Opinione scritta da Gabriele Lecce
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Un po' sottotono?
"La tana del verme bianco" è l'ultimo romanzo scritto dal celebre autore di "Dracula", Bram Stoker. Anch'esso un romanzo gotico, è avvolto da un'atmosfera ricca di cultura e riferimenti storici, di cui l'autore si serve per aumentare il senso di veridicità del racconto. La storia, inizialmente dinamica, è in realtà statica e scialba, narrata con una scrittura un po' stanca e ripetitiva. I personaggi vengono divisi tra il fronte del Bene e quello del Male (suddivisione presente anche in Dracula) e pur essendo ben costruiti, divengono banali e prevedibili, togliendo il senso di mistero a tutto il racconto. Difatti, oltre ad un leggero gusto macabro, non si riesce a dare né una sensazione complessiva di terrore-suspense, né un gran senso di coinvolgimento. Nota positiva sono i riferimenti a leggende e miti del luogo e un'accurata descrizione del territorio geografico circostante che conferisce unità narrativa.
In generale lo giudico come un romanzo mediocre e che non deve soddisfare grandi aspettative, ma non sgradevole da leggere.
N.B.: la versione che ho letto è ridotta di un terzo rispetto all'originale di Stoker e, per motivi a me ignoti, è stata appositamente modificata e sempre pubblicata così dal 1925. Questo forse è il motivo del fatto che sia un romanzo un po' sottotono. Per fortuna su alcuni siti è possibile avere legalmente accesso alla versione integrale (in inglese) e senza modifiche di Stoker, che spero qualcuno possa tradurre al più presto in italiano.
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Non il solito giallo !
"Macabro quiz" ci porta in una storia ben costruita, dettagliata e verosimile, ben diversa dalle solite di Agatha Christie. Lo schema tipico "presentazione personaggi/storia>delitto>investigazioni ed interrogazioni>conclusione" viene stravolto dando più spazio alla storia ed ai personaggi. Poirot compare alla 133esima pagina (di 191 totali), dando il suo essenziale contributo per avanzare nelle indagini.
La polizia sembra girare intorno a dei delitti senza senso, dove non si riesce a capire chi sia il colpevole, o perché si ha un alibi o perché non si ha una motivazione. Grazie a Poirot si cominciano ad avere delle intuizioni geniali che porteranno a capire meglio i fatti ed a svelare le identità dei personaggi. Sulle identità gioca molto la Christie in questo romanzo, alla fine tutti nascondono qualcosa, in una maniera secondo me troppo forzata e sbrigativa.
Ho trovato il romanzo sottotono per due motivi, uno soggettivo, ovvero la conclusione che mi è sembrata banale (forzata invece per quanto riguarda il secondo delitto) ed uno oggettivo, poiché ci sono troppe coincidenze e sembra che il collegio di Meadowbank sia una calamita di persone sotto mentite spoglie che crea una gran confusione perché alcune riguardano solo parzialmente il filo principale della storia.
Unico punto di forza di cui sento di dover parlare è il potere trasmissivo della storia. Sia intrigante che entusiasmante, avrebbe meritato un finale altrettanto bello che forse ci sarebbe potuto essere se si fosse allungato il tutto con una cinquantina di pagine con riflessioni e vari colpi di scena Poirot.
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Un giallo-thriller lineare e rilassante
Il giallo-thriller che ci presenta Fabrizio Santi racconta di un vecchio manoscritto dai segreti indecifrabili che viene rubato e di uno scrittore di gialli con la crisi della pagina bianca che si immerge nei panni dell'investigatore dei suoi libri. Roma e le ambientazioni descritte nei minimi particolari danno un senso piacevole ed immersivo, non troppo stancante, compensato da brevi capitoli composti da circa 6-7 pagine (in media).
La storia di per sé è semplice e rilassante, il lettore viene accompagnato dalla curiosità di scoprire i misteri che si celano dietro il manoscritto e vuole sapere perché tutti ne sono interessati; pecca nel trasmettere suspance tranne che nella parte finale e un po' in quella centrale. Il lato d'azione c'è, ma in alcuni momenti ricorda una serie o un film di quelli che vengono trasmessi in solitamente in televisione, non banale, ma forse già visto (ex. infiltrarsi dentro un monastero o venire drogati e lasciati in un posto sperduto).
Nel complesso si è soddisfatti di come il protagonista giostra la narrazione e prende sempre la strada giusta anche con qualche fallimento (non sempre a causa sua), giungendo grazie all'aiuto della co-protagonista a delle conclusioni.
Note sui voti:
Ero indeciso sul voto dello "Stile", avrei messo 3.5 (anche se non si può) perché a tratti l'ho trovato scialbo, anche se il linguaggio era ricco e ampio non era sempre apprezzabile. Ho approssimato in difetto non potendo dare un 4 pieno.
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Atmosfera e Narrazione eccezionali
"Dracula" di Bram Stoker è stato spesso oggetto di molti film, che gli hanno reso una fama internazionale, creando la figura del vampiro per antonomasia; pochi però conoscono la vera storia del Conte, che nelle pellicole viene spesso travisata o distorta.
Nel libro di Bram Stoker, Dracula è il centro del male, tutto ruota intorno ai suoi misfatti, mentre i protagonisti (il vero e proprio fulcro narrativo) cercano di porgli rimedio. Tutto è narrato dal loro punto di vista tramite diari, lettere e telegrammi, che coinvolgono il lettore facendogli conoscere le emozioni e i pensieri più profondi dei personaggi. I protagonisti, tuttavia, non sono descritti con precisione, contrariamente a Dracula che ha un volto ben definito ed è conosciuto da tutti. Stoker posa una nebbia sui personaggi, rendendoli nitidi di personalità ed emozioni (grazie allo schema narrativo), ma confusi nell'aspetto, forse per renderli della caricature verosimili in cui i "Cristiani" di quel tempo potessero riflettersi. Dico "Cristiani" perché la battaglia che affrontano i personaggi è una battaglia cristiana tra bene e male, puro ed impuro, i protagonisti ripongono la loro fiducia oltre che nelle loro capacità (ben ampie per personaggi come Van Helsing) in Dio e nel mondo religioso.
La narrazione procede a tratti in modo lento date le grandi descrizioni e i momenti (soprattutto nella parte centrale) in cui i personaggi riflettono sul da farsi e sulle loro emozioni. In parte l'eccessiva precisione di Stoker rallenta il racconto, ma conferisce ancora più veridicità e crea un'atmosfera soddisfacente sotto tutti i punti di vista; il lettore non viene abbandonato quasi mai dalla curiosità perché sebbene in certi punti il seguito della narrazione diventi prevedibile, non si ha mai la certezza di aver capito come sono i fatti, poiché i dubbi e le incertezze dei personaggi fanno arretrare il pensiero del lettore.
Le ultime pagine del racconto sono di certo più avventurose delle prime, e danno sfoggio a tutto ciò che il lettore ha acquisito dai personaggi e da Dracula, ognuno dei personaggi ha un ruolo fondamentale e tutti danno il meglio per riuscire nell'intento comune (contro il Conte), mostrando le loro caratteristiche forti. Consiglio di leggere a tutti coloro che vogliono provare le emozioni che animano i personaggi del racconto in ambientazioni mozzafiato, senza abbattersi per una lentezza (giustificata a parer mio) solo nella parte centrale.
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