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Bookaholic Opinione inserita da Bookaholic    08 Luglio, 2016
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Sia fatta la loro volontà

Stati Uniti d’America, il presidente Kennedy sta attraversando Dallas con la moglie Jackie, il governatore John Connally e sua moglie e un corteo di auto e motociclette come scorta. Tutti lo acclamano, la folla è in estati, i motori delle moto rombano al minimo, all’improvviso un rumore sordo che non riesce a farsi distinguere tra le urla e gli applausi. Un secondo rimbombo percepito solo da poche orecchie distratte e poi l’ultimo, fatale sparo che ancora non riesce a squarciare il caos. La macchina del presidente parte all’impazzata, pian piano la consapevolezza inizia a farsi largo tra la folla: hanno sparato al presidente Jack Kennedy.

Finisce pochi giorni dopo quel tragico 22 novembre 1963 “Libra” di Delillo ma è da qui che ha avuto inizio la storia che ha portato alla stesura di questo romanzo. Chi ha ucciso Kennedy? Si è trattato di un atto di follia di un singolo cittadino fuori controllo? È stato l’esito di un complotto architettato dall’interno? Che ruolo ha avuto il comunismo? E Cuba?
Domande che serpeggiano per tutta la Nazione a cui è difficile trovare una risposta, ma le indagini da qualche parte devono scavare e le informazioni trapelano. Con un abile lavoro da ricercatore Don Delillo è riuscito a dare coerenza a tutto ciò che è stato detto e smentito sull’assassinio di Kennedy in un libro scritto e tradotto in maniera netta e affilata, andando a scavare nella piccolezza di quelle vite confuse e patologiche che sono state coinvolte nel delitto.

Lee Oswald è una vittima del sistema inerme di fronte all’impossibilità dei suoi obiettivi di compiersi, ha una fede nel comunismo che lo porta a fare scelte giuste e un’educazione famigliare pessima che lo porta a compiere quelle stesse scelte sempre nel modo sbagliato. La sua volontà è ambigua e il suo carattere debole e incline alla violenza, una macchietta che aspira alla grandezza a cui tutto va storto. Preda facile dei potenti e della Storia, le sue scelte finiranno spesso per essere dettate dalla manipolazione di quegli stessi sistemi che credeva di riuscire a comprendere e aggirare. Così si troverà prima a essere un informatore sotto l’ala del governo russo, un soldato disonorato in America e infine un guerrigliero solitario pronto a sacrificarsi per la grande e amata Cuba. Intorno a lui sembrano ruotare delle forze oscure che dirigono le sue azioni verso quel terribile 22 novembre in cui fallisce la missione architettata apposta per lui, capro espiatorio creato ad hoc per la morte di Kennedy che ha inspiegabilmente preso sembianze umane. Sì perché quello del presidente non è un omicidio che si può lasciare al caso, va pensato e architettato in ogni dettaglio, tanto che quando Lee Oswald fallirà il bersaglio ci sarà subito un altro cecchino pronto a far fuoco e portare a termine il lavoro.

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Bookaholic Opinione inserita da Bookaholic    25 Giugno, 2016
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Oltre la vita

Mi presentano questo libro per caso, “È uno dei libri più belli che io abbia mai letto, davvero leggilo. È affascinante”. Ho incontrato così “Non lasciarmi”, per caso come succede con le letture che poi ti toccano davvero.
Kathy è una ragazza come tante, almeno all’apparenza perché in realtà il suo destino è stato scritto dalla medicina e dall’evoluzione ancora prima che lei nascesse. Il suo scopo nella vita, il motivo per cui è nata, quel motivo che tutti noi cerchiamo assiduamente senza mai riuscire a toccarlo davvero (se non in rari casi fortunati, beati loro!), lei ce l’ha inscritto nella carne e non può sfuggirgli, non c’è alcun modo per deviare dalla strada costruita per lei e per altri come lei. Il motivo della sua esistenza è il più nobile e pure, a ben pensarci, il più raccapricciante: donare, uno dopo l’altro, i suoi organi ai malati finché una donazione andrà male o il corpo cederà, esausto.
Un destino tragico che viene condiviso da milioni di ragazzi come lei, cresciuti in scuole speciali seguendo un percorso di crescita d’élite o in bettole cadenti inconsciamente consapevoli di ciò che li aspetta. Una vita pensate in laboratorio per permettere la vita di tante persone vere, malate, l’unica speranza per la salvezza definitiva della razza umana. Come se loro, i donatori, non avessero sentimenti umani come i nostri… sarà vero?
Kazuo Ishiguro ha scritto un libro devastante, pervaso da una malinconia struggente che ti resta appiccicata addosso per tutta la lettura e anche dopo, quando chiuso il libro, ti resta la domanda drammatica: saremo mai così egoisti da farlo davvero? E ti viene spontanea, deludente, la risposta: sì.

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Bookaholic Opinione inserita da Bookaholic    24 Giugno, 2016
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Vite che, per fortuna, non sono la nostra

È la notte di Natale del 2004, stesi a letto Emmanuel e Hélèn parlano di separarsi. È passato solo un anno dal loro primo incontro, un anno in cui la passione ha pian piano smesso di bruciare, e ora quella notte in cui dicevano di essersi finalmente trovati sembra solo un bel sogno destinato a perdersi con il trascorrere del giorno. Ancora un’intera notte da trascorrere vicini, sfiorandosi consapevoli che tutto si è ormai sgretolato, in una camera dell’hotel Eva Lanka, in Sri Lanka.
La luce del mattino avanza, un’altra giornata da trascorrere nell’ozio con il sole caldo sulla pelle, e non importa che tutto sia ormai finito, non ancora. Poche ore e Hélèn e Emmanuel scopriranno che mentre loro hanno ancora una possibilità, non è lo stesso per l’Isola, niente sarà più lo stesso per l’Isola e moltissimi dei suoi abitanti. La tragedia privata diventa insignificante al confronto con quanto sta succedendo a poche centinaia di metri dal loro hotel. La morte, distruzione e devastazione, la perdita, il caos. Una sola parola affiora sulle labbra dei sopravvissuti: l’onda.
È l’inizio di tutto, l’inizio della fine. Emmanuel Carrère è testimone dello tsunami che nel 2004 si è abbattuto sullo Sri Lanka privando migliaia di madri dei propri figli, migliaia di figli dei propri genitori. Lui è lì, con la compagna e i rispettivi figli, sfiorati appena dalla tragedia ne escono pienamente vincitori. Vincitori contro la vita, di nuovo decisi a mettersi in gioco e a invecchiare insieme. Ma il dolore di quei giorni trascorsi a contatto con la disperazione profonda di chi si è trovato all’improvviso privato di una vita amata resta attaccato alla pelle, invisibile sotto la superficie.
“Tu che sei uno scrittore, scriverai un libro su tutto questo?” A priori no.
Così, passato il pericolo, tornati al sicuro delle proprie mura domestiche, tutto sembra dimenticato. “Non è toccato a noi, siamo vivi, possiamo tornare a vivere”. Trascorrono pochi mesi, si torna alla quotidianità, e un’altra tragedia sfiora Emmanuel Carrère, una tragedia privata questa volta, che tocca da vicino la compagna della sua vita, Hélèn: sua sorella Juliette ha un cancro al seno con metastasi ai polmoni. Non c’è più nulla da fare. L’unica soluzione possibile è la morte. Emmanuel viene di nuovo calato nel ruolo di spettatore, partecipe del dolore di una famiglia che non è la sua si sente solo parzialmente coinvolto. Viene trascinato nelle incombenze del lutto, fidata spalla su cui sfogare il dolore e così conosce Ètienne, vero protagonista di questo libro di morte.
Emmanuel Carrére ci consegna la storia della malattia e della devastazione di cui è stato testimone, lui sempre appena sfiorato dal dolore, sempre muto osservatore di un dolore troppo grande per essere sopportato da soli. Eppure le pagine di “Vite che non sono la mia” sono piene di un coraggio travolgente che permette ai protagonisti di sopravvivere alla perdita, di più, di vivere la perdita in tutta la sua straziante realtà e da lì riprendere a vivere, riuscendo ad abbracciare di nuovo la felicità. La capacità di Carrère di descrivere con assoluto distacco tutto ciò che lo circonda è la lente giusta attraverso cui spiare vite che sì, per fortuna, non sono la nostra e allora possiamo anche tirare un sospiro di sollievo e non negare il piacere che ci procura la lontananza dal dolore.

