Opinione scritta da alexandrasc
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Caffè al profumo orientale
In questo breve romanzo si sente il profumo della cultura giapponese antica che si unisce alla visione futurista e tecnologica di questo moderno e affascinante paese.
Se pure l’ambientazione del caffè, nel quale avviene in modo inspiegabile e con una serie di riti il salto del tempo, sembra richiamare una descrizione di arredamento antico, si percepisce una realtà moderna. Un posto dove si riesce a dominare il tempo.
È tutto reale e surreale insieme.
Vivo ma immaginario.
Tutto ciò che viene descritto dai protagonisti nei loro salti del tempo sembra realmente vissuto ma senza una prova tangibile che non sia frutto della loro mente, dei loro desideri, della loro immaginazione.
Questo giustifica una delle tante regole che i viaggiatori devono accettare: nulla può far cambiare la realtà del presente.
Le storie descritte sono tutte amare e tristi ma vissute con una serena rassegnazione.
Serenità che i personaggi raggiungono grazie al caffè “speciale” che gli consente di vedere un passato (o un futuro) in una sfaccettatura differente rispetto a quella vissuta.
Questo caffè speciale se pure non cambia il passato ed il presente, riesce a migliorarne il futuro.
Per chi subisce il fascino della cultura orientale e per chi apprezza i film o le animazioni giapponesi credo che non possa non apprezzare questo libro.
Io l’ho fatto :)
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Amore e passioni
Prima di incappare nella famosa serie tv appena emessa dei Bridgerton ho deciso di leggere almeno un libro.
Le mie esperienze con questa autrice sono iniziate con i primi due libri della serie: “Il duca e io” e “Il visconte che mi amava”.
Ho trovato i libri molto piacevoli. Anche se il genere non è dei miei più congeniali mi sono fatta trasportare nell’Inghilterra dell’800 con i suoi usi e costumi.
Le storie romantiche, anche se prevedibili, ti avvolgono e ti trascinano ed è inevitabile alla fine non sperare nei lieti fini.
Ci si affeziona ai protagonisti e soprattutto ai membri della famiglia Bridgerton. Dei genitori poco presenti nelle storie si narra del loro passionale amore. Amore che sarà il filo conduttore per tutti e 8 i libri, uno per ogni figlio frutto della loro passione.
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La morte e i fiori
Visto le varie recensioni contrastanti non avevo nessuna aspettativa su questo romanzo. Avevo letto i commenti dai più entusiasmati ai più delusi.
Devo dire che la mia bilancia pende sul giudizio negativo, anche se forse per una prima metà del libro avrei detto il contrario.
Nella prima parte ho trovato gradevole la maniera di descrivere la vita quotidiana in modo leggero, a volte quasi comico, di una professione cupa come quella del custode di un cimitero. L’esorcizzazione di ambienti, momenti e argomenti riguardanti la morte mi aveva colpito piacevolmente.
Si nota però fin da subito un tono drammatico, anche se l’autrice cerca di nasconderlo con descrizioni di momenti leggerii. Ho avuto già dai primi capitoli del libro la percezione di una tragedia vissuta nel passato dalla protagonista e che questa avrebbe riguardato l’amata figlioletta.
E da un certo punto si è rivelato quello che avevo immaginato. Da quel momento, da quando annuncia che la tomba dell’amata figlia era a pochi metri dalla sua abitazione, il libro cambia scenografia e diventa solo una esposizione del dolore.
Una elaborazione di un lutto insopportabile.
Inizialmente dolore straziante, successivamente annientamento della propria esistenza, conseguentemente apatia e depressione per poi sfociare in indifferente rassegnazione.
In questa elaborazione ho trovato inutili e confusionarie le varie storie intercalate ma senza un vero filo conduttore. Speravo fino alla fine che si comprendesse un senso generale ma non mi è sembrato di avere percepito nulla. Forse unico collegamento: la morte come congiungimento di tanti amori. Ma questo sembrerebbe in contraddizione con la fine della storia di Violette. Ho trovato dispersivo il troppo dilungarsi delle indagini di Philippe e l’evolvere della sua storia con Julien.
Tutto per i miei gusti sotto la sufficienza.
