Opinione scritta da LittleDebbie

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LittleDebbie Opinione inserita da LittleDebbie    09 Mag, 2019
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Libro breve, ma con un contenuto ricco

“Le due metà del mondo” è un libro relativamente breve, ma con un contenuto davvero ricco. Dal titolo è difficile dedurre di cosa tratti il romanzo e dalla sinossi si evince che parli di conquiste, di come una persona possa uscire dalla cupola di protezione.
Il romanzo si legge in fretta, complice lo stile semplice e la facilità del lettore nel riuscire a immedesimarsi nella protagonista – che a volte potrebbe risultare un pochino odiosa – grazie alla scelta di scrivere il libro in prima persona.
Per questo motivo, alcuni personaggi, Salvatore in primis, sembrano poco caratterizzati, anche se il lettore non può far a meno di apprezzarlo. Personalmente credo che proprio lui sia stato un po’ un deus ex machina perché per quanto ci possa essere affetto, per quanto possa essere amico della protagonista, credo che abbia un peso sulle spalle non indifferente ed un adolescente, alla lunga, si potrebbe allontanare se vivesse quello che succede nel libro.
Ad ogni modo, consiglio la lettura del libro. È scritto in modo semplice, ma dà davvero da pensare con un colpo di scena che non ci si aspetta. Avevo pensato, durante la lettura, che potesse accadere, soltanto poca prima che si mettesse in luce la cosa.
È un po’ difficile scrivere senza anticipare nulla, ma posso dire che i personaggi sono ben caratterizzati dalla protagonista e tutti i nodi vengono al pettine alla fine del libro.
Non è un romanzo psicologico, anche se l’introspezione della protagonista è ben caratterizzata. Si denota come un adolescente possa avere sensazioni discordanti verso i membri della propria famiglia, un minuto prima un amore incondizionato, quello dopo rabbia verso i suoi familiari per come la condizionino.
In altre recensioni ho letto che avrebbero preferito che il punto di vista della madre di Maria fosse più lungo, ma a me è sembrato della giusta lunghezza. La storia non è sulla madre, ma su Maria, sulla sua introspezione, su come si sente. È un cercare di entrare nella sua psiche – in prima persona – e quindi è normale che ci siano momenti più lenti. Il punto di vista della madre è servito per sbrogliare tutti i punti che Maria stessa, per via di ciò che accade, non può fare del tutto, perché cambierebbe le sue iniziali convinzioni.
Sicuramente è un libro che consiglio e che mi è piaciuto. È stata una bella lettura che parla di traumi, di affetto verso chi è diverso, di cercare di andare avanti e farsi forza, modificando il proprio io.

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LittleDebbie Opinione inserita da LittleDebbie    29 Ottobre, 2018
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È impossibile non affezionarsi alla protagonista

Ero molto curiosa di leggere questo romanzo ed anche diverse persone mi hanno spronata dicendomi quanto l’avessero trovato gradevole.
Devo essere sincera, ho difficoltà a scriverne una recensione e non perché non mi sia piaciuto, piuttosto perché è complicato parlarne senza incappare in qualche spoiler.
Nel romanzo seguiamo le vicissitudini di una sartina di altri tempi che, lavorando nelle case di persone di ceto superiore, ha la possibilità di carpirne i segreti, o almeno in parte.
Incontrerà tantissime persone più e meno simpatiche che, in un certo modo, la faranno crescere, facendole scoprire cosa sia la vita giorno dopo giorno.
Figura molto importante per lei è la nonna che la plasmerà e la renderà ciò che è: una ragazza con una grande professione.
È impossibile non affezionarsi alla protagonista che trovo molto umile di buon cuore, anche se non le mancheranno momenti nei quali si sentirà egoista, facendola anche sentire in colpa.
Nel romanzo si susseguono molti eventi. Il lettore verrà catapultato in un’altra epoca e, grazie allo stile fluido, si appassionerà ai fatti narrati, volendo sapere cosa accada dopo, senza volersi staccare dalla lettura.
L’inizio è un pochino lento, mentre il ritmo si sussegue veloce verso la fine del romanzo.
Trovo che, come pecca, la conclusione sia stata un po’ troppo sbrigativa, come se l’autrice volesse concludere ed alla fine decida di fare un riassunto degli ultimi eventi (perché l’epilogo questo è). Avrei voluto leggere di più e sentire le emozioni della protagonista che, purtroppo, nell’epilogo mancano.
Nel complesso però il libro mi è piaciuto molto e ne consiglio la lettura.

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Fantascienza
 
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LittleDebbie Opinione inserita da LittleDebbie    17 Ottobre, 2018
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Sviluppo pessimo

Immaginate un mondo nel quale le donne non possono più parlare, non possono più dire la loro opinione. Peggio, un mondo nel quale possono farlo, ma per massimo cento parole al giorno, dopodiché, per via del braccialetto che portano obbligatoriamente al polso, se solo provano a pronunciare la centunesima parola verranno scosse elettricamente. Un incubo.
La storia si ambienta negli Stati Uniti e già nei primi capitoli scopriamo che il fenomeno per il momento è circoscritto soltanto lì.
Con questo romanzo distopico l’autrice cavalca l’onda dei temi quali il femminismo, anche se da una parte ci sono uomini conservatori, ma anche le stesse donne che puntualizzano come loro debbano essere mogli amorevoli che si occupano della casa. Questo romanzo vorrebbe far comprendere come in qualsiasi circostanza la libertà di parola sia fondamentale.
Queste idee estremiste sono stata inculcate con il tempo, come spiega Jean: «Ecco, è così che ci sono riusciti. Intrufolandosi in un corso qui e una associazione là, ovunque potessero attirare i ragazzi con la promessa di rendere più appetibili le loro candidature. È bastato». (Candidature per il college).
In Vox ciò che porta al silenzio femminile è la religione che prende sempre più piede con i suoi dogmi e regole sulla sottomissione della moglie al marito. Anche se nel romanzo è così, si può invece notare come nella nostra realtà le donne vengono etichettate dagli uomini e si cerchi comunque di farle stare in silenzio, senza che la religione imponga niente.
Sebbene l’idea di questo romanzo sia molto buona, lo sviluppo non lo è altrettanto. Si parla tanto di questo libro per la trama distopica di cui è composto, ma l’autrice non è riuscita a trattare bene il tema prefisso. Si parte bene e si prosegue in maniera confusionaria senza che il lettore riesca a comprendere cosa stia accadendo.
Il romanzo è scritto in prima persona, quindi ci si aspetta una certa introspezione che invece manca. I personaggi non sono minimamente approfonditi e molti concetti vengono ripetuti sino alla nausea ancora ed ancora, risultando davvero ripetitivo.
Con l’andare avanti dei capitoli il romanzo prende una piega con più azione che purtroppo è molto caotica, spesso non si capisce cosa stia effettivamente accadendo.
Il finale è molto veloce e poco sviluppato – come tutto il libro – lasciando il momento clou fuori campo. Anche in questo caso il lettore si chiederà cosa sia davvero accaduto.
Questo è uno di quei romanzi che avrebbe potuto dare tantissimo, ma, forse per la fretta di pubblicarlo, è soltanto un’accozzaglia di frasi e avvenimenti buttati lì alla rinfusa.

