Opinione scritta da Melantha

14 risultati - visualizzati 1 - 14
 
Gialli, Thriller, Horror
 
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
Melantha Opinione inserita da Melantha    02 Settembre, 2015
Top 500 Opinionisti  -  

Storia di un timore quotidiano

“Il collezionista di bambini” è il romanzo d’esordio dell’autore, Stuart MacBride. Nella contea piovosa di Aberdeen, il sergente Logan McRae, rientrato da poco in servizio, indaga su una catena di omicidi che vedono protagonisti dei bambini. Tra la popolazione serpeggia il panico del contatto con un serial killer pedofilo e la stampa inneggia all’incapacità delle forze di polizia, che sembrano impantanate in ricerche prive di risultati. A complicare il tutto si aggiunge il ritrovamento di un cadavere di un uomo con le rotule tagliate; ma il sergente Logan McRae saprà, come ogni protagonista di romanzi polizieschi, essere abbastanza tenace ed analitico da concludere ambedue i casi.

Lo stile di MacBride, mi piace e mi piace veramente molto: trovo che sappia unire essenzialità e descrittività in maniera magistrale. Non mancano i dialoghi serrati, i botta e risposta incalzanti, ma allo stesso tempo descrive i luoghi, le sensazioni, i personaggi con dovizia di particolari, senza scadere nel monotono o nel prolisso. Tra gli scrittori di gialli, rientra a livello tecnico tra i miei preferiti.

La trama regge, è ben strutturata e svolta, anche se il finale l’ho trovato leggermente frettoloso. La storia tiene, comunque, il lettore incollato al romanzo sino alle ultimisse pagine e, soprattutto, si avventura lungo un tema scabroso, che nella società attuale è fonte di preoccupazione e disgusto: la pedofilia. Per questo colui che legge si ritroverà inevitabilmente ad odiare il vero o presunto stupratore, in attesa che giustizia legale o divina sia fatta.

Una nota di merito va al personaggio principale, il sergente Logan McRae: non è il poliziotto senza macchia e senza paura, non è il prode investigatore semidivino senza vizi e crucci, ma è un uomo assolutamente normale, un antieroe quotidiano di cui è pieno il mondo. Trovo anche questa scelta molto azzeccata.

Lo consiglierei? Certamente sì. Per un appassionato di thriller o di gialli, trovo che sia un ottimo titolo, capace di far stare sufficientemente col fiato sospeso.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
60
Segnala questa recensione ad un moderatore
Classici
 
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
Melantha Opinione inserita da Melantha    02 Settembre, 2015
Top 500 Opinionisti  -  

Viaggio alla ricerca di sé

“Siddharta” è un’altra pietra miliare della letteratura del Novecento. Il romanzo in questione narra dell’avventura spirituale del giovane Siddharta, figlio insoddisfatto di un bramino, che decide di intraprendere una nuova via di conoscenza assieme a Giovinda, suo amico di vita. I ragazzi si metteranno così in cammino per raggiungere gli Samana, asceti che fanno della meditazione e delle privazioni il loro stile di vita. Ma questo non sarà sufficiente ed i due ragazzi riprenderanno, dopo alcuni anni, il loro viaggio nel mondo, alla ricerca della saggezza e dell’illuminazione.

Dello stile c’è poco da dire: Hermann Hesse non tradisce. Sicuramente, vuoi per i contenuti eviscerati, vuoi per la sua predisposizione linguistica, il romanzo in questione sa risultare a tratti di difficile, ma merita davvero uno sforzo di concentrazione. In comunione con gli argomenti esposti, le espressioni sono elevate.

Il contenuto è indubbiamente concentrato: in nemmeno duecento pagine, l’autore tratta un viaggio materiale e spirituale, l’elevazione da uomo ad illuminato e lo fa in maniera completa e superlativa. Ho sentito però molte critiche a riguardo: la ripetitività delle frasi, delle azioni, dei pensieri. Sì, indubbiamente è vero e ciò non favorisce la fluidità della narrazione che, al contrario, spesso trascende nella pesantezza; ma bisogna affrontarne la lettura tenendo sempre presente il concetto preponderante: la ciclicità della vita, dell’Anima, della Natura. Ed allora anche la periodicità della scrittura assume un senso.