STORIA DI UN BAMBINO MAI NATO
Dopo la piacevole scoperta di Baricco con Seta, ho voluto leggere questo libro che per tanti è considerato un suo capolavoro.
Devo dire che, forse per le aspettative che erano parecchio elevate, sono rimasta abbastanza delusa.
Lo stile di Baricco è sempre piacevole, come in tutti i suoi romanzi.
Riesce a raccontare momenti drammatici e illogici con una grande leggerezza ma non ho apprezzato l’intercalare del monologo teatrale. Spesso mi distraevano e annoiavano rispetto l’evolversi della trama.
La storia l’ho trovata molto prevedibile (puntualizzo il fatto che non ho mai mai visto nulla di rappresentanto in merito ne film ne teatro).
Non c’è una storia vera e propria da seguire, tranne che la nascita e poi la fine di questo personaggio.
Forse il fatto di essere breve non aiuta ad appassionarsi. Penso che qualche altro capitolo per dare più colori oltre le scale del bianco e del nero sarebbero serviti per creare più empatia con i lettori.
Sembra un albero privo dei rami, visualizzato descrivendo solo il tronco della sua esistenza.
Proverò a leggere altro dello stesso autore e magari fra anni a rileggerlo per vederne spunti diversi a quelli colti nella mia prima lettura.
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Amore in varie sfaccettature
Le Braci è un romanzo che (dopo i primi capitoli un tantino più lenti) ti avvolge e travolge.
Descrive l’amicizia di due ragazzi: Henrik, sicuro di sé, presuntuoso e di famiglia nobile e benestante e Konrad, sensibile e intelligente ma di famiglia umile. Ragazzi che proseguono l’intenso rapporto di amicizia fino ad età adulta.
La storia è quasi interamente costituita da un monologo introspettivo del Generale Henrik ormai in età anziana.
Monologo in cui, in una prima parte, descrive con minuzioso dettaglio il nascere del sentimento di amicizia definita pura e vissuta in tutta la loro fanciullezza.
Si legge di un rapporto tra due amici apparentemente inscalfibile.
A volte, confesso, ho sperato che questo legame mutasse in amore pure e passionale. La loro intesa sembrava così magica e speciale che andava al di là di un semplice rapporto fraterno.
Nella seconda parte, durante l’agognata cena con il suo ormai vecchio e ritrovato amico, si scopre poco per volta, e solo per bocca dell’”offeso”, la vera vicenda che ne ha creato la loro rottura. Anche in questa parte è solo il Generale ad interloquire e Konrad ad ascoltare. E dopo avere esposto la sua descrizione dei fatti, ha formulato due domande rimastegli in sospeso nei loro 41 anni di separazione.
Tutto il libro è stato vissuto da me col desiderio e l’ansia di conoscere quali siano le reali ragioni che hanno spinto alle azioni avvenute o nella speranza che l’amico rivelasse una verità totalmente differente da quella dedotta dal Henrik in questi anni ma, purtroppo per me che non amo i finali aperti, non avviene nulla di tutto ciò.
Konrad si limita per tutto il dialogo ad annuire e infine a decidere di non rispondere all’unico dubbio poi postogli dall’ex-amico.
La narrazione è magica. Fa rivivere in ogni attimo gli eventi descritti. Crea atmosfere e descrive perfettamente i sentimenti di ognuno dei 3 protagonisti (Henrik, Konrad e La moglie di Henrik).
Ognuno ama e continuerà ad amare gli altri fino al giorno della sua morte. Ognuno con una sfaccettatura diversa e con un trasporto differente.
Unico difetto, ma questo deriva da un mio gusto puramente personale, un finale in cui nulla si conclude ma tutto rimane così come è stato dedotto dalla mente del Generale Henrik. Nessun chiarimento, nessuna rivelazione, nessuna spiegazione certa di quello che successe quel fatidico giorno. La verità morirà con i tre protagonisti e sparirà come cenere nella brace.
Si potrebbe quasi pensare che anche quest’ultima cena sia frutto di immaginazione tra i pensieri e le riflessioni di un vecchio Henrik solo in punto di morte.