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LittleDebbie Opinione inserita da LittleDebbie    25 Settembre, 2018
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Avrebbe potuto dare di più

La trama di questo romanzo mi aveva incuriosito parecchio in quanto tratta di una storia familiare che per determinate scelte di volta viene divisa portando, quindi, dei rancori al suo interno. Ma non solo, mi ha attirato anche la parte sovrannaturale sui sogni premonitori, dono della gemella Ariele, la sorella più timida. Purtroppo però è soltanto qualcosa di molto marginale che, c’è o non c’è, non fa la differenza sebbene fosse una cosa sottolineata nella sinossi.
Il romanzo è suddiviso da più parti che coprono diversi anni, tre con la precisione. Lo stile risulta fluido anche per la semplicità delle parole scelte e sebbene tratti anche di un periodo nefasto, non sono riuscita a sentire il dolore dei personaggi trovando i vari capitoli alquanto raccontati.
Ogni capitolo è scritto da un punto di vista differente, in prima persona e, benché i personaggi trattati siano molteplici, lo stile non si modifica rendendoli simili tra loro.
La seconda parte, successiva alla seconda guerra mondiale, scorre veloce, nel senso che da un capitolo all’altro passano gli anni. L’autrice fa una sorta di riassunto quasi in quattro e quattr’otto. Non c’è un’evoluzione graduale ed il lettore si ritroverà a chiedersi cosa sia accaduto e perché.
È come leggere un compito in classe di un alunno al quale viene chiesto di riassumere dieci anni di storia. Essendo scritto in prima persona ci si attende un qualche tipo di introspezione che in “Il volo dei cuori sospesi” manca. E davvero troppo spesso viene ripetuta la parola “panzana”, a quanto pare non ne esistono sinonimi.
Nella terza ed ultima parte del romanzo conosciamo un nuovo personaggio principale che chiuderà il cerchio di tre generazioni.
Non entro molto nel dettaglio perché altrimenti dovrei fare diverso spoiler.
Penso che in questo romanzo si siano seguiti troppi punti di vista differenti quando avrei preferito che si approfondissero i veri principali tentando di spiegare ciò che li muove nel profondo.
Anche se ci sono dei bei paragrafi, molti, li ho trovati artificiosi, come se fossero delle frasi fatte.
Verso la fine del libro, purtroppo, ho avuto la tentazione di saltare qualche riga in quanto spesso vengono ripetuti gli stessi concetti.
Il romanzo avrebbe potuto dare di più, invece in molti punti ho trovato lo stile approssimativo che ha reso una storia con grandi potenziale meno attrattiva.

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LittleDebbie Opinione inserita da LittleDebbie    18 Settembre, 2018
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Interessante

Penso che questo sia uno di quei libri che o ti piace, o proprio non ti piace. È scritto in maniera abbastanza scorrevole, sebbene abbia dei momenti più lenti di altri che potrebbero portare un po’ alla noia.
A me il libro è piaciuto, mi ha ricordato l’Alchimista di Coelho per via di tutti gli incontri che il protagonista fa durante il suo viaggio e per l’argomento del “paradiso personale” che trovo sia un parallelismo alla “leggenda personale” del libro dell’Alchimista.
È un libro che parla di crescita, di cambiamento, di solitudine. Per leggerlo penso bisogni avere un determinato stato d’animo per poter comprendere tutti i vari messaggi sparsi nel romanzo.
Ci sono delle frasi e paragrafi molto belli e più importante della trama stessa c’è il messaggio che vuole mandare l’autore, a mio parere. La trama vera è la ricerca di risposte per non avere più rancore o rammarico, per poter andare avanti con la propria vita senza aver paura di uscire dalla propria zona sicura; trovare ciò che ci fa stare bene, e cioè il proprio paradiso che può essere una casa, un’automobile, un amore, una famiglia e così via.

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Letteratura rosa
 
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LittleDebbie Opinione inserita da LittleDebbie    18 Settembre, 2018
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Irrealistico

Dopo “Eppure cadiamo felici” non vedevo l’ora di leggere un nuovo romanzo di Enrico Galiano sperando fosse interessante come il suo predecessore.
Invece “Tutta la vita che vuoi” l’ho trovato noioso, una scrittura approssimativa nella quale l’autore ha cercato di inserire quanti più stereotipi possibili.
I personaggi non sono caratterizzati al meglio e gli avvenimenti che si conseguono nel romanzo sono inverosimili e scritti in maniera superficiale.
Mi dispiace tantissimo di ciò perché, sebbene anche “Eppure cadiamo felici” è scritto in modo semplice al fine di arrivare agli adolescenti, questo secondo si perde per strada. E se ad inizio libro ti dici “E’ appena iniziato, siamo ancora al principio” più si va avanti con la lettura e più è un grande “Mah”.
Ciò che accade nel romanzo è al limite del ridicolo ed irrealistico.
Ci sono delle belle frasi e messaggi, ma il complesso è, per me, deludente.

