Opinione scritta da Il Nido Del Gufo

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Il Nido Del Gufo Opinione inserita da Il Nido Del Gufo    20 Giugno, 2017
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Il Giallo, ma non per eccellenza (ed è un bene)

Senza aver mai letto la Christie (ma forse un giallo nel vero senso del termine) ho approcciato la lettura di Dieci Piccoli Indiani.
Particolare non trascurabile, non sapevo come andava a finire, cosa che purtroppo succede spesso quando si affrontano libri di questo genere (immagino).

Partendo dallo stile, mi sono reso subito conto di come la Christie si sia sforzata di rendere la narrazione il più agile, densa e veloce possibile. Tutti i particolari non strettamente inerenti o utili alla trama vengono lasciati dal parte, consegnandoci una narrazione frenetica e febbrile, come l'atmosfera che già dopo pochi minuti dal loro arrivo respirano gli ospiti di Nigger Island.

Avrei preferito, lo riconosco, un romanzo più ricco, dettagliato e psicologicamente fine. I personaggi dopotutto (lo dice il titolo stesso) sono dieci, e caratterizzarli in maniera meno stereotipata e "facile" avrebbe reso forse la lettura più difficile ma certo più interessante, anche dal punto di vista critico.

Tuttavia, ci sono alcune cose, in questo libro, che lo rendono originalissimo, speciale e intrigante. A partire dalla struttura della "camera chiusa", forma narrativa in cui (ho letto) la Christie è maestra assoluta. E non si fa fatica a crederlo, tutto è estremamente congegnato nei minimi particolari. La successione delle uccisioni è metodica, strutturata e il fatto che il colpevole possa essere solo uno dei presenti rende la cosa ancora più inquietante.

Mi ha molto sorpreso in positivo la mancanza in questo libro della figura catartica del "detective", che nei gialli spesso rappresenta una sorta di antidoto umano alla paura cieca delle vittime e all'intelligenza spietata e senza scrupoli (spesso venata di follia) dell'assassino. Qui sono tutti potenziali vittime e potenziali assassini, laddove il confine tra il bene e il male diventa dunque fluido: come presto si scoprirà, nessuno nel libro è innocente e nessuno è davvero colpevole. Ma un colpevole dev'esserci, e il finale straordinario di questo libro lo mette in luce con sorprendente abilità.

Una lettura, per concludere, certamente magnetica e piacevolissima, ma troppo breve e scarna. Fosse stato un romanzo di cinquecento pagine, sarebbe un vero capolavoro. E' un peccato che la Christie abbia quasi scientificamente deciso di rimanere nell'ambito del romanzo di genere (che non è un insulto, ma una constatazione), e non abbia tentato la via della letterarietà più ampia. Avrei molto apprezzato una vera riflessione sul tema della colpa (Kara, in russo, da cui i Karamazov, dallo scrittore che meglio di tutti gli altri ha trattato l'argomento) e sull'espiazione attraverso la vendetta...

Ma sono riflessioni da vecchio (ho 27 anni, ma ci si nasce) barbagianni appassionato di Critica Letteraria. Leggete questo bellissimo giallo e non pensate ad altro che svelare il mistero, non ve ne pentirete :)

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Gialli, Thriller e vuole vedere "come si fa"
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Il Nido Del Gufo Opinione inserita da Il Nido Del Gufo    24 Mag, 2017
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Aura, Luccicanza, Scintillio... Insomma, la Paura.

