Opinione scritta da marygiò02

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marygiò02 Opinione inserita da marygiò02    27 Novembre, 2014
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L’ Amore…una medaglia

Un uomo si aggira per le strade di Pietroburgo. Conosce tutti, eppure nessuno conosce lui; è sempre lì agli stessi orari, così attento ai particolari che addirittura riesce a cogliere le diversità in un volto, se stanco, triste, se felice, d’ altro canto lui è invisibile agli occhi altrui. E’ lì, onnipresente, ma è una presenza fantasma. Nessuno gli si avvicina e viceversa.
‘Le notti bianche’: è la storia di un giovane sognatore, inguaribile romantico, perso nei suoi pensieri, chiuso nel silenzio della sua stanza, che si esilia nel regno della fantasia finché essa quasi si materializza.
Dopo aver passato gli anni migliori della sua vita lontano dal contatto umano, si imbatte in una giovane donna, la quale diviene il suo amore platonico, il suo mondo, il suo tutto: la ragione della sua felicità. Egli inizia finalmente a vivere, prova un sentimento per lui sconosciuto fino ad allora, che ha potuto vivere soltanto indirettamente, che ha tenuto chiuso nel suo cuore, nella sua mente.
Ma questo sogno è destinato a svanire quando la cruda realtà bussa alla sua porta. E’ a un passo dal realizzare questo suo amore, ma non è quello il suo destino.
Leggendo il racconto, risuona nella mia testa una melodia: ‘First love’ di Yiruma. Si crea un’ atmosfera candida, piena di luce e allo stesso tempo di chiaroscuri. E’ una vicenda molto densa, nonostante la brevità. Sembra quasi di viverla. E’ un racconto che va vissuto, anzi è vissuto dall’ inizio alla fine, che ci lascia spiazzati.
“Dio mio, un intero minuto di beatitudine! Ma è forse poco per tutta la vita umana?”
Credo che vivere costantemente di quel minuto porti soltanto all’ autodistruzione!
A voi un giudizio!
Buona Degustazione
Maria Giovanna

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marygiò02 Opinione inserita da marygiò02    14 Novembre, 2014
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Uguaglianza, l' apoteosi dell' utopia

“Gli animali da fuori guardavano il maiale e poi l’uomo, poi l’uomo e ancora il maiale:
ma era ormai impossibile dire chi era l’uno e chi l’altro.”

“La fattoria degli animali” fu concepita per la prima volta nel 1937 durante la permanenza di Orwell in Spagna, tuttavia l’autore, a causa della forte irriverenza che il testo presenta nei confronti dell’ Unione Sovietica, fu costretto a pubblicare l’opera soltanto nel 1945, alla fine del conflitto.
‘Animal farm’, titolo originale, può essere equiparata alle favole di Esopo e Fedro, in cui i protagonisti sono gli animali e come in queste favole, ogni evento, ogni personaggio è simbolo di una realtà. Come tutte le favole, anche questo romanzo-favola ne presenta una.
Gli animali di una fattoria si ribellano alla tirannia umana e instaurano una società di eguali. Ben presto, però, i maiali, più intelligenti e ricchi di qualità organizzative, assumono il controllo della situazione. In apparenza lavorano per il bene comune, ma in realtà cercano soltanto di mantenere il potere animati da cupidigia ed egoismo.
Napoleone, il maiale che ha assunto la guida della fattoria, diviene sempre più simile agli uomini grazie a una massiccia operazione di disinformazione a danno degli altri animali, che ricevono le stesse privazioni e maltrattamenti di prima. Il libro si chiude con i maiali ormai indistinti dagli uomini e con i sette princìpi che avevano ispirato la rivoluzione, ridotti a uno solo: “Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”.