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LittleDebbie Opinione inserita da LittleDebbie    17 Settembre, 2018
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Il gioco del destino

Una piccola isola vicino una sua sorella più piccola, un mistero da scoprire e risolvere. Vite che si intrecciano tra passato e presente. Due persone che, per caso, si incontrano grazie ad un gioco del destino.
Manuel che scappa da qualcosa che ha compiuto, che lo insegue instillando in lui un mare di sensi di colpa. Edith, tedesca, che si rifugia nell’isola di Novembre per riportare alla luce qualcuno scomparso cinquant’anni prima per riportarla “a casa”, nel posto nel quale deve stare.
Il lettore, sin dalle prime pagine, viene catapultato all’interno del romanzo, le parole scorrono veloci, ben ritmate e la penna della D’Urbano si conferma essere accattivante già dall’introduzione del libro. Il suo stile semplice ed incisivo fa sì che chi legge venga catturato. Non ci sono lunghi paragrafi, descrizioni dettagliate che tendono a rallentare la lettura, eppure le immagini scorrono veloci in testa, grazie all’abilità dell’autrice di rendere tutto realistico.
I personaggi, nei libri della D’Urbano, non sono mai soltanto bianchi o neri, ma si compongono di tantissime sfumature diverse riempiendoli di colori, ed è una delle cose che apprezzo di più.
Tra i personaggi compaiono in modo indiretto: la madre, il padre e la ex di Manuel. Sono un po’ difficili da inquadrare visto che il protagonista spesso non vuole perdersi nei ricordi, ma soprattutto l’ex, per come è stata raccontata da Manuel, l’ho trovata un personaggio stereotipato: la solita femme fatale pronta a tutto per se stessa.
Parallelamente a loro, il lettore si ritrova nel 1952, seguendo le vicissitudini di Neve che, forte di carattere per la corazza che ha deciso di costruirsi, per il lavoro che deve necessariamente fare come se fosse un maschio, sogna di andarsene da Novembre in modo quasi inconscio, sogna Roma, così diversa nella sua testa da Novembre, dove tutti sono invece retrogradi. Viene così attratta dal prigioniero di Santa Brigida, un uomo che non incontra esteticamente la sua idea di criminale e, grazie a giochi del destino, Neve si ritroverà ad ascoltare la sua musica che ha il potere di allontanarla, di farla sentire davvero a casa, e a parlare con il detenuto, conoscendo così una persona diversa da quella che immaginava, un persona che “sta in pensiero” per lei sapendo che ha la possibilità di essere picchiata dal padre.
Arrivata quasi al 30% della lettura, ho pensato che lo stile della D’Urbano, nel tempo, è cambiato molto. È più descrittivo nelle azioni e meno introspettivo del suo titolo di esordio “Il rumore dei tuoi passi” e un po’ mi mancano le sue introspezioni che riuscivano a scavarmi dentro facendo sì che non volessi mai smettere di leggere.
Sebbene siano indispensabili i vari salti temporali tra passato e presente, a volte li ho trovati fastidiosi, soprattutto quando con la testa ero dentro il 1952 e, nel capitolo successivo dovevo fare mente locale di essere tornata al 2004.
La storia di Neve mi ha preso molto, catapultandomi in quelle due isole, sentendo quasi l’odore di salsedine.
Anche se il romanzo è composto di 500 pagine, il testo scorre talmente bene che si legge senza fatica, senza annoiarsi nemmeno un attimo.
I personaggi secondari sono ben sfaccettati, soprattutto Libero e Livia. Greta, invece, la trovo alquanto piatta, quasi un cliché di cui avremmo potuto fare a meno. L’ho trovata molto finta, sin troppo.
Trovo che “Isola di Neve” non sia all’altezza del libro di esordio della D’Urbano, ma penso che quello abbia un posto d’onore tra i miei libri preferiti e non ci sarà mai alcun romanzo che possa eguagliarlo.
Più mi avvicinavo alla conclusione del romanzo e più avevo un certo timore a finirlo. Non i volevo allontanare dai personaggi di “Isola di Neve”: Neve, Andreas, Libero, Manuel ed Edith.
E capisci che un romanzo ti è piaciuto, che ti ha preso tanto, proprio quando ti rendi conto che non vuoi salutare le “persone” che hai conosciuto, che ti hanno fatto compagnia per più giorni.
Ne consiglio sicuramente la lettura, come tutti i libri di Valentina D’Urbano anche questo ti si incastra dentro.

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Religione e spiritualità
 
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LittleDebbie Opinione inserita da LittleDebbie    15 Settembre, 2018
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Amplia la mente e stimola il pensiero

L’autore mette in discussione ciò in cui crede; una parte della sua introduzione fa comprendere come inizialmente lui non credesse nelle vite precedenti e che questa sua successiva convinzione sia frutto di una scoperta del caso.
Si può continuare a pensare che ciò che viene scritto non sia reale, ma in tutta sincerità, credo che la vita sia così misteriosa e che abbiamo ancora tantissimo da imparare e scoprire su di essa da non riuscire a essere troppo scettica su questo argomento.
Molte vite, un solo amore è un libro interessante che amplia la mente e che stimola il pensiero.
Siamo tutti interconnessi in qualche modo e, se è vero che l’anima è immortale e si reincarna in un nuovo corpo, può che vicissitudini di una vita precedente possano influenzare la vita attuale.
La cosa che ho apprezzato di meno è stato il nominare Dio troppo spesso verso la fine del romanzo. Leggevo delle regressioni e di ciò che i pazienti dello psichiatra imparavano da essa e non mi attendevo che, alla fine, si parlasse così tanto di Dio.
Ad ogni modo consiglio la lettura per gli stimoli di pensiero che può indurre.

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Molte vite, molti maestri
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Romanzi
 
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LittleDebbie Opinione inserita da LittleDebbie    15 Settembre, 2018
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Nulla avviene per caso.