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Profumo d’Oriente
Quando leggo un libro di cui mi sono appassionata, alla conclusione, trascorro un periodo di “vedovanza”, di disinteresse alla lettura, più o meno lungo. Forse per assaporare il libro appena finito o forse per paura di essere delusa di un confronto, avendo ancora chiaro il sapore del precedente. La mia ultima vedovanza è durata qualche mese e ho riaperto le danze delle mie letture con Seta. Per me è stato il primo Romanzo di Barrico ma da tempo volevo conoscere questo autore.
Beh, che dire, mi è piaciuto tantissimo!
Ho amato questo stile sintetico, delicato, apparentemente asettico ma che ti trasporta nei sentimenti del protagonista fino a farti impersonare i suoi sogni, i suoi desideri e le sue paure.
Ho vissuto la crescita morale del protagonista, non ambizioso, che godeva della poca felicità e fortuna della vita (anche questa non sudata ma capitata giusto per caso). Sembra che Herné non abbia scelto nulla del suo vissuto ma che gli sia stato quasi tutto imposto. Descrive la moglie con tenerezza, non passione ma amore. E nel trascorrere della vita gli capita, così senza lottare ne fare resistenza, la possibilità di raggiungere mondo lontani per il bene della comunità economica della sua zona: il Giappone.
È travolgente la descrizione di questa cultura e popolazione molto differente dalla Francia di fine 1800.
Si assapora la tradizione di un Giappone di una volta.
La storia d’amore (platonica) in sè non è nulla di innovativo. La fine con la scoperta di un animo della moglie (post mortem) superiore a quanto l’avesse mai giudicata in vita anche questo non ha nulla di innovativo.
La consapevolezza che il vero amore sia stato quello vissuto piuttosto che quello sognato anche questa strada è stata già percorsa da altro romanzi sentimentali.
Quello per cui, quindi, reputo molto valido questo libro non è la trama in sé, ma lo stile in cui è trattato il Romanzo e il meraviglioso profumo delle atmosfere di oriente del secolo XIX.
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Vivere per la Letteratura
Ho tenuto in attesa la lettura di questo libro per mesi perché dalle recensioni lo immaginavo noioso, senza alcun risvolto saliente. Non so se mi sono ricreduta ma sono contenta di averlo letto.
Tanti affermano che nella normalità della vita del protagonista è facile identificarcisi… spero non per tanti però!
Stoner, più volte chiamato dallo stesso autore solo per cognome come a rimarcare la veridicità tra il significato del termine inglese e la sua identificazione, è un personaggio descritto con un carattere debole e incapace di reagire a qualsiasi angheria della vita. Affronta con passività qualsiasi scelta gli sia stata imposta dal destino: il lavoro dei campi da giovane, l'università di Agraria, lo sfruttamento per il vitto e alloggio dei presunti parenti dei genitori, le cattiverie di una moglie insana di mente, l'allontanamento morale dalla sua diletta figlia, l'obbligo alla rinuncia del suo unico vero amore.
Unica cosa per cui lotta da giovane fin da vecchio è la Letteratura.
Riesce a ribellarsi alla vita scelta dai suoi genitori facendo il cambio dei corsi di studio e di professione.
L'edificio universitario e l'insegnamento sono il suo unico habitat a lui del tutto naturale. Riesce addirittura a tenere testa alle prepotenze di un collega.
Anche in fin di vita, la sua unica preoccupazione è quella di organizzare i corsi per quel tempo che gli resta, di non abbandonare i suoi alunni. Non avvisa la moglie, non avvisa la figlia, non avvisa gli amici ma informa il suo collega della scelta di lasciare l'insegnamento.
La vita di quest'uomo scorre lenta come trascinata da una forza a cui non può opporsi, come in balia di forti correnti di un fiume in piena.
La parte più bella e toccante, a mio avviso, è la descrizione della fine dei suoi giorni… tra coscienza e incoscienza, tra rimorsi e rimpianti di una vita non vissuta nella sua vera pienezza. Ottiene in fin di vita la consapevolezza che la sua unica passione è sempre stata la letteratura e grazie a questa vive gli ultimi istanti con serenità accarezzando ciò che di lui rimarrà in eterno: il suo libro.
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Squarci d'epoca della bella Palermo
Libro storico in cui si narra la crescita economica e sociale dei Florio, una delle famiglie più note e affascinanti della cultura Siciliana.