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Bookaholic Opinione inserita da Bookaholic    07 Mag, 2016
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Goodbye to Berlin

Immagino Isherwood che ogni sera prima di coricarsi appunta su un consunto quaderno dalla copertina di pelle nera gli avvenimenti della giornata. Che sia una dignitosa camera in affitto o una brandina a un respiro da un giovanotto dalla sessualità libera, un cottage all'inglese sul fiume o una casa al mare, il bisogno di imprimere sulla carta lampi di vita vissuta è inderogabile.
Nasce così “Addio a Berlino”, una fotografia a parole di una società che si appresta ad accogliere in sé un male indelebile la cui macchia ancora non siamo riusciti a pulire del tutto. Isherwood, o Herr Issyvoo, interpreta se stesso nel ruolo di giovane inglese alla ricerca della storia della vita, si mantiene dando lezioni di inglese e non si fa scappare l’occasione di incontrare personaggi dal fascino irresistibile. La società berlinese da cui l’autore è circondato, le amicizie che gli capita di allacciare nelle sue scorribande notturne, sono macchiette straordinarie che tratteggiano una quotidianità banale, l’avvicendarsi di vite inconsapevoli del terrore che stanno per accogliere. Si possono cogliere tra le righe le avvisaglie di una situazione politica che sta per rovesciare non il solo Paese ma il mondo intero, eppure dalle parole di Isherwood non trasuda nulla di ciò che poi sarà. La consapevolezza non ha ancora contaminato il ricordo delle serate al pub, delle gite in barca, della povertà che costringe a dividere un letto.

Ho letto “Goodbye to Berlin” in lingua inglese e la naturalezza dello stile di Isherwood mi ha accompagnato per tutta la lettura, una prosa immediata, senza fronzoli in cui l’ambiente si tratteggia attraverso le conversazioni in tu per tu con una Berlino che fa sentire la sua vivacità.

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Bookaholic Opinione inserita da Bookaholic    26 Febbraio, 2016
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Un dramma di altri tempi

La famiglia Neville gode del titolo nobiliare di “conte” ma non della ricchezza che ci si aspetterebbe da un simile rango. Henry Neville infatti ha eredito dal padre non solo il castello di Pluvier ma anche una ferrea onestà, qualità che l’ha portato a non arricchirsi, a vivere in ristrettezze e, alla fine, a dover rinunciare alla dimora della sua infanzia. Dei tre figli nati dal matrimonio con la bella Alexandra Serieus è la più enigmatica, l’unica a non aver ereditato la bellezza e l’umorismo della madre, a 17 anni si fa notare per la sua assenza più che per la sua intelligenza. Eppure a detta di chiunque la conosca c’è stato un tempo in cui le cose erano diverse, fino ai 12 anni e mezzo almeno….
Serieus è una creatura misteriosa, affamata di emozioni cerca nei libri la risposta a un problema che non riesce a identificare. Il suo bisogno di risposte la porta, una notte di settembre, ad allontanarsi dal castello per godere della natura ma una strana chiromante le impedirà di portare a termine la sua missione e innescherà una catena di eventi per cui padre e figlia perderanno il sonno.

Amélie Nothomb consegna al lettore un dramma che trae nutrimento dalla tragedia greca dove gli dei potevano cambiare le sorti dell’uomo e l’onore era la qualità più importante da rispettare. La famiglia Neville è una creazione d’altri tempi, sospesa tra il reale e il fiabesco si fa garante di valori ormai decadenti e inscena una rappresentazione che ha del grottesco. Lo stile è semplice e lineare, quasi si trattasse di una favola da leggere prima di dormire. La Nothomb dipinge un affresco surreale di una quotidianità che difficilmente appartiene a qualcuno di noi, un libro che si lega bene agli altri pubblicati in precedenza anche se, a mio parere, non ne condivide la qualità stilistica.

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Bookaholic Opinione inserita da Bookaholic    19 Febbraio, 2016
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Un trittico amoroso

“Cirque de la solitude” è un libro che esce da ogni schema di vendita, nulla nella sua trama ha a che vedere con le logiche commerciali e infatti a pubblicarlo in ebook è un editore che fa della particolarità la sua mission, Papero Editore. Certo, questo testo è corto, parla d’amore in un modo spietato, è un trittico, ha per protagonisti uomini ossessivi e autodistruttivi e un altro editore non avrebbe saputo cosa farsene ma le parole sono talmente meravigliose che non si poteva privare i lettori della loro bellezza.

Il libro è composto da tre racconti che hanno per tema l’amore nella sua forma più totalizzante, ossessionante, una passione che non lascia via d’uscita a chi cade nella sua trappola. I protagonisti sono sempre uomini follemente innamorati di donne sfuggenti, feroci nella loro assenza, nel loro concedersi solo fisicamente privando l’amante della possessione totale. Il filo rosso che tiene insieme il trittico è la disperazione paralizzante che ciascuno di noi ha provato almeno una volta quando si è trovato a raccogliere i cocci dopo una delusione.

“Cirque de la solitude” vale la pena di essere letto per le parole che l’autore ha scelto di usare per descrivere situazioni tanto devastanti, il ritmo delicato che trascina il lettore da un racconto all’altro si imprime a forza nella mente tanto da reclamare una nuova lettura e poi un’altra ancora.

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Bookaholic Opinione inserita da Bookaholic    29 Gennaio, 2016
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Afganency

Svetlana Aleksievic raccoglie le testimonianze di una guerra che per dieci anni si è combattuta in silenzio, il silenzio di chi sapeva ma taceva, il silenzio di chi ha preferito credere in un male giusto, necessario, il silenzio di chi non poteva opporsi perché senza voce, il silenzio di chi partito per una causa è morto per caso.

"Romanzo a più voci" lo definisce la scrittrice vincitrice del Premio Nobel per la letteratura 2015, sì perché a parlare è chi quella guerra l'ha combattuta più o meno da vicino. I soldati che sono partiti in nome della Patria, le madri che hanno educato quei soldati all'obbedienza, le donne desiderose di aiutare tanto i soldati quanto i civili. Tutti reduci, quando non defunti, ingannati da una politica che ha agito in modo sotterraneo fino a quando è stato possibile.

Aleksievic denuncia gli orrori e le nefandezze che l'uomo è in grado di compiere quando non è imbrigliato dalle catene della legge. In guerra l'unica legge valida è quella della sopravvivenza e tutti si trasformano in aguzzini senza scrupoli, incapaci di distinguere la necessità dal piacere. E la morte diventa una compagna di viaggio, un'amica di cui è difficile fare a meno.

La cosa bella di questo libro è la capacità della scrittrice di farsi narratrice silenziosa, portavoce quasi invisibile del male compiuto e del male subito, tanto silenziosa da riportare perfino i commenti suscitati dalla sua denuncia.