C’è un altro appunto, che mi sento di dover aggiungere per forza: non mi ritengo né un’amante né una conoscitrice di religioni orientali (anzi, di alcuna religione – N.d.A.), ma quest’opera mi ha affascinata, tenendomi incollata alle pagine immersa nell’atmosfera mistica dell’India.

Lo consiglio? Assolutamente sì. Potrebbe non essere la migliore opera di Hesse (e su questo non discuto), ma credo sia una tappa obbligata per gli amanti dei classici.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
140
Segnala questa recensione ad un moderatore
Gialli, Thriller, Horror
 
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
Melantha Opinione inserita da Melantha    01 Settembre, 2015
Top 500 Opinionisti  -  

Città di angeli ed ossa

“La città delle ossa” è un romanzo noir ambientato nell’odierna Los Angeles. Il detective Hieronymus “Harry” Bosch deve indagare sul ritrovamento di alcune ossa in cima ad una collina: appartengono ad un bambino, ucciso vent’anni prima. Il caso è complicato ed il Dipartimento ha i fondi limitati: Harry deve dipanare la matassa e scoprire l’assassino in fretta, perché il tempo a sua disposizione è breve. Facendosi strada tra attori falliti, padri alcolizzati e madri fuggitive, Harry si addentrerà in una storia di crudele quotidianità.

È il primo libro che leggo di Michael Connelly e ha la mia approvazione. Lo stile è semplice, non prolisso, tipico del genere noir, ma non per questo è ridotto all’osso. Le descrizioni, anche se contenute, ci sono e spesso le poche parole scelte dall’autore fanno sì che colui che legge veda mentalmente un luogo od un gesto od ancora un’espressione dei personaggi. Il linguaggio fluido rende l’opera leggera e fruibile da chiunque.

La trama è fondamentalmente semplice, ma regge ed il lettore, pagina dopo pagina, è incuriosito di conoscere il nome ed il volto dell’assassino. Per un noir, dunque, l’intreccio e l’ambientazione sono azzeccate.

Il punto forte di questo romanzo, per me, è proprio la conclusione dell’indagine, la motivazione che ha spinto l’assassino a compiere quel macabro gesto: un movente così quotidiano, così sciocco che raggela il lettore, che viene catapultato in una dimensione tanto realistica da chiedersi se tutto ciò che ha letto non può essere accaduto nella sua stessa città od addirittura nel suo stesso quartiere.

Una nota negativa, invece, va ad alcuni immancabili cliché del noir, uno tra tutte la relazione illecita tra un veterano delle forze di Polizia e la bella recluta appena distaccata. Ma ciò non deturpa, comunque, il quadro generale.

Lo consiglierei? Sì. Pur essendo una lettura poco impegnativa, stuzzica comunque il lettore e lo tiene incollato sino all’ultima, inevitabile pagina.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
80
Segnala questa recensione ad un moderatore
Avventura
 
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
Melantha Opinione inserita da Melantha    01 Settembre, 2015
Top 500 Opinionisti  -  

Tra mito passato ed avventura presente

Ulisse, durante la guerra di Troia, fu una figura essenziale per la vittoria greca, grazie alla sua astuzia e perspicacia, tanto che Omero, dopo secoli, lo decanterà nel suo capolavoro, l’”Odissea“, da cui prende nome il nostro romanzo. Solo che, inaspettatamente, Troia non è da localizzare nell’odierna Turchia ed Ulisse non era, quindi, ellenico. Una verità importante che riemergerà quasi tre millenni e mezzo più tardi, quando Dirk Pitt indagherà su eventi catastrofici in grado di distruggere il pianeta. Tra reperti archeologici, enigmi storici, sette di donne fascinose, Clive Cussler ci porterà a rivedere tutte le nostre convinzioni riguardo ai famosissimi poemi omerici ed i loro personaggi.