Il romanzo “La casa delle farfalle” ha uno stile ed un lessico semplice. Non appena si inizia la lettura si comprende il mistero che avvolge la casa ed i suoi personaggi. Si scoprirà tutto a poco a poco.
Ci ho messo un po’ ad inquadrare i personaggi, soprattutto Margherita la quale, con Anita, ha un rapporto un po’ complicato visto che hanno difficoltà di comunicazione.
La madre, ingenuamente, vorrebbe che la figlia non stringesse amicizia con Yoko, senza però spiegare perché. In modo un po’ tiranno le fa intendere “Lo dico io, ti deve bastare”. È una cosa che, nei genitori, non sopporto e penso che sia stato scritto così soprattutto per cercare di mantenere un certo grado di mistero.
Quando Anita comincia a leggere il diario, pensavo che sarebbe stato raccontato, cioè come se fossimo noi stessi Anita che leggeva; invece si torna indietro nel tempo, continuando la lettura sotto il punto di vista di Lucrezia.
La storia di Lucrezia mi ha preso molto. Non solo per quanto riguarda la storia d’amore, ma soprattutto per il rapporto che si instaura con la ragazzina giapponese: Yu Kari. Come per tutte le adolescenti, anche lei entrerà nella fase di ribellione portando conseguenze molto negative, facendo sì che si allontani da coloro che l’hanno praticamente cresciuta.
Mi sarebbe piaciuto leggere un po’ di più di come Lucrezia sia riuscita a farla uscire allo scoperto all’interno della casa delle Farfalle.
Will, invece, sembra essere una persona di buon cuore e mi chiedo come abbia fatto a riuscire ad ottenere il potere che ha, visto e considerato che è davvero troppo buono per essere un ufficiale.
Si torna poi nel presente dove scopriamo cose nuove ed altre saranno ancora da scoprire.
La lettura è molto scorrevole, ma io sono parecchio pignola ed in qualsiasi libro che leggo trovo sempre qualcosa che avrei voluto leggere in modo diverso. Come penso accada per ogni cosa di cui ci si appassiona. Difficilmente sono completamente soddisfatta.
Forse avrei voluto leggere qualcosa in più sul rapporto che si andava instaurando tra Anita e Filippo perché si innamorano, o almeno così sembra, da un giorno all’altro.
I personaggi all’interno di questo romanzo sono molto rancorosi, a mio parere, sebbene venga spiegato il motivo per il quale Lucrezia si sia chiusa in se stessa, abbia negato un certo affetto alla figlia sebbene l’amasse e trovo che, per rispetto nei confronti delle persone alle quali voleva bene, compresa Yu Kari, invece di essere scorbutica o ridere a crepapelle, avrebbe dovuto parlare.
Io penso che, qualsiasi cosa accada, si abbia sempre la necessità di chiarire, soprattutto per rispetto nei confronti degli altri. Lucrezia era ormai adulta, quindi avrebbe potuto mettere da parte l’orgoglio e fare una chiacchierata sincera con Yu Kari, con Margherita, con chiunque avesse bisogno di qualche spiegazione.
Lucrezia ha invece sempre continuato a voler ben a Yu Kari da lontano perché l’orgoglio ed il dolore hanno fatto sì che non chiarisse diverse situazioni portando così una conseguenza dietro l’altra.
Il romanzo si legge comunque bene, riesce a catturare il lettore e lo stile ed il ritmo sono appropriato al genere del libro. È una lettura piacevole.

La conclusione è quella che mi ha fatto storcere un po’ il naso visto che sembra essere tutto dimenticato, come niente fosse successo, in modo un po’ ingenuo, visto che, come è anche scritto nelle pagine del romanzo: ogni azione ha la sua conseguenza.
D’altro canto nulla avviene per caso. Nessun incontro. Nessun avvenimento ed è con questa convinzione che si deve iniziare a leggere questo romanzo.

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Romanzi storici
 
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LittleDebbie Opinione inserita da LittleDebbie    12 Settembre, 2018
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La fantasia che si intreccia alla realtà

Ci ho messo un po’ ad entrare dentro questo romanzo: “La donna senza ricordi”. All’inizio non riusciva a prendermi del tutto, forse per via della protagonista che, non ricordando nulla, aveva dei flashback confusi che non riuscivo appieno ad inquadrare, ma andando avanti con la lettura è diventato sempre più chiaro e da metà libro la lettura è divenuta molto scorrevole ed interessante.
I personaggi, con il passare delle pagine, sono ben caratterizzati e si denota il realismo delle vicende, difatti l’autrice – come si apprende nella pagina dei ringraziamenti – è un’insegnante di storia.
Si capisce perché la protagonista non voglia fare una determinata cosa che quasi le costerà l’espulsione dal convento, tutto sarà ben collegato e si cancelleranno le domande che il lettore comincerà a porsi durante la lettura del romanzo.
La storia è basata su un fatto storico reale ed anche alcuni personaggi vengono impostati su basi vere, sebbene la fantasia faccia il resto. Non voglio scrivere di più perché altrimenti sarebbe spoiler se, come me, leggerete questo libro senza conoscere l’avvenimento storico su cui il romanzo si snocciola.
Non si finisce mai di imparare e grazie a questo libro ho scoperto qualcosa di nuovo, oltre al fatto che è stata una lettura interessante che conquista, dopo una prima parte un po’ confusionale, dovuta ai troppi personaggi messi in campo.

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Narrativa per ragazzi
 
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LittleDebbie Opinione inserita da LittleDebbie    12 Settembre, 2018
Top 500 Opinionisti  -  

