Opinione scritta da silviiia
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"LA GENTE NON SI ACCORGE MAI DI NULLA"
“Chi l’aveva portato Il giovane Holden, io o tu?” chiede Alvy (Woody Allen) a Annie (Diane Keaton) in “Io ed Annie” al momento della divisione dei libri, durante la separazione. È l’omaggio di un grande regista ad uno dei libri più amati di sempre, un libro generazionale, ma non solo di un epoca a mio parere, più di una categoria, quella dei giovani che si arrabbiano, che non credono agli adulti e nella loro società ipocrita, fatta di errori, ingiustizie, false illusioni e bugie.
Ad un certo punto Holden dice a Phoebe, sua sorella minore e sua unica vera confidente: “sarei soltanto l’acchiappatore nella segale e via dicendo. So che è una pazzia ma è l’unica cosa che mi piacerebbe fare.” ovvero l’unica cosa che lo renderebbe felice sarebbe guardare i ragazzi giocare nei campi di segale e prenderli al volo prima che cadano in un burrone, ma non è sicuro di rimanere così diventando adulto.
Holden non sa cosa fare, non sa come impedire di essere intaccato dal mondo, un mondo dove “la gente non si accorge mai di nulla”; prova ad estraniarsi dalla realtà, quasi per cercare di capirla, ma non ci riesce, scappa dalla scuola e vagabonda per New York, combina un guaio dopo l’altro e non ottiene nulla. Holden è divertente, amaro e allo stesso tempo di una dolcezza disarmante, è geniale nella sua semplicità, nella sua purezza.
È un libro rivoluzionario per l’epoca, per il linguaggio fortemente moderno, “parlato” e per il modo di affrontare certi temi, quasi sacri negli anni ’50; gli stessi dubbi di Holden non sono così leciti, soprattutto in una società come quella americana, così veloce, competitiva che poco spazio lascia al pensiero, all'introspezione e alle domande. Il buon americano non si ferma, non si chiede cosa vuole davvero, entra nel vortice e ottiene quello che deve ottenere, a tutti i costi. Holden non solo non è così, non vuole neppure diventarlo; non è né un eroe né un antieroe, è solo un ragazzo che prova a capire cos’è il mondo e come viverci dentro senza perdere se stesso. Nessuno è immune da questo dilemma.
Mi sono sinceramente affezionata a Holden, ho “ascoltato” i suoi dubbi, i suoi problemi, i suoi pensieri e, che dire, anche secondo me “quelli che lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l'autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare a telefono tutte le volte che ti gira. Non succede spesso, però.“
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“AN INJURY TO ONE IS AN INJURY TO ALL”
Si tratta di un libro che rispolvera con maestria una pagina della storia americana spesso dimenticata, quella delle lotte operaie avvenute a cavallo tra il XIX e il XX secolo.
Vicende complesse, sporche, che mettono in luce i subdoli meccanismi dello stato per riuscire ad annientare un’intera di classe di lavoratori, uomini e donne, decisi ad alzare la testa di fronte ai continui abusi.
Un pezzo di storia dunque, visto con gli occhi dell’immigrato nordirlandese Bob Coates, spia infiltrata nei movimenti sindacali, prima per conto dell’agenzia privata Furlong e poi della Burns, famose per aver contribuito efficacemente alla repressione del movimento operaio.
Bob è un personaggio complesso, religioso e nazionalista, che svolge i suoi incarichi con devozione e con la certezza di essere nel giusto; per lui riportare i lavoratori alla disciplina e all’obbedienza significa ripristinare l’ordine naturale del mondo e restituire alla nazione efficienza e produttività.
Alle vicende personali del protagonista fanno da sfondo i grandi scioperi di quegli anni, degli operai, dei ferrovieri, la rivolta di Haymarker a Chicago e il processo farsa che ne seguì; s’incontrano wobblies illustri: l’italo-americano Joseph Ettor, Elizabeth Gurley Flynn (sostenitrice, tra l’altro, di una grande campagna a favore di Sacco e Vanzetti) , lo scrittore Jack London, il bellicoso “Big Bill” Haywood, l’intellettuale John Reed, “l’angelo dei minatori” Mamma Jones e l’afro-americana Lucy Parsons, tutti intenti ad organizzare la lotta, fatta di scioperi e di sangue, dolorosa, disperata ma anche animata da forti ideali di giustizia e di benessere comune.
Un libro corposo, ricco di storia, formativo, che offre costanti spunti di riflessione e sottolinea tutte le sfaccettature, le contraddizioni e le contrapposizioni di due parti in conflitto tra di loro.
