Opinione scritta da chiara95
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La realtà non è mai come sembra.
Mi considero un’amante dei gialli: mi piacciono soprattutto quelli in cui si percepisce suspense dall’inizio alla fine; in questo caso non sono rimasta delusa. Nonostante la storia non abbia niente di particolare (parla della scomparsa di una ragazzina di sedici anni, situazione vista e rivista) ne sono rimasta come ipnotizzata. Per arrivare a scoprire chi fosse l’assassino, ho letto il libro così velocemente che ad essere sincera non mi ricordo tutta la vicenda nel dettaglio.
Al contrario di ciò che ci si aspetta, il detective non è il tipico personaggio con un’intelligenza fuori dal comune. È un individuo privo di intuizioni sensazionali, subdolo e calcolatore, disposto ad alterare la realtà e a fare carte false pur di dare un nome alla paura dei cittadini. Approfitta del morboso attaccamento delle persone alle vicende di cronaca e utilizza i media a suo vantaggio.
Dietro alla stesura di un romanzo giallo ho colto il desiderio di denunciare i media, considerati uno strumento di manipolazione. Attraverso l’uso incorretto che ne viene fatto, molto spesso ci viene fatto credere il contrario di ciò che è la realtà dei fatti. Veniamo risucchiati da un vortice in cui realtà e finzione si mischiano fino ad arrivare a un punto in cui non si riesce più a distinguere ciò che è vero da ciò che non lo è.
Altamente consigliato.
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L'inverno sta arrivando
Premetto che ho letto tantissime saghe fantasy e, nonostante Harry Potter resti la mia preferita in assoluto, credo che “Il trono di spade” sia uno dei migliori fantasy in circolazione.
Non è il classico libro con lieto fine, aspetto romance, o con pochi personaggi ben descritti; se vi aspettate una cosa del genere vi consiglio di non iniziarlo nemmeno.
La trama è complessa e spesso l’autore si dilunga in descrizioni eccessivamente minuziose che rallentano il ritmo della narrazione; ci sono tantissimi personaggi (troppi, oserei dire) di notevole rilievo che non possono essere messi nel dimenticatoio perché importanti nel corso della vicenda. E’ un’opera corale: non c’è un unico protagonista che espone il suo punto di vista, ma possiamo trovare all’incirca 10 narratori (tutta la famiglia degli Stark, più qualche Lannister).
Io ho particolarmente apprezzato la saga poiché sono riuscita a stare al passo con la serie tv; questo mi ha permesso di memorizzare i nomi e di immedesimarmi nelle vicende.
E’ facile arrivare a detestare Cersei Lannister, fredda manipolatrice che però ama incondizionatamente i propri figli; così come è facile apprezzare la figura di Tyrion Lannister, che nonostante inizialmente sia presentato come un donnaiolo e avvezzo al vizio si rivelerà uno dei migliori personaggi della saga, dotato di un’intelligenza e di una astuzia fuori dal comune. Di particolare rilievo sono anche le figure di Jon Snow, dotato di un forte senso dell’onore e Daenerys Targaryen, la madre dei draghi, che da ragazzina innocente e sottomessa al volere del fratello si trasformerà in una donna forte e determinata a sedere sul Trono di Spade. Ma il mio preferito in assoluto rimane Eddard Stark, l’ago della bilancia, uomo giusto e imparziale che fino alla fine si batterà per ciò in cui crede.
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Il Signore degli Anelli
Le Cronache di Narnia
Un passaggio di testimone ben riuscito.
La sedicenne Alexandra Freeland, costretta in casa per colpa dell’ ennesima insufficienza di fisica, si imbatte in una versione antiquata di Hyperversum, un videogioco di culto famoso per la veridicità con cui vengono ricreate le ambientazioni medievali. Proprio come era successo ai suoi genitori e ai loro amici vent’anni prima, ben presto si ritrova catapultata nella Francia del XIII secolo. Il gioco, che fino a un momento prima era stato oggetto di ammirazione per la sua ricostruzione minuziosa dei particolari, si trasforma in un incubo e Alex si trova a dover combattere per la sua stessa vita.