Una lettura piacevole e riflessiva

La curiosità per questo romanzo mi è venuta durante i trailer al cinema. Stavo per guardare Avengers Infinity War quando è apparsa la pubblicità del film “Ogni giorno” tratto dall’omonimo romanzo.
Una volta a casa sono andata ad informarmi e la curiosità è aumentata. Cade subito all’occhio il fatto che sia un romanzo rivolto ad un pubblico giovane ed anche se la tematica è davvero molto interessante avevo paura che non sarebbe stata trattata nel modo appropriato perché il libro doveva arrivare ad una fascia molto ampia di età.
L’autore scrive in un modo molto incisivo, in prima persona, e ciò aiuta a relazionarsi in modo maggiore con il protagonista, al quale ci si affeziona e si spera riesca a trovare un po’ di serenità.
Molto suoi pensieri sulla vita e sulle relazioni fanno sì che il lettore si ponga determinate domande e la riflessione prenda a scorrere nella mente di chi legge.
Leggendo non penso che questo sia un romanzo destinato solo ad adolescenti, ma un’ottima lettura per adulti.
Proprio per il modo nel quale A ha la sfortuna di vivere, sembra più adulto dei suoi sedici anni e proprio perché non dovrebbe affezionarsi, ma vivere giorno dopo giorno una routine diversa senza affetti, senza rovinare la vita del corpo che lo ospita, la sua introspezione è molto profonda e l’autore riesce a renderla molto bene scrivendo in modo semplice ed autentico.
A, a mio parere, è molto ben caratterizzato. Sebbene abbia abitato cinquemila e più corpi ha la sua personalità, è una persona di buon cuore, gentile, anche se vivere delle simili esperienze potrebbe portare ad essere avventato in quanto non si vive nel proprio corpo e non si avrebbe nessuna conseguenza delle azioni compiute in quel determinato giorno.
Anche la ragazza Rhiannon di cui A si innamora sembra essere una persona della quale ci si possa fidare.
Il romanzo, sin dai primi capitoli, mi ha preso molto, tenendomi incollata a leggere le introspezioni di A e conoscere in quale altro corpo sarebbe entrato.
Interessante è anche leggere ciò che vive Nathan, il ragazzo nel quale A passa un giorno e se A riuscirà mai a trovare una sorta di tranquillità.
L’autore, con il pretesto di far trascorrere ogni giorno l’entità di A in un corpo diverso, mette in evidenza il fatto che le persone danno per scontata la vita, si focalizzino su evidenze che non dovrebbero interessante, come ad esempio l’identità sessuale. A, infatti, non decide mai di avere una cotta per un uomo o per una donna e lui stesso non ha un vero sesso. Può sentirsi più ragazzo, un giorno, o più ragazza, un altro. Se a lui piace una persona è per l’individualità della persona. Gli piace l’individuo a prescindere dal sesso.
A è al di sopra della mentalità ristretta della società che mette su piani diversi uomini, donne, gay e razze. Per lui tutti sono soltanto persone.
Nel complesso, il romanzo mi è piaciuto molto. È proprio vero che meno si hanno aspettative e più una cosa possa piacere e non deludere. Ero partita dal presupposto che fosse un libro per adolescenti eppure in molti paragrafi ho trovato una profondità che spesso manca anche ai libri più rinomati.
Nella semplicità delle parole, nell’incisività dell’autore, si può scorgere un intero mondo.
L’unica nota, a mio parere, dolente è stata la fretta di concludere ed il finale che invece di darti un senso di fine, ti pone solo altre domande.
Avrei approfondito maggiormente la storia di Nathan e Poole, ma anche una spiegazione più approfondita di ciò che A decide alla fine.
Insomma, ha una NON fine questo romanzo e me ne dispiace perché ci sarebbe stato tantissimo altro da dire (sebbene non sia contro i finali aperti, ma questo è troppo aperto), ma probabilmente proprio perché è un libro indirizzato ad adolescenti l’autore ha deciso di focalizzarsi più sulla storia d’amore che non sull’individualità di A.
Ad ogni modo è stata una lettura piacevole e riflessiva e penso che, per certi pensieri di A, dovrebbe essere letto da grandi ed adolescenti.

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Romanzi storici
 
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LittleDebbie Opinione inserita da LittleDebbie    11 Settembre, 2018
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Dà la possibilità di scoprire qualcosa di nuovo

È interessante e triste leggere di queste ragazze durante la guerra. La loro sofferenza è tangibile ed è questo ciò che portano i conflitti: all’anarchia verso i deboli ed a sofferenze inutili.
Non ho mai saputo dell’esistenza delle donne di conforto in Corea del Sud. Ne ignoravo completamente le vicende e questo romanzo “Figlie del mare” mi ha dato la possibilità di scoprire qualcosa di nuovo.
La scrittura è semplice e le pagine scorrono veloci; l’autrice non si ferma troppo sulle descrizioni e, per quanto mi riguarda, preferisco stili semplici che pomposi per romanzi di questo genere nei quali si narra di violenze. Altrimenti lo scritto potrebbe risultare troppo pesante.
Proprio per questo penso che l’autrice abbia mantenuto una narrazione elementare: per cercare di rendere la lettura meno pensante possibile e quindi riuscire a portare a conoscenza ciò che è accaduto a moltissime persone senza risultare greve e scrivendo un romanzo di narrativa e non di storia.
Con lo scorrere delle pagine i personaggi, a mio parere, si fanno sempre più veri, ben caratterizzati, soprattutto Hana che, sebbene sia consapevole del fatto che difficilmente possa farcela, cerca di combattere con tutte le sue forze anche senza rendersene del tutto conto.
Cerca di studiare tutte le possibili soluzioni, si arrende, pur di mantenersi in vita, ma continua a riflettere su una via di fuga.
Emi, d’altro canto, non l’ho apprezzata totalmente. Anche lei ha sofferto soprattutto durante la seconda guerra, quella tra Nord e Sud, ma, visto e considerato che cercava la sorella, avrebbe potuto cercare di farsi aiutare dai figli ormai adulti. Perché, anche se è vero che il dolore è grande, anche se ripercorrere il passato fa male, le generazioni future – che fortunatamente hanno molta più libertà – devono poter conoscere bene il passato, anche quello della propria famiglia, al fine di non commettere gli stessi errori del passato.
Difatti, il rapporto tra Emi, madre, e i figli migliora dopo che la verità è stata raccontata.
Il romanzo mi è piaciuto molto, porta a conoscenza una parte della guerra poco raccontata qui in Italia.
I personaggi sono ben caratterizzati e lo stile rende il romanzo, che potrebbe risultare pesante, scorrevole e di facile lettura.

SPOILER:
Penso che il salvataggio di Hana, verso la fine del libro, sia stato un grande deux ex machina. Nella realtà non penso che sarebbe potuta accadere una cosa del genere, ma Figlie del mare non è un libro di storia, ma un romanzo ed accetto quindi ciò che è capitato ad Hana.
Dopo il suo sacrificio in favore della sorella, dopo le vicende che ha dovuto patire, penso che sia stato giusto darle un lieto fine.
Mi dispiace per Emi che, a differenza dei figli che hanno scoperto tutta la verità a proposito della statua e, quindi, di Hana, lei non ha avuto modo né tempo di poter venire a conoscenza della realtà del passato.

QUOTES:
«A volte le vecchie ferite devono essere riaperte per poter guarire davvero»
«“La compassione è gentilezza”, disse la giapponese con convinzione. “Ognuno di noi merita compassione, ma in questa terra abbandonata nessuno ha la compassione di riservarci un po’ di gentilezza. Perciò siamo prigioniere di questa umiliazione, torturate giorno dopo giorno. A noi non resta altro che concederci a vicenda quel poco di gentilezza che abbiamo”»
«C’era la guerra. Si commettevano crimini atroci. E moltissimi sono morti. La guerra è così. Le persone muoiono. Chi sopravvive viene trattato ingiustamente, in un modo o in un altro.»

