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markwool Opinione inserita da markwool    18 Dicembre, 2014
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La solitudine figlia dell'apparenza

1920, Nick narra la storia del grande Gatsby, un misterioso uomo dell'Ovest trasferitosi a Long Island a New York in una reggia che a stento si può immaginare la sua bellezza. I due iniziano a frequentarsi dopo che Nick si sposta nell'esile dimora a fianco della casa di Gatsby e dopo che quest'ultimo lo invita ad una delle sue numerose e stupefacenti feste che durano una giornata intera.
Dopo una prima parte in cui i confini di Gatsby sono molto labili e poco chiari i quali lo fanno trasparire come il meglio a cui ogni uomo deve aspirare, il classico americano squattrinato contornato da belle donne ed ogni beneficio che si possa pensare; più tardi la storia si delinea verso una strada più limpida che attraverso la cenere e i ponti di NY ci porta a Daisy, la donna che Gatsby ha sempre voluto e che per cinque anni non ha mai più rivisto: tutte le feste, la location e le sue conoscenze erano indirizzate verso di lei, avrebbe dovuto per forza fare bella figura per riconquistarla.
Fitzgerald ci spiega tutte le vicende tra i personaggi attraverso i colori e le sensazioni che si provano, dalla calura estiva alla chiara notte che colora i prati e il mare; epoi ci si risveglia, un finale che in fin dei conti ci si può aspettare perché l'apparenza inganna e mai fa colpo sulle persone giuste, la solitudine è il centro del bersaglio mirato da chi mette sul gradino più alto l'apparenza e che in molti casi viene fatto perché può sembrare l'unica via possibile: gli anni 20' americani sono l'emblema, in cui chi più aveva era visto meglio dal popolo e dalla critica tanto da approfittarsene fino a succhiare ogni singolo centesimo come molti ospiti facevano alle grandi feste del Grande Gatsby.

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markwool Opinione inserita da markwool    10 Dicembre, 2014
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Dispotismo implicitamente concretizzato

Orwell racconta la storia di Winston, londinese quarantenne il quale lavora per il Partito (il Governo il quale si muove attraverso la legge del Grande Fratello).
Un futuro prossimo in cui, dopo la rivoluzione, tutto il passato è stato cancellato per dar spazio ad un infinito presente. Nel nuovo mondo, diviso in tre superpotenze tutte praticamente identiche, gli abitanti sono persuasi da idee fasulle ma che li rendono "felici". Questa è una delle incognite più affascinanti che Orwell ci pone, è possibile essere felici e liberi allo stesso tempo? Questo romanzo può darne una risposta abbastanza esaustiva poichè la storia di Winston viaggia in parallelo con questi due orizzonti che ognuno di noi cerca in ogni momento di raggiungere.
Winston modifica i numeri del times che sono usciti nel passato in modo da rendere veritiera ogni citazione del Grande Fratello, colui che tutti amano e che presidia ogni angolo della città. Una persuasione che, se studiata nei particolari non è così lontana dalla televisione dei giorni nostri, il titolo della mia recensione si basa proprio su questo, vedo in Orwell un visionario che ha reso palese molto di quello che succede ma di cui nessuno si accorge, proprio come la maggior parte degli abitanti di Londra nel 1984.
L'evasione di Winston si intreccia inesorabilmente nell'amore e nel dolore, due temi che non passano inosservati in molti romanzi dell'autore e che, un'altra volta, riesce a far trasparire magnificamente.
1984 è sicuramente uno dei classici inglesi più importanti mai scritti e che rispecchia gli ideali di Orwell.

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Il mondo nuovo - Huxley
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markwool Opinione inserita da markwool    25 Novembre, 2014
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Sentimenti, come?

