Opinione scritta da Violet H.

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Violet H. Opinione inserita da Violet H.    10 Giugno, 2019
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MAI UNA REGINA

Si tratta di un libro complesso, ricco di trame e sottotrame. Il fattore Fantasy viene quasi completamente dimenticato durante la lettura, in quanto prevalgono elementi come la politica, le interazioni tra i personaggi e la potenza matriarcale. In questo "regno" suddiviso in tre maggiori autorità chiamate Avvelenatori, Naturalisti ed Elementali, il destino di tre gemelle è quello di uccidersi a vicenda utilizzando le proprie straordinarie capacità per ottenere il trono, come fecero le antenate prima di loro.
Katherine L'Avvelenatrice, provata e dall'aspetto emaciato, viene incessantemente sottoposta all'assunzione di veleni pesanti; la Regina dovrebbe esserne immune, anzi, abbuffarsi di cibo avvelenato come se non ci fosse altra prelibatezza al mondo. Ma non è il suo caso.
Arsinoe la Naturalista. Incapace di richiamare a sé il proprio famiglio (animali che stringono legami unici, empatici, con i Naturalisti) e dalle doti scarse.
Mirabella l'Elementale. Potente, in grado di manipolare non solo il clima, ma anche i quattro elementi. L'unica delle tre che ha davvero una possibilità di ottenere la corona e sbarazzarsi delle sorelle.
Ci sono molti personaggi diversi in questa storia, ognuno caratterizzato da qualcosa di specifico, ma nessuno risulta troppo profondo o così eccezionale da saltare fuori dalle pagine; in breve, non si riesce a penetrare nella mente e nel cuore dei personaggi ma solo a "osservare" le loro riflessioni e le loro azioni. Si viaggia da un punto di vista all'altro delle gemelle, ed è la trama a catturare il lettore più che le figure che la popolano. O almeno, questa è l'impressione che ho avuto io.
Joseph Sandrin è quello che mi è piaciuto di meno, forse perché si interessa a Mirabella quando il suo vero amore sarebbe Jules (la migliore amica di Arsinoe), e perciò risulta indeciso ed equivoco (anche se c'è un motivo). Gli unici personaggi invece per cui ho provato simpatia probabilmente sono Luke ed Elizabeth, anche se la storia di Katherine è sicuramente la più affascinante.
L'atmosfera è suggestiva in quanto la religione praticata dal popolo ricorda un po' quella pagana, o i miti celtici, e le leggende narrate ricordano fiabe oscure (come lo sono alcune di eroi greci) e sprizzano fascino tenebroso. Le antenate delle gemelle erano potenti e temute, le storie costruite intorno ai loro regni (come ad esempio il fatto comune che siano state spietate con le proprie sorelle) fa sembrare Mirabella, Arsinoe e Katherine deboli e poco convinte della propria posizione. Mirabella è la prima e sola ad ammettere di non voler fare del male alle sorelle, facendo sì che sia il suo popolo a voler reclamare il loro sangue. Intrighi a corte, si potrebbe dire.
La geografia non mi è del tutto chiara, però. Nelle prime pagine del libro non c'è disegnata una mappa a rappresentare il continente e le isole, di conseguenza bisogna tirare a indovinare dove si trovano i luoghi menzionati usando l'immaginazione per compensare la confusione.
Il finale è la parte che mi è piaciuta di più. Non è dispersivo, anzi è stato scritto molto bene. Ed è soprattutto ingegnoso.
È sicuramente una storia particolare, non manca di originalità. Dovrebbe anche esserci un seguito. Consigliato!






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Violet H. Opinione inserita da Violet H.    08 Mag, 2019
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AMORE AL SAPORE DI KIMCHI

Ho riletto questo libro a distanza di anni... e ancora mi cattura, mi piace! È stato il secondo romanzo di Anna Premoli che ho letto e l'ho trovato immediatamente stimolante e interessante, originale rispetto a molti altri romanzi rosa. Infatti qui troviamo una relazione divertente e inedita tra due persone provenienti da due culture diverse (la nazionalità dopotutto non è importante, solo la compatibilità conta), tra una donna inglese e un uomo coreano. Talvolta lo stile di Anna Premoli si rivela essere fin troppo pungente e sarcastico, e allontana il realismo dalle battute scambiate tra i personaggi e le scene dipinte, specialmente quando dovrebbero essere romantiche. Però in questo libro, fortunatamente, non si ripetono sempre le stesse espressioni e il personaggio maschile si attiene alla figura seriosa che ci si aspetterebbe (in linea massima di teoria) da un lavoratore coreano, anche se avrei apprezzato di più se fosse stato giusto un pelino meno sardonico e mordace rispetto alla sua controparte femminile.
Mark è affascinante e ha numerosi punti strettamente aderenti alla cultura coreana: è un grande lavoratore, integerrimo, serioso (a differenza della protagonista, con la quale io condivido pigrizia e opinioni sul mondo del lavoro); ha mani e piedi curatissimi, una pelle deliziosa e magnifici capelli stile manga.
Una ragazza inglese che si innamora di un collega coreano e viene spedita a lavorare a Seul, accende una piccolissima lampadina? Ricorda molto vagamente Anna e il Re del Siam in rivisitazione moderna (uno dei miei film preferiti, ho letto anche il romanzo!), tranne che qui si tratta della bella Corea.
Non mi è parso sia stata svolta chissà quale ricerca approfondita sulla cultura coreana, il cibo e via scorrendo, ma non infastifisce più di tanto il lettore, in quanto la semplicità delle descrizioni si rivela a suo modo piacevole. Ammetto però che avrei voluto saperne di più.
Inoltre, anziché parzialmente americano, avrei preferito che Mark fosse totalmente coreano. In questo modo ci sarebbe stato uno scambio concreto fra due culture differenti, possibilmente pregno di scenette esilaranti e momenti intriganti. Lettura consigliata!