Capisco che si sia voluto insignire l'autrice di un premio tanto prestigioso come il Nobel visto il suo continuo impegno nella lotta per i diritti civili e lo smascheramento del lato oscuro che alberga in qualsiasi uomo. Un contenuto potente che si accompagna a uno stile fluido e immediato, privo di caratterizzazioni di stile e di svolazzi narrativi, un libro scritto nel modo più semplice e chiaro possibile così che tutti possano cogliere l'orrore senza fronzoli. Uno stile forse troppo semplice e chiaro.

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Bookaholic Opinione inserita da Bookaholic    04 Gennaio, 2016
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Di nuovo a Bombay

Dopo 10 anni di attesa Gregory David Roberts ci regala una straordinaria storia di amore, guerra, passione, amicizia, filosofia. Mille e più pagine si susseguono senza mai perdere il ritmo, in una narrazione densa di riflessioni sulla vita e sulla morte.

Dopo "Shantaram" torniamo di nuovo per le strade affollate di Bombay, tra le sue fragranze e i suoi colori, in mezzo al chiasso e al caldo. Passiamo spalla a spalla con i peggiori gangster della città e subito dopo siamo al tavolo del Leopold a bere birra ghiacciata con un nuovo straniero incontrato per strada.
I personaggi sono gli stessi che abbiamo conosciuto la prima volta che Roberts ci ha catapultati in India: Vikram, Karla, Didier, Kavita, Lisa, Sanjay, Abdullah.... Personaggi che impariamo a conoscere ancora più a fondo, scoprendo nuovi lati della loro personalità e ulteriori dettagli sulla loro vita. Mentre i nuovi personaggi che si uniscono alla variegata famiglia di Linbaba si dimostreranno amici e nemici difficili da dimenticare.

Linbaba fa ora parte della Sanjay Company formata dagli eredi di Kaderbhai dopo la morte di quest'ultimo. Lo slum è ormai una realtà a cui Lin non appartiene più del tutto nonostante non manchi di tener fede al suo impegno come medico e ad aiutare amici in pericolo. Ora divide il letto con l'affascinante Lisa, scappata alle grinfie di Madame Zhu grazie all'intervento di Karla (per ora solo una misteriosa figura sullo sfondo di Bombay). Didier trascorre le sue giornate tra traffici illegali e camerieri scortesi. Tutto come un tempo, o quasi: la città sta cambiando e i suoi segreti stanno per essere resi di pubblico dominio, la pace crollerà.

Se "Shantaram" aveva rappresentato la fuga e la scoperta di una nuova città, di una nuova identità, "L'ombra della montagna" rappresenta la redenzione dal passato, la remissione di tutti i peccati che hanno macchiato l'anima del protagonista. Un libro che ha la rara capacità di tenere il lettore incollato alle pagine nonostante la mole tipica di storie epiche. E non si può certo dire che qui manchino i temi principali che hanno sempre caratterizzato le grandi saghe: una donna intelligente da rincorrere, un malvagio da sconfiggere per ottenere la pace, vite da sacrificare per raggiungere uno scopo più grande, amori perduti, battaglie da combattere, maestri da cui apprendere le risposte alle grandi domande dell'esistenza e amici con cui curarsi le ferite e brindare alla vittoria.

La trama è avvincente, la narrazione fluida e intrigante fa emergere le riflessioni che devono aver accompagnato per lungo tempo l'autore, i personaggi sono tratteggiati con passione e le ombre sono messe in luce con maestria.

"Shantaram" ha aperto le porte di Bombay e "L'ombra della montagna" le chiude lasciando intatto l'incantesimo dell'inizio.

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Bookaholic Opinione inserita da Bookaholic    24 Dicembre, 2015
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Il buco del c*** del mondo

Una narrazione stilisticamente affascinante quella di Maggiani in questo romanzo narrato dalla cima del mondo, o meglio il buco del c*** del mondo come dice l'autore.

Un flusso di coscienza che ripercorre la vita di un etologo che si ritrova a percorrere il mondo in lungo e largo all'inseguimento di rondini e orsi, un testo capace di portare il lettore in mezzo alle bombe in Bosnia e nel silenzio del deserto dell'Hoggar. Un racconto che tocca le corde di ricordi che toccano l'anima e non si possono lavare via, mai.

Maurizio Maggiani regala al lettore la delicata esperienza di un dialogo a tu per tu con un personaggio che ha conosciuto l'amore e la guerra e ne ha tratto una grande pace.

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Bookaholic Opinione inserita da Bookaholic    17 Dicembre, 2015
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Succede

Lo sapevi che le persone anziane, i vecchi possono essere dei tipi interessanti e ancora pieni di vita?
Lo sapevi che si può sfuggire al proprio passato quasi senza segni nonostante le oscenità subite?
Lo sapevi che si può stare insieme senza amarsi e pure amarsi di un amore fraterno?

Lo sapevi che alla fine l'amore trionfa sempre?

Sì, credo proprio che tu già le sapessi queste cose caro lettore, in fondo è quello che ci insegnano i libri. Non i libri belli, certo, quelli ci insegnano valori e modi di relazionarsi al mondo, ad ascoltarci e comprendere un po' di più noi stessi e gli altri. Però gli altri libri, quelli un po' meno belli (che dire brutti non mi sembra giusto, che anche se non piace un libro non è mica troppo facile da scrivere), quei libri facili facili che parlano di relazioni d'amore impossibili che pure poi diventano possibili, quei libri che parlano sì del lutto e del dolore ma stando sempre in superficie che andare troppo in fondo poi è pericoloso. Sì insomma, quei libri lì che si leggono in spiaggia e in attesa dal dottore, ecco proprio quelli ci danno le risposte alle domande che ti facevo prima, amico lettore.

Ecco questo è uno di quei libri lì, io non lo so se è una storia bella o brutta, certo è un po' fatata e coi piedi staccati da terra come quasi tutti i libri di Isabel Allende, certo non è il mio genere preferito, certo non svela le grandi verità della vita e certo forse i personaggi sono un po' esagerati con tutti quei problemi e pure tutte quelle soluzioni così facili.
Quindi non lo so se è bello però, caro lettore, se tu sei quel tipo di lettore lì a cui piace sentirsi rassicurare ascoltando verità già conosciute, se ti piace il lieto fine e le questioni difficili affrontate con molto miele, se vuoi una lettura scorrevole che ti tenga compagnia ecco L'amante Giapponese è il libro che fa per te.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Bookaholic Opinione inserita da Bookaholic    13 Novembre, 2015
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Passaggio di testimone

David Lagercrantz ce l'ha fatta!

Certo lo stile non è quello dell'unico e inimitabile creatore della saga Millennium, i toni sono a volte troppo sentimentali e leggeri ma nonostante questo, secondo David Lagercrantz ce l'ha fatta. La storia è densa e ben ramificata, colpisce i temi cari a noi amanti di Millennium e penetra nelle profondità della criminalità organizzata. Ben sviluppato il tema informatico che viene analizzato con perizia e deliziosa la spiegazione sui savant.
I personaggi sono ben tratteggiati senza perdere nulla rispetto alle descrizioni originali, la continuità si sente e bisogna riconoscerglielo. Un po' deboli invece i due protagonisti che sono fin troppo descritti a livello psicologico mentre Larsson aveva lasciato molte cose in sospeso, con l'intenzione forse di svelarle nel corso dei 9 capitoli della saga.

Lisbeth e Mikael si danno al lettore come non avevano mai fatto e il risultato è che le antenne si drizzano e il naso si storce, Lisbeth che una dura si ma col cuore tenero e Mikael un uomo in piena crisi di mezza età be' non è proprio quello che ci aspettavamo ma apprezziamo lo sforzo.

Uno stile che a volte cade nella pura operazione commerciale ed è anche giusto così, Larsson è stato un mago a delineare i personaggi che noi tutti portiamo nel cuore e nessuno può rimpiazzarlo ma la storia tiene, Lisbeth e Mikael e tutti gli altri vivono ormai quasi di vita propria, troppo reali per essere distrutti.

