Opinione scritta da Kryssa

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Kryssa Opinione inserita da Kryssa    05 Novembre, 2016
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La maledizione dello scrittore

A me non è piaciuto, l'ho trovato troppo lento e monotono, privo di spicchi che ti dicano "Leggimi". Anche le novità sono aggiunte in un modo così piatto che è come se non ci fossero. Mi sono annoiata tantissimo e l'ho letto a pezzetti, a volte lasciando interi mesi tra un tentativo e l'altro. Le ultime 200 pagine le ho lette di fila per sapere che cavolo di finale avrebbe messo, come avrebbe tirato tutte le fila. Quindi per mera curiosità.
Il finale è stato poco approfondito, ti fa fare tutto un viaggio ma alla fine non si capisce dove si è arrivati. Il finale aperto lascia fin troppo intendere alla possibilità di un seguito, cioè spero che nel seguito spieghi un bel po' di cose perché questa conclusione è veramente triste. Troppi dilemmi che rimangono irrisolti. Questo è un finale che mi aspetto da racconti e non da un romanzo di più di 400 pagine in cui aveva tutta la possibilità di spiegare chi e cosa fossero questi personaggi. Ha messo nel calderone fin troppi elementi che alla fine rimangono lì. Mi sono sentita presa in giro per tutto il libro che ho trovato inconcludente. Peccato per lo stile interessante e l'intreccio che poteva essere sviluppato meglio.
Detto questo, ho continuato la lettura per l'atmosfera un po' noir, per queste anime oscure e tormentate. Ho apprezzato tantissimo Isabella, il sole di questa storia, l'unica portatrice di speranza e voglia di miglioramenti. David e Corelli hanno fatto dei bei discorsi sulla religione, peccato però che portino inizino dalla dannazione del protagonista. Sarebbe interessante cercare interventi dell'autore in tema religioso, per sapere cosa ne pensa, se vede tutto così nero come traspare dal libro. Molto interessante è anche la vicenda di scrittore di Martin, la crescita professionale dai racconti alla serie di romanzi, alla voglia di indipendenza rispetto ad una trama che ormai non sentiva più. Il doversi "vendere" per vendere ed essere letti. L'unico romanzo che porti davvero il suo nome è quello che ha fatto la fine peggiore... Non è una professione per niente facile quella dello scrivere, e no!
Penso che sarebbero gli unici passaggi che salverei e che forse danno un po' di sostanza al libro, il punto focale, almeno per me. Per il resto, Zafon usa più o meno sempre lo stesso schema. Ho letto 4 suoi libri e mi sembrano praticamente identici di trama e svolgimento. Ciò tende ad aumentare la fatica della lettura, non ci sono molte novità.

Complessivamente gli do un 6,5/10.

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Kryssa Opinione inserita da Kryssa    27 Settembre, 2016
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Crescere insieme.

Lo consiglio a tutti, lettura leggera e divertente ma che allo stesso tempo dà molto da riflettere su un tema importante come la disabilità, in particolare la sindrome di Down. Il narratore racconta la sua vita di fratello dal momento un cui ha scoperto della futura nascita in famiglia di un bimbo con delle particolarità. Giacomo ha scoperto infatti che il fratellino "speciale" non è assolutamente il tipo del supereroe che si era immaginato. Infatti il giovane protagonista crescendo attraverserà diverse fasi nel suo rapportarsi con il fratello e con gli altri. Dall'entusiasmo iniziale, quando scopre dell'arrivo di Giovanni, passa ad un sentimento sottile di "vergogna" che fa nascondere la presenza del fratellino a tutti i compagni delle medie. Con l'adolescenza tornerà ad essere entusiasta del fratellino, che ogni giorno regala qualcosa di imprevedibile.
Questa lettura mi ha fatto pensare a quanto poco viene trattato il punto dei vista dei fratelli delle persone con disabilità. Ci si concentra sugli aspetti "tecnici" o sul rapporto genitori-figli ma il rapporto tra pari spesso viene trascurato. I bambini non devono "crescere" chi è disabile e quindi si pensa abbiano meno difficoltà. E invece Giacomo ci ha mostrato cosa vuol dire crescere CON e GRAZIE A chi come il suo fratellino ha la sindrome di Down.
Quindi un mio ringraziamento va a questo ragazzo per aver condiviso la sua preziosissima esperienza e le proprie riflessioni.

