Opinione scritta da Sara342
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Scoperte sensazionali della Nasa
Il romanzo è uno dei peggiori riusciti di Dan Brawn.
Nelle prime cento pagine è percepibile il livello di insoddisfazione e fastidiosa frustrazione della protagonista di quelle righe che si vede sballottata per terra e per mare, tramite macchine e aerei, senza sapere la destinazione nè il perchè nè per quanto: allo stesso modo il lettore, ansioso di scoprire quale sia la scoperta sensazionale della NASA, solo anticipata in modo lieve in quelle pagine, rischia di annoiarsi nel continuo rimandare alla pagina seguente per la fatidica rivelazione.
I colpi di scena compaiono solo verso la fine.
A parte i termini tecnico - scientifici e le spiegazioni troppo dettagliate (tipiche di Dan Brawn) sulle pratiche di estrazione di campioni di meteorite da analizzare e sui metodi di riconoscimento dei tali e sulle dinamiche politiche - amministrative all'interno della campagna elettorale che coinvolge il presidente degli USA e il senatore Sexton, suo sfidante, il resto del testo è comprensibile.
Di certo però queste complessità nel linguaggio non aiutano il lettore a capire pienamente l'argomento scientifico che viene trattato e a coinvolgerlo positivamente.
Lo stile è tipico di Dan Brawn: sviluppo di più storie con un filo conduttore per poi farle convergere in un unico finale a sorpresa.
C'è un alto rischio di annoiarsi tanto da non riuscire a concludere il romanzo.
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IL VIRUS E IL MONDO
Ultimo capolavoro di Dan Brawn, "Inferno" è un viaggio attraverso le opere e monumenti di grandi artisti, come Dante e Michelangelo, spalmate tra Firenze, Venezia e Istanbul. Il protagonista è lo stesso di "Angeli e Demoni" e de "Il codice Da Vinci", cioè il prof. di storia dell'arte e di simbologia religiosa Robert Langdon che questa volta viene affiancato dalla dottoressa Sienna Brooks, che lo ha curato durante la degenza all'ospedale di Firenze. Insieme vanno alla ricerca di un pericoloso virus artificiale creato da un ingegnere biomedico tedesco, Bertrand Zobrist, in grado di modificare geneticamente il corpo umano con lo scopo di dimezzare la popolazione mondiale affinché si salvaguardi il pianeta da un'imminente e repentino crollo causato dal sovrappopolamento.
I due scoprono che l'ingegnere,morto una settimana prima, era un attento e accanito sostenitore di Dante Alighieri, nonché proprietario della sua maschera di cera conservata in un museo fiorentino; ragion per cui gli indizi vengono trovati in opere che in qualche modo sono ricollegabili a Dante.
La storia, scritta nel perfetto stile di Dan Brawn, risulta, nel complesso, interessante e avvincente. Descrizioni delle opere minuziose e perfette e riferimenti storico - artistici e letterari giusti ed esaustivi. La fine è un po' deludente rispetto alle aspettative troppo elevate createsi nel lettore dall'inizio del romanzo. Il pensiero malato e diabolico di Zobrist può risultare disturbante ma se osservato sotto un'altra luce, anche ponderabile, per certi versi. L'unico riferimento alla Divina Commedia di Dante sono le terzine del venticinquesimo canto dell'Inferno, analizzate per scoprire l'ultimo indizio che concluderà il mistero. L'Inferno quindi è più una metafora riguardante il mondo terreno.
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L'APPARENZA INGANNA
Romanzo scritto da una docente francese di filosofia, offre tanti spunti interessanti per una riflessione interiore sul senso della vita e sulle cose davvero importanti di essa su cui concentrarsi.
Le due protagoniste principali, malgrado la loro grande differenza d'età, appaiono molto simili tra loro, sia nei loro gusti personali, sia nel carattere chiuso, arreso agli occhi degli altri, ma in realtà profondamente libero e appassionato. Le due protagoniste, nonostante abitino nello stesso stabile, si incontrano solo da metà romanzo e scoprono una verso l'altra un'amicizia forte e duratura, quella che non trovavano in nessuna altra persona a loro vicina, un'amicizia con cui condividere le proprie passioni ed essere libere di essere se stesse senza giudizi e pregiudizi. Esse infatti si comportano allo stesso modo, mostrandosi agli altri come gli latri vogliono vederle e coltivando dentro di loro stesse la convinzione che sia inutile spiegare a chi non capirebbe e minimizzerebbe, il loro mondo.
Nel titolo è esplicativo il senso del romanzo: il riccio è un animale che può spaventare per i suoi aculei appuntiti ma in realtà è un animale docile dal muso simpatico; il suo scudo aculeato è solo una corazza difensiva.
La storia nel complesso è interessante e riflessiva; le parti filosofiche sono comprensibili e ricollegabili al fatto che chi ha scritto questo libro è una filosofa. Stile fluido e leggibile.
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