Opinione scritta da BeaBonheur

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BeaBonheur Opinione inserita da BeaBonheur    29 Ottobre, 2017
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IL DESTINO VINCE SEMPRE

Ritorna in Marai una molteplicità tematica che gioca un punto forte nella poetica dell'autore. La solitudine, la vendetta per un passato irrisolto, l'ineluttabilità del destino sonom anche in questo romanzo, elementi che caratterizzano la "cupezza" di questa storia.

"La legge del mondo esige che ciò che è iniziato una volta, debba essere condotto a termine", saggia verità che ci avverte di quanto il passato torni a bussare prima o poi alla nostra porta, di come torni a invadere la solitudine che proprio quel passato ha generato e che, immancabilmente quando ciò avviene, porta con sé un senso di rivalsa e vendetta, che però in questo caso finisce per essere arrendevole.

Eszter, donna sola e oramai adagiata su ciò che la vita le ha lasciato, deve infatti tornar a fare i conti con la sua predestinazione, il "responsabile di tutto ciò che è accaduto nella vita": il suo amore estremo e cieco per Lajos, personificazione della menzogna. La prova che l'amore è capace di succhiarti, con la tua passiva complicità, tutto ciò che possiedi, che senti ed, infine, che sei, facendo cadere qualsiasi forma di ostinazione.
Lajos infatti torna dopo decenni ai suoi natali per avanzare l'ennesimo conto alla porta di Eszter, l'ennesima bugia volta ad ottenere i suoi guadagni, unico scopo della sua esistenza.
Dopo un tempo che sembra non esser passato, Lajos però esige di più dalla donna, non più materialismo e un vero ricatto psicologico giocato sui sordi sentimenti di Eszter; egli svuota la coscienza (incoscienza) per rigettare luce sull'indecifrabile passato che hanno condiviso.

Marai ci insegna che tutto riemerge, che il tempo è ciclico e, prima o poi, le ombre ricompaiono ed intensificano ancor più la solitudine che il trascorrere ha lasciato quale strascico al suo struggimento silenzioso.
Ciò che però più apprendiamo da questa breve storia riguarda il fatalismo... perchè "Un giorno ci accorgiamo che tutto era preordinato secondo un meccanismo perfetto" secondo un imperativo che forma il significato ed il contenuto di ogni vita. Le esistenze di Eszter e Lajos sono state irrimediabilmente e per sempre deviate dall'incontro reciproco in modo talmente spietato da portare un conto finale che ancora una volta grava sulla donna. Ineluttabile è anche il loro rapporto, così come tutti i rapporti, oltre che il loro infausto incontro, il quale li ha consumati e la cui fiamma non si è mai spenta.
Esistono legami indissolubili proprio perchè inevitabili, nel bene e nel male, che appartengono ad "una legge diversa (...)una legge più dura e rigorosa che impone alle persone di sentirsi intimamente legate ad un'altra, come due complici".

L'eredità di Eszter ci coinvolge e ci "stanca" nella sua impossibile lotta contro il destino, da cui, dai racconti di Marai, non si sfugge

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BeaBonheur Opinione inserita da BeaBonheur    04 Dicembre, 2016
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IL CUORE SULL'ALTOPIANO DI ASIAGO

Il mio cuore è sull'altopiano, ad Asiago, luogo magico, uno dei pochi luoghi che possiede un'anima propria ed in cui si respira la storia. In questo testo autobiografico ho ritrovato parte dello spirito di questi posti che amo, mortificati e deturpati dalla guerra, che ne ha alterato l'animo e il destino rendendolo uno spazio immortale. La guerra si respirerà sempre sull'altopiano e questo racconto ne è la testimonianza.
Schietto, sincero, coinvolgente. Una cronaca che tutti dovrebbero leggere per non dimenticare e per afferrare parte di quella storia che è ancora nascosta tra le montagne meravigliose di Asiago.

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BeaBonheur Opinione inserita da BeaBonheur    21 Novembre, 2016
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meglio tardi che mai: il fascino d'oriente

Ogni famiglia possiede la propria fitta rete di misteri, vicini o lontani nel tempo e nello spazio.
Questo romanzo si snoda tutt'attorno ad un unico grande mistero familiare, che per esser svelato ci conduce a Ceylon, la meravigliosa e romantica "isola delle farfalle" misteriosa quanto affascinante, "la lacrima d'India". Un luogo più che perfetto per custodire uno struggente segreto.
Ci troviamo nello Srilanka del XIX secolo, terra di passioni e tradizioni, terra di luci e di profumi, una terra sacra e carica di spiritualità, in cui le sorelle Tremayne, Grace e Victoria, si trovano trapiantate per diventar proprietarie della piantagione di te di famiglia.
Sarà l'incontro con questo luogo tanto misterioso quanto attraente a cambiare per sempre le loro esistenze nonché quelle di tutte le generazioni future della loro genealogia familiare perchè vi è un'ombra non svelata a scorrere nelle loro vene, un'ombra dalla natura esotica.

Questa storia si fa attendere rivelandosi pian piano e con molta lentezza, ma con uno svelamento finale profondo quanto inaspettato. Intuiamo fin da subito che attorno alla famiglia Tremayne si celano diversi misteri irrisolti, la cui chiave si trova proprio a Ceylon. Un segreto che però è lento, se non a svelarsi, per lo meno a lasciarsi comprendere. Certo, come tutti i misteri anch'esso ha bisogno del fascino dell'aspettativa, ma credo che in questo caso l'attesa si sia fatta protrarre per troppo tempo.
Oltre metà di questa narrazione non si comprende appieno dove voglia andar a parare la narratrice: capiamo che vi è un segreto ma gli indizi per accedervi, arrivati ad una parte consistente del romanzo, sono davvero scarsi. Sappiamo però fin da subito che vi è una linea delicata ed eterna che congiunge Grace e Vikrama... e poi? La storia sembra non procedere...
Ecco però che nell'ultimo centinaio di pagine la narrazione esplode, inchiodando il lettore alle vite e alle rovene dei Tremayne e di Vikrama, indimenticabile eroe. Ce n'è voluto di tempo ma la storia si è finalmente fatta calda e accesa solo al termine del romanzo. Il finale infatti commuove e certamente conserva un sentimento malinconico e nostalgico, connotato del bel tocco di "romanticismo" che si confa ad ogni storia struggente ed a ogni amore mancato.
Sebbene si faccia davvero attendere, questa storia è riuscita ad incantarmi verso la fine delle sue vicende.. meglio tardi che mai. Nonostante l'attesa, conserverò un bel ricordo del destino di questa storia e dei suoi personaggi: forti e combattivi, contornati da un mondo che incanta chiunque, ricco di tradizioni e nostalgie.

