Opinione scritta da Phoenix25
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Proteggersi dalla luce
Della neve mi ha sempre affascinato il candore. Di questa storia, il protagonista albino mi ha affascinato sin da subito, la sua introspezione, il suo doversi proteggere dalla luce, il suo doversi proteggere dagli altri.
Ammetto che fin dalle prime righe ho avvertito una sensazione di disagio, l'autrice imprime questa sensazione stonata e il lettore avverte che l'epilogo non sarà nulla di buono.
Nella storia resta per quasi tutto il romanzo un alone di mistero sul "Grande Gioco", sul tema della tragedia e sulle registrazioni che Tim lascia in eredità a Duncan.
Io, come Duncan, non vedevo l'ora di ascoltare la successiva e ho letto il romanzo tutto d'un fiato.
Come in tutte le storie romantiche che si rispettino, anche in questa c'è la fantomatica principessa, Vanessa - che della principessa ha poco e che come in tutti i cliché sta con il bullo della scuola e, a mio parere, illude Tim. Ammetto che non mi è piaciuto molto come personaggio, forse perchè inconsciamente incolpo lei per quanto successo a Tim.
Stile e ritmo incalzante, di facile costruzione e ben strutturato nei capitoli, lascia il lettore col fiato sospeso, senza mai cadere nel banale. Finale "triste" intuibile, ma non nei minimi dettagli, quindi ho apprezzato molto questa particolarità.
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Ogni uomo è un'isola
Romanzo dolcissimo, intriso di una malinconia che non fa soffrire, ma fa ricordare. Un libraio un po’ scorbutico, segnato dalla vita, una bambina lasciata alle sue cure e al mondo di libri che segnerà ogni capitolo del suo vivere e intorno personaggi mai di secondo piano ma protagonisti, che accompagneranno A.J e Maya per tutto il racconto.
Nonostante alcuni episodi molto brutti e tristi, l’autrice ha un particolare e unico modo di metterli su carta, mai sfociando nel pietismo o nell’angoscia che rende la lettura ansiosa e pesante, bensì racconta in tono dolce e quasi musicale, strappando comunque un sorriso.
Divorato in poco più di qualche ora, credo sia un libro molto interessante, non del tutto maturo, ma sicuramente meglio di molti altri, spesso più pubblicizzati.
Il concetto “Ogni uomo è un’isola” è quanto di più vero possa esistere: ognuno su questa terra ha il proprio mondo, un proprio cuore, la propria storia. Ma inevitabilmente viene a contatto con altri mondi, altri cuori, altre isole. Ed è in questo che la Zevin è abilissima: a saper far intrecciare le diverse storie dei diversi personaggi, in un incastro perfetto e melodioso, che vi farà chiudere il libro, strappandovi sicuramente un sorriso.
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un cliché passabile
Il cliché della ragazza di ricca e un po' spocchiosa famiglia e il bel ragazzo della porta accanto di solito mi fa roteare gli occhi dopo il primo capitolo. Per questo romanzo così non é stato.
Io amo i personaggi introspettivi e un po' complicati, ecco, non li troverete in questo racconto. Sarà per la tipologia di romanzo "adolescenziale" che non lascia spazio a protagonisti già maturi e vissuti.
La lettura é piacevole, non troppo scontata né banale.
Samantha Reed crede nei giusti valori e non approfitta della sua situazione agiata per avere scorciatoie nella vita. Studia, ha un lavoro e sta dalla parte della verità. S'innamora del vicino di casa Jase, un giovane componente di una famiglia numerosissima ma in cui non manca amore e complicità.
Il loro amore sarà messo alla prova da giochi strani politici che faranno vacillare la madre di Samantha, personaggio più antipatico della trama (mi ha deluso parecchio la sua evoluzione pagina dopo pagina)
Non lo consiglio, per il semplice fatto che non ha smosso granché dentro di me.
(ma forse sono solo troppo antica ormai per queste letture...)
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imperativo: buttare.
Mi sono avvicinata a questo "manuale di riordino" grazie ad una mia amica che ne é rimasta folgorata. (Per i primi 6 mesi circa - poi é ritornata la caotica di sempre)
La Kondo affronta capitolo per capitolo come fare ordine, da quali oggetti partire, con quale atteggiamento approcciarsi, con l'imperativo di fondo: buttare tutto ciò che non ci serve o che non ci regala più sensazioni piacevoli.
Molto approfondito in ogni suo punto, l'ho trovato molto lontano dal mio modo di vedere le cose, forse perché preferisco riutilizzare o riciclare a nuova vita gli oggetti, anziché farne direttamente un sacco nero.
Probabilmente la Kondo direbbe che non sono ancora pronta a liberarmi del passato o del mio disordine interiore, perché questo é il filo conduttore del manuale.
Tornassi indietro non lo rileggerei.
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un pugno nello stomaco
Ho sempre amato lo stile "parlato" della Dandini, ma mi sono avvicinata a questo testo spinta soprattutto dalla curiosità sul successo che riscuoteva nei teatri.
Abbandonando i toni da pietismo e ricchi di morbosità che troppo spesso aleggiano nei telegiornali, la Dandini affronta numerose realtà e situazioni con un unico denominatore comune: il femminicidio e la violenza sulle donne, violenza di ogni genere.
Lo fa con un pungente sarcasmo facendo parlare le vittime stesse dal loro punto di vista, a tratti la lettura può sembrare sadica o grottesca, immagino dal vivo su un palco sia ben oltre. Ho dovuto fare più pause durante la lettura talmente le parole e i fatti mi sconvolgevano, ho fatto fatica a finirlo, non tanto per la violenza del tema, quanto per la consapevolezza che si tratta di una violenza intorno a noi, intorno a me, non così distante come tutti siamo portati a pensare.
La parte finale del testo presenta una serie di approfondimenti molto interessanti che permettono al lettore "ignorante" (mi ci metto anch'io in questa lista) di avere dati precisi e inconfutabili sugli eventi che ogni giorno accadono nel mondo della violenza sulle donne.
Ho messo 3 alla voce "piacevolezza" per la sensazione che vi lascerà una volta finito. Perfetta la Dandini, davvero perfetta.
