Opinione scritta da Bice

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Bice Opinione inserita da Bice    17 Ottobre, 2016
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L'uomo più sfigato del pianeta

*Attenzione Spoiler*

Per una volta posso dire di apprezzare maggiormente il titolo italiano rispetto a quello originale "The ex"
L’ex, l’incubo di ogni donna. Avrei pensato alla classica storiella d’amore mai sopito, con finale alla vissero felici e contenti.
Grazie al cielo no. No.
Olivia Randall è una donna con gli attributi. Avvocato eccezionale, poco più che quarantenne, vestiti impeccabili e baby boy gnocco.
La sua vita scorre tra una stoccata giudiziaria e l’altra fino a che riceve una telefonata. E’ la figlia di Jack, il ragazzo che stava per sposare ai tempi dell’università, aka l’uomo più sfigato del pianeta.
Jack è il classico secchione della porta accanto che ama la sua migliore amica ma lei è troppo, ehm diciamo emancipata, per degnarlo anche solo di uno sguardo.
Poi un giorno, dopo anni di pomeriggi passati a canticchiare orribili canzoncine al campus universitario, lui si mette con una e allora Olivia non ci sta e se lo prende lei.
Ma si sa, la regola dell’amico non sbaglia mai.
Jack è destinato ad essere cervo a primavera forever.
Olivia lo tradisce con il fratello di Jack che poi la stessa sera muore in un incidente automobilistico.
Quindi il nostro Jack, che già era orfano di madre e di padre, rimane solo al mondo. Senza famiglia e senza fidanzata. A si perché di li a poche settimane i due si dovevano anche sposare.
Si deprime, come è ovvio, e finisce in una clinica psichiatrica.
Esce si sposa e mette su famiglia.
Un giorno la moglie viene brutalmente assassinata da un ragazzino squilibrato.
Dulcis in fundo, un bel giorno Jack viene accusato di aver ucciso tre persone in un parco.
Poi basta?
Devo fermarmi per non svelare tutto il resto ma poi vorrei riparlarne, magari nei commenti.
Io non posso dire che il libro in se non mi sia piaciuto, perché è scritto in maniera ineccepibile, davvero avvincente e l’ho spolpato in neanche due giorni, ma il fatto è che la iella di Jack toglie patos alla vicenda.
Olivia catalizza tutta l’attenzione come è giusto che sia ma non lascia spazio per altri perché gli altri al passo non ci sanno stare.
I personaggi di contorno sono a dir poco ridicoli.
La migliore amica lesbica multimilionaria acida e iperprotettiva fa acqua da tutte le parti.
La figlia è odiosa e inquietante al tempo stesso.
Il boy toy, baby boy, toy boy o come lo si voglia chiamare non c’entra assolutamente niente di niente e non attribuisce spessore ad Olivia, anzi stona alla grandissima.
Ma la cosa frustrante è che già a pag. 10 avevo capito chi era l’assassino.
Eppure io lo consiglierei, è una bella lettura, vale la pena e probabilmente leggero altro made in Alafair Burke
Però a me Jack fa pena.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Bice Opinione inserita da Bice    17 Ottobre, 2016
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Tenente Eve osso duro Dallas

Bellissimo thriller firmato Nora Roberts, qui in attivo come JD Robb.
Siamo nel 2058 ma a parte le macchine volanti, i robot e la messa al bando di tutte le armi da fuoco, non ci sono differenze con i giorni nostri.
L’essere umano è ancora capace di uccidere ed il tenete Eve Dallas indaga sui crimini con dedizione ed arguzia.
Questa prima opera è bella ed avvincente e riconferma la bravura della Roberts. La storia è credibile e appassionante, sebbene il tema di fondo, l’assassinio di alcune prostitute per mano di un serial killer, sia già trito e ritrito.
Non manca la love story di contorto con il magnetico riccone Roarke che, per quanto accattivante e ben congeniata, non fa dimenticare che stiamo leggendo un thriller e non un Harmony.
C’è passione ma non si sfocia mai nel volgare. Per quello ormai c’è l’imbarazzo della scelta e si può trovare altrove.
Consigliatissimo, così come gli altri quattro volumi.