Un libro di ottant'anni (scritto nel 1932) che sembra coetaneo di molti romanzi odierni, Huxley racconta una società futuristica e distopica, anche se potrebbe essere vista utopica da un altro punto di vista sicuramente non errato. In questo nuovo mondo tutti i cittadini sono nati da provette ( già in questo punto è riuscito a "prevedere" le nascite artificiali) in modo da non avere genitori e nessun tipo di parente e quindi non sentire dolore per la loro mancanza o dei sentimenti che derivano da essi. L'obiettivo di questa società è rendere ogni suo componente felice, o meglio non triste, usando anche sostanze sintetiche come il Soma dagli effetti molto simili alla mescalina e all'lsd che Huxley esalta in un suo altro famosissimo saggio.
Per raggiungere questo obiettivo bisogna quindi che il singolo non pensi con la sua testa ma con quella di chi comanda attraverso messaggi trasmessi in ogni momento già dalla nascita. Quindi è meglio lasciar piede libero alle menti umane o dare una linea unica da seguire che però porta ad un benessere quasi certo? Questa è la domanda che ci si pone sicuramente durante la lettura del mondo nuovo! Alcuni potrebbero rispondere "beata ignoranza", il non sapere rende felici e leggeri, mentre altri potrebbero rimanere sconvolti poichè quasi tutti viene nascosto e perso per sempre.
Esiste comunque una riserva in cui gli esseri umani sono rimasti come prima è proprio qui il protagonista si scontra con la nuova e la vecchia realtà. È un romanzo in cui si può molto riflettere sui pregi e i difetti delle società che ci circondano, capire cosa è davvero importante per il benessere singolare e collettivo. Personalmente questa lettura è stata molto utile riguardo certi argomenti su cui molte domande non trovano risposte soddisfacenti.

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Le porte della percezione
1984
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markwool Opinione inserita da markwool    25 Novembre, 2014
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Un normale psicopatico

È il primo romanzo che leggo di Palahniuk e devo dire che la sua metrica ed il suo linguaggio mi hanno molto affascinato, oltre alla trama del libro. Userei due parole per descrivere il metodo di scrittura Fight Club: tagliente e martellante. Con frasi corte, decise e scandite esclusivamente da punti l'autore trasforma l'ambiente in una frenesia continua ed inarrestabile, un caos indiretto che non può essere controllato.
Il personaggio che ad una prima vista non può sembrare altro che uno psicopatico schizofrenico, se lo si identifica fino in fondo, può diventare una persona comune che ha scovato i problemi che la società odierna ci palesa ogni istante nella quotidianità di tutti i giorni e cerca di risolverli poichè non crede sia giusto convivere con essi ( come credo che nessuno lo voglia). Quindi, estremizzando, Palahniuk ci fa capire quali sono le piaghe del nostro mondo è come cercare di superarle. La perfezione, il possesso, il potere, non so il punto di arrivo dell'essere umano anche se è questo che la società ci porta a credere, il Fight club aiuta così i suoi soci a diventare imperfetti a perdere qualsiasi così per poi rielevarsi e dare un valore allo spirito e non solo allo scatolone ornato di vestiti firmati che lo contiene. È questo il concetto che più mi è piaciuto leggendo questo libro che va un po' oltre la trama e il tipo di lessico usato dell'autore. Un altro spunto affascinante è sicuramente il valore dato al dolore, sicuramente diverso dal comune punto di vista.

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markwool Opinione inserita da markwool    22 Novembre, 2014
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Criminali onesti

Lilin pubblica questo libro poco dopo essere arrivato nel nostro paese intorno ai primi anni del nuovo millennio per questo il suo modo di scrivere non può essere paragonabile al Paradiso di Dante, ma la caratteristica che più mi è piaciuta è stat sicuramente la sua bravura nel trasportare direttamente sullla pelle, sulle ossa, sulla carne del lettore ciò che lui ha provato durante la sua infanzia.
Partiamo allora dall'inizio: Kolima è un bimbo di sette anni che abita a Denver, una città della Transnistria sotto il controllo della ex Unione sovietica. Siamo negli ultimi anni ottanta, mentre l'America sforna film, jeans e rock, nel quartiere di Fiume Basso i bambini iniziano ad avere i primi approcci con coltelli e risse che oggi neanche possiamo immaginare. Kolima racconta la sua vita e le sue vicende accadute nella comunità di Fiume basso composta da "criminali onesti" che radicano le loro origini dalla Siberia, essi sono criminali perché rubano lo Stato, i banchieri e le istituzioni, uccidono e si vendicano, ma sono onesti perche lo fanno nel nome del Signore e per l'odio (giustificato) verso le autorità che non guardano i cittadini con gli stessi occhi. Le avventure di Kolima sono raccontare in maniera cruda e feroce dell'autore che trasmette molte sensazioni forti al lettore senza usare un linguaggio troppo ricercato anche perché non adatto al contesto. In una parola :adrenalina.
È stato uno dei miei libri preferiti poichè si vengono a sapere realtà che sembrano quasi fantascentifiche ma che accadono a due passi dal nostro naso.

