Opinione scritta da Paolo70

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Paolo70 Opinione inserita da Paolo70    22 Marzo, 2017
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La potenza è nulla senza controllo...

Che fatica...
Alla fine, ne vale forse anche la pena. Ma arrivare alla fine di quest'opera non è sforzo di poco conto.
Il romanzo poggia su un'idea forte, tesa a dipingere un quadro a tinte fosche di certe famiglie, di certi ambienti, di certa classe politica e dirigente. I personaggi si "schiudono" durante il romanzo in maniera via via sempre meno enigmatica e hanno, indubitabilmente anche il loro fascino. penso soprattutto a Michele che poco a poco diventa il punto di riferimento della vicenda.
In diversi punti poi l'autore è anche abile, mostra doti non indifferenti di stile di scrittura, originalità e sintesi.
Ma è la costruzione di questa storia che, a mio parere, nel tentativo di essere volutamente originale nella scansione degli eventi e nella esposizione, getta troppo spesso il lettore nello sconforto.
A volte non si capisce di chi stia parlando, in quale momento siano ambientate le situazioni che vengono descritte. C'è tutta una fatica che il lettore deve sostenere nella comprensione, un atto di fede verso l'autore che deve essere fatto in ragione (credo) dell'originalità del racconto.
Non mi capita spesso, ma ho avuto in diversi momenti la tentazione di mollare...
Peccato.
Comunque un Premio Strega che mi ha lasciato perplesso, molto perplesso...

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Paolo70 Opinione inserita da Paolo70    22 Marzo, 2017
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Necessario leggerlo (se hai 40 anni)

Impossibile non innamorarsi di questo libro, di questo personaggio (Erri Gargiulo) e di questo panorama familiare che l'autore mette al centro di un romanzo che è, nella sua ricchezza, anche difficile da raccontare in poche righe.
Una scrittura leggera ma penetrante, mai banale e con tanta, tanta anima...
Pur essendo un romanzo, è una specie di "Nel bel mezzo del cammin di nostra vita" ai giorni nostri, con tutte le difficoltà, le insicurezze dei nostri tempi. Una bella analisi introspettiva su quanto futuro possiamo ritagliarci portandoci dietro i condizionamenti di carattere e di formazione che la vita ci ha lasciato.
Ogni quarantenne non può non leggere questo romanzo. Ogni quarantenne non può leggere questo romanzo e non ritrovarsi in qualche modo, in qualche misura, nelle vicende e nelle riflessioni di Erri Gargiulo. Nei timori e nelle speranze. Nelle certezze e nelle ambiguità del nostro passato e del nostro futuro.
Davvero, un piccolo gioiello.
Complimenti all'autore.
E... grazie!

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Paolo70 Opinione inserita da Paolo70    23 Febbraio, 2016
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Alla ricerca dell'imprevedibile

Mi avvicino a questo McEwan con il carico e l'aspettativa di recensioni e opinioni che partono dall'entusiasmo sfrenato in su. Il rischio è grande. La delusione può essere dietro l'angolo.
Invece, niente. Il romanzo funziona. Funziona alla grande. In pratica lo ho divorato in un fine settimana. Scivolando da una pagina all'altra con la leggerezza che si deve ad una scrittura tanto affascinante quanto cristallina e a una storia semplice che semplicemente racconta l'imprevedibilità del nostro cuore e delle nostre anime.
La storia del giudice Fiona Maye e del giovane Adam Henry non è una cosa che si dimentica facilmente. Il loro incontro è una parentesi che si apre in due mondi, in due storie tanto diverse quanto accomunate da una medesima traiettoria di vita: pianificata, costretta entro margini che ci diamo nel timore di non sbandare, di non perdere il filo della matassa nel caos di questa marmellata di atomi impazziti che è l'esistenza.
McEwan racconta così la piccola guerra quotidiana che con la musica, la poesia, il cuore, il coraggio combattiamo ogni giorno per svincolarci dalle convenzioni e dalle convinzioni che ci vengono cucite addosso dalle nostre società, dai nostri "credo" religiosi, politici e famigliari.
E spesso è una battaglia persa che, comunque, vale la pena di combattere.