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non importa
Il romanzo termina con queste due parole "non importa". Finale terribile e sconsolato.
Adoro lo stile di Ammaniti crudo e diretto come una folata d'aria gelida in pieno volto, ma avendo letto recentemente "La Strada" di McCarthy, pagina dopo pagina, mi sembrava di immergermi in un dejavu costante. Con angoscia annessa. Il fatto che i sopravvissuti siano solo bambini, non fa che aumentare la sensazione di impotenza e rabbia.
Anna col suo fratellino assieme a Coccolone e Pietro proveranno a raggiungere il continente con la speranza che i Grandi siano ancora vivi. Anna e il suo modo di vivere pragmatico, Pietro con la sua pazienza e Astor con la sua ingenuità, attraverseranno la Sicilia tra i resti della civiltà e una natura che prova a rinascere.
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bottiglia con vista
Rachel è una pendolare alcolizzata a tratti e paranoica costantemente. Stesso treno, stesse facce, stessa coppia che osserva dal finestrino. Fino al giorno in cui vede qualcosa di diverso, che cambierà la sua vita.
Nonostante i thriller non facciano parte dei miei romanzi preferiti, ho divorato questo in un paio di giorni, non tanto per il contenuto in sè, ma per la scorrevolezza del linguaggio. Trattandosi di un romanzo dove le diverse protagoniste narrano in prima persona, il linguaggio non può che essere semplice, diretto, immediato. Ed è questo che attrae il lettore fino ad immedesimarsi nei pensieri delle 3 donne, non patteggiando per nessuna in particolare, ma diventando empatico con tutte allo stesso modo.
Finale non proprio inaspettato, se devo trovare un tasto dolente.
Ho apprezzato la scelta di narrare al femminile col punto di vista delle 3 donne, con sentimenti diversi, pensieri diversi e sensibilità diverse. (e allo stesso tempo non ho molto apprezzato come ne escano, invece, gli uomini, da questo romanzo: escluso il poliziotto, gli altri: pessimi, quasi psicopatici)
Incuriosita dalla trasposizione cinematografica, probabilmente andrò a vederlo.
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c'è chi non muore mai
Ho letto questo libro incuriosita dal trailer del film, che paradosso vero?
E vi dirò che mi é piaciuto davvero molto, mi ha commosso in alcuni tratti. Sarà che ho sempre sognato di incontrare qualcuno come il professore, qualcuno che anticipi i miei desideri per trasformarli in sorrisi.
Apparentemente una storia banale, dove un professore ha una relazione clandestina con una studentessa da anni é in realtà una storia di complicità estrema, dove nemmeno la distanza della morte di uno dei due pone barriere invalicabili. Storia forse un po' irreale per l'incastrarsi perfetto di tutti i tasselli, ma magica al punto giusto per far sperare sia tutto un bluff.
La kamikaze, ignara della malattia dell'uomo che ama, lo scopre nel modo peggiore, una volta successo, senza aver potuto stare accanto al professore, nei momenti più bui. Rabbia e Incredulità lasceranno pian piano il posto alla consapevolezza di un sentimento molto più grande.
Stile elegante e non scontato, mai stucchevole anche nei passaggi più romantici.
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in ansia
La Bignardi mi è sempre piaciuta come giornalista e questo è il primo dei suoi romanzi che ho provato a leggere.
La storia di Arno e Sara mi ha lasciato un po' interdetta, come se arrivando all'ultima pagina si palesasse di fronte a me una sola domanda: "quindi?"
Lo stile del romanzo è scorrevole, linguaggio semplice e con periodi non troppo arzigogolati, ma il contenuto in alcuni passaggi sfugge, lasciando un senso di incompiutezza.
La storia ha un qualcosa di molto attuale, il non conoscersi mai davvero. Nemmeno dopo anni insieme, nemmeno dopo dei figli insieme.
Mi ha lasciato molta tristezza addosso e non lo consiglierei proprio per questo motivo. Perchè si tratta di una tristezza immotivata, che non fa crescere, nè riflettere.
Proverò a leggere gli altri romanzi, aspettandomi forse, qualcosa di più.
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Il dopo é sempre più difficile
A me lo stile della Moyes piace sempre, anche quando, come nel caso di questo romanzo, stenta un po' a colpire dritto al cuore. Il dopo é sempre più difficile e anche i vari "seguiti" sono sempre complicati per gli autori e pieni di aspettative per noi lettori.
Personalmente l'ho trovato meno impattante rispetto al primo volume, ma credo sia anche giusto così. Ora Clarke deve elaborare il lutto e ripartire. La narrazione si apre infatti con la giovane chiacchierona che pare essere tornata ad una vita insulsa e piatta, priva di emozioni, priva della promessa che aveva fatto a Will. Un lavoro banale che non la porta dove avrebbe voluto la portassero i suoi sogni e una solitudine scialba.
Arriverà una sedicenne a sconvolgere la sua quotidianità e un paramedico a costringerla ad affrontare di nuovo il suo cuore ammaccato.
Più introspettivo rispetto al primo volume, il personaggio di Clarke diventa più completo, a 360°. Will è sempre presente e il lettore lo avverte in ogni pagina, come si accorge di come man mano Clarke tenta di aprirsi ad una nuova realtà, senza cancellare il suo passato, ma semplicemente accettandolo.
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quando l'amore non basta
Sarò sincera: ho letto questo libro spinta dalla curiosità del trailer del film. Paradossale, lo so, ma non conoscevo Jojo Moyes ed é stata una piacevolissima scoperta. Non amo i romanzi rosa stucchevoli dove mi annoio capendo già cosa succede nelle pagine successive.
*spoiler
Lou è una ragazza comune, che vive in una piccola cittadina e la routine quotidiana, gli spazi conosciuti, le persone conosciute, sono ciò che la fanno sentire al sicuro, sotto una campana che non sente la necessità di rompere. In cerca di lavoro, trova occupazione in casa dei Traynor, dove conoscerà colui che la cambierà per sempre. Will.
