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Dani2500 Opinione inserita da Dani2500    16 Gennaio, 2021
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Il Significato

Contiene spoiler

La vita non ha senso.
L'uomo però questo non lo può assolutamente accettare. Ma, soprattutto, non può accettare il fatto che gli venga detta la verità quando non è disposto ad accoglierla e a confrontarsi con essa.
Egli quindi deve aggrapparsi a qualcosa, qualsiasi cosa, al fine di dare un significato alla vita. Ma il Significato che diamo alle cose è universalmente riconosciuto? Può essere in qualche modo quantificato e apprezzato alla medisima maniera da tutti? A pensarci, verrebbe spontaneo dire di no. Tuttavia, a parlare di Significato, sembrerebbe che ne esista soltanto uno. Come si spiega ciò?
E soprattutto, cosa siamo disposti a fare per trovarlo?

Il Significato è un concetto personale, così personale che non possiamo neanche affermare se esista realmente. Cambia forma, cambia volto, si adatta ad ognuno di noi.
Una volta trovato, sempre che esista, potremmo mai liberarcene? Assolutamente no. Il Significato entra a far parte delle caratteristiche peculiari di quell'oggetto.
Ma dobbiamo fare attenzione: mentre la forma, il colore e l'aspetto sono universalmente riconosciuti e condivisi, ciò che cambia in base alla persona che lo osserva è proprio il Significato. Potrebbe esserci, potrebbe non esserci: ha un peso diverso per ognuno di noi.
Eppure i bambini, convinti di aver individuato questo fantomatico Significato, decidono di vederlo. Venderlo?! Sembrerebbe assurdo.
È qui che sta il nocciolo della questione: i bambini non hanno venduto il Significato della catasta ma hanno venduto la catasta come oggetto materiale. Venderla non vuol dire aver ridotto il Significato che per quei bambini rappresenta.
Dobbiamo ammettere però che il Significato non è di certo un'idea assoluta: può aumentare, può diminuire, può svanire. Difatti, in seguito alle parole del giovane Pierre, i bambini rivalutano la catasta iniziando a pensare che non aveva tutto questo gran Significato alla fine dei conti. Cosa vuol dire questo? Che il Significato dipende unicamente da noi. È lui si adatta a noi e non siamo noi che ci adattiamo a lui. Tutto quello che lo riguarda è estremamente relativo e personale.

Un bel libro che fa molto riflettere. Traduzione non molto apprezzata.

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Dani2500 Opinione inserita da Dani2500    18 Aprile, 2020
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Noi che pensiamo la felicità come un'ascesa

Non contiene spoiler.
Letto tutto d'un fiato, castelli di rabbia rappresenta il mio primo libro del celebre scrittore Alessandro Baricco. Ambientato nell'immaginaria città di Quinnipak, il romanzo fa spazio a due storie parallele: quella del signor Rail e quella del Signor Pekisch. Citare unicamente questi due personaggi è assai riduttivo e semplicistico in quanto in questo romanzo ogni singolo personaggio che lo compone ha una storia, una peculiarità, una caratterista che lo rende vivo e pragmatico. Il linguaggio utilizzato è altamente musicale e ritmico. Baricco si comporta da direttore e le parole sono la sua orchestra. Tale similitudine raggiunge il picco nel giorno di San Lorenzo dove due bande partono da punti opposti della strada per poi incontrarsi nell'esatta metà. Ogni capitolo nasconde un segreto, un piccolo colpo di scena che costringe il lettore a rimanere incollato al libro. Questa è la storia del signor Rail e della sua locomotiva Elisabeth, ma anche del signor Pekisch e del suo umanofono, dell'architetto Hector Horeau e del suo Crystal Palace, di Jun e del suo libro, e di molti altri ancora. Pieno di riferimenti a fatti reali, Castelli di rabbia si colloca a metà tra idea e la realtà, tra l'impossibile e il possibile, tra la razionalità e il sentimento.

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