Opinione scritta da LIsaRay

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LIsaRay Opinione inserita da LIsaRay    29 Luglio, 2017
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SOLO PER I VERI AMANTI DEL GENERE

Molti mi avevano consigliato questo libro e, da amante della letteratura americana, mi ci sono cimentata.
Devo ammettere che è stata una lettura a tratti un po' faticosa, soprattutto dalla metà in poi, quando le storie non facevano altro che ripetersi.
E' consigliato leggere questo libro soprattutto per l'importanza storica, ovvero poiché viene considerato il manifesto della beat generation. Infatti questa gioventù bruciata viene descritta a 360° in maniera molto dettagliata e assillante. Dopo un po' il succedersi di queste stravaganze diviene quasi noioso e probabilmente, l'idea dell'ansia di vivere pienamente, viene tramandata perfettamente.
Ma è una pienezza distaccata, ridondante, ripetitiva. Il narratore si focalizza sui nomi delle strade, delle città, delle donne che incontra... ma raramente emergono i sentimenti interiori e le descrizioni che mi aspettavo di leggere sulla selvaggia e grandiosa America, sono praticamente assenti.
Avrei preferito leggere un'opinione più personale dell'esperienza, che risulta invece distante, quasi come se fosse avvenuta molto tempo prima per il narratore.

Se nella prima parte lo stile risultava quasi piacevole, che con poche parole riusciva ad evocare (ma mai descrivere) una città americana, con l'andare del libro e il ripetersi delle situazioni, la lettura si fa faticosa.
Non solo per questo ho dato una bassa valutazione allo stile, ma anche perché il suo modo di scrivere lo trovo molto scarno: pieno di punti, periodi brevissimi e molti frasi del parlato inserite un po' ovunque che a tratti i hanno ricordato lo stile de Il giovane Holden.

In un certo senso questo libero è un'opportunità sprecata, visto che la storia è davvero ricca (fin troppo) di eventi che potevano essere più coinvolgenti.
Serve un altissimo spirito americano per poterlo apprezzare appieno, anche se è molto lontano dai capolavori della letteratura di questo Paese.

Piacevole per certi aspetti, scorrevole e incantatorio, ma decisamente troppo lungo e ripetitivo.

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Solo per chi è davvero appassionato della Beat Generation
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LIsaRay Opinione inserita da LIsaRay    22 Agosto, 2015
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Un capolavoro ottocentesco

Notre Dame de Paris è una vera e propria epopea. All'inizio le descrizione di Hugo possono sembrare faticose, il ritmo della narrazione scorre lento e tutti i particolari vengono ben delineati. Tuttavia alla fine ci si rende conto del perché di tante digressioni: la vera protagonista è la Parigi del 1400, e tutti i personaggi non sono altro che i suoi ingranaggi. La vita della cattedrale è mossa da questi personaggi che sono malvagi, buoni, o totalmente ingenui e in questo modo ci si proietta totalmente nella società parigina di quel secolo.

I personaggi di questo romanzo sono delle opere d'arte. E' incredibile quanto il malvagio, Frollo, sia un o dei personaggi più complessi e interessanti. La sua vita ci fa capire tutti di lui, il suo amore malato definisce invece la sua cattiveria. I due invece personaggi "buoni", sono quelli che in realtà sono destinati a soffrire soggiogati dai prepotenti. La bella Esmeralda, alla quale non riesco ad attribuire nessun volto che possa essere così incantevole e allo stesso tempo immaturo, è il personaggio più ingenuo e verrà sottomessa senza mai rendersi conto della falsità di Phoebo , e tuttavia non perderà mai la sua dignità, perché preferirà la morte alla fuga con Frollo.
E' Quasimodo invece il personaggio che suscita maggior compassione. Nessuno, nemmeno Esmeralda alla quale ha salvato la vita, riesce a scambiargli affetto, e sarà sempre circondato da una solitudine. Tuttavia è il più nobile dei personaggi, che riconoscendo la sua bruttezza e accettandola non vuole che la zingara gli presti attenzioni in quanto tale bellezza non può abbassarsi a tanto.
Le opere di Quasimodo sono nobili e di buon cuore, anche se suscitano sempre nel lettore tanta pena e compassione.