Esistono persone che cambiano il tuo essere nel profondo. Per quanto poco tempo tu possa stare con loro, nel momento stesso in cui le stai vivendo, sai già che non potrai essere più la stessa. Non potrai più essere com'eri prima di loro. I piccoli gesti condivisi, finire un pensiero cominciato dall'altro, quegli sguardi che anche in mezzo a decine di persone, restano fissi.
Will però, tetraplegico a causa di un incidente, non sente questa nuova vita come sua. E vuole andarsene da questo mondo. Fa un patto coi genitori concedendo loro 6 mesi.
Lou si rende conto di amarlo, ma si rende anche conto di non essere "abbastanza da fargli cambiare idea". Distrutta da questa constatazione inizialmente si arrabbierà con lui, per poi esserci nell'ultimo momento. Il più difficile, immagino.
La Moyes affronta il tema dell'eutanasia in maniera delicata, come una scelta consapevole individuale, come una possibilità reale, fornendo attraverso i vari personaggi i differenti punti di vista e atteggiamenti nei confronti di una scelta che molti faticano a capire e accettare.
La storia d'amore tra Lou e Will é delicata, fatta di complicità, di intuizioni e sorrisi, di una struggente malinconia.
Si piange durante la lettura di questo libro, non solo alla fine come tutti si immaginano.
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Quasi Amici
Raccontare di sè, è di per sè da apprezzare
Questo libro (audiolibro in questo caso ) mi è stato regalato per il mio compleanno qualche mese fa e l'ho ascoltato in 3 giorni grazie alle lunghe code per recarmi al lavoro.
In ogni libro di Gramellini vengo rapita dal suo stile ricco di figure retoriche e immagini così chiare e nitide e al tempo stesso così leggere.
Sui libri autobiografici credo non sia corretto esprimere un "giudizio" sul contenuto, perchè quello è personale, per l'appunto. Mi rifiuto di credere che uno scrittore scriva di sè solo per il dioDenaro, perchè nella scrittura c'è qualcosa che va ben oltre del nero su bianco.
La storia è triste, ma non può essere altrimenti; la speranza di un futuro migliore arriva piano piano, come succede nella realtà quotidiana. Uscire dal dolore vero non è come uscire da una stanza e Gramellini lo fa pagina dopo pagina in punta di piedi.
I personaggi femminili descritti hanno a loro modo influito le scelte e la psiche di Massimo nelle scelte di vita, portandolo inconsapevolmente sul giusto binario, la verità. Non so se davvero lui l'abbia sempre saputa dentro di sè: con certezza so solo che pensare una cosa o sbatterci il muso, sono due realtà molto differenti.
Consiglio questo libro a chi non si aspetta la tragicità degli eventi, ma a chi anche nei momenti peggiori riesce a intravedere sempre uno spiraglio.
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cinismo agghiacciante
Romanzo abbastanza fluido e senza troppi punti morti, "Villetta con Piscina" mi ha letteralmente invaso d'ansia e lasciato molto perplessa dal punto di vista etico. Sconvolta è dire troppo, ma un po' amareggiata al pensiero che ci siano davvero nella realtà personaggi come il protagonista che con il loro potere o capacità possano essere così crudeli nei confronti del prossimo.
Racconto un po' ombroso e poco chiaro in alcuni punti, troppo esplicito in altri.
Linguaggio semplice nonostante il protagonista sia un medico.
Testo troppo cinico, a mio parere.
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Niven Promosso a pieni voti
Ho scoperto Niven per caso, leggendo il suo romanzo "A volte ritorno" e visto lo stile geniale, ho deciso di provare anche questo romanzo. Un altro colpo di genio.
Dal linguaggio poco edulcorato e con immagini dettagliate così tanto da lasciar poco spazio all'immaginazione, Niven racconta il personaggio di Marr, uno sceneggiatore spendaccione baciato dal successo che dovrà fare i conti con la sua coscienza e un problemino inatteso.
Dallo stile accattivante e mai scontato, Niven snocciola un romanzo secco, diretto ma allo stesso tempo ironico e che fa pensare.
Disastroso nei rapporti personali, cerca di raccogliere i cocci di ciò che ha lasciato dietro sè nel suo turbinio di vita spericolata.
Niente spoiler perchè va letto assolutamente!
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Leggerezza nel giallo
Non amo particolarmente i gialli di solito, perchè raccontano di storie troppe efferate che non mi fanno dormire. Sono rimasta sorpresa in positivo da questo romanzo, perchè non solo racconta del fatto di cronaca in sè, ma svela anche il carattere e la sensibilità dei personaggi, in particolare del maresciallo Fenoglio, del quale pian piano il lettore impara a conoscerne le abitudini e i pensieri.
Trama non particolarmente fitta o complicata da seguire, si snocciola e rivela in un centinaio di pagine, arrivando alla fine per chiedersi "già finito"?
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Realtà di Mamma
*spoiler*
Non so se nel secondo libro ne parlasse (perchè non l'ho letto), ma scoprire la morte di Darcy mi ha stretto un nodo in gola fin dall'inizio del romanzo, romanzo che nel complesso ho trovato piacevole: sempre un po' troppo sopra le righe per i miei gusti - po' noiosi alla lunga gli scambi di sms/mail tra Bridget e Roxter/genitori compagni.
Credo l'autrice abbia voluto raccontare anche la parte "pratica" di una mamma single, non solo i pensieri e le emozioni. Spesso si è portati a considerare una madre unicamente come genitore e non più come una donna con le proprie esigenze e aspirazioni. Quindi ben vengano diarrea e vomito e urla e pianti dei bambini.
Non mi piacciono le infinite liste presenti saltuariamente nei vari capitoli, nè troppo i vari elenchi all'inizio di ogni capitolo; ma essendo una specifica caratteristica del romanzo, li ho letti lo stesso.
Ognuna di noi vorrebbe incontrare un Roxter e un Mr Wallaker, dubito fortemente nella realtà sia abbia la fortuna di beccarne 2 su 2, ma romanzi come questo servono a sognare un po', non prendendosi mai troppo sul serio.
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Malinconica malinconia
Non avevo mai letto nulla di Baricco e non so se leggerò altro. Colpita dalla moltitudine di commenti positivi, ho cominciato la lettura ricca di aspettative.