Molto si è letto e scritto qui sul difficile rapporto di questo libro con il capolavoro di Stanley Kubrick, alternando giudizi positivi o negativi sulla realizzazione cinematografica in sé e per sé e nel rapporto con l’opera.
Cercherò invece di attenermi semplicemente a quello che ho letto. L’impressione immediata, già dalle prime pagine, è quella di trovarsi davanti a un narratore di grande talento. Mi sembra che in King ci sia una capacità innata di muovere le corde più profonde del lettore, facendolo immedesimare in tutto e per tutto con i suoi personaggi. Il climax di follia che avvolge l’ignaro e misero Jack si dipana in una struttura perfetta, che tiene incollati alla pagina.
Molto credibile (molto più che nel film) il personaggio di Wendy, meno piagnucolona e inerme di fronte all’albergo e all’esplosione degli orrori che contiene. Winnifred (il suo vero nome) è una donna sì poco risoluta e un po’ impaurita (dal passato, dal marito, da sua madre), ma al tempo stesso protettiva ed efficace nel combattere le forze oscure dell’Overlook aiutando il piccolo Danny (vero protagonista della storia, insieme all’albergo, ovviamente).
La prosa è incalzante, ritmata e ottimamente tradotta per Bompiani. Unica pecca, la traduzione vera e propria della parola Shining. La precedente edizione (film compreso) traduce questa parola (che non ha traduzione letterale in italiano) con il cacofonico e un po’ improbabile “Luccicanza”. Lo Shining, per inciso, è la dote di Danny e del cuoco Hallorann, possessori entrambi di strane capacità extrasensoriali, che gli permettono di vedere passato e futuro e anche di leggere un po’ nel pensiero degli altri.
Nell’edizione appena pubblicata invece la si chiama “Aura”, con un chiaro riferimento, più che alla parola in sé e per sé, alla dote che essa comporta. Francamente (non essendo esperto di traduzioni) non avrei nemmeno io saputo come muovermi. Certo “Luccicanza” è sicuramente peggiore (ai limiti del cacofonico) di “Aura”; ma nei miei limiti e dopo aver letto il libro credo che “Scintillio” fosse forse la parola più adatta. Ma cosa penso io poco importa.
Cosa SO è che questo libro è sicuramente una pietra miliare per coloro come me appassionati di letteratura del terrore, e che King è certamente il degno erede di Poe e Lovecraft. Leggetelo, lasciatevi trascinare dall’orrore e poi cercate una via d’uscita.
Se ci riuscite.

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...o vuole leggere un Horror degno di questo nome, senza ragazze mezze nude che scappano dal matto armato di motosega dentro una casetta di campagna grande come la A14.
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Il Nido Del Gufo Opinione inserita da Il Nido Del Gufo    28 Aprile, 2017
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Divertente e DIssacrante, a tratti capriccioso

Seconda lettura di Ammaniti dopo l'ormai quasi classico "Io non ho Paura", divorato cinque-sei anni fa ormai.
Qui il tono è molto diverso, più maturo e dissacrante. La prima parte decisamente divertente, la seconda e la terza meno incisive e più narrative, con qualche sbavatura nello stile comunque discretamente gradevole, seppure un po' piatto.
La storia è molto originale, e anche dei personaggi non perfettamente caratterizzati riescono a renderla piuttosto avvincente e interessante.
Tuttavia, a colpirmi molto in questo libro è stato un particolare molto umano.
I suoi protagonisti, dallo scrittore Fabrizio Ciba al disperato Saverio detto Mantos, sono uomini incredibilmente capricciosi. Cambiano idea nel giro di poche pagine, con un naturalismo e una naturalezza molto veritieri.
Da macchiette caricaturali, uomini ricchi di difetti e di paure, questa peculiarità più di molte altre contribuisce a rendere il romanzo sufficientemente affascinante per una lettura disimpegnata.

Dunque? Val la pena questo libro di Ammaniti? Certo che sì, se si sa a cosa si va incontro e se si è disposti a perdonargli qualche capitolo sbagliato, un po' di confusione e qualche sgambetto formale.
L'idea è buona, sicuramente.

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Il Nido Del Gufo Opinione inserita da Il Nido Del Gufo    19 Aprile, 2017
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Massimalismo e Umanità

Di solito, gli elogi funebri dell'Occidente sono meno eleganti, e anche peggio argomentati. Tuttavia, non si può negare che con questo libro Houellebecq sia entrato di diritto nella nefanda categoria critica dei "Profeti di Sventura".
Prendendo a pretesto le storie parallele di due fratelli, ottimamente strutturate nella loro cronistoria, lo scrittore sembra molto interessato a fornirci una sua profezia per l'Occidente, basata sulla distruzione dei nuclei sociali in favore di un individualismo edonistico che porta alla violenza, soprattutto autoinflitta (nel libro ci sono diversi suicidi, tutti di persone schiacciate dal peso di una vita che non è come avrebbero voluto).