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LittleDebbie Opinione inserita da LittleDebbie    11 Settembre, 2018
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Coinvolgente

La D'Urbano ha uno stile che mi cattura, che mi chiama a sé e mi inchioda ai suoi libri come se non esistesse nient'altro. Ha un modo di scrivere che ti coinvolge, che ti fa sentire tutti i sentimenti dei protagonisti e te li fa amare nei loro difetti.
Ho concluso la lettura del libro e avrei voluto che continuasse, che cambiasse qualcosa, sebbene conoscessi la fine, che la sapessi addirittura dall'inizio del libro «Il rumore dei tuoi passi». Ma stai lì, a leggere le frasi scritte dalla D'Urbano e speri che cambi qualcosa, che il destino di Alfredo possa essere diverso, che si possa salvare. Esattamente come lo spera Beatrice.
Leggi, e ti immedesimi in Alfredo, nel suo dolore. Lo si impara a conoscere come non era possibile in "Il rumore dei tuoi passi".
Assolutamente da leggere dopo "Il rumore dei tuoi passi".

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LittleDebbie Opinione inserita da LittleDebbie    10 Settembre, 2018
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La vera amicizia non avrà mai fine

La prima cosa che mi ha attirato di questo libro è stata la copertina. I miei occhi hanno notato subito il gatto tigrato di spalle che mi ha ricordato immediatamente il mio. Il gatto che mi ha accompagnato durante la mia crescita. Poi, leggendo la trama, ho deciso di leggerlo.
Sono contenta che mi abbia attirato, che abbia giudicato il libro dalla copertina, sebbene sia una cosa che non si dovrebbe fare. Forse perché sono gattofila – come dice Nana – ma ho adorato e divorato questo libro.
Il libro ha uno stile semplice, è delicato nella narrazione ed anche se tratta di tematiche importanti risulta essere leggero ed appassionante. Il romanzo Cronache di un gatto viaggiatore parla di amicizia, di lealtà, di passione, non soltanto nei confronti delle persone che fanno parte del romanzo, ma anche di amicizia tra il protagonista e gatto. Un’amicizia che si instaura per piacere e per necessità. Parla di un amore puro, senza egoismo.
La narrazione si alterna tra quella del gatto Nana e flashback del passato di Satoru. Li impariamo a conoscere entrambi.
Il libro mi ha commosso e ne consiglio la lettura.

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Libri per ragazzi
 
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LittleDebbie Opinione inserita da LittleDebbie    10 Settembre, 2018
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Nella vita si ha bisogno di andare avanti

Il romanzo inizialmente mi ha preso molto, tanto da farmi isolare dal mondo pur di proseguire con la lettura e cercare di conoscere meglio i personaggi.
Forse mi aspettavo qualcosa di diverso, una trama comunque lineare, invece più si va avanti con la lettura più il romanzo sembra che abbia moltissime frasi ad effetto messe lì sapendo che, paragrafi sulla sofferenza psicologica di una persona riescano ad attrarre un numero maggiore di persone curiose di leggere il libro. In fondo, non c’è felicità senza dolore.
Il problema, però, è che l’autore, secondo il mio punto di vista, si perde e non riesce a seguire la trama che lui stesso si era prefissato.
Non c’è nessun colpo di scena, nessun movimento, nessuna chiarificazione.
I personaggi non si muovono dal punto nel quale stavano inizialmente e a fine romanzo sei esattamente al punto di partenza, come prima di iniziare la lettura di questo libro perché i personaggi non mutano, non si evolvono e quindi il lettore si domanda perché sia stato scritto questo romanzo. Come nella vita stessa, così nei romanzi, si ha bisogno di andare avanti, di mutarsi, di cercare uno scopo, un qualcosa che possa farci stare bene; cosa che in “Chi sta male non lo dice” non accade.
Persino alla fine, con il finale del libro, non si sa se sia successo qualcosa che possa smuovere le cose o lasciarle tutte immutate. Non ha, quindi, un vero finale.
Credevo che il romanzo, dopo aver letto i primi capitoli, mi sarebbe potuto piacere perché vi erano delle frasi molto interessanti, invece l’autore si perde in un bicchier d’acqua.
I personaggi infatti risultano piatti e senza carattere.
Peccato, perché secondo me sarebbe potuta essere una storia interessante se la trama fosse stata chiara e portata avanti come invece non è stato fatto, se i personaggi fossero stati caratterizzati invece di dipingerli come persone che non sanno far altro se non lamentarsi, soffrire e non lottare.

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LittleDebbie Opinione inserita da LittleDebbie    09 Settembre, 2018
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Tutti noi siamo un po’ il Gabbiano Jonathan

Il romanzo ha davvero un significato intrinseco in ogni suo paragrafo. Bisogna leggerlo con la mentalità adatta, sapendo di non cominciare a leggere una storia in tutto e per tutto realistica, ma una spinta per cercare di superare i propri limiti imposti da una società che cerca di omologare tutte le persone.
Ognuno di noi può raggiungere la sua perfezione, trovare il proprio obiettivo, che non necessariamente è ciò che gli altri vogliono.
Tutti noi siamo un po’ il Gabbiano Jonathan.
La quarta parte del libro, quella inedita, che non faceva parte del romanzo in principio, tratta un altro tema importante: le persone tendono, con il tempo, a dare le proprie interpretazioni, a rendere ciò che è normale qualcosa di mistico, lasciano da parte i veri messaggi per portare avanti una gloria fine a se stessa che, da sola, non serve a nulla rendendo così il messaggio del Gabbiano Jonathan vano.
È un romanzo che rispecchia la società odierna: se sei diverso sei un Reietto, emarginato, ma se abbiamo la volontà di perseguire i nostri sogni, qualsiasi persona può raggiungere risultati incredibili.
Sicuramente ne consiglio la lettura, sebbene a volte tutte le foto del libro rendevano la lettura più difficoltosa dovendo sfogliare più e più volte per trovare di nuovo le parole scritte.