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per chi ama le storie struggenti e il fascino delle ambientazione esotiche. Una precisazione: dovrete avere pazienza, la narrazione si fa viva solo verso il termine del romanzo
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BeaBonheur Opinione inserita da BeaBonheur    07 Settembre, 2016
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struggimento

Il mondo dell'aristocrazia inglese degli ultimi secoli mi ha da sempre affascinante. Etichetta, bon ton, bagliori e scintillii, un mondo che abbiamo perso per intero, purtroppo. Questo romanzo intende raccontare di questa realtà e dei suoi intrecci, dei suoi sogni infranti, soprattutto delle sue costrizioni. E' proprio il lato oscuro di questo mondo sfavillante che porta ognuno dei protagonisti, eccetto la narratrice, ad un epilogo esistenziale inaspettato e senz'altro tragico.
Ho amato e sofferto durante questa bella lettura; ho tifato per i suoi personaggi e sentito un colpo al cuore quando le loro profonde tristezze sono diventate, in parte, anche mie.
Sebbene il racconto impieghi un pò a decollare, la lettura resta piacevole per tutto la narrazione raggiungendo il suo apice verso la fine dell'intero romanzo, e lo stile con cui è scritto è davvero delicato ed intenso.

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per chi ama le storie tragiche ed è pronto a lasciare fuori l'attesa di un happy ending
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BeaBonheur Opinione inserita da BeaBonheur    22 Mag, 2016
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CIO' CHE PUO' L'AFRICA

Spesso dimentichiamo da dove veniamo. Ci scordiamo cosa è stato l'essere umano e pensiamo di avere perso l'antica saggezza dell'uomo e del mondo per come era..una volta.
L'Africa è uno dei pochi luoghi sulla Terra che ha conservato la sua essenza nel tempo, tramandando il proprio essere per millenni. Quest'immensa cultura (o meglio, un crogiolo sterminato di culture), che non è altro che un unico spirito, sono giunti fino a noi con molte difficoltà, passando per la distruzione e la disumanità più assoluta.
Beryl ci racconta l'Africa e l'essenza del mondo antico prima che gran parte di esso venisse contaminato. La sua storia narra di tribù, di animi antichi, di usanze, di cose per lo più perdute.
Ma noi, noi tutti, proveniamo da lì: da una saggezza millenaria.
Una terra di passioni per una vita di passioni, quella di Beryl.
E ciò che ha provato a fare l'autrice è farcene arrivare un pezzettino. Farci sognare immaginando la vera Africa, i suoi paesaggi, la sua natura, i suoi animali, la sua grande anima. Tutto questo ha il profondo potere di calmarci, mentre nella nostra mente evochiamo ad occhi aperti un tramonto rosso africano o una migrazione di gazzelle in campo aperto, la calura insopportabile del giorno o il calore di un falò notturno con un canto in sottofondo.
Beryl, l'Africa, l'antico e il nuovo.. cosa altro dovrei dire?

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BeaBonheur Opinione inserita da BeaBonheur    22 Marzo, 2016
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l'attesa era tanta

Nutrivo grandi aspettative quando ho acquistato questo romanzo: pregustavo già la gioia nel reincontrare quei personaggi che avevo profondamente amato, adorato, ammirato ne Il buio oltre la siepe, ai quali è stato così naturale affezionarmi col cuore. Persone, più che meri personaggi letterari, che per me sono sempre stati vivi davvero, che hanno preso vita nel mondo della mia fantasia ed ai quali guardavo con immenso affetto.
Ora, quelle "persone", con decenni e decenni alle spalle dalla loro esistenza, appaiono ai miei occhi estremamente sbiaditi, persi nel racconto ed in loro stessi. Sembra che abbiano smarrito il loro essere, per mutare insieme alle circostanze vorticose. Essi e la storia mancano di animo e di forza ma restano altresì rassegnati a perdere un mondo che col tempo è svanito e non c'è più: il mondo della loro giovinezza, che, come quest'ultima, se n'è andato per sempre.
La mia Scout, il signor Finch, Jess, Cal dove sono finiti? Sono cambiati per sempre; e quella Maycomb che conoscevamo non è più quella del nostro cuore.

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vi consiglio di conservare nel vostro immaginario il mondo de Il buio oltre la siepe perchè qui trovate una realtà molto differente ai vostri occhi
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Romanzi storici
 
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BeaBonheur Opinione inserita da BeaBonheur    27 Febbraio, 2016
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il filo tra l'uomo e la natura

I Goodenough sono una famiglia estremamente passionale, immersa in un luogo oscuro e maledetto: la Foresta Nera. Proprio questa natura così conturbante pervade e condiziona la famiglia, la loro vita, i loro animi e rende le loro storie racconti di morte. In seguito ad una serie di disastri familiari, il nido si frantuma e dei Goodenough avviene una diaspora, o meglio: una vera e propria "selezione naturale".

Ciò che prevale in questo racconto a mio dire, è l'imprescindibile filo che esiste tra l'uomo e la natura, e di cui molto spesso ci dimentichiamo. I Goodenough vivono in una realtà bucolica ma al tempo stesso contrastante: se la natura assume il ruolo di "madre", come un'anima da proteggere, conoscere e raccontare, in un rapporto simbiotico e quasi spiritale, la natura stessa diviene al medesimo tempo uno nemica mortale ed assassina.

Lo scenario storico è quello dell'America ai suoi albori,dei pionieri e dei cercatori di fortuna che sfidano la natura per una lotta per la sopravvivenza che rende la storia dell'America una sfida unica verso il successo, nella storia dell'uomo. La durezza e la vittoria hanno fin da subito connotato la storia moderna di questo paese e performato il suo avvenire, sempre pronto ad adattarsi, a lottare, a vincere.
Non possiamo guardare all'evoluzione di una società se non comprendiamo la relazione che essa ha intessuto da subito con il suo ambiente.