Si resta abbastanza scioccati e quasi scocciati (mi si perdoni il gioco di parole) dall'ideologia di Houellebecq. Obiettivamente, le sue osservazioni paiono intelligenti e motivate, ma si fa una gran fatica a dargli ragione. Impossibile non vedere più amore, pietà e compassione nel mondo contemporaneo, e impossibile credere a uno dei protagonisti quando dice che il "Mondo Nuovo" di Huxley è il modello che stiamo tutti cercando (invano, almeno questo ce lo concede) di raggiungere.

Il libro è molto ben strutturato soprattutto nel piano cronologico, la parte migliore è certamente quella dei vari flashback che accompagnano la crescita dei due protagonisti.
Lo stile è abbastanza sgradevole però, un miscuglio di linguaggio e scientifico e sciabolate Pulp-Pornografiche con il preciso e meditato intento di scioccare e disgustare il lettore.

Nonostante questi difetti, bisogna però riconoscere a Houellebecq un ritorno a quel massimalismo che tanto manca alla Letteratura Contemporanea. Lo scrittore ha gli strumenti per affrontare grandi temi (la Storia, la Società, la Sessualità) e li prende di petto senza paura, con grande coerenza e capacità.
Nella pratica, non sono d'accordo, ma ben vengano QUESTI profeti di sventura, ne abbiamo decisamente bisogno, fosse solo per dargli torto.

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...Saggistica sociologica e a chi non disturbano i profeti di sventura.
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Il Nido Del Gufo Opinione inserita da Il Nido Del Gufo    12 Aprile, 2017
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Simpatico, Disincantato e Affascinante

Il mio primo Camilleri non poteva che essere il primo romanzo della serie del Commissario Montalbano.
In una Vigata affascinante e per certi versi oscura (la mafia, seppure quasi mai -o mai- nominata, resta sempre una presenza nell'ombra) una strana morte, forse nemmeno un delitto. Ad indagare un personaggio corretto, empatico, affascinante ma anche molto umano e pieno di difetti.
Ma a funzionare, più del commissario e dell'impianto narrativo (peraltro di assoluto spessore) sono i personaggi secondari.
Impossibile non innamorarsi del Dottor Jacomuzzi, del prefetto, della signora che cucina per il commissario nonostante gli abbia arrestato il figlio, di Livia, di Rizzo, di Anna, insomma di tutto un universo dall'umanità simpaticissima e strabordante.

Lo stile caratteristico di Camilleri qui pare essere ancora non perfettamente completo: dei sicilianismi ci sono, ma la lingua è comunque ancora abbastanza standard, forse troppo.
Tuttavia, per essere un giallo e per essere sostanzialmente un'opera prima, il romanzo è piacevolissimo, completo sotto ogni punto di vista e formalmente e strutturalmente quasi perfetto. Ne leggerò sicuramente altri.

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...Gialli e thriller in generale ma non ama prendersi troppo sul serio.
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Gialli, Thriller, Horror
 
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Il Nido Del Gufo Opinione inserita da Il Nido Del Gufo    17 Febbraio, 2017
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Intricato e Appassionante

Non sono un grande appassionato di quella che viene comunemente chiamata "Letteratura di Genere", ma Ellroy costituisce per me una felice eccezione. Le pagine di questo libro contengono un magnetismo difficile da spiegare, nei personaggi crudi e cinematografici o semplicemente nella prosa pulsante, graffiante, cinica e ipercinetica dell'autore.

A prescindere dalla possibile veridicità della trama, sin dalle prime pagine si viene catapultati in un mondo torbido, violento, cupo e fitto di intrighi e inganni che fino all'ultimo tengono il lettore col fiato sospeso. I dialoghi, essenziali al limite della brutalità, rispecchiano le rare e telegrafiche descrizioni. Tuttavia, pur mantenendo un registro pressoché invariato per l'intero libro, non ci si stufa mai. Ancor più perché, inspiegabilmente, i protagonisti sono vividissimi anche nelle loro caratteristiche così poco tracciate.

Forse perché i tipi umani che popolano questo romanzo sembrano davvero usciti da una pellicola, con i loro visi duri e affilati e lo sguardo eternamente sospettoso e sveglio. Tipi in gamba, Pete Bondurant e Kemper Boyd, forse troppo.

Viene quasi voglia, nonostante la brutalità e la crudeltà di questo mondo, di immergercisi dentro, per capire come ci si sente, a fare il gioco sporco. Ma si dovrebbe parlare come Ellroy, e noi comuni mortali ci accontentiamo di leggerlo. Anche cosi non è poco.