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Nora Roberts
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Bice Opinione inserita da Bice    01 Agosto, 2016
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Non vi dimenticherete più di Piombino

Anna e Francesca hanno 14 anni, sono intelligenti, vitali e con un futuro tutto da immaginare e progettare.
Ma quando vivi nei casermoni popolari di Piombino, corrosi dal sole cocente e dal degrado, in una realtà povera e ignorante, il futuro ha poco da offrirti.
La fabbrica dell’acciaio da lavoro e da vivere alle famiglie, gli uomini si consumano tra i vapori e le donne sfioriscono a casa, crescendo i figli e perdendo ogni beltà.
Le famiglie delle protagoniste, tra ignoranza e omertà, non sono diverse.
Li separa una rampa di scale, ma non si sono mai parlati. Troppo presi a consumarsi tra debiti, litigi e malattie. Solo loro due, Francesca e Anna, non possono vivere l’una senza l’altra.
Sono belle anzi, bellissime. Le più belle di tutti. Suscitano l’invidia nelle ragazze e desiderio nei ragazzi, ma a loro quasi non importa perché sono ancora troppo piccole per pensare a queste cose. Vogliono solo andare al mare, ballare nel bagno provandosi i trucchi e i vestiti “da grandi” e immaginarsi un domani a fare qualche lavoro importante, per non finire come le loro mamme, a lustrare il pavimento ogni santo giorno, e a preparare la cena per i loro uomini consumati.
Ma la realtà irrompe prepotente e tutto viene messo in discussione, anche l’amicizia.
Acciaio è uno spaccato della società odierna.
A farla da padrone è l’ignoranza con tutto ciò che ne consegue. La chiusura mentale, l’indifferenza, la falsità e cattiveria.
Un libro vero, potente, che ci spiega che possiamo essere a Piombino come a Milano o Siracusa, ma dove regna l’ignoranza non può esserci un futuro. L’ottusità farà marcire ogni ambizione e imputridirà desideri e aspettative.
Lode a questa bravissima autrice italiana che è riuscita a regalarci un’opera sincera, appassionante e quanto mai attuale.

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Bice Opinione inserita da Bice    11 Mag, 2016
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E' il turno di Walter Avery

Questo libro mi era stato descritto come il più debole della serie, e ora che l’ho letto, posso dire che rispetto agli altri probabilmente lo è.
La scrittura è impeccabile come sempre, lo stile di Kathleen McGregor è unico, quando descrive i paesaggi lo fa con una passione e una densità di particolari che lascia a bocca aperta.
Leggendo si ha davvero la sensazione di sentire i profumi, percepire i sapori e ammirare i colori sgargianti di mari tropicali e cieli azzurri e limpidi.
Ogni volta è una magia, davvero ineccepibile sotto tutti i punti di vista.

La storia parte con la pia Glen che, braccata da dei bruti, trova rifugio presso il Duca di Averstone, una vecchia conoscenza della compagnia dei Caraibi.
Il Duca è infatti Walter Avery, ex pirata, amico e secondo in comando del leggendario Dorian O’Rourke, che abbiamo avuto modo di apprezzare in “Corinna la regina dei mari”.
Il Duca, ormai quarantunenne, scapolo convinto, si innamora di Glen all’istante, sebbene ci venga più volte ribadito che il fisico acerbo e il viso anonimo della ventenne non abbiano mai attirato alcuno sguardo compiacente.
I canoni di bellezza di allora volevano una donna piuttosto bassa, con fianchi morbidi e seno prominente mentre Glenn viene descritta come una ragazza insolitamente alta, con lunghe gambe magre e seno piccolo. Cioè che oggi verrebbe visto come un pregio allora era sinonimo di immaturità, un corpo snello era più attribuibile ad un adolescente non ancora sviluppata che ad una giovane donna.
Nonostante le premesse il Duca ne rimane affascinato e sa che per proteggerla dovrà vivere strenuamente al suo fianco ma in questo modo la reputazione della giovane verrebbe compromessa, essendo lei una donna nubile e quindi impossibilitata ad interagire con un uomo che non sia il marito.
Il Duca da vero nobiluomo si propone di sposarla, e così fa, tra i singhiozzi di lei che accetta strappandogli però una la promessa: quella di non consumare il matrimonio.