Personaggi, storie, fatti, ambienti, sentimenti sono veri e duri ma il tocco con cui vengono narranti resta quello unico dell'autrice:candido di delicatezza. Anche nel momento in cui la vita sembra mostrare la sua mano più tragica e spietata, Tracy Chevalier sembra mantenere la dignitità davanti al dolore che la rende unica, senza mai abbandonare l'intensità dei sentimenti e la concretezza dei personaggi

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per chi ama il romanzo storico, la storia dell'america delle origini, le lotte alla sopravvivenza, qui non manca una buona narrazione storica che non tralascia una componente fondamentale nella storia dell'umanità: se stessa in relazione alla natura circostante
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BeaBonheur Opinione inserita da BeaBonheur    16 Gennaio, 2016
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cocci e conchiglie

E' un mondo cinico quello descritto ne "La campagna di vetro" ed i suoi abitanti appaiono per la maggior parte predatori.
Nel suo personale, forse in parte autobiografico, ritratto della società statunitense degli anni '60, Sylvia Plath ricrea quello che forse è stato il universo personale soffocante, opprimente, claustrofobico, indotto da una realtà che procede e va avanti trascinando dietro sé tutto ciò che incontra sul suo cammino. Esther, la nostra protagonista è troppo fragile per respirarvici.
I suoi attori sono antropomorfi stereotipi: il simbolo della competitività americana, dell'apparenza borghese che nasconde incoerenze di una società smaltata ma che dentro è ipocrita. Il successo, obiettivo primario, conquistato con l'astuzia da sciacallo e con quello spirito competitivo tipico del cowboy.
Una borghesia che vive di "dover essere" che copre con le luci le sue tante ombre.

Ma Esther invece... rappresenta la purezza in questo caos, la sincerità, il coraggio di rifiutarsi di vivere una vita non propria. Si trova schiacciata in questa realtà di aspettative che vorrebbero attribuirle un'immagine perfetta: moglie e madre.
Al desiderio connaturato di amore si scontra però il rifiuto di un destino già segnato. Amare vuol dire essere condannati a vivere all'ombra del matrimonio per l'eternità. Ciò che cerca Esther è il vero sentimento, forse finto nella sua ingenua idealizzazione, quello svincolato dai ruoli sociali e dalle aspettative di genere che la società bigotta le avrebbe imposto.
Lo scontro esistenziale compare nel momento in cui bisogna scegliere a tutti i costi e rinunciare all'altra faccia della medaglia: la realizzazione personale, che sembra escludere la vita famigliare e la presenza dei sentimenti.
Sentiamo sin dall'inizio della narrazione che Esther si sente schiacciata in una morsa: l'amore da sempre sognato ed ora disilluso, e la possibilità di intraprendere tutte le strade che la vita le offre.
Questo è quindi un mondo di esclusioni, di scelte marcate, di privazioni.
Amore un altro essere o sé stessi?
In questa turbante riflessione Esther si perde impetuosamente. Si lascia schiacciare dalle paure verso un futuro che le sembra segnato e che rifiuta. Immagina davanti a se un "fico" del quale ogni ramo rappresenta un avvenire possibile (la famiglia i viaggi la carriera), ma che inizia piano piano a far marcire i suoi frutti davanti ai suoi occhi. Come marciscono i frutti se non perchè non son colti?
Un futuro già fallito in partenza dunque? Un'indecisione esistenziale che nasconde una forte fragilità interiore in un mondo le non ammette tregue.

La nostra contro-eroina fa parte di quelle tante anime del mondo nate "storte", o semplicemente pure e sincere, dotate di una sensibilità che le rende inadatte al mondo crudele e distruttore in cui viviamo. In questa realtà gli spiriti delicati ne escono ammaccati con la sensazione di non avere una direzione, o come scrive qui la Plath, di sentirsi "un cavallo da corsa senza piste".

La storia di questa giovane donna ci cattura perchè ha il potere di turbare mentre cerchiamo di capire quale possa essere la ragione del suo malessere. Un precoce lasciarsi andare perchè è meglio fingersi pazzi piuttosto che restare in una realtà odiata, che Esther vive immersa nella sua lattiginosità.

Ho apprezzato questo racconto perchè si legge il coraggio di ammettere le proprie fragilità.
Mi è sembrato di percepire, durante la lettura, questo lento lasciarsi scorrere, quasi come se la vitalità scivolasse via come una goccia d'acqua gelida sulla pelle. Sappiamo che cadrà al suolo e non vogliamo fermarla perchè di reca un sottile, masochistico piacere.



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Se amate le letture introspettive e psicologiche, questa è un'indagine nel malessere umano
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Storia e biografie
 
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BeaBonheur Opinione inserita da BeaBonheur    26 Settembre, 2015
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la bellezza della vita

Dentro questo libro c'è una vita. La storia di un unico immenso viaggio tra i mille viaggi e le mille altre storie che esso ha incrociato.
"La fine è il mio inizio" è l'ultimo dono che Tiziano Terzani ha lasciato al mondo prima abbandonare la vita terrena e "cominciare un nuovo inizio"; egli ci regala la possibilità di spaziare nella sua incredibile vita e di cogliere, attraverso essa, un'innumerevole moltitudine di significati.
Tramite un un lungo e profondo dialogo col figlio Folco, Terzani ricostruisce il filo del suo vero grande viaggio dall'infanzia umile e modesta, come la maggior parte dei grandi, alla conquista del senso della sua esistenza e verso la sua identità, o non identità: l'Anam - il senza nome.
Attraverso la sua dolce voc,e Tiziano Terzani vuole comunicarci ciò che è per lui il senso di questo mondo, verso la scoperta di antiche saggezze che ne contengono tutta la verità, purezza, immensità.

Entriamo dunque in un racconto che ci riporta alla natura, al silenzio, all'amore vero, all'essenza delle cose che sta nella semplicità che ci circonda, a cui possiamo attingere tutti. Il vero non appare agli occhi ma deve essere scoperto col cuore e si trova proprio lì: laddove nessuno di noi pensava fosse, nel mondo circostante con ogni suo elemento semplice. L'amore ci circonda, è lì fuori, perchè "ciò che è dentro è anche fuori e se uno non ha niente dentro non troverà niente neanche fuori".