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Thriller a sfondo politico, polizieschi ma anche a chi si approccia per la prima volta a questo genere, qui rappresentato al suo meglio.
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Romanzi
 
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Il Nido Del Gufo Opinione inserita da Il Nido Del Gufo    08 Febbraio, 2017
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Il Novecento (quello Estetico, però)

Mi sono approcciato alla lettura di questo romanzo con delle aspettative che sono state deluse. Ma è stata una fortuna. L'incipit, meraviglia delle meraviglie (altro che i sospiri Barricheschi, questa è Forma, con la F maiuscola).
Ma a sorprendermi (in positivo) sono state tre cose.

Primo, lo stile. Una narrazione di "scintillante alterigia" (Pietro Citati), da esteta puro, un'attenzione ai particolari e una minuzia squisita accompagnate però dall'abisso profondissimo di uno spirito corrotto che più prende coscienza di sé più si immerge nel nero più nero, in un climax continuo e inarrestato.
Insomma, un gustoso pastiche di estetica tardo ottocentesca e cupezza individualista e nichilista del miglior Novecento (Kafka, Celine e compagnia bella - BELLISSIMA!)

Secondo, l'assenza pressoché totale di scene di erotismo spinto: il libro sembra davvero un romanzo d'amore, senza quell'indugiare ruffiano e molto post-moderno di quelli che più particolari mettono, più si sentono realisti. Qui il dolore, l'abisso e la perdizione si sentono tutti, senza il bisogno di spiattellare l'orrore come se fosse un talk show.

Terzo, l'assenza di una morale. Il libro, nelle parole dello stesso Nabokov, non ha intenti pedagogici o moralisti, non vuole contrapporre l'orco pedofilo all'innocente angelo violato. Qui nell'abisso si precipita insieme, e ciò rende a mio parere il libro ancor più sconvolgente. Nonostante il narratore parli in prima persona e si condanni spesso per quel che racconta, non si ha mai l'impressione di detestarlo davvero.

Insomma, un vero, grande capolavoro. Raramente mi è capitato di leggere romanzi con una prosa così seducente, morbida, minuta e al tempo stesso nera e profondissima. Da leggere senz'altro.

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D'Annunzio, Huysmans, Wilde ma anche Proust e Kafka. Hai detto niente!
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Gialli, Thriller, Horror
 
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Il Nido Del Gufo Opinione inserita da Il Nido Del Gufo    25 Gennaio, 2017
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Appassionante ma...

"Il Codice del Quattro" è certamente un libro appassionante e dalla trama molto avvincente:
Un oscuro mistero grava sulle sorti di un libro e ancor di più sul suo sfortunato e misterioso autore. Cinquecento anni dopo, la tesi di laurea di un giovane laureando sembra far luce finalmente sulla questione, ma qualcuno vuole impossessarsi di questa scoperta, e sarà disposto a tutto pur di appropriarsene.

Tuttavia, il libro presenta dei difetti che ne rendono la lettura davvero sgradevole in alcuni punti.
Partendo dalla struttura della trama, essa si svolge in due archi temporali distinti, distanti però pochi mesi (forse settimane, non si capisce nemmeno bene), rendendo difficoltoso per il lettore seguire con precisione la scansione degli avvenimenti.

Un altro grave problema è la forma in senso stretto. I due autori sono un medico e uno storico, e si vede (anzi, si legge) che non sono due romanzieri. Le uniche parti davvero gradevoli sono quelle esplicative, dove pian piano si fa luce su un mistero intriso di Storia. Questo perché probabilmente gli scrittori sono nel loro elemento.
Tuttavia, se si tratta di descrivere situazioni di vita quotidiana o peggio di tensione o peggio ancora sentimentali, lo stile è veramente terribile, da tema di prima media.

Ben delineati seppure un po' troppo caratteristici i personaggi: dal topo di biblioteca al professore solitario e scontroso; passando per il ricco ereditiere al giovane di colore che si paga gli studi col lavoro... Insomma, funzionano, ma sono un po' banali.

