Opinione scritta da annamariafabbian
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Maestosamente plateale
Un intreccio di storie, un groviglio di personaggi, una continua intersezione di spazio e tempo degno di Honoré de Balzac.
L'autore, come un abile architetto, tesse le fila dei personaggi e sconvolge le loro vite inserendo dati e fatti che cambiano, che si somigliano, che rendono i protagonisti di questa storia tutti diversi tra loro e tutti uguali tra loro.
4 3 2 1 è infinitamente grande, trasporta in un mondo parallelo dal quale si è risucchiati dalla prima all'ultima parola. Un disegno, un disegno ad acquerello nel quale ci si perde tra le mille tonalità dello stesso colore, nel quale la gamma del rosso muta ad ogni pagina che si volta.
Da leggere tutto d'un fiato, oppure a capitoli alterni, oppure prendendo appunti di quel che succede per ricollegare poi, come se fossero costellazioni, tutte le vicende della stessa storia.
Un libro nel libro a volte, un metalibro che riesce a parlare di stesso e a spiegarsi mano a mano che si prosegue nella lettura.
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Estremamente piacevole
«Ma vedi un poco la Madonna.»
Una delle frasi più esilaranti che abbia mai letto. La trama del Romanzo è molto semplice: la fortuna e la sfortuna dell'avvocato Malinconico.
Il suo punto di forza è senza ombra di dubbio la piacevolezza. Si tratta di una lettura frizzante e veloce, allegra, che riesce a far ridere a voce alta.
Nulla di impegnativo che necessiti di una grande capacità di analisi.
Una bella commedia che vale la pena di leggere.
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Apnea emozionale
Una storia d'amore che ha perso già in partenza. Non c'è il lieto fine E, in fondo, tutto è così terribilmente chiaro che l'amaro in bocca pervade ogni capitolo.
Devastante.
Una scrittura così distaccata e scientifica che sottende il finale fin dalle prime pagine del romanzo.
Mi ha fatto stare male in una maniera inerme: non c'è stato spazio per la speranza né tanto meno per la possibilità di una svolta positiva per i protagonisti. Kath, Ruth, Tommy: hanno già perso. Nella loro fragilità e nella loro innocenza, non trionferanno mai.
Ti fa trattenere il fiato fino all'ultima pagina, ed è solo allora che puoi permetterti di crollare e pensare che sia tutto così ignobile.
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Il bene e il male
Il libro fa male.
Fa male davvero.
E non solo grazie al guizzo tagliente di Irvine Welsh, alla sua scrittura lobotomizzante. Si tratta di un dossier sulla pedofilia organizzata che attraversa due continenti. Si tratta di bambini trapassati da perversioni sessuali meschinamente nascoste da convegni sulle vendite immobiliari.
Si parte dal mezzo, dalla piccola Britney scomparsa mentre andava a scuola a piedi, con suo zainetto sulle spalle e le cappottino legato fin sul mento, per proteggersi dal freddo di Edimburgo. E sì finisce con l'infanzia di Ray Lennox.
La figura del protagonista è emblematica. Si tratta forse di un eroe, di un uomo, di un bambino, di una vittima o di un carnefice? Percorre passo su passo la storia delle vittime eroe dei lor carnefici, fino a pensare come loro, a parlare come loro, a comportarsi come loro.
Lennox è forse un vincitore? O un perdente?
È il buono o il cattivo?
Certe volte sembra quasi di vederlo, Ray. Con le sue paure e i mostri che sbatte in carcere tutto il giorno. Tutta la vita. Un trentenne che forse ha sette anni. Forse novanta. Forse ha un'eternità dentro di sé. Un'eternità da combattere e da cui scappare.
Una vita.
Un intera vita.
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Si sta come / d’autunno / sugli alberi / le foglie
Lo scorso Natale, per mano di un caro amico, ho ricevuto il volume. Copertina morbida, spessore non troppo spaventoso. E sì, lo ammetto - ahimè - non avevo mai letto "Il processo" di Kafka.
Onirico, lo definirei. Siamo immersi nel surreale grottesco di una realtà inesistente. Eppure tutto è reale: gli odori così descritti ci sembrano attraversarci il naso, le sensazioni sono così reali che siano lì mentre il protagonista tocca la pelle morbida e calda di Leni. Siamo lì ad aspettare e temere in questa Marienbad fatta di solai polverosi. L'afa ci fa sudare le tempie mentre siamo seduti sul letto del pittore.
Il mondo del pensiero e dei vortici mentali supera di gran lunga i fatto che realmente accadono.
È davvero successo quello che fin dall'inizio sembra sia stato raccontato? Oppure nulla è possibile? Siamo intrappolati nella rete immortale dell'isolamento? Quale sfida si combatte tra l'irrazionale e il razionale?
Da leggere. Lo stile può a volte risultare difficoltoso, ma non può mancare Kafka nella nostra libreria.
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Un libro per tutti. Un libro per nessuno.
"It". Il libro più conosciuto del mondo, paragonabile al "Principe" di Machiavelli per fama. Ma, come diceva Gramsci, ci sono tre tipi di lettori del "Principe": chi l'ha letto, chi non l'ha letto, chi non l'ha letto e finge di averlo letto.
Di It, io devo dire la stessa cosa. C'è chi non l'ha letto, c'è chi l'ha letto - pochi eletti, temo - e c'è chi ha guardato la riproduzione cinematografica di Tommy Lee Wallace con Tim Curry e crede di sapere tutto.
Un crescendo di tensione, la paura mista ad una sofferenza che si trascina tra i cadaveri dei bambini.
La trama è rinomata: un clown che rapisce e uccide bambini, che sanguina dagi album e sgorga dai lavandini. Ma nel romanzo di Stephen King c'è molto di più. Prima di tutto, una lotta eterna tra l'innocenza infantile e l'odio reale mondiale. Pochi conoscono inoltre la scena molto forte che ritrae Beverly Marsh in un'orgia con i suoi amici fraterni, riscatto per la loro liberazione, quasi che l'atto sessuale potesse liberare loro stessi da quell'incubo. E infine, la maledizione della memoria che non può essere recuperata, della perdita, della mancanza.
Di superba bellezza è al scena inziale, in cui un giovane uomo si uccide nella vasca e da bagno e come ultima macchia sulla terra, scrive IT col suo stesso sangue. Il film non rende la tensione che le la penna abile di King sa fare.
Periodo scorrevoli, nessuna fatica nella lettura: King non è un fautore degli incastri stilistici e sintattici, ma di lui si può dire che è il più bravo tra gli sceneggaitori. La lunghezza può intimorire il lettore, ma io consiglio questo: IT non deve trascinare verso al fine, ma deve convivere con voi per tutto il tempo di cui necessitate. Vi deve accompagnare, vi dovete affezionare ai personaggi, amarli, conoscerli. Dovete rimanere in loro compagnia fino a quando non faranno parte delle vostre giornate. E quando loro sarenno parte integrante dei vostri respiri, sì: proprio in quel momento Stephen King li strapperà via da voi nel mondo più violento possibile.
Da leggere.
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