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Violet H. Opinione inserita da Violet H.    22 Aprile, 2019
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CENERENTOLA A CACCIA DI MISTERI

All'inizio confondevo il titolo di questo libro con il famoso ' Il Castello Errante di Howl' di Diana Wynne Jones (lettura straconsigliata, guardate anche il film animato se vi va) tra cui il terzo e ultimo capitolo della trilogia, ovvero Il Castello in Aria. Ma ovviamente si tratta di tutt'altra storia, fitta di neve e misteri, con un'atmosfera 'cozy' descritta molto bene, percepibile, che ti fa venire voglia di sorseggiare una deliziosa bevanda fumante vicino al caminetto acceso leggendo un libro. Parliamo infatti della soave e suggestiva Germania! Mi sono immersa in questo libro mentre rileggevo contemporaneamente L'Estate delle coincidenze di Ali McNamara (altra lettura consigliata!) dove visitavo l'Irlanda insieme alla protagonista a caccia di immobili nel verde vasto e brillante; due panorami incantevoli, uno che richiama l'inverno, l'altro che richiama la primavera e l'estate.

Fanny Funke, la genuinamente simpatica e normalissima protagonista di questo romanzo auto-conclusivo, lavora al Castello tra le nuvole come apprendista/bambinaia. Si tratta di un albergo di lusso molto antico, stile vittoriano, che trasuda sia fascino che usura. Tra i misteri sopracitati compare una gatta tigrata che si narra sia lì da tempo immemore, vista e viziata esclusivamente dal personale di servizio e mancata puntualmente dal direttore antipatico e scorbutico. Vi sono inoltre tubature sospiranti, lavandini bizzosi, taccole amichevoli, e ospiti che nascondono dei segreti... Tra cui spicca un bel ragazzo in gamba capace di arrampicarsi sui cornicioni come Spiderman.

È la prima volta che m'imbatto in una protagonista diciassettenne che ha lasciato gli studi di sua volontà per trovare la propria strada attraverso un percorso lavorativo umile, seguendo la sua natura; dopotutto ogni persona è un mondo a sé stante, e generalizzare le esperienze di vita dandole per scontate - scuola, lavoro, matrimonio, figli - rischia di suonare forzato, ridondante e banale anche nei libri.
Il romanticismo non è il punto cardinale di questa storia, e d'altronde perché mai dovrebbe esserlo? Seppur marginale, riesce comunque a intrattenere il lettore.
Lo stile di Kerstin Gier mi ha catturata fin dalla Trilogia delle Gemme. Le sue storie sono particolari, divertenti e interessanti. Ammetto però che alcuni punti qui mi sono sfuggiti, come ad esempio l'attrazione lampante che sboccia tra Fanny e Ben (il figlio del proprietario dell'albergo), che salta fuori totalmente inaspettata: all'improvviso vogliono passare il loro tempo assieme, neanche pochi giorni dopo l'incontro tra Fanny e Tristan? È stato talmente repentino da lasciarmi sgomenta, in quanto mi aspettavo che venisse approfondito subito e maggiormente il personaggio di Tristan, aka Spiderman. Questo triangolo amoroso è sfumato e un po' confusionario.
Ci sono frasi e dettagli (pochissimi) che mi hanno fatta accigliare, non so se la causa sia la traduzione del testo o qualche punto che ho mancato io nella lettura. Ad ogni modo, questo racconto è scorrevole e piacevole. Un mix ben dosato di fantasy, thriller e mistero.

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Violet H. Opinione inserita da Violet H.    16 Aprile, 2019
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BIANCO CLICHÉ

Questo racconto è il classico cliché sulla coppia di amici formata da due individui profondamente diversi che sono attratti l'uno dall'altra e per un motivo o per un altro (incomprensioni, rifiuto di lasciarsi andare, mancanza di coraggio, scarsa comunicazione, etc.) non riescono ad ammettere e a esprimere i loro sentimenti. Lo stile di Jennifer L. Armentrout mi piace, ma la storia mi ha delusa. Il tema è ridondante, visto e rivisto, e non spicca per nulla.
A volte mi chiedo: possibile che abbia letto così tanti libri da trovare ormai la maggioranza degli argomenti trattati monotoni e privi di fantasia, fin troppo utilizzati? O forse la qualità di alcuni generi è calata davvero negli ultimi tempi? Boh.
Tornando al romanzo, naturalmente il clima nevoso e tempestoso farebbe venire voglia a chiunque di leggerlo con la neve sullo sfondo.
Non mi è piaciuta l'impaginazione, suddivisa per punti di vista a volte inseriti all'interno della stessa pagina. Secondo me sarebbe meglio mantenere lo stile diviso in capitoli anche quando si cambia POV, graficamente avrebbe più senso.
Ma approfondiamo un po' la trama!

Sydney e Kyler, amici del cuore universitari, partono per lo chalet della famiglia di quest'ultimo come ogni anno e vengono colti in fallo da una tempesta portentosa che li isola dal resto del mondo e li separa dal gruppo che si doveva unire alla loro mini-vacanza. La sera stessa del loro arrivo in città Kyler si fa subito dei nemici per difendere una Sydney sbronza e civettuola, e così si genera un'atmosfera inquietante che coinvolge finestre rotte e cavi del riscaldamento tagliati di netto. Si percepisce un leggerissimo tocco thriller in questo romanzo.