Ho amato le descrizioni dei luoghi, dei modi di vita e delle usanze dell'epoca.
Ho amato gli odori delle strade della mia Palermo, il profumo del mare e la descrizione di una mentalità che trovo presente ancora oggi, nei suoi pregi e difetti.
Ho visto con occhi diversi tutte le opere architettoniche più volte incontrate in questi anni in giro per la città.
Se dovessi dare una votazione per le immagini antropologiche sociali di questo libro il mio giudizio sarebbe solo positivo.
Ma…
Ho trovato molte carenze nel libro.
Carenze narrative.
La storia è a tratti lenti e poco coinvolgente. I personaggi sono descritti senza una grande trasmissione di sentimenti.
La parte da me più apprezzata è quella in cui si descrive la passione tra Ignazio e Giulia perché si denotano le debolezze e le forze caratteriali dei due personaggi.
Gli altri sono descritti senza passione.
Carenze descrittive storiche.
Trovo che non sia davvero chiara la forza di questi due fratelli capaci di creare un impero partendo dalla povertà.
A Palermo non è sufficiente avere un grosso impegno nel lavoro per fare successo.
A Palermo non è sufficiente avere intuito in qualche azione commerciale.
Inoltre, trovo irreale che non sia neanche minimamente menzionato un evento sociale che nacque in quell’epoca (XIX secolo) e che ancora è una piaga di tutta la società italiana: la MAFIA.
Trovo illogico che una famiglia così ricca e così potente non possa avere avuto, neanche a tratti, dei contatti con questa criminalità organizzata.
Ricordiamo che inizialmente la mafia si è manifestata nelle campagne e nei feudi dei nobili che hanno trasferito le loro dimore a Palermo, lasciando lacune nelle gestioni dei campi e dei braccianti.
E’ vero che i Florio iniziarono con la loro principale attività nel commercio, ma è pur vero che più avanti nella storia si dedicarono anche alle coltivazioni di viti per le loro cantine.
Altro dubbio, perché questo romanzo è stato dapprima pubblicato all’estero (Stati Uniti d'America, in Germania, Francia, Paesi Bassi e Spagna) e soltanto nel 2019 è stato pubblicato in Italia?
Voto complessivo che darei al libro sarebbe intorno la sufficienza (devo comunque chiarire se si pone poco sotto o poco sopra).
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Lei senza lui
Ero quasi certa che questo seguito sarebbe stato poco travolgente. In fondo, mi dicevo, di cosa potrà mai trattare, considerando che il perno della storia precedente è stata la vita difficile di una persona che non c'è più? Alla fine però mi ha spinto la curiosità di vedere se poteva essere anche questo libro toccante come il precedente.
Purtroppo si è rivelato come pensavo. Storia inconsistente, trama non travolgente e per nulla accattivante…
Ritengo che ha anche un po' denigrato quello che era stato il finale aperto del precedente. Finale in cui io avevo sognato e immaginato un futuro per Louisa più consapevole e deciso nella lotta dei suoi sogni.
Avevo immaginato una Louisa trasformata in quasi "Will": caparbia, ambiziosa, tenace e vincente nella vita.
E invece ritrovo una trama deludente in cui riprende la personalità della ragazza da un livello ancora più infimo di come era partito nel primo libro.
Ho sperato che per tutto il percorso arrivasse una svolta decisiva. Ma nulla.
La forza del primo libro sta nel miscelare con maestria l'eccessivo romanticismo con la cruda realtà della vita di persone disabili.
Il secondo si è rivelato solo puro romanzetto rosa.
Peccato... sarebbe stato meglio non leggerlo dopo "Io prima di te", così da conservare del primo un bel ricordo di lettura.
Lei prima di lui
Finito il libro in una settimana e quello che mi resta è il ricordo di tante lacrime versate (durante varie fasi del libro e non solo per il finale) e tanta tenerezza, amore e amarezza.
Il libro tocca temi molto impegnati ma viene raccontato con gli occhi di una ragazza ottimista e allegra che rende il tutto più leggero e piacevole alla lettura. La storia non risulta mai banale, noiosa o troppo deprimente.