Premetto, prima di scrivere qualsiasi altra cosa, che ho letto il libro molto, molto tempo fa, ma lo ricordo piuttosto bene, perché è stato il primo romanzo di Cussler che ho letto ed apprezzato… ma questo lo vedremo in seguito.

Detto ciò, lo stile è inimitabile ed a me è sempre piaciuto. Lo trovo scorrevole e capace di unire descrizioni, dialoghi e nozioni storiche senza mai scadere nella noia o nell’ovvietà. Lessico variegato ma non ridondante, che stuzzica il lettore.

La trama regge, anche se talora vacilla: l’idea di collocare Troia e, di conseguenza, Ulisse al di fuori del Mediterraneo potrebbe far storcere (con ragione) il naso ai più, ma proseguendo la lettura ci si domanda senza vergogna se le possibilità narrate non siano davvero fattibili. Non mancano, però, alcune incongruenze e soprattutto qualche cliché avventuroso che rischia di rendere un po’ banale la narrazione.

Lo consiglierei? Sì, lo consiglio. Per avvicinarsi a Cussler è un buon titolo, ma, attenzione, non è il migliore. Quindi, qualora non vi soddisfacesse a pieno, donate il beneficio ad un autore davvero meritevole e offritegli una seconda possibilità con un’opera ancor più significativa.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
90
Segnala questa recensione ad un moderatore
Avventura
 
Voto medio 
 
2.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
2.0
Melantha Opinione inserita da Melantha    31 Agosto, 2015
Top 500 Opinionisti  -  

Templari?

“Il sigillo maledetto dei Templari” è un libro storico-avventuroso che narra l’impresa del professor Jack Howard alla ricerca della Menorah ebraica, rubata al popolo di Israele dai Romani nel 70 d.C. e di cui si sono perse le tracce durante le Crociate. I protagonisti del libro affronteranno molteplici peripezie, viaggiando dai fiordi nordici sino alla penisola dello Yucatan, svelando i segreti tacitati dalla Chiesa nei secoli.

Se il titolo invoglia il lettore, il contenuto del libro lascia a desiderare: la storia è lenta, lenta davvero ed i colpi di scena, per essere un romanzo di avventura, sono più unici che rari. Una lettura a tratti pesante (a tratti interessante) che non si può certo annoverare tra le migliori in circolazione.

A favore dell’autore, David Gibbins, posso dire che lo stile usato è buono, le descrizioni sono precise e non ridondanti. Inoltre, se si concepisce il romanzo non in quanto tale, ma sotto l’ottica di saggio storico, si scoprono nozioni di cui poche persone sono comunemente a conoscenza. Quindi, senza alcun dubbio, può insegnare qualcosa.

Lo consiglierei? No, decisamente no. Trovo, crudelmente, che sia un romanzo di cui si possa fare volentieri a meno.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
no
Trovi utile questa opinione? 
60
Segnala questa recensione ad un moderatore
Gialli, Thriller, Horror
 
Voto medio 
 
2.8
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
3.0
Melantha Opinione inserita da Melantha    31 Agosto, 2015
Top 500 Opinionisti  -  

Genova nera

“Genova Criminale” è un’antologia che racchiude sette racconti, ambientati nel capoluogo genovese, di stampo giallo: delitti, sparizioni, amori si intrecciano e snodano tra i carruggi ed i quartieri cittadini. Il centro storico labirintico, la molteplicità di paesaggi che offre la città saranno macchiati dal fascino del mistero di eventi dal sapore noir, tutti differenti tra loro, ma con un unico punto di incontro: la misteriosa ed antica Genova.

Generalmente lo stile è, in ciascun racconto, fluido e scorrevole. A tratti, personalmente, l’ho trovato spoglio, ma comunque ben si sposa all’atmosfera di mistero giallo che vuole offrire il libro. Talora gli avventi narrati sono poco enfatizzati, in altri casi sono iperbolici; ho ricontrato, però, una discreta dose di realismo (mi riferisco, in particolar modo, al racconto “Black“, di Gabriele Sarfatti), che sembrano riportare situazioni realmente accadute o considerate tali.

