Opinione scritta da WottaCambija
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Travolgente
Un libro che sotto ogni punto di vista ti prende e ti porta via.
Un mix di intrecci e personaggi che ti accompagnano pagina dopo pagina verso un finale totalmente inaspettato. Magistrale la capacità di Ammaniti di trasportare di volta in volta il lettore nel punto di vista del personaggio di turno. Ognuno con la sua sensibilità, ognuno con i suoi drammi. Personaggi veri, concreti, che quasi si possono vedere e tastare con mano. Pochi fronzoli, nulla è lasciato al caso, tutto è veritiero, nudo e crudo e a tratti tragicomico. Tutto trova un perché, che viene spiegato dettagliatamente senza lasciare lacune o dubbi nel lettore. Romanzo dove si può ridere di gusto o piangere commossi. Magistrale. Consigliatissimo.
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La negazione dell'Uomo
Contiene spoiler (segnalato). Un vero e proprio capolavoro per struttura e contenuti che spazia dalla filosofia alla politica in un contesto distopico e visionario. 1984 è un monito a quelli che sono i rischi dell'ideologia totalitaria ed estremista. L'estremismo politico certamente, dove si gusta quel sapore di comunismo e nazismo portato alla massima potenza, ma ancor più di ogni altra cosa l'estremismo dell'ideologia nichilista che drasticamente annulla il senso dell'essere umano. Sembrano non esserci speranze nelle oltre 300 pagine di questo romanzo se non in un breve spiraglio in cui ci si illude che forse quel gigantesco colosso insormontabile chiamato Partito possa effettivamente essere combattuto. Speranze disintegrate pagina dopo pagina come dentro una morta che non conosce una stretta massima. Se inizialmente si percepisce l'occhio attento e onnipresente del Partito che tutto vede e tutto punisce, mano a mano che si entra nelle logiche/illogiche dello stesso si avverte solo un estremo senso d'impotenza. Nulla conta se non il Partito, che è l'unica verità, l'unica certezza, l'unica cosa che più semplicemente è. Esiste solo il Partito, sempre e per sempre, spaventoso nel suo elaborare concetti come il bipensiero o una lingua come la neolingua (o parlanuovo) che ha come unisco scopo quello di eliminare progressivamente il linguaggio. Non esiste un limite al nichilismo e al controllo che spazia dallo spazio al tempo, come non esiste limite alle torture di chi non vuole arrendersi e sottomettersi al Partito. Non si pensi di scampare con la morte, è il Partito che decide come e quando devi morire e in ogni caso non ti farà morire da "eretico".
Sembra un libro senza speranze, eppure una gigantesca e schiacciante speranza c'è.
SPOILER
Nell'appendice finale dove si descrivono i principi della neolingua (o parlanuovo), tutti i verbi utilizzati sono al passato dando l'impressione che si parli come di una cosa superata che ha fallito nel suo intento ed è crollata.
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Uno spasso
Come buona parte dei libri di Bukowski, se ci si lascia trascinare dalla scrittura senza troppi moralismi, l'esperienza della lettura diventa uno spasso. Post Office, insieme a Panino al prosciutto e Pulp, trovo che sia uno dei libri meglio riusciti di Bukowski. Ha una struttura simile a quella di Factotum fatta di capitoletti molto brevi che scivolano via veloci tra risate, sgomento e amarezza. A differenza di Factotum, Post Office è decisamente più dinamico e meno monotono, con un'evoluzione (o involuzione a seconda dei punti di vista) del personaggio. Certo bisogna entrare nell'ottica del personaggio, spesso sboccato, alcolizzato e a tratti misantropo. Se volete prepararvi al meglio a questo libro, capendo meglio il personaggio, leggetevi prima Panino al prosciutto, ovvero l'infanzia e l'adolescenza del buon Henry Chinasky (alter ego di Bukowski in questi racconti).
Bukowski ha una capacità che pochi scrittori hanno: far scoppiare dalle risate con le sue scenette tragicomiche, i "vasi di gerani sul culo" vi dico solo questo.
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L'attesa della primavera dopo l'inverno di povertà
Spaccato di una povertà autentica di una famiglia di immigrati italiani in America. Sogni, rabbia, amori e tradimenti si alternano cullati dallo stile unico, ironico e schietto di John Fante. Le pagine scorrono veloci e mai smielate da inutile idealismo.
La rivalsa dei Bandini non passa attraverso gli ideali nobili di fiabe e favolette. I "poverelli" qui non cercano la pietà di nessuno, sono incazzati e rabbiosi nel loro schiantarsi quotidianamente contro la miseria della loro realtà. Qui nessuno piange su se stesso, nessuno si rassegna a subire i piccoli grandi drammi di una vita di stenti, qui si combatte giorno dopo giorno con unghie, rabbia e preghiere, e se ci si lascia andare alla dolcezza è solo per impulsi momentanei. L'umanità nella sua totalità e non nel suo idealismo.