Ed ecco il clichè che non passa mai di moda.

L’innocente e spaventata fanciulla che viene presa in moglie dal farabutto bello e dannato. Lei lo rifiuta categoricamente, e lui accetta di non consumare il matrimonio per farla capitolare a tempo debito.
Come ben sappiamo a quei tempi era impossibile che una donna potesse vantare simili pretese.
Il solo compito di una moglie era compiacere il marito e generare figli, era impensabile che un marito di astenesse dal pretendere cioè che era suo di diritto.
Ma questo è un romanzo e a noi piace l’idea del bruto che rispetta la sua donna al punto di dirle “ti toccherò quando sarai tu a chiedermelo”.
Ci chiediamo dunque cosa abbia spinto Walter a rivoluzionare la sua vita per una giovane ragazza in rovina, scialba e pare poco avvenente.
Sicuramente sarà per il carattere!
E qui credo si celi il punto debole del libro, e mio malgrado devo accodarmi a chi mi aveva riferito che la pecca sta proprio nella protagonista.
Glen scopre in una sera che la sua vita non è quella che credeva essere, neppure il suo nome lo è . Ritrova per caso delle lettere che svelano la vera identità dei suoi genitori e la mettono in pericolo di vita.
Corre in piena notte, scalza e in vestaglia, da Avery che è bello, scapolo, scaltro, forte, ricco e con amici pericolosi tanto quanto lui.
Si innamora, la salva, la sposa, le promette di rispettarla e nel contempo aiutarla a trovare il tesoro del padre, rischiando più e più volte la pelle.
E lei in tutto questo lo rifiuta, tanto è spaventata da lui , dalle brutalità del suo passato. Si tormenta perché lei voleva un amore da fiaba con un principe azzurro dolce e sensibile e invece si ritrova sposata a un Duca, ex pirata, bello e virile che ammette di non aver mai avuto interesse per nessuna donna prima di lei.

Per quanto mi riguarda Glen non convince, non ingrana mai, c’è stato un attimo bellissimo in cui si riappropria di ciò che era appartenuto al padre e si commuove dicendo “sono a casa”, facendo incredibilmente commuovere anche me. Ebbene si, mi è scesa ingenuamente una lacrima e non so da quanto tempo non mi capitava.
Eppure resta sempre piatta, non ho mai visto uno slancio vero da parte sua.
Il suo carattere stona troppo con quello di Walter.
Lui è il vero motore della storia, il suo fascino è rimasto immutato nonostante il distacco temporale dal libro precedente, lo troviamo anzi più maturo, coinvolgente, appassionato. Il suo amore traspare da ogni parola, quel suo modo di vezzeggiarla chiamandola “tesoro” è inebriante e struggerebbe anche le meno romantiche del pianeta.
A far sfondo incrociamo altri personaggi che aprono la scena ai fatti del libro seguente, L’Irlandese. Le loro vicende sono altrettanto coinvolgenti, tanto che non vedo l’ora di rituffarmi nel mare dei Caraibi in una nuova avventura.
Sicuramente un bel libro, come tutti quelli della mia amata Kathleen McGregor, non il mio preferito ma chi ha letto la mia recensione di “La sposa spagnola” sa che per me non può esserci paragone con il capitano John McFee e l’incredibile Soledad.

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Corinna. La Regina dei mari
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Bice Opinione inserita da Bice    11 Mag, 2016
Top 1000 Opinionisti  -  