Molto malinconica la storia, ma molto positivo il personaggio di Novecento, così legato alla sua nave da non abbandonarla mai.
L'ho trovato però un po' scarno, frettoloso come romanzo. Credo sia sicuramente meglio "assistervi" una volta messo in scena, i commenti di "scena" mi hanno un po' distratto dalla lettura e dall'essenza del romanzo stesso.
Consiglio comunque la lettura, perchè i libri da non leggere sono sicuramente altri.
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Siamo tutti diversi
Ho visto il video prima di leggere questo libro, e il caso ha voluto mi sia stato consigliato da una persona molto cara che il video non l'aveva visto.
Ho a che fare con persone down per un'attività di volontariato che svolgo settimanalmente, e come racconta in maniera limpida e lineare nel libro, è un mondo nuovo. Da scoprire ogni giorno. Senza pietismo nè tristezza, Giacomo racconta l'evolversi del suo rapporto con Giovanni, di come le sue emozioni seguano il corso degli anni e le varie fasi della vita. Non tutti hanno la fortuna di avere una famiglia come la sua, nè una società pronta a qualcosa di fuori dall'ordinario.
Il termine diverso non mi piace, perchè fondamentalmente tutti siamo diversi l'uno dall'altra, preferisco fuori dall'ordinario, straordinario.
Non credo questo libro sia nato con l'intento di diventare un romanzo di formazione o chissà quale pietra miliare della letteratura. A volte si deve scrivere per lasciare memoria, per condividere spaccati di esistenza. Sono felice che Giacomo abbia voluto condividere.
Molto carino il titolo, molto piacevole la lettura, semplice, facile immedesimarsi, ancora più facile commuoversi.
"Giovanni che sa essere estenuante, logorante, che ogni giorno va in giardino e porta un fiore alle sorelle. E se è inverno e non lo trova, porta loro foglie secche"
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Il vero riscatto
Ho deciso di leggere questo romanzo dopo aver visto la consegna dell'Oscar a Di Caprio per il relativo film. Film che vedrò di sicuro.
Glass, prima attaccato da un grizzly e poi abbandonato dai suoi compagni, si ritrova a dover fare i conti con la sopravvivenza nei territori delle frontiere americane, circondato da tribù indiane non tutte amichevoli. Vuole sopravvivere per vendicarsi dei suoi compagni e il viaggio verso il riscatto prenderà diverse pieghe impreviste.
Come la recensione precedente, concordo con Raspanti sulla somiglianza nelle descrizioni realistiche di McCarthy. L'autore utilizza un linguaggio semplice e diretto senza fronzoli, che però é in grado di portare il lettore nella dimensione di Glass, uomo di valori e rispettoso verso il prossimo.
Lettura avvincente e mai noiosa.
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un finale un po' harmony
*spoiler*
Della trilogia degli Hunger Games questo é l'unico "episodio" del quale ho letto il libro. Per gli altri due mi é capitato di vedere il film, quindi nella mia mente i vari personaggi avevano già un volto e dei lineamenti ben definiti.
Il libro mi è piaciuto molto, mi sono piaciute anche le parti un po' "pesanti" di introspezione di Katniss, che la rendono più umana e meno "rambo ammazza tutti".
Concordo con molte delle recensioni precedenti che affermano la morte o il concludersi di alcune parti in maniera troppo frettolosa e nebbiosa: la morte di Finnik, l'allontanamento della madre, la sparizione finale di Gale.
Ed è proprio il finale che ho trovato in perfetto stile "Harmony". Si fosse fermato a prima dell'epilogo avrei potuto accettarlo (ma non condividerlo perché sembra un accontentarsi la storia dello stare con Peeta); ma la parte dell'epilogo l'ho trovata troppo troppo in contrasto con il resto della storia. Una sorta di finale da Cenerentola incastrato a forza.
Molto piacevole lo stile e il ritmo della narrazione dell'intero racconto, ma quell'epilogo lì, non mi é proprio andato giù.
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Non il solito mattone
I romanzi che attraversano le generazioni non sono tra i miei preferiti perchè spesso li trovo pesanti e molto lenti come ritmo narrativo. Con questo romanzo sono stata smentita (nella seconda parte) in quanto l'autore, nonostante affronti un argomento "delicato", ha una capacità narrativa impalpabile..molto differente dai soliti mattoni.
Non ho apprezzato moltissimo la prima parte del romanzo e ho avuto paura di dover smettere, fortunatamente non l'ho fatto e ho potuto assaporare i pensieri e le inquietudini di Calliope.
Mi è piaciuto anche il modo in cui l'autore io narrante ha descritto e raccontato la sua condizione, senza pietismi nè frasi fatte; errore comune in altrettante storie simili.
Se si sia meritato o no il Pulitzer non spetta a me giudicare, non lo metterei sicuramente tra i miei libri preferiti, ma lo consiglierei sicuramente.
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Come una granata
E va bene, ho pianto. In più punti. Soprattutto alla metafora della granata. Niente di più azzeccato.
Nonostante il tema e la storia narrata, ho trovato questo romanzo davvero piacevole. Non sono d'accordo con chi "accusa" l'autore di sfruttare un tema sensibile per accaparrarsi lettori dalla lacrima facile e dal sentimentalismo in affitto.
Ci sono diversi modi di affrontare la malattia, come ci sono diversi modi per raccontarla. Non starò qui ad elencare frasi retoriche del tipo "se uno non lo prova sulla propria pelle, non può capire.."
Augustus e Hazel non sono due eroi né due paladini del cancro, sono due ragazzi: con sogni da ragazzi, speranze da adolescenti, ma una malattia che ridimensiona ogni piccola quotidianità.
Ho apprezzato tantissimo l'ironia e la pungente malinconia dei dialoghi tra i protagonisti e mi é piaciuto come "un'imperiale afflizione" sia stato un filo conduttore..un romanzo nel romanzo.
Avrei osato inserendo qualche altro personaggio "negativo" oltre a Monica, che più che negativo, rappresenta la maggior parte delle persone di fronte a questo tipo di situazioni.
Non so se guarderò il film, perché in questo caso, credo che il libro possa restare di più.
