penna di Richardso partorisce una protagonista indimenticabile e simbolo dell’ideologia puritana del secolo. Penso che l’idea di scrivere un romanzo epistolare sia qualcosa di veramente bello per il lettore un po’ perche’ e’ come se lui stesso ricevesse questa corrispondenza, un po’ perche’ puo’ entrare in contatto piu’ profondo con il protagonista. Trovo la scelta dello scheletro di questo libro ben riuscita ed interessante, anche se, essendo un classico, puo’ essere visto come un”mattone” e di fatto lo e’.
Il racconto e’ diviso in due parti in cui la giovane protagonista scrive lettere indirizzate ai cari genitori e le sue avventure narrate proseguono, in un secondo momento, sotto forma di diario. La protagonista e’ Pamela, la giovane serva quindicenne di una padrona da poco deceduta che si ritrova a vivere una vita „post servigi”. Il Signor B., nonche’ figlio della nobildonna cerca di mantenere la promessa delle ultime volonta’ della madre malata: di occuparsi della ragazza. Solo che le attenzioni di lui vanno oltre il normale rispetto per una fedele domestica. Subito i genitori la ammoniscono di essere cauta e di non cadere in nessun tipo di tranello che possa compromettere la sua virtu’.
Ed e’ questo il tema centrale del romanzo: la protezione della propria verginita’. E’ risaputo che in tempi passati essere una donna pura significava avere la garanzia di stima e successo, di essere ben vista dalla societa’ poiche’ „sacra”. Solo le prostitute erano anime compromesse, prive di valore, perdute poiche’ incapaci di salvaguardare la propria virtu’. Quindi per essere considerata una brava ragazza, Pamela e le coetanee dovevano stare attente a non consumare nessun rapporto sessuale prima del matrimonio. Gli uomini come il Signor B. avevano il privilegio di essere libertini perche’ meno condizionati dalla pressione sociale. Quindi potevano permettersi di tentare le fanciulle (che erano praticamente delle ragazzine ingenue) col potere.
Come detto, la dolce Pamela e’ l’incarnazione della virtu’ preservata, tant’e’ che il titolo originale del romanzo e’: „Pamela o a virtu’ ricompensata”. Questo compito e’ piu’ importante della vita stessa della protagonista. Gia’ da qui, il lettore capisce che il lieto fine e’ dietro l’angolo, ma la mole di pagine, suggerisce che molte peripezie sono presenti sul cammino.
Gli approcci del padrone ventenne si fanno man mano sempre piu’ esplicit: gesti, contatto fisico, baci che la giovane, terrorizzata, non gradisce di certo. Sente la necessita’ di trovare alleanza in casa; il suo turbamento la porta a parlarne con la governante della casa: la Signora Jervis, la quale la supportera’. Anche per gli altri personaggi della casa a volte e’ difficile schierarsi contro il padrone, dato che gli hanno giurato assoluta fedelta’ nel servirlo. Le difficolta’ quindi aumentano percjhe’ non sempre e’ possibile contare sugli alleati in questa guerra. Cosi’, l’unico conforto diventa la scrittura e la comunicazione con gli amati genitori.
Dopo aver tentato di spiare le sue lettere e di sabotarla in tutti i modi possibili, il padrone le offre la possibilita’ di tornare a casa. Sfortunatamente e' solo una farsa: la ragazza verra’ condotta in una dimora del Lincolnshire e qui fatta prigioniera in compagnia della perfida Signora Jewkes. La governante, in questo caso, cerchera’ in tutti i modi di aiutare l’uomo nella sua impresa. In rare occasioni aiutera’ Pamela. Solo i suoi svenimenti fermano l’avidita’ di B. che si vede sempre rifiutare: i suoi baci, i suoi soldi, le sue proposte d’aiuto economico alla famiglia Andrews… Nulla smuove la serva che stringe i denti e si difende con tutte le sue forze.
La vicenda pare avere una svolta (che poi sara’ infelice) quando Pamela riesce a entrare in contatto col cappellano del suo padrone: il Signor Williams che mosso dalla pieta’ provera’ ad aiutarla in una fuga senza successo. La disperazione aumenta al punto tale da voler simulare la propria morte durante un altro tentativo di fuga fallimentare.
Tutto improvvisamente cambia nel momento in cui il padrone legge le lettere della serva: pare commosso, sta provando pieta’. Decide cosi’ di donarle la liberta’ per poi scoprire di amarla e di chiederla in moglie.
Pamela e’ il buon esempio per le giovani dell’epoca: una serva, una buona ragazza con sani prinicipi puo’ andare lontano. Nel romanzo si mischiano le classi sociali, cosa non ben vista da tutti e di cui e’ portavoce la sorella Lady Davers. Ella incarna la forte morale dell’epoca e subito si scaglia contro la fancilla che si e’ fatta sedurre da un uomo (suo fratello), ella non crede per nulla alla storia del matrimonio. La colpa ricade piu’ sulla donna che non e’ stata in grado di controllare la situazione, come se l’uomo seduttore non avesse una coscienza e non fosse partecipe dell’azione. Ma il rimanere umili e di buon cuore alla fine porta ad enormi ricchezze.
Trovo triste pensare che nel passato le donne dovessere lottare cosi’ tanto pur di mantener salda la propria vergiita’ e se questo non fosse stato possibile, il senso di vergogna che si sarebbero dovute portare come un marchio sulla pelle. Sono convinta che la storia qui narrata sia successa anche nella vita reale dell’epoca, forse senza il lieto fine tanto aspettato. Il testo da sicuramente degli spunti forti per capire la condizione femminile nel corso del XVIII secolo. E che da vittima, la protagonista riesce a trasformare il suo carnefice in innamorato grazie alla sua tenacia. Ella e’ sicuramente un forte esempio di coerenza femminile perche’ non a mai tradito se stessa. E noi donne, forse, abbiamo qualcosa da apprendere da questo prezioso personaggio.
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Quando l'amore e' una prigione
Di cosa si nutre il dipendente affettivo? Qual e’ l’oggetto della sua dipendenza? Si puo’ essere dipendenti dall’amore anche se non e’ un oggetto? E’ piu’ complesso se „l’oggetto” della dipendena e’ una persona? Chi e’ questo essere umano cosi’ tanto bisognoso d’amore? Questo libro descrive accuratamente il profilo psicologico di questo individuo mostrando bene cause ed effetti legati al disturbo.
Colui che soffre di dipendenza affettiva sente la forte necessita’ di affidare la sua vita nelle mani di qualcuno (che probabilmente lo calpestera’) per vivere appieno la felicita’. Il suo concetto di gioia e di soddisfazione personale e’ totalmente legato all’amore: non c’e’ spazio per nessun’ altra cosa. E’ una persona cieca di fronte a se stessa, non sa chi e’, non conosce i propri bisogni-sogni. Fa di tutto per scappare e non iniziare a vedere cio’ che giace nelle sue profondita’, e’ troppo spaventato, questa cosa potrebbe annientarlo. Per questo motivo si rifugia nelle braccia dell’altro donandogli una devozione estrema. Il suo unico obiettivo e’ il riconoscimento altrui.
Chiaramente la forma piu’ esplicita e’ contenuta nelle relazioni d’amore, ma il testo spalanca porte verso la realta’ lavorativa e l’amicizia. A prova del fatto che, quando il partner non esiste (o forse c’e’), l’oggetto della dipendenza puo’ variare. Ecco spiegato perche’ questi lavoratori arrivano al bournout piu’ volte. Il posto di lavoro e’ una palestra per farsi notare e per dimostrare che si conta qualcosa e che di consegueza, si e’ degni di considerazione. Per ottenere questo risultato bisogna aspirare alla perfezione e cio’ richiede un eccesso di sforzo fisico e mentale che inevitabilmente va a sabotare il desiderio di successo. Si rimane magnetizzati dall’idea dell'eccellenza e del conseguente riconoscimento, questo e’ piu’ importante delle rinunce fatte durante il cammino.
In amicizia si svolge una dinamica simile: la persona rinuncia ai propri bisogni pur di compiacere l’altro in tutto e per tutto, fino a diventare ossessivo. Palesemente rinuncia ai propri bisogni pur di essere sempre disponibile e di non perdere l’amico. E’ un campione nel trascurare se stesso: mai e poi mai dira’ un no, neanche sotto tortura. Avere dei bisogni significa per loro, essere egoisti e le persone non amano la compagnia di un egoista. Per contro, l’amico si sente intrappolato, perche’ non ha piu’ liberta’ personale data l’eccessiva presenza dell’altro e inevitabilmente questo puo’ creare tensioni.
E’ proprio la liberta’ che la vittima di questa illusione d’amore deve cercare di ottenere, solo cosi’, il processo di guarigione potra’ compiersi. Come si arriva quindi all’autonomia? Conoscendosi, facendo quel passo che non si e’ mai voluto fare per paura di incontrarsi. Ponendo l’attenzione, prima di tutto su di se’: bisogna vedersi importanti! Abbiamo dei diritti, sentimenti e necessita’ e dobbiamo rispettarli. Il libro offre degli spunti da cui partire: bisogna farsi delle domande e rispondersi sinceramente. Tutto il resto sara’ una reazione a catena: se mi conosco so quali sono i miei bisogni, so che tipo di persone davvero voglio al mio fianco non mi accontentero' piu' delle scelte casuali mosse dal bisogno di accettazione. Facendo cio’ che davvero voglio risulto piu’ autentico con me stesso, e con gli altri e posso pure mettere dei limiti perche’ mi sento pronto a far valere i miei diritti sapendo che non perdero’ l’altro.
Questo testo aiuta molto ad aprire gli occhi su quello e’ il disturbo, chi affligge, in cosa consite nei diversi ambiti relazionali e su come uscirne, su cosa serve per potersi liberare da questo male che divora il dipendente. Il libro e’ molto interessante per la suddivisione degli argomenti e per le spiegazioni chiare. E’ un piccolo e prezioso manuale che contiene tutto quello che c’e’ da sapere su questo tipo di disturbo.
L'anticonformismo utopico
SPOILER
Lo sfondo della storia è il 1950, è l’America del boom; un paese che si sta arricchendo e dove l la vita borghese è piuttosto accentuata. I due protagonisti sono una coppia di giovani che spiccano per la loro diversità: I Wheeler. Essi sono (o credono di essere) degli anticonformisti, pieni di sogni e idee ancora da realizzare. Ma è il presente che conta e la coppia è sposata, ha due figli e vive un'esistenza piuttosto tranquilla, usuale, stereotipata nel complesso di “Revolutionary Hill”.
Esso è decisamente quel tipo di posto così perfetto, da cartolina, che incarna alla perfezione la realtà borghese di quell’epoca: villette a schiera dai colori vivaci, un vicinato apparentemente cordiale, ricchezza e benessere sono un lusso che si può sfoggiare, pare un luogo perfetto in cui trascorrere la propria esistenza. Infatti è impensabile immaginare che questo piccolo mondo di carta, sarà il palco per una tragedia.
Le giornate passano tutte uguali per i due giovani e a parte le visite dai vicini, gli aperitivi e le conseguenti serate a sparlare sul vicinato; si può percepire che le loro vite sono piuttosto tranquille e serene e vuote. Yates non fa altro che ricreare dei personaggi cliché. Frank considera il suo lavoro stupido ma non è in grado di separarsene, è un buon padre di famiglia e porta a casa lo stipendio per mantenere la famiglia e il loro tenore di vita. April è la classica casalinga frustrata che pur di sfuggire dalla monotonia decide di entrare a far parte di una compagnia teatrale scadente. Sin dalle prime pagine emerge che la loro esistenza così perfetta, nasconde in realtà solo veleno e nevrosi che, inevitabilmente porteranno a una graduale autodistruzione.
La routine e la noia fanno cadere Frank, l’uomo dai molti valori, nella classica relazione extraconiugale con una giovane collega. Proprio lo stesso giorno in cui April, dopo aver riflettuto sull’ultimo litigio, mostra di aver trovato la soluzione a tutti i loro problemi: partire. L’idea è quella di vivere per davvero, senza accontentarsi e di recarsi in Francia alla ricerca di un senso. Questa esistenza li sta uccidendo, dove sono finiti i giovani di un tempo? Perché lo spirito di ribellione si è spento lasciando spazio solo alle responsabilità? Il piano sembra perfetto: sarà lei a mantenere il marito mentre lui, finalmente, potrà cercare di capire la sua vera vocazione dopo così tanto tempo. La loro utopia ha inizio, i progetti iniziano a concretizzarsi, i vicini sono sconvolti anche se non sono in grado di ammetterlo davanti a loro. Questo è un gesto da irresponsabili, da bambini capricciosi, per lo più poi è una donna che deve mantenere un uomo e cosa dire dei figli…
Questo piano garantisce loro la salvezza da una società in cui non vogliono essere contagiati. La relazione pare migliorare qualitativamente parlando fino a che April non scopre di essere incinta e le carte sulla tavola del destino drasticamente cambiano. Questo imprevisto scombussola loro i piani, April prende in considerazione l’idea dell’aborto, Frank è sconvolto e cerca di farla ragionare, ma in cuor suo, sa che questo bambino non lo vuole nemmeno lui. Parallelamente, in azienda, lui viene notato per un lavoro che ha svolto e gli viene proposta una posizione più in alto nella scala gerarchica aziendale. Finalmente è stato premiato per qualcosa che ha realizzato e poi una promozione permetterebbe di avere abbastanza soldi per mantenere il futuro figlio. L’idilliaco breve tempo di tregua, svanisce e le tensioni aumentano come i litigi. Frank riprenderà la sua relazione extraconiugale e April inizia ad avere crisi di identità non sapendo più nemmeno “chi è davvero” finendo a letto con vicino Sheep.