Personalmente ho trovato la lettura leggera e piuttosto piacevole, senza però esserne estremamente affascinata. Si è rivelato un libro gradevole, da annoverare tra le letture locali, senza però riporre in esso eccessive aspettative.

Lo consiglierei? Nì: questa raccolta fa scoprire lati di una città per lo più sconosciuti e questo, a mio modo di vedere, è un ottimo incentivo e per questo spenderei sicuramente parole di elogio, ma, per me, si sarebbe potuto fare molto di più, a partire da uno stile più curato sino ad arrivare a contenuti più consistenti.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
no
Trovi utile questa opinione? 
40
Segnala questa recensione ad un moderatore
Gialli, Thriller, Horror
 
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
Melantha Opinione inserita da Melantha    30 Agosto, 2015
Top 500 Opinionisti  -  

L'orrore in una camera da letto

“Il gioco di Gerald” ha come protagonista Jessie Mahout, una donna di mezz’età che si presta, per l’ennesima volta, ai desideri sessuali perversi del marito, Gerald per l’appunto. Durante il rapporto, però, sentendosi particolarmente umiliata, lo allontana con un calcio, causandone inavvertitamente un infarto fatale. Ammanettata al letto, Jessie non può scappare: le chiavi per la libertà sono fuori dalla sua portata e la casa, presso un lago, è isolata. Durante la sua prigionia, Jessie dovrà affrontare un vero e proprio viaggio dell’orrore dentro la sua mente e le proprie proiezioni oniriche, caricate anche da presenze fisiche inquietanti che troveranno modo di materializzarsi all’interno della camera da letto, divenuta la sua prigione.

Lo stile è quello solito di King: ottimo, ottimo, ottimo. Al contrario di molti altri suoi romanzi, questo è più contenuto e non si sono eccessive digressioni, se non in rari casi e ciò lo rende ancor più scorrevole, ma non meno denso.

La trama regge e sa far raggelare davvero il lettore. Non tanto per la presenza di figure inquietanti, che si andranno a scoprire durante la lettura e che sono tipiche della narrativa “kinghiana”, ma quanto per il viaggio introspettivo di Jessie, la rievocazione dei suoi dolorosi ricordi, delle sue paure, dei suoi incubi che invadono la sua mente e tutta la stanza. Lo definirei un libro claustrofobico, che proietta personaggio e lettore dentro una singola stanza senza volerli far più uscire.

L’orrore che un lettore vive, in questo romanzo, è la coscienza che può accadergli qualsiasi cosa in qualsiasi momento, anche durante un semplice ed innocente rito quotidiano e che la sua vita si possa trasformare in una vera e propria guerra per la sopravvivenza.

Lo consiglierei? Sì, sì ed ancora sì. Questo romanzo non può che rientrare tra le letture degli appassionati dell’horror. Strasuggerito.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
110
Segnala questa recensione ad un moderatore
Classici
 
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
Melantha Opinione inserita da Melantha    30 Agosto, 2015
Top 500 Opinionisti  -  

Tutta la vita di un uomo racchiusa in un libro

“David Copperfield” è fondamentalmente un’autobiografia romanzata dell’autore, Charles Dicken. Nal libro si narra la vita di David, un bambino orfano di padre. La madre, molto giovane, si risposerà col tirannico Murdstone, che riserverà tutto a David, fuorché carezze ed amore paterno; riserva lo stesso trattamento alla giovane moglie, che porterà alla tomba. Una volta solo con David, Murdstone spedirà David a lavorare in un magazzino londinese, da cui fuggirà in direzione di Dover: qui risiede la Burbera zia Betsey, l’unica al mondo che potrà prendersi cura di lui. Una volta a Dover, la vita di David Copperfield cambierà radicalmente: stringerà amicizie, studierà e si sposerà, il tutto con tra le gioie ed i dolori di una vita borghese.

Lo stile di Dickens è inequivocabile: sicuramente prolisso, carico di ironia e critica sociale. Se a tratti risulta verboso (e per molti potrebbe esserlo sino all'esasperazione), le descrizioni fanno sì che il lettore possa muoversi a trecentosessanta gradi all'interno dei luoghi narrati e di interagire fisicamente coi personaggi descritti, che, senza accorgersene, diventano quasi conoscenti di colui che si è addentrato nella lettura del romanzo.