Attraverso un registro satirico, Orwell ci offre una panoramica su quelli che erano gli ideali utopici della Rivoluzione Russa, basati sul marxismo e quindi su un sogno di uguaglianza. Ma, in generale, essa può essere letta come allegoria di tutte le rivoluzioni, che trasformandosi in un regime, vengono alla fine tradite; infatti niente e nessuno può saziare l’ “uomo” dal potere.
Di qui capiamo la morale dell’ opera, molto chiara e diretta: La sete di potere impedisce la creazione di un mondo paragonabile al locus amoenus dell’ antichità classica.
Quello che mi ha colpito del romanzo, oltre all’ originalità, allo stile fluido e lineare, è il tema dell’ educazione; in quanto gli animali credono ciecamente alla propaganda perché incapaci di filtrare le informazioni che vengono loro propugnate dal regime. L'ignoranza è dunque un'arma preziosa nelle mani di qualsiasi dittatore, in quanto permette di far credere al popolo ciò che si ritiene più utile. Dunque si manipolano informazioni, rovesciando la verità, sfruttando la via della convenienza.
Buona Lettura!
Maria Giovanna

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marygiò02 Opinione inserita da marygiò02    07 Novembre, 2014
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Quell' uomo!!!..Quella donna!!!

“Ti ricordi, amore?” mormorò lui. “E come ti ho ricambiata con la mia insolenza il giorno dopo?”.

Siamo intorno al 1800 in un pittoresco villaggio rurale del sud di Londra. Qui, tutto sembra rarefatto, lontano dal mondo, dalla società. Un paradiso terrestre. Margaret sta facendo ritorno a casa da Londra, dopo un periodo di formazione e di educazione come si addiceva alle giovani fanciulle di alto rango.
Dopo vari problemi che colpiscono la sua famiglia, gli Hale sono costretti a trasferirsi al Nord, il luogo del progresso, della velocità, degli scontri, delle violenze, della povertà. Il Nord è il luogo, del grigiore, della nebbia rarefatta, delle fabbriche; Sembra il luogo della freddezza, anche e soprattutto nei rapporti sociali.
Nonostante questo scenario, è qui, al Nord, che Margaret si sottrae alla tutela familiare, sceglie in prima persona, decidendo regole di comportamento, la sua etica, i suoi valori. La parola chiave del libro è ‘change’, cambiamento, non solo tra nord e sud, ma nell’ intimo della ragazza che riesce a crescere e a farsi valere.
Nonostante la grossa mole del romanzo e i pregiudizi iniziali, sulla lettura o meno, il romanzo mi è piaciuto particolarmente: il modo in cui la Gaskell crea una svolta alla monotonia del sud, il viaggio di Margaret che diviene un percorso di conoscenza di sé, le creazione di una nuova etica che la induce a rifiutare l’ educazione altoborghese che crea soltanto personaggi stereotipati e superficiali.
Che dire, il romanzo porta a riflettere su una questione, ossia: non sempre la stabilità, la pace, il regno paradisiaco sono perfetti. Il sud è ricco di immagini di natura incorrotta, rassicurante, consuetudinario, innocuo…ma, al ritorno dal nord esso appare noioso, pesante, privo di una qualsiasi caratterizzazione, chiuso nella sua vita lenta. Il nord è il luogo dell’ azione, del confronto.
Non manca qui la vicenda d’ amore, come ghirlanda colorata nel grigiore nordico. Un amore fortemente sentito, rifiutato; un amore orgoglioso di sé, pieno e fiero di sé. Ma l’ Amore non è di certo questo, solo alla fine, esso si scioglie, segue la naturalezza, scorre fluido in un gioioso e forte sentire.

“Attenta. Se non dite nulla, avrò l’incredibile presunzione di considerarvi mia. Mandatemi via, se me ne devo andare…”.
Per concludere se non vi spaventano romanzi troppo lunghi, se amate i romanzi sociali e storie d’ amore complicate e vissute fino in fondo potete immergervi in questa lettura.
Buona lettura!
Maria Giovanna

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Tempi difficili- Dickens, Orgoglio e Pregiudizio- Jane Austen
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marygiò02 Opinione inserita da marygiò02    01 Novembre, 2014
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L' umanità: un mosaico variopinto

‘Se infelice è l'innamorato che invoca baci di cui non sa il sapore, mille volte più infelice è chi questo sapore gustò appena e poi gli fu negato.’