Sydney, la protagonista, si sente caratterizzata dall'appellativo che le ha dato il suo primo e ultimo ragazzo: frigida. Ma non sembra esserlo affatto considerato che è praticamente ossessionata dall'idea di fare sesso con Kyler (ci pensa ogni due righe, pressappoco) e reagisce anche al minimo contatto fisico; il sottotitolo 'frigid' perciò qui è sprecato. E se non può avere lui e solo lui pensa subito di sostituirlo con un altro uomo. Ecco spiegato il motivo per cui le sue relazioni e i flirt non durano né funzionano. Potrebbe prendere le distanze in qualsiasi momento e concentrarsi su se stessa e sul suo futuro, eppure continua ostinatamente a rimanere aggrappata all'idea di una loro fantomatica relazione.
E ovviamente Kyler non è da meno.
Inoltre, è piena di sfiducia verso la propria femminilità. Insomma, tutte le donne - per un motivo o per un altro, chi più chi meno - sono sensibili al proprio aspetto fisico, ma anche le protagoniste dei romanzi devono per forza soffrire di mancanza di stima? E i ragazzi devono sempre essere dei modelli esteticamente perfetti? Questo funziona quando si tratta di creature sovrannaturali come i vampiri o di rare eccezioni mortali qua e là, ma la maggioranza degli esseri umani non è tutta attraente, graziosa e incantevole. Si rischia di cadere nel superficiale, e lo dico per tutti i romanzi rosa in generale. Per di più l'essere sexy, affascinante, erotico o intrigante ha veramente poco a che fare con l'aspetto fisico.
A tal proposito, che dire degli addominali di Kyler? Non viene accennato che faccia sport, solo corsa mattutina, e di certo lo jogging non ti procura la famosa "tartaruga" scolpita. Da dove salta fuori? Non bastava dire smilzo, tonico, sodo, delineato?
Kyler, mah. Il fatto di portarsi a letto innumerevoli ragazze senza curarsi di mostrarsi minimamente rispettoso nei loro confronti, considerandole solo delle mere sostituzioni per la donna che vuole davvero (e farci sesso in una posizione che gli permette di immaginare che al loro posto ci sia Syd: "Non l'avevo mai fatto così, guardandole in faccia", parole sue) mi fa storcere il naso: dovrebbe forse apparire macho agli occhi delle lettrici per il suo testosterone totalmente privo di gusto? Staticamente non penso proprio sia probabile che tutte le ragazze che si è portato a letto, lasciando per un attimo perdere Mindy (sul serio, perché le ragazze che giocano il ruolo delle civette hanno sempre dei nomi così sciocchi?) fossero svampite, smorfiose e con due tette da sogno.
Insomma, lo stile di questo libro è acerbo e immaturo, i personaggi privi di profondità e nel compenso non mi è parso all'altezza della penna di Jennifer L. Armentrout. Dunque non me la sento di consigliarlo.

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Violet H. Opinione inserita da Violet H.    08 Aprile, 2019
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SONO LE SPINE A RENDERE BELLE LE ROSE

Nel primo volume della serie, Wintersong, la magia era così dannatamente intensa, bellissima. Mi affascina molto il mondo delle fate, dei goblins, degli elfi, qualsiasi creatura o incanto che riguardi il misterioso “popolo di sotto”, e penso non sia affatto semplice scriverne. Devi usare l’immaginazione e utilizzare miti reali, fare ricerche e capire quali leggende sono più adatte alla tua storia così da utilizzarle saggiamente.

Mi piace la musica ma non sono una fan degli strumenti musicali, quindi per me è stata un'esperienza nuova leggerne in un tale singolare contesto.

Troviamo di nuovo Liesl, e con lei il Re dei Goblin, sua sorella Kathe e suo fratello, un changeling. Questa volta il tema è più oscuro rispetto al primo volume, perché il Sottosuolo è a caccia di ciò che gli appartiene per diritto, ovvero persone che sfuggirono alle antiche leggi e dunque devono ritornare là dove sono pretese.

Penso sia ragguardevole il fatto che l’autrice sia stata capace di condensare così tante cose (elementi e scene) in un solo libro. Shadowsong è più pesante di Wintersong, sia in senso positivo che negativo. Poiché questa volta spendiamo la maggior parte del tempo nel “mondo di sopra”, scappando a gambe levate dal Re dei Goblin e dalla sua spaventosa armata fantasma assetata di sangue.

Si è trattato di un viaggio enorme per Liesl, e anche per suo fratello, Josef. Entrambi appartengono al Sottosuolo, ed entrambi, quando si allontanano da esso, si trasformano in fiori senza la terra: appassiscono dentro, diventano apatici e confusi, lentamente sviluppano una sorta di “malattia mentale” a causa della distanza dalle loro vere radici. (Pun intended!)

Oh, ma il pericolo non si nasconde solo nel Sottosuolo, no, no. Scopriamo che ci sono altre persone che sono sfuggite alle antiche leggi e che per questa ragione devono pagare un prezzo molto alto che simpaticamente involve sacrifici di sangue… In questo caso, Liesl e suo fratello. Ma perché? Non posso dirlo, dovrete leggere il libro per scoprirlo!

Ad ogni modo, cominciamo dall’inizio! Liesl ha ripreso a vivere la sua noiosa vita banale con sua sorella, sua madre e Constanze nel loro piccolo villaggio povero e pieno di superstizioni. Non è più la moglie del Re dei Goblin, ora è di nuovo la persona che era prima di incontrarlo: una semplice, piena di immaginazione e insoddisfatta giovane ragazza… Ma, allo stesso tempo, una Liesl totalmente diversa. Può percepire cose che la maggior parte delle persone non può, a causa del “tocco dell’elfo” che maledice chiunque entri in contatto con il popolo fatato facendolo impazzire, costringendolo a vedere e sentire ciò che il resto del mondo non può né vedere né sentire. Liesl ovviamente non desidera niente di tutto questo. Vuole la pace, sfuggire i sentimenti che prova per il bellissimo Re… E il destino le fornisce l’opportunità perfetta per fare un tentativo.

Si unirà, insieme a Kathe e a suo fratello a Vienna. Finalmente!

Ma… suo fratello non è più lo stesso. Sfortunatamente si trova troppo lontano da lei, la sua musa, e dalla sua “casa”… La sua natura, la sua anima, è profondamente tormentata. Sta appassendo. Le uniche cose che sembrano mantenerlo sano di mente (almeno un po’) sono la sua musica e il suo gentile amante, Francois.

Così ora ci troviamo catapultati a Vienna. Liesl e Kathe sono infatti le graziose ospiti di questa misteriosa coppia che apparentemente è una grande fan di suo fratello… e della sua musica innaturale. Ma ovviamente le cose non sono semplici come sembrano, per niente. Provate a indovinarne la ragione, vi sfido!

Liesl è tormentata dalle memorie del suo amore perduto, che sta lentamente trasformandosi in un mostro senza emozioni, pagando il prezzo della sua scelta di lasciarla andare. Lei riesce a sentire il suo dolore e lui percepisce la sua solitudine. Si bramano con la stessa intensità. Entrambi mostri per questo mondo.