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markwool Opinione inserita da markwool    20 Novembre, 2014
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cosa vedono gli occhi di un amico immaginario

Ho comprato questo libro senza essermi informato più di tanto, ho letto il retro della copertina in cui si parlava di un amico immaginario e del suo amico immaginante il quale soffre di autismo. Mi sono subito interessato pensando che l'autore raccontasse in modo molto particolare i comportamenti riferiti ai bambini autistici quindi l'ho acquistato.
La storia è raccontata da Budo (l'amico immaginario) in prima persona che inizialmente descrive la sua vita con Max, delle sue abitudini, delle sue ben poche amicizie e dei suoi comportamenti alquanto particolari; la voce di Budo è paragonabile ad un bambino di circa 6 anni (Max, della stessa età, lo ha immaginato suo coetaneo) quindi molto semplice e scolastica anche nell'articolazione delle frasi. Budo è stato creato da Max molto meticolosamente, sembra un essere umano in pelle ed ossa, peccato che nessuno lo possa vedere al di fuori di Max e degli altri amici immaginari che vagano per la scuola o l'ospedale (in cui Budo si recherà spesso), Budo può camminare e girovagare da solo senza la presenza del suo inventore e sopratutto lui non dorme; inoltre è molto intelligente sempre perchè Max lo ha pensato così, quindi ha imparato molto a scuola, persino a leggere.
La vita di questi due amici viene sconvolta da un fatto inaspettato e molto grave che fa disperare Budo e anche Max, vedremo quindi correre, scappare, spiare, incontrare strani personaggi per poi concludere la storia in maniera commovente e molto bella.
Personalmente mi aspettavo un altro tipo di racconto, credo che il tono molto elementare di Budo non faccia trapelare a pieno i comportamenti di Max che sono affascinanti all'ennesima potenza. Se fosse stato usato un diverso tipo di registro forse la storia avrebbe preso un'altra piega e sarebbe stata veramente stupenda anche perché alcune parti sono veramente belle, rapiscono letteralmente il lettore, e non solo!

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markwool Opinione inserita da markwool    17 Novembre, 2014
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L'avventura del credere

Coelho riesce ad esprimere tanti concetti tramite una storia non troppo articolata e complessa, fluente ed avvincente allo stesso tempo. Un racconto in cui conta poco ciò che lo circonda, contano i fatti, i pensieri e le azioni che il protagonista fa o che si promette di fare in futuro.
Coelho ci insegna con questa "parabola" di cogliere i segnali del mondo, i quali non sono banali coincidenze ma qualcuno o qualcosa che bussa ed a cui bisogna aprire la porta dello spirito senza esitazione; ci spiega in modo quasi elementare come sia l'uomo l'artefice della sua vita, è lui che decide cosa vuole e, se egli crede veramente troverà il tesoro che ha sempre sognato e che, in fondo, sa che avrebbe trovato.
E' un libro che può dare la svolta, può diventare la boa per il turnaround di molte persone, sono concetti che tutti sanno ma che nessuno, o almeno pochi, sono riusciti ad interpretare e diffondere ad un gruppo più vasto, credo quindi che Coelho cerchi proprio di aiutare chi legge a dare una svolta alla propria vita: raggiungere i propri sogni ed i propri tesori, non pensando neanche un secondo che essi non siano raggiungibili.

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The secret
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