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LittleDebbie Opinione inserita da LittleDebbie    09 Settembre, 2018
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Certezze proprie modificabili e limiti da accettar

Ho apprezzato tanto questo libro.
Mi è piaciuto come l’autrice abbia saputo caratterizzare i personaggi con i loro pro ed i loro contro, come ognuno di loro abbia pregi e difetti; traumi nel loro passato che li hanno resi i personaggi che leggiamo poi nel romanzo: La sera delle promesse.
È un romando che si snocciola al fino di far comprendere come ognuno di noi abbia i propri limiti, i propri pensieri, le proprie certezze che, comunque, possono modificarsi nel corso della vita grazie ad altri avvenimenti, alle persone da cui si viene toccati.
A volte siamo troppo testardi e ci mettiamo del tempo ad aprirci, a mettere in dubbio le nostre personali verità.
L’unica cosa di cui avrei fatto a meno, per mantenere il realismo della vita, sono i paragrafi scritti sotto il punto di vista di Lou che, oltre ad osservare non può fare niente.
Lo stile l’ho apprezzato molto. Come il ritmo del libro.
Ne consiglio la lettura.

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LittleDebbie Opinione inserita da LittleDebbie    09 Settembre, 2018
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Un amore contestato e ostacolato

Ho trovato “La cercatrice di corallo” lento, con personaggi non ben caratterizzati ed uno stile che, invece di agevolare il lettore nella lettura, lo confonde, portando soltanto a perdersi tra le righe, cercando di comprendere di quale personaggio sia il punto di vista.
L’autrice si perde troppo spesso nel narrare prima di uno e poi di un altro facendo sì che tutto il romanzo perda di ritmo e caratterizzazione.
Anche ciò che contraddistingueva gli scritti della Roggeri viene meno. Non c’è quel clima di favola che fa soprassedere il lettore dai cambi repentini di punti di vista.
È un gran peccato perché se il romanzo fosse stato meglio strutturato, avrebbe potuto dare molto di più.
Invidie e vendette fanno parte del romanzo, i protagonisti dovranno cercare di combattere chi li ostacola, di non dare ascolto agli altri ma soltanto al proprio cuore.

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LittleDebbie Opinione inserita da LittleDebbie    09 Settembre, 2018
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Il percorso del miglioramento di una persona

All’inizio ho trovato la protagonista del romanzo odiosa. Proprio così. Ho sentito che teneva una certa distanza da tutti, diceva che l’odiavano, ma è stata la prima a giudicare in modo molto critico altri personaggi del libro.
Lei, forse, non avrà bisogno di nessuno (sebbene non sia vero), ma se giudica sempre così le persone comprendo il motivo per il quale non va d’accordo con nessuno.
Poi, in pochissimo tempo, parte subito in quarta e si ritrova “innamorata” di una persona che vede su un palco, se ne infatua per come è vestito, idealizza nella testa il suo carattere, decidendo che dovrà instaurare con lui una relazione. Tutto ciò, durante i primi capitoli del romanzo, mi ha fatto torcere il naso.
Continuando con la lettura, però, si comprende come la protagonista, sebbene lei non riesca ad ammetterlo, ha qualche problema. La madre, durante la sua infanzia, l’ha condizionata, e non poco.
Mi è piaciuto il modo in cui è stato sviluppato il romanzo e tutti i nodi si slegano pagina dopo pagina, ponendo fine ai dubbi caratteriali che il lettore si fa su Eleanor.
Ho apprezzato il fatto che l’amore, sotto un certo punto di vista, venga accantonato per l’amicizia e che dal romanzo si comprende come al mondo esistano persone di buon cuore, semplici, che, nel loro piccolo, vogliono aiutare. Che con i loro pregi e difetti cercando di stare il più possibile vicino alle persone alle quali tengono e tentano di aiutarli.
Proprio per questo il mio personaggio preferito è Raymond. Semplice nella sostanza, limpido e di buon cuore.
Eleanor ha avuto la possibilità, incontrandolo, di poter comprendere davvero cosa sia l’amicizia incondizionata, riuscendo quindi a cominciare ad uscire dal suo loop di autoconvincimento che l’aveva accompagnata tutta la vita.
Sebbene all’inizio del romanzo si possa storcere il naso per determinati pensieri della protagonista, consiglio la lettura del libro. Leggendolo non si potrà fare a meno di affezionarsi a lei come è successo con Raymond. Grazie a lui, Eleanor è riuscita scendere a patti con se stessa, a muovere i primi passi verso un miglioramento della sua vita.

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LittleDebbie Opinione inserita da LittleDebbie    09 Settembre, 2018
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Cattura il lettore con la sua delicatezza

La prima cosa che mi è piaciuta di questo libro, prima ancora della trama, è stata la copertina con tutte queste foglie tendenti al blu ed al viola. Okay, un libro non si dovrebbe giudicare dalla copertina ma un romanzo con una bella immagine attira maggiormente l’attenzione.
Le pagine scorrono veloci ed il romanzo cattura. Lo stile è semplice così da rendere la lettura ben ritmata ed in grado di trasportare il lettore all’interno del paesaggio descritto.
Ogni capitolo ha un punto di vista differente, scritto in prima persona al passato. I personaggi narranti sono: Don Agape, il nuovo parroco del borgo che prende la decisione di tentare di convertire la pecora nera della comunità, Yann un allevatore che ha avuto diverse sfortune nella vita e Fiamma, la vera protagonista. Una ragazza indipendente, difficile da comprendere, forte, ma al contempo con grandi fragilità.
Queste tre vite si intrecceranno nel racconto. Forse la conclusione è un po’ scontata, ma devo dire di essere stata molto curiosa di conoscere il carattere ed il passato dei personaggi. L’autrice è riuscita a rendere il romanzo davvero molto godibile nel suo svolgimento.
I personaggi li ho trovati ben caratterizzati anche se la scrittrice ha sempre cercato di mantenere un alone di mistero. Ho apprezzato molto i vari flashback atti a rivelare il passato e, sebbene Raphael non sia, diciamo, lì, trovo che sia il punto di giuntura di tutto il romanzo.
Durante la lettura ti aspetti che Yann riesca a superare il suo blocco, che si convinca ad esprimere ciò che prova. È un personaggio pragmatico che per quieto vivere mente persino a sé stesso non comprendendo che, così facendo, fa più male a lui che agli altri.
Dentro soffia il vento è un romanzo che cattura il lettore con la sua delicatezza, nel quale si narra di dolore ed amore in maniera semplice ma efficacie.