Dico grazie a Tiziano per quest'avventura che ci ha regalato la quale, ripercorrendo tutta la sua vita in una lunga dialogo/racconto, cerca di donarci il suo modo di vivere, ciò che di più prezioso il nostro Tiziano ha guadagnato. Egli scopre che tutto ciò che l'uomo compie nella vita è seguire un unico grande filo. E ciò da senso a ciò che viviamo. Infatti se ci fermiamo un attimo a riflettere in questa distratta e caotica vita, capiamo che ogni cosa fatta e vissuta non ci ha portato che qui in questo esatto istante. Ecco che scopriamo che c'è un filo, un senso cui ognuno di noi è portato a vivere.

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BeaBonheur Opinione inserita da BeaBonheur    24 Settembre, 2015
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IL PIU GRANDE SOGNO DELL'UOMO

" [...] sono certo che un giorno tra milioni e milioni di corpi celesti, ritroveremo anche l'uomo"

Questa è la storia di un viaggio ma anche di un sogno. Un'indagine nell'uomo e nell'infinito.
"Se il sole muore" cerca di ricostruire le ragioni umane che hanno spinto e spingono l'uomo a superare sé stesso e sfidare l'universo immettendosi nel più grande viaggio mai intrapreso: la scoperta nello spazio.
Protagonista è l'uomo incarnato e rappresentato da questi eroi primordiali che sono stati gli astronauti, filtrati ed osservati attraverso l'occhio clinico della Fallaci, il quale si orienta verso una ragione principale ed inevitabile : cosa spinge l'uomo a superare le frontiera del conoscibile? Perchè andare nello spazio? Quali paure accompagnano i nostri eroi contemporanei?
Questa non è altro che un'analisi antropologica sull'uomo incapace di arrendersi sfidando le leggi di Dio e della storia per raggiungere l'inconoscibile.
Lo Spazio diventa nell'immaginario comune il nostro futuro possibile, da all'umanità nuove speranze di rinascita, rende possibile sognare e vedere i propri sogni avverati. Per la prima volta nella storia, l'essere umano entra in un sogno divenuto realtà per l'intera umanità..e se il sole muore, abbiamo sempre la Luna in cui vivere.

A più di 45 anni di distanza, la più grande avventura dell'uomo, piu dei mari, dei sottomarini, di tutte le Indie e le Americhe, appare connotata da quella sottile ingenuità nutrita allora sulle grandi speranze. Il mondo ha potuto immaginare una nuova vita, ha sognato un nuovo mondo e forse un nuovo uomo, con tanta intensità da credere che ben presto la Vita sarebbe cambiata.
E' buffo, per una che come me è nata negli anni '90 e che ha dato tutto ciò per scontato (l'uomo sulla Luna, i satelliti, le spedizione astrali) accompagnare l'autrice in questo sogno di scoperta primordiale e colmo di fiducia. Sono nata che la Luna era già stata conosciuta dall'uomo e si era ormai sbiadito il sogno di un futuro per l'umanità nello spazio. Ho nutrito profonda tenerezza durante l'indagine sulle coscienze di questo uomo degli anni '50 con la sua incredibile voglia di infinito, comparato con la realtà odierna, in cui... abbiamo ancora dei sogni?
Forse davvero in quel momento ci siamo sentiti infiniti.

Se il sole muore ci da una grande lezione: in qualsiasi realtà o galassia, L'UOMO CE LA FARA'.

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Per chi ama sognare.
Per chi vuole capire l'Uomo.
Per chi non smetterai di credere.
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BeaBonheur Opinione inserita da BeaBonheur    11 Giugno, 2015
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UNA LUNGA FEDELTA'

Se dovessi descrivere questo romanzo in poche parole direi: una lunga fedeltà. Questa è una storia, lunga come la stessa fedeltà di cui si parla, di legami inscindibili e profondi.
A narrare è Albert Honing, vecchio e solitario apicoltore, un uomo per tutta la vita dedito e fedele alle sue api e ad una donna, Claire, la grande presenza della sua vita. La loro non è una storia d'amore né una fratellanza, è un puro e sincero legame, di quelli che nascono con noi stessi e che ci accompagnano per tutto il cammino, i quali di certo non perisco né con la morte né con l'apparente fine di un'amicizia.
Il vecchio apicoltore ricostruisce, dalla scoperta dei cadaveri delle sue due vicine di casa, tra cui quello dell'amata Claire, la storia della sua vita ma soprattutto dell'eterna fedeltà verso la cara amica e verso le api. I due grandi, enormi affetti della sua vita.
Ecco il filo conduttore di tutto: le api. E' grazie alle api che avviene il primo incontro tra Claire e Albert; è grazie alle api che l'uomo rimarrà per sempre attaccato alla sua terra; è grazie alle api che continua a vivere; è grazie alle api che scopre i due cadaveri dopo anni e anni di silenzio dall'amica. Le api, che qui diventano più antropomorfe che mai, sono delle vere e proprie protagoniste, da tratti così incredibilmente umani, sorprendentemente inconoscibili, sorprendenti e geniali.

Il romanzo ci rammenta che il ricordo assume un ruolo primario ed essenziale nell'esistenza, la contorna e la rende significativa, ed è proprio col ricordo che il vecchio Albert continua a vivere, ormai anziano e solo. E' solo il ricordo a dare un senso alla sua vita così regolare e modesta da sembrare quasi d'altri tempi. Albert non sente il bisogno di cambiamento, a lui bastano il ricordo, le api e Claire.
Parlando con le api dunque è un romanzo sincero, puro, fedele, che ci parla di quanto sia fondamentale ma al tempo stesso limitante la fedeltà e l'attaccamento.
Di quanto dolorosi possano essere i legami e di quanto, se smosso, ognuno di essi è in grado di far crollare tutti quelli circostanti. Si delinea qui una tragedia esistenziale che sta alle radici del legame, che lo fa ammalare e lo spegne.
Resta un'unica cosa: la fedeltà. E nonostante il tempo, la vecchia, la solitudine, il nostro vecchio apicoltore ne conserverà per sempre una grande parte nel suo cuore puro.

Il racconto è altamente disteso, calmo, di una lentezza che non è noia ma racconto della significatività degli eventi della vita. E' il racconto di un'esistenza calma e ripetitiva ma non amorfa perchè contornata da tanto e sincero amore.
La storia ci parla di un mondo perduto, di uno stile di vita ormai quasi perso, di un'amicizia apparentemente finita, ma di un'eterno legame.