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Ricordarsi di cosa si ha
Spoiler (poco ma c’è)
C’è stato un momento preciso in cui mi sono quasi commossa durante la lettura di questo romanzo: quando Aziza ancora neonata stringe il dito di Mariam, senza volerla lasciare andare.
Ed è esattamente questa la sensazione che l’autore fa provare al lettore, la sensazione di essere ancorato in un luogo che non vuole lasciarti andare via. Nel caso di “Mille splendidi soli” si tratta dell’Afghanistan, ma bisogna sempre tenere a mente che in molti altri posti meno “discussi” accade lo stesso.
Sarà per l’educazione ricevuta o per presunzione insita che non dimentico mai le fortune che ho, tentando di aiutare in tutti i modi chi non le ha; e questo romanzo non fa altro che ricordare e dipingere con impareggiabile poesia la realtà che ancora oggi vivono alcune donne.
Nonostante il romanzo sia incentrato sulle due figure femminili protagoniste (Laila e Mariam), non è da sottovalutare anche la netta differenza tra Rashid e Tariq, due uomini della stessa terra, ma con opposti modi di pensare e agire; punto a favore per la speranza di un futuro migliore.
Hosseini non cade mai nel pietismo o nella retorica e questo lo apprezzo molto.
Leggerò sicuramente altro di suo.
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Il meglio che credevo meglio
Premetto che questo libro l’ho letto incuriosita da una mia amica che aveva visto il relativo film. Mi ero fatta delle aspettative e purtroppo a circa una quarantina di pagine dalla fine, già avevo intuito come si sarebbe concluso il romanzo.
Stile impeccabile, descrizioni perfette, personaggi nei quali ogni animo romantico può immedesimarsi… ma quando intuisco il finale, non mi resta che fare un sospirone e pensare “speriamo vada meglio col prossimo”.
Non mi piacciono i finali scontati e spero di restare più stupita con altri romanzi.
Non mi sono commossa per il finale, mi sono più commossa e arrabbiata quando i due protagonisti, pur sapendo quanto vale ciò che stanno vivendo, decidono di girarsi dall’altra parte (più Amanda che Dawson), ma forse da un lato questo atteggiamento rispecchia la realtà di molte coppie, quindi pragmaticamente parlando, apprezzo il “romanticismo contenuto” e non troppo spiattellato e melenso.
Non credo consiglierei questo romanzo nello specifico, giusto perché credo (e spero) Sparks ne abbia scritti di migliori.
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Il silenzio delle buone azioni
L'ho letto durante le 2 lunghissime code di un'andata e ritorno dal lavoro. Oggi per esattezza.
E dopo la prima metà, sapevo già sarebbe stata una giornata migliore.
Libro corto, é vero, ma sa restare.
Elzéard Bouffier vive solo in un paesino sperduto e pianta gli alberi. Seleziona accuratamente le ghiande per le querce, valuta bene il terreno in cui piantare faggi; imperterrito e con una meticolosità e calma invidiabile, modifica il paesaggio intorno a lui, portando la vita.
Quasi sempre quando accadono sciagure legate al mutamento climatico, vedi tifoni imprevisti, tsunami, etc etc..io sono fermamente convinta che sia colpa dell'uomo. E quando assisto a disboscamenti selvaggi, inquinamenti folli, sprechi inutili, dentro di me so che succederà qualcos'altro di brutto. Perchè ce la siamo cercata, giusto per dirla alla buona.
Elzéard in silenzio, senza autoproclamarsi paladino dei verdi e senza far rumore, pianta giorno dopo giorno centinaia di alberi. Non serve far rumore per cambiare il mondo. E allo stesso modo, se ognuno di noi facesse quotidianamente una buona azione (in silenzio), il mondo diventerebbe migliore.
Commovente, davvero :)
“Perché la personalità di un uomo riveli qualità veramente eccezionali, bisogna avere la fortuna di poter osservare la sua azione nel corso di lunghi anni. Se tale azione è priva di ogni egoismo, se l’idea che la dirige è di una generosità senza pari, se con assoluta certezza non ha mai ricercato alcuna ricompensa e per di più ha lasciato sul mondo tracce visibili, ci troviamo allora, senza rischio d’errore, di fronte a una personalità indimenticabile.”
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il volo liberatore
Come un diario in prima persona, il romanzo racconta pensieri, azioni ed emozioni di Linda, affermata giornalista di Ginevra, sposata con figli. In crisi "esistenziale" rincontra un amore del passato, Jacob che la farà cadere in quello che sembrerà un abisso senza fine.
Premetto che é il primo libro di Coelho che leggo..non ne sono rimasta entusiasta (sicuramente ne leggerò altri prima di chiudere o meno con l'autore); molto introspettivo e psicologico, ruota attorno al tradimento di Linda, tradimento che personalmente non vedo come un coinvolgimento emotivo, ma solo come una voglia di fuga da una routine familiare consolidata.
Nel diario non leggo un trasporto come immagino nelle vere storie d'amore e di tradimento, ed è per questo motivo che non sono rimasta sorpresa di come si conclude l'opera.
Tra i personaggi, non ne ho trovato nemmeno uno che mi abbia colpito per la personalità: il marito è passivo, l'amante caldo e coinvolgente come un comodino e lei ha un'illuminazione divina giusto quando prende il volo col deltaplano. Sono contenta che Linda abbia ritrovato il sereno, ma una trentunenne già così sul baratro, mi ha messo un po' d'ansia.
Lo stile è scorrevole, fluido come il susseguirsi dei pensieri e le parole utilizzate rispecchiano in pieno l'altalena di sensazioni della protagonista; ma spero di rivalutare Coelho nelle altre sue opere.
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REalismo promosso
Letto su suggerimento della mia sorellina 17enne, posso dire che non mi è dispiaciuto.
Trovo molto interessante utilizzare i colori per le emozioni, mi ricorda un po’ la mia infanzia..dove tutto ciò che mi trasmetteva allegria lo associavo al giallo.
Sono felice che il libro abbia parlato anche di malattia e dolore; perché credo sarebbe stato troppo facile un finale a lieto fine per tutti.
