Opinione scritta da GaiaCioni
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King "plagia" Stocker
Coloro che, come me, hanno scoperto il genere horror-letterario, e soprattutto la dimensione inquietante e suggestiva nata dalla geniale penna di King, grazie appunto all'autore in questione, sicuramente rimangono amareggiati e confusi quelle volte, per fortuna rare, che si ritrovano a leggere un suo romanzo che non corrisponde alle aspettative.
Per la mia personale esperienza il caso lampante è stato "le notti di Salem": anzitutto mi aspettavo tutt'altra tematica trattata, ma questo non è un difetto, non è la caratteristica che mi ha fatto perdere l'entusiasmo, se appaga, un romanzo può parlare di qualsiasi argomento.
Ma se proprio King voleva omaggiare "Dracula", poteva farlo senza riproporre le classiche e trite dinamiche vampiresche, caratterizzate dall'allergia che provocano nelle note creature della notte, l'aglio, i paletti di legno, gli amuleti vari, e i rituali cristiani, per questo l'ho trovato un libro estremamente ingenuo, addirittura banale, e non soltanto a causa della storia raccontata, che appunto riprende senza inventiva e priva di suspense il mondo stra-abusato dei non morti succhia sangue, ma anche dal punto di vista narrativo: l'empatia coi personaggi viene a mancare, i fatti, soprattutto quelli salienti, vengono descritti superficialmente, come nella prima opera di un "neofita".
Bizzarramente ho apprezzato la parte finale, durante la quale il romanzo vira e cambia prospettiva, abbandonando il villain protagonista e focalizzandosi su un'altro male, peggiore, mostruoso, e lo fa adottando un'altro tipo di prosa, un'inversione interessante, ma che tralascia i punti interrogativi venutisi a creare durante la lettura.
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- sì
- no
l'altra faccia del beau monde
Da sempre convinta che Anna Karenina raccontasse esclusivamente la storia del declino esistenziale di Anna Karenina, e delle sue travagliate vicende amorose, mi son ritrovata a leggere il pilastro della letteratura russa per antonomasia, dovendomi ricredere su tutto.
La trama non converge unicamente attorno all'eroina che tutti conosciamo, certo, la sua complicata personalità viene sviscerata in tutte le forme, il lettore fa la sua conoscenza a tutto tondo, ma il personaggio dell'affascinante Anna non è l'unico che spicca: la peculiarità del romanzo, e difatti la caratteristica che più mi ha colpita, è stata appunto l'intensa, ma efficacie descrizione dei protagonisti, questi ricordano a tutti gli effetti persone in carne ed ossa, come noi, esseri umani con le proprie debolezze, illusioni, rimorsi, gelosie e bassezze varie.
La mancanza di eroi o cattivi che si possano mettere a fuoco mi ha senza dubbi impressionata: ogni personaggio muta il proprio stato d'animo a seconda della situazione e del carattere estremamente sfaccettato che l'autore ha conferito alle proprie creature.
Il lettore non riuscirà ad inimicarsi o affezionarsi ad essi, la stessa Anna non si può considerare vittima, ne quanto meno carnefice, Tolstoj permette al lettore di contestualizzare, lasciando al prossimo il compito di giudicare.
Un'opera essenziale, disincantata, estremamente moderna, scevra da orpelli o patetismi, alle volte irritante.
Indicazioni utili
- sì
- no
tormento e riscatto nell'immaginario wessex
Campagna inglese, siamo quindi in provincia, la storia converge attorno a tre uomini, estremamente diversi tra loro per carattere e condizione sociale, ma che condividono un'importante infatuazione (chi più, chi meno) per l'altezzosa protagonista del romanzo: Bathsheba Everdene.
- Gabriel Oak è il personaggio, che grazie alla sua intrinseca saggezza e infinita bontà d'animo, compensa le varie meschinità e stravaganze che caratterizzano i comportamenti di coloro che gli sono più affezionati.
E' il caposaldo della situazione, colui che si sobbarca del lavoro sia morale che fisico altrui, difatti Gabriel è un pastore in gamba, e da una mano in altre mansioni che prevedono manualità e competenza.
E' innamorato di Bathsheba da sempre, continua ad esserlo quando viene rifiutato, e durante le vicende amorose che la vedono complice con altri uomini: la venera.
- William Boldwood, il latifondista benestante, onesto, ma estremamente introverso e cupo, è un signore quarantenne, insofferente e poco conoscitore del gentil sesso, si infatua involontariamente della giovane eroina, in seguito ad una burla architettata da quest'ultima per attirare l'attenzione dell'altero fattore.
Quello che nasce come uno scherzo si trasforma in passione, e l'amore non ricambiato trascinerà Boldwood in una spirale di follia e malessere.
- Per quanto riguarda l'unico uomo che Bathsheba degnerà del proprio interesse, è anche l'unico con illecite intenzioni: si tratta del soldato Francis Troy, giovane di bell'aspetto, donnaiolo e giocatore d'azzardo, insomma, il classico scialacquatore di patrimoni.
Infine Bathsheba, personaggio chiave del romanzo, e donna dalle mille sfaccettature, nasce come una "proto-femminista", rifiuta categoricamente le proposte dei due uomini più meritevoli che conosce, gioca con i sentimenti di entrambi, si autoproclama capo-fattore della tenuta ereditata dallo zio, nonostante i pregiudizi.
Ma è una ragazza solo apparentemente spavalda e schietta, in realtà attraverso l'unione con Troy, rivela la sua radicata fragilità.
Non è stata una lettura semplice, non per il numero di pagine, esiguo, ne per i contenuti, anzi, tutto il contrario, è un libro di facile comprensione, le tematiche sono quelle tipiche dell'epoca vittoriana, e care all'autore, è addirittura scritto in modo molto semplice, il punto è che non scorre fluentemente, e confesso di aver fatto fatica a leggerlo con disinvoltura, durante la lettura mi sono distratta e annoiata piuttosto facilmente.
Indicazioni utili
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- no
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