L'unica cosa che davvero funziona e che tiene insieme il libro è proprio UN LIBRO, l'Hypnerotomachia Poliphili, testo realmente esistente e che per secoli ha affascinato gli studiosi del Rinascimento per la sua misteriosa struttura e ancor di più per la totale assenza di coesione e coerenza testuale. In sostanza, ancora oggi ci chiediamo di cosa realmente parli questo testo.
Il Libro (e la risoluzione del mistero che contiene) è anche l'unica cosa che ci tiene attaccati a questo libro, altrimenti abbastanza sconclusionato. Il finale è classicamente aperto, lasciando presagire un sequel che non c'è stato.
Per fortuna, forse.

In soldoni, l'idea è buona, la realizzazione molto meno, come purtroppo spesso capita in questo genere letterario.

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Thriller a sfondo storico, soprattutto rinascimentale e medievale
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Il Nido Del Gufo Opinione inserita da Il Nido Del Gufo    23 Gennaio, 2017
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Ruffiano, Artificioso e Sconclusionato

Forse non si dovrebbe scrivere recensioni negative su questo sito, dopotutto chi vien qui a leggere vorrebbe sempre sentirsi consigliare bei libri.
Ad ogni modo, mi sono sforzato di approcciare la lettura di questo romanzo senza preconcetti (non amo molto il personaggio Baricco, per motivi lunghi da spiegare) e le mie conclusioni sono le seguenti.

Partendo dallo stile, trovo che Baricco si sia scientificamente applicato per portare al massimo livello una prosa evocativa e sospirante. L'effetto, tuttavia, risulta molto artificioso (si percepisce, che lo fa apposta) e banalmente retorico. Sembra un romanzo costruito per sentirsi dire "Wow, che sensibilità, che grande scrittore, che sogno", ma il risultato non è nient'affatto naturale, semmai fastidioso.

Per quanto riguarda i personaggi, si tratta di caratteri stilizzati e anche piuttosto prevedibili (il Professore romantico e ingenuo, il marinaio dal passato oscuro, la femme fatale); ad ogni modo ci può stare, se davvero il protagonista è l'oceano (o il mare? Sono la stessa cosa? Boh).

L'unica cosa passabile (ma sì dai, bella) del romanzo è la seconda parte, la storia del naufragio, cruda, ben narrata e senza megalomanie egocentriche o pseudo-artistiche. Anche lo stile ne guadagna, divenendo più diretto e naturale.

Credo che questo sia un libro sbagliato, nato con degli obbiettivi molto diversi dal voler raccontare una storia o esprimere un pensiero. Baricco vuol farci sospirare, e basta. Di trama, stile, profondità e strutture narrative non gliene importa nulla, e infatti le sbaglia tutte. Per carità, rispettabile, ma chi in un libro cerca qualcosa di più profondo, guardi altrove.

Ho dato 4 alla piacevolezza perché, prevedibilmente, il romanzo è carino da leggere. Ma non si fa letteratura solo con i sospiri.

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Gli harmony, e vuole provare a darsi un tono da sognatore/sognatrice.
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Il Nido Del Gufo Opinione inserita da Il Nido Del Gufo    18 Gennaio, 2017
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Orchi, cani epilettici e Cous - Cous

Mi ritrovo a recensire questo romanzo dopo averlo letto alcuni anni fa, ma lo ho divorato talmente tante volte che lo conosco quasi a memoria. Effettivamente, andando a memoria, mi è difficile trovare un libro meglio riuscito tra quelli da me letti scritti dopo gli anni Novanta.
E non sto esagerando. Tutto in questo libro, semplicemente, FUNZIONA.

Funziona la prosa dell’autore, una narrazione ruvida, cinica, graffiante e al tempo stesso umana e mai meno che complessa e sapientemente architettata nell’utilizzo delle singole parole e nelle argutissime descrizioni.

Funziona la vicenda, un oscuro e surreale giallo la cui risoluzione lascia sbalorditi e al tempo stesso inorriditi
.
Ma più di ogni altra cosa funzionano i personaggi, un universo multiforme e brulicante di un’umanità al tempo stesso surreale e profondamente calata in una socialità mai così viva, complessa e verosimile.
Ecco dunque il protagonista, lo sfortunato Malaussene, insieme alla sua sgangherata e composita famiglia, con i suoi innumerevoli fratelli e sorelle minori nati tutti da stessa madre ma da padri diversi; ecco un corpo di polizia che sembra venuto fuori da un telefilm; ecco i vicini di casa di un quartiere multietnico di cui sembra davvero di percepire tutte le sfumature di odori, colori, atmosfere…

Non credo sia un caso che il romanzo (così come i successivi della serie) sia scritto in prima persona. Solo nella mimesi profonda del protagonista riusciamo a cogliere un mondo surreale, magico e al tempo stesso crudo e feroce. La risoluzione dell’enigma (un antico orrore che torna a galla e miete vittime innocenti ma non casuali) è paradossalmente marginale nel testo.
Pennac dà l’impressione di poter essere letto comunque, indipendentemente dalla vicenda che ci sta raccontando.