Il personaggio più particolare è il figlio pazzo della signora Givings, loro vicina di casa. La pazzia, la nevrosi che tanto spaventa, pare essere la condizione più normale e veritiera della vita. John verrà invitato dalla coppia poiché la madre è disperata, la loro gentilezza è grande, non è da tutti invitare un instabile a casa propria per pranzo. Ma alla fine del racconto, la donna rivela di non averli mai visti di buon occhio e si rivela solo uno dei tanti personaggi fantoccio che si basano solo sulle apparenze. Jhon vede i due giovani come persone vere, che hanno deciso di fuggire da una vita tanto assurda e appoggia l’idea della Francia. Quando viene a sapere del cambio di programma parla con molta chiarezza su quali siano le vere ragioni dell’aver cambiato idea: è più comodo stare immobilizzati nel “vecchio vuoto e nascondersi dietro abiti pre-mamam” per Frank, piuttosto che scoprire di che pasta è fatto. Si meritano l’un l’altro in quanto due persone fallite, anche se April per lui era una donna forte. Prima di essere cacciato dice una frase che lascerà il segno nella donna: è grato per non essere quel futuro bambino.
Il declino ha inizio, i piani cambiano per davvero e dopo l’ultima lite, April fa l’ultima mossa sulla scacchiera che metterà fine alla partita. Prepara una bella colazione, non erano così teneri l’un l’altro da molto tempo. Non appena Frank se ne va, va in bagno a provocare un aborto spontaneo che la condurrà alla morte. Dopo questa tragedia, si vedrà l’ipocrisia dei vicini loro amici, soprattutto da parte delle figure femminili che pur di salvare le apparenze, denigrano i Wheeler per le loro folli azioni.
E’ una storia che parla di come l’anticonformismo spesso sia solo a parole ma non nei fatti, di come sempre si è schiavi di una società che impone le sue regole e noi siamo solo delle pedine. E di come, piuttosto che lasciarci andare al nuovo, alla libertà, ai sogni, preferiamo rimanere impantanati in una realtà che odiamo perchè è più comoda. Pur convincendosi di essere diversi, i Wheeler, non erano altro che una copia meglio riuscita degli altri, ma che alla fine si è arresa, senza combattere per il proprio sogno. La pazzia, pare l’unica lente che ha visto la realtà per quello che è davvero. E ovviamente Yates, dipinge i doppi sensi della società borghese con una grandissima maestria evidenziandone tutti gli aspetti più mostruosi.
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QUANDO L’AMORE DIVENTA DIPENDENZA
Inizio col dire che è una lettura fondamentale per OGNUNO, chiaramente è più indirizzato al pubblico femminile perchè ne è più affetto. Ma chi sono le donne che amano troppo? In base a quale criterio si può valutare l’esagerazione di un sentimento come l’amore? Quali sono le condizioni che sviluppano la dipendenza affettiva? Perché è estremamente difficile uscirne?
La Norwood, con una bravura impeccabile, delinea i meccanismi mentali che si celano dietro a questi comportamenti “amorosi” ammettendo inoltre di essere stata una donna che amava troppo. Ma tutte noi, in un periodo specifico della nostra vita abbiamo avuto un attaccamento più forte degli altri, pensando che fosse amore, ma amore non era. Avevamo così fame di amore, di approvazione da parte dell’altro che abbiamo dimenticato di valorizzare i propri bisogni. Sono sicura che tutti voi avete vissuto una relazione che vi ha portato solo guai, che vi ha fatto solo stare in pena e a versare lacrime quasi di continuo. Bene, questi sono gli ingredienti per capire la ricetta di un amore malato.
Ci sono alcuni fattori esterni come la cultura sessista che mostra la donna farsi martire e capace di sopportare i capricci, i malumori, i tradimenti del compagno perchè prima o poi, la sofferenza verrà ripagata e l’uomo l’amerà in modo completo e forte. Certe favole mostrano proprio questa dinamica, come la “Bella e la Bestia”. I fattori sono anche interni, uno tra questi è il passato famigliare: più la famiglia è disturbata, più la dipendenza affettiva può essere intensa, per via della mancanza d’amore vissuta dalla bambina fin dall’infanzia. Molti casi, i più gravi indicano un forte collegamento con le famiglie di alcolisti e fenomeni di amore morboso. Le esperienze descritte dalla psicoterapeuta colpiscono per l’impatto che una relazione può avere sulle persone al punto da renderle irriconoscibili, al punto di tentare il suicidio.
La negazione, è ciò che impedisce di prendere coscienza, che fa in modo che una donna si addossi la colpa del fallimento della relazione ma anche negano la propria dipendenza dall’altro. Per questo motivo, non è sempre facile uscire da certe situazioni e si preferisce rimanere immobilizzati nelle sabbie mobili emotive. Ed è per questo motivo che quando un partner maltratta, è incompatibili con i propri bisogni, non si cura di noi, è indisponibile emotivamente, lo si desidera di più e si è incapaci di lasciarlo.
E’ anche la paura della solitudine che spaventa, perchè non si crede di essere forti abbastanze per fronteggiare la vita con le proprie risorse e ci si aggrappa anche a un briciolo di amore, disumanizzandosi, perchè è meno spaventoso che essere abbandonati. Si arriva ad essere irriconoscibili, ad avere grossi problemi fisici e mentali. Ciò viene anche permesso da una scarsa autostima, ed è così che la relazione è al primo posto e il partner diventa più importante di noi stesse. In realtà viene messo in atto un tentativo inconscio di controllo dell’altro, con il pretesto di accudirlo in tutti i modi possibili. Si vive in una dimensione idealizzata: “come potrebbe essere”, non com’è davvero, ma con gli sforzi la relazione migliorerà fino a diventare perfetta. E’ un desiderio utopico, si cerca solo di avere in tutti i modi l’amore che è mancato nell’infanzia; ma è un amore che va ricercato in se stessi.
Un’altra caratteristica particolare di queste donne è che non possono stare lontane dal dramma, dai brividi, dalle ansie al punto da trovare estremamente noiosi i “bravi ragazzi” che sono veramente interessati a loro. Se non si può recitare la parte della “crocerossina” una relazione è priva di senso. Il sentirsi necessarie corrisponde a sentirsi amate.
Con la dipendenza da una persona, molto frequentemente, si sviluppa, una dipendenza da sostanze stupefacenti, alcool o cibo. E le due problematiche si alimentano l’un l’altra portando il quadro clinico a livelli pericolosi.
Il libro propone esempi di uomini che hanno frequentato queste donne e del perché necessitavano una figura del genere nella loro vita. Nei racconti emerge l’evidenza di come, quando una relazione diventa normale, i drammi spariscono, la donna molla il colpo. Ciò che da energia è l’impossibilità dell’amore.
Quando una donna riesce ad accettare il compagno per quello che è senza sentire la necessità di intervenire, può sentirsi libera, è proprio quando non si fanno azioni che ci sono delle reazioni nell’altro. Solo così si impara ad amare in modo sano ed è qualcosa che ognuno di noi deve imparare a fare.
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SIAMO DESTINATI AD ASPETTARCI
Questo è un libro che inevitabilmente invita a interrogarsi, le tematiche proposte non sono di certo semplici; gli ingredienti per affrontare una lettura del genere sono una forte curiosità e credenza.
Brian Weiss è uno psichiatra famoso per essersi specializzato nell’ipnosi regressiva. Secondo coloro che praticano questo metodo il paziente sarebbe in grado di ripescare dei ricordi rimossi dalla parte conscia. Essi non sono altro che la fonte di un malessere fisico o psichico che non guarisce con i metodi e le terapie tradizionali. Freud stesso praticava l’ipnosi, ma questo di cui andrò a parlare è un ramo più specifico, che vuole andare ancora più in profondità, ricercando le cause non nell’infanzia bensì nelle vite passate. Qui chiaramente si aprono molte porte collegate alla parapsicologia, meditazione, spiritualismo, misticismo.
Weiss iniziò ad interessarsi all’argomento dopo l’incontro con la paziente Catherine: lei cambiò il suo approccio di vedere le cose. Durante una normale seduta, dopo aver ascoltato queste parole: “ritorni al momento in cui i sintomi sono iniziati”, la donna fece un salto temporale di secoli e raccontò la sua esperienza di una donna di quell’epoca, con sembianze diverse, con una vita diversa. Dopo questo input, lo psichiatra decise di specializzarsi in questo campo e ha fatto regredire moltissimi pazienti alle vite passate; tra cui Pedro ed Elizabeth.
Sono due individui distrutti dalle proprie esperienze di lutto: lei perse l’amata madre e lui il fratello. Sono solamente due pazienti normali, avuti nello stesso periodo. Non si erano mai incontrati nello studio, tantomeno fuori. Generalmente, la prima seduta serve per introdurre la vita del paziente e i possibili disturbi, poi si prosegue con l’ipnosi. I pazienti vengono trascinati in uno stato simile a quello meditativo profondo. Solo in questo modo è possibile tornare indietro all’infanzia ma anche in luoghi più lontani.
Non è detto che ciò che viene visto sia vero a tutti gli effetti, può essere anche una fantasia dato che la parte razionale della mente è fuori gioco. Qualunque cosa sia, dopo averla affrontata, c’è un notevole miglioramento nel paziente. Ciò che per me è inspiegabile è la forte sensazione che si prova per certi episodi, che fanno sembrare un vero ricordo: Pedro sudava rievocando la sua morte per una malattia. Come può solo essere frutto della dimensione onirica? Certo, anche nei sogni viviamo emozioni diverse (basti pensare all’intensità di certi incubi…). Ciò che viene riportato da chi si sottopone all’ipnosi, sono per lo più eventi traumatici che poi vengono risolti misteriosamente, ma nessuna cura o medicina attuale può curarli. Come si spiega ciò? Molte persone hanno sostenuto di avere dolori fisici in zone del corpo che in una vita precedente erano state ferite mortalmente.
Le rievocazioni possono essere differenti: felici, tristi, dettagliate, poco dettagliate, le persone si vedono in epoche diverse, con un aspetto diverso, un nome diverso e a volte riconoscono un’anima che è anche presente nella loro vita corrente. E’ stato il caso dei due protagonisti del libro: almeno in due vite passate hanno riconosciuto l’anima dell’attuale fratello e della madre da poco venuti a mancare. Quando si realizza che, ci si è già incontrati da qualche parte nel tempo, e che quindi ci si reincontrerà in futuro; il disagio passa. Magia? Miracolo? E’ difficile spiegare cosa possa essere tutto ciò, la questione è se crederci o no come con tanti altri grandi interrogativi che ci poniamo ogni giorno. Non ci è dato conoscere la risposta, è una questione di fede.
Weiss inizialmente non fece caso alla possibile analogia tra una vita che i due pazienti sembravano aver condiviso insieme. Molte cose coincidono ed è qui che il mistero è più forte. Come possono due sconosciuti ricordarsi uno stesso evento? Com’è possibile che “sognino” lo stesso episodio con due punti di vista diversi? Sono a Gerusalemme, lei si chiamava Miriam. Il padre era un vasaio, un uomo buono, che fu ucciso dalla crudeltà dei soldati romani che amavano torturare i cristiani. Venne legato a un carro e lo trascinarono per poi picchiarlo e lasciarlo morire per strada. In fin di vita riuscì a guardare la figlia devota che per un’ultima volta lo abbraccia dicendogli “Ti voglio bene padre”. Questo era il ricordo descritto da Elizabeth.
Pedro rievocò di essere stato trascinato dai soldati e di essere morto tra le braccia della figlia; lui non la riconobbe come qualcuno di presente nella sua vita attuale. Quando lo psichiatra gli chiese se il suo nome fosse Eli, lui lo ricordò e disse che il suo nome di battesimo era Elihu. Pedro rievocò due volte lo stesso episodio, a distanza di mesi. La seconda seduta parve più dettagliata, ricordò di essere stato ferito gravemente a terra, alcuni soldati lo abbandonarono steso, morente: sente che è la fine. Corre verso di lui la figlia che lo culla e lo abbraccia dicendogli: “Ti voglio bene padre”. Lui non poteva più parlare per il dolore ma i loro sguardi si erano capiti. Entrambi potrebbero aver condiviso un’ altra vita insieme: nella Cina Occidentale/Mongolia. Lo psichiatra iniziò a unire i pezzi di un puzzle contorto, si accorse che Elizabeth, mesi prima aveva parlato dello stesso episodio ma dal punto di vista di Miriam.