Aquilato e la principessa sputacchiona

il testo contiene spoiler

Avevo poche aspettative su questo libro, malgrado la Castellano sia una delle mie autrici preferite e il personaggio di Aquilato, comparso già nel precedente libro “destino d’amore “
mi abbia fatto una prima impressione estremamente positiva.
Opinione più che confermata anche in questo seguito, che però non è riuscita a farmi apprezzare il romanzo.
La struttura dei romanzi della Castellano è sempre la stessa.
I protagonisti bruciano di passione repressa, tentano di resisterle ma si abbandonano a qualche palpata, fino all'ovvio finale.
La medesima situazione si ripresenta in ogni romanzo e a me piace, moltissimo. Perché l’autrice nostrana scrive magistralmente e nonostante il lettore sappia già come andrà
a concludersi la vicenda, non ho mai motivo di annoiarmi.
Eppure, in questa nuova opera sono stata parecchio disturbata dal personaggio femminile protagonista, Ishold.
Una principessa chatta che di principesco ha decisamente solo il titolo.
Forse perché dalla descrizione mi ero fatta delle aspettative enormi su di lei, sperando in una donna forte, indomita e caparbia.
Invece è rozza, capricciosa, brutta, indisponente. Non sono riuscita a trovarle un pregio ne una particolarità che possa giustificare un innamoramento da parte di Aquilato.
Ho trovato anche abbastanza schifoso il fatto che Isolde sputacchi continuamente alla pari di un lama.
Inizialmente ho sperato che fosse usanza dei chatti, ma dal momento che il fratello non lo fa e appare decisamente più regale ed educato di lei, ho inteso che la rozzeria fosse tutta da imputare alla sua persona.
Quindi troviamo Aquilato bello come un Dio, paragonato ad Apollo per la chioma dorata, gli occhi di ghiaccio ed il fisico scultoreo.
Cortese, impavido e appassionato è quanto di più si possa pretendere da un protagonista maschile di un romanzo d’amore.
Scopriamo che il batavo ama le avventure di una notte con donne voluttuose e provocanti, che fanno a gara per aggiudicarselo.
Ed ecco che arriva la nostra sputacchiona chatta.
L’antitesi della donna che attrae Aquilato, riesce a farlo capitolare con il suo temperamento e la sua determinazione.
Ed anche qui devo dire che sono rimasta interdetta.
Ishold è innanzitutto stupida.
Dopo la morte del padre scappa nella foresta, senza considerare l’ovvio epilogo, e cioè di finire stuprata da qualunque individuo di sesso maschile le si pari davanti.
Nonostante Aquilato la salvi, lei continua a rinfacciargli di averlo fatto, avrebbe preferito restare sola e libera nella foresta. E violata da chiunque no?
Decisamente stupida.
Eppure lui rimane impressionato dal suo coraggio (?!)
Non si accorge nemmeno che è una donna quando la incontra per la prima volta ma pochi giorni dopo vorrebbe già portarsela a letto, nonostante ribadisca più volte di preferirle le formose matrone romane.
Dopo le varie peripezie di rito i due si ritrovano felici ed innamorati ma il romanzo si tronca qui, con l’abbraccio finale e nulla più.
Non sappiamo cosa ne è della loro storia, se infine si sposeranno o ci saranno degli impedimenti.
Non voglio dare meno di tre stelle a questo romanzo ne sconsigliarne la lettura perché è scritto molto bene, scorrevole e appassionante.
Mi rendo conto di avere dei problemi con le protagoniste femminili dei romanzi ma davvero, questa non l’ho digerita.
Peccato.

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Roma 40 D.C. Destino d'amore
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Bice Opinione inserita da Bice    10 Mag, 2016
Top 1000 Opinionisti  -  

OCCHI D'ORO

Eccomi qui a recensire un libro incredibile, che mi è davvero entrato nel cuore.
Ho adorato in maniera esponenziale la protagonista, e per me è un fatto assai insolito perché nonostante ami perdutamente i romanzi storici, faccio una gran fatica a immedesimarmi in protagoniste dal carattere mite e remissivo, che purtroppo era tipico di allora.
Un grande merito va anche alla copertina che trovo fedelissima alla descrizione fisica che viene fatta di Soledad nel libro, fatto altrettanto insolito e che personalmente trovo fondamentale! Io amo le copertine e amo quelle d’impatto e fedeli alla storia.
Trovo che Soledad sia di una bellezza disarmante, credo che il suo sguardo ti catturi davvero l’anima. E leggendo il libro possiamo renderci contro di che peso abbia lo sguardo, ed in particolare il colore degli occhi di Soledad, di quanto abbia cambiato la sua vita e continui a farlo nel corso del tempo.