Grazie a David Lagercratz che ci ha permesso di immergerci un'altra volta nel mondo di Millennium.

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Bookaholic Opinione inserita da Bookaholic    26 Ottobre, 2015
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Beautiful you di Chuck Palahniuk

Penny è una donna qualunque dei giorni nostri, aspirante avvocato, attende che la vita le mostri il suo destino e intanto porta caffè e sedie nel grande studio di avvocati in cui lavora, nè stagista nè associata. Cornelius Linus Maxwell è un avvenente miliardario con una struggente storia familiare alle spalle. Insipida cenerentola lei, freddo principe azzurro lui. Un goffo incidente permette ai due destini di incrociarsi e all'amore di sbocciare....

Un momento, stiamo parlando di Chuck Palahniuk e allora l'amore non è una favola ma una sperimentazione dei brevetti per la linea di giocattoli erotici, "Beautiful You". Sì perchè Maxwell è un esperto conoscitore dell'anatomia umana, maestro nell'arte del dare piacere sessuale alle donne. Istruito dai migliori maestri tantrici del mondo, dopo aver sperimentato le sue tecniche erotiche su migliaia di esemplari comuni è in cerca della vagina perfetta su cui fare le ultime prove per mettere a punto il nuovo flagello dell'umanità. Sarà un caso che la scelta ricada proprio sulla scialba Penny Harrigan? Forse sì o forse la storia che si nasconde dietro alla sua nascita è ben più complicata di quanto si possa ritenere possibile. Maxwell sceglie Penny e la trasforma da donnetta qualunque a regina del sesso, dopo aver provato il vero piacere ed esserne quasi morta si risveglia la Donna che è in lei, ma la nuova consapevolezza acquisita ne farà una temibile nemica per il magnate della tecnologia.
La linea di sex toy "beautiful You" intanto è pronta e viene lanciata sul mercato: "Mille milioni di mariti stanno per essere sostituiti" e mille milioni di donne stanno per intraprendere un viaggio da cui è quasi impossibile tornare indietro: la scoperta del vero piacere sessuale! Niente sarà più come prima dopo il lancio di "Beautiful You" e il mondo si ritroverà a dover fare i conti con l'assenza delle donne nella società: violenza e frustrazione diventano i compagni quotidiani con cui condividere la scrivania e il pranzo, almeno per gli uomini.
Penny, assurta a paladina delle donne, intraprenderà anche lei un viaggio di iniziazione tantrica dall'unica maestra in grado di insegnarle i segreti per sconfiggere, a colpi di piacere, il perfido Maxwell....

[La trama mostra numerosi altri dettagli che mi astengo dal riportare per non gustare il piacere della lettura.]

Palahniuk ci regala un nuovo romanzo fuori dagli schemi, un'ironica rappresentazione dei costumi della società moderna dove tutte vogliono tutto, i piaceri necessitano di essere soddisfati e la donna cerca un'indipendenza che l'uomo fatica a concederle. Un'opera contorta e dissacrante, spinta fino al limite dell'erotismo che si legge come fosse un romanzetto d'amore. Lineare e chiara la scrittura di Palahniuk che si rivela capace di creare una storia che segua i criteri tradizionali, pur condendola con le più atroci immagini.
Un libro però che non rende giustizia allo stile narrativo che siamo abituati ad amare nell'autore di Fight Club, una prova che si rivela fiacca e un po' scontata se messa a confronto con i suoi veri capolavori.

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Don Delillo, American Psycho, Fight club, Invisible Monster, Survivor
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Bookaholic Opinione inserita da Bookaholic    23 Settembre, 2015
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La soglia familiare

Incuriosita dal premio vinto pochi mesi fa e dalla forte richiesta nella mia biblioteca mi sono avventata su questo libro la cui copertina evoca ricordi lontani di bar fumosi e femme fatales.

La lettura si scontro con un muro di parole incastrate tra loro come in un fitto mosaico di cui si distingue la trama ma non gli incastri. Frasi sconnesse, evocazione e negazione che si accompagnano spiazzando il lettore più esperto e poi inizia a intravedersi un sentiero nel fitto della foresta. Lo sai, è sempre stato lì ma c'è voluto del tempo prima di individuarlo e poi percorrerlo. Una matassa che si dipana dopo le prime 20/30 pagine, di cui riesci a seguire il filo sempre con maggior fluidità come se l'avessi sempre fatto. Ed è un po' questo che fa lo scrittore, quello bravo, oltre a creare storie te le sa anche raccontare in modo nuovo, a volte semplice altre volte in modo più complesso ma alla fine quel modo deve entrarti dentro e farti risuonare i campanelli della familiarità e della comprensione. Altrimenti, che storia è?

Ed ecco il punto. Che storia è, questa che Nicola Lagioia ci racconta?
Una storia familiare si nasconde dietro la coltre di frasi prima incomprensibili poi potenti. Una famiglia dell'Italia del sud che dal nulla è riuscita a raggiungere quell'olimpo fatto di sotterfugi, ricatti e ferocia. Quella ferocia che dà il titolo a questo romanzo e che ne è anche un po' la protagonista, qualunque sia il punto di vista che si sceglie di prediligere. Sì perché i protagonisti di questa storia sono 3 e 1 allo stesso tempo, come tre sono le parti di cui è composto il libro. Una simmetria di elementi. Vittorio, Michele e Clara. Il padre, il figlio negato e la figlia morta. Sullo sfondo una madre assente anche da se stessa, una sorella inetta e un fratello che ha fatto del lavoro una fuga. Storie che si intrecciano, profili che emergono per poi ritornare nell'ombra, problemi sociali appena accennati.
Avanti e indietro nel tempo senza una chiara linea cronologica, Lagioia ci porta alla scoperta dei segreti più profondi di una famiglia che ha adottato come valore fondante la meschinità e da essa non riuscirà a sottrarsi neanche in seguito a un lutto.

Un libro che ho apprezzato per lo stile con cui le parole si susseguivano una dopo l'altra sulla pagina ma che a livello di contenuto mi ha lasciato l'amaro in bocca di quei cibi così appetitosi alla vista ma che una volta addentati lasciano indifferenti le papille gustative.

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Bookaholic Opinione inserita da Bookaholic    18 Settembre, 2015
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Nel buio, il rumore delle palme selvagge

Due storie corrono parallele sulle pagine di questo romanzo del grande scrittore americano, due storie che non si toccano mai, nemmeno si sfiorano solo proseguono lungo il loro corso già determinato dalla Storia, dalla vita e dalla morte.

L’inondazione del Mississippi, un carcerato che il destino vuole evaso e la volontà soltanto un uomo che non conosce altro che il carcere. La storia di una lotta contro la forza della natura sia essa fiume o spirito di libertà, il racconto vero e verosimile di un uomo che si trova in carcere per ingenuità e poi evaso per la stessa colpa.

New Orleans anni dopo, la fuga disperata a conclusione di un amore altrettanto disperato sfiorato solo a tratti dalla felicità. Un amore che nasce nel momento sbagliato, frutto di una colpa del cui peso non riuscirà mai a liberarsi nonostante le distanze, i lavori, gli amici e la solitudine. Un uomo che non sa imparare ad amare e una donna che ama troppo, senza possibilità di fuga. Una coppia che cerca la sopravvivenza lontano dalla quotidianità e che della quotidianità sarà vittima colpevole. Un amore che sopravvivrà alla morte e della morte sarà causa.