Questo romanzo viene ad affiancarsi a ‘Il visconte dimezzato’ e a ‘Il barone rampante’, compiendo una trilogia di emblematiche figure, quasi come un albero genealogico di antenati dell’ uomo contemporaneo. All’ interno di questa trilogia si vuole studiare la condizione dell’ uomo di oggi, il modo della sua alienazione, le vie di raggiungimento di un’ umanità totale.
Il romanzo è ambientato nella lontana epoca dei paladini di Carlomagno, animati dal valore, dalla fortezza e dal coraggio, in un Medioevo fuori d’ ogni verosimiglianza storica e geografica propria dei poemi cavallereschi.
Esso diviene metafora dell’ astratta civiltà di massa, in cui la persona umana appare cancellata dietro lo schermo delle funzioni, di comportamenti prestabiliti. E’ riflessione sull‘ essere, sulla presenza dell’ uomo nel mondo.
Tra le tante critiche rivolte al romanzo, mi soffermerei sulla presunta illogicità del romanzo e sulla mancanza di un tema di fondo. A dispetto di queste critiche, invece, a mio parere, l’ opera presenta un tema abbastanza palese, aggiungerei profondo, ma soprattutto attualissimo! Quante volte sentiamo dire: ”Tutto muscoli, niente cervello” oppure “Bella, ma stupida”; ecco, è proprio questo il tema/messaggio che Calvino vuole lasciarci: il vuoto che la società di massa stava creando tra gli uomini, i quali mettevano da parte valori ‘sacri’ per omologarsi, per divenire anch’ essi Macchina; Chi meglio di un cavaliere, dalla bianca corazza, che si erge al di sopra degli altri per lucentezza, poteva rappresentare al meglio questa situazione? E poi, una volta abbandonata quell’ armatura, diveniva uno dei tanti, se non peggio: scompariva del tutto.
Per quanto riguarda l’ illogicità dell’ opera, riporto una testimonianza dell’ autore stesso: ‘Se scrivo racconti fantastici è perché mi piace mettere nelle mie storie una carica di energia, d’ azione, di ottimismo, di cui la realtà contemporanea non mi dà ispirazione.’ La storia segue più intrecci, come vuole un romanzo cavalleresco, dunque, il libro va letto prescindendo da tutti i possibili significati, divertendosi con le avventure di Agiulfo, Gurdulù, di Bradamante ecc… Tutto rientra nei piani di Calvino.

La letteratura, i componimenti poetici in generale seguono, infatti, il genio irrazionale. Lasciamo, dunque, la razionalità alla matematica e alla realtà, e immergiamoci per qualche ora in quel mondo che solo la fantasia può creare!
‘L'arte di scriver storie sta nel saper tirar fuori da quel nulla che si è capito della vita tutto il resto; ma finita la pagina si riprende la vita e ci s'accorge che quel che si sapeva è proprio un nulla.’


buona lettura!
Maria Giovanna

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marygiò02 Opinione inserita da marygiò02    30 Ottobre, 2014
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La ricetta dell' Amore

Insignito del premio letterario ''Strega'' nel 1960, ''La ragazza di Bube'' è un romanzo a carattere sentimentale, ambientato in Toscana, nei difficili anni successivi alla Resistenza tra il 1944 e il 1948. Centro della vicenda è la storia d'amore tra Arturo Cappellini, meglio conosciuto come Bube, un ragazzo impulsivo e baldanzoso nella sua voglia di far giustizia e la forte, ma allo stesso tempo vulnerabile, Mara Castellucci.
A far da cornice al loro amore tormentato saranno le vicende politiche e giudiziarie che relegano il giovane Bube in Francia e quindi lontano da Mara.
Avrò letto questo libro decine di volte e ogni volta ritrovo nuovi elementi su cui soffermarsi; ciò che colpisce maggiormente l'attenzione del lettore, a mio giudizio, è, al di là della vicenda in sé, lo stile con cui l'autore si presenta al lettore, molto semplice e scorrevole, il quale si adatta perfettamente ai personaggi, lo stile immediato ci cala direttamente nel mondo dei personaggi. Attraverso questa tecnica il lettore diventa parte della storia, riesce ad immedesimarsi nei personaggi e ad entrare nel loro animo, cresce con loro, prova le stesse emozioni.
Oltre che un romanzo d'amore, oserei dire che si tratta in parte di un romanzo di formazione, in quanto nella vicenda assistiamo alla crescita morale e psicologica della protagonista femminile, che da sedicenne impulsiva e sfacciata, diventa una donna matura con sani valori e princìpi.
Consiglio a tutti gli appassionati di lettura di non farsi sfuggire questo romanzo anche per le tematiche e il messaggio che l' autore ha voluto lasciarci: primo fra tutti la Fedeltà, in tutte le sue sfumature; essa si può cogliere già dal titolo: 'Io sono la ragazza di Bube', il cuore di Mara appartiene a Bube e a nessun altro; così come la fedeltà del padre di Mara al partito comunista o la fedeltà di Bube al suo ruolo di partigiano. Il messaggio che sicuramente il libro vuole trasmetterci è il significato della vita, come mix di gioia e dolore, ed è proprio esso che deve spronarci a non arrendersi, ma ad avere la forza di continuare a lottare per noi stessi. Il libro è anche un invito ad amare intensamente, perché l'amore è l' unica forza in grado di darci conforto in momenti difficili.
Vi lascio con una frase che coglie e raccoglie questo messaggio: ''Questo era l'amore: qualcosa che riscaldava il cuore e distruggeva le membra.''
Buona lettura!
Maria Giovanna