Liesl è condannata a fare una scelta. In realtà, più di una. Fa del suo meglio, ma le antiche leggi non perdonano, non mostrano pietà verso nessuno. Così la sua scelta costringe sia il Re dei Goblin che Josef a compiere una scelta a loro volta.

È stata una lettura veloce (ho divorato specialmente la parte centrale e finale del libro) e così intensa che non posso davvero spiegare come si sono svolte esattamente le cose in questo secondo capitolo della storia. Ma posso dirvi che vale la pena di leggerlo perché possiede un’atmosfera oscura e fiabesca che incanta il lettore. Troviamo amore, pazzia, talento e sacrificio in questo libro, tutti buoni ingredienti per un fantasy.

Una cosa che ho particolarmente apprezzato: l’autrice ha rivelato, alla fine del libro, che questi racconti sono in parte una riflessione del suo spirito, dei suoi disagi mentali.

Dobbiamo imparare ad amare noi stessi prima di tutto. E ci sono persone là fuori che saranno capaci di amare il nostro lato danneggiato, brutto e mostruoso facendoci sentire speciali malgrado tutte le nostre imperfezioni e i difetti.




SPOILER QUI SOTTO! SIETE STATI AVVERTITI! (Se state leggendo ugualmente sappiate che mi piacete perché siete dei ribelli! ;)

Okay, nella mia opinione Francois si è arreso troppo in fretta, senza nessuna esitazione, quando Josef gli ha mormorato il suo addio. Avrebbe almeno potuto spendere un paio di lacrime per il suo amore perduto, ma niente. Erano così carini insieme, e finisce così? Non penso sia giusto, per niente.

E riguardo Liesl? È davvero felice di concludere la sua storia come moglie del “c’era una volta il Re dei Goblin”? Meh. Certo, finalmente sono liberi di stare insieme, quindi è un finale felice, tutto sommato. Ma io amo i mondi fantastici, quindi sarei stata più felice se le cose si fossero risolte in modo che potessero vivere nel Sottosuolo come amanti immortali.

Il particolare (rilevante) che avevo intuito fin dall’inizio era che sarebbe stato compito di Liesl dare un nome al Re dei Goblin. Lui dopotutto non ricordava chi fosse, non lo aveva mai saputo. E quando doni un nome a qualcosa o qualcuno esso diventa parte di te.

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Violet H. Opinione inserita da Violet H.    08 Aprile, 2019
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The Hunter & The Fae


*(POSSIBILI - SPERO NON TROPPI - SPOILER)*

La corte di rose e spine suggerisce grandi promesse. Ahimè, ho subito trovato alcuni punti poco forti e perciò poco credibili nei primi capitoli del romanzo, come ad esempio quando Tamlin si presenta a casa di Feyre sottoforma di bestia né lupo, né felino, né alce, reclamando a gran ruggiti vendetta, per poi placarsi inaspettatamente e offrirle misericordia come lei non ne ha offerto al suo amico lupo. Queste scene che virano da un'intensità emotiva vibrante a una calma improvvisa e quasi ridicola rendono il flusso della trama inverosimile, secondo me. Della serie: "Tu! Hai ucciso un mio caro amico! Te la farò pagare! Una vita per una vita! ... ... ... Verrai a vivere con me nella dimensione dei Fae, dove avrai cibo a volontà, un letto caldo, il sottoscritto a farti la corte e non sarai più costretta a mendicare né a patire la fame. Mi occuperò anche di aiutare la tua famiglia". Mah?
(Fortunatamente negli ultimi capitoli viene spiegata la ragione di quest'offerta; personalmente l'ho trovata sia valida che assurda nella sua ideazione fin troppa accurata; capirete cosa intendo se leggerete il libro!).
Questo racconto è un retelling della fiaba La Bella e la Bestia ambientata nel mondo fatato. Dark, fantasy e con alcune battute "spinte" e momenti di tensione.
Feyre è una cacciatrice diciannovenne che per un impulso momentaneo uccide un Fae in forma di lupo. (Se c'è il pericolo che l'animale in questione sia un Fae, considerando che hai la responsabilità ingrata di proteggere e sfamare la tua famiglia, per reclamare un semplice pasto dovresti evitare di correre inutili rischi abbattendo un povero lupo indifeso nel cuore della foresta, no? Ammettiamolo, non è stata una mossa geniale). Per questo motivo viene reclamata dalle antiche leggi e dall'accordo stipulato tra Fae e umani: una vita per una vita, la morte o l'esilio nelle terre dei Fae per essersi macchiata del sangue di un loro simile senza essere stata né attaccata né provocata.
Da questo momento in poi ci troviamo nelle terre dei Fae.

A parte Tamlin, i nomi delle altre fate non mi sono parsi un granché originali: Lucien, Alis, Andras (continuavo a leggere Andreas!).
Il particolare delle maschere indossate dai Fae invece è originale e interessante, crea mistero. Senza contare i toni e le sfumature dei loro lunghi capelli (o almeno, nella mia mente li hanno tutti lunghi!) e degli occhi cangianti. Di certo Tamlin possiede un fascino drammatico, quasi pigro, ma unico nel suo genere. Feyre mi sembra molto cruda e rivedersi in lei, almeno per quanto mi riguarda, è stato difficile: ho percepito il suo punto di vista come estraneo e talvolta un pochino irritante, anche se devo ammettere di averla trovata proprio per questo motivo una sfida interessante!
L'atmosfera è ben dipinta e suggestiona il lettore. Invece ho trovato la mappa un tantino fuorviante. Le terre dei Fae sembrano appartenere a un'altra dimensione, e tuttavia vengono rappresentate come spazio dominante che riduce gli esseri umani a misere raccolte negli angoli a Sud?
Comunque, dal momento in cui Feyre mette piede nelle terre magiche scopriamo nuove creature pericolose e l'esistenza di un segreto oscuro che avvolge le maschere indossate dai Fae. Qui la storia comincia ad assumere contorni più decisi, fascino e intensità. Il segreto di un buon fantasy, secondo me, è rendere quel mondo il più reale possibile.
A tal riguardo, Tamlin mi ha conquistata. Riesco a visualizzarlo chiaramente. È attraente, tormentato e malinconico.
Invece... qui mi rivolgo a chi ha già letto il libro: i Suriel non ricordano un po' troppo i Dissennatori di Harry Potter? Mi aspettavo che tali creature non conversassero fluidamente come i Fae o gli umani, la cosa mi ha spiazzato.
Questo libro è fantastico, ma ci sono dei punti di grande tensione che finiscono per chissà quale motivo con un picco deludente, non all'altezza. Il contenuto è appassionante, lo stile dell'autrice è ottimo... mi sfugge il motivo per cui mi sono sentita disillusa durante la lettura.
Ad ogni modo, proseguiamo! A quanto pare sulle terre dei Fae incombe un maleficio. Infetta gli esseri fatati e potrebbe estendersi alle case degli umani. Feyre è determinata a voler avvisare la sua famiglia (tanta lealtà, ora che la sua famiglia è in buone mani e non ha più bisogno di lei e di servirsi delle sue capacità per sopravvivere, mi sembra decisamente troppa). Stringe una strana e sottile alleanza, non proprio palpabile, con Lucien; il loro cameratismo mi piace.
E da qui, guai più grossi aspettano la nostra protagonista.
(I miti del popolo fatato in questo racconto non seguono fedelmente quelli del folclore conosciuto; fastidioso per gli appassionati del regno del sottosuolo ma originale per coloro che amano le variazioni. Io, ad esempio, rientro in entrambe le categorie).