Queste due anime non si erano ancora incontrate in questa vita. Frenato dal dovere di mantenere il segreto professionale, tentò di mettere vicini gli appuntamenti, in modo tale da vedere se ci fossero reazioni nella sala d'attesa. L’esperimento fallì. Ma fu il destino a farli incontrare su un volo aereo poco tempo dopo. Entrambi ricordarono di essersi incontrati nella sala d’attesa dello studio di Weiss. Iniziò così la loro relazione. E’ molto interessante cercare di capire il concetto di anime gemelle che possono ritrovarsi nel corso del tempo; forse quando le loro missioni da compiere sono più o meno le stesse. Come può tutto questo essere frutto della casualità? Come si spiega una cosa del genere? Sicuramente il lettore viene proiettato a una vastità di domande che non può non porsi dopo la lettura del libro.
La spiritualità è qualcosa che al giorno d’oggi viene considerata inutile, ne stiamo perdendo il contatto a favore del mondo materiale che solo ci distrae dalla nostra vera missione: imparare l’amore in tutte le sue forme.
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E SE LA TUA VITA NON FOSSE VITA?
SPOILER
Questo libro mi ha lasciata con qualche interrogativo e inevitabilmente mi ha lasciato l’amaro in bocca (e nel cuore). La protagonista Kathy H, si rivolge al lettore raccontando con molta nostalgia e con descrizioni molto dettagliate il suo passato. Pare una narrazione normale dove una donna che fa l’assistente ha voglia di tornare indietro nel tempo per ricevere un po’ di conforto.
Il racconto e i ricordi si possono dividere in tre fasi:
1. Infanzia e l’adolescenza ad Hailshaim
2. Il tempo adolescenziale ai Cottages
3. L’età adulta
Pare un romanzo di formazione in un contesto lievemente distopico, ma Ishiguro e Kathy ci riveleranno i dettagli di questa realtà, pagina dopo pagina e noi lettori non possiamo fare altro che realizzare la durezza di certi eventi che saremo in grado di comprendere appieno alla fine della narrazione.
1. Infanzia e l’adolescenza ad Hailshaim: la protagonista è molto legata a questo luogo perché è tutto quello che le ha dato un senso di appartenenza e dove ha conosciuto gli amici più cari: Tommy e Ruth. Questo collegio prestigioso ospita i bambini fino a quando non saranno in grado di vivere in autonomia, senza tutori. Fin qui pare una storia piuttosto normale, ma man mano gli indizi vengono seminati: cos’è un donatore? Perché i bambini devono dedicarsi così tanto all’arte? Perché essa è simbolo di accettazione all’interno dell’istituto? Perché la misteriosa Madame porta via alcuni dei loro disegni e li mette nella sua Galleria? La giovane protagonista nel suo viaggio nei ricordi rievoca tutte queste vicende realizzando che molti indizi erano già presenti sin dai primi anni ad Hailshaim, ma che per via dell’ingenuità non erano mai stati colti da nessuno. Ma quando i ragazzi hanno quindici anni, Miss Lucy decide di vuotare il sacco: gli studenti sono stati creati per essere dei donatori e non avranno mai il futuro che tanto fantasticano di avere. Sin dall’inizio era stato stabilito: saranno dei donatori di organi. C’è una rinuncia nel reagire, sia per la giovane età, sia per la minor intensità emotiva da loro provata. All’età di sedici anni, Tommy e Ruth si fidanzano. Questa è la fase della vita in cui cercano un senso di appartenenza, la propria identità e vivono le prime esperienze sessuali. L’unica preoccupazione legata al sesso è la protezione dalle malattie, dato che non possono avere figli.
2. Il tempo adolescenziale ai Cottages: il gruppo di amici ha i primi screzi, Kathy non vuole aprirsi troppo agli altri studenti, ma vorrebbe stare con la sua solita cerchia di Hailshaim. Questi luoghi sono privi della presenza di tutori, ci sono solo studenti, i cosiddetti veterani, sono coloro che si prendono più cura dei più giovani, ma qui si impara l’autonomia e a prendersi cura dell’altro. Emerge qui la “teoria dei possibili” ovvero che, ognuno di loro ha una copia umana che può trovarsi in città, pare che un veterano abbia visto il possibile di Ruth in un ufficio. Ma ancora una volta viene loro sbattuta in faccia la triste realtà: non sono altro che copie di vagabondi, prostitute, ubriachi, nonché i reietti della società. Il rapporto tra Kathy e Tommy è stato sempre molto tenero e materno da parte di lei, durante un viaggio nel Norfolk lui le ritrova una musicassetta perduta molti anni prima e che amava molto. Sin da bambini avevano l’idea che il Norfolk fosse il luogo delle cose perdute che potevano essere ritrovate. Ruth, un giorno confida a Kathy che Tommy la vede solo come un’amica pur essendo conscia che il loro amore sta cambiando. All’interno della struttura gira la voce di un “rinvio” di tre anni se una coppia riesce a dimostrare di amarsi davvero. La protagonista decide di partire, visto che i rapporti con i suoi migliori amici stanno radicalmente cambiando, inizia così la sua fase della vita come assistente.
3. La scena si apre a sette anni esatti dopo la vita ai Cottages, ritroviamo le due vecchie amiche: una nei panni di assistente e l’altra è già diventata una donatrice. Ruth desidera andare a trovare Tommy dopo tanti anni e quando l’incontro tra i tre avviene, lei si scusa per averli tenuti separati così a lungo, ma loro dovrebbero provare a chiedere il rinvio. Dopo la morte dell’amica, a seguito di un’altra donazione, Kathy diventa assistente di Tommy. Il loro amore tanto agognato sboccerà con molto ritardo ma consapevoli di avere una possibilità si recano da Madame a chiedere aiuto. La verità tristemente shockante è che non esiste nessun rinvio, era solo una voce messa in giro dagli studenti che non è mai stata soffocata. Era come un inno alla speranza, una specie di resistenza inconscia, passiva… Hailshaim era una piccola bolla di speranza in cui Madame e la preside Miss Emily hanno combattuto affinché gli studenti avessero una vita dignitosa. Questo movimento di ribellione non è bastato alle autorità come non sono bastate le creazioni artistiche dei piccoli: una chiara prova dell’esistenza di un’anima e di emozioni umane. La Galleria serviva proprio come prova, ma in un mondo in cui il progresso scientifico ha fatto grandi passi avanti per la cura del cancro grazie ai donatori, non c’è spazio per considerare la loro umanità. Lo scopo primario per cui sono nati deve essere portato a termine. Ed è qui che il lettore riceve un colpo forte al petto: la speranza è negata e ciò viene accettato passivamente dalla coppia che si è sempre amata ma non c’è più nulla da fare. Come si può non essere colpiti da una rivelazione del genere? Perché Madame non interviene? A detta sua, quel che era etico fare è stato fatto ai tempi di Hailshaim seppur il ribrezzo e la paura che gli “umani” provavano confronti dei loro salvatori. Dov'è l’umanità? Perché si è spenta? Perché si vuole andare contro natura sfruttando la vita di qualcuno per i propri scopi? È etico sfruttare la vita di qualcuno per salvarne un’altra in modo programmato? E’ giusto togliere gli organi vitali, uno dopo l’altro come in un “Allegro Chirurgo” sadico ad individui che persino provano emozioni, lasciandoli deperire lentamente? Si rimane con molte domande intrappolati nei ricordi della ragazza che vive gli ultimi istanti con l’amato con naturalezza e senza drammi: era programmato. Lui non vuole che lei lo assista più nella sua ultima fase e lei lo asseconda, il loro addio è un lieve bacio.
Due settimane dopo la morte di Tommy, Kathy è nel Norfolk in lacrime, sperando di ritrovare ciò che ha perduto. Ora è completamente sola, senza appigli, senza la sua famiglia, senza amore. È prossima alla fine dalla quale cerca di scappare facendo l’assistente; forse è un modo per vivere la ribellione, posticipando la fase delle donazioni più che può. Forse la canzone “Never let me go” nella musicassetta avrebbe potuto parlare di loro: il finale del libro pare simbolico e legato a questo oggetto, ma c’è di più. Sono invece le parole di Madame che danno un ulteriore senso: un giorno vide ballare la piccola Kathy; si mise a piangere per aver visto dei sentimenti. Nel suo immaginario questa “non umana” stava nostalgicamente salutando il vecchio mondo che non l’avrebbe più potuta proteggere da un mondo crudele pronto a strapparle la cosa più importante: la vita.
Questo è un racconto sulla vita, sulle sue difficoltà, sul dono prezioso che abbiamo e che diamo per scontato e cosa vuol dire nascere nel posto sbagliato. La storia d’amore è marginale, è solo un’esperienza che puoi fare nel percorso dell’esistenza. Qui il dono della loro vita è stato pensato ingiustamente per qualcun altro e non per i protagonisti. Non gli resta altro che sopravvivere cercando di illudersi di vivere fino alla fine.
"Continuo a pensare a un fiume da qualche parte là fuori, con l'acqua che scorre velocissima. E quelle due persone nell'acqua, che cercano di tenersi strette, più che possono, ma alla fine devono desistere. La corrente è troppo forte. Devono mollare, separarsi. È la stessa cosa per noi. È un peccato, Kath, perché ci siamo amati per tutta la vita... Ma alla fine non possiamo rimanere insieme per sempre"
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Il meraviglioso mondo di Claudio
Claudio è una di quelle anime che speri di incontrare almeno una volta nella vita, un’anima dalla quale puoi solo farti influenzare positivamente, un’anima che dopo che la incontri, è difficile lasciarla andare. E’ uno dei pochi che ce l’ha fatta, che ha rischiato, e che ha vissuto veramente la vita realizzando il suo sogno più profondo che gli ha permesso di entrare in connessione con se stesso in modo molto profondo. Questo libro non è altro che il resoconto del suo viaggio attorno al mondo. Ebbene si: il sogno nel cassetto di questo ragazzo non era facilmente realizzabile per motivi economici, sociali, medici (soffre di diabete). Nonostante tutto questo, la sua volontà di ferro e la consapevolezza della sua infelicità, lo hanno spinto a mollare la sua vita fatta di sicurezze, lussi ma anche di un forte senso di vuoto. Marcata è la contrapposizione tra quel “prima” e quel “dopo” il viaggio che è visibile nelle parti iniziali del suo racconto.
È un tramonto a svegliare i pensieri dormienti di Claudio. Vedendo la bellezza della natura, del cielo che “chiude i suoi occhi per andare a dormire” , egli riesce ad entrare in contatto con qualcosa che da molto tempo aveva perduto. Si è fatto una semplice domanda: “Sono felice?”. La risposta gli ha cambiato la vita! La sua infelicità era visibile dalle giornate “fatte con lo stampo”, dedite solo a un lavoro frustrante e pieno di responsabilità, seppur ben retribuito. Il nodo alla cravatta, quel gesto quotidiano che si fa ogni mattina, diventa un cappio al collo. A 32 anni, essere vicedirettore di banca non basta, il richiamo della natura è più forte. Sin da giovane ha avuto la passione per il viaggio e dopo le prime paure iniziali, le scuse accampate per cercare di evitare di partire, capisce qual è il suo destino. Nascono cosi il suo canale Youtube e il blog “Trip Therapy”. Il viaggio viene inteso qui come un rimedio per l’anima ma anche come metafora della vita stessa: con le sue gioie, dolori, sfide.
La decisione ancora più “lucidamente folle” è quella di spostarsi senza aerei, di viaggiare nel modo più lento possibile, come nel passato. L’obiettivo è di entrare più a contatto con le realtà locali e non solo di collezionare cartoline come i turisti. Il treno che parte da Piacenza lo porterà fino all'est dell’Europa, andando in Asia per poi scendere in Australia, passando per l’America del Nord arriverà a quella del Sud per poi darsi all'ultima tappa del suo viaggio: l’Africa. È impossibile parlare di tutte le meravigliose avventure che il giovane ha vissuto. Ogni giorno gli ha donato un’esperienza nuova, degli scenari meravigliosi, la connessione con sé stesso e la felicità più profonda. Sicuramente ci sono stati episodi più significativi di altri. Alcune vicende sono talmente assurde e inusuali che possono sembrare invenzioni letterarie o cinematografiche: ma sono vere! Questi sono quelli che mi hanno maggiormente affascinata:
ASIA
Nepal
L’incontro con sé stesso praticando la meditazione Vipassana, nel silenzio e nell’isolamento totale.
L’aiuto dato presso l’orfanatrofio, pur non avendo grande esperienza coi lavori manuali ha dato tutte le energie pur di aiutare a migliorare quel luogo per vedere i bambini felici. Ha inoltre assistito all’unione di una famiglia separata ingiustamente dopo molti anni. Lo ricorda come uno dei momenti più commuoventi del viaggio.