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Romanzi storici
 
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BeaBonheur Opinione inserita da BeaBonheur    22 Mag, 2015
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angeli come stelle cadenti

Quando cadono gli angeli è un curato affresco della società edoardiana, ma in particolare del retaggio che l'era vittoriana, data la sua forza, ha lasciato nella società inglese di inizi '900.
La storia attraversa il cammino di due famiglie, i Coleman e i Waterhouse, tramite un'intervallare dei racconti dei suoi appartenenti. Ne esce fuori il racconto di una morale estremamente indottrinata, talvolta assurda, essenzialmente superficiale nell'ossessiva cura della forma e dell'apparenza, del dettaglio effimero, e come ogni facciata che si rispetti, nasconde dietro talvolta un grande vuoto di sostanza. Spesso causa di gesti crudeli dettati dal retta osservanza di un dovere "giusto" perchè imposto, dettato dall'ignoranza del "dover essere".
Le due famiglie sono specchio di questi due spaccati, ognuno portato all'estremo nel limite delle conseguenze. Il racconto ci vuole mostrare quanto ognuno di questi opposti possa creare irrazionalità e drammi, perchè ogni cambiamento che si rispetti deve essere in grado di integrarsi con il rispetto dell'attuale. Una forte voglia di evasione incontrollata per quanto nuova e improvvisa, e quindi ingestibile, capace di generare risvolti inattesi...come quando si da una pistola carica in mano ad un bambino.
In particolare troviamo due principali esistenze che danno vita ad ognuno dei fatti della storia: quella di Maude Coleman, brillante e pacata bambina simbolo della ragionevolezza e della bontà d'animo, e la sua amica del cuore Lavinia Waterhouse, essere particolare, astuto, incarnazione dell'assurdità delle formalità in particolare perchè nutrite da una bambina.
Senza quest'incontro nulla di ciò che accade sarebbe mai potuto essere.

Credo che l'intento dell'autrice sia stato quello di portar alla luce un'epoca così importante per l'Inghilterra e così piena di contraddizioni: la società vede e risente di un'enorme frattura. Circola quel parallelismo tra l'eredità di una coscienza radicalmente rigorosa e rigida, in tutte le sue assurdità, e al suo opposto, l'influenza del mondo che cambia, la quale sembra ineluttabilmente colpire quelle coscienze più aperte che si adeguano allo scorrere dei tempi.
Grandi contrasti e grandi contraddizioni. Grandi tradizioni e grandi cambiamenti. Un'epoca in cui CADONO GLI ANGELI, in cui, come segni premonitori e segnali, le certezza del passato cedessero e cadessero come angeli o come stelle.
Ritroviamo una Chevalier fedele a sé stessa, in una scrittura lenta, che non è tediosità ma voluta cura del dettaglio, e la solita delicatezza che sembra distinguere la sua poetica. L'attenzione alle sfaccettature del particolare e alla descrittività minuziosa emerge anche da una scelta stilistica: il romanzo è suddiviso in brevi capitoli, ognuno incentrato su un singolo avvenimento, più o meno importante ma che come un tassello assume grande significatività di dettaglio che costruisce la storia; ognuno di tali eventi viene vagliato tramite i punti di vista dei diversi personaggi che l'hanno vissuto, creando un ventaglio di prospettive curioso ed interessante. Questo dato consente di dar voce alle morali e di dedicare la meritata importanza che ogni evento possiede in sé, il quale è descritto da un io narrante con il suo linguaggio, i suoi pensieri, i suoi valori, e, di nuovo, la sua morale.
Ed è questa morale che ritorna sempre, secondo me il fulcro dell'intera narrazione ed elemento che da senso a tutta la storia.

Come negli altri romanzi, Tracy Chevalier dipinge un mondo dalle mille sfaccettature e ne porta a galla luci e ombre con quella delicatezza e cura unici nel suo genere.
Adoro l'attenta descrizione, la lentezza voluta in quanto senso di giustizia alla storia. Ognuna di esse merita di essere approfondita e nulla dovrebbe esser lasciato al caso, ma curato nella sua significatività e valore intrinseco. Questa è la lezione che l'autrice di dona.

Consiglierei la lettura a coloro che amano le storie introspettive e raffinate, curate nella loro storicità come affreschi di epoche che solo così possiamo conoscere.

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A chi trova affascinanti i cambiamenti del tempo, a tutti coloro che ama gli affreschi storici e la descrizione che ha un che di ottocentesco.
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Romanzi storici
 
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BeaBonheur Opinione inserita da BeaBonheur    08 Aprile, 2015
Top 500 Opinionisti  -  

l'ultima moglie del "grande cattivo"

Molti romanzi si sono dilungati sul celebre re Enrico VIII, sulle sue mogli, sui suoi vizi e assurdità. Alcuni si sono interessati soprattutto al romanzesco ritratto di Anna Bolena o della sfortunata Caterina di Aragona.
Questo libro invece presenta la tipicità di presentare le vicende storiche dell'Inghilterra del tempo attraverso gli occhi di colei che fu la sua ultima moglie.
La Storia inglese del tempo scorge dunque tramite Catherine Parr, giovane e promettente figura dell'aristocrazia inglese che si trova fin da giovane a contatto con Sua Maestà il Re, il quale fin da subito resta colpito dalla sicurezza della ragazza. Questo primo evento apparirà profetico quando Enrico VIII, ormai al termine del suo cammino, deciderà di affiancarsi ad una donna che ha da sempre attratto la sua mente e il suo corpo, che ha fin da piccola esercitato su di lui un fascino mentale che sta poi al preludio dell'amore.
Prima di coronare il suo cursus honorum verso la vetta della monarchia, Catherine vede intrecciata la sua esistenza a quelle di diversi uomini che ne scandiranno l'esistenza. La donna diverrà diretta osservatrice dei principali eventi politici e sociali dell'Inghilterra, ma in particolare delle spinose trame di corte, nelle quali suo malgrado sarà condotta. Vivrà la grande passione, il cocente amore, ma anche la menzogna ed il tradimento. Un'esistenza piena e ricca, coronata da un matrimonio che la farà ricordare per sempre agli occhi della Storia e dell'uomo come l'ultima moglie capace di" catturare" e domare l'insaziabile e temuto Enrico VIII, il lupo cattivo della storia inglese.
La trama è indubbiamente affascinante, l'ambientazione e le vicende hanno da sempre attirato i lettori di tutto il mondo. Ma nonostante la passione legata al periodo storico e al grande ascendente che esso richiama, credo che l'intreccio sia a tratti debole.
Mi aspettavo un cura in più verso un mondo talmente affascinante. La vita di corte è descritta discretamente ma sostengo che manchi qualcosa all'intera narrazione, maggiore attenzione, "bellezza" nella narrazione. Forse è questo ciò che mi è mancato durante questa lettura, una scrittura maggiormente fine.
L'autrice si distingue per unicità senza dubbio nella biografia storia ma trovo che al contrario i romanzi non siano il suo forte, è come se la narrazione non fosse abbastanza appassionata ma rimanesse leggermente sfocata, indecisa.
Ciò a cui mi riferisco sono sensazione personali, contatti che forse io stessa non sono stata in grado di stabilire con il romanzo, un'empatia necessaria che eppure è mancata in questo caso.