Ci sono anche momenti e frasi hot in questo libro. Tra cui il Grande Rito che prevede una notte di accoppiamento selvaggio per i Fae... "Stanotte, Tam permetterà... a una potente e terribile magia di entrare nel suo corpo. Perderà il controllo della sua mente, del suo corpo, della sua anima, trasformandolo in un Cacciatore. Avrà un unico scopo: cercare una fanciulla. Dal loro accoppiamento scaturirà una magia che si diffonderà sulla Terra rigenerandone la vita per l'anno a venire", spiega Lucien.
Be', questo punto mi ha fatta sorridere ironicamente. Andiamo! Il modo perfetto per far esplodere il desiderio fra Tamlin e Feyre in modo carnale e incontrollabile, no? Già, già. A dire il vero non ho capito come mai questa "scena" sia stata inserita nel contesto generale, dato che non porta né benefici né svantaggi alla trama... Forse serviva solo per consentire ad entrambi di realizzare quello che provano l'uno per l'altra?

Feyre è un'umana davvero capace... forse un po' troppo per non essere una mercenaria esperta e aver già eliminato e catturato elementi fatati poco tempo dopo aver messo piede a Prythian, no? Senza un addestramento mirato a difendersi da un popolo immortale e guerriero e millenario, con qualche ridumento di caccia a suo favore, mi sembra però alquanto improbabile.
Un altro esempio di incoerenza lo troviamo nell'atteggiamento di Lucien nei confronti della violenza e della sofferenza altrui: nella prima situazione, quando assiste alla tortura inflitta a un povero Fae inferiore, vomita e scappa via dalla stanza; mentre nell'altra si occupa di staccare da un palo una testa appena mozzata senza battere ciglio.
Ah, e ricordate l'episodio del lupo? Ecco, Feyre è apparentemente prona a commettere stupide azioni insensate in preda a un impulso momentaneo. Anche quando si tratta di calici dal contenuto sospetto...
Plus, sembra che in casa del Signore Supremo, Tamlin, chiunque possa entrare senza essere stato invitato. Come Rhysand, per gli amici Rhys (sì, anche le fate si danno nomignoli), soprannominato la "puttana" di Amarantha, una figura femminile dalla pessima reputazione.
A proposito di figure femminili negative... Nesta, la sorella di Feyre, si rivela essere verso la fine un personaggio interessante. Un cuore di ghiaccio e un carattere rigido, mura elevate per proteggersi dalla rabbia e dal rancore e dalla paura. La sua glacialita' la fa quasi sembrare una Fae, e il suo cuore assiderato in realtà batte ancora e prova sentimenti. Specialmente per Feyre.
(Mi piacerebbe vederla in compagnia del malizioso Rhysand! Con la sua freddezza formerebbero di sicuro una coppia interessante!).

Il finale è scritto bene. Ma anche qui ritroviamo i sopracitati "picchi deludenti". Ho già spolerizzato a sufficienza, quindi dirò soltanto che durante una particolare situazione molto rischiosa Feyre viene aiutata da Tizio, Caio e Sempronio a sopravvivere. In teoria dovrebbe farcela da sola, perciò manca un tantino di coerenza. Sono i momenti più difficili che fanno la somma del coraggio e della tempra di un/una eroe/eroina. Insomma, stai affrontando il pericolo guardandolo dritto in faccia e non è credibile che ogni ferita ti venga guarita e che l'origine di tutto questo ti offra anche una doppia via d'uscita, giusto?
Di nuovo, capirete se leggerete il libro.

Sorprendentemente, nonostante tutte le smorfie perplesse che ho sfoderato durante la lettura, questa storia, a modo suo, mi ha catturata. La trama di base è ricca di promesse, come ho detto all'inizio, e mi è davvero dispiaciuto che mi sia parsa (in numerose occasioni) tanto inverosimile perché sarebbe potuta essere da sogno con il giusto ritmo sostenuto e ben studiato. Penso che alla fine dei conti una storia può rivelarsi incantevole e appagante anche se manca di una piena e salda realizzazione complessiva.

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Violet H. Opinione inserita da Violet H.    16 Marzo, 2019
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DARK ARTIFICES BOOK 3

*(SPOILER)*

Devo essere onesta, purtroppo questo è il volume che mi è piaciuto di meno. Sono una grande fan di Cassandra Clare e delle sue opere; la prima volta che ho letto Shadowhunters - Città di Ossa, ero emozionatissima all'idea di poter incominciare una nuova lunga serie così appassionante, e non ne sono mai stata delusa!
Fino ad ora, almeno un pochino.