"Sei un uomo in gamba, papà! Stai uccidendo mamma, ma sei magnifico!"
Una nota finale allo stile di John Fante, a dir poco geniale nel mescolare i diversi punti di vista dei protagonisti del romanzo. Il capitolo relativo al Bandini padre preso dalle sue vicende con la vedova Hildegarde è a dir poco da applausi per come in maniera più o meno indiretta riesce a portar avanti una narrazione fluida e dinamica di eventi in evoluzione alternando il punto di vista della moglie di Bandini con le sue accuse (peraltro non presente direttamente nelle vicende specifiche) e la visione del Bandini stesso, con le sue spiegazioni. Applausi.
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La sensibilità di un cinico
Un'immersione nell'emotività di un (finto) cinico. All'inizio lo si odia questo Arturo Bandini. Arrogante, sfacciato, misogino, razzista, esaltato. Un ragazzo che vive nel narcisismo del proprio personaggio nonostante le turbe e le voci interiori che spesso urlano l'esatto opposto di quello che fanno le sue azioni. Arturo a tratti è perso, a tratti è illuminato, a tratti innamoro ed altre volte spietato. Arturo però non è un cinico, è uno scrittore alla massima potenza, uno che mentalmente romanza la sua stessa esistenza, fantastica ed addobba il suo vivere quotidiano battendolo costantemente nella sua macchina da scrivere mentale. E' con l'immersione nel romanzo che si arriva a scoprire l'anima di questo uomo che gioca a fare il duro, lo scrittore di successo, l'uomo che non deve chiedere mai, ma poi si rivela una persona di cuore, sensibile, fragile. Bandini, circondato dalla miserabilità di cui ne estrapola e ne assapora l'essenza pulsante che tutto smuove, quell'essenza che si chiama vita.
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Disperazione!
Una bomba! Questo libro inizia subito catturando l'attenzione del lettore proprio come dopo un'esplosione. Chinaski. Una facciata apatica fuori. Un mondo di disperazione dentro. La vita del protagonista si ingarbuglia in contesti miserabili, grezzi, poco confortevoli e volgari. La vera disperazione di Chinaski però non è quella. Non sono quei contesti. E' una disperazione fatta di svogliatezza, di pochi stimoli, di dipendenza dall'alcool. Come dopo una bomba il libro sembra perdere colpi nella seconda parte, mostrando la faccia più cruda e snervante di quella realtà disperata. Mostrandone i segni dell'esplosione. Un libro che diventa ripetitivo, testardo, sconfortevole e disgraziato nel suo susseguirsi di situazioni simili, tragi-comiche e deludenti. Lo stile fluido di Bukowski permette di terminarlo senza troppi problemi assaporando tutta la pesantezza di quella realtà senza pace.
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La sensibilità di un duro
Un libro che arriva diretto. Diretto come il lato più crudo della vita che forma un giovane Henry Chinaski cresciuto in un contesto rigido, grezzo senza troppo spazio per fronzoli ed atti d'amore. Henry cresce alimentato da quella rigidità, odiandola ma al tempo stesso ereditandone alcuni aspetti, che lo fanno diventare un duro, un ubriacone, un disgraziato, un qualcuno di apparentemente lontano dalla sensibilità. Tra le righe di questo meraviglioso libro emergono anche quelli sprazzi di profonda sensibilità che un bambino cresciuto in un contesto lontano dall'amore deve imparare a gestire. Un bambino che si crea un mondo dove è un campione di baseball, quando la realtà gli suggerisce di essere un perdente, uno sfigato. Un ragazzino che si sorprende quando riceve le cure amorevoli di un'infermiera e che scopre nella scrittura e nella fantasia, un amico che da conforto e sollievo. Conforto che scopre anche nell'alcool e nelle risse in contesti miserabili. Bukowski in questo libro solleva un muro insormontabile fatto di mattoncini fragili mettendo in luce un dualismo fatto di profonda debolezza/sensibilità ed accese dimostrazioni di forza, con l'unico scopo di sopravvivere a questa vita cruda.
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L'Amore nella sua essenza.
L'Amore in tutta la sua essenza. In questo libro Garcia Marquez descrive in maniera minuziosa le grandi e piccole sfaccettature del sentimento che da sempre smuove il mondo: l'Amore. Un sentimento che ha vita propria, che va oltre ogni ragione, buon senso e logica. Amori sopratutto repressi, che non possono essere vissuti. E' la costante lotta interiore dell'essere umano, tra la via facile e già segnata, e quella impervia, dove bisogna abbandonare tutto per arrivare alla propria essenza. A tutti i personaggi è richiesto di abbandonare qualcosa in nome dell'Amore, come nella realtà però la concretezza sa essere un muro invalicabile. Ci si può arrampicare e guardare al di là, ma in quanti poi hanno il coraggio di tuffarsi nell'ignoto, tra chimere e demoni, tra estasi, giudizi e pregiudizi? Così come spesso accade, si preferisce guardare all'Amore come a un Demone che arriva e distrugge le nostre ragioni, le nostre argomentazioni, il nostro intelletto.