L’incontro con un baba, un irlandese che è diventato asceta. I baba sono figure conosciute e rispettate in India e in Nepal, famosi per il loro isolamento dalla società e per la loro forte spiritualità. Con Charlie si condivide il pensiero di una società che ha dei ritmi terribili, il rapporto con la terra è inesistente, non si ha nemmeno il tempo di godere di un tramonto.
India
Luogo contraddittorio, magico e terrificante allo stesso momento. Ha assistito a un rito funebre per favorire la reincarnazione. Decisamente molto difficile da sopportare per via delle differenze culturali.
Manipur
Il cambio di prospettiva: in un primo momento era essenziale poter portare avanti il suo sogno, essendo disposto a qualsiasi cosa, tra cui corrompere gli ufficiali di frontiera. Ma si rende conto di non voler sporcare il suo sogno in questo modo. È una persona con dei valori e vuole rispettarli, soprattutto per insegnare a un futuro figlio l’importanza delle scelte giuste.
Birmania
Decide di andare in un hotel, non appena si connette riceve una notizia terribile. Il padre è in ospedale in gravi condizioni. Decide di interrompere il viaggio e tornare immediatamente. In 14 ore passa dall’Asia all’Europa, in un reparto d’ospedale. Questo passaggio è fondamentale e lo cambierà: il lutto viene affrontato con grande maturità. Ha la possibilità di godersi gli ultimi momenti col padre per poi ripartire.
AUSTRALIA
La natura culla la sua tristezza e man mano lo guarirà dalla perdita. Ritorna con un cargo mercantile nel posto in cui tutto è iniziato: l’amore per la vita! Si gode la difficoltà e la pace del mare per giorni per poi approdare in Australia e partire per un viaggio on the road col fratello. Riparte con una nave cargo: 26 giorni nel Pacifico per poi arrivare in Canada.
AMERICA
New York
Città agognata sin dall’infanzia, all’inizio è uno shock: la società, i grattacieli, l’assenza di natura. La scopre e cambia idea ma il suo richiamo verso la natura è sempre più forte. Riesce ad entrare in uno dei locali più esclusivi una notte, dopo aver conosciuto due ragazze.
AMERICA DEL SUD
Macchu Picchu
Visita la città in onore del padre proprio il giorno della sua scomparsa, un anno dopo. Molto toccante è il dialogo immaginario che ha con lui per salutarlo e la sua foto attaccata a un albero per fargli godere la vista di una città tanto desiderata.
Colombia
Combatte contro la Dengue, solo in una camera di un ostello, mentre fuori la vita scorre. Ne esce sano e salvo ma l’esperienza ha un forte impatto sull’importanza della vita.
Patagonia
Luogo in cui il rapporto con la natura è estremo e più forte. Sono moltissimi gli episodi nelle varie zone del mondo in cui la natura è protagonista con i suoi magnifici paesaggi, colori, suoni e il senso di pace che vi si respira. La fusione è catartica, completa, necessaria nella vita di ogni essere umano. Arrivare a questo livello di profondità con la natura è un traguardo per la costruzione della personalità umana.
Argentina
Claudio vive un distacco dalla Madre Terra per ricadere nelle tentazioni materiali della vita quotidiana. Decidere di vivere la città che però rivela il lato oscuro della società e dei vizi umani. Qui assiste impotente a una delle più brutte esperienze del viaggio. In un ostello dove lavorava, un amico e collega, abusa sessualmente di una ragazza durante una festa. Avviene un crollo inevitabile, il richiamo della natura è forte, deve allontanarsi dall’uomo e dalle sue azioni. La luce che il viaggio gli aveva regalato fino a quel momento, si è improvvisamente spenta. Quell’evento lo segna in modo evidente: l’egoismo dell’uomo è un pericolo. Inoltre la sensazione di “timbrare il cartellino” ancora: tra feste, alcool e sesso lo spinge a reagire pur di non ricadere nella vita che tanto ha rinnegato.
Brasile
Recife
Fondamentale è l’incontro con l’amore. Dopo tante infatuazioni, o storie irrealizzabili. L’incontro tra anime questa volta è inevitabile. L’ultima parte del suo viaggio viene stravolta completamente da un sentimento improvviso che fa vivere i due una relazione profonda, breve ma decisamente indimenticabile. Lui e Thais decidono di partire insieme alla scoperta di Rio de Janeiro insieme, pur sapendo che quell’avventura presto finirà, come un dolce sogno. Lei lo sprona a terminare il suo viaggio, senza avere rimpianti.
AFRICA
Casa è vicina, le ultime esperienze da conservare nel cuore e nella memoria sono altrettanto forti. In mare, salva delle vite di alcuni giovani in difficoltà. Era inevitabile, le correnti universali lo hanno portato a quell’impresa, siamo sempre a una precisa latitudine e longitudine. Questa è la filosofia che sta dietro al libro.
Ultimo confine tra Mauritania e Marocco
È il fidarsi ciecamente di un uomo che a malapena conosce il francese, con il quale si ritrova in mezzo al deserto. Sorprendente è il suo senso dell’orientamento ed esperienza nel conoscere le dune che mai lo fanno perdere. È proprio nel deserto che si lascia andare agli ultimi pensieri relativi a questa pazzesca avventura. Ha vissuto intensamente la vita in tutte le sue sfaccettature; ha toccato la felicità moltissime volte ma ha anche vissuto dei momenti ardui. La sua formazione si è conclusa, è pronto a tornare nel suo mondo, alla sua vita, con occhi diversi e maggior comprensione per quel mistero indecifrabile che è l’esistenza.
TRENO PER PIACENZA
Sale di nuovo su quel treno che gli ricorda il suo passato vuoto, dopo mille giorni, guarda gli impiegati stressati dalle loro vite sentendo un distacco. Lui è una persona nuova, ricca di vita. Molto commuovente è il ricongiungimento con la famiglia e quella persona che manca reca un vuoto nel cuore.
Ho amato questo libro perché parla di una persona che ha avuto il coraggio e la volontà di seguire la sua indole, è sicuramente un esempio da seguire. È una persona vera, che ha saputo esporsi alla vita in tutte le sue sfumature, ed è così raro che pare surreale leggere delle sue imprese. Concludo affermando che il valore trasmesso da questo racconto è inestimabile, sta al lettore farne tesoro e reagire nel suo stesso modo seguendo il proprio io.
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viaggio
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crescita personale
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Questo libro è da molti considerato un capolavoro e l'autrice pare essere la nuova stella della letteratura contemporanea. Sinceramente, quello che ho trovato tra queste pagine è ben poco. Sarà che non sono riuscita a cogliere del tutto il suo messaggio, sarà che il suo stile di scrittura non mi attira, ma io questo libro l'ho trovato piatto. La lettura è stata molto lenta, non è stato uno di quei testi che tengono il lettore attaccato. Ho apprezzato quei pochi momenti in cui la scrittura si faceva più interessante e certi concetti profondi venivano esposti in modo adeguato e addirittura interessante.
La storia si apre con una scena notturna: tre dei quattro protagonisti si trovano a un evento di poesia. Frances e Bobbi sono amiche, anche se in passato hanno avuto una storia d'amore. Incontrano una donna di nome Melissa la quale, è interessata alla loro performance al punto da voler scrivere un testo su di loro e di instaurare un rapporto di amicizia e conoscenza reciproca. Dopo qualche invito a cena e qualche chiacchera, i "rapporti" tra i personaggi si fanno più evidenti: Bobbi prova una forte attrazione per Melissa e Nick per Frances.
Parte così il classico triangolo e per la maggior parte del racconto la giovane parla della sua relazione extraconiugale, delle sensazioni che prova insieme a un uomo che le da piene attenzioni.Tutta la narrazione avviene in prima persona, lo stile pare quello del flusso di coscienza ma, a mio avviso, pare una noiosa lista della spesa piena di eventi che si susseguono per riempire la noia delle giornate.
Frances è la classica ragazza un po' outsider, fragile, diversa che nasconde la sua vera essenza ma che diventa più vulnerabile nel momento in cui qualcuno (Nick) si interessa a lei. Colei che ha sempre dovuto vedere l'amica avere più successo, finalmente ha il suo momento di gloria. La cornice in cui si svolge questa scena è una Dublino glamour e contemporanea, ricca di party, cene ed eventi mondani.
Ho trovato i personaggi un po' inconsistenti, quasi delle marionette, privi di connotazioni interessanti. Bobbi è ribelle e di successo. Nick è fragile e asseconda tutti, si scoprirà che ha sofferto di depressione. Melissa è focalizzata sul lavoro e non è troppo gelosa di perdere il marito.
Pagina dopo pagina, la relazione di sesso tra la giovane e il bell'attore si fa più marcata fino a quando, tutti i nodi vengono al pettine e l'adulterio viene scoperto. Melissa pare quasi comprensiva a riguardo, perché lei stessa ha avuto diverse relazioni con altri uomini mentre il marito era in un ospedale psichiatrico. Bobbi scopre che Frances ha scritto un racconto su di lei che le può portare introiti e il loro legame si spezza, eppure, dopo qualche tempo si rende conto dell'importanza di lei e dei suoi sentimenti ancora vivi per l'amica perduta. Dopo qualche tempo, l'amore tra le due rifiorisce.
Il tempo (o l'abitudine), come spesso avviene anche nei casi reali preserva da una rottura inevitabile. La coppia di sposi è arrivata al suo appassimento e solo Frances porta una luce di speranza, o così appare.Viene ben descritta la dinamica del tradimento nella società attuale, dove anche le comunicazioni si svolgono per lo più via web. Le conversazioni più profonde sono contenute proprio nella cronologia del pc o sul telefono.
Di amore, qui, se ne vede ben poco. Anche se Bobbi e Frances tornano insieme perché quest'ultima si è resa conto dei suoi sentimenti e l'altra coppia sembra aver trovato il suo un nuovo equilibrio, il desiderio fisico tra i vecchi amanti rimane e cresce sempre di più. Per citare i proverbi: il lupo perde il pelo ma non il vizio. E' un racconto sul tradimento, dove si crede di amare ma il bisogno di colmare un vuoto è maggiore, sull'incomunicabilità in modo naturale, ma ormai si è tutti schiavi della tecnologia che uccide l'essenza umana.
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l'amore è costruire
Ho sentito pareri discordanti a riguardo, ma, partiamo dal presupposto che il libro in questione può essere definito "vintage" (1992).
Sono d'accordo con chi afferma che è un testo in cui si incontrano molti stereotipi ma, a mio avviso, da anche informazioni preziose per sopravvivere con l'altro sesso. I punti negativi del libro sono legati allo stereotipo della donna che, per assecondare il compagno, deve mettersi sulle spalle un maggiore carico di lavoro rispetto a quello di lui. La quantità di suggerimenti dedicati a lei e a lui, a volte, è molto diversa. Inoltre, credo che nella società odierna, gli stereotipi stanno man mano crollando ed è la PERSONA in quanto tale ad essere protagonista di certi sentimenti. Semplicemente se qualcuno, in una particolare situazione che viene descritta, si ritrova più nei panni dell'altro sesso può agire seguendo questi consigli. L'importante è capire come ci si sente, indipendentemente da cosa viene descritto nel libro per la donna o per l'uomo. In certi punti del saggio traspare fortemente come la donna sia quella che fa più fatica per accontentare il suo uomo. Non credo sia giusto, credo che anche lui debba sforzarsi lavorando sulle proprie carenze. Se l'obiettivo è quello di avere una vita di coppia felice e matura, entrambi devono assumersi certe responsabilità.
Un aspetto che mi è piaciuto è stato quello di raccontare in modo quasi fiabesco la (ovvia) differenza tra i sessi. E' scontato, è un dato di fatto ma forse in questo modo è più facile ricordarselo in certi momenti... Siamo biologicamente diversi e di conseguenza i nostri pensieri e azioni lo sono. Ci sono chiaramente eccezioni in cui una donna può avere molto marcato il suo lato maschile e viceversa. Ma di base, per la maggior parte delle persone, i linguaggi usati sono diversi; questo genera solo incomprensioni e caos. Questa è una guida che aiuta a percepire maggiormente certe realtà delle quali non tutti sono consapevoli. Nel mio caso ho trovato il contenuto scontato solo a metà, alcune descrizioni hanno ampliato la mia conoscenza sui meccanismi psicologici.
Al di là di certi stereotipi, credo che sia fondamentale capire l'altro: il suo carattere, le sue fragilità... Serve il dialogo, conoscersi sul serio e poi applicare alcuni consigli in caso di certe difficoltà. I comportamenti dell'altro possono essere strani ma così avrete un quadro più chiaro di cosa vuol dire amare qualcuno ed accettare le sue difficoltà e stranezze.