Queste le due storie che Faulkner racconta con i suoi periodi ad ampio respiro e una prosa che non permette tregua all’immaginazione. Due storie completamente inconciliabili che sopravvivono sulle stesse pagine con un’armonia tanto impercettibile quanto indissolubile così che non si possa scegliere una o altra, ma si senta il bisogno di entrambe per capire il senso profondo di un opera che entra a passo felpato nel cuore e lì si sedimenta come roccia.

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Bookaholic Opinione inserita da Bookaholic    18 Settembre, 2015
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Credere o non credere?

Benedetta è figlia di Carlo, uno psicoterapeuta cattolico amato dal pubblico televisivo, e Grazia, una casalinga affetta da disturbo ossessivo-compulsivo passata dall’ossessione per la Chiesa a una recente mania per il fitness: una famiglia in cui si è respirato aria e religione fin dal primo vagito, insomma. Il primogenito Gabriele ha intrapreso la strada della ribellione fin da piccolo e ora, in quanto sosia di Michael Stipe, è il cantante della più famosa cover band dei The R.E.M. con tanto di trucco sugli occhi e video su YouTube. Benedetta invece ha subito la sorte della secondogenita su cui gravitano tutte le speranze andate in frantumi dopo aver conosciuto il carattere del primo figlio. Aspettative di perfezione e normalità accompagnate da una buona dose di sensi di colpa per i problemi familiari.
Allora, se ribellarsi alla famiglia non è una scelta possibile, il mirino della contestazione non può che andare a puntarsi sul più grande caposaldo della sua educazione: la religione. Ecco dunque che Benedetta cresce con un’incrollabile fede nella sua mancanza di Fede, non un atea convinta per cui Dio semplicemente non ha importanza ma una vera contestatrice il cui mondo non fa altro che girare intorno all’eterna domanda: Dio esiste o non esiste?
E proprio per una scommessa fatta con se stessa per trovare una volta per tutte la soluzione a questa domanda, Benedetta finisce tra le braccia di Simone, fervente cattolico che sta attraversando un periodo di dubbi e contraddizioni. Anche lui figlio di cattolici, appartenente a una comunità religiosa molto unita e conservatrice, sta cercando la sua strada e Benedetta sembra essere apparsa proprio per fargli percorrere una deviazione dal percorso costruito dalla sua educazione.
Una storia d’amore e di ricerca tra due mondi che corrono lungo un confine tanto invisibile quanto ingombrante con il suo portato di verità e necessità. Due mondi, Benedetta e Simone, che si convincono di poter convivere pieni di quella felicità vera fatta anche di screzi, litigi e incomprensioni ma la realtà è che alla fine qualcuno deve rinunciare a se stesso affinché una simile felicità si compia per loro. Sullo sfondo oltre a Dio anche la passione di Benedetta per il porno, non feticcio o ossessione ma studio e ammirazione per chi ama il proprio corpo e si sente libero di usarlo.

Daniela Delle Foglie costruisce una storia che si inserisce perfettamente nel panorama della chick lit dove ironia e sentimentalismo la fanno da padrona. Nasce come una fiaba l’amore tra Benedetta e Simone, forte e passionale, quell’amore che ti farebbe rinunciare a tutto e contro tutti lottare, e in effetti, come in ogni fiaba che si rispetti c’è pure il lieto fine. Solo che l’happy ending non sarà esattamente quello che ci si aspetterebbe ma una presa di posizione consapevole sulla propria identità.

Un romanzo nuovo per il modo in cui affronta il tema della fede e della ricerca di una propria identità a dispetto della strada che sarebbe facile percorrere poiché già tracciata dalle tradizioni familiari. Lo stile è semplice e lineare, quasi come uno sceneggiato televisivo in cui si susseguono scene più o meno romantiche e i pensieri non sono mai troppo profondi. I dialoghi, ben costruiti nella loro immediatezza, rendono fluida la lettura di un romanzo che non ha la pretesa di voler essere più di quello che è.

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Sophie Kinsella, chick lit
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Bookaholic Opinione inserita da Bookaholic    11 Settembre, 2015
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Come tutto ebbe inizio

Harry Hole e il suo primo serial killeri, Harry Hole e il suo alcolismo, Harry Hole e la morte così come sarà per sempre da "Il Pipistrello" in avanti. Solo che noi apprendiamo tutto ciò che la reso il detective che sarà in evidente ritardo rispetto all'originale e allora ecco che uno dei maestri del thriller (ok a mio parere il Maestro) sembra qui non essere all'altezza del titolo.

Le pagine scorrono, l'attenzione è alta, i colpi di scena però scarseggiano e Hole non è ancora quell'uomo affascinante e inquieto che ti fa tifare per lui anche quando è sprofondato nella melma. Un thriller coinvolgente dalla scrittura ancora da rodare, niente a che fare con i titoli successivi che però mostra un lato di scrittore e protagonista che non avevamo avuto modo di conoscere prima.

Jo Nesbo ha creato libri migliori e nel tempo è riuscito a costruire un personaggio via via più complesso e intrigante di cui "Il Pipistrello" ci mostra i teneri esordi.

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Jo Nesbo, Stieg Larsson, Lars Kepler
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Bookaholic Opinione inserita da Bookaholic    16 Agosto, 2015
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Punto Zero e oltre

Marco Rovelli ci regala un libro prezioso che consiglio a tutti coloro che abbiano voglia di entrare nella testa di due persone perse e sfinite dalla vita.

Karim, giovane immigrato arrivato sulle coste italiane con un barcone, tunisino costretto a rinunciare ai sogni per una realtà opaca e opprimente, trova il coraggio per andare contro la propria famiglia pur di coltivare ancora un po' di speranza. Una volontà che presto si scontra, inesorabile, con l'assenza di prospettive propria dell'Italia, paese che non riesce a dare, solo prendere.

Elsa, figlia di un imprenditore italiano, vittima del silenzio di genitori che non sanno essere presenti e ancor più vittima di sé stessa, cerca l'autodistruzione su un palco di cui è l'unica spettatrice. Incapace di capirsi affonda la realtà nella sua stessa carne per vedere scorrere sangue e dolore, per sentirsi in mezzo all'apatia che la culla.

Due realtà diverse che si incontrano e si capiscono. Elsa trova conforto in quell'uomo che non si è mai lasciato affogare dal dolore anche quando l'acqua era tanta, troppa. Karim è costantemente braccato da situazioni impossibili e da cui la clandestinità non permette uscite gioiose. Due vite sempre in bilico, sempre in cerca del coraggio per affrontare un nuovo giorno, della pazienza per sopravvivere ancora un po'. Due viaggi nel dolore della vita che finiscono per avere una sosta comune e da lì ricominciano insieme verso un presente che può essere più luminoso.

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Bookaholic Opinione inserita da Bookaholic    16 Agosto, 2015
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Lei lui l'altro e l'altra di lui

Esistono due categorie di libri, quelli che ti risucchiano e quando alla fine ti lasciano andare dalle loro pagine ti senti svuotata, privata di una vita che ormai avevi fatto tua. E poi ci sono gli altri libri, quelli che restano sospesi in superficie e ti parlano di un mondo che già conosci e che forse, un giorno potrebbe essere anche il tuo.

Amore normale di Alessandra Sarchi, per me, è rientrato nella seconda categoria. Non mi ha afferrato il cuore per poi restituirmelo un po' cambiato a fine lettura, no ma mi ha fatto sbirciare da una finestra la vita di una famiglia come ce ne sono tante e mi ha concesso momenti di intimità con personaggi quasi reali.