Durante la fuga incontra Marc, il figlio diciottenne del Falco del Re, alle prese con l’ennesima punizione dovuta alla sua ultima bravata. I due, pur vivendo in epoche diverse, sono più simili di quanto ci si possa aspettare: entrambi hanno paura di non essere all’altezza delle aspettative dei rispettivi genitori e non si sentono compresi appieno.
Affronteranno insieme numerose avventure e finiranno con l’innamorarsi l’uno dell’altra; è quindi presente, anche se in misura ridotta, l’aspetto romance che però non va a surclassare il filone principale della storia.
I personaggi sono ben descritti, si arriva a conoscerne pregi e difetti, paure e punti di forza; risulta facile affezionarcisi e comprenderli appieno. Vedere Ian, Daniel nei panni dei genitori mi ha resa decisamente nostalgica: ho gradito il passaggio di testimone tra Daniel e Alex e tra Ian e Marc e il fatto che l’autrice li abbia reinseriti nella storia. Ho apprezzato anche il fatto che non si sia dimenticata di personaggi secondari quali Henri de Bar e Etiénne de Sancerre: i loro figli infatti (rispettivamente Laurent e Nicolas) hanno un ruolo rilevante nella vicenda.
Ancora una volta Cecilia Randall è riuscita a stupirmi e a farmi apprezzare il mondo medievale. Mi sono sentita parte del libro, perfettamente in linea con Alex e il suo stato d’animo, a tal punto che avrei voluto che la storia durasse molto di più.
E’ un libro di facile lettura e scorrevole; l’autrice è riuscita a non cadere nella pesantezza in quanto le descrizioni non sono né soporifere, né eccessivamente complesse. E’ stata inoltre in grado di mixare perfettamente la narrazione, le descrizioni e i dialoghi rendendo il tutto molto piacevole.
Hyperversum next è uno spin off davvero all’altezza dei suoi precedenti; senza ombra di dubbio merita di essere letto.
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Hyperversum- Il falco e il leone
Hyperversum- Il cavaliere del tempo
Nè carne nè pesce
Contiene spoiler
Londra, 1940. Per combattere il nazismo tedesco, Churchill crea la SOE, una società di servizi segreti inglesi incaricata di azioni di sabotaggio e intelligence tra le linee nemiche. Questa è composta da persone tra le più insospettabili provenienti da tutta Europa che si preparano ad affrontare il nemico comune.
Seppure a me non abbia fatto impazzire, l’argomento può suscitare un particolare interesse negli appassionati di romanzi storici; il romanzo di Joel Dicker è infatti uno dei primi libri che trattano della relazione tra Resistenza e Inghilterra e dello spionaggio inglese.
I dieci protagonisti sono tutti alle prime armi e decidono di arruolarsi per fare la differenza e combattere da veri Uomini.
Il romanzo pecca di qualche lentezza nella prima parte: si dilunga eccessivamente nel racconto dei metodi di addestramento degli agenti e poi va a concentrarsi sui racconti dei dieci ragazzi. Si viene a conoscenza di ciò che li ha spinti ad arruolarsi e delle loro paure (c’è chi teme di non essere amato, chi teme di rimanere solo e chi ancora di non fare la differenza). I racconti non sono particolarmente interessanti e non si riesce a creare sintonia con i protagonisti.
Ruolo rilevante ha il rapporto tra il francese Paul Emile e il padre: l’amore per quest’ultimo spinge il figlio a sacrificare gli amici e la donna amata e infine a sacrificare se stesso.
Personalmente, dopo aver letto “La verità sul caso Harry Quebert” avevo delle aspettative altissime che però non sono state soddisfatte. Non è né carne né pesce: parte con l’idea di essere un romanzo storico, ma poi a mio parere si discosta dall’obiettivo; d’altro canto non è nemmeno un romanzo di formazione poiché, anche se i personaggi crescono e cambiano nel corso della narrazione, alla fine non mi hanno lasciato niente e sono rimasti come degli estranei.