Uno degli esempi citati è la differenza tra i due a reggere lo stress. Le Venusiane parlano e così si sfogano mentre i Marziani si isolano nella caverna nel tentativo di trovare una soluzione. L'uomo ha un'attitudine al problem solving ed è questo che crea attrito con la compagna in certe situazioni stressanti. Lei vuole solo sfogarsi ed essere ascoltata. Questo è uno degli esempi citati, ma i ruoli possono chiaramente essere ribaltati. Sta al lettore riconoscersi ed essere consapevole di cosa scatta in lui o nell'altro in determinati momenti. Ho anche percepito che, alcuni scenari sono davvero comuni per tante persone, sia perché li ho vissuti personalmente, sia perché ne ho sentito parlare. Ma grazie all'odierna ondata di femminismo, i ruoli si stanno modificando, ecco perché il libro risulta datato.
Sono presenti esempi di coppie ma anche suggerimenti su come agire, cosa dire in determinate occasioni. E' un testo che andrebbe analizzato con calma e anche più di una volta se si vuole avere un'accurata comprensione e per essere abili con la pratica. Le relazioni umane sono complesse, ma basta toccare le corde giuste per avere armonia. Se c'è apertura, collaborazione e fiducia, il percorso sarà privo di ostacoli insormontabili, ma da qualche, quotidiana e umana difficoltà.
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il potere di un segreto
SPOILER
Questo romanzo è un susseguirsi di eventi drammatici che portano i personaggi a vivere quello che semplicemente può essere la vita stessa. Nonostante tutto, c'è il lieto fine che si realizza grazie alla rivelazione di un segreto tenuto nel cuore per molti anni. Queste sono le colonne portanti del libro della Hughes che tesse un intreccio molto interessante, fatto di flashback e colpi di scena. Ciò che mi ha colpito maggiormente è stata proprio la capacità di creare una storia complessa con molti personaggi. Il tema del racconto in sé potrebbe essere qualcosa di già letto. Ma, tutto sommato è una storia che ha il suo fascino, è toccante e fa emozionare.
Mary Roberts è innamorata del marito Thomas: è il 1975. Lei ha la vocazione di diventare madre, sa che è il so destino, ha atteso questo momento da tanto tempo e ora il suo sogno può realizzarsi vista la buona notizia. Thomas ancora non lo sa, ma ha un incidente sul lavoro in miniera in cui rimarrà senza vita. La donna è talmente affranta dal dolore che subisce un aborto spontaneo. Il dolore è ancora più forte, la speranza si è dissolta, non c'è più nulla a cui aggrapparsi.
2016: Beth va al funerale della madre Mary. Sfortunatamente ha un figlio in ospedale, le sue condizioni si stanno aggravando sempre più e ha bisogno di un trapianto di reni. Si cerca un donatore compatibile tra i famigliari. Proprio per questo Beth è convinta che la madre si sia portata con sé un segreto sull'identità del padre. Lei sa solo di essere frutto di un errore, visto che la madre è sempre stata fedele al marito Thomas anche dopo la sua morte. Il marito Michael è nella stessa situazione: il padre è morto e la madre è un'alcolizzata. Decide di rovistare tra le carte della madre per scoprire qualcosa: troverà una lettera sconvolgente e un articolo di giornale riguardante un incidente in macchina e del pub "Taverners".
L'autrice non fa scoprire subito al lettore la verità, ma torna indietro nel tempo: è il 1976 e la storia che sta per raccontare unirà tutti i pezzi di un puzzle contorto. Diversi personaggi prendono vita e ognuno di loro è legato in qualche modo a quello che sarà l'incidente di Blackpool.
Harry: è un senzatetto che è sempre stato fuori dal "Taverners" e il proprietario l'ha sempre aiutato. E' grazie a lui se il pub non è stato distrutto dalle fiamme durante un incidente. Per premiarlo, lo portano con loro in gita.
Selwyn: è il proprietario del bar, sposato con Trisha, ma con l'ex moglie Babs sempre tra i piedi.
Trisha: è la moglie snob e insopportabile, giovanissima, ipocrita, bella che ha rovinato la famiglia del marito, che di lei è innamoratissimo, ma è anche cieco. Il terribile carattere di lei viene visto come normale perché è talmente affogato in questa infatuazione senza senso. E' il classico marito zerbino.
Babs: è ancora innamorata dell'ex marito e odia la sua rivale. Fa un lavoro che non le piace e di cui è vittima di avances dal capo, ma deve pur sempre mantenere la figlia.
Lorraine: è la figlia di Babs e Selwyn. E' infatuata di un uomo con un figlio di nome Karl, spera di far colpo su di lui.
Petula: è l'amica di Lorraine.
Karl: sa della cotta di Lorraine ma è più interessato a Babs. Vuole ottenere la custodia del figlio perché la madre è una donna assente.
Mikey: è il figlio di Karl.
Daisy: è la madre di Jerry.
Jerry: è innamoratissimo di Lydia che però vive in Australia. Le manca molto e spera di poterla raggiungere.
Un'apparente gita di gruppo si trasformerà in una tragedia dentro la tragedia. Petula non si sente bene, quasi inconsapevole, scopre di essere incinta. Partorirà grazie all'aiuto dell'amica, Babs e Daisy. Non vuole tenere la bambina, non le interessa, è giovane, ha fatto un errore. Sta per confessare all'amica chi è il padre ma vengono interrotte. Nessuno degli altri si è accorto di nulla perché Daisy ha abbandonato la piccola davanti la porta di una casa abitata da una donna che l'aveva presa con sé. Al ritorno, avviene l'incidente, le conseguenze sono drammatiche: Petula, Karl e Harry non ce la fanno. Jerry è in fin di vita, gli altri sono feriti, Selwyn rischia la paralisi.
Intanto la donna che ha accolto la bambina decide di tenerla per sé fingendo di essere la madre biologica. Per Mary è una salvezza, quasi un segno del destino.
Dopo l'incidente tutto cambia, Trisha è sconvolta dalla condizione medica del marito, non lo tollera e l'abbandona. Sarà Babs a prendersi cura di lui, come un tempo. Daisy prende sotto la sua ala il piccolo Mikey che ora, è solo ad affrontare l'indifferenza della madre. Il rapporto tra i due diventa sempre più solido. Lorraine fa compagnia al padre di Petula che, disperato dalla perdita della figlia, si suiciderà. Le lascerà in dono il diario segreto dell'amica. E' proprio il diario che rivelerà il segreto della paternità della bambina. Jerry è il padre, tutto è successo in modo rapido, lui era frustrato per la mancanza di Lydia...
Daisy ha abbandonato sangue del suo sangue a una sconosciuta. Con una scusa decide di andare a Blackpool con Mikey e di alloggiare proprio nella sua pensione. Scoprirà che la bambina è ancora lì e che Mary sostiene che sia sua figlia ma avuta da un uomo che non amava.
2016 Michael (Mikey) è esterrefatto dal contenuto della lettera. E' proprio Daisy che rivela a Mary la verità sulla piccola Beth. Ora lui capisce perché ogni anno andavano a Blackpool a trovare la sua futura moglie e la madre. I pezzi del puzzle si stanno rimettendo al proprio posto... Le due donne sono diventate amiche e complici nel mantenere un segreto troppo delicato. Daisy aveva capito subito l'amore e la devozione di Mary nei confronti di quella bambina, ha seguito il cuore, non poteva separarle per il proprio egoismo.
Il lieto fine arriva nel momento tutto viene a galla e Jerry stesso scopre di essere padre. Subito tenta di recuperare gli anni perduti ma soprattutto di aiutare il nipotino donandogli un rene.
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Amicitia vincit omnia
SPOILER
Wulf Dorn, ancora una volta stupisce con un libro per lo più incentrato sull'amicizia e su dove essa può spingersi. Forse un po' irreale e a tratti banale, forse no, giudicate voi. Mescola il paranormale e lo psico thriller di cui è un maestro; il risultato è un libro dalla scrittura magnetica e tesa, che tiene attaccati pagina dopo pagina. Il finale non ha il grande colpo di scena in vecchio stile Dorn, forse è pure un po' scontato, come certi punti del romanzo. Ma il tema trattato è alquanto delicato, secondo me, non poteva osare in eccesso o il risultato non sarebbe stato così attraente per la maggior parte dei lettori. Nel complesso, è un autore che stupisce per i temi trattati, la conoscenza psicologica, personalmente la sua penna è molto buona.
La protagonista Nikka parla al lettore sul fatto che appena nati non ricordiamo nulla, ci siamo e basta; è col tempo che si formano i pensieri e man mano conosciamo il nostro mondo interiore che però, da un momento all'altro si può fermare. L'autore tratta della pre morte, un tema delicato e non scontato. La giovane è stata uccisa, ma si risveglierà. La narrazione è in prima persona ma certi fatti sono raccontati dall'esterno, come se lei stesse vedendo un film della sua vita e sono presenti i classici flashback, tipici del suo stile di scrittura. Il cuore di Nikka ha smesso di battere per ventun minuti ma lei ricorda di essere stata in una grotta oscura e la luce e delle voci. Sono questi i ricordi che terrà nascosti al suo risveglio in ospedale.
Lei e Zoe hanno partecipato a una festa di Halloween finita in tragedia. Lei è stata drogata e morta e la sua migliore amica è scomparsa. Subito Nikka pensa al segreto che le era stato confessato la sera stessa: qualcuno da un mese spiava Zoe dal giardino; forse è lui il responsabile! Lei ricorda una figura mascherata sempre vicina a loro, si arrovella pur di trovare indizi ma ha solo vuoti di memoria.
Nikka inizia a soffrire di allucinazioni, o così pare. Vede "Tuta di pelle", un uomo dal viso sfigurato che le appare di continuo e che inizialmente la terrorizza. L'ha visto nella grotta, è una presenza oscura dalla quale si libererà solo dopo averlo aiutato a terminare il suo conto in sospeso sulla Terra: prima del suo incidente non aveva potuto dare al figlio il regalo di compleanno. Di queste allucinazioni e dell'esperienza nel luogo oscuro, la ragazza ne parlerà con un'anziana signora: Cordelia, che pare aver vissuto la stessa esperienza, molti dettagli sono gli stessi.
Sascha, il soccorritore di Nikka, nonchè suo futuro compagno di avventure, da prove scientifiche riguardo a quello che è successo alle due donne. Nonostante il suo scetticismo, rimane interessato all'argomento, nasconde anche lui un segreto. Vuole cercare di capire perchè il suo migliore amico è morto ma da lui non ha mai ricevuto un segnale, non l'ha mai visto. Si offre di ascoltare e aiutare la giovane nel ricostruire la vicenda e di capire cosa è successo a Zoe che a un certo punto ricompare, come se nulla fosse. E' stata trovata in un parco in pessime condizioni, ma è viva.
La giovane è scettica, perchè dopo la scomparsa di "Tuta di pelle", è comparso il fantasma di Zoe, quindi lei crede sia ancora viva da qualche parte. Sin da subito si accorge di come Zoe sia diversa, la loro amicizia è talmente simbiotica che è piuttosto strano che l'amica non ricordi i loro segreti, i loro modi di comunicare, il braccialetto dell'amicizia... Inizialmente crede sia per lo shock, ma le stranezze sono troppe, iniziano i sospetti: lei non è la vera Zoe, eppure è identica.
Le ricerche la portano a scoprire che Zoe è stata adottata e che aveva una gemella (Vanessa) dalla quale è stata separata da una dottoressa poco dopo la loro nascita. La gemella era troppo debole, con problemi cardiaci, non sapeva se sarebbe sopravvissuta e voleva dare a Zoe un'opportunità ma anche non shockare la famiglia che l'avrebbe adottata che da poco aveva perso un figlio. Non poteva rischiare un'altra tragedia. Il segreto è stato da lei seppellito per tutta la vita.
Le indagini la portano a scoprire che la ragazza è morta suicida, ma Nikka non ci crede: non avrebbe senso con le sue visioni. Affronta Vanessa che le rivela la verità: la gemella è tenuta nascosta, lei voleva solo essere amata, solo vivere una vita normale come la sorella. La gelosia per una vita che lei non ha avuto l'ha accecata, portandola a fare follie pur di ricevere amore incondizionato, normale. La sua condizione di salute precaria l'ha sempre limitata alimentando la rabbia e la tristezza contro gli adolescenti che invece potevano vivere normalmente. Sono questi i sentimenti che la guidano: il desiderio di VIVERE per un attimo. Gabi Neumann è a vittima suicida, con un corpo ormai irriconoscibile, è stato facile per Vanessa farla franca.
Vanessa promette a Nikka di dirle dov'è rinchiusa la sorella, a patto che lei sia la sua migliore amica per una sera. La serata è tesa, surreale ma finisce in tragedia. Vanessa viene colpita e rischia di morire senza aver rivelato il nascondiglio. Nikka, coraggiosamente, morirà una seconda volta pur di farselo dire. L'amicizia è un collante profondissimo in questo libro, che porta a gesti impensabili ma con risultati positivi.
La morte di Vanessa chiude un capitolo, la perdonano, la comprendono. Le due amiche si sono ritrovate grazie al loro fortissimo legame che ha permesso di avere un contatto anche nel luogo oscuro. Il libro forse avrà un sequel, il finale è aperto, perchè, come diceva Cordelia: "ci si porta sempre dietro qualcosa quando si torna da quel luogo". Nikka infatti vede moltissimi fantasmi...