Tutto parte da una famiglia qualunque, madre padre e due figlie. Una coppia stanca, abituata all'amore quotidiano in cui all'improvviso si insinua un sentimento nuovo, diverso, estraneo a cui nessuno dei due riesce a resistere. E allora ecco che si crea un quadrato amoroso: Laura e Davide, Laura e Francesco, Davide e Mia. Tre coppie legate da amori diversi eppure intensi, brucianti a cui è difficile rinunciare. Alessandra Sarchi ci mostra alcune facce di quello strano poligono che è l'amore: la quotidiana intimità di una coppia solida, l'amore bruciante tra una giovane donna e un padre di famiglia, l'amore che è passione infinita di due persone che non riescono a resistersi nonostante il tempo che li ha divisi.

Ma oltre ai protagonisti di una strana vicenda amorosa conosciamo anche l'amore caparbio che sopravvive in un uomo anche dopo due matrimoni falliti, l'amore dei genitori per i figli e l'amore puro di due adolescenti che si troveranno, alla fine, ad affrontare una possibilità più grande di loro.

L'amore però non è tutto, c'è la vita con le sue incombenze e le sue regole, il tentativo disperato di creare qualcosa di nuovo piuttosto che distruggere qualcosa di vecchio e la resa, inevitabile, di fronte al fallimento.

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Bookaholic Opinione inserita da Bookaholic    14 Agosto, 2015
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La vita come l'acqua

1905. Italia. Milano.
Un mondo di cui non avevo mai sentito parlare si apre con la lettura di questo libro delicato e magico, popolato da attori girovaghi poveri bambini adulti ragazzine anziane sarte e pittori.

La storia di Carola è una di quelle storie da leggere tutta in un giorno, quasi in un'ora sola tanto scorre leggera sulle parole. Una vita vissuta seguendo docile il destino, senza porsi domande, senza mai pensare al domani, una vita che toglie e solo in ultimo dona qualcosa che rimarrà per sempre.

Carola è una ragazza di campagna che ha il coraggio di lasciarsi trasportare dalla corrente degli eventi e in essi riesce a costruirsi una vita, sempre in fuga, sempre accompagnata dai fantasmi. I Meravigli sono una compagnia teatrale girovaga composta da una famiglia troppo ingombrante dove i segreti sono il pane quotidiano. Alba è una donna caparbia, pronta a tutto pur di ottenere il più possibile dalla vita nel teatro. Leo è un bambino che ha scelto di capire non essendo capito. Poi ci sono Rosa, i Beltrami, Giulio, Marguerite, Jacob personaggi appena accennati che Carola incontra nella sua vita, dalla campagna Milanese ai boulevard parigini.

Barbara Garlaschelli ha creato una storia magica legata dal filo rosso della perdita, una perdita però che non colpisce dritta al cuore del lettore ma resta sospesa sulle pagine per cadere come un manto solo alla fine quando ti rendi conto che Carola è sopravvissuta, nonostante tutto, nonostante tutti.

Un libro che ho divorato in una sola giornata per la piacevolezza con cui si legge e la particolarità del mondo che descrive, una storia lieve che consiglio caldamente a tutti coloro che hanno voglia di evadere dall'oggi.

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Bookaholic Opinione inserita da Bookaholic    27 Luglio, 2015
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La dignità di scegliere

Tutto ha inizio dalla copertina, tre secondi e decidi di alzare dal banco questo libro bianco con una strana croce al centro. Avvicini il libro al viso e inizi a comprendere, non una croce forse la linea delle natiche e al centro la vita.

Libero Marsell è bambino quando si apre la narrazione e uomo quando la narrazione si conclude, una vita racchiusa in poche centinaia di pagine che il lettore divora a volte rassegnato, altre appassionato ma sempre complice di quell'ometto di mondo che lentamente impara a conoscere se stesso. Una conoscenza che passa principalmente attraverso il sesso come motore della vita e che con la vita cambia, da colpa a vittoria, da pena a intrattenimento fino alla trasformazione finale in cui il sesso diventa amore. Insieme al sesso Libero si fa crescere dai libri che diventeranno il suo legame indissolubile con il padre e con Marie, anche quando la lettura lascerà il posto alla polvere.

Una storia fatta di conquiste e di perdite che racconta il sesso come parte della vita, una storia in cui la crescita passa attraverso le vite degli altri siano essi amici, genitori o protagonisti di libri straordinari, quei libri che ti capito al momento giusto e ti accompagneranno per sempre.

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Bookaholic Opinione inserita da Bookaholic    20 Luglio, 2015
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Soli in mezzo a se stessi

Mi guardo intorno in camera e sono sopraffatta da libri impegnativi, Joyce Dostovjesky Hemingway Wolfe Woolf Kerouac mi guardano da vari angoli della stanza dove sono ammonticchiati in modo assai precario in attesa di ricevere finalmente le mie attenzioni. E fortuna che ho solo una minuscola stanzetta dove custodire i miei preziosissimi tesori. Ecco dunque che mi ritrovo a selezionare un nuovo libro da leggere tra i molti che mi osservano silenziosi da ogni dove e l’occhio mi cade sul fidatissimo Kobo, altro luogo (digitale questo) dove accatasto libri su libri. Tra i tanti scelgo Matthew Quick convinta che possa darmi una lettura scorrevole e poco impegnativa con cui regalarmi una pausa dopo aver affrontato “Il piacere” del carissimo D’Annunzio. Ebbene resto sconvolta fin dalle prime pagine, sì lo sapevo che si trattava di un’adolescente depresso ed estremo ma non ero preparata a tanta angoscia fin dalle primissime pagine. Ho il magone fin da quando Leonard si tortura la chioma per regalarla a una madre assente ed egocentrica a cui è concessa una sola misera apparizione nel racconto, a lei che tanto ama essere al centro della scena con le sue fashion-creazioni. Ecco dunque che sto maledicendomi per aver scelto un libro tanto triste quando, continuando la lettura, i toni pian piano si smorzano pur restando dannatamente tragici. Certo Leonard Peacock è un diciottene tanto solo quanto intelligente, il suo unico vero amico è un anziano tossitore professionista con cui condivide la passione per i film di Bogart. Il padre è chissà dove nascosto o forse morto e la madre è ancora più lontana che se fosse scappata via insieme al padre, un adolescente americano che non nutre la benchè minima speranza per il futuro.

Eppure Leonard ci ha provato tante volte a trovare un motivo per tenere duro ma proprio nessuno riesce a dargli un solo granello di entusiasmo per quella che potrebbe essere la sua vita tra pochi anni. Tra gli adulti che segue abitualmente al lavoro (un atteggiamento molto strambo, in effetti!) non ne ha mai trovato uno che fosse felice, la grande utopia di ogni ragazzo: crescere ed essere felice! Ma sarà davvero possibile? Sembra di no. I pendolari sono tutti ugualmente frustrati e infelici, Leonard lo vede e proprio per questa mancanza di felicità riscontrata nell’età adulta trova il coraggio di preparare fin nei minimi dettagli un piano disperato e violento per porre fine alle sue sofferenze.

Quick ci fornisce una panoramica della sofferenza adolescenziale, vittima dell’indifferenza degli adulti ancor più che dell’indifferenza dei coetanei e lo fa attraverso un giovane che si sta affacciando alla maturità anagrafica, più sveglio dei suoi compagni e forse anche per questo il più solo di tutti. Un giovane che risente delle tante perdite che ha avuto e a cui nessuno ha dato importanza, che potrebbe fare grandi cose nella vita se solo non gli avessero risucchiato tutta la speranza. Un giovane la cui depressione non deriva dai rifiuti di amici e genitori o almeno non solo, Leonard avrebbe forse potuto accettare un padre che lo abbandona e una madre che lo dimentica perfino nel giorno della sua venuta al mondo ma dietro a tutto questo troviamo altro. Alla fine di una lunga e profonda giornata scopriamo il dramma che si cela nella vita di Leonard, un segreto che nessuno dovrebbe custodire tanto a lungo, che lo fa sentire sbagliato e per questo rifiutato da tutti. Lo sa che ciò che è successo è terribilmente sbagliato ma a chi dirlo? Chi riuscirebbe a credergli? E se fosse ormai troppo tardi?

