Opinione scritta da riccardo.mainetti.40

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riccardo.mainetti.40 Opinione inserita da riccardo.mainetti.40    29 Marzo, 2014
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Un giallo dal meccanismo perfetto

Considero da sempre "Dieci piccoli indiani" della "Dama del Giallo" Agatha Christie (per tacer del nome completo che sarebbe a dir poco chilometrico) come IL giallo. Un meccanismo assolutamente perfetto, orchestrato magistralmente dalla sapientissima bacchetta della Christie la quale, fino alle ultime pagine, tiene il lettore sul filo dell'incertezza.
Chi sarà mai il misterioso assassino che semina cadavere dopo cadavere su Nigger Island? Quale sarà la segreta ragione che lo muove? E qual è la ratio della progressione dei delitti?
Queste sono solo alcune delle domande che il lettore di turno si pone mentre prosegue nella lettura di questo stupefacente romanzo. Un romanzo che ha influenzato innumerevoli scrittori e creatori di telefilm e film e al quale la varie riduzioni cinematografiche non hanno saputo rendere onore.
Consiglio senza dubbio la lettura del romanzo per poter apprezzare fino in fondo la sopraffina bravura di Agatha Christie nel dar vita ad un giallo "senza detective ricorrente", come si suol dire, visto che in "Dieci piccoli indiani" non compaiono nè Miss Jane Marple nè il detective belga dalla testa ad uovo Hercule Poirot.
Un giallo che funziona con la perfetta impeccabilità del più perfetto dei meccanismi.

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Io ho letto e riletto più e più volte questo romanzo ed ogni volta mi perdo nello splendore e nella perfezione del meccanismo che lo guida e lo sostiene. E mai, dico proprio MAI, riesco a capire come il colpevole riesca a compiere i propri crimini.
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riccardo.mainetti.40 Opinione inserita da riccardo.mainetti.40    27 Marzo, 2014
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La metafora dell'indipendenza

Ultimamente sto rileggendo "Una stanza tutta per sé" di Virginia Woolf. Avevo letto questo breve libro della Woolf sul finire dell'anno passato ma, lo devo ammettere, rileggendolo sto cogliendo dei significati che alla prima lettura mi erano sfuggiti, o che comunque non avevo valutato nel modo che ora ritengo corretto.
Invitata a tenere una conferenza sul tema "La donne e il romanzo" la Woolf fa un discorso più ampio che arriva a toccare il tema della condizione della donna, specie di quelle donne che, contravvenendo a quello che all'epoca era considerato quasi un "dogma" che prevedeva la frequentazione degli "ambienti culturali" come esclusivo terreno appannaggio del "sesso forte", volessero, anzi osassero, sperare di entrare, a buon titolo, nel mondo della Cultura.
Trattando questo argomento l'autrice-oratrice arriva a sostenere che una donna che voglia avventurarsi nel campo letterario deve possedere "una rendita e una stanza tutta per sé". Con queste poche parole la Woolf spiega già alla perfezione quello che era lo svantaggio delle donne in questo campo. O meglio gli svantaggi. Ovvero quello di non poter gestire una somma sufficiente di denaro, tutto, o comunque in buona parte, proveniente dal lavoro del coniuge e il fatto di non poter disporre della famosa "stanza tutta per sé", quella stanza che permetta ad una donna di potersi rinchiudere a scrivere. Avete presente la scena del film "Shining" di Stanley Kubrick nel quale Jack Torrance rimprovera la moglie, la piagnucolosa "Wendy, tesoro, luce della mia vita", che è arrivata nella sala nella quale lui era intento a portire il suo romanzo, che poi si scopre essere una continua ripetizione all'infinito dell'unica frase "Il mattino ha l'oro in bocca", dicendole "ogni volta che io sono qui vuol dire che sto lavorando e quindi sei pregata di non disturbarmi"?
Ecco!
Una donna dell'epoca della Woolf o anche di un'epoca precedente, questa frase non avrebbe mai potuto dirla in quanto ai quei tempi le donne, se volevano scrivere, dovevano farlo in cucina tra gli schiamazzi e i capricci dei figli, le voci delle altre persone di casa, genitori, nonni e suoceri e il continuo disturbo dei vicini.
Quindi emerge evidente il fatto che dietro "la rendita di denaro e la stanza tutta per sé" si cela la necessità per la donna che voglia darsi alla creazione letteraria di una libertà a doppio senso; sia in senso economico (la rendita che le permetta di far fronte ai bisogni immediati e primari) e in senso lato, intesa come indipendenza (la stanza tutta per sé nella quale, come si è detto poc'anzi, potersi chiudere a scrivere). Concetti addirittura rivoluzionari specie per una società ed una mentalità come quelle in voga fino a dopo la metà, anzi fino all'ultimo quarto, del secolo scorso.

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Non stancatevi mai di rileggere "Una stanza tutta per sé" perchè è un libro che fa emergere nuovi particolari ad ogni lettura.
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