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Romanzi
 
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BeaBonheur Opinione inserita da BeaBonheur    26 Gennaio, 2015
Top 500 Opinionisti  -  

più forte dell'amore

In questa mia recensione non intendo dilungarmi sulla storia e sulla trama di questo romanzo, già largamente trattate da altri utenti. Vorrei piuttosto parlare a tutti voi della mia personale passionale esperienza.
Non sapevo cosa aspettarmi da questo libro, la mole mi spaventava in realtà. Eppure in pochi giorni ho concluso entrambi i primi due romanzi della trilogia, e vi assicuro..non avrei voluto che il tempo me ne avesse concesso così poco.
Mi è difficile parlare di questo romanzo perché il coinvolgimento emotivo che mi ha creato non è perfettamente descrivibile in parole. Proverò a parlare coi fatti allora: la storia non mi ha lasciato un secondo in questi giorni. Di giorno non faccio che pensare a questo racconto e di notte mi sveglio e sento riecheggiare nella mente fatti e sentimenti letti.
La carica affettiva ed il coinvolgimento che ho sentito, e che continuo ancora a provare nonostante abbia concluso la lettura, non irripetibili ed unici.
Questo romanzo mi ha catturata, mi ha sconvolto, intrappolato e ancora non intende lasciare la mia mente ed il cuore. Mi ha commosso, mi ha straziato, mi ha fatto disperare ed affannare.. come se Tatiana fossi io.
Non avevo mai provato nulla di simile durante una lettura, eppure io sono un'accanitissima lettrice da una vita.
E' mai successo anche a voi?
Come posso cominciare un'altra lettura se sono ancora pervasa da questa passione tormentata? L'unica è ..aspettare. Aspettare che pian piano questa storia allenti la sua presa sulla mia mente, perché ora non riuscirei a dare la mia piena attenzione ad una narrazione che non sia quella di Tatia e Shura.
Avrete di certo compreso ciò che penso di questo romanzo: è una tragedia, una passione infinita come il tempo e grande come ogni amore che non può essere immaginato.
Libro meraviglioso, intenso, commovente, forte, drammatico, profondo.

Tatiana e Alexander difficilmente abbandoneranno il mio cuore e la mia passione di lettrice, né la mia mente sognatrice. Sono certa che mi faranno compagnia per molto tempo.

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Romanzi storici
 
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BeaBonheur Opinione inserita da BeaBonheur    23 Novembre, 2014
Top 500 Opinionisti  -  

troppa fretta

Premetto che adoro la Kalogridis. La trovo una delle migliori autrici di romanzi storici attualmente. I suoi romanzi non solo presentano un chiaro e ricco scenario storico, al suo interno è delineato un intreccio davvero coinvolgente di eventi, che per giorni mi hanno vista attaccata alle sue pagine, senza voler lasciare. I personaggi sono sempre grandiosi, ben caratterizzati, e si muovo tra intrighi, panorami e ricostruzioni storiche che lasciano il lettore senza fiato.
Devo dire che forse tra tutti i suoi romanzi è quello meno riusicito, ma in generale è abbastanza avvincente. Più che altro l'ho trovato poco chiaro e sbrigativo. ci sono dei punti rimasti particolarmente amari. Infatti ho trovato i caratteri dei personaggi non ben definiti come quelli dei suoi altri romanzi. si sofferma pochissimo sulle loro personlità, le quali comunque non sono un gran che spiccate.
Credo poi che la trama in generale sia poco delineata. Tutto mi è sembrato abbastanza sbrigativo, come se volesse chiuderla lì il prima possibile. gli intrighi, sono per l'appunto, davvero poco chiari e un pò confusionari. il lettore si trova, ad un certo punto, a faticare nel seguire il filo logico degli eventi.
un altro punto che ritengo separi quest'ultima opera della Kalogridis dalle precedenti è la scarsità descrittiva del periodo storico. vi sono pochi riferimenti e l'intero scenario è tracciato grossolanamente.

In conclusione, l'ho trovato piacevole e scorrevole ma ho come l'impressione di non essere riuscita ad entrarci come avrei voluto. probabilmente non ho avuto molto tempo da dedicare ad una lettura continuativa,ma sostanzialmente credo che , ripeto, il tutto sia mosso da una mano molto frettolosa.

ne consiglio comunque la lettura dato che parliamo di un'autrice davvero capace. mai banale, nonostante sta volta il risultato sia di incerta soddisfazione

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Storia e biografie
 
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BeaBonheur Opinione inserita da BeaBonheur    01 Ottobre, 2014
Top 500 Opinionisti  -  

dove sei marguerite?

Mi dispiace dissentire con queste belle e positive recensioni, ma personalmente ritengo che questo libro sia una delusione.
Non si tratta né di un romanzo né di una biografia. Non sembra seguire un filo logico né cronologico. La scrittura a mio parere rimane molto esterna, fredda, arida. L'esistenza di Duras è così ricca di emozioni, sofferenze e pienezza che appare incongruente che sia stata narrata in uno stile così impersonale.
Ciò che ho provato leggendolo è solo gelo,senza riuscire assolutamente ad entrare nella trama e nei panni dei personaggi.
La storia è indubbiamente interessante e appassionante ma la narrazione non c'è. Si perde in tanti buchi e non sono riuscita a uscirne fuori. Infatti ho abbandonato il libro poco dopo la metà, impossibilitata a continuare nella suo tedioso dispiegarsi senza un senso.
Mi dispiaccio per questo aspro commento ma davvero ciò che mi ha lasciato la lettura è solo amaro in bocca, date le aspettative con cui ero partita con grinta.
Spero vivamente che ad altri lettori sia piaciuto più che a me, ad ogni modo non mi sento di consigliarlo ad un amico lettore.