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marygiò02 Opinione inserita da marygiò02    29 Ottobre, 2014
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L' amore è la forza più potente al mondo!

“Perché l’ amore è come un caleidoscopio, quel gioco che ci affascinava da bambini. E’ in continuo movimento e non si ripete mai.”

E’ la storia di Linda, giovane donna in carriera, che ha agli occhi di tutti e di se stessa una vita perfetta: vive in Svizzera, uno dei paesi più sicuri al mondo, ha un matrimonio solido e stabile, un marito affettuoso, figli dolci ed educati, un lavoro da giornalista. La sua vita si potrebbe definire quasi fiabesca; Linda vive in una campana di vetro, protetta dalla sua quotidianità, dalla prevedibilità dei suoi giorni, finché non inizia a sentire il peso dell’ abitudine e della ripetitività meccanica delle sue azioni. Si sforza di essere felice, ma la felicità non è sinonimo di finzione.
A dare un input a questa monotonia, è l’ incontro, casuale, di un suo innamorato degli anni dell’ adolescenza: Jacob, divenuto un uomo politico di successo.
Linda deve riuscire ad ottenere dall’ uomo, un’ intervista per il suo giornale e riuscire a strappargli qualche informazione sulla sua vita personale; è qui che in Linda si risveglia un sentimento dimenticato ormai da tempo: la passione.
Dopo una serie di incontri tra i due, inizia l’esplorazione all’interno delle emozioni umane e in questo caso della protagonista, alla ricerca della redenzione e del suo equilibrio psicologico.
Il romanzo ruota attorno a una domanda: esiste l’ amore vero? Quello puro, di cui ci hanno sempre parlato? O esso è solo una nostra costruzione? Nel caso esistesse, è possibile che sminuisca e affievolisca con il tempo?
Nodo che alla fine viene sciolto in una visione ottimistica della vita ma che non sempre è attuabile.

Dopo aver letto e apprezzato i precedenti successi di Coelho, tra i quali: L’ Alchimista, Aleph, Il Cammino di Santiago, le Valchirie ecc.., mi dico delusa da questo romanzo. Leggendo la trama, particolarmente avvincente, sembra quasi che l’autore voglia avventurarsi nella psiche umana, ma il libro delude questa aspettativa. A mio avviso, infatti, i personaggi sono totalmente piatti, senza una personalità ben definita. Tra essi, ho apprezzato il marito di Linda, che mostra tenacia nel mantenere solido il proprio matrimonio, il quale non soltanto ama sua moglie ma ne ha una profonda stima.
Rispetto agli altri romanzi, ho trovato ‘Adulterio’ , scritto e pensato in una maniera quasi sbrigativa. Solo negli ultimi capitoli, l’ autore descrive con maggiori dettagli e accuratezza il cambiamento che la donna stava subendo e attraversando; sono queste le pagine più interessanti del romanzo.
Ci sono alcune riflessioni particolari e interessanti del romanzo: L’ amore come realtà e non come illusione e la follia a cui questa illusione ci spinge, ma nel complesso, il romanzo non mi ha entusiasmato o colpito completamente. E’ incompleto.
Detto ciò, si tratta pur sempre di un parere personale, quindi…

BUONA LETTURA!

Maria Giovanna

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