Primo fra tutti forse è il contrasto tra la solitudine della spia e l’esperienza sindacale, fatta di socialità, di condivisione e di solidarietà. Quest’ultimo concetto mi porta in conclusione ad un ulteriore osservazione, quella riassunta nel termine “One Big Union”, ovvero che la lotta per l’ottenimento dei diritti non può che nascere da una pluralità, da una forma di coscienza comune che ci permette di capire che siamo tutti uomini, con gli stessi diritti e la stessa dignità da rivendicare e da pretendere. Concetti importanti, mai come ora attuali e mai come ora dimenticati.
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"PERDONAMI PERCHE' HO LOTTATO SOLO PER TE"
“Sì, tu puoi baciarmi, e piangere, puoi strapparmi lacrime e baci: essi ti arderanno, ti danneranno.“
Cime tempestose è uno dei primi libri di cui io mi sia innamorata davvero, è una storia d’amore e di odio profondi , quanto le viscere della terra, quanto l’Inferno dove i due protagonisti sapranno d’incontrarsi.
Heathcliff è un dannato, fin dalla nascita, è malvagio e vendicativo, Catherine è ricca, viziata e capricciosa e si appartengono, l’uno è l’anima dell’altro, ma questo non basta. Lui rimane sempre un orfano adottato e lei la ricca figlia dell’uomo che lo ha accolto e l’amore che non possono vivere li porterà ad odiarsi nello stesso modo in cui si amano, assoluto.
In una bellissima recensione precedente, ho letto che “anche la morte trema”, ed è proprio così, loro sono così brutali e violenti nel loro modo di viversi che la morte non li fermerà. Ogni cosa li lega, ogni sfumatura dell’esistenza, quindi anche la vendetta, entrambi “ammalati” di dolore e di odio si annienteranno, senza perdonarsi mai per il male che si sono fatti, ma anche senza smettere di adorarsi.
Le loro anime sono il riflesso della brughiera dove sono cresciuti insieme, selvaggia, indomita e tempestosa e il loro amore ne è il frutto, altrettanto impetuoso e senza pace.
È un libro incredibile, che entra nell’ anima e la smuove, intramontabile, epico, come il loro sentimento, così devastante, distruttivo e immortale.
“Possono seppellirmi dodici piedi sotto terra, e gettarmi sopra la chiesa intera; ma non riposerò fino a quando tu non starai con me. Mai!”
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"PIU' VICINO AL SANGUE CHE ALL'INCHIOSTRO"
Pablo Neruda muore il 23 settembre del 1973, appena dodici giorni dopo il golpe di Pinochet e l’assassinio del presidente Salvador Allende; un anno prima il poeta iniziava il riordino delle sue memorie, pubblicate postume, nel 1974, in un'unica opera divisa in dodici quaderni, dal titolo “Confesso che ho vissuto”. Titolo pienamente azzeccato, il lettore infatti ripercorre i ricordi di un uomo che ha davvero amato e vissuto la vita intensamente, da giovane e timido studente, Neruda diventa poeta e intellettuale di spicco, viaggia, conosce personaggi illustri, s’innamora del mondo e delle speranze che esso contiene, ha fede nell’ animo umano e nelle sue possibilità ma è anche un acuto e ironico osservatore della realtà, spesso spietata, che lo circonda.
Il lettore viaggia tra frammenti che raccontano l’esistenza emozionante di un uomo che si dimostra il perfetto custode di un mondo lontano, perduto, un mondo di speranze, di lotte e di tumulti intellettuali, rivelando a pieno l’amore per il suo paese, per la sua gente, per la cultura e la civiltà, l’amore per l’amore, per la vita.
Il libro è un grande dipinto del novecento, guardato con gli occhi e col cuore di uno dei più importanti intellettuali del secolo. È pura poesia in prosa!
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Gesù 2.0
In un Paradiso dove il tempo scorre diversamente rispetto alla terra, Dio torna dalle vacanze e scopre che in suo nome è successo il putiferio: crociate, inquisizioni, guerre, genocidi... . Tra preti pedofili, conflitti mondiali, assassini, stupratori e un infinità di confessioni religiose poco tolleranti tra di loro, Dio capisce che il mondo ha equivocato, o forse non ha proprio compreso il significato del suo unico comandamento: FATE I BRAVI. Superata la rabbia iniziale e dopo un esilarante colloquio con Satana, Dio decide di mandare nuovamente suo figlio, un musicista un po’ fricchettone, sulla terra.
Qui inizia la nuova avventura di Gesù, accompagnato da un gruppo di “apostoli” molto rock’n’roll, viaggerà tra New York, Los Angeles e il Texas, parteciperà ad un talent e fonderà un comunità dal sapore decisamente hippie.
È un libro divertente e provocatorio che, nonostante il linguaggio ruvido e le immagini dissacranti, elargisce un messaggio profondamente cristiano, di pace, solidarietà, amore e tolleranza.
Niven diverte, commuove e fa riflettere sugli esseri umani, sul significato del bene e su quello della religione, svelando infine se al giorno d’oggi il destino del figlio di Dio sarebbe diverso da quello che è stato.
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