Il romanzo è estremamente negativo, e svela il lato più crudo dell'essere uomo. Sono sempre i più innocenti a soffrire.

Sebbene sia un libro impegnativo, è un libro ricco di contenuti, a partire ad esempio dalla digressione sull'architettura soggiogata dalla stampa, che personalmente ho amato.
Non si deve farsi scoraggiare dalla lunghezza, perché leggendo ci si immerge totalmente nella società e nei personaggi tanto che alla fine, io ho pianto molto per il cosiddetto "matrimonio di Quasimodo".

Un capolavoro intramontabile.

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LIsaRay Opinione inserita da LIsaRay    17 Agosto, 2015
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Libro profondo ma troppo breve

Fahrenheit è un libro che si presta a chiunque. E' considerato un classico in quanto Bradbury lo ha reso un libro senza età, oggi come ieri la cultura salva e libera la mente.
Considero geniale l'immagine che Bradbury ha creato dei pompieri: invece di spegnere, appiccano il fuoco.
E' un romanzo che fa riflettere sull'importanza del libro, del racconto completo con tutte le sfumature: la nuova società tende infatti a riassumere per rendere più accessibile l'informazione... Ma cosa c'è di più sbagliato che togliere il superfluo? Saremo in grado di giudicare e agire liberamente conoscendo solo una breve sintassi?
La risposta di Fahrenheit è no. L'uomo non è in grado di pensare se non apprezza tutte le sfumature dell'arte.

Tuttavia ho percepito troppo il senso di un romanzo distopico, forse è quasi troppo irreale, a differenza di 1984 con il quale viene spesso paragonato. Infatti, a mio parere, Fahrenheit è decisamente inferiore quanto a contenuti e stile rispetto al libro di Orwell.

Oltre a questo volevo sottolineare un'altra cosa che non ho gradito: la brevità. E' immediato e d'impatto, ma forse troppo, molti argomenti potevano essere sviluppati meglio tanto che alla fine ho pensato che dovevano succedere molte altre cose.. Diciamo che l'ho trovato un po' scarno:
Anche la parte iniziale è quasi fastidiosa a causa dei continui cambi di scena e azioni che avvengono contemporaneamente.

(spoiler) Invece ho apprezzato molto il finale, l'idea che l'uomo, quando tutti i mezzi gli sono privati, può solo ricordare, credendo fino alla fine di lasciare il messaggio alle generazioni future solo cercando di memorizzare ogni giorno più pagine fino allo stremo.Perché l'uomo è l'emblema dell'unione della grande malvagità, che brucia la cultura e fa sparire il sapere, e della grande bontà, che in ogni modo deve compiere i suoi obiettivi, sebbene questi richiedano generazioni e generazioni.

Leggetelo, fa riflettere

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LIsaRay Opinione inserita da LIsaRay    04 Agosto, 2015
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Un libro che mette in dubbio la propria libertà

Ho letto 1984 circa due anni fa e ancora ne risento le "conseguenze".. Ogni citazione, ogni verso mi ritorna in mente e non posso fare a meno che definirlo il mio libro preferito.
Orwell è riuscito a creare una società che non ha vincoli sull'età, futuro, passato o presente, questa è la degenerazione di ogni sistema sociale e della manipolazione.
La distopia non si avverte poi così tanto, quello che si avverte è un senso di oppressione e angoscia, di una realtà portata allo stremo che non ha vie di fuga.