C’è da dire che la trama, in fondo in fondo, non decolla mai e con questo intendo non che manchino i colpi di scena, ma che il ritmo di narrazione non è abbastanza serrato od intenso per fare sì che vi siano svolte stupefacenti. Escluso ciò, l’intreccio suscita indubbiamente la curiosità del lettore, che legge con sempre maggior frenesia con la curiosità di sapere che l’orfano David Copperfield potrà godere o no delle tanto attese gioie della vita.

Lo consiglierei? Sì, assolutamente sì. È un romanzo immancabile, capace di emozionare anche i cuori più duri, come il mio.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
70
Segnala questa recensione ad un moderatore
Gialli, Thriller, Horror
 
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
Melantha Opinione inserita da Melantha    29 Agosto, 2015
Top 500 Opinionisti  -  

Colpevole od innocente?

“In difesa di Jacob” è un romanzo scritto in prima persona, dove è Andrew Barber, padre di Jacob, a parlare. Andy, vice procuratore distrettuale, coordina un caso di omicidio avvenuto nel parco, ai danni del compagno di classe del figlio: Ben Rifkin viene ritrovato accoltellato a morte una mattina, mentre si dirigeva a scuola. Successivamente, Andy verrà sollevato dall’incarico per un evidente conflitto di interessi, perché tutte le prove sembrano vertere su Jacob. Da qui l’odissea legale ed il declino fisico e psicologico della famiglia Barber, che dovrà affrontare sospetti e spettri del passato che sembrano riemergere con prepotenza, sino alla sentenza definitiva.

Lo stile di William Landay è buono, scorrevole e visivo, descrittivo a tratti ed essenziale in altri. Sa però emozionare, sa incuriosire, sa far nascere le speranze per poi cancellarle col paragrafo seguente e farle nuovamente riemergere al capitolo successivo. Le parole sono al posto giusto (tranne qualche ripetizione cacofonica sparsa qua e là) e tengono il lettore incollato alle pagine sino al finale.

La trama, in sé e per sé, non è complessa, ma eviscera una comunissima indagine per omicidio. Scorrevole e lineare anche a livello cronologico, è capace però di destare curiosità nel lettore, che continuerà a chiedersi: “Colpevole od innocente? Innocente o colpevole?” sino alla fine. I colpi di scena sono scarsi, ma è pur vero che un legal-thriller ambientato per almeno tre quarti in tribunale non offre grandi spunti d’azione.

A mio modestissimo parere, mancano alcuni particolari che renderebbero il libro più realistico. Non starò ad elencarli, perché detesto lo spoiler, ma penso che l’autore avrebbe dovuto dare qualche informazione in più. Ad esempio, un lettore si attende si conoscere come si comporteranno i Barber con Dan Rifkin, il padre del ragazzo ucciso, invece viene liquidato come se nulla fosse accaduto (leggete il libro e scoprirete il mio dubbio); oppure penso che sarebbe stato razionale sapere se Andy Barber ha o meno mantenuto i rapporti circostanziali col padre Billy, o se è tornato a seppellirlo dentro di sé.

Un’ultima piccola nota negativa, per me, è il finale. Indubbiamente umano, certamente possibile, sicuramente in linea con l’indebolimento della fiducia su cui si dovrebbe sempre basare una famiglia… ma a me ha lasciato l’amaro in bocca. Non che trovo l’epilogo sbagliato, ma in fondo me l’aspettavo diverso.

Lo consiglierei? Sì. Buon legal-thriller, personaggi ben strutturati e curiosità del verdetto sempre presente.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
60
Segnala questa recensione ad un moderatore
Gialli, Thriller, Horror
 
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
Melantha Opinione inserita da Melantha    29 Agosto, 2015
Top 500 Opinionisti  -  

Alla scoperta della psiche umana

“La psichiatra“ Ellen Roth riceve l’incarico dal suo fidanzato, a sua volta dottore in vacanza in Australia, di seguire una paziente particolare, una donna sporca e macilenta che non pronuncia parola alcuna, se non una filastrocca sull’Uomo Nero. Il giorno successivo, però, la degente e scomparsa ed Ellen ritiene sia compito suo ritrovarla. I problemi sorgono quando, tanto in clinica quanto in altri ambienti, pare che nessuno abbia mai visto tale donna malridotta.

