Opinione scritta da Aureliano Di Tommaso
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La fiamma misteriosa dei ricordi
“La misteriosa fiamma della regina Loana” è il racconto ricco di immagini di un viaggio tra i meandri della memoria umana. Il protagonista è Yambo ( alter ego di Eco? ), gestore di uno studio bibliografico sulla soglia dei sessant’anni, che si risveglia dopo un incidente sul letto di un ospedale, avvolto dalla nebbia, privo di quella che i neurologi chiamano memoria “autobiografica” (non ricorda nulla di sé, della sua infanzia, della maturità e quindi della moglie e dei figli ). Risulta intatta la sua memoria “semantica”, ovvero i suoi ricordi relativi a poesie che ha imparato a memoria, a fatti storici o a nozioni scolastiche. Il protagonista cerca di ricostruire la sua memoria, tassello dopo tassello, visitando la casa di campagna a Solara, tra Langhe e Monferrato, in cui ha trascorso parte della sua infanzia. Immerso tra i fumetti, i giornalini e i romanzi giovanili che lo hanno accompagnato durante gli anni della giovinezza, Yambo cerca la chiave per schiudere i suoi ricordi rileggendo febbrilmente tutto ciò che gli capita sotto mano e ascoltando la musica che potrebbe aver sentito durante i suoi anni a Solara, venendo a rispolverare alcune vicende dell’Italia in cui è cresciuto. Dell’Italia fascista l’autore fornisce un importante ritratto, quasi senza che il lettore se ne renda conto: Eco istruisce noi lettori sull’epoca buia del Bel Paese, fornendo, anche con l’aiuto di immagini, un affresco efficace della cultura, delle usanze e delle sfaccettature di un passato per gli Italiani doloroso e a cui è difficile guardare. Il racconto delle avventure dell’infanzia di Yambo, tra partigiani e fascisti, sembra richiamare alla memoria dei lettori il romanzo di Italo Calvino “Il sentiero dei nidi di ragno”, pubblicato nel 1947, che racconta la guerra e la lotta partigiana attraverso gli innocenti occhi di un bambino.
Volendo scoprire quale sia il posto che le donne della sua vita occupano nel suo cuore, anelando al ricordo del volto angelico della giovane di cui si innamorò da ragazzo, come se questa possa essere l’unica via di salvezza, Yambo sembra strettamente dipendere da quello che si potrebbe cautamente chiamare “eterno femminino” di faustiana memoria e sembra che l’elemento femminile abbia avuto nell’infanzia e abbia nella maturità del protagonista un’ importanza notevole. Il finale chiude nel più efficace dei modi un romanzo geniale e rappresenta la scelta più felice e inaspettata che l'autore avesse potuto prendere. Certamente non il romanzo migliore di Eco, “La misteriosa fiamma della regina Loana”, con una scrittura abbastanza scorrevole e fluida, è, nondimeno, un romanzo da leggere e da ricordare: chiunque verrà rapito sin dall'inizio dalla vicenda raccontata e vorrà arrivare a svelare il mistero di Yambo e della sua storia.
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Magnifico incantesimo, un sortilegio tutto umano
"Cent'anni di solitudine" è la storia della famiglia Buendia, dai tempi della fondazione della mitica Macondo alla sua evoluzione. Da Melquiades con le sue profetiche pergamene fino al piccolo Aureliano che va a scoprire il ghiaccio, passando per Pilar Ternera, meretrice piena d'amore logoro, Marquez ci dipinge splendidi personaggi che illuminano precariamente come stelle il cielo di una solitudine atavica e quasi divina. Un secolo di vita della stirpe dei Buendia viene raccontato tramite singoli avvenimenti che, sebbene svoltisi in un lungo periodo di tempo sembrano coesistere in un solo attimo, in una Macondo in cui il tempo sembra girare in tondo senza portare alcuna novità o miglioria.
L'intera storia è intessuta di eventi magici e portentosi legati ad un destino infallibile in un'atmosfera che sembra satura di un greve sentimento di solitudine che accompagna i personaggi dall'inizio alla fine, in un crescendo che culmina nella follia o in amori velenosi. Anche i morti tornano sulla terra, divorati dal peso della solitudine, per trarre compagnia dai loro stessi boia. Il lettore viene condotto in un universo a sè, in un'opera tutta umana e raffigurante come un dipinto la condizione dell'essere su una terra aspra che sembra respingere ogni vita. Se il lettore resta amareggiato dalla lettura di un romanzo colmo di malinconia, resta anche completamente irretito e affascinato dalle stupende immagini di un universo magico: dalla bufera di minuscoli fiori gialli che si depositano come neve fresca a farfalle color del sole che circondano i personaggi in un'aura di mistero e magnifico incantesimo, in un sortilegio tutto umano. Straordinaria la capacità di Marquez di fare della linea temporale un filo di lana da arrotolare e srotolare sulle dita, da tagliare e da ricomporre a proprio piacimento. Tramite una lettura ricca di splendide e musicali espressioni possiamo immergerci nella cisterna del "realismo magico" rimanendo folgorati da uno stile portentoso e lirico. Dopo aver letto "Cent'anni di solitudine" è inevitabile sentirsi cittadini della magica Macondo sperduta nella palude e paradigma dell'esistenza umana e percepire un legame, nel profondo, con la stirpe dei Buendia.
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