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Wulf Dorn
Un amore divino
SPOILER
1873, è un' Inghilterra dalle atmosfere Vittoriane quella che apre il racconto. La protagonista sedicenne Sukey Bond (Psiche) si trova in un orfanotrofio femminile dove viene premiata dal figlio della fondatrice Mr Warburton. Per la ragazza di apre una nuova fase della vita: la libertà. Andrà a prestare servizio in una fattoria dell'Essex, dai Norman. La moglie del pastore, Mrs Seaborn (Venere) l'accompagnerà a destinazione. E' una donna magnetica, di sublime bellezza, di cui Sukey rimane incantata immediatamente.
La residenza è praticamente vicino a una palude e al mare. La natura in questa narrazione prende vita: numerose sono le descrizioni di piante e di paesaggi bucolici, frutto di reali escursioni che l'autrice fece a Drinkwater St. Lawrence. Le esposizioni seguono i canoni dell'epoca: lunghe, dettagliate dove emerge l'amore che l'autrice provò per quest'immersione nella natura. C'è un forte intreccio con metafore ed espressioni poetiche che rendono la scrittura molto bella ed evocativa. La stessa ragazzina è in simbiosi con l'elemento naturale come anche le scene dove l'amore è protagonista.
Sukey incontra Prudence che le insegna le sue mansioni ma sin da subito non corre buon vento perché la poverina viene demoralizzata. Ma nel corso della storia il loro rapporto è destinato a migliorare.
La giovane col tempo verrà a scoprire che il Signorino Eric (Amore) non è uno dei figli del padrone ma che, comunque, riceveva un trattamento diverso dal personale di servizio. Inizia a nascere un'amicizia tra i due che poco dopo diventa amore. Il primo amore! Lui la invita a cogliere delle mele ed è da questo momento che "Cupido" scaglia le frecce dell'amore che poi si trasformerà in una febbre incurabile, soprattutto per lei. Il loro innamoramento è descritto in un modo fiabesco, magico. I pensieri della ragazza paiono influenzati da un sortilegio o un filtro d'amore. Solo il sentimento da senso al mondo, è in contemplazione. Vorrebbe liberarsi dall'incantesimo perché non riconosce più se stessa, ma non può farne a meno. Arriverà il momento della proposta di matrimonio ma Prudence la ammonisce: "è pazzo".
E' un episodio preciso che accentua la malattia di lui: lei ucciderà un gallo per la cena, lui si rifiuta di aiutarla e ha una forte crisi. La madre, nonché, Mrs Seaborn, lo porterà via, i due vengono separati. Inizieranno qui le peripezie della fanciulla che, licenziandosi, partirà per ricongiungersi al suo amato, sopportando di tutto. Finirà in una foresta dove incontrerà un senzatetto che le mostra gentilezza e protezione. Prosegue per trovare lavoro, verrà ospitata da Mrs Oxey (Giunone). Andando in chiesa udirà voci su Mrs Seaborn e della sua bellezza oscurante: il marito vi è succube ecco perché ha accettato di tenere nascosto il figlio "idiota", ma ora lo ama così tanto… Mr Seaborn, muore di lì a poco.
Compare Prudence presso i nuovi padroni di Sukey: i Mullein. Si scopre che la causa della morte è proprio stata causata dalla vergogna provata grazie a ciò che la moglie aveva combinato col figlio. Ma l'apice si raggiunse quando la Principessa arrivò in visita, il suo sguardo glaciale nei confronti della moglie del parroco, diceva tutto quello che le parole non esprimevano. Le malelingue erano arrivate davvero ovunque. Da quel giorno in poi, la vita di quella donna così perfetta, crolla, non esce più di casa, è ormai illuminata da una luce diversa. Il pensiero ora è rivolto a Eric: e se, pur di risposarsi, la donna lo spedisce in manicomio?
Sukey addirittura vuole andare al cospetto della Regina Vittoria (Persefone), per chiedere aiuto. E ci riuscirà grazie all'incontro con un uomo con un cane azzurro a Covent Graden. Qui, come in altri momenti della narrazione, ci sono situazioni improbabili che vengono resi possibili dalla favola che stiamo leggendo. C'è una lievissima sfumatura di realismo magico tra le pagine. Sukey approfitta della bontà della Regina per raggiungere il suo scopo finale: usa uno stratagemma astuto. Mrs Seaborn non si da pace dopo tutto ciò che è successo, è necessario farla tornare a vivere dignitosamente. Le viene donata una Bibbia dalla sovrana da consegnare alla povera donna.
Il ricongiungimento con l'amato avviene ed è possibile anche grazie all'aiuto di Mr Warburton che non vuole occuparsi del suo parente Eric, viste le condizioni della madre. La scena finale ci porta a una Sukey partoriente che ricorda l'amore provato per il marito, che ora sarà diverso per via dell'arrivo di un figlio. E' un addio commosso alla vecchia Sukey per far spazio a una nuova, con la speranza di poterla rincontrare durante la vecchiaia. Mentre sta per partorire urla "Gioia", il nome della futura figlia.
La Warner ha dichiarato di aver trasposto il mito di "Amore e Psiche" in un mondo moderno. L'esperimento è in parte riuscito. La scelta è stata sicuramente interessante anche se, non è semplice riprendere i grandi classici e rivisitarli. Ci sarà sempre il problema del paragone. Peccato che alcune scene sono state scritte in modo sbrigativo e quindi, poco approfondito. Dal punto di vista stilistico è un tripudio di poesia e misticismo che incantano.
"Cosa voleva dire che di Eric non ci si poteva fidare? Perché mai avrebbe dovuto pentirsi di essere uscita da sola con lui nella palude? La palude era tanto crudele e malvagia da poter rendere crudele e malvagio anche lui? La palude, che aveva perduto il mare, odiava a tal punto gli innamorati da poter rovinare in qualche modo il loro amore?"
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storie di Epoca Vittoriana
storie d'amore
Grilli parlanti e ikigai
SPOILER
Questo è un romanzo breve e una favola moderna. Lo stile di scrittura è alquanto semplice ma credo che l'intento principale dell'autore sia stato di comunicare un messaggio importante.
Il libro si apre con un viaggio in macchina intrapreso da John per staccare la spina dalla routine di una vita insoddisfacente. I suoi piani vengono cambiati nel momento in cui, a causa di un incidente, si vede costretto a cambiare strada. Lui è uno di noi: immerso nella frenesia sociale, nervoso, vittima di schemi e tempi precisi (che vanno rispettati a tutti i costi) e poco connesso alla parte più profonda del Sé. Dopo diverse ore lontano dall'umanità egli approda in un bar semi deserto con un nome alquanto improbabile: "CHECIFAIQUI". Da questo momento in poi la sua vita non sarà più la stessa.
La cameriera Casey, gli chiede se se "é tutto ok", lui afferma di essersi perso. Lei conferma questo fatto come se gli avesse letto nella mente. Le stranezze aumentano nel momento in cui lui legge il retro del menù:
CHE CI FAI QUI?
HAI PAURA DELLA MORTE?
SEI APPAGATO?
Chiaramente Jhon chiede spiegazioni e da qui nascerà un lungo dialogo notturno con Casey e Mike (il proprietario) su temi legati all'esistenza umana.
La prima domanda sul menù cambia: CHE CI FACCIO QUI? Il significato è quello di capire il proprio SDE, ovvero, lo scopo di esistenza. Dopo essersi fatti questa domanda è difficile tornare indietro, anche se per svariati motivi, molte persone si allontanano dalla propria vocazione. Chi non lo segue fa molte altre cose che però lo rendono inappagato: si segue troppo la corrente, la massa da cui siamo imprigionati. L'insegnamento viene dato proprio da una tartaruga che sfrutta le onde per potersi muovere a suo vantaggio e con quelle che l'allontanano dal suo percorso cerca di rimanere in posizione. Casey, nel seguirla non ha adottato la stessa tecnica sentendosi sempre più stanca. Tutti noi, infatti, veniamo continuamente distratti dalle onde "negative": distrazioni che ci allontanano dal nostro Ikigai.
Un'altra storia dalla quale trarre insegnamento è quella di un affarista che va in un'isola per rilassarsi, vede che l'uomo più felice del posto è un pescatore. Incuriosito gli fa delle domande dalle quali deduce che costui vive una vita semplice ma con molte gioie, ed è così ogni giorno. L'affarista perplesso gli chiede per quale motivo non fa un business con la pesca in modo tale da diventare ricco e... fare attività di piacere (che sono le stesse che ha sempre fatto). Dove sta il tranello? Non bisogna aspettare la pensione per fare le cose che amiamo, siamo molto più soddisfatti nel farle durante l'intero corso della vita. La domanda che sorge spontanea è quindi: "Perché nessuno si accorge di ciò"?.
La risposta viene fornita da Anne, una cliente affezionata. Siamo bloccati dal consumismo perché schiavi della pubblicità che ci promette la felicità con prodotti e servizi. Viviamo intrappolati da un circolo vizioso che si mette in atto per il bisogno di avere beni materiali di ogni tipo: lavoriamo per poterceli permettere e per poi non usarli nemmeno, come capita in moltissimi casi. Facendo così, non facciamo nulla che ci appaga veramente ma diventiamo ancora più frustrati perché siamo lontani dal nostro desiderio e in più non vediamo nessun cambiamento positivo. Quindi compriamo ancora...
La seconda domanda mostra che si ha meno paura della morte se si persegue il proprio SDE perché così facendo, il temuto momento sarà accolto con più serenità per non aver perso del tempo prezioso facendo cose ai nostri occhi inutili. In quanti è capitato di sentirsi dei falliti e di aver perso tempo?
L'ultima domanda indica che l'appagamento non arriva finché non si prende coraggio e si percorre la strada più giusta per noi. Ma sorgono i dubbi: l'SDE può diventare un lavoro? Riusciremo a vivere di ciò? Innanzitutto, queste persone sono decisamente più soddisfatte, anche se stanche, non sono così tanto gratificate dagli oggetti ma da ciò che creano con la loro passione. La loro energia è talmente forte che spesso sono baciati dalla fortuna e trovano molte persone disposte ad aiutarle in qualche modo. E' proprio perché l'amore e la positività contagiano anche gli altri. Nel caso peggiore, se non si arriva presto alla pensione, si continua a fare un lavoro legato a una propria vocazione, il che non è così tragico.
Cos'è che blocca il congiungimento col proprio Ikigai? Spesso è l'inconsapevolezza, la paura, le condizioni culturali, l'inerzia. Molto spesso le persone sono del tutto ignare che la vita è propria e nessun altro può decidere per loro. Ce lo spiega l'ennesima storia: un golfista fa sempre lo stesso sogno in cui non riesce a mandare in buca una pallina perché è in una posizione particolare. L'ansia aumenta finché non scoppia e sposta la pallina dove vuole lui. Un gesto semplice che mostra come noi siamo i padroni delle nostre azioni.
E quindi come si trova questo SDE? Bisogna essere soli, a contatto con se stessi, ognuno ha il proprio modo per trovarlo, bisogna solo stare attenti alle sensazioni che una certa azione ci procura e dal suo senso di appagamento. Mike racconta di averlo capito guardando il tramonto, sentendosi piccolo di fronte allo spettacolo eterno della natura e che i suoi problemi erano insignificanti rispetto a ciò che aveva davanti agli occhi. La natura avrebbe continuamente fatto il suo corso a differenza sua... Ed è così che, probabilmente, è nata l'idea del bar, che pare un posto reale e non frutto dell'illusione del protagonista. Ma a me piace anche pensare che questo "Caffè alla fine del mondo" esiste anche dentro ognuno di noi, che Casey e Mike sono dei grilli parlanti che ci permettono di dialogare ed esplorare i nostri desideri più nascosti ma anche più puri. Ad un certo punto della vita, ognuno dovrà entrare in questo locale della mente, scontrarsi con questa realtà e spetterà a solo a lui-lei la decisione di essere felice o di continuare un'esistenza ripetitiva degli stessi fallimenti. Questo libro non è nient' altro che una metafora del risveglio della coscienza!
"Ma ci sono stati momenti in cui sono rimasto meravigliato da cose che mi sono successe proprio quando mi servivano."
"John se tu riuscissi a ricordare le specifiche occasioni, mi sa che scopriresti che hanno un denominatore comune."
"Magari che in tutti quei casi stavo facendo esattamente quello che volevo?" chiesi.