Ecco allora che tutto si chiude nella messa in evidenza della profonda solitudine che aleggia intorno ad ogni singolo adolescente, la totale mancanza di fiducia nel prossimo che porta sempre conseguenze negative e distruttive per se stessi e per gli altri. Con Perdonami, Leonard Peacock Matthew Quick non vuole narrarci una storia strappalacrime (di lacrime proprio non ne sono scese) ma metterci in guardia, noi adulti, sul male che possiamo fare nella nostra inattività. In un’epoca in cui le scuole sono teatro di efferrati delitti Quick ci ricorda che è nostro compito tener viva la speranza nel genere umano come insegna Herr Silverman.

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Bookaholic Opinione inserita da Bookaholic    20 Luglio, 2015
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La Storia in una via

La prima casa dove vivere da sola, pochi soldi in tasca e un’ideale a cui tendere ed ecco che l’appartamento scelto è quello di Via Ripetta 155, a Roma, a pochi passi dal centro.

Qui inizia, nel 1968, la storia di Clara Sereni e, in parte, anche la Storia dell’Italia e del mondo. Le manifestazioni, il Pci, il cinema, i grandi nomi, il senato, il referendum per il divorzio, le riunioni, le canzoni partigiane e così via percorrendo l’Italia dal 1968 al 1977. Due storie che si intrecciano, una parte e il tutto legate a doppio filo per conoscere come si vive in quegli anni. L’autrice racconta del suo essere donna in un periodo di grande fermento politico, ripercorre le tappe della sua vita come stesse volando sopra i ricordi. “Via Ripetta 155” non è la storia drammatica degli anni Settanta e nemmeno la biografia di una donna tra le tante, si tratta piuttosto di una panoramica sulla Storia e una sua storia. Come se l’autrice non volesse farci entrare del tutto nei suoi ricordi, ce li mostra sì ma da una finestra e lì restiamo per tutto il libro. Osservatori esterni di un mondo che cambia veloce, cresce e a volte ferisce anche.

Un libro che merita di essere letto per il modo in cui riesce a dare una sguardo vivo, pulsante, sull’Italia di quel periodo. Una storia che vorresti ti entrasse nel cuore ma non ha la forza per farlo, come se Clara Sereni avesse deciso di tenere per sé la storia più profonda che si nasconde dietro tanti anni di vivere.

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Gli anni al contrario, storie degli anni Settanta
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Bookaholic Opinione inserita da Bookaholic    16 Luglio, 2015
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Ciò che inferno non è

Incontri un libro per caso, un vecchio tomo dalle pagine sgualcite che si intromette lungo il tuo cammino. Non era ciò che cercavi eppure l'hai trovato e fin dalle prime pagine ti rendi conto che avresti voluto trovarlo prima e farne il tuo tesoro.

I libri parlano, raccontano storie che sono lontane da noi eppure quasi si riescono a toccare, si riesce ad annusarne gli odori buoni o cattivi che siano. Calvino in questo libro ha la capacità di raccontare una storia mutevole come mutevoli sono i lettori. Le città invisibili narrano una storia diversa ad ogni lettore, narrano la sua storia e su di lui si plasma pagina per pagina. Un romanzo profondamente metaforico scaturito dalla penna di un grande maestro della letteratura italiana.

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Bookaholic Opinione inserita da Bookaholic    16 Luglio, 2015
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Crescere

Una graphic novel dai toni cupi e melodrammatici, un romanzo di formazione che attraversa le tappe fondamentali della vita per trovare la propria identità. Un viaggio dentro l'anima tormentata di un giovane che è sempre fuori posto, a casa, a scuola, con gli amici, al campo cattolico, a catechismo. E poi l'incontro, l'amore, trovare una persona che capisce il disagio, lo comprendo e lo annulla perfino. Un giovane alla scoperta di sé stesso, del proprio corpo, del sesso e dell'amore con il saldo sostegno della fede anche se poi.....

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Bookaholic Opinione inserita da Bookaholic    14 Luglio, 2015
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IMPD

Non voglio svelare troppo di questo libro tanta è la bellezza della sua lettura, lasciarsi cullare dalle pagine mentre si ascolta il racconto di una e tante vite tutte legate, tutte segnate dal dolore e dalla speranza.
Miriam Toews racconta un pezzo della sua vita, forse il più difficile da superare o forse uno dei tanti che ha dovuto affrontare da che ha memoria. E questo pezzo di vita ti entra dentro, diventa tuo e riesci a sentire la forza di una vita che vale la pena di essere vissuta ma anche la forza di una vita che desidera abbandonarsi a ciò che vita non è. In questo romanzo, che è ben più di una semplice narrazione, si intrecciano le vite delle donne di casa Toews: le due sorelle protagoniste, la loro madre e la sorella della loro madre e anche la figlia della sorella della madre, o meglio, le figlie anche se una ormai non c'è più.

Un libro triste che racconta ciò di cui tutti abbiamo timore, la morte, e lo fa con una forza e un inno alla speranza degni di una grande scrittrice e ancor più di una grandissima persona

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Bookaholic Opinione inserita da Bookaholic    13 Luglio, 2015
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Donne di ieri oggi e domani

Corrado Augias ci regala un romanzo tutto al plurale in cui si intrecciano le storie di donne tanto diverse per appartenenza sociale quanto simili per bisogno di trovare una propria identità. Sono donne dal passato cupo, che non può fare a meno di lasciare addosso un senso di pesantezza duro da cacciar via. Donne che cercano e, ognuna a suo modo, riescono a riconquistare le redini di un destino che vorrebbe rendere vittime silenziose di uomini rabbiosi.

Al centro di vite diverse c'è Clara, giovane psicanalista alla ricerca del suo posto nel mondo, aggrappata a quel desiderio quasi infantile di riuscire a farcela, a raggiungere quel sogno per cui ha faticato tanto, lei e suo padre Luciano. Luciano che arriva alla vecchiaia in un battito di cuore e resta impantanato in ricordi che solo pochi mesi prima gli avevano fatto male per la vita che aveva vissuto senza mai riuscire a comprenderla. E con loro c'è anche il fratello Luigi, un uomo che riesce a farsi da solo nonostante le difficoltà, che da solo prende in mano il suo destino e ne fa qualcosa di grande per sé e la sua famiglia.

Un romanzo complesso, ricco di spunti di riflessione sulla vita, l'amore, il lavoro e i sogni. Corrado Augias intreccia psicanalisi e vita reale, casi clinici e casi umani con magistrale arte narrativa così che il lettore, senza volerlo e senza accorgersene, impara anche un po' di Freud e un po' di Jung ma soprattutto impara a comprendere cosa vuol dire essere donna di ieri e donna di oggi

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libri con impronta psicanalitica, storie di donne
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Bookaholic Opinione inserita da Bookaholic    10 Luglio, 2015
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Tutto d'un fiato

Una lettura incredibile che ti attraversa da capo a piedi proprio come fossi un tubo.
Una storia che cammina come un funambolo sul filo sottile che separa la realtà dalla fantasia. Cosa ci sia di vero e cosa siano deliri da scrittrice non è dato saperlo, certo è che l'autrice ti tiene incollata alle pagine. Rapito dallo stile leggiadro e surreale, il lettore muove i primi passi insieme alla protagonista e insieme a lei affronta le piccole lotte quotidiane dell'infanzia fino ad arrivare al ponte che prima o poi tutti dobbiamo attraversare.

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Bookaholic Opinione inserita da Bookaholic    10 Luglio, 2015
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Fate i bravi!