Cosa importa la memoria? Se la storia non è documentata allora non è mai esistita.
Cosa importa se 2+2=4 se il governo ti dice che fa 5?
Cos'è la realtà?
Questo è il vero interrogativo che si cela nel libro di Orwell. La realtà è quella che vive nella mente o quella che il nostro governo ci presenta? Esiste davvero la realtà?

Questo libro mette in crisi le nostre verità e soprattutto la nostra libertà. Gli uomini sono liberi o sono solo liberi di crederlo?

La genialità del libro sta innanzitutto nel mondo che lui ha creato, nelle appendici, nel bipensiero, ovvero nel credere in qualcosa e nel suo opposto. Questa modalità di pensiero riesce così a mettere in crisi la società e renderla controllabile.
Seconda cosa, la storia che è divisa in due parti: la prima in cui pensi che il protagonista sia un fuoricasse, un ribelle, e tieni il fiato sospeso ogni volta che infrange le regole;
(spoiler) la seconda in cui ti rendi conto che la prima è stata solo un illusione e il protagonista in realtà era come tutti gli altri: le società che si crede anticonformista quando in realtà cercando di essere tutti diversi si è solo tutti uguali. Tutti erano succubi del Grande Fratello.

Ed è così che Winston rappresenta la condizione di tutti gli uomini, il ribelle che cade nella trappola, e nella quale vi è sempre stato.. E a confermarlo è proprio il suo nome, Winston Smith, uno dei nomi più comuni anglosassoni, a indicare il suo essere anonimo fra gli altri.

Un altro tema che Orwell tocca, anche se in piccola parte, è quello del dolore fisico. Un uomo che è sottoposto al dolore arriverà davvero a sperare che sia la persona a cui vuoi più bene a soffrire al tuo posto e in quel momento l'umanità svanirà.

E' il romanzo dell'anti umanità, in cui la tortura non serve a farti confessare e non farti ricommettere i peccati, ma a farti CREDERE nella tua colpevolezza; perché a quel punto sarai proprio tu a volerti punire per aver commesso il tuo errore, sarà proprio quando ti avranno tolto la libertà e manipolato a tal punto da credere nel tuo ideale opposto a volere una propria condanna.
Perché Winston ad un certo punto non vede più 4 dita, ma è convinto di vederne 5.

Il finale del romanzo è la più grande verità umana.

E' un libro che fa pensare, profondo, scorrevole, con digressioni importanti... Consiglio a chiunque di leggerlo.

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La fattoria degli animali;
Fahrenheit 451.
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LIsaRay Opinione inserita da LIsaRay    03 Agosto, 2015
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Stile impeccabile, contenuti un po' scarsi

Questo libro riesce a trasportare in un ambiente letterario magico, un medioevo lontano e non raggiungibile.
Lo stile è alto, i discorsi sono scorrevoli e molto profondi, spesso ci sono digressioni che ricordano più un trattato di filosofia che un racconto. Sebbene la storia non sia avvincente in molti punti, risulta comunque piacevole da leggere, invoglia a proseguire fino all'ultima pagina.
Per questo ritengo che il punto forte del libro sia proprio lo stile.
Un altro punto a favore è indubbiamente la morale, non solo di sensi e non solo di spirito un uomo può vivere: l'essere umano è un insieme di ragione, spiritualità e passione.

Ciò che invece ritengo a sfavore, sta nel contenuto. Il viaggio di Boccadoro risulta decisamente troppo lungo, per il semplice motivo che non ha uno scopo, è solo un vagabondo errare ripetitivo.. Forse Hesse avrebbe dovuto ridurre il numero di donne citate e inserire colpi di scena, i quali sono completamente assenti...
Il personaggio di Boccadoro è complesso e ben delineato, mentre quello di Narciso rimane un po' più complicato e offuscato.

Questo libro non riesce a simpatizzare i protagonisti, poiché rappresentano le esagerazioni dei nostri lati più estremi e intimi; in più si trasporta con sé tutta la caducità della vita e lascia un senso di profonda angoscia, ma anche di speranza.

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