Non è cosa da poco.

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...o ha intenzione di leggere altre opere dello stesso Autore e a chi desideri capire come scrivere un romanzo "contemporaneo" ben fatto.
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Romanzi
 
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Il Nido Del Gufo Opinione inserita da Il Nido Del Gufo    10 Gennaio, 2017
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Crudo, Magico e Onirico

Cercando di seguire la sua strada, un quindicenne che si sforza di apparire adulto sorridendo poco e dando serietà ad ogni suo gesto quotidiano (non casuali le lunghe e seriose descrizioni della sua igiene personale, a mio parere) compie un viaggio che va fuori e dentro di sé.
Parallelamente, un simpaticissimo e un po' strambo vecchietto compie una sorta di viaggio senza meta, fuggendo da un delitto e al tempo stesso tendendo quasi inconsapevolmente verso qualcosa che ci verrà rivelato solo alla fine.

Un libro molto particolare, questo Kafka sulla spiaggia. Benissimo ha scritto l'eccellente traduttore della Einaudi Giorgio Amitrano, definendo il romanzo "Un sogno mistico risonante di profezie". Tuttavia, a ben leggere, lo stile appare secco, crudo e immediato. Questa duplicità (una prosa molto contemporanea unita a un ancor più contemporaneo gusto per il weird e il non-sense) rende il romanzo a mio parere molto affascinante.
Può anche essere letto (e certamente lo è) come un Bildungsroman, dove il protagonista (che parla in prima persona) compie un viaggio con direzione soprattutto la formazione del proprio Io. Infatti, nonostante le sue arie da adulto, Tamura è un classico (forse troppo?) quindicenne alla ricerca di sé e del proprio posto nel mondo, anche se sembra che col mondo non voglia avere nulla a che fare, tant'è che parla spesso di un "Muro" che ha eretto fra sé e gli altri. All'inizio, sembra che egli voglia solo fuggire da tutto e da tutti, ma alcuni incontri lo legheranno a qualcosa che il lettore scoprirà solo alla fine del libro, in un climax onirico che si farà inarrestabile.
Nakata, il co-protagonista, con la sua storia parallela che però segnerà il destino del protagonista, è invece l'esatto opposto, un uomo totalmente privo di interiorità, nella sua bonaria ignoranza. Avvolto da una luce e da una storia misteriosa e capace di cose al tempo stesso ingenue e sovrumane (sa parlare con i gatti); egli inconsapevolmente sembra segnare il corso della vicenda più di chiunque altro.

Il romanzo non è poi così piacevole (lo stile e la crudezza di alcune visioni non possono che renderlo un filo "indigesto" al lettore) ma ha una struttura talmente ben congegnata nei tempi narrativi da rendere impossibile staccarsi dalla pagina. Molto banalmente, si vuol sapere come va a finire. Anche perché Murakami ci abitua molto presto all'imprevedibilità della sua narrazione.
Il giudizio finale, seppur a caldo, è molto positivo. Il libro è estremamente affascinante, magnetico e mai ruffiano (niente sospiri e megalomanie egocentriche); i personaggi sono ben delineati e profondi anche nella semplicità.

Sono costretto a chiudere con una preghiera. Non sono un lettore di romanzi contemporanei (Pennac, Benni e pochi altri), dunque questa mia recensione è forse traviata dal tentativo di riallacciarmi a ciò che ho letto io (quanto aveva ragione Calvino, a dire che siamo ciò che leggiamo!). Sarò felice di ricevere consigli e insulti.

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Elsa Morante (sarebbe interessantissimo un parallelismo tra Arturo e Tamura, anche nel rapporto col padre). Purtroppo non mi vengono in mente contemporanei a cui avvicinarlo, non avendone letti moltissimi.
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