Opinione scritta da SabrinaRanieri
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Scorrevole e piacevole
Tempo fa avevo letto solamente i romanzi d'esordio di Dan Brown in cui era già presente il personaggio principale Robert Langdon, lasciando per ultimi i suoi scritti iniziali, tra cui appunto Crypto.
Ammetto che la mancanza del personaggio di Langdon si sente, soprattutto per gli abitudinari di Dan Brown; nonostante ciò credo che questo libro sia ottimo, non smentisce assolutamente lo stile e la tecnica di Dan Brown e i punti forti dei suoi libri:
- effetto Spannung alla fine di ogni capitolo
- ottima caratterizzazione dei personaggi, l'autore ha questa capacità, fondamentale per la riuscita di un libro, di far "esistere" i personaggi, come se il lettore avesse la sensazione che esistano davvero
- la sua capacità di spiegare concetti complessi inserendo delle spiegazioni tramite "pause narrative"
Concludo dicendo che, come sempre, Dan Brown azzecca in pieno con le tematiche trattate nei libri; addirittura con Crypto ha saputo anticipare di anni un tema attualmente molto discusso, cioè quello della privacy dei dati online e le intercettazioni informatiche ai fini della sicurezza nazionale.
Buona Lettura! Ne vale la pena.
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Un buon lavoro
Da amante dei libri thriller mi aspettavo qualcosa in più da questo libro, vista sopratutto la notorietà che ha avuto alla sua pubblicazione. Nonostante questo, è stata una buona lettura e la consiglierei a chi, come me, è affascinato dallo studio della mente criminale.
Globalmente la storia è ben strutturata e molto fitta di dettagli. Ecco le pecche che ho però rilevato:
1) Caratterizzazione dei personaggi
Onestamente mancavano spesso le descrizioni fisiche dei personaggi principali, Faletti invece di perdersi inutilmente nella descrizione delle strade e degli edifici poteva dedicare più tempo alla descrizione dei personaggi; talvolta si riscontra una difficoltà nell'immaginarsi, almeno in grandi linee, l'aspetto dei personaggi.
2) Più elementi di psicopatologia:
La storia tratta principalmente l'inseguimento di un serial killer; con lo scorrere della storia si scoprono elementi che riescono a spiegare il suo modusoperandi e la sua signature ricollegabili alla sua storia di vita. Trovo che vadano aggiunti più spiegazioni sull'analisi comportamentale del soggetto ignoto, peccato, visto che la presenza nella storia di uno psicopatologo (Dr. Cluny) c'era, ma poco sfruttata...peccato!
3) Eccessive descrizione degli spostamenti
Faletti si perde spesso nella descrizione dei movimenti che compie un determinato personaggio: descrive le curve, le rotonde e le preselezioni delle strade i Montecarlo....non è assolutamente necessario e anzi, fa perdere il lettore e risulta noioso. Stessa cosa vale per molti paragrafi in cui alcune descrizioni o pensieri si tiravano per le lunghe fino ad indurre il lettore a dire "muoviti, vai avanti!".
Nonostante questi punti, trovo che la lettura globalmente sia molto buona; brillante e sublime la caratterizzazione del serial killer. Inizialmente il romanzo può sembrare pesante e monotono e si ha la sensazione che si faccia fatica "a partire", ma una volta ingranata la marcia giusta non ci si ferma più!
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Una boccata di solitudine
Questo libro non è per tutti, per capirlo davvero, per assorbirlo, bisogna aver provato sulla propria pelle la solitudine. Può darsi che molte persone lo leggano e lo trovino noioso, niente di speciale o che i personaggi siano eccessivamente noiosi.
Io sono riuscita a leggere questo libro in due giorni e mezzo: non sento di averlo letto, ma piuttosto assorbito. L'ho letto in un periodo particolare della mia vita, in cui sentivo la solitudine fino a farmi male e questo libro è stato per me un rifugio; attraverso la vita dei personaggi si può capire che cosa significa la solitudine, la diversità, e quanto possa essere speciale, a mio avviso, essere dei "numeri primi" in una società di numeri perfetti e ordinari.
Se ne leggono tanti di libri nel corso della propria vita, ma pochi sono i libri che CI leggono; e questo è uno di quelli.
Concludo la mia breve opinione su questo romanzo con una citazione di Kafka che racchiude il modo in cui mi sono sentita mentre leggevo questo libro: "....che tu sia per me il coltello con il quale frugo dentro me stesso".
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