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Romanzi
 
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BeaBonheur Opinione inserita da BeaBonheur    29 Settembre, 2014
Top 500 Opinionisti  -  

la vita come palco del Piano infinito

Ancora una volta Isabel Allende si cimenta con ciò che più le riesce raccontare: il viaggio dell'esistenza umana, il piano infinito in ogni sua piega, attraverso dolori, solitudine, affetti inscindibili e grandi domande.
Sta volta a parlare è un personaggio maschile, Gregory Reeves il quale ripercorre il filo della sua vita per cercare di dare un senso alle sofferenze dell'anima e al tunnel caotico e distruttivo quale è statala sua vita.
Soltanto dopo averla scandagliata e aver toccato il fondo più scovabile, Gregory trova finalmente la pace che non ha mai avuto prima. proprio quando perde tutto e sembra rimanere solo, egli riesce a liberarsi da quell'opprimente senso di solitudine che ha segnato e devastato il suo continuo vitale inciampare.
Ne esce fuori un racconto carico emozioni, sagome umane, grandi tematiche e riflessione.
L'autrice nuovamente si riconferma un'eccellente esploratrice di quel tentativo di scavare in profondità la vita dell'essere umano per capire la sua natura, il suo presente e i problemi che attanagliano la società odierna e i suoi confusi abitanti.
I personaggi sono delineati in modo ottimo, tanto da costituire un enorme circo umano, a tratti ridicolo e comico, al tempo stesso così tragico e sofferto. Ognuno di essi porta con sé uno spaccato di vita e di storia carico di mille esistenze messe insieme, un susseguirsi di cadute e riconquiste.
Un palcoscenico umano che si potrebbe definire con un ossimoro un insieme maldestro e drammatico.
Allende ci regala un racconto dove aggiunge tutto: amore, violenza, guerra, libertà, lotta, tradizione e cambiamento, soprusi, lealtà. Un romanzo che è una vita, in ogni sua forma e angolo. Per arrivare ad una conclusione.. per raggiungere il vero equilibrio bisogna inciampare tante e tante volte. Non solo, ma ci fa capire che la vita è una continua riscoperta di noi stessi, una continua reinvenzione.
Il tutto raccontato tramite un linguaggio talvolta prolisso ma ancora una volta profondo, vicino, personale, come se fossimo noi a leggere ciò che precedentemente abbiamo scritto con le nostre mani. C'è un qualcosa di intimo nelle parole dell'autrice e nelle storia da lei tessute che ci riporta alle nostre questioni ed ai nostri problemi con noi stessi.
Grazie Isabel per questi doni

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A chi ama la profondità e ha fiducia che la vita sia un rivelarsi di un unico piano infinito
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Romanzi
 
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BeaBonheur Opinione inserita da BeaBonheur    26 Agosto, 2014
Top 500 Opinionisti  -  

La madre del riso - un mondo di contrasti

La madre del riso pone al centro della sua storia l'esistenza di una grande famiglia malesyiana narrata attraverso il parallelismo tra le differenti narrazioni dei suoi appartenenti.
Il romanzo orbita intorno a Laskshmi, la madre del riso, controversa figura fondante del nucleo familiare, il cui forte e duro temperamento influenzerà la vita di tutti i personaggi del romanzo.
La madre del riso è una donna talmente forte ed ingombrante che la sua presenza prominente non abbandonerà mai la narrazione nel suo dispiegarsi. Ella emerge in ogni piega della storia, ma soprattutto in ogni ombra.
La storia ci permette di osservare uno scenario a noi pressoché sconosciuto quanto contraddittorio: siamo nella Maleysia del novecento dove il diffondersi repentino della modernità si scontra in modo assurdo contro la persistenza di un mondo antico, legato alle sue, talvolta, crudeli tradizioni.
La sopravvivenza della cultura è ciò che più colpisce proprio perchè circondata da un mondo in repentino cambiamento. La Maleysia descritta è una terra che accoglie i primi frigoriferi e modernità ma che tuttora rinnega la pelle scura, che non disdegna matrimoni combinati e assurde barbarie contro le donne.
Forse questa è la sopravvivenza di un mondo che non voleva cambiare ma che non ha saputo resistere al trasporto del tempo.
Dove finisce il fascino per un mondo sconosciuto ed antico e inizia lo sbigottimento per una cultura che contrasta in un mondo così moderno?

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Romanzi storici
 
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3.8
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BeaBonheur Opinione inserita da BeaBonheur    13 Luglio, 2014
Top 500 Opinionisti  -  

Il terrore dei Borgia

Quando si ha tra le mani una storia intrigante come quella della famiglia Borgia il pathos è assicurato. Ciò non toglie che sia necessaria anche una brillante idea attorno cui far girare l'intero intreccio.
E L'autrice riesce abilmente in questo. Ho amato la Kalogridis in tutti i suoi romanzi e ''Alla corte dei Borgia'', sebbene non all'altezza degli altri a mio dire, è un'opera ben riuscita.

La trama ruota intorno ad una figura secondaria rispetto alla storia tanta inflazionata dei Borga e dei suoi componenti, si concentra altresì su Sancia d'Aragona attraverso la quale l'autrice sceglie di descrivere questa cruenta famiglia.
Un'occhio esterno dunque capace di osservare le crudeltà della ''famiglia papale'', riscontrandone le insensatezze e talvolta le analogie con il suo animo.
Sancia è una donna consapevole della sua natura tutt'altro che angelica, dalla quale trae forza e coraggio ma al tempo stesso una paura che l'accompagnerà per tutta la vita.
Avere coscienza circa il proprio temperamento è infatti una fonte di indomia, celata però dal timore verso una forza talvolta incontenibile. Questo è ciò che accade a Sancia. Uno spirito sanguigno che si ritrova coinvolta in una trama di inganni, terrore e violenza di cui sarà lei stessa vittima.

