Opinione scritta da Loba
5 risultati - visualizzati 1 - 5 |
Storia di una crescita coraggiosa
Come in un vero e proprio romanzo di formazione, la storia di Tara narra della propria crescita identitaria.
A differenza di un romanzo, "l'educazione" è però un'autobiografia: leggerla ci accompagna man mano attraverso gli intensi vissuti dell'autrice.
"L'educazione" è una preziosa condivisione del potere della scrittura, che assieme all'istruzione, ha permesso all'autrice di scegliere per sè che Donna diventare, che Persona essere. Tara riporta infatti con quata fatica e a quale prezzo ha potuto (dovuto?) conquistare alcune tappe, naturali e spontanee per la maggior parte degli adolescenti, per poter definire il perimetro di ciò che nel tempo identificherà come i propri pensieri, le proprie emozioni, le proprie credenze e scelte. A differenza dell'adolescente che può crescere in un ambiente sano tuttavia, Tara vedrà manifestarsi ciò che i ragazzi temono: l'esser abbandonati dalla propria famiglia, perchè diversi, e quindi sbagliati.
Rieccheggia in me ancora il grande coraggio manifestato da questa autrice nel cercarsi, non accontentandosi delle ambigue e ristrette verità con cui è cresciuta.
"L'educazione" non risulta un libro facile... l'incuria, gli incidenti, le violenze fisiche e relazionali rendono non poco amaro il viaggio del lettore sensibile. Non sono state poche le volte in cui ho desiderato che la ragazza tagliasse in fretta i ponti con un mondo che tanto le ha arrecato dolore. Eppure, Tara ci conduce in un percorso che riproduce fedelmente ciò che accade in realtà: una montagna russa, tra il destino previsto e il futuro desiderato.
Indicazioni utili
IL POTERE DELLA RELAZIONE
***SPOILER***
Quanto il paziente riceve e quanto dà durante la psicoterapia?
Per mezzo della relazione terapeutica Agathe dona nuovo senso alla vita del vecchio psicoanalista, dal quale è decisa di farsi curare.
Lei è una donna tedesca, figlia di genitori sordomuti, bruciata da emozioni contrastanti "un momento penso che non merito di vivere, e quello dopo non c'è nessuno al di sopra di me" e un senso di colpa antico quanto quotidianamente presente, che spinge ed urla perchè vengano finalmente fatti i conti, urgentemente: "Si può sostituire il pianoforte con tanti taglietti di coltello su un braccio?"; "Avrei detto che riuscisse a vedere attraverso l'umorismo macabro di una condannata a morte"
Lui è uno psicoanalista appesantito da uno strato di lentezza, indifferenza e apatia che caratterizzano ogni momento della sua vita, quasi giunta al pensionamento: "La mia mano si muoveva da sola e così lo spostamento della puntina divenne parte dell'opera, un mandare indietro il tempo che nello stesso momento lo spingeva in avanti".
L'emotività febbricitante e bollente di Agathe fa breccia nella vita ghiacciata dello psicoanalista, facendogli sentire finlmente, dopo tanto tempo (si sarà mai sentito davvero?), dei bisogni, dei desideri, delle passioni, delle Emozioni. Arriva a seguirla fino a casa, a desiderare di toccare la sua pelle tanto bianca quanto morbida, fino a voler liberarla dal suo giogo, che giorno dopo giorno la strozza sempre più: "Volevo guardare la sua pelle bianca e immaginre come sarebbe stato sentirla sotto il palmo della mano, farle domande e sapere che potevo guarirla se avessi usato le parole giuste".
Grazie ad un controtrasfert di questo tipo, il vecchio psicoanalista diventa incredibilmente e inaspettatamente autentico e vero (vivo!), talvolta sconvolgendosi per le stesse parole ed ammissioni. Sarà proprio l'avvicinamento vero, umile, a rafforzare la relazione, a permettere ad Agathe in terapia di avvicinarsi sempre più al nocciolo del trauma e dei vari lutti vissuti nella relazione con i suoi genitori quando era una bambina. "L'unica cosa importante era dimostrare agli altri che bravi genitori fosser. Non aveva niente a che fare con me."
La relazione con Agathe risvegliò il vecchio psicoanalista anche con altri pazienti, con cui il lavoro non portava a nulla ormai da molto tempo, e con la sua segretaria, trovandosi a compiere scelte per le quali faticava a riconoscersi, ma che hanno lo hanno visceralmente arricchito.