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1Q84, Il mondo simbolico di Murakami.
Bello!
Non c’è altro da aggiungere. Murakami è geniale e ha un’immaginazione fuori dal comune; riesce ad usare le parole in un modo incredibile e attraverso il solo uso di queste ti trascina in un mondo completamente nuovo, l’anno 1q84. Tutto ciò che viene descritto è carico di un significato simbolico: la Criselide d’aria, i Little People, la presenza di due lune nel cielo. Murakami rappresenta un mondo parallelo al nostro, che permette di fare emergere la parte più infantile presente in ognuno di noi; ha il potere di farti credere reale ciò che in realtà è solo frutto di tanta fantasia.
E’ un romanzo che mi ha colpito profondamente e che mi ha lasciata piena di domande che non hanno ancora avuto una risposta.
Le vicissitudini di Aomame e Tengo vengono trattate separatamente; nonostante questo i due protagonisti, ai quali non ci si può non affezionare, sono legati l’un l’altro da un legame potente che va oltre i confini spazio-temporali. Si tratta di un amore fuori dal comune, profondo, che non viene vissuto, ma che nonostante questo rappresenta una fonte di salvezza reciproca.
“1Q84 (libro 1 e 2)” è un libro di facile lettura che ti coinvolge, anche se spesso l’autore si perde in eccessive digressioni e ripetizioni che lo rendono un po’ lento. Penso comunque che le ripetizioni siano necessarie per chiarire al lettore le situazioni, spesso molto complesse.
Non vedo l’ora di leggere il seguito!
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Una lunga agonia
Spinta dalla curiosità di leggere qualcosa della tanto acclamata Donna Tartt, tre mesi fa mi sono buttata a capofitto nella lettura de “Il Piccolo Amico”.
Non l’avessi mai fatto. Non so bene cosa mi abbia spinto ad affrontare una lettura del genere, preferendo questo romanzo agli altri dell’autrice: forse la copertina ben fatta, o forse la trama che mi sembrava tutt’altro che noiosa; fatto sta che dopo tre lunghissimi mesi di agonia e di pausa tra un capitolo e l’altro, spinta da un senso di determinazione sono riuscita a finire questo estenuante tomo.
Che Donna tartt non sia brava non c’è nemmeno da metterlo in dubbio: sa il fatto suo, tecnicamente scrive molto bene ed è senza ombra di dubbio una scrittrice molto dotata. Però c’è qualcosa che non torna: tirando le somme del romanzo non riesco ancora a capire se manchi qualcosa, o piuttosto se ci sia una sovrabbondanza di particolari del tutto inutili.
La trama di per sé è coinvolgente: nella città di Alexandria nello stato del Missisipi nei primi anni 60 il piccolo Robin viene trovato impiccato a un albero del suo giardino. A distanza di una decina di anni, la sorella dodicenne Harriet Cleve Dufresnes, che si sente profondamente legata al fratello scomparso, decide di fare chiarezza e, pensando di aver capito chi è il colpevole, decide di vendicare la sua morte. Da questo momento in poi iniziano a susseguirsi una serie di eventi al rallentatore particolarmente inquietanti che raggiungono il culmine nel finale apparentemente più celere, ma che purtroppo non porta da nessuna parte.
Nessuna situazione si risolve o si chiarisce; il lettore, che ha resistito per ben 684 pagine, a poco a poco perde la speranza di capire chi è il colpevole e si ritrova a bocca asciutta. Inoltre è praticamente impossibile affezionarsi ai protagonisti: chi è arrogante, chi è svampito, menefreghista, antipatico, malvagio o supponente; sono tutti troppo umani e il numero dei difetti superano di gran lunga quello dei pregi.
Se siete in cerca di un “giallo” allora questo romanzo non fa per voi, se invece avete voglia di leggere un racconto di formazione, incentrato su una vita famigliare disastrata, sulla solitudine e mancanza di affetti che portano irrimediabilmente a un desiderio di ribellione e di riscatto allora avete comprato il libro giusto.
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