Un racconto sui Borgia che sfrutta il punto di vista di un personaggio per così dire alternativo che ci consente di notare insieme a lei le assurdità compiute da una delle più famose famiglie della storia del nostro paese.
Tralasciando qualche elemento che sfiora il romanzo Harmony, l'intreccio è buono e il romanzo risulta avvincente.
Ciò che è da notare è l'abilità letteraria dell'autrice: riesce perfettamente a trasportare il lettore nelle trame da lei tessute, non solo con scenari avvincenti quanto affascinanti, quali quelli del Rinascimento italiano, ma anche attraverso ricche e buone descrizioni.
Una penna brillante. Ottima. Da tener d'occhio

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Consigliato se amate romanzi storici ed avvincenti. In questo romanzo scoverete un mix di passioni, inganni, violenze, misteri. Lettura piacevole e ben scritta.
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Gialli, Thriller, Horror
 
Voto medio 
 
2.0
Stile 
 
2.0
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2.0
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2.0
BeaBonheur Opinione inserita da BeaBonheur    13 Luglio, 2014
Top 500 Opinionisti  -  

che amarezza

Ho avuto modo di sfogliare diversi commenti positivi circa questo romanzo ma purtroppo non posso condividere tanta esaltazione.

Una corsa contro il tempo, la ricerca di una risposta che sembra non risiedere in nessun luogo né tempo, un segreto tanto grande (e assurdo) che, se scoperto, manderebbe in subbuglio l'intero pianeta.

L'idea di fondo non è affatto male, lo ammetto, ma ho trovato parecchio macchinosa la trama e buona parte delle sue sfumature. A tratti mi è sembrato di essere tra le scene di Mission: Impossible.
Ho trovato La biblioteca dei morti un'americanata. Una storia parecchio forzata, artificiosa, esageratamente costruita.
Mi spiace ma non lo ritengo un libro di qualità: la scrittura non risulta particolarmente brillante e l'intreccio supera i limiti dell'assurdo.
E' lecita l'originalità come la forza della fantasia, ma a mio dire in questo caso tocchiamo il fondo.
Scrivo queste parole con rammarico ma davvero non sono riuscita a trarre nulla di buono da questo testo. Sono ad ogni modo contenta che tanti di voi ne abbiano deliziato, al contrario di me.

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no
Consigliato a chi ha letto...
Libro che illude all'inizio ma lascia a bocca aperta verso il suo termine, e non per lo stupore dovuto alla meraviglia, ma per l'esagerazione non ammessa.
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Romanzi
 
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4.3
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5.0
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4.0
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BeaBonheur Opinione inserita da BeaBonheur    12 Luglio, 2014
Top 500 Opinionisti  -  

Una grandezza da capire: Gatsby come Fitzgerarld?

Tutto è stato detto su questo romanzo ma mi permetto, nel mio piccolo, di esprimere la mia.
Credo che la sostanza del Grande Gatsby non sia così apparente a prima vista ma che vada rintracciata in profondità. Mi spiego meglio: ad una prima lettura questo può risultare un libro non particolarmente dotato. Smentisco questa credenza comune affermando che tutto di quest'opera va compreso con un'attenta analisi. E per comprenderlo abbiamo bisogno di ancorarci alla stessa esistenza dell'autore, nella quale personalmente rintraccio numerose analogie con il protagonista stesso.
Entrambe le loro sono vite condotte sul filo del rasoio. Vite di apparenza, di ostentazione, nelle quali però entrambi, al tramonto del giorno, si ritrovano soli e infelici.
La grandezza del sogno americano non ripaga, in questo caso, con una vita piena e sazia, ma dona a entrambi una gloria evanescente, la quale inizia a dissolversi dal momento in cui si tenta di grattare questa scorza luccicante.
Questo è Gatsby: il protagonista di una vita fatta di scintillii, apparenze, mistero e solitudine. Una vita senza vere presenze, fatta eccezione di Daisy.
Questo è Fitzgerald: l'autore di un romanzo specchio. Il protagonista della sua vita di apparenza, che supera il romanzo e viene condotta in un mondo di eccessi e sfarzi, nella cui profondità però non risiede altro che inquietudine e insoddisfazione.
A mio parare così va letto Il Grande Gatsby: cogliendo il suggerimento che proviene dallo stesso Fitzgerald. Ovvero, che non dobbiamo fermarci alla soglia velata ma indagare e smascherare un mondo che tutto è tranne che vero.

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Consigliato a chi ha letto...
Consigliato a chi vuole addentrarsi nelle ambiguità del sogno americano attraverso un breve affresco brillante ed elegante.
A chi ha intenzione di scoprire un Mito.
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Romanzi
 
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
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4.0
BeaBonheur Opinione inserita da BeaBonheur    09 Luglio, 2014
Top 500 Opinionisti  -  

Una vita, un uomo, un capolavoro

Quest'opera rappresenta uno dei grandi capolavori di colei che può essere considerata per prima il Capolavoro dei Capolavori. Una donna: Oriana Fallaci.
L'autrice in questo romanzo vuole narrarci una storia, una storia da lei ben conosciuta perchè in parte vissuta in prima persona. Stiamo parlando dell'esperienza politica e di vita del suo uomo, Alekos Panagulis, figura ribelle nella Grecia papadopulista del secondo dopo guerra.
Questa è la storia politica, sentimentale, tragica, violenta, controversa, drammatica di un uomo che per amore della sua nazione e per amore della politica, che tanto lo deluderà in futuro, rischiò la cosa più cara che ogni uomo ha: la propria vita. E lo fa con un coraggio che non lo abbandonerà mai in tutta la sua breve esistenza, che sarà di contro accompagnato da sentimenti tanto umani quanto ambigui in un Uomo.
Questa è dunque la storia di un essere coraggioso fino alla morte, ma anche molto fragile, volubile, esasperato nell'assistere al crollo di tutto ciò che di più ha adorato nella sua vita, ovvero la Politica. La Politica con la P maiuscola, la politica cantata dai suoi antenati greci e per troppo tempo tradita.
Oriana sarà la compagna di avventura o di sventura di questo uomo, da cui lei sarà così tanto attratta e legata da definirlo il grande amore della sua vita. Un amore "malato, brutto, tragico, eppure così forte, bello, indistruttibile".
Un Uomo è una lode che la grande scrittrice (sebbene preferisse definirsi uno ''scrittore'') fa non solo a colui che per ella è stato un grande amore, il suo Alekos, ma un'ode ad un uomo tra gli uomini: un uomo grande e piccolo insieme in un mondo che poco gli è appartenuto e che troppo tardi si è accorto di quanta Umanità ci fosse in lui.

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Consigliato a chi ha letto...
A chiunque. Semplicemente. Un libro da leggere almeno una volta nella vita.
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