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Paolo70 Opinione inserita da Paolo70    08 Gennaio, 2016
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Sorrisi a targhe alterne

Sarebbe una cosa leggera, gradevole, disintossicante. Affari di famiglia di Muzzopappa fa anche sorridere, le pagine si succedono rapide seguendo le vicende stralunate della contessa Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna, nobile in decadenza nella Torino dei giorni nostri.
C'è un po' di sarcasmo, ironia e una discreta mano a scrivere la storia per nulla credibile dell'auto-rapimento che la contessa si trova ad architettare per puntellare le sorti economiche della sua famiglia in disgrazia. In qualche modo, la storia ci racconta anche dei colpi che le miserie massmediologiche dei giorni nostri assestano non solo alle incrostazioni e alle ipocrisie dei vecchi equilibri sociali ma, spesso, anche alle buone maniere e al pudore dell’ancien regime.
Peccato che l'autore si sia lasciato andare la mano, calcando troppo certe situazioni, varcando con frequenza la soglia della verisimiglianza, ricorrendo a reiterati meccanismi umoristici che, tracimando in “tormentoni”, lasciano un po’ il tempo che trovano. Basti pensare al frequente ricorso al ricordo della Contessa delle battute triviali del defunto marito.
Con ottimismo, direi che il bicchiere è comunque mezzo pieno.

PS - Con stupore scopro da Internet che un'omonima della protagonista del romanzo è realmente esistita nel XIX secolo. Anche qui. peccato, mi sembrava un divertente frutto della fantasia dell’autore…

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Paolo70 Opinione inserita da Paolo70    02 Gennaio, 2016
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Una storia meravigliosa nell'Italia del 1982

Un romanzo di formazione come non ne leggevo da un pezzo.
In realtà la definizione di genere a questo libro va un po' stretta. Ci sono troppi elementi in questo romanzo per una catalogazione semplice. Nello straordinario finale ci sono molte coloriture gialle e in parte "noir".
Ma quello che più conta è la costante tensione narrativa a cui Montanari tiene avvinghiato il lettore sin dalle prime pagine, lasciando presagire da subito che il racconto di questi pochi giorni di agosto del 1982 segnerà indelebilmente la vita dei personaggi narrati.
Una casa abbandonata, un naviglio milanese e quattro ragazzi dell'Italia dei primi anni ottanta: sono gli ingredienti per una vicenda che esplode in un capitolo conclusivo di grandi colpi di scena ed emozioni.
Montanari mi è piaciuto moltissimo (ammetto che sono alla mia “prima” per una sua opera). Alcuni passaggi sono davvero emozionanti e non possono che essere il frutto, oltre che di una capacità narrativa di alto livello, di una sensibilità speciale.

“In realtà ero un ragazzino malinconico, come tanti. Vagavo tra tristezze e abissi da cui oggi mi tengo bel lontano. La felicità che provavo, aveva sempre un che di provvisorio. Alludeva a qualcosa che sarebbe accaduto in futuro, quando fossi stato padrone di me e del mio mondo. Poi, quando il futuro è arrivato, ho scoperto che la felicità vera era quella che avevo vissuto allora. Avevo scambiato l’esecuzione per i preparativi: quella a cui avevo assistito a quindici anni non era la prova d’orchestra. Era già il concerto”

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Se vi piaccioni il miglior Ammaniti, i romanzi di formazione e le "sliding doors"...
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Paolo70 Opinione inserita da Paolo70    07 Dicembre, 2015
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Una famiglia incredibile per un romanzo credibile

Spinto dal suggerimento di un'amica e da un titolo accattivante, mi sono inoltrato nella lettura di questo romanzo davvero molto particolare.

Una famiglia americana nel racconto di una bambina che crescendo impara a convivere con un dono tanto speciale quanto doloroso: sentire, percepire i sentimenti di chi ha cucinato la pietanza che ingerisce... La bambina diventa ragazza e, progressivamente, il mistero di questo dono si infittisce nella scoperta che tutta la sua famiglia è dotata di poteri "sui generis". E, spesso, non è un bel vivere...

Anche la narrazione, come la trama, non è decisamente "tradizionale": poca punteggiatura che, anche nei dialoghi, è praticamente assente. La storia si sviluppa nel racconto psicologico della protagonista. All'inizio, si fa un pò fatica. Ma presto, diventa un punto di forza del racconto.

Se cercate un romanzo originale, se accettate di avere a che fare con il sovrannaturale, se non vi infastidiscono le opere che miscelano vari generi, se non vi lamentate quando un romanzo rimane aperto con i classici tre punti di sospensione, se vi piace cercare di trarre una propria conclusione ad una storia, questo libro fa per voi.

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