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Kryssa Opinione inserita da Kryssa    02 Settembre, 2016
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Dio è IL TUTTO

Un romanzo di formazione. La protagonista all'inizio è completamente in balia degli uominima crescendo, innamorandosi e "svegliandosi" impara a volersi bene, impara che non deve per forza andare cosi. Attravero l'amore per una cantante molto particolare riuscirà ad amare, amarsi e ad allontanarsi dalla casa del marito, imparerà a badare a se stessa, a dire cosa pensa e a reggersi sulle proprie gambe. E' un bel romanzo, con un inizio a dir poco cruento e un finale che io sinceramente non mi sarei aspettata, un ritorno al punto di partenza, allo stesso posto ma completamente stravolto e ripulito.
Mi hanno colpita molto i legami umani, cosi forti per la prepotenza maschile ma allo stesso tempo cosi liquidi... quando una donna se ne va di casa, aspetta un po' e poi semplicemente se ne cercano un'altra. C'è quel minimo di territorialità ma come se fosse giusto lasciare andar via le donne una volta che sono riuscite a scappare. Una sorta di accettazione. E' anche bello come questi uomini cosi brutali crescono anche loro e imparano a vivere in modo diverso.
La sorella parte per l'Africa come missionaria. Beh è stato divertente vedere come in alcuni punti gli africani rispondevano alle "pretese" dei missionari. Verso la fine la sorella scrive a Celie: loro sono grandi pensatori, non è che non siano intelligenti, ma pensano in tempi di milioni di anni ed è per quello che sono nei guai da un anno all'altro. Oh un'altra cosa fantastica è l'interpretazione della storia di Abramo che secondo loro è semplicemnte il primo uomo BIANCO, mentre prima erano solo neri, una volta uscito questo che era bianco, lo hanno cacciato via dal loro mondo. Wow. E ai missionari che gli dicono di vestirsi loro rispondono che essendo neri, loro sono GIA' vestiti, è l'uomo bianco che è nudo!!
Un'altra interpetazione della figura di dio è quella della cantante per cui dio non è l'uomo bianco propugnato dalla bibbia ma è in ogni cosa, in ognuno di noi. Non è un uomo ma IL TUTTO, risiede in tutte le cose semplici della natura, in tutti i pregi e difetti delle persone, ama tutti perchè è lui che ha creato tutto. Ed è un'interpretazione affascinante ed idilliaca che mi piace molto!!

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Kryssa Opinione inserita da Kryssa    02 Settembre, 2016
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Una trapunta di storie

Come in tutti i libri della Chevalier c'è la crescita personale di una protagonista che si trova a doversi confrontare con un momento importante della Storia. In questo caso, Honor arriva in America e scopre che la schiavitù è un problema ben diverso da come si era immaginata dai discorsi fatti in Inghilterra. Infatti nella sua terra nativa non ci sono quegli schiavi, non c'è il dilemma della morale contro il profitto economico, il voler aiutare ma il non poter disobbedire alla legge. Honor, dalla ragazzina sperduta e delusa dall'amore e dalla nuova famiglia, cresce e diventa una donna che ha imparato a guardare avanti per trovare la sua strada.

(piccolo spoiler.)
Non so voi, ma a me ad un certo punto è capitato di desiderare un corso di cucito per fare quelle meravigliose trapunte di cui lei parla tanto, quelle difficili ma precise che una volta finite portano tante soddisfazioni. Da dire: mentre soffrivo o gioivo ho creato questa cosa bellissima, mi ricorderà questo periodo finché campo. Prendere pezzi di stoffa dai vestiti delle persone amate, dalla sorella morta, dal nero che non ha aiutato, dalla fuggitiva che invece ha salvato, dall'uomo che non ha cambiato... combinare tutto insieme e creare qualcosa di nuovo e di armonico. E' una cosa affascinante secondo me!
voto 9

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