Cresciuta in convento, sotto la rigida educazione delle monache, non conosce amore ne apprezzamento alcuno; al contrario viene derisa e calunniata a causa del suo corpo provocante e della particolare sfumatura di colore dei suoi occhi, definiti gialli come quelli del demonio.
Troviamo una donna ingiustamente colpevolizzata, schernita e umiliata al punto che ella impara a reprimere la rabbia per non ricevere punizioni corporali ancora più dure di quelle che le vengono impartite dalle monache.
Non è facile capire Soledad, nella lettura mi sono trovata spesso a non comprendere la sua rigidità e dovevo sforzarmi di pensare come lei, come se io stessa mi fossi trovata nella medesima situazione e mi sono resa conto dell’incredibile lavoro dell’autrice, di quanto si sia soffermata su ogni più piccola sfumatura per farci comprendere, passo dopo passo, i suoi tormenti, la voglia di rivalsa che premeva sotto la pelle ma che non riusciva e forse non poteva emergere, per via dei lunghi anni di privazioni a cui è stata sottoposta.
Questa non è la favola della povera orfanella che viene allevata amorevolmente dalle suore pie e misericordiose, è la storia di una donna nata e cresciuta nella consapevolezza di essere profondamente diversa e sbagliata, impotente di fronte alle accuse bigotte e retrograde che le vengono rivolte, ma che riesce comunque a non perdere la speranza di riuscire un giorno ad essere finalmente libera.
Il protagonista, John McFee è un personaggio altrettanto affascinante e complesso.Un capitano, un pirata, un indiano dagli occhi di ghiaccio.
La prima volta che incontra lo sguardo di Soledad capisce che per lei perderà la testa ma non credete che sia così semplice, come non c’è la principessa non c’è neanche il principe azzurro e John non brilla certo per galanteria. E’ un uomo freddo, spietato, apparentemente senza sentimenti.
Salva Soledad da uno stupro ma non si fa nessuna remora a tramutarla nella sua concubina personale, sebbene le offra protezione e abbia per lei parole gentili,il fine non cambia.
Salvezza non è strappare una persona da una gabbia per metterla in un’altra. E potete capire cosa comporti tutto questo per una donna cresciuta sotto una ferrea educazione religiosa, con la consapevolezza che sono solo le sgualdrine a poter provare piacere.
Soledad si trova a combattere con i sentimenti contrastanti che prova per John, e quando dico combattere non intendo certo a modo di “si vorrei ma non posso.. lasciami un po’ di tempo, ho bisogno di riflettere” NO. Soledad lotta davvero con i suoi tornenti che non l’abbandonano mai.
Non vorrei avervi dato l’impressione che il libro sia una lettura difficile perché non è assolutamente così. E’ un romanzo avvincente e narra di una grande storia d’amore, tormentata ma estremamente affascinante. Vale la pena di essere letto, credetemi.
Non si può che lodare un autrice come la McGregor, è davvero incredibilmente brava a descrivere tutto con un trasporto e una minuzia di particolari tale, che ti sembra davvero di stare sul ponte di una nave, sentire il vento tra i capelli e l’energia delle battaglie, dei sentimenti, la passione che lei stessa prova nella stesura e vuol trasmettere al lettore.
E’ troppo banale definirla lettura, è una vera e propria avventura da gustare pagina dopo pagina.

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Corinna la regina dei mari
Cuore Pirata
L'Irlandese
La sposa spagnola è il 4 romanzo della saga "mar dei Caraibi", ed è uno spin off.
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Gialli, Thriller, Horror
 
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Bice Opinione inserita da Bice    10 Mag, 2016
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Killer Keller

L’hanno definito magistrale, superbo, incredibile.
E così è.
880 pagine lette tutto d’un fiato perché era impossibile fare altrimenti. Terminare l’ultima pagina e rassegnarsi al fatto che è finita, che dopo “Il potere del cane” e questo strepitoso seguito, Killer Keller e Adan Barrera ci salutano.
Messaggi forti, azione, brutalità , realtà e coraggio si mescolano per regalarci un romanzo impeccabile.
Quello che sconvolge è che, se i personaggi principali sono una finzione, le storie narrate non lo sono.
Grazie Don Winslow, questo è scrivere.

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Il Potere del cane
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