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Libri, amore, resistenza, amicizia
SPOILER
Questo libro ha un nuovo titolo "Il Club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey", un titolo bizzarro e insolito che subito incuriosisce. Guernsey è un posto che realmente esiste: è un' isola del Canale della Manica in cui la Shaffer, per ragioni oscure, vi ha messo piede. Pare un locus amoenus in cui il lettore vorrebbe perdersi. La narrazione non è altro che un romanzo epistolare tra la protagonista Juliet e gli altri personaggi. Sono le parole di queste lettere intime che danno vita al racconto, che fanno sentire il lettore ancora più legato alla storia. L'epoca storica di riferimento è il 1946, un tempo in cui la guerra è un ricordo lontano ma gli effetti sulle persone sono ancora visibili nella società. Juliet è una giornalista-scrittrice e comunica al suo editore e caro amico Sidney riguardo al tour per la presentazione del suo ultimo libro e del fatto che è in una fase di blocco per il suo nuovo lavoro: nessun'idea pare confortarla. La narrazione prende una svolta dalla solita routine della protagonista nel momento in cui riceve una lettera da uno sconosciuto proveniente da un'isola: Dawsey Adams. Pare che un libro di Juliet sull' autore Charles Lamb sia finito tra le sue mani. L'uomo le chiede consigli sull'autore e se può darle un indirizzo di una libreria visto che a Guernsey non ce ne sono da tempo. E' così che inizia una corrispondenza intima e sincera sull'amore per la lettura e sulla propria vita. Dawsey cita il "Club del libro e della torta di bucce di patata" che attira subito la curiosità della donna. Di lettera in lettera verranno rivelati dettagli sull'esistenza del Club e di come sono riusciti a sopravvivere durante l'Occupazione tedesca. Il Club è nato grazie a un maiale arrosto che i membri della comunità erano riusciti a mangiare di nascosto dai nazisti. Ma quando furono scoperti, a Elizabeth venne in mente la scusa del Club. E' proprio questo personaggio ad essere il collante della storia delle avventure avvenute a Guernsey. Lettera dopo lettera, viene a galla l'eroismo, la gentilezza di una persona che Juliet sente vicina senza mai averla conosciuta. Lei è stata portata chissà dove dai nazisti dopo essersi ribellata per l'ennesima volta alle loro regole, dopo aver tentato di nascondere un innocente prigioniero. La parte della torta di bucce di patata è legata strettamente al cibo che potevano permettersi.A quell'epoca si potevano mangiare solo patate e uno dei membri del Club decise di deliziare gli ospiti con una torta di questo tipo. Juliet rimane sempre più curiosa e affascinata da questa storia tant'è che vorrebbe interagire con gli altri. Il romanzo diventa un via vai di lettere confidenziali che raccontano episodi personali del periodo occupazionale e ovviamente di libri. In ogni racconto la figura di Elizabeth persiste ed è sempre in primo piano. La protagonista entra a contatto con un tipo di vita più semplice, primordiale, lontano dal caos londinese. Isola Pribby rivela a Juliet di Kit, la figlia di Elizabeth (che poi si scoprirà, avuta da un soldato tedesco). Clovis Fossey si appassiona alla poesia per conquistare una donna che poi diventerà sua moglie. Eben Ramsey racconta del nipote Eli e di quando i bambini vennero fatti andare nel continente per salvarli dal clima bellico, la difficile scelta di lasciarli andare o farli rimanere, il dolore del distacco. In tutta l'isola si parla dell'interesse di Juliet per questa vicenda, poiché ne vorrebbe scrivere un libro. Ecco quindi che tra la posta della giornalista appaiono lettere che disprezzano alcuni membri del Club, soprattutto la sua fondatrice. Jhon Booker, ex cameriere di una casata nobiliare, racconta di come è riuscito a salvarsi momentaneamente dai tedeschi spacciandosi per il padrone di casa. Fu Elizabeth ad avvisarlo, proprio perché sapeva delle origini ebraiche dell'uomo. Ma una volta scoperto, finì in un campo di concentramento. Emerge tutta la sofferenza, la disperazione, la fame, la mancanza di speranza che gli uomini lì dentro hanno vissuto. Dawsey le confida dell'amore tra Elizabeth e il soldato Christian. Nonostante la loro diversità culturale, erano due persone simili, contrarie alla guerra che sognavano un futuro insieme e pieno d'amore per la vita. Non tutti i soldati erano fieri di ciò che stavano facendo e alcuni rischiarono persino la vita pur di aiutare con piccoli gesti gli isolani.Amelia narra della morte del figlio in guerra, del suo dolore e delle pessime condizioni di vita di coloro che dovevano vivere ai lavori forzati per il Kommandant e i suoi soldati. Gli isolani li aiutarono come poterono, ma molti morirono di stenti e di fame. C'era un tentativo di rendere più umana una condizione totalmente all'opposto. Juliet, su invito dei nuovi amici decide di andare a Guernsey per scovare altro materiale per il libro e per conoscere la comunità di persona. Durante questo periodo la donna viene corteggiata da un ricco editor americano: Markham. Lei rimane con molti dubbi fino a quando, sull'isola, capisce che non è l'uomo giusto per lei: privo di valori, si crogiola nei suoi successi coi suoi soldi. Col tempo si renderà conto che l'uomo per cui prova dei sentimenti è proprio Dawsey al quale proporrà il matrimonio dopo diverse incomprensioni. Juliet inoltre vivrà nella vecchia casa di Elizabeth, la sente una sua cara amica, un'estensione di sè, sarà proprio lei la chiave del suo romanzo. Tutta l'isola riceve una brutta notizia da una sua vecchia compagna di sventure: la giovane è stata fucilata, ancora una volta, punita per una buona azione. Ha tentato di salvare una donna maltrattata, prendendo a botte una guardia. Un po' per questo motivo, un po' per senso materno la scrittrice sente un affetto sincero e profondo nei confronti di Kit che vorrebbe adottare.
Il libro è ricco di fatti storici documentati riportati alla luce grazie a personaggi inventati. Credo che dalle pagine emerga molto bene la vita di quel tempo specifico. I casi narrati sono eventi che le persone vivevano quotidianamente e che ancora oggi dovrebbero fare riflettere. Il Club del libro nacque come una forma di resistenza, per passare il tempo in compagnia durante un periodo oscuro della storia, queste persone si sono date forza e si sono anche appassionate alla lettura fino a poi stringere una solida amicizia. Sarebbe bello se esistesse una Guernsey per ognuno di noi, un luogo dove trovare la pace che a volte serve.
"Spero almeno che questi personaggi e le loro storie portino un po' di luce sulle sofferenze e la forza della gente delle Isole del Canale durante l'Occupazione tedesca. Spero anche che queste pagine illustrino la mia convinzione che l'amore per l'arte-sia essa poesia, narrativa, pittura, scultura o musica- mette le persone in condizione di trascendere qualunque barriera l'uomo riesca a escogitare".
Indicazioni utili
romanzi sui libri
romanzi d'amore
il potere della solitudine (al femminile)
Questo libro è scritto da una psicoterapeuta e dedicato a tutte quelle donne che sono riuscite a riscoprire la propria forza interiore (o che ancora la stanno cercando). Il libro è un campionario di "casi clinici" e di esperienze con le quali l'autrice riesce a spiegare la motivazione nascosta dietro certi comportamenti femminili. La donna ha sempre avuto nel corso della storia un ruolo di tutela e salvaguardia nei confronti degli altri; complici fattori biologici, culturali e psicologici... Così facendo, rimane imbrigliata in un mondo in cui la sua autoaffermazione è distante anni luce o non è neppure concepita. Sono poche coloro che prendono coraggio e si sporgono un po' di più dal pendio che poi le porta dritte alla libertà; è ancora troppo complesso staccarsi da certi ruoli millenari. Il libro racconta di donne che hanno fatto il salto, ma anche di donne che per paura non ce l'hanno fatta. Generalmente l'amore per se stesse e per la propria solitudine è conseguenza di un trauma: il dolore in questo caso è tappa necessaria! E' una separazione, un cosiddetto "lutto" che genera la voglia di reagire e di riscoprire se stesse: la solitudine non è una debolezza ma una grande forza interiore.Ed è questa l'unica cosa che ci serve davvero, tutto il resto può aiutarci ad arricchire la vita, ma è secondario, marginale. Noi siamo le uniche persone con le quali resteremo per sempre. Ovviamente possiamo gioire per la bellezza della condivisione, ma non deve essere l'unico polo della nostra esistenza. L'autrice evidenzia come la solitudine possa essere mal interpretata: ci sono individui che vivono soli ma appena possono si circondano di persone, voci pur di non ascoltare se stessi. Invece il segreto è proprio iniziare un dialogo con il nostro sé sconosciuto e soprattutto con le parti più oscure e temute. Dobbiamo imparare ad accettarci così come siamo, dobbiamo amare soprattutto i difetti, le cicatrici. E' un processo lungo che richiede tempo e un certo distacco mentale dalle consuete logiche dell'amore "senza sosta e devozionale" per l'altro al quale tutte noi siamo state abituate. Per una donna l'idea di dedicarsi del tempo è quasi indecorosa, sbagliata: ecco perchè donne e uomini hanno una diversa concezione temporale. Gli uomini sono meno empatici e quindi più propensi a pensare a se stessi, le donne, contrariamente, faticano a non mettere gli altri al primo posto. Ma è solo con la pace e il silenzio dal mondo che si entra a contatto col sé, con i sogni e le idee! Questo sbagliato modello comportamentale di passività porta, inevitabilmente, a una saturazione che scaturisce nella rabbia e nella frustrazione di non aver potuto essere sanamente egoiste. Spesso dopo molti errori, scelte di vita e compagni sbagliati le donne arrivano all'esasperazione, alla rottura che le porta a ricomporre i cocci dopo qualche tempo. Generalmente si associa la solitudine alle imprese maschili, ma come denota un esempio nel libro, moltissimi uomini rimasti vedovi finiscono in depressione più facilmente rispetto a una donna, perchè non hanno più nessuno che si occupa di loro. L'uomo è decisamente più attaccato alla figura femminile, proprio perchè si circonda da più donne possibili (compagna, mamma, sorelle, amiche, amanti...) che soddisfano il suo ego, proprio perchè sono figure sempre presenti. Per una vedova, il periodo conseguente alla perdita è un momento per occuparsi solo di sé, proprio perchè non deve più pensare all'altro. E' la donna in realtà colei che accetta di più la solitudine e ci convive con meno problemi, anche nel passato, le donne erano coloro che dovevano stare zitte per favorire la concentrazione dei mariti dediti alle loro attività. Un'altra distinzione evidente è legata al fatto che le donne hanno più propensione a prendersi cura delle persone e l'uomo è più focalizzato sugli oggetti. Molti uomini, infatti, lasciano che siano le proprie donne a gestire anche il loro carico di problemi, ecco perchè hanno più tempo di pensare a loro stessi. Ci sono donne multitasking che arrivano a livelli di stress estremo proprio per questo motivo. Gli uomini non devono essere il centro della nostra vita, ma ognuna di noi si è trovata nella situazione in cui questo è successo, con le conseguenti scelte. E' il bisogno di essere amate che ci porta a fare scelte spesso sbagliate e la motivazione è che non ci amiamo abbastanza. Secondo l'autrice questo deriva da radici lontane, legate all'infanzia. Per un bambino, che ha un rapporto esclusivo con la madre, non è difficile capire che l'amore gli è dovuto. Per una bambina invece vale la regola del "se vuoi essere amata devi darti da fare". Questo è ciò che maschi e femmine hanno nella testa (inconsciamente) e che muove i fili della nostra esistenza amorosa. Un altro problema delle donne è che proprio per il bisogno di amore e approvazione che spesso è mancato, per la paura di essere soli, si fanno trovano partner maltrattanti che portano solamente ad altri problemi. Questo tipo di amore femminile: "do l'anima ma non ricevo" è definito oblativo e causa inevitabilmente rancore. Le donne agiscono in questo modo per assicurarsi che il partner sia devoto a sua volta e che quindi non le tradisca, ma così non è.Tentano di instaurare una profondità nel rapporto che spesso è a senso unico, perchè è la donna che si annulla per l'altro che viene soffocato. Questa è una delle altre complessità della donna, che aspira ad un amore monogamo, mentre l'uomo, di sua natura poligamo, non vuole gestire un amore totalizzante. L'amore è la capacità di accettare la libertà altrui, non di possederla e soffocarla come fanno alcuni partner o madri incapaci di staccarsi dal figlio adulto. Per le donne è più difficile tollerare ciò, perchè pensano che l'uomo possa approfittare della libertà per mettere in atto meccanismi di tradimento, per un uomo questa è solo un'altra grande soddisfazione. Un altro tipo di amore è quello legato alla sessualità: ora le donne sono più libere, parlano di sesso senza problemi, ma hanno spesso paura di farlo col proprio partner. Ci sono ancora molte donne che vivono questo aspetto della vita con grande ansia e vergogna sia in privato che in condivisione. Ciò che colpisce di una donna nell'immaginario maschile, è l'idea combinata di bellezza-fragilità. E le donne hanno imparato a sfruttare queste caratteristiche a scopo seduttivo, al punto da non avere più nulla da offrire se non il lato estetico. Questa continua ossessione della bellezza ci fa distrarre da ciò che è realmente importante per ognuna di noi: la sostanza! Essere una persona anche con interessi è la chiave per essere più interessanti agli occhi altrui. La parità è una cosa che va concordata ancor prima di iniziare una relazione, perchè, anche se una storia non dovesse durare, almeno rimangono tutelate le nostre attività e abitudini durante tutto il corso della relazione. E' un modo per non rinunciare alla propria vita! Il libro racconta anche di quelle donne che, hanno dei tratti più mascolini. Spesso fanno lavori maschili o hanno tratti caratteriali più maschili come una fredda razionalità. Spesso si scopre che ciò è collegato ad aspettative legate a un figlio maschio da parte dei genitori. E' anche bello poter accettare e vivere con serenità la propria femminilità. Oppure ci sono quelle donne che per tanto tempo hanno combattuto per emanciparsi, fino a poi tornare ai ruoli tradizionali di mamma e casalinga mentre altre combattono fino alla fine per avere ciò che hanno sempre desiderato: una carriera e una famiglia, seppur con moltissimi sacrifici ma senza mai rinunciare ai propri bisogni. Per concludere, ci sono donne che sono single in modo consapevole, senza dover cercare in tutti i modi di riempire i vuoti che la solitudine crea. Sono coloro che dopo un lungo percorso hanno piantato le radici dentro la propria anima e sono ripartite. Loro hanno sempre pensato alla propria indipendenza, ai propri sogni e passioni. Gli altri non sono stati chiusi fuori, ma ci sono dei confini, delle porte che loro decidono quando tenere chiuse e aperte. Cosi, noi tutti dovremmo imparare a vivere!