Lo stile c’è, indubbiamente; descrittivo ma non prolisso a volte, essenziale ma non insufficiente a tratti. Si tratta, per me, di uno stile molto accademico, corretto e lineare, privo però di caratteristiche degne di rendere l’autore unico. Ciononostante, trovo che Wulf Dorn rientri tra gli scrittori moderni degni di essere considerati capaci di creare una lettura piacevole e scorrevole.

L’idea della trama (non farò spoiler, non l’ho mai fatto e mai lo farò!) è buona, ma l’autore, forse colto dall’enfasi di un’illuminazione letteraria dalle forti possibilità commerciali, ha tralasciato alcuni particolari che, secondo me, sarebbero risultati importanti al fine conoscitivo della storia e del comportamento dei personaggi, soprattutto al termine del libro. Nonostante ciò, lo svolgimento regge, pur sfociando qualche volta in situazioni al limite del realismo.

Una pesante nota a sfavore di Dorn, da parte mia, è l’ovvietà del finale. O sono un dannato genio io, oppure la conclusione è ovvia. Personalmente, ero già giunta a tale epilogo già a metà libro… ma è pur vero che ho sempre vissuto di thriller e gialli e che, quindi è possibile che abbia solamente fatto riemergere il mio lato nascosta da detective.

Lo consiglierei? Sì, nonostante tutto sì. Anche se ho dato voto negativo al romanzo in alcuni punti della recensione, è comunque uno psico-thriller che consiglio. Come già detto, lo stile lo trovo non caratteristico, ma buono e l’idea di una storia interessante c’è. Ed, in fondo, tra le pagine del libro, ci si trova anche a fare i conti con se stessi, aprendo la finestra del proprio Io interiore.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
70
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi
 
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
Melantha Opinione inserita da Melantha    28 Agosto, 2015
Top 500 Opinionisti  -  

Il dolore più grande che una madre possa provare

“Paula“, figlia della scrittrice Isabel Allende, è una ragazza piena di amore, entusiasmo e voglia di vivere, ma si ammala, improvvisamente, di porfiria: da qui al coma, il passo è purtroppo molto breve. Isabel resta accanto a lei durante tutto il suo viaggio dal mondo dei vivi a quello dei defunti, scrivendo per lei la storia della propria vita, nella speranza di ingannare il tempo e, forse, la Morte. Un viaggio autobiografico nella vita privata di Isabel Allende, che narra di sé quale bambina, ragazza, moglie, amante e madre, attraverso gli occhi illusi della giovinezza o spaventati dell’esiliata.

Lo stile dell’Allende non ha bisogno di essere descritto: buono, dannatamente perfetto, mesce a mio parere semplicità e raffinatezza. Da ogni parola trasuda emozione ed il lettore, inevitabilmente, finisce per vivere accanto alla narratrice, a vivere nella narratrice, incalzando i suoi panni di donna inquieta. Non è un libro che si legge, è un libro che si vive.

Il contenuto, come già detto, è prettamente autobiografico, una sorta di lunga fiaba della buonanotte per la figlia caduta in un sonno da cui non si sveglierà più. E, personalmente, ho imparato da Isabel una nozione che sino a poco tempo prima mi pareva folle o comunque azzardata: “vivi, vivi come vuoi, vivi con chi vuoi e traine sempre il meglio“. Mentre ho imparato da Paula a godere ciò di cui dispongo oggi, senza la certezza di possederlo anche domani.