Il finale sarebbe potuto essere più favolesco e romantico ma si sarebbe perso il senso della realtà.
E invece ha mantenuto l'aspetto morale del tema: il libero arbitrio di ogni uomo sulla parola fine della propria esistenza.
*Spoiler*
Durante la lettura vivi varie emozioni.
Amarezza nel constatare la difficoltà di vita del quotidiano di persone tetraplegiche costrette a dipendere da altri anche per i propri bisogni primari.
Difficoltà di affrontare le banalità quotidiane della vita. Risulta un'avventura anche fare una semplice passeggiata o assistere ad uno spettacolo al teatro.
Difficoltà nel gestire malesseri del proprio corpo.
Nel libro si vive il piacevole evolversi di due personalità.
La protagonista, Louisa, che la si conosce in principio come una ragazza frivola e superficiale ma piacevole nella sua semplicità e che via via sboccia come un fiore mostrando una grande maturità e intelligenza.Maturità che viene fuori grazie a Will che la spinge a superare quelli che per lei sono limiti insormontabili.
Will, uomo di 35 anni, tetraplegico a seguito di un incidente stradale avvenuto 2 anni prima. In principio viene presentata come una persona brusca, burbera e depressa ma via via viene contagiato dalla simpatia e allegria della ragazza. Se ne innamora da subito (anche se nel libro dalla prospettiva della ragazza non risulta da sempre chiaro) e cerca di proiettare in lei i suoi sogni repressi di una vita "normale".
Si accorge delle sue potenzialità ma anche dal suo vivere senza sogni ed ambizioni e poco per volta le apre la mente.
Per tutto il libro sembrerebbe che sia lei a volere manipolare la vita di lui nel convincerlo a non fare quel passo fatidico (da tutti tanto temuto, tranne dal diretto interessato).
In realtà si scopre alla fine che lui, con la sua forza di carattere, non rinuncia al suo progetto di fine della sua esistenza ma riesce a far cambiare direzione nella vita della sua amata. Le fa vivere esperienze mai vissute: teatro, tatuaggi, lettura, film impegnati, studio, viaggi.
Le fa abbandonare l'idea di una vita ristretta nella semplice cittadina e le fa accarezzare la speranza di poter cambiare il suo futuro in meglio.
Secondo tante critiche, nel libro si dimostra che l'amore non sempre vince…. Secondo me è il contrario…
In questa storia, l'amore ha salvato due anime. Lui ha avuto più serenità e consapevolezza per raggiungere la sua pace interiore e lei ha avuto il coraggio e sicurezza in se stessa, infuso dall'amore, per fare il salto verso nuovi orizzonti del futuro.
Bellissimo anche il finale con la presenza morale di lui a Parigi per il loro tanto sognato viaggio mai avvenuto.
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Passato, presente e futuro immutabili
Uno dei più bei romanzi letti negli ultimi mesi. Non avevo mai affrontato finora King, non essendo amante del genere Horror, ma visto le belle recensioni trovate, ho deciso di fidarmi e sono stata ben ripagata.
La storia, anche se il tema "viaggi del tempo" fa tornare in mente argomenti già più volte affrontati nella letteratura e nel cinema, non è affatto noiosa o scontata.
Ti travolge con la fluidità della scrittura dell'autore.
Ho adorato il susseguirsi degli eventi con il desiderio del proteganista di migliorare la vita a persone che avevano subito "il malevolo caso" della sorte o migliorare la storia Americana.
La lotta tra bene e male, tra sfortuna e fortuna. Lotta che porta ad un'unica conclusione: nulla succede a caso.
Tutto, per l'autore, è un filo di conseguenze che, per procedere nella loro linearità, non deve essere mutato.
Ci si potrebbe vedere nel romanzo anche una presenza religiosa e mistica.
Tutta la storia dell'umanità sembra essere regolata da un essere superiore che tesse le trame delle vite di ognuno creando nella sua completezza un meraviglioso telaio.
Telaio che, scombinandone qualche filo, porta ad una distruzione catastrofica dell'umanità.
Ho sperato fino alla fine in una risoluzione positiva della bella storia d'amore ma, se pur il mio cuore avesse desiderato un lieto fine, ho gradito questo rientrare alla cruda realtà dell'impossibilità del congiungimento tra passato,presente e futuro.