Tutta la prima parte del romanzo è intensa e interessante, segue una trama fluida e ben disegnata. La seconda parte, invece, dal momento in cui Julian ed Emma oltrepassano i confini della dimensione di Thule, assume un'atmosfera strana e poco convincente.
Thule è il regno di Sebastian Morgenstern, che qui è sopravvissuto, dato che a Thule gli eventi si sono svolti diversamente rispetto alla linea temporale che noi conosciamo. Clary è stata abbattuta da Lilith e sono morti anche Alec e Magnus, lasciando un Jace devastato e alla completa mercé di Sebastian. Questa "realtà" alternativa è un cliché visto e rivisto sia sullo schermo che nei romanzi. E non mi è piaciuto per niente. Insomma, Julian viene a sapere che qui la sua famiglia è stata uccisa e perseguitata, eppure continua a pensare solo e soltanto a voler far sesso con Emma? E che il loro legame di parabatai a Thule non funziona e che quindi sono liberi di stare insieme? Andiamo! E ovviamente Livvy qui è l'unica sopravvissuta... era un po' scontato. Mi è parso fuori luogo, più sullo stile delle 'fanfiction' che parte integrante del racconto, nel senso che sarebbe potuta passare per l'idea di un fan della serie: e se esistesse una dimensione alternativa dove Sebastian ha trionfato? Come sarebbe? Senza contare che nella dimensione abitata dai veri Julian ed Emma, Sebastian è stato eliminato dopo moltissime fatiche e pianificazioni, mentre qui è bastato un viaggetto di pochi giorni su Thule. Non gli ha reso giustizia.

Ci sono molti punti che mi hanno fatto storcere il naso. Dettagli, perlopiù, che mi sembravano fuori posto o forzati. Forse Cassandra voleva inserire molteplici elementi e idee nella storia e ha finito per non prestare loro sufficiente spazio e attenzione, con l'intenzione di creare un volume che si basa molto sulla politica dei Nephilim e la minaccia di una guerra epocale.
La maggior parte dei conflitti all'interno di questa trilogia non si risolve con l'epilogo e, seguendo il flusso della trama, ci sta anche. Penso che la percezione generale sia contraddistinta da una sorta di gigantesco punto interrogativo e una sensazione di poco appagamento. Quasi 900 pagine e l'unica cosa che va per il verso giusto alla fine è la relazione tra Emma e Julian? Con tutta quella tragicità drammatica che aleggiava nell'aria?
Non so, non riesco ad afferrare quest'impressione di "troppo e non abbastanza" che avverto quando sfoglio le pagine. Il contenuto mi è parso dubbio e insoddisfacente, anche se ricco.
Lo stile è sempre fantastico e i personaggi gli stessi che abbiamo imparato a conoscere e ad amare. Direi che il punto a favore è proprio la storia di base, mentre quello a sfavore è il proseguimento degli eventi già tracciati nei precedenti capitoli, da come si sono svolte le cose dallo scorso volume in poi che ci hanno inevitabilmente (a quanto pare) portato a questo punto.

La Regina Seelie in questo libro gioca un ruolo determinante, però io devo ammettere di aver apprezzato di più la sua funzione ai margini, avvolta nel mistero, nei precedenti romanzi. D'un tratto è spietata, vuole vendetta e portare rovina sui Nephilim facendo leva sui sentimenti che Julian ed Emma nutrono l'uno per l'altra. "Forse avrebbe dovuto impegnarsi di più per spingere il giovane Blackthorn e la Carstairs a distruggere la runa parabatai e indebolire il loro esercito. Ma tutto quello che si può fare è piantare i semi della discordia; non si può avere la certezza che attecchiranno tutti. Era una guerra di logoramento, e l'impazienza non serviva a niente", parole sue.
Mah. Perché tanto accanimento? Per quale motivo la Regina Seelie vorrebbe provocare danno ai Nephilim quando per natura le fate sono riservate e conservatrici e non desiderano immischiarsi negli affari delle altre specie? Sembra quasi una storia a parte che s'intreccia quasi per sbaglio all'universo degli Shadowhunters, ma che tuttavia li riguarda per via dell'esistenza di Ash.
E Annabel, la famosa Regina dell'Aria e delle Tenebre? Pazza sì, ma utile alla storia? Non tanto. Più che altro sembra solo una mina vagante.
E sono terrorizzata per il futuro di Alec, Jace, Clary e Kit! Non sembra affatto roseo.

Insomma, ci sono un sacco di cose che non mi sono piaciute e che non sembrano essersi risolte nel migliore dei modi.
In ogni caso non voglio esprimermi troppo duramente (anche se probabilmente l'ho fatto lo stesso!) perché sono sempre e comunque una fan di Shadowhunters. Sicuramente Cassandra avrà avuto le sue ragioni per far proseguire la storia in questo modo e mi fido del suo giudizio.

Comunque, possiamo esplorare più a fondo le relazioni fra Ty e Kit (anche questo punto l'ho trovato dolorosamente deludente: mi aspettavo che alla fine diventassero parabatai, la direzione intrapresa per loro sembrava infatti quella, invece si sono separati senza tante cerimonie. Avverrà forse in futuro, nei prossimi capitoli? Lo vedremo), Kieran e Mark e Cristina, conoscere meglio Drusilla, Helen e Aline, e rivedere molti altri personaggi dai fan conosciuti e tanto amati. Il che è un tuffo nel passato che s'incastra abbastanza bene, tutto sommato.
E poi mi sono fatta delle grasse risate grazie a Magnus!

La cosa meravigliosa di Cassandra Clare è che nei suoi libri la sessualità, la razza e le posizioni sociali non contano nulla. Si è liberi di amare e di vivere come si desidera, seguendo la propria natura. Un'accettazione totale, comprensione e apertura mentale che rendono liberi. Amore incondizionato, amicizie e legami, nonché magia... già, proprio un mondo in cui mi piacerebbe vivere! E in cui mi piace ritornare spesso, tuffandomi fra le pagine e l'inchiostro.

Riassumendo: Regina dell'Aria e delle Tenebre mi ha lasciato perplessa e insoddisfatta e con l'amaro in bocca, ed è perciò quello che amo di meno e l'ultimo nella mia lista all'interno della serie Shadowhunters. Lo consiglio lo stesso ai fan perché rimane un capitolo imperdibile e da collezione. Sono curiosa di sapere quanti di voi condivideranno la mia opinione e quanti invece vedranno le cose da un punto di vista totalmente/parzialmente diverso.
Fino a quel momento, alla prossima con i nostri cacciatori di demoni preferiti!