Un libro a mio avviso fenomenale, che supera i concetti di bene e male. Un germogliare nel cemento in pieno stile Garcia Marquez. Interessante anche la descrizione precisa dell'ambientazione nella sua geografia ed epoca storica.
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Si, se amate immergervi nel sentimento amoroso in tutte le sue sfaccettature.
La debolezza dell'anima
Il disagio. Questo libro esprime essenzialmente disagio dalla prima all'ultima pagina. E' una realtà cruda e a volte fastidiosa. Un peso che molte persone nella vita di tutti i giorni si portano appresso, come un fardello di cui non sanno e in alcuni momenti non vogliono liberarsi. I protagonisti di questo libro sono immersi nei loro disagi dall'infanzia alla maturità, dalla prima all'ultima pagina. Non è una fiaba. Nessuno spazio alla soddisfazione al senso di compiuto che ti lasciano le trame delle favole. Solo vita reale, nuda e cruda, montagne di complessi difficili da scalare. Tra le righe di questo romanzo però si legge anche il dolce sentimento di chi ha fatto della propria solitudine la sua migliore amica. Alcuni sentimenti vanno oltre a fatti e parole, esattamente come il rapporto che c'è tra i due protagonisti, due essenze fragili e due anime al limite della trasparenza e della dissolvenza.
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Una fiaba concreta
Lo stile di Coelho è inconfondibile, ed in questo libro è come un diesel. Parte in sordina per poi manifestarsi in tutta la sua "Coelhità" (passatemi il termine). Quella di Coelho è una fiaba dei giorni nostri che si scontra con tutte le concretezze del caso. Rude, spinto, senza mezzi termini, ma anche poetico, fiabesco e sognatore. Un libro alla Coelho in tutti i sensi. Il rapporto tra sesso e amore, tra uomo e donna, in tutti i suoi conflitti e le sue contraddizioni. La spiritualità che si mischia al profano, il tutto in undici minuti che possono diventare l'evasione di una giornata o il senso di una vita.
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Cronaca non per tutti
Il mio logicamente è un giudizio soggettivo, mi guardo bene prima di dire che un libro di Marquez non è un buon libro. Personalmente a me non è piaciuto, ma consiglio a tutti di leggerlo, perché è sicuramente particolare. Credo che necessiti di una determinata sensibilità per essere "gustato". Sensibilità che attualmente non ho. "Memoria delle mie puttane tristi" mi aveva illuminato, splendido nel suo lento e devastante raccontare i processi interiori di un uomo. Questo libro invece mi ha lasciato un vuoto dalla prima all'ultima pagina. Una continua descrizione di eventi. Una cronaca appunto. Cronaca che non mi ha ispirato e stimolato. Voglio però credere che il fatto di non averlo apprezzato dipenda da alcune mie lacune. Quindi non solo mi sento di dire che è comunque un libro da leggere, ma vorrei anche rileggerlo tra qualche anno. Chissà che in me non si sia creata una certa sensibilità per gustare questo libro.
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LO SGUARDO INTERIORE
"Quando una persona desidera realmente qualcosa, l'Universo intero cospira per poter realizzare il suo sogno".
L'Alchimista è un viaggio nella consapevolezza della propria interiorità ed esteriorità. Una riflessione profonda di quello che è il Tutto. Una favola esotica che assorbe e trasporta la mente in una ricerca della propria essenza in mondi apparentemente lontani ma realmente più vicini di quanto si possa pensare.
Romanzo "religioso" nel senso più profondo della parola che alterna la narrazione delle varie vicende di un giovane pastore, a concetti e temi spirituali che toccano l'interiorità del lettore.
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ANATOMIA DELL'AMORE
"La forza invincibile che porta avanti il mondo non sono gli amori felici bensì quelli contrastati".
Un elogio all'Amore, celato dietro molteplici linee sottili di apparenza. L'apparenza della vecchiaia, dell'apatia, del degrado delle notti miserabili e del tempo che passa.
Memoria delle mie puttane tristi è un viaggio all'interno di un emozione, di un sentimento che non può essere controllato, represso o contrastato. Una poesia romanzata che non cade mai nel banale, mostrando tutte le facce dell'Amore. Un inno all'emozione più forte che un uomo possa provare, capace di devastare ogni legge della fisica e del tempo che passa inesorabile, ma che sa anche fermarsi e scorrere in senso inverso, facendo riassaporare l'essenza più pulsante della vita.
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