Finalmente anche lui diventerà libero (o comunque meno appesantito) da fardelli che senza vederlo lo obbligavano a non esporsi, a non cambiare, a non rischiare. "Quella sera, all'improvviso, non riuscii a riconciliarmi col fatto che la mia casa è sempre stata identica a se stessa. Mi resi conto che nella mia vita adulta non avevo acquistato un solo pezzo d'arredamento. Tutto era stato ereditato o regalato dai miei genitori, e io l'avevo tenuto per praticità".
Indicazioni utili
Buchi da riempire
Sin dalle prime righe si ascoltano urla accese ed arrabbiate, ma solo dopo aver letto tutto il libro si riesce ad avere un’idea più definita del background del ragazzo. Perché è così arrabbiato? Perché a volte improvvisamente piange?
Holden lascia intravedere nel testo tracce di un vissuto importante, di cui conosciamo solamente poche cose: la tragica morte dell’amato fratello Eddie, l’importanza della relazione tessuta con gli altri due fratelli, il continuo fallimento ed abbandono di varie scuole superiori e la fatica vissuta dai genitori in relazione a tutto ciò.
Chi si affaccia alle prime righe a fatica riuscirà a non immergersi nella vita di Holden: le ragazze, la sessualità, la trasgressione contro una società che non apprezza, i litigi con i compagni di scuola, la passione per la letteratura, le amicizie nate con i professori, le delusioni apportate ai genitori. Il tempo in cui è ambientato tutto ciò è un presente tormentato, senza un accenno al futuro, mentre molti sono invece i flashback che portano il ragazzo a rivivere vividi e appassionanti ricordi che prevalentemente vedono Eddie come protagonista.
Ecco quindi che molto spesso il suo presente si annoda indissolubilmente col passato, che porta a vivere con la stessa intensità quanto vissuto mesi o anni fa in altre circostanze, momenti mai terminati, che continuano a presentarsi con violenza oltrepassando il senso di ciò che è un vero e proprio ricordo.
Sebbene le problematiche vissute da Holden siano quelle tipicamente adolescenziali, le scelte e i comportamenti adottati dal ragazzo non lo sono.
Parte del filo conduttore sembrano infatti essere le emozioni di Holden, le decisioni repentine ed estreme, i bisogni mai posticipabili: un fiume in piena, la cui scrittura dell’autore ben rende l’idea al lettore.
"Se proprio volete sapere la verità, non so nemmeno io perchè ho tirato fuori tutta quella storia con lei. Mi sa che non ce l'avrei portata nemmeno se avesse voluto venire con me. Non era la tipa con cui andare in giro. La cosa tremenda però, è che quando gliel'ho chiesto ero serio. E' questa la cosa tremenda. Giuro su Dio che sono pazzo."
I fitti paragrafi sembrano infatti invogliare ad una lettura veloce, senza freni, un’abbuffata di parole, emozioni, bisogni, irrefrenabile.
Così com’è lui: trasparente e senza freni o filtri. Proprio per questo è arrabbiato con i suoi amici, compagni di scuola, conoscenti, la scuola e New York stessa, definiti e descritti come ipocriti, finti, con la puzza sotto al naso.
La solitudine è palpabile, ancora più tangibile osservando quanto dipinto dall’autore: la moltitudine di New York, di una scuola, di un pub, che non si incontra mai.
"Beviti ancora una cosa, - gli ho detto. - Ti prego. Mi sento solo come un cane. Non scherzo."
Impossibile non emozionarsi e non mettersi al posto del giovane Holden, al suo posto saremmo tutti come lui: ogni cosa diviene indispensabile e assolutamente giustificabile, non poteva esser fatto altrimenti. Anche quando scappa da scuola, anche quando decide di aspettare mercoledì per tornare a casa per non dire subito ai genitori dell’espulsione, anche quando sceglie di ricevere la prostituta in hotel e quando poi vedendola sceglie di non volerci far sesso, quando vuole convincere l’amica bella ma antipatica a fuggire con lui per gli Stati Uniti.
"...continua a chiedermi se quando tornerò a scuola ho intenzione di impegnarmi. è una domanda talmente stupida, secondo me. Nel senso, come fa uno a sapere quello che farà finchè non lo fa? La risposta è: non lo sa. Io penso di saperlo, ma alla fin fine che ne so?"
Non è semplicemente il ritratto di un esordio psicotico, di un disturbo bipolare o non so che altra malattia psichica, ma una porta aperta nel vissuto di un giovane adolescente in difficoltà che si trova di fronte a delle scelte, difficilmente comprensibili senza la possibilità di conoscere cosa c’è dietro.