P.S. A chi lo acquisterà: togliete la copertina che riveste il libro e scoprirete un piccolo tesoro!

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Violet H. Opinione inserita da Violet H.    16 Marzo, 2019
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SNOWY PINE

Cassandra Rocca è una delle mie scrittrici italiane di rosa preferite. Ho letto la maggior parte dei suoi libri (se non tutti) tra cui la serie ambientata a New York... A tal riguardo, per recuperare i volumi nell'ordine giusto sono andata a caccia per mesi sia in Mondadori che in Feltrinelli. So essere determinata quando la situazione lo richiede!
Il suo stile è ottimo, tanto che la prima volta che ho letto uno dei suoi romanzi ho pensato si trattasse di un'autrice americana di origini italiane... Poi ho letto lo spezzone biografico sulla copertina e gli occhi mi hanno danzato nelle orbite. Infatti il suo stile non è il classico "italiano" piatto e noioso, ma è moderno e fluido, ricco di contenuto. Per cui leggere le sue storie è un vero piacere!

Nei Ringraziamenti, Cassandra ha lasciato intendere di aver vissuto il famoso "blocco dello scrittore" per diverso tempo (ho consultato il sito della Newton Compton Editori nell'ultimo anno alla ricerca dell'inserimento di sue nuove opere, ed ero un po' preoccupata che avesse rinunciato alla scrittura, dato che non ne trovavo in giro).
L'amore secondo me è un racconto breve e piacevole, e a mio parere andrebbe letto sotto Natale, oppure in un giorno piovoso. Io l'ho trovato alla Giunti solo a febbraio, per cui sono un po' fuori tempo, ma vabbè.
Questo libro ricorda proprio quei film dolci e semplici natalizi sull'amore: cittadina perfetta, due stili di vita completamente diversi, attrazione reciproca malgrado le varie divergenze di opinioni.

Taylor Andrews, architetto newyorkese spinosa e ostile come molti tipici lavoratori incalliti di città, e Ryan Greenwood, ragazzo tuttofare di montagna, un individuo forte, rilassato e disinvolto.
Il tema in effetti è un po' rivissuto in quanto troviamo appunto lo stile caratteristico dei film natalizi, dove il personaggio principale è solitamente stressato per via dei ritmi di vita frettolosi e un'esistenza di per sé incasinata e insoddisfacente, mentre il suo contrapposto ha già trovato un equilibrio e cerca di contribuire a far sì che anche la sua metà possa fare lo stesso.
Se si tralascia l'atmosfera generalizzata e non la si considera troppo in cliché, si può apprezzare la fantasia rosea di Cassandra, la quale ha detto per prima di considerare questa storia una "vita perfetta" secondo i suoi standard.

Sconsiglio questo libro a chi non ama i cliché, i film sdolcinati di Natale e letture leggere non troppo pretenziose. E lo consiglio invece a chi ama il Natale, le cittadine sperdute in mezzo alla vegetazione, a chi vorrebbe prendersi una pausa dalla città rumorosa e caotica (io per prima!) e ricercare la genuinità di una vita ricca, tranquilla e spontanea lontano da clacson, inquinamento urbano, grandi folle e lavoro.

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Violet H. Opinione inserita da Violet H.    09 Marzo, 2019
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RIBELLI A VENEZIA

Premetto che ho letto questo libro diverso tempo fa e la mia memoria sfortunatamente non è ancora in grado di contenere la straordinaria libreria di cui sono fisicamente in possesso... per cui fornirò solo un'opinione generale senza addentrarmi nei dettagli!

Questo romanzo mi è piaciuto molto. L'ho letto prima in formato e-book, poi sono andata a caccia alla Giunti per procacciarmi la copia cartacea vera e propria.
Il racconto è pregno di qualcosa di simile a un'atmosfera magica, insolita. E io amo le cose bizzarre, rare e insolite! Scuola su un'isoletta con ragazzi unici nel loro genere, ribelli, che spiccano in mezzo alla folla... Mi ricordava un po' un manga in quanto a originalità del contesto!
Solo il finale mi è sembrato un po' "insoddisfacente" rispetto all'andamento della storia, ma per il resto i personaggi hanno una certa strambezza carismatica che li rende affascinanti e profondità emotiva... Non mi aspettavo la drammaticità finale e non mi è piaciuta. Avrei preferito che continuasse sul filone del "siamo trasgressivi e sappiamo il fatto nostro". Ma è comunque una lettura interessante e consigliatissima!

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Violet H. Opinione inserita da Violet H.    03 Marzo, 2019
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TI AMO, MA NON OGGI

L'amore è sempre in ritardo è la storia di Alexandra, avventuriera determinata, e Norman, uomo pigro e prudente che all'apparenza può sembrare noioso. Questa è stata anche la mia prima impressione e non avevo previsto di acquistare il volume, ma alla fine... be', anche gli uomini semplici e casalinghi hanno il loro fascino, no?
E, sorprendentemente, mi sono rivista proprio moltissimo in Norman. Entrambi preferiamo una vita riservata e tranquilla a una piena di viaggi eccitanti e persone stravaganti. E Norman ne è praticamente circondato, dal fratello di Alexandra e suo migliore amico, ad Alexandra stessa, la quale è innamorata di lui fin da ragazzina. Norman ha dei saldi principi e si è sempre rifiutato di darle corda con molto tatto e gentilezza, per cui la loro storia mi è parsa in un certo qual senso la più credibile in questo arco, perlomeno per quanto riguarda lo sviluppo della loro relazione.
E alla fine Norman si converte alla vita avventurosa di Alexandra, malgrado tutte le "scocciature" e "preoccupazioni" del caso, il che è possibilissimo quando un introverso incontra e si lega (per amicizia o per amore) a un estroverso!