La presenza di Silvia mi è parsa stonata fin dall’inizio, non so perché, forse perché più che una presenza “sicura” mi ha sempre dato la sensazione di esser lì ad aspettare solo il peggio per poter essere felice..visione forse cinica nei confronti di un’adolescente; ma avrei preferito un personaggio con caratteristiche diverse.
Titolo ad effetto ma troppo esagerato per i miei gusti.
Mi è piaciuto lo stile e il ritmo della narrazione, quindi se qualcuno avesse da suggerirmi altri libri dello stesso autore, ne sarei felice!
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Mr Delusione
Ci sono diversi motivi per cui scelgo un libro: per alcuni il titolo, per altri la trama, per altri ancora l'autore..ecco, non ricordo esattamente perchè io abbia scelto Mr Sbatticuore, ma qualsiasi cosa mi abbia spinto a sceglierlo, purtroppo si è rivelato un abbaglio. Ma proprio gigante.
Chiaro che non mi aspettavo un pilastro della letteratura, ma nemmeno un pezzetto di cemento che ti colpisce l'auto mentre stanno asfaltando la strada.
La protagonista, Caroline, è ovviamente piacente al punto giusto, ironica al punto giusto, single al punto giusto, etc etc...e chiaramente il protagonista è uno gnocco stratosferico che sa cucinare bene, ironizzare bene, lavorare bene, fare sesso benissimo (ah scusate, dimenticavo che è pure ricco).
Lui ha il suo harem, ma poi conosce lei, molla le altre e s'innamora perdutamente. Lei non vuole essere una dell'harem, quindi all'inizio fa la preziosa e poi si concede. Le amiche di lei si accoppiano con gli amici di lui e vissero tutti felici e contenti.
Sbam (giusto per fare una citazione). E sbam sarebbe stato anche il rumore del tonfo che avrei fatto fare al libro se avessi avuto la copia cartacea. Fortunatamente l'ho letto in digitale, quindi nessun lancio. Solo uno sbuffo gigante.
Le ultime due pagine non mi sono dispiaciute, lo ammetto. Ma non voglio fare spoiler (questa trama fitta e complicata va proprio letta..., eh già).
Tra libro leggero e libro insulso c'è una grossa differenza, e purtroppo questo non lo considero leggero.
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c'è ancora umanità?
Non c'è un luogo specificato. Non c'è un nome pronunciato. Non c'è una speranza concreta. Paradossalmente non c'è nulla di quello che tutti noi agogniamo quotidianamente: dare un nome, avere tutto sotto controllo, sapere dove si sta andando.
Romanzo da togliere letteralmente il fiato, La Strada, si apre su una realtà (forse) post-apocalittica, dove i protagonisti sono un padre e suo figlio che devono andare verso sud. Il bambino rappresenta la speranza e l'animo umano ancora intatto, animo che il padre non ha più e che difende con una pistola nella quale son rimasti solo due proiettili.
Durante il loro cammino incontrano desolazione e cenere e qualche individuo poco raccomandabile, come se insieme alla Terra si fosse estinto anche il sentimento umano (in una scena trovano addirittura delle persone vive tenute prigioniere per diventare i pasti dei loro aguzzini).
Più volte durante la storia il bambino domanda al padre se stiano per morire..e non sempre il padre riesce a mentirgli.
Incisivi ed efficaci i dialoghi privi di qualsiasi punteggiatura e composti da lapidarie e brevi frasi, in alcuni casi solo singole parole. Descrizioni semplici del paesaggio circostante, con elementi costanti, come la cenere, il freddo di notte, la pioggia grigia e tutto bruciato.
Come giustamente ha scritto Arianna nella sua recensione, è un paesaggio in bianco e nero..il lettore stesso non riesce ad immaginarsi i colori. E personalmente non mi sarei mai immaginata di leggere un libro così.
Fondamentalmente i contenuti non sono un granchè, voglio dire, per tutto il romanzo non si fa altro che camminare, fermarsi, dormire, cercare da mangiare..per poi ricominciare da capo, come se il mondo si fosse fermato: eppure McCarthy è stato in grado di scendere così a fondo nell'animo umano da coinvolgere il lettore a livello emotivo, lasciandogli addosso una sensazione di straniamento e smarrimento.
Quasi a volerti dire "prova a pensare se succedesse a te".
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gesù geniale!
Ammetto di aver aspettato parecchio prima di scrivere la mia opinione su questo romanzo. Non perchè avessi dei dubbi sul mio pensiero, ma avevo parecchi dubbi sul come esprimerlo.
La trama è già stata raccontata in diversi degli altri commenti, pertanto mi limiterò ad esprimere il mio personalissimo parere. Io l'ho trovato geniale, unico e credo irripetibile nel genere.
Forse troppe parolacce, quello sì, ma il codice non ha interferito col messaggio. Fate i bravi. Niente di più semplice e chiaro. Eppure l'umanità si perde comunque.
Ho letto tutti gli altri commenti e non me ne vogliano quelli che sono stati definiti "moralisti"...ma la blasfemia sarebbe tale se non ci fosse un messaggio dietro: l'aiutare il prossimo, la sincerità, la lealtà..insomma, qui non si dissacra l'immagine di Gesù, ma si presenta al mondo come sia l'uomo a rovinarsi con le proprie mani e di quanto, al contrario, l'uomo possa fare per rendere il mondo migliore.
Sarà che seguo la filosofia di vita "tratta gli altri come vorresti essere trattato tu", sarà che continuo a non capire come l'uomo possa essere geniale e stupido al tempo stesso, sarà che i personaggi biblici me li sono sempre immaginati come persone comuni..ma questo libro mi ha fatto commuovere.
spoiler: per un attimo ho sperato ci fosse finale diverso, ma la storia purtroppo non poteva finire in altro modo.
Mi spiace solo non avere la cultura musicale dell'autore, avrei apprezzato sicuramente ancora di più i passaggi dove sono menzionati cantanti e brani.
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Sottile Delusione
Finale insolito per un romanzo, ma non del tutto inaspettato.
Non lo racconterò perchè sono contro lo spoiler nelle recensioni, lascio alla curiosità degli altri andare a vedere come va a finire..