Lo consiglierei? Sì. Un libro carico di sentimenti come questo non credo dovrebbe mancare.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
90
Segnala questa recensione ad un moderatore
Gialli, Thriller, Horror
 
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
Melantha Opinione inserita da Melantha    28 Agosto, 2015
Top 500 Opinionisti  -  

Ellroy: maestro del noir

“L.A. Confidential” è un must dei lettori appassionati di noir. Il romanzo s’incentra su quanto accaduto durante il “Natale di sangue”, ovvero un massacro tra poliziotti e criminali avvenuto al “Nite Owl”, locale della Los Angeles dei primi anni Cinquanta. L’autore mette al vaglio le vite di tre poliziotti, ostili e diverse tra loro, le quali hanno, però, un punto in comune: il violento scontro avvenuto in quel fatidico Natale del 1951. Il lettore sarà catapultato nell’Hollywood del passato, scoprendo accordi loschi tra polizia, stampa sensazionalistica, pornografia violenta e spaccio di droga ove i tre protagonisti, volenti o nolenti, dovranno fare i conti con se stessi e con la realtà.

Lo stile di Ellroy è asciutto, talvolta ridotto sino all’osso, tipico dell’autore e, soprattutto, adatto al genere hard-boiled come il titolo appena proposto. I toni sono aspri, spesso duri e volgari, ma adatti al conteso narrato. D’altronde, l’autore è considerato un maestro del genere noir non senza motivazione.

Unica pecca che posso riscontrare è la presenza di moltissimi cliché, che talora smorzano la complessità e la struttura generale del romanzo, un librone immenso che merita la fama guadagnata negli anni.

Un’altra constatazione positiva importantissima è il fatto che il romanzo presenta, al suo interno, una rete di elementi reali magistralmente incastrati nella trama fantastica: personaggi importanti se non addirittura fondamentali del libro, quali Jack Dragna, Mickey Cohen e Johnny Stompanato sono realmente esistiti e ci si domanda, inevitabilmente, se la narrazione non sia tratta da una storia vera, opportunamente riadattata alle esigenze editoriali.

Lo consiglierei? Sì. Unico suggerimento ai lettori: non demoralizzatevi. Le prime centocinquanta pagine appaiono molto blande, poco invoglianti, ma proseguendo con la lettura si scopre una trama veramente ben strutturata. Se l’inizio può risultare scialbo, la fine vi terrà letteralmente incollati alle pagine col fiato sospeso.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
70
Segnala questa recensione ad un moderatore
Gialli, Thriller, Horror
 
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
Melantha Opinione inserita da Melantha    27 Agosto, 2015
Top 500 Opinionisti  -  

Lettura poco impegnativa ma piacevole

Il Commissario Maigret è stato allontanato da Parigi, nel piovoso paese di Luçon. Demoralizzato e rassegnato, il Commissario riceve però la visita della signora Didine, moglie di una sua vecchia conoscenza, un doganiere guercio; la stramba e pettegola signora denuncerà un omicidio avvenuto proprio, come da titolo, nela casa del giudice. Maigret partirà, quindi, alla volta di L’Aiguillon, un apparente tranquillo paese di mitilicultori. Qui le indagini si svolgeranno, gravitando attorno alla famiglia del giudice, portando a alla luce anfratti oscuri che nessuno avrebbe mai creduto possibili.

“La casa del giudice” è un piacevole romanzo giallo, di tipico stampo simenoniano. Lo stile è asciutto, le descrizioni sono essenziali ed i dialoghi abbondanti, intervallati da pause allusive che stuzzicano la mente del lettore, incentivandolo a completare le ipotesi del famosissimo Commissario.

La trama è ben sviluppata, piacevole da leggere e spinge inevitabilmente colui che legge a risolvere il caso assieme all’ardito poliziotto. Mi sono divertita a stilare mentalmente l’elenco dei moventi dei diversi personaggi implicati nella vicenda (stranamente, anche sfiorando quello corretto).