Fate i bravi! è l'unico comandamento che Dio avrebbe voluto lasciare a noi comuni mortali, ma si sa quando l'uomo ci mette lo zampino niente va come deve andare.
L'uomo che distrugge, l'uomo che storpia, l'uomo che non si accontenta, l'uomo che non capisce, l'uomo che non ama. Sono questi i personaggi di cui è pieno questo libro, sì forse un po' blasfemo ma certo ricco di verità. Perché sebbene sia facile infarcire i discorsi di parolacce e puntare il dito contro le ovvietà negative della religione certo facile non è argomentarle come fossero un'arringa e sputare in faccia al lettore la realtà nuda e cruda di questo mondo che ogni giorno sprofonda sempre un po' di più nell'abisso.

Per leggere questo libro bisogna avere una mente aperta e superare le apparenti blasfemie nascoste (mica troppo) in tutto il romanzo, certe cose possono non piacere e forse addirittura possono offendere gli animi più sensibili ma a leggere con oggettività il messaggio dell'autore è ben più forte di tutto ciò che può offendere. Fate la pace e non la guerra è il motto che fa girare la storia e che mai siamo riusciti ad interiorizzare tanto da farne una fede.

In fondo a chi importa Chi preghi se poi danneggi il tuo prossimo perché diverso da te? Alcune cose dovrebbero essere al di sopra di ogni credo e invece pare che solo l'odio per il diverso riesca ad essere il denominatore comune tra le diverse religioni.

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Bookaholic Opinione inserita da Bookaholic    05 Mag, 2015
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La voglia di sapere per andare avanti

Un incidente, un letto d'ospedale, l'agonia e poi il dolore di chi resta.
Dopo aver perso il padre Lorenzo ha bisogno di risposte per superare quella morte, ha bisogno di aggrapparsi alla possibilità che le cose sarebbero potute andare diversamente, che non era scritto che la sua famiglia passasse tutto quello che ha passato. E allora inizia a scavare, vuole sapere, non perchè questo cambi le cose ma perchè ha bisogno di sapere per chiudere quella porta tanto pesante e dolorosa.
L'autore racconta in prima persona i pensieri di Lorenzo alternati ai pensieri del Professore che si trova suo malgrado invischiato nella vicenda. E non è facile per nessuno dei due affrontare questa situazione, sono lontani i due e diversi sono i punti di vista sulla faccenda, interno uno esterno l'altro. Eppure riescono a toccarsi, a comprendersi a vicenda. A volte dopo discussioni a volte senza bisogno di parlare. E anche noi entriamo nella vicenda guardando a 360° quello che sta succedendo: è giusto o non è giusto? è la domanda che serpeggia nella mente per tutta la lettura.
Un tema attuale raccontato con grande tatto, sembra quasi una fiaba per la delicatezza con cui è scritto il libro e vale la pena leggerlo.

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Lo consiglio a chiunque abbia una sera da dedicare alla lettura: il testo è scorrevole, la lettura piacevole e il tema molto forte e attuale
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Bookaholic Opinione inserita da Bookaholic    05 Mag, 2015
Top 500 Opinionisti  -  

Un thriller tutto al femminile

Helena Marienske ha scritto un libro dove sono le donne ad avere il potere del bene e del male. Il libro racconta la storia di due donne che per gran parte del libro non si conoscono e vivono due vite parallele, maestra di scuola una, escort di successo l'altra.
Dietro a due vite apparentemente così lontane si nascondono due donne che sanno perfettamente ciò che vogliono e fanno di tutto per ottenerlo. Non si tratta di amore e famiglia, una volta tanto, ma di potere, il potere di essere libere e forti a scapito di tutto il resto.
Così la maestra si scopre essere un'assassina a sangue freddo a cui piacciono le donne, una donna in particolare. E la escort ci mostra tutti i vantaggi di una vita in cui il piacere puro e ripetuto viene pagato fior di soldi. Non la storia di una povera ragazza costretta a fare del suo corpo moneta di scambio ma una donna che consapevolmente decide di legare il piacere del sesso al piacere dei soldi.
Lo stile è fluido e la narrazione è immediata, senza fronzoli, la storia arriva dritta al punto senza soffermarsi su noiose descrizioni. C'è qualche scena spinta che ben si lega alla narrazione e alla storia in generale. A lasciarmi perplessa è stata la superficialità del racconto che non entra a fondo nella psiche dei personaggi, fa dei ritratti, racconta una storia grottesca e a tratti divertente ma non riesce a far entrare nel cuore le due donne di cui racconta. Nonostante questo lo consiglio per la particolarità del contenuto e dello stile di scrittura.

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Bookaholic Opinione inserita da Bookaholic    21 Aprile, 2015
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Una storia da tutti i giorni

Melania Mazzucco entra nella quotidianità di una famiglia diversa da quelle a cui siamo, purtroppo, abituati noi italiani e ce la descrive come la più delicata e semplice delle storie. Due padri, una figlia, una morte e una devastante separazione sono le colonne portanti di questo libro che esplora una parte della nostra società che è sempre in ombra, esiste ai limiti della normalità e ci tocca appena appena senza disturbarci troppo.
Al di là delle manifestazioni, della Chiesa e della legge Melania Mazzucco racconta le vite di persone costrette a superare continuamente ostacoli per ottenere quella tenera quiete propria della famiglia. Non una famiglia qualsiasi, beninteso, ma una famiglia, forse un po' fuori dagli schemi per il mondo di oggi, dove l'amore è il motore di tutto.
Con grande capacità narrativa l'autrice tocca temi molto sensibili che vanno dalla paternità all'adolescenza passando per l'amore, l'abbandono e la tragedia. Il libro infatti racconta la storia d'amore di Giose e Christian, i problemi di una piccola adolescente un po' strana, la fatalità di uno screzio tra compagni di scuola. Il tutto tenuto insieme dal dolore di Eva per la morte di un padre e la separazione dall'altro per colpa di una legge che non riesce a capire e che nessuno si preoccupa di spiegarle.

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Bookaholic Opinione inserita da Bookaholic    23 Dicembre, 2014
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Positivamente Squallido

Chi ha letto Trainspotting si sarà chiesto almeno una volta dove ha avuto inizio l'odissea di Mark, Spud, Sick Boy, Begbie e Secondo Premio nel mondo della droga e della perdizione. Skagboys è la risposta e mantiene tutto lo stile unico e inconfondibile del primo libro che ha consacrato quei personaggi a icone della Scozia degli anni '90.
Pur essendo scritto molti anni dopo SkagBoys riesce a mantenere lo stesso realistico squallore della vita trascorsa ai margini della vita stessa. Sono gli anni '80 e Renton, Sick Boy e Spud sono giovani uomini che si affacciano sul mondo degli adulti per scoprire, come con una doccia gelata, che la vita fa schifo. Tra morte, disoccupazione, sesso, lavori saltuari, processi e droga questi ragazzi cercano un modo per crescere felici, ma può la felicità essere raggiunta senza un piccolo aiutino chimico?
Irriverente, irresponsabile, satirico, squallido, triste, reale, romantico, drammatico e quotidiano SkagBoys è scritto in uno stile incredibilmente realistico come se fossimo dentro la testa di Mark Renton ad ascoltarne i pensieri più privati e devastanti. Quando arrivi all'ultima riga dell'ultima pagina non puoi fare a meno di sentirti un po' come se ti trovassi sopra la banchina di un treno in partenza a salutare un amico che sai non tornerà più. La sola soluzione per non separarti del tutto da questi seppur gretti compagni di lettura è ricominciare a leggere Trainspotting per vedere la loro vita procedere con il lento e inesorabile declino indotta da un mondo che non ha nulla da offire.

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Trainspotting, Chuck Palahniuk
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