Il romanzo sembra essere suddiviso in 3 blocchi in cui si notano in ognuno delle tematiche differenti:
1-Horror: il periodo vissuto dal protagonista nella cittadina Derry. Qui si percepisce un essere demoniaco che influenza negativamente le menti di molti cittadini fino a farne scaturire omicidi efferati.
2-Romantica: il periodo vissuto nella cittadina Jodie. Posto tranquillo, dalla vita serena e amichevole. Qui scopre il protagonista il suo vero amore (Sadie) e amici fedeli che lo supportano e comprendono nei momenti più difficili.
3-Avventurosa: periodo vissuto tra Forh Work e Dallas in cui progetta e mette in azione il piano di salvataggio di Kennedy per evitarne il suo omicidio, considerato dallo scrittore come una della maggiori piaghe della storia.
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Storia di due amiche reali
Finito adesso il quarto libro della tetralogia "L'amica geniale" e come sempre ad ogni conclusione rifletto nei miei sentimenti e su quanto mi sia piaciuto.
Se devo dare un giudizio complessivo per tutti e 4 i libri darei un 7, appena sufficiente.
La cosa che non posso negare, di assoluta positività, è che li ho letti tutti, più di 1400 pagine totali, tutto d'un fiato in meno di 3 settimane.
E' stata una corsa contro il tempo per colmare quel senso di superficialità nelle vite descritte delle due protagoniste e di ricerca di soddisfazioni per entrambe.
Posso dire però, che a conclusione dell'ultimo libro, quella insoddisfazione non si è colmata.
Un aggettivo che vorrei dare del libro è "Superficialità".
E' un libro autobiografico e retrospettivo ma affrontato con una certa assenza di sentimenti e trasporto.
Un elencare e susseguirsi di avvenimenti, più o meno belli, più o meno tragici, più o meno passionali, tutti con stesso tono asettico.
Delle due protagoniste rimane fino alla fine il dubbio di chi fosse davvero "l'amica geniale".
Chi fosse davvero quella a vivere la vita in totale pienezza e consapevolezza.
Lenù, bella, intelligente, fortunata nell'avere la possibilità di studiare e raggiungere grandi traguardi, ma non abbastanza determinata per capire quale fosse il vero scopo della sua vita.
Fino alla fine delle righe la sua unica meta era non sfigurare nel confronto con l'amica.
Nella vita, negli amori, nella famiglia e nel lavoro.
Sembra farsi trasportare dagli eventi, come fosse in balia delle acque di un fiume.
Non ha mai lottato veramente e deciso nulla con la sua testa.
Non ha sfruttato mai con pienezza per se e per le sue figlie la fortuna di crearsi un avvenire del tutto diverso dalle squallide vite del Rione.
Se non fosse stato per il marito, con cui ha vissuto solo per pochi anni, non avrebbe dato un futuro decente neanche alle sue figlie.
Vive una giovinezza con il sogno di lasciare il Rione e quando ne ha tutte le possibilità non lo fa.
Lila, avvenente e sensuale, intelligente, meno fortunata ma più grintosa ad affrontare la vita. Perfida.
Vive una delle sfortune peggiori che possa qualsiasi mamma augurarsi, ma anche questo suo immenso dolore viene affrontato dalla scrittrice con superficialità.
Superficialità dal punto di vista di mamma, e superficialità dal punto di vista di amica/sorella che ama la bambina quasi quanto la sua.
Si sente una superficialità nell'affrontare temi difficili quali la camorra, la droga, la povertà degli anni '50, l'ignoranza, il desiderio di rivalsa dalla vita.
Nel primo libro potrebbe essere giustificato dagli occhi di una bambina che può non vedere in pienezza gli orrori della realtà.
Ma non può essere giustificata l'assenza di cognizione di una piaga come la camorra per una cittadina nata, cresciuta e vissuta nel Rione.
Si notano gli errori di "ignoranza" di chi vuole affrontare certi temi ma che non li conosce.
Escludo che la reale autrice sia una donna della vera Napoli.
C'e' l'ingenuità di chi vuol far finta di esserlo.
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