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LittleDebbie Opinione inserita da LittleDebbie    09 Settembre, 2018
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Gusci sospinti dalla corrente delle acque

La lettura di “Divorare il cielo” inizialmente mi prendeva, mossa dalla conoscenza iniziale dei personaggi.
Con l’andare avanti delle pagine, però, ho cominciato a percepire come fosse tutto completamente e soltanto raccontato.
Teresa, che narra in prima persona il suo passato, sembra apatica, come se nel raccontare non abbia alcun tipo di intonazione.
Racconta – velocemente – della sua infanzia ed adolescenza, ma non si riesce a percepire quando si sviluppò l’amicizia tra i ragazzi, né incomprensioni, né l’amore narrato.
Ci sono pochissimi dialoghi e non si riesce ad empatizzare con i personaggi che sono poco caratterizzati ed approfonditi. Quando l’autore potrebbe farlo, Teresa pensa di sorvolare, non chiedere, non disturbare. Una volta va bene, quando invece è sempre così ci si comincia a domandare se non sia voluto dall’autore stesso per non dover entrare nel dettaglio.
La protagonista del romanzo, a mio parere, non è caratterizzata al meglio, come gli altri personaggi della storia. È debole, succube, senza carattere. Basti pensare che più di una volta si lascia convincere a fare cose senza pensarci su, soltanto per cercare di sentirsi parte del gruppo senza però riuscirci mai. Si continua a sentire sempre una sorta di estranea (forse perché fa finta che non le importi nulla).
Ma anche Bern non è da meno, cerca un ideale da seguire e si butta a capofitto nel credere a determinate persone soltanto perché hanno la sicurezza nella loro voce.
E non parlano. Mai. O, quantomeno, parlano poco. Non discutono mai, non parlano dei loro dubbi, si lasciano trasportare e guidare, prima da uno, poi da un altro.
Persino i genitori di Teresa sono “strani”, per così dire. Non sono figure genitoriali sane; basti pensare che, per orgoglio o qualsiasi altra cosa, non hanno mai raggiunto la figlia. L’hanno semplicemente ignorata, alla fine. Scappando. Senza volerla vedere quando lei è tornata a Torino (il padre). La madre non ha invece fatto o detto niente per dissuaderla.
I personaggi sembrano tutti gusci vuoti sospinti dalla corrente delle acque.
Lettura sotto certi versi interessante che però si perde per cercare di creare suspance, rendendo i personaggi un po’ inverosimili che sembrano conoscere l’uso della parola soltanto in parte.

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LittleDebbie Opinione inserita da LittleDebbie    08 Settembre, 2018
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Tutto si sviluppa in modo reale, per gradi

Di Salvatore Basile ho letto “Lo strano viaggio di un oggetto smarrito” che mi era piaciuto molto. Trovo che l’autore abbia un modo di scrivere molto elegante, delicato, quasi come se scrivesse delle favole, ma senza risultare irrealista.
Quando sono venuta a conoscenza della pubblicazione di un suo secondo romanzo, senza indugi, ho deciso che lo avrei letto. E quando iniziare un romanzo che nel titolo ha la parola “mare” se non il giorno dell’entrata dell’estate?
Già nelle prime pagine, la metafora delle stelle marine e delle stelle in cielo mi è piaciuta molto, ma leggere di quel padre che avrebbe avuto il figlio solo ed esclusivamente per la moglie mi ha fatto subito storcere il naso e mettere tristezza. Il padre non è riuscito a sobbarcarsi la responsabilità di un bambino, ha preferito la via più facile per cercare di cancellare il dolore che provava senza pensare alle ripercussioni che suo figlio avrebbe avuto.
La lettura è molto scorrevole ed andando avanti con le pagine si vuole scoprire sempre di più. I personaggi ben presto cominciano a diventare sempre meno sfocati, con contorni ben delineati.
Questo secondo romanzo di Salvatore Basile è più realistico del suo predecessore, ma non meno intenso ed interessante, anzi, credo che mi sia piaciuto anche di più.
I personaggi sono veri, sembra quasi che possano uscire da un momento all’altro dalle pagine; il dolore, ma anche la felicità, sembrano essere tangibili.
Marco è il personaggio più riuscito e non soltanto perché è il protagonista su cui ruota tutto il romanzo, ma perché è composto di tante sfumature diverse da dover scoprire.
Tutto si sviluppa in modo reale, per gradi, senza correre, facendo sì che il lettore venga catapultato all’interno del libro.
Una pagina tira l’altra ed è un vero peccato quando arriva alla conclusione del romanzo perché se ne vorrebbe leggere di più.
Inizialmente si poteva pensare che i tuffi e Virginia sarebbero stati il fulcro del libro, invece sono solo il mezzo attraverso il quale condurre Marco dove dovrebbe essere.
Se devo trovare una nota dolente, credo che sia Lara per la quale a volte ho storto il naso per via di sue determinate decisioni, ma al contempo so che, essendosi comportata così, Salvatore Basile non solo ha creato un personaggio, ma anche una persona che, come tale, commette degli sbagli.
Avrei voluto che il finale durasse di più, avrei voluto sapere più cose, leggere ancora, ma in fondo la conclusione mi ha soddisfatta, come il suo sviluppo.
Salvatore Basile si riafferma anche in questo suo secondo romanzo con la sua prosa delicata, i personaggi nitidi, pieni di sfumature, che riescono a combattere il proprio dolore per cercare di riacquistare la loro serenità.
Spero che Basile non smetta di scrivere e che possa continuare a pubblicare altri romanzi come questo e come “Lo strano viaggio di un oggetto dimenticato”.

«Gli imprevisti, in quanto tali, non si annunciano mai, né ci sono davvero dei segnali nell’aria che possano aiutarci a prevenirli. Ci si sveglia al mattino convinti di avere una serie di impegni nel corso della giornata, mentre invece gli eventi stanno già macchinando per cambiare il corso della nostra vita, nel bene o nel male».

«[…]nulla torna com’era prima, perché il tempo trasforma le cose e le persone, perché nessuna cicatrice si rimargina completamente, perché il dolore ha una tinta indelebile, che puoi solo coprire con altri colori ma, quando vai a grattare la vernice, rispunta fuori come il tufo sotto le pareti delle case».

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