Ho apprezzato alcuni colpi di scena dell’autrice e la novità della narrazione dai diversi punti di vista (da quello di Quattro e da quello di Tris), anche se purtroppo il romanzo non ha riacquistato il ritmo e la scorrevolezza del primo volume. Resto ancora molto scettica sulle “saghe”, questa non mi ha convinto come speravo.
Buone le descrizioni delle ambientazioni ed efficienti i dialoghi; forse un po’ ripetitivo e ormai trito e ritrito il rapporto tra I protagonisti.
Po’ delusa, lo ammetto.
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Insomma..siamo nel mezzo
Nulla a che vedere col primo romanzo. Non essendo esperta di trilogie e preferendo i romanzi "a sè stanti", ditemi pure se sto sbagliando. Questo libro ha un ritmo rallentato rispetto al primo e sembra in realtà un anticamera del successivo. Gli avvenimenti sono quasi prevedibili e anche i rapporti umani si appiattiscono: Tris e Tobias ad un certo punto mi sono sembrati come una coppia sposata da 25 anni!
Ho fatto più fatica a leggere questo romanzo rispetto al primo, ma mi sono sforzata unicamente in previsione di concludere con l'ultimo.
Mi sarebbe piaciuto un contenuto più sostanzioso.
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DIVERso da ciò che pensavo!
Ho appena finito di leggere l'intera trilogia; ho aspettato volutamente di concludere tutti e 3 i romanzi prima di poter dare un'opinione.
Divergent è in assoluto il libro che maggiormente mi ha rapito. Trovo che l'idea delle fazioni sia fenomenale e non avendo mai letto romanzi del genere, non sono in grado di darvi un termine di paragone. Sicuramente ne leggerò, perchè Divergent mi ha sorpreso positivamente. Ho sempre creduto non sarei mai stata attratta da storie del genere, invece sono stata completamente assorbita da Tris e dalla realtà intorno a lei.
Complice la novità di ogni personaggio e ambiente, ho apprezzato lo stile dell'autrice Intrepido e non troppo Erudito nelle descrizioni, Candido nei sentimenti, assolutamente Pacifico nella scelta del ritmo narrativo e con un cuore Abnegante nei confronti del lettore.
Po' scontata la love-story tra protagonista e Quattro, ma vabbè, non si può mica pretendere tutto! Chi lo sa, magari nella prossima vita mi butterò giù su una rete e incontrerò il mio Intrepido..mi accontento anche di un 3!
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Ma tutta tutta?
Nonostante non sia il mio autore preferito, ho letto tutti i romanzi di Fabio Volo, perchè mi è sempre piaciuto il modo in cui parlava in radio. Chiaro, parlare e scrivere sono due mondi differenti; ma gli ho sempre dato fiducia e solo stavolta sono rimasta un po' delusa. Ho divorato l'e-book in 3 gg scarsi nelle lunghe code in auto e la parte iniziale era abbastanza scorrevole..con l'arrivo del piccolo Leo si è arenato tutto: ritmo e contenuto.
Non mi sono piaciute le descrizioni, ho trovato spenti i dialoghi. Un conto è raccontare della vita quotidiana, un altro paio di maniche è fare una sorta di elenco della spesa.
Uno dei pochi elementi che mi è piaciuto davvero di questo romanzo è il fatto di non aver "strumentalizzato" il bambino nel raccontare la crisi della coppia - la nuova vita con Leo è ovviamente l'ago della bilancia, ma i protagonisti affrontano le loro ansie da soli.
Mi sarebbe piaciuto un maggior soffermarsi di Volo su Sofia e sui suoi pensieri, ma essendo donna sono di parte :)
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Il libro che non volevo
Non me ne voglia Licalzi per il titolo ironico della mia recensione. Da sempre il mio autore preferito insieme a pochi eletti, mi ha lasciato un leggero amaro in bocca. Sempre piacevole e sorprendente in alcuni passaggi, il filo conduttore è principalmente la domanda del titolo del romanzo che si sviscera in differenti racconti che toccano diversi protagonisti e diverse storie personali.
Forse, non essendo una fan brevi, non ho la capacità di valorizzare questo tipo di opere.
Ne consiglierei la lettura in quanto lo stile di Licalzi è molto piacevole e allo stesso tempo d'impatto; ma se mi chiedessero una classifica di gradimento dei romanzi di questo autore, di sicuro "La vita che volevo" sarebbe in ultima posizione.
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Lettura consigliata
Da sempre affascinata dai racconti autobiografici non ho saputo resistere all'incipit di questo romanzo. Immedesimazione teoricamente impossibile, ma resa semplice dall'autrice che attraverso i ricordi della protagonista bambina porta il lettore nel mezzo della giungla, dove tutto è una sorpresa e il tempo passa tra colori e linguaggi speciali.
Descrizioni dettagliate e soggettive permettono al lettore di vedere con gli stessi occhi della bimba lasciata nella giungla, giungla che diventerà la sua casa per oltre due anni, giungla che le farà conoscere l'affetto di una famiglia di scimmie e che sarà il costante paragone di tutti gli affetti e i rapporti che incontrerà sulla sua strada.
A volte diffido dalle storie di vita "rese romanzi", temendo di incontrare storie falsate o troppo "caricate" per poter attirare il lettore; con questo romanzo non ho avuto quest'impressione e mi è capitato in più passaggi di sorridere leggendo ciò che la bambina osservava e traduceva nella sua testa: un piccolo esempio (piccolo per non fare spoiler): quando le dicono che le ragazze sono carne fresca lei si immagina le ragazze "fatte su come delle salsicce" - immagine raccapricciante e terrificante per una bambina.
Credo che la bravura di un autore sia nel far arrivare le immagini dei protagonisti al lettore come se il lettore fosse parte della storia, in modo da fargliela vivere in diretta.
Ovviamente non si tratta di pilastri della letteratura o must assoluti da avere nella propria libreria, ma lo consiglio vivamente soprattutto a chi è convinto che la vita possa cambiare da un momento all'altro senza necessariamente dare un preavviso e anche a chi crede di avere tutto sotto controllo, ricordandogli che non è mai così.