Ci sono dei punti che personalmente non mi fanno impazzire nello stile di Anna Premoli. Ad esempio, tende a ripetere sempre le stesse espressioni come "tra l'altro" e "sia chiaro", e due personaggi non sono mai uguali l'uno all'altra, di conseguenza non dovrebbero esprimersi alla stessa maniera. Questo mi irrita un po' mentre leggo.
I suoi personaggi sono sempre pieni di spiccata forza interiore e di sarcasmo, persino un po' Norman stesso che in teoria si vanta di esserne totalmente privo. Quindi non si trova mai (fino ad ora, comunque) un punto di vista completamente "nuovo" nei suoi libri, e alla lunga, specie per chi cerca sempre personaggi originali e diversi come la sottoscritta, può diventare monotono.

In compenso, è una storia carina da gustare in pantofole con un bel te' caldo, come faremmo io e Norman. Letto e consigliato!

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Violet H. Opinione inserita da Violet H.    14 Febbraio, 2019
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IL CUORE DELLA MAGIA

*NOTA*: Non farò la classica recensione “impostata” per questo libro perché l’ho letto parecchio tempo fa e non ricordo precisamente tutti i dettagli, rischierei di commettere qualche gaffe. Per cui mi limito a un lungo commento sobrio, senza paroloni né pomposaggini.

INIZIAMO!

Non potrò mai raccomandare abbastanza questo libro. L’ho amato profondamente, è scattata la scintilla. Avete presente quella sensazione di gioia profonda derivante dall’aver appena scoperto un mondo fantastico all’interno di una storia da cui non riuscite in alcun modo a staccarvi? Una sorta di “colpo di fulmine”, proprio così… non saprei in quale altro modo definirlo. L’ho letto un bel po’ di tempo fa (l’anno scorso?) e ricordo che continuavo a riprenderlo in mano dopo poche ore, l’occhieggiavo da lontano finché con un sorriso non mi alzavo e tornavo a immergermi tra le pagine e le parole di Naomi Novik. Alla fine l’ho stretto al petto, ho sospirato di felicità e l’ho riposto nella mia preziosa libreria personale.
È stata magia, davvero.
Lo consiglio a chi è amante dei fantasy come me. Non perdetevelo!

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Violet H. Opinione inserita da Violet H.    21 Gennaio, 2019
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LEGEND TI HA SCELTO

Nel primo volume i lettori hanno avuto l’opportunità di vivere il punto di vista di Rossella mentre prendeva parte a Caraval, una sorta di Cirque du Soleil con vera magia, antica e fiabesca, al suo interno. Rossella era infatti alla disperata ricerca della sorella scomparsa. Terrorizzata dalla pessima reputazione di Legend, ritenuto colpevole di averla rapita, Rossella si costringe ad annientare qualsiasi cautela per affrontare il grande mastro di Caraval e riprendersi Donatella.
Sella era a conoscenza del fatto che gli artisti in questo grande show sono tutti dei bugiardi, abili ingannatori dei quali non poteva in alcun modo fidarsi. Compreso il bellissimo Julian, il quale partecipa al gioco insieme a lei, ambiguo nelle sue intenzioni. Era completamente sola… o così credeva. Infatti chi ha letto il primo libro sa benissimo come si sono svolti veramente i fatti!
In questo capitolo si ritrova l’avventura di Caraval e la si vive attraverso gli occhi di Donatella, la quale è molto diversa dalla sorella maggiore. Lei è impulsiva e brama la libertà come un uccello rinchiuso in una gabbia dorata, preferisce di gran lunga il pericolo alla routine stagnante. Donatella è alla ricerca della madre scomparsa molti anni orsono. Rossella dal canto suo non è interessata a cercare la madre che le ha abbandonate perché ritiene Paloma responsabile del modo in cui sono state cresciute dal padre possessivo, soffocante e talvolta violento.
Be’, Donatella però non è del tutto sola nel suo viaggio. C’è sempre il tenebroso Dante. Sì, proprio lui. Perché in questo capitolo della storia lui è, tanto quanto Tella, coinvolto. (Abbiamo inoltre la possibilità di vedere come procede la relazione tra Rossella e Julian, anche se ancora una volta messa alla prova da segreti e contrasti).
Chi è Dante veramente? Quali sono i suoi sentimenti per Tella? Sono reali, o sono solo un’altra parte del gioco?
Tuttavia Dante non è l’unico a bramare i favori della coraggiosa Donatella. C’è anche il Principe di Cuori. Un essere affascinante e terrificante, una sottospecie di vampiro molto antico e potente, risalente alla stirpe dei Fati, i primi a governare il mondo.
Questa volta Caraval è in pericolo e la scacchiera di Legend si muove su tre dimensioni: se stesso, Tella e i Fati. La sua storia è per noi ora tutta da sbirciare, ancora una volta piena di bugie e verità celate, di trucchetti e trame impietose. Abbiamo l’opportunità di scoprire di più riguardo la sua storia e il suo oscuro passato.
Carte, immortali e magia. Donatella è l’unica che ha il potere di decidere se il mondo finirà o meno. Prima però deve capire una cosa: quanto lontano è disposta a spingersi per amore.

(POSSIBILI SPOILER QUI SOTTO! SIETE STATI AVVERTITI!)
La magia descritta dall’autrice è palpabile, un concetto stregante. Incanta e allo stesso tempo ti fa stringere lo stomaco in una morsa, poiché si sa che ogni magia ha un prezzo. Tuttavia ho trovato alcune incongruenze nella fluidità della trama, quasi come se l’autrice avesse imboccato molte possibili “porte” e avesse fatto fatica a scegliere quella giusta e a sviluppare la parte centrale e finale del racconto. Ad esempio, quando Rossella decide di far entrare nella sua vita il famoso vecchio conte d’Arcy in modo da creare un po’ di competizione per Julian, con l’intenzione di capire se è davvero lui l’uomo giusto per lei. Onestamente questa scelta l’ho trovata del tutto fuori luogo. Inutile.
E poi non si capisce se l’identità di Legend è finalmente stata svelata o meno. Io non ne sono convinta, ho una mia teoria in merito. Quindi anche qui c’è stata un po’ di confusione… volontaria? Sono davvero curiosa di scoprire come andrà a finire!

Consiglio di leggere il primo volume della serie altrimenti vi sarà impossibile connettervi alla storia!

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CARAVAL
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