Indicazioni utili
CORSA È VITA
*attenzione spoiler*
G. Catozzella romanza in questo libro la storia vera di Samia, una bambina somala con un grande sogno: correre e vincere le olimpiadi.
Vive a Mogadiscio, gli anni sono quelli della presa al potere degli integralisti islamici che poco a poco limitano e impongono divieti alla normale quotidianità.
Samia ha una famiglia unita, forte, dai valori umani, profondamente radicati: la piccola cresce credendo in se stessa, ponendosi obiettivi sempre più importanti all’interno della corsa.
“Non devi mai dire che hai paura, piccola Samia. Mai. Altrimenti le cose di cui hai paura si credono grandi e pensano di poterti vincere”
Con queste parole Samia cresce e incontrando grandi, complessi ostacoli che la vita le pone dinanzi, che riesce a fronteggiare senza mai dimenticarsi di chi è: la lontananza della sorella, la morte del padre, la delusione del migliore amico, la fatica di vivere in un ambiente così castrante come quello integralista.
…Finché il Viaggio la inghiotterà nelle sue onde, rendendola parte del mare che da piccola tanto ha sognato di poter toccare e dalle cui onde desiderava di essere accarezzata e cullata.
Samia è simbolo di tutti quei sogni interrotti, lasciati a mezz’aria, colorati dall’impegno e dalle storie tessute per poter giungere alla meta finale, ma destinate ad altro. In questo caso, grazie all’autore, la storia di Samia è diventata parte della vita di molti lettori, il cui amaro in bocca potrà trasformarsi in maggiore rispetto nei confronti del bisogno di VITA che spinge moltissime persone ad intraprendere il Viaggio.
Indicazioni utili
TACITE IMPOSIZIONI
Vincoli" narra delle origini del paese chiamato "Holt", analizzando nel dettaglio alcune vicende delle famiglie Goodnough e Roscoe. L'autore non sceglie una tematica qualunque, decide di parlare dei legami familiari, in particolare quelli che "soffocano", come introducono infatti il titolo originario (The Tie That Bind) e quello italiano.
Nelle prime pagine il protagonista, Sanders, un uomo di circa cinquant'anni, introduce tutte le narrazioni successive. Sanders è molto arrabbiato, vuole proteggere Edith, una signora di quasi ottant'anni, di cui ancora non si sa nulla, da una presunta accusa in tribunale. Dopo qualche pagina il lettore si ritroverà seduto in osteria con il protagonista, che con grande capacità evocativa, narrerà del motivo per cui Edith è accusata e per cui rischia una qualche pena, del motivo per cui secondo lui non merita affatto tutto ciò, ma soprattutto spiegherà i motivi per cui Edith ha scelto di agire andando incontro alla possibile accusa. E lo farà partendo dalla storia dei suoi genitori, di lei e suo fratello, dei suoi vicini di casa.
Il tema centrale rimarrà quello che alcuni chiamano destino, altri chiamano vincoli. Haruf sceglie la seconda opzione, approfondendo con grande capacità introspettiva ed empatica quali legami scaturiscono tra le persone, che abbiano o meno lo stesso sangue. Questo punto di vista riempie il lettore di domande, lo frustra, lo spinge a tifare per Edith e per la sua libertà con la stessa forza che possedeva lo stesso Sanders.
Anche la cornice storica è molto influente, l'america rurale della fine dell'800, fatta da padri, mogli e figli, tutti con i propri ruoli, con grandi doveri e grandi sogni, possibili per la famiglia Goodnough solamente dopo aver assolto ai grandi doveri. Parte di questi grandi doveri hanno inizio dalle aspettative del padre di Edith, Roy Goodnough, trasferitorsi nella neonata Holt creando con le proprie mani la casa in cui vivranno per decenni loro e i propri figli. La maggior parte, se non tutti i doveri non saranno mai assolti per loro. Ecco quindi che contenuto e cornice si confondono, dando vita a vincoli psicologicamente violenti e senza via di fuga, non senza la presenza di alcune scene anche esplicitamente violente.
"Non sei obbligato a farlo, disse Edith guardandomi. Niente di tutto quello che stai facendo.
Nemmeno tu.
Io voglio farlo.
Io pure, replicai. Ero mezzo innamorato di lei, anche io."
Indicazioni utili
5 risultati - visualizzati 1 - 5 |