"E quel senso di pace che mi coglieva verso sera, quando mi sedevo sul mio balconcino per riscaldarmi agli ultimi raggi di sole, ha cominciato a penetrarmi nella carne e a nutrirmi. Detto così, sembra ridicolo, ma io avevo proprio una sensazione fisica di nutrimento. Era primavera; ho comprato qualche vaso e ho cominciato a coltivare piantine fiorite. Mentre affondavo le mani nella terra e travasavo e innaffiavo, pensavo che così dovevo fare anche con me stessa: pendermi cura di me e coltivare una persona che doveva rinascere".
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Consiglio il libro a tutte le donne che vogliono capire più di se stesse, è una lettura da avere sul comodino! Lo consiglio anche agli uomini per capire la psiche femminile e anche un po' della loro!
L'amore cieco per Daisy
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Ho riletto il Grande Gatsby e nel corso di questi anni la mia opinione non è per nulla cambiata. E' una lettura piacevolmente triste ma che mostra fortemente un mondo sempre più nell'abisso. L'io narrante è Nick, abitante di West Egg che lavora nel mercato della finanza. Da poco è diventato il vicino di casa di un curioso personaggio di nome Gatsby, un uomo molto ricco che verrà nominato anche durante una cena a casa Buchanan. Il nucleo famigliare dei Buchanan è composto da Daisy (ovvero la cugina di Nick), suo marito Tom e la loro figlioletta. Un'altro dei personaggi più noti nel romanzo è la tennista Jordan Baker, amica della famiglia. Il colpo di scena arriva quasi subito perchè il telefono squilla: è l'amante di Tom, entrambi non si fanno scrupoli, Daisy ne è a conoscenza e il lettore inizia subito a capire in che tipo di mondo è stato proiettato. E' un mondo di carta, dove le persone sono egoiste, pensano solamente ai propri interessi. L'alienazione dalla genuinità della vita è palese: Fitzgerald vuole denunciare la società degli anni Venti: sempre più corrotta e priva di senso morale. Il libro è pieno di eventi del genere in cui l'unico personaggio che pare avere un minimo di riguardo ed essere più riflessivo è Nick, tutti gli altri paiono delle marionette guidate dalla loro insensatezza. Gatsby è l'unico che si distinguerà. Nick vede l'uomo per la prima volta nell'oscurità della sua casa, intento a guardare luce verde del faro dall'altro lato del fiume. Ed è proprio questa luce l'incarnazione del sogno incorruttibile, dell'illusione del personaggio. Nel secondo capitolo Nick e Tom si incontrano e lui lo invita a conoscere "la sua ragazza": Myrtle, la moglie di un benzinaio; una donna fuori dal suo rango una donna povera che si atteggia da ricca nel loro nido d'amore. Il mondo che Fitzgerald descrive è quello della società borghese, che in quegli anni stava sempre più arricchendosi: il lusso trasuda da ogni pagina come la loro vita oziosa, fatta di feste e bevute in compagnia. Gli stessi dialoghi sono privi di consistenza, gli argomenti principali sono le banalità. Molte persone conoscono il misterioso Gatsby senza averlo mai conosciuto, partecipano alle sue feste ma parlano male di lui continuamente. Un giorno Nick riceve un invito da parte del vicino e così inizia la loro amicizia. Egli rivelerà alcuni dettagli della sua vita per contrastare la cattiva fama che gira su di lui. Ma sembra che l'uomo sia coinvolto in affari poco puliti da cui la sua ricchezza deriva. Nel frattempo, Miss Baker è venuta a conoscenza da Gatsby stesso che lui e Daisy si amarono e lei stessa lo ricorda con vividezza un episodio. A quel tempo lui era un soldato, troppo povero per sposarla, quando partì incontrò Tom e si sposarono nonostante l'enorme tristezza di Daisy che ricevette una lettera dal suo amato. Ma era il matrimonio del secolo: dopo poco tempo accetta la sua realtà sentendosi innamorata del marito. In questi anni Gatsby si è fatto un nome, si è arricchito per poter diventare un uomo degno di lei, le feste che organizza sono finalizzate solamente a un loro possibile incontro che avverrà solo grazie all'aiuto di Nick. L'amore tra i due sembra essere risbocciato. Vediamo un uomo tenero, impacciato, fragile in un momento atteso da così tanto tempo: non ha mai smesso di amare Daisy; lei è sempre stata il suo obiettivo finale. Emergono altri dettagli sulla sua vita: figlio di poveri, riesce a farsi un nome grazie a un uomo che l'ha formato come gentiluomo. Daisy e il marito andranno a una festa di Gatsby; Tom vuole saperne di più sul suo passato con la moglie e lavorativo. Il loro amore nascosto prosegue fino a quando non viene vuotato il sacco durante un afoso pomeriggio al Plaza. E' lui che sprona una lei incapace di ammettere di amarlo davvero, rimane incastrata tra la sicurezza e il lusso che può darle uno e il vero amore che può darle l'altro. Ed è qui che avviene la prima tragedia alla quale se ne concatena un'altra: la morte accidentale di Myrtle a causa di una macchina gialla (quella di Gatsby). Un cambio di auto tra i personaggi conduce al dramma ma la vera responsabile in realtà è Daisy, troppo sotto shock dalle emozioni precedenti. L'uomo è talmente convinto del suo amore per lei che è disposto ad assumersi la colpa. Ciò sarà fatale perchè il marito cercherà vendetta uccidendolo anche per via del sospetto che lui fosse l'amante. E' proprio Tom che approfitta delle debolezze dell'uomo per lavare via i propri peccati, per far ricadere la colpa su un innocente forse, persino, con la complicità della moglie. La scena finale mostra un Nick fedele fino alla fine, insieme al padre, così orgoglioso per i successi di Jimmy. Neppure Daisy si è presentata al funerale, lei, più di tutti mostra l'inconsistenza umana che non ha nemmeno un minimo di riconoscenza. Daisy è un personaggio inetto, incapace di scegliere per la sua felicità, disposta a mentire e mentirsi e a lasciar morire l'amore. Nessuno si presenta al funerale, nessun amico, nessuno di coloro che partecipava alle feste. Un personaggio chiama per farsi ridare le scarpe: è l'apice del degrado della coscienza. Quello di Jay Gatsby è un sogno incorruttibile che è stato corrotto, saccheggiato, privato di senso e che ha condotto a una fine tragica.
Questo è il capolavoro di Fitzgerald!
"Erano persone sconsiderate, Tom e Daisy: fracassavano cose ed esseri umani e poi si ritraevano nel loro denaro o nella vastità della loro sconsideratezza, o qualunque cosa fosse a tenerli insieme,e lasciavano che fossero gli altri a ripulire il sudiciume che avevano fatto..."
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UN LIBRO CHE PARLA DI LIBRI (E DI UNA VITA)
In un'epoca in cui la lettura pare così lontana e inusuale, un autore vuole parlarci di libri! Questo testo parla non solo della potenza della lettura, ma anche della vita stessa dello psicoterapeuta che cambia costantemente ad ogni nuovo incontro... Ebbene sì, ogni libro rappresenta un incontro che può capovolgerci l'esistenza: non esistono regole; ognuno di noi ha dei libri che "lo leggono dentro", basta solo scoprire quali sono. Si instaura un forte legame tra lettore e libro, al punto che non è più il lettore che legge il libro, ma l'azione si ribalta, il libro legge il lettore, lo fa sentire nudo talmente parla di lui. Così, Massimo Recalcati ci racconta da quali libri è stato letto durante il corso della sua esistenza analizzando sia gli aspetti privati che quelli contenutistici della lettura in questione.
Nella prima parte del testo, l'autore analizza il concetto di libro e di lettura. Qui, il libro viene paragonato a un coltello che trafigge, a un corpo da scoprire e al mare, simbolo dell'Aperto. Perché la lettura è l'opposto del Muro: da accesso a mondi nuovi e sconosciuti, permette alla mente di viaggiare, di pensare, di creare opinioni, di incontrare altre vite, di incontrare pezzi di noi! A livello cronologico, è la scuola la prima tappa temporale dell'incontro con il libro: rappresentazione del sapere. Recalcati ritorna spesso sul concetto legato al fatto che è il libro che legge il lettore, riprendendo moltissimi dei concetti del suo maestro Lacan, tra cui quello de "Lalingua". Essa è l'unico strumento che noi abbiamo per leggere il mondo e quindi di interpretarlo.E' uno strumento che abbiamo appreso durante le primissime fasi della vita, sono le parole usate dai genitori, quelle parole che forgiano tutta la nostra vita. Anche lo scrittore, quando crea il suo mondo inventato spesso si rifà alla propria "Lalingua".
Nella seconda parte del libro vengono analizzati e raccontati i libri del cuore dello psicanalista e in parte, emerge anche la sua "Lalingua". I libri in questione sono:
*L' "Odissea": ne rimase impressionato per le avventure di Ulisse: il lungo viaggio durato anni, il ritorno a casa, la fedeltà, la resistenza alle difficoltà incontrate lungo la strada.
*I "Vangeli": dove scoprì che Gesù ci insegna a vivere usando il cuore, il suo messaggio non è per nulla legato al sacrificio.
*"Il sergente nella neve" di Rigoni Stern: realizzò cosa volesse dire vedere uomini che combattono contro la morte pur di vivere.
*"La nausea" di Sartre: quando iniziò a sentirsi di troppo si domandò il significato dell'esistenza.
*"Essere e tempo" di Heidegger: dove continuò ad indagare sull'esistenza vedendo i concetti in un'ottica diversa da quella di Sartre.
*"Al di là del principio di piacere" di Freud: con questa lettura scoprì l'esistenza del trauma e dell'inconscio.
*"L'idiota di famiglia" di Sartre: indagò sulla scrittura come mezzo per la salvezza dal mondo reale.
*"Scritti" di Lacan: fu l'incontro con più impatto in assoluto, tutta la conoscenza assorbita venne ribaltata. Scoprì come l'inconscio in realtà sia una lingua incomprensibile da interpretare per potersi conoscere.
*"La Strada" di McCarty: libro della fase matura che parla di paternità e del dono che un padre può fare al figlio.
"Questo era il carbone ardente che Freud mi lasciava nelle mani. Io pensavo a quanto la mia vita fosse ancora incatenata a una ripetizione che ostacolava l'apertura effettiva alla vita. La lettura di quel testo sarebbe proseguita l'anno successivo, non nella sala di una biblioteca, ma sul divano del mio primo analista. Dove sarei stato per forza io il libro che doveva essere letto".
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libri
filosofia
psicologia
biografie
L'amore ci salva dalla ferita del mondo
E' una lettura che consiglio a coloro che sono interessati ad indagare la psiche e i processi mentali un po' più da vicino. In questo caso particolare si parla d'amore, uno dei fili conduttori delle nostra vita. L'autore, nonché uno dei più grandi psicoanalisti dello scenario italiano, riprende ciò che è stato detto nel programma televisivo della Rai "Lessico amoroso" e semplicemente lo traduce in forma scritta. Egli segue un percorso che parte dalla PROMESSA e termina con una considerazione profonda sull'AMORE CHE DURA passando per i possibili scenari che stanno nel mezzo. Questo è un viaggio profondo dentro una conoscenza comportamentale dei meccanismi amorosi sia sani che patologici. Il libro inoltre è ricco di riferimenti ed esempi letterari-cinematografici.
Le tappe del viaggio sono:
La promessa
Il desiderio
I figli
Tradimento e perdono
La violenza
Separazioni
L'amore che dura
Tutte le sfumature di una relazione vengono toccate. L'intento dell'autore è quello di rendere più consapevoli le persone di ciò che è il grande mistero dell'amore.
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