Lo consiglierei? Sì. Sebbene si tratti di una lettura poco pretenziosa, atta a svagarsi e rilassarsi, si è rivelata davvero piacevole ed adatta a tutti.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
90
Segnala questa recensione ad un moderatore
Classici
 
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
Melantha Opinione inserita da Melantha    27 Agosto, 2015
Top 500 Opinionisti  -  

Capolavoro

“Notre Dame de Paris” è una pietra miliare della letteratura classica. Uno dei tanti capolavori di Hugo, questo romanzo drammatico, dalle tinte grottesche, narra soprattutto del sentimento più umano del mondo: l’amore. L’amore della giovane e bella Esmeralda, zingara appena giunta a Parigi, verso l’affascinante capitano delle guardie Phoebus, eroe dai lati oscuri. Ma la splendida gitana, nello scenario parigino ottocentesco, per merito della sua grazie e del suo fascino, conquista il cuore di Frollo, arcidiacono della cattedrale, che incaricherà Quasimodo, lo storpio campanaro divenuto oramai sordo, di rapirla. Da qui, lo svolgimento dell’intero romanzo, che ruoterà attorno a Notre Dame ed alle numerose sfaccettature dell’amore, che ci faranno a vivere la gioia, il dolore, la desolazione e la drammaticità di luoghi e persone dell’epoca medievale.

L’ho già scritto nelle prime righe e mi ripeto: il romanzo in questione è un autentico capolavoro. Per i meno costanti, le prime sessanta pagine del libro possono risultare ostiche, complici le descrizioni prolisse e minuziose, quasi maniacali, che Hugo si propone della città e della cattedrale stessa, ma superato questo primo ostacolo, si legge tutto d’un fiato. Stile impeccabile, associato tanto alla capacità di trasportare il lettore nell’oscura Parigi medievale quanto di rendere i personaggi vivi, tangibili, reali.

Ho provato, durante la lettura, tutte le sfaccettature dell’amore narrato in quelle pagine: quello lascivo di Phoebus, quello idealistico di Esmerdalda, quello dissennato di Frollo, quello rassegnato di Quasimodo. È stato il secondo romanzo di tutta la mia vita ad emozionarmi veramente, sino a farmi sfociare nelle lacrime finali (e questo, in assoluto, non era mai accaduto). Non solo l’ho apprezzato, ma l’ho vissuto, parola dopo parola, trasformandomi a tratti in questo od in quell’altro personaggio.

Lo consiglierei? Sì, sì ed ancora sì. Al contrario, non riuscirei mai a perdonare un lettore assiduo di non annoverare, nel suo elenco, questa meraviglia della letteratura mondiale.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
120
Segnala questa recensione ad un moderatore
14 risultati - visualizzati 1 - 14

Le recensioni delle più recenti novità editoriali

Identità sconosciuta
Valutazione Utenti
 
3.3 (1)
Incastrati
Valutazione Utenti
 
3.8 (1)
Chimere
Valutazione Utenti
 
3.5 (1)
Tatà
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Quando ormai era tardi
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Intermezzo
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Il carnevale di Nizza e altri racconti
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
La fame del Cigno
Valutazione Utenti
 
4.8 (1)
L'innocenza dell'iguana
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Long Island
Valutazione Utenti
 
3.0 (1)
Volver. Ritorno per il commissario Ricciardi
Valutazione Utenti
 
4.1 (2)
Assassinio a Central Park
Valutazione Utenti
 
3.8 (1)
Identità sconosciuta
Valutazione Utenti
 
3.3 (1)
Incastrati
Valutazione Utenti
 
3.8 (1)
Chimere
Valutazione Utenti
 
3.5 (1)
Tatà
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Quando ormai era tardi
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Intermezzo
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Il carnevale di Nizza e altri racconti
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
La fame del Cigno
Valutazione Utenti
 
4.8 (1)
L'innocenza dell'iguana
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Long Island
Valutazione Utenti
 
3.0 (1)
Volver. Ritorno per il commissario Ricciardi
Valutazione Utenti
 
4.1 (2)
Assassinio a Central Park
Valutazione Utenti
 
3.8 (1)

Altri contenuti interessanti su QLibri

Il successore
Le verità spezzate
Il carnevale di Nizza e altri racconti
Delitto in cielo
Long Island
L'anniversario
La fame del Cigno
L'innocenza dell'iguana
Di bestia in bestia
Kairos
Chimere
Quando ormai era tardi
Il principe crudele
La compagnia degli enigmisti
Il mio assassino
L'età sperimentale