Una carezza al cuore
Meraviglioso lavoro a 4 mani e 2 cuori di Massimo Gramellini e Chiara Gamberale. Trama non particolarmente fitta di eventi o ricca di colpi di scena per la verità: ma il ritmo e la melodia che scaturiscono dalle pagine non possono non trascinare nella loro spirale.
Giò, all’anagrafe Gioconda, è una trentacinquenne dall’anima inquieta con un unico grande amore: Leonardo. Leonardo che non sta piú con lei. Ritrovatasi sola, va a vivere a casa dei suoi nonni, defunti, per lei il simbolo di un amore perfetto. Nella notte del giorno degli innamorati, Gioconda trova un biglietto scritto da sua nonna all’angelo custode con i suoi ringraziamenti. Giò decide di buttarsi e provare anche lei a scrivere al suo angelo. Inaspettatamente le risponde e le promette che si prenderà cura di lei. E non si tratta di un angelo come tutti ci immaginiamo, ma ha un nome: Filemone; e ha anche una sua storia che piano piano verrà fuori lettera dopo lettera.
Filemone sa leggere Gioconda e sa comprenderla, al punto tale che risponde a tutti i suoi dubbi indirizzandola sulla giusta via da prendere.
Scettica dal troppo miele delle frasi che leggevo sui vari siti di citazioni del romanzo, ho voluto tastare con i miei occhi questo romanzo. E ne sono rimasta rapita. Letto quasi tutto d’un fiato, in certi punti mi sentivo come Gioconda in attesa di una risposta da Filemone.
È la prima volta che mi trovo di fronte alla penna di Gramellini e mi ha conquistato, trovo che il suo modo di scrivere (forse ancor piú evidente in questo romanzo), sia una carezza per il cuore; un balsamo che districa i nodi della vita quotidiana.
Un susseguirsi di metafore e immagini talmente semplici e chiare da lasciare disarmati e stupiti di fronte alla semplicità con cui sa descrivere un qualcosa che fondamentalmente è totalmente astratto: l’amore.
Semplice e lineare anche la Gamberale nel suo modo quasi alla “Ally Mc Beal” di descrivere il quotidiano senza Leonardo e le sue vicissitudini da insegnante di italiano; piacevole e mai banale o scontata.
Davvero da leggere e da tenere con sé nella propria libreria…rileggerlo nei momenti un po’ bui vi regalerà uno spiraglio. Io ne sono talmente gelosa che non lo presto a nessuno!
“Il vero rivoluzionario parte dall’accettazione della realtà per cambiarla con l’esempio.”
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La furia dell'odio
La storia si apre in un periodo di guerra, durante l'occupazione tedesca di Parigi che sconvolge le vite di due amiche: Gilberte de Permont e l’americana Ann. Le due ragazze sono cresciute legatissime l’una all’altra, condividendo sogni e speranze dell’adolescenza, ma la violenza improvvisa della guerra le costringerà a crescere in fretta, abbandonando il loro mondo di ragazze. Inaspettatamente e misteriosamente spariscono i genitori di Ann; sorte che toccherà, poco dopo, all’intera famiglia di Gilberte che seviziata dai nazisti, vedrà padre e madre morire davanti ai suoi occhi, torturati a morte con l’accusa di essere membri della Resistenza. Riuscita a sopravvivere, Gilberte proseguirà la sua esistenza con l’unico obiettivo di vendicarsi di colei che ritiene responsabile: la sua amica del cuore Ann. Con il gelo nel cuore, Gilberte inseguirà Ann arrivando sino in America, dove Ann è scappata. Divise dall’odio di Gilberte e persino dall’amore per lo stesso uomo, le due donne giungeranno ad un confronto drammatico.
È stato il primo romanzo “di guerra” che lessi qualche anno fa. Non si tratta di capolavoro stilistico o “must” da leggere a tutti i costi, ma si tratta di un libro molto piacevole e scorrevole nel quale i sentimenti dei personaggi sono descritti in maniera talmente nitida che il lettore riesce a sentire cosa provano, non riuscendo a patteggiare per l’uno o per l’altro; perché tutti sono segnati da esperienze dolorose e familiari che fanno sì che non esista il “buono e il cattivo”, ma esistono storie di vita. Una vita da ricostruire, un’amicizia spezzata dall’odio che spesso acceca e rovina ogni cosa.
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I Vuoti che riempiono
Senza cadere nei classici luoghi comuni o nella facile compassione verso “il malato”, Lisa Genova mette su carta la reale immedesimazione quotidiana di una persona affetta da Alzheimer e di coloro che convivono da spettatori e familiari con questo morbo.
Con delicatezza e leggerezza le pagine scorrono veloci come veloce è il progredire della malattia che solo a sprazzi lascia respirare Alice, testimone consapevole del peggioramento costante che avviene dentro di lei.
Affermata e brillante professoressa universitaria di linguistica con una famiglia modello, con 3 figli e marito chimico; Alice alla soglia dei 50 anni è orgogliosa di quanto ha conquistato come donna e nulla fa presagire a ciò che da un giorno all’altro la renderà fragile e smarrita.
Inizialmente sporadici, e poi sempre più frequenti episodi di “vuoti” portano Alice a voler fare un controllo medico, controllo con svariati esami che porteranno alla diagnosi di Alzheimer presenile di origine genetica.
Le certezze di Alice crolleranno e i vari membri della sua famiglia si fortificheranno intorno a lei in un forte abbraccio affrontando giorno dopo giorno l’incedere della malattia: l’autrice racconta episodi di vita quotidiana che permettono al lettore di diventare parte della narrazione come se stessero assistendo e non “immaginando”.
Ho apprezzato moltissimo questa scelta di descrivere la scoperta e il progredire della malattia, questo romanzo smuove le certezze di ognuno, ricordando che nessuno è immune dal destino e che la vita può cambiare da un momento all’altro inaspettatamente.
Ho pianto una volta finita l’ultima pagina e non mi capitava da parecchio. Ho visto che hanno anche tratto il film con il premio oscar per miglior protagonista Julianne Moore. Di solito sono scettica sui film, ma questa volta credo farò un’eccezione, nonostante sia sempre molto